URBINO PLAYS JAZZ 2016
Venerdì 5 agosto
ore 18.30 - D'Zic Trio
Carmine Ioanna – fisarmonica, voce Eric Capone – piano, balafon, oud, voce Vim Zabsonre’ – percussioni, chitarre, voce
D'ZICic Trio è un progetto appena dall'incontro fra questi tre fantastici musicisti.
L'approccio è jazz, di quello più libero e di pancia, ma il repertorio è formato da nostre composizioni e da rivisitazioni di brani tradizionali.
Un incontro fra tre personalità molto simili, ma con esperienze e vissuti diversi che si raccontano usando come priorità la comunicazione, portando l'ascoltatore per mano in un viaggio che parte dai villaggi africani e passa per l'Italia rurale dell'Irpinia con colori che spaziano dal jazz alla world music.
ore 21.45 - Francesco Ponticelli Quartet Francesco Ponticelli - contrabbasso
Dan Kinzelman - fiati Enrico Zanisi - piano Enrico Morello – batteria
Gli elementi acustici e formali del jazz vengono presi e adattati per la ricerca di un suono originale di gruppo, con la reinterpretazione dei ruoli che si svincolano da un ordine gerarchico, e con la fusione di scrittura e improvvisazione, in cui elementi dell'una e dell'altra si fondono continuamente. Il focus della ricerca del gruppo è il suono d'insieme, unica bussola l'interplay, quanto più svincolato da schemi prefissati, libero di usare o meno il materiale della scrittura, di reinterpretarlo, di giocare per addizione o per sottrazione. Sono molte le fonti di ispirazione a cavallo tra gli stili, seguendo una ricerca in cui, quanto più il musicista va verso la propria dimensione più personale e originale, unica, di creatività, tanto più è capace di confrontarsi e accogliere musicalmente mondi diversi.
"Francesco Ponticelli è una sorta di sarto su misura, in grado di costruire architetture musicali di grande caratura qualitativa e spaziare con la propria ricerca nel grande mare della musica che conta. Ciò che stupisce sul serio è l’enorme professionalità posta in gioco e il perfetto equilibrio (usualmente raro in progetti di un giovane artista) fra il rigido schema della musica scritta sul pentagramma e la libertà creativa della sua interpretazione” Vic Albani
Sabato 6 agosto
ore 18.30 New Generation Trio feat. Dario Chiazzolino Dario Chiazzolino - chitarra
Mecco Guidi - organo Michele Iaia – batteria
Dario Chiazzolino, chitarrista italiano classe ’85. Statunitense d’adozione, si laurea con il massimo dei voti presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, e segue un master di specializzazione presso l'Università della Musica di Roma.
Ha suonato e collaborato con importanti figure del jazz: Billy Cobham, Horacio "El Negro" Hernandez, Bob Mintzer, Russell Ferrante, William Kennedy, Julio Barreto, Dave Liebman, Flavio Boltro, Javier Girotto, Furio Di Castri, Giovanni Tommaso, Dario Deidda, Roy Hargrove, Rosario Giuliani, Rick Stone, Bobby Watson, Taylor Eigsti, Marco Panascia, Willie Jones III e del Pop come Tullio de Piscopo, Stef Burns, Ornella Vanoni e Danilo Amerio.
Ha preso parte di tour in Europa e nel resto del mondo; è ospite di rassegne e Festival come l'Umbria Jazz Festival di Perugia e L'Umbria Jazz Winter Festival di Orvieto, e di rassegne e jazz club a Parigi, Londra, Edimburgo, Roma, Madrid, Amsterdam, Istanbul, Zurigo, Berlino.
Ha in attivo diversi album tra cui Six Strings registrato a Ginevra, Bewicthed e Proposcion registrato a Madrid. Insegna chitarra jazz in alcune strutture scolastiche in Italia e in Europa.
ore 21.45 - Stefano Bedetti Quartet Stefano Bedetti - sax
Alfonso Santimone - piano Stefano Senni - contrabbasso Marco Frattini - batteria
Un fortunato incontro fra quattro personalità di spicco del jazz italiano: Stefano Bedetti è ormai uno dei sassofonisti più apprezzati, non solo in Italia ma anche a New York dove ha vissuto per oltre quattro anni; le sue intense , vigorose e personalissime linee melodiche incontrano la ritmica di Alfonso Santimone, Stefano Senni e Marco Frattini, in un interplay vitale e mai scontato. Una formazione che nasce con l’intento di unire attraverso un filo immaginario il jazz della tradizione americana più recente con le linee evolutive del jazz europeo, forte di un’eredità lirica e meditativa ed arricchito da un
originalissimo repertorio di proprie composizioni, il risultato che esce da questo incontro è una felicissima confluenza e convivenza di idee musicali creative e del tutto originali: un jazz contemporaneo con una perfetta fusione di linguaggi tradizionale ed innovativo.
Domenica 7 agosto
ore 18.30 - Baptiste Bailly - David Minguillòn Quartet Baptiste Bailly - piano
David Minguillon - chitarra Ales Cesarini - contrabbasso Mariano Steimberg – batteria
Dall'unione di due anime eccezionali nasce il progetto "Diálogo con un Duende". I grandi musicisti David Minguillón e Baptiste Bailly presentano un repertorio originale che unisce il jazz, il flamenco e l'impressionismo, con un sofisticato trattamento della melodia e un senso dell'improvvisazione molto forte. Quando suonano i loro strumenti si fondono: le corde, la danza, il divertimento danno vita all'energia spontanea del Duende, lo spirito più profondo del flamenco, come il risultato di questa straordinaria collaborazione.
Il duo è completato dai fantastici musicisti Ales Cesarini e Mariano Steimberg.
ore 21.45 - Andymusic Manlio Maresca - chitarra
Giulio Scarpato - basso elettrico Enrico Morello - batteria
Andymusic è un trio formato da Manlio Maresca alla chitarra, Giulio Scarpato al basso elettrico e Enrico Morello alla batteria. Tre musicisti che gravitano attorno al circuito jazzistico nazionale ed
internazionale, con frequenti incursioni in ambienti musicali anche estranei alle forme tradizionali.
Il trio nasce dall'esigenza di ritrasmettere quelle sonorità un tempo appartenenti alla tradizione storica musicale del secolo passato in un'era moderna, in una dimensione tendenzialmente elettrica, la quale vede invertire i ruoli tra uomo e macchina.
Poggiando i suoni su pavimentazioni ritmiche sdrucciolevoli, all'interno di strutture armoniche
prestabilite, nelle quali si snodano risonanze acustiche completamente alterate di reminiscenze remote, sempre presenti nell'animo dei tre musicisti, che rimescolano i suoni con tutti gli strumenti mentali e fisici a loro disposizione. Insinuano il misterioso germe del margine d'errore, di un'inafferrabile imperfezione, dalla quale scaturisce una perversa curiosità nella ricerca di soluzioni alternative che consentono ai musicisti di esplorare mondi sonori del tutto sconosciuti.