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IL POSIZIONAMENTO TECNOLOGICO DELLE SUPPLY CHAIN TOSCANE SUL TEMA FABBRICA 4.0 | IRPET

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IL POSIZIONAMENTO

TECNOLOGICO DELLE

SUPPLY CHAIN TOSCANE

SUL TEMA FABBRICA 4.0

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RICONOSCIMENTI

Il presente report è stato sviluppato, nell’ambito delle attività dell’area di ricerca Sviluppo locale, settori produttivi e imprese coordinato da Simone Bertini, con la collaborazione di QUINN, Consorzio Universitario in Ingegneria per la Qualità e l’Innovazione, il cui contributo è stato coordinato da Andrea Bonaccorsi e Giacomo Petrini, e a cui hanno partecipato per QUINN Federica Cerulo, Gloria Cervelli, Laura D’Amico e Annamaria Natelli.

Si ringraziano per il loro contributo gli esperti e rappresentanti delle imprese e delle organizzazioni che hanno avuto la disponibilità e interesse a collaborare alla ricerca con diverse modalità fra le quali le interviste e la partecipazione ai focus group (per dettagli si rimanda all’Allegato 3).

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1. Executive summary ... 4

2. Obiettivo della ricerca ... 6

3. Dal Settore alle filiere: definizione del quadro conoscitivo iniziale ... 9

3.1 Introduzione degli ambiti e metodi di indagine ... 9

3.2 La Logistica toscana ... 12

3.3 La Chimica toscana ... 20

3.4 L’ICT per il manifatturiero in Toscana ... 27

3.5 La Meccanica strumentale toscana ... 34

3.6 Indicatori di propensione al paradigma 4.0 ... 41

4. Definizione del livello di maturità dei segmenti delle supply chain ... 44

4.1 L’evoluzione del Maturity model Industry 4.0 ... 44

4.2 Applicazione del Maturity model Industry 4.0 alle 4 filiere ... 46

4.3 Mappature dei vuoti e pieni d’adozione di tecnologie e metodi 4.0 ... 54

5. Trend e competenze 4.0 ... 59

5.1 Trend tecnologici ... 59

5.2 Le competenze 4.0 ... 64

6. Conclusioni: possibili linee di azione per la competitività delle supply chain toscane... 71

7. Riferimenti ... 77

7.1 Sitografia ... 77

7.2 Bibliografia ... 77

8. Glossario ... 79

9. Acronimi ... 81

Allegato 1 – I codici di Settore ... 82

Allegato 2 –Indicatori di settore ... 85

Allegato 3 – Riferimenti esperti e rappresentanti delle imprese e delle organizzazioni che hanno collaborato alla ricerca ... 88

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L’adozione delle tecnologie e degli approcci gestionali tipici della Fabbrica Intelligente o Fabbrica 4.0, caratterizzati dalla visione sistemica dell’impresa collocata in un contesto a interconnessione cyber-fisica e che assicura l’integrazione dei propri sistemi, necessita del superamento di ostacoli strutturali delle PMI toscane. I fattori abilitanti questo cambiamento sono:

 la presenza di fornitori locali di tecnologie e servizi avanzati che supportino l’evoluzione tecnologica ed organizzativa delle PMI;

l’integrazione delle PMI in reti/supply chain in cui l’azienda leader agisca da promotore del cambiamento e favorisca la conoscenza e diffusione dei nuovi paradigmi produttivi.

Le supply chain toscane caratterizzate da una forte internazionalizzazione e da aziende leader esposte alla concorrenza globale risultano essere più permeabili alle tecnologie della Fabbrica Intelligente. In coerenza con questa fotografia i settori tradizionali connotati da aziende limitatamente innovatrici presentano livelli relativamente bassi di diffusione di modelli riconducibili alla Fabbrica 4.0, a confronto di altri settori manifatturieri che sposano pur con diversa ampiezza il nuovo paradigma di fare impresa.

La situazione a macchia di leopardo che caratterizza i settori produttivi toscani comporta la necessità di identificare strategie specifiche di promozione dei modelli innovativi di fare impresa, che tengano conto delle peculiarità dei diversi settori. Ciò anche in coerenza con l’approccio della smart specialization promosso dall’UE.

La presente ricerca adotta il punto di vista delle filiere o supply chain che permette di descrivere le interazioni settoriali ed extra settoriali fra i diversi attori della produzione in una logica di input/output. Allo stesso modo apre la porta ad una lettura più dettagliata che mette in evidenza le differenze presenti all’interno degli stessi settori produttivi, differenze che confermano la necessità di parlare di pluralità di filiere.

L’analisi si concentra su quattro filiere, selezionate per le caratteristiche specifiche e per la rilevanza con riferimento al sistema produttivo regionale, il cui insieme permette di affrontare le diverse manifestazioni e declinazioni che i paradigmi della Fabbrica Intelligente o 4.0 presentano in Toscana.

La Chimica ha un radicamento storico in Toscana, con un legame e interazione con il territorio molto forte.

In questo senso studiare l’adozione delle tecnologie e metodi Industry 4.0 offre l’occasione di analizzare le possibili ricadute e implicazioni dirette e indirette che queste possono avere sui contesti territoriali in cui le aziende si collocano.

La Meccanica è un ambito di analisi vasto e articolato, di difficile descrizione in un quadro unico per le diverse sfaccettature e declinazioni. Per questo la scelta è stata di identificare un focus chiaro che permettesse di indirizzare l’analisi e la raccolta di casi studio in un ambito ristretto definito come

“meccanica strumentale al servizio del Made in Tuscany”. Ci riferiamo in particolare alla produzione di macchinari e beni strumentali nata nei distretti e che partendo da questi si è evoluta e aperta ad altri settori e mercati, nazionali e internazionali.

Così come per la Meccanica anche per l’ICT si è posto il problema della definizione dei confini di indagine.

La letteratura scientifica offre un ampio dibattito sul significato di ICT e della sua articolazione in termini di codici di classificazione delle attività economiche. Generalmente si parte dalla definizione dell’OCSE ma la complessità che il mondo tecnologico sta sviluppando porta spesso i ricercatori ad allargare il concetto a quello di Hi-Tech finendo tuttavia con il sovrapporsi agli altri ambiti della nostra analisi.

Anche in questo caso la scelta è stata guidata dal contesto e quindi l’ICT toscano è stato analizzato con riferimento alle produzioni manifatturiere tipiche regionali. Ci riferiamo quindi all’insieme di produzioni, generalmente software, e servizi a supporto della manifattura regionale (final user) così come delle citate produzioni meccaniche (componentistica).

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sull’esportazione fanno della logistica un ambito d’interesse per l’attrazione di investimenti e favoriscono la presenza nella regione sia di attori locali che di multinazionali integrate nel mercato globale.

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La presente analisi si colloca nell’ambito del Programma di attività comuni tra Regione Toscana e Irpet per l’anno 2016, con riferimento in particolare alla Convenzione sottoscritta tra i due Enti in applicazione di quanto disposto con delibera della Giunta regionale n.313 del 11/04/2016, in cui è tra l'altro prevista la realizzazione di attività di studio e ricerca a supporto della Direzione Attività Produttive, quali l’analisi sul posizionamento tecnologico della Toscana rispetto al tema di rilevanza strategica di Fabbrica 4.0.

Al fine di chiarire il contesto di azione è importante richiamare i riferimenti tassonomici adottati dalla Regione Toscana nell’ambito della propria Smart Specialization Strategy in cui si colloca il tema Fabbrica 4.0:

L’ambito prioritario legato alle tecnologie per la Fabbrica Intelligente [assumibile quale sinonimo di Fabbrica 4.0 / Industry 4.0 / Smart Factory] si rivolge direttamente ad alcune specifiche tecnologie molto interconnesse afferenti all’automazione, la meccatronica e la robotica. Enucleiamo i tre ambiti per una più agevole definizione tematica, ad ogni modo è importante evidenziare che ai fini delle politiche e della strategia di smart specialisation queste tre discipline concorrono in maniera integrata a sviluppare soluzioni tecnologiche funzionali ai processi produttivi, in termini di velocizzazione sicurezza e controllo dei processi, della sostenibilità ed economicità degli stessi, nonché dell’estensione della capacità di azione.

Automazione - Come definizione generica si intende per “automazione” lo sviluppo di sistemi, strumentazioni, processi ed applicativi che consentono la riduzione dell’intervento dell’uomo sui processi produttivi. L’automazione in tal senso si realizza mediante le soluzioni di problemi tecnici legati all’esecuzione di azioni in maniera ripetuta, nelle semplificazioni di operazione complesse, nell’effettuazione di operazioni complesse in contesti incerti e dinamici con elevato livello di precisione. Il concetto di automazione assume un carattere estensivo di integrazione di tecnologie e di ambiti applicativi (dal laboratorio alla fabbrica intelligente), mantenendo il focus sul controllo automatico dei processi.

Meccatronica - La “meccatronica” è una branca dell’ingegneria che coniuga sinergicamente più discipline quali la meccanica, l’elettronica, ed i sistemi di controllo intelligenti, allo scopo di realizzare un sistema integrato detto anche sistema tecnico. Inizialmente la meccatronica è nata dalla necessità di fondere insieme la meccanica e l’elettronica, da cui il nome. Successivamente l’esigenza di realizzare sistemi tecnici sempre più complessi ha portato alla necessità di integrare anche le altre discipline per applicazioni industriali robotiche e di azionamento elettrico.

Robotica - Come ramo della cibernetica rivolto alle tecniche di costruzione (ed i possibili ambiti di applicazioni) dei robot, la robotica è la disciplina dell'ingegneria che studia e sviluppa metodi che permettano a un robot di eseguire dei compiti specifici riproducendo il lavoro umano. La robotica moderna si è sviluppata perseguendo principalmente a) l’autonomia delle macchine; b) la capacità di interazione/immedesimazione con l’uomo e i suoi comportamenti.1

In termini introduttivi è rilevante citare anche il quadro sull’adozione del paradigma Fabbrica 4.0 nei sistemi produttivi toscani emerso nel corso della ricerca “Analisi degli ambiti prioritari di domanda e offerta di tecnologie per la “Fabbrica Intelligente”” realizzata da Irpet e QUINN nel 2015. Questa fotografia è sintetizzata nella seguente figura che è assunta quale punto di partenza del presente percorso di approfondimento.

1 Strategia di Ricerca e Innovazione per la Smart Specialisation in Toscana – Allegato A, approvata con Delibera Giunta Regionale della Regione Toscana n.1018 del 18-11-2014

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Dalla citata analisi emerge che l’adozione delle tecnologie così come degli approcci gestionali tipici della Fabbrica Intelligente o Fabbrica 4.0, caratterizzati dalla visione sistemica dell’impresa che risulta collocata in un contesto ad alta interconnessione e che assicura l’integrazione dei propri sistemi, necessita del superamento di ostacoli strutturali delle PMI toscane. In merito si evidenziano quali elementi chiave abilitanti questo cambiamento:

 la presenza di fornitori locali di tecnologie e servizi avanzati che supportino l’evoluzione tecnologica ed organizzativa delle PMI;

 l’integrazione delle PMI in reti / supply chain in cui l’azienda leader agisca da promotore del cambiamento e favorisca la conoscenza e diffusione dei nuovi paradigmi produttivi.

Le supply chain toscane caratterizzate da una forte internazionalizzazione e da aziende leader esposte alla concorrenza globale risultano essere più permeabili alle tecnologie della Fabbrica Intelligente. In coerenza con questa fotografia i settori tradizionali connotati da aziende limitatamente innovatrici presentano livelli relativamente bassi di diffusione di modelli riconducibili alla Fabbrica 4.0, a confronto di altri settori manifatturieri che sposano pur con diversa ampiezza il nuovo paradigma di fare impresa.

La situazione a macchia di leopardo che caratterizza i settori produttivi toscani comporta la necessità di identificare strategie specifiche di promozione dei modelli innovativi di fare impresa, che tengano conto delle peculiarità dei diversi settori in coerenza con l’approccio della smart specialization promosso dall’UE.

Il presente documento contiene i risultati derivanti dall’analisi delle supply chain chiave per l’economia toscana, considerando la catena di fornitura di tecnologia per l’automazione, meccatronica, robotica, ICT e servizi avanzati e ricerca universitaria.

L’obiettivo della ricerca è quello di analizzare in profondità quattro settori produttivi toscani in base alla adozione dei paradigmi della Fabbrica Intelligente. In particolare si è inteso analizzare, descrivere e rappresentare, per ciascuno dei settori individuati:

2 Irpet (in collaborazione con QUINN), Analisi degli ambiti prioritari di domanda e offerta di tecnologie per la “Fabbrica Intelligente”. Firenze, aprile 2016

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c) le tecnologie e metodologie ricorrenti e di specifica applicazione.

Suddetto obiettivo generale è stato declinato in obiettivi intermedi tutti concorrenti al risultato concordato e di fatto coincidenti con gli obiettivi delle fasi dell’intervento e con i contenuti dei report previsti dal progetto:

1. Definizione del quadro conoscitivo iniziale relativo alle catene di fornitura considerate.

2. Caratterizzazione dei segmenti delle supply chain.

3. Definizione del livello di maturità dei segmenti delle supply chain.

4. Descrizione e rappresentazione delle potenziali linee di azione per la competitività delle supply chain toscane.

Il presente report finale contiene quindi le risposte alle domande di ricerca specificate con una focalizzazione su due ambiti:

 valutazione maturità delle aziende toscane appartenenti alle supply chain analizzate con riferimento al modello della Fabbrica Intelligente e alle metodologie e tecnologie correlate,

 identificazione di trend e possibili linee di azione per la competitività delle supply chain toscane.

La necessità di procedere in forma integrata al riesame e aggiornamento della programmazione dei fondi strutturali ha comportato l’ampliamento dell’ambito di indagine al tema delle competenze 4.0. In questo senso nel rapporto è presente un approfondimento del tema con declinazione sul contesto produttivo toscano.

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Pag. 9

3. Dal Settore alle filiere: definizione del quadro conoscitivo iniziale

3.1 Introduzione degli ambiti e metodi di indagine

La ricerca ha inteso valutare il grado di diffusione e di adozione delle tecnologie e dei metodi del paradigma 4.0 in Toscana relativamente ai quattro ambiti della Logistica, Chimica, ICT per il manifatturiero e Meccanica strumentale.

Lo studio nasce come approfondimento dell’analisi3 svolta nel 2015 che ha permesso di determinare la maturità del modello 4.0 nei diversi sistemi produttivi toscani.

In Figura si riporta la mappa “semplificata” della diffusione di tecnologie della Fabbrica 4.0, frutto dell’elaborazione di dati estratti dal report precedente, la quale rappresenta un punto di partenza dell’attuale analisi: la lettura per settore (riga) consente di ricavare informazioni sul livello di diffusione (gradazione di colore) e di adozione (vuoti e pieni) di tecnologie e metodi connessi al paradigma 4.0 in ogni cluster tecnologico (colonna).

Figura 2 – Mappa “semplificata”4 della diffusione di tecnologie della Fabbrica intelligente in Toscana

La grafica evidenzia i quattro ambiti selezionati quali focus del presente approfondimento. Sono quattro settori rilevanti per il sistema produttivo regionale e allo stesso tempo esemplari dell’applicazione delle soluzioni della Fabbrica Intelligente:

- la Chimica ha un radicamento storico in Toscana, con un legame e interazione con il territorio molto forte. In questo senso studiare l’adozione delle tecnologie e metodi Industry 4.0 offre

3 Analisi degli ambiti prioritari di domanda e offerta di tecnologie per la “Fabbrica Intelligente”, IRPET (in collaborazione con QUINN), 2015.

4 La versione originale esplode gli otto macro-cluster nelle 39 tecnologie abilitanti il modello 4.0.

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l’occasione di analizzare le possibili ricadute e implicazioni dirette e indirette che queste possono avere sui contesti territoriali in cui le aziende si collocano.

- La Meccanica è un ambito di analisi vasto e di difficile descrizione in un quadro unico per le sue diverse articolazioni. È stato necessario identificare un focus chiaro che permettesse di indirizzare l’analisi in un ambito ristretto quale quello della meccanica strumentale al servizio del Made in Tuscany. Ci riferiamo in particolare alla produzione di beni strumentali nata nei distretti e che partendo da questi si è evoluta e aperta ad altri settori e mercati nazionali e internazionali.

- L’ICT, come la Meccanica, è un ambito dinamico la cui definizione dei confini apre ampi dibattiti.

Anche in questo caso la scelta è stata guidata dal contesto e quindi l’ICT toscano è stato analizzato con riferimento alle produzioni manifatturiere tipiche regionali. Ci riferiamo quindi all’insieme di soluzioni software e hardware (on premise o as a service) a supporto del manifatturiero.

- La Logistica infine è stata selezionata per la valenza strategica che i fattori di interconnessione hanno oggi per i sistemi economici. Il sistema portuale toscano e un tessuto produttivo proiettato fortemente sull’esportazione fanno della logistica un ambito d’interesse per l’attrazione di investimenti e favoriscono la presenza nella regione sia di attori locali che di multinazionali integrate nel mercato globale.

Il percorso d’analisi inizia con la descrizione dei sistemi produttivi soggetti all’adozione dei paradigmi Industry 4.0, assumendo una prospettiva di settore, per poi passare alla visione per filiera, delle sue articolazioni e interconnessioni.

“Il concetto di filiera non si presta, per sua natura, ad una rigida definizione statistica e merceologica, poiché comprende comparti diversi legati da un nesso di complementarietà molto stretto, ma nello stesso tempo dinamico e destinato quindi ad evolversi nel tempo; pertanto, ogni tentativo di ricostruzione delle filiere a partire dai prodotti/servizi più identificativi non può che basarsi su un approccio di tipo empirico, che inevitabilmente è condizionato dagli obiettivi stessi che ci si pone nell’analisi”5.

La vista per settore offre infatti elementi che facilitano la rintracciabilità e una lettura dei dati di demografia industriale funzionali a tratteggiare il contesto di riferimento.

La vista per filiera6 o supply chain permette di descrivere le interazioni settoriali ma anche extra settoriali fra i diversi attori in una logica di input/output. Allo stesso modo apre la porta ad una lettura più dettagliata che mette in evidenza le differenze presenti all’interno degli stessi settori. Tali differenze confermano la necessità di parlare di pluralità di filiere: non si ha una sola ma molte declinazioni della filiera, in funzione della natura dei processi produttivi e/o del cliente finale.

Nei seguenti paragrafi i quattro ambiti sono descritti tramite:

5 MISE, Filiere produttive e territori. Prime Analisi, Roma, 2012

6 Il concetto di filiera apre ulteriori ambiti di riflessione che trovano riscontro nella narrazione dei casi di studio, quali il tema della “disarticolazione delle filiere” o “reti aperte” (QUINN, Applicazione di modelli organizzativi finalizzati al miglioramento della gestione del processo di produzione nella filiera delle carni suine. Rapporto sulla descrizione e la modellazione delle filiere, 2010).

Ricerche condotte su diverse tipologie di filiere indicano come la logica di filiera “stabile” con elevata capacità di competere si registra in prevalenza nel modello “integrato”, in cui si gestiscono direttamente sia i processi chiave che quelli di supporto. Ma gli investimenti necessari alla costituzione di filiere “integrate” appaiono delle barriere alla diffusione di questo modello, che appare appannaggio di multinazionali o delle aziende che sono state il fulcro della nascita dei distretti produttivi locali.

Gli altri modelli di filiera si caratterizzano più come “reti a geometria variabile”, in cui la logica di filiera viene adottata per determinati “scopi”. La competitività delle “reti a geometria variabile” appare dipendere dalla capacità di:

coprire i diversi segmenti di mercato ad ampi volumi;

integrare nella propria rete fornitori competitivi;

sviluppare o avere disponibilità di piattaforme e servizi di supporto comuni con i propri partner.

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- le informazioni emerse dalle indagini condotte da soggetti qualificati (Irpet, Distretti e Poli Regionali, Osservatorio imprese Hi-Tech Toscana, Centri studio delle rappresentanze di Confindustria, sistema camerale) e dalle interviste dirette condotte nel corso del progetto.

- I dati demografici ed economici dei settori, definiti da set di codici ATECO, nel periodo che va dalla crisi finanziaria e quindi strutturale emersa dal 2008-2009 per arrivare alla situazione recente di bassa crescita e/o stagnazione.

- Le rappresentazioni schematiche delle filiere, nelle quali si evidenziano le interconnessioni con gli attori delle diverse supply chain e le tecnologie 4.0 applicate o applicabili.

È necessario precisare che l’utilizzo dei codici ATECO per l’elaborazione dei dati di settore offre una rappresentazione di massima dei fenomeni. È possibile infatti che alcune imprese abbiano cambiato nel tempo il proprio core business non aggiornando il codice, che svolgano attività tali da non poter essere identificate univocamente da un codice oppure siano di difficile collocazione all’interno dei cluster proposti da ISTAT (per approfondimenti si veda l’Allegato 1). Per sopperire a queste possibili evenienze è stato adottato un approccio d’indagine che prevede:

interviste semi-strutturate in profondità per studiare il punto di vista degli attori delle supply chain oggetto di indagine tramite testimonianze dirette e casi studio selezionati per l’attinenza con gli obiettivi dell’analisi;

focus group per la raccolta d’informazioni dirette attraverso un contatto di gruppo non mediato con i vari attori del sistema al fine di ridurre i tempi e gli sforzi di acquisizione delle informazioni e capitalizzare il confronto strutturato fra opinioni.

A tutto questo si affianca la valorizzazione dell’esperienza maturata nel corso della ricerca Analisi degli ambiti prioritari di domanda e offerta di tecnologie per la “Fabbrica Intelligente” condotta nel 2015 e delle possibili sinergie con il lavoro realizzato dai soggetti gestori dei distretti regionali e da altre fonti settoriali.

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3.2 La Logistica toscana

Nel presente e nei seguenti tre paragrafi i settori produttivi della logistica, chimica, ICT per il manifatturiero e meccanica strumentale sono descritti in primo luogo attraverso il punto di vista della demografia d’impresa, per adottare parametri di caratterizzazione numerici comparabili anche su scala nazionale, per poi passare alla rappresentazione della filiera, funzionale alla determinazione delle interazioni e integrazioni fra segmenti alla base dei paradigmi Industria 4.0.

3.2.1 Quadro conoscitivo della Logistica

Il settore logistico a livello nazionale e regionale: demografia d’impresa

In Figura 3 si mostra la classifica delle regioni italiani sulla base del numero di imprese attive operanti nel settore logistico. Le prime nove regioni, etichettate come regioni di “classe A7”, costituiscono circa l’80% del settore logistico italiano. La Toscana ha un peso rilevante: si colloca infatti al nono posto per la numerosità di imprese, mentre al settimo per la numerosità degli addetti (supera rispetto alla precedente classifica la Sicilia e la Puglia).

Figura 3 – Classifica nazionale per numero di imprese logistiche attive, anno 2016. Fonte dati: Registro Imprese

A livello regionale, il settore rappresenta l’1,67% delle imprese locali totali (Figura 4a): di queste il 25,3% ha sede nella provincia di Firenze che si colloca al primo posto per numero di imprese attive, seguono al secondo e terzo posto le province di Livorno (13,5%) e Lucca (11,1%). La provincia di Grosseto si colloca all’ultimo posto con il 3,9% di imprese attive.

In Figura 4b si riporta invece la classifica delle province in base al numero di addetti.

Rapportando il numero di addetti e il numero di imprese attive si rileva che le aziende con dimensioni medie maggiori sono situate nelle province di Firenze, Prato e Livorno.

7Criterio di classificazione: regioni con numero di imprese attive superiore alla media nazionale rientrano nella classe A e così procedendo a cascata.

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Figura 4 – Classifica provinciale delle imprese attive (a) e degli addetti (b) della logistica, 2016. Fonte dati: Registro imprese

I segmenti del settore a livello regionale: demografia d’impresa

Il settore è stato suddiviso nei segmenti Trasporto di merci su strada, Spedizionieri e intermediari, Movimentazione di merce, Attività postali e di corriere, Magazzinaggio e custodia, Attività di supporto ai trasporti (servizi connessi al trasporto su strada, marittimo e aereo), Trasporto marittimo e costiero. Dai dati riportati in Figura 5 emerge che l’80,7% delle imprese logistiche in Toscana è specializzata nel Trasporto di merci su strada, il quale però è caratterizzato da aziende di dimensioni medie inferiori agli altri segmenti (circa 4 addetti). I segmenti con le dimensioni medie d’impresa maggiori sono Movimentazione delle merci e Attività di supporto ai trasporti (rispettivamente 38 e 25 addetti).

Figura 5 - Imprese attive e numero di addetti nei segmenti del settore logistico, 2016. Fonte dati: Registro Imprese

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Nel precedente schema è possibile inoltre osservare la distribuzione per provincia delle imprese attive e degli addetti nei singoli segmenti. Ad eccezione del segmento Trasporto marittimo e costiero di merci, presente solo nelle province di Livorno, Lucca e Grosseto, i restanti segmenti sono distribuiti su tutte le province toscane. Firenze in conseguenza della sua posizione baricentrica e quale primo polo produttivo regionale è prima in classifica per numero di imprese attive nei segmenti Trasporto di merci su strada (1.204 aziende, 5.537 addetti), Movimentazione delle merci (155 aziende, 8.521 addetti), Altre attività postali e di corriere (45 aziende, 550 addetti), Magazzini e custodia (33 aziende, 279 addetti), attività di supporto ai trasporti (15 aziende, 886 addetti). Livorno presenta invece maggiore densità nei segmenti Spedizionieri e intermediari (204 aziende, 1.598 addetti) e Trasporto marittimo e costiero di merci (4 aziende, 26 addetti) capitalizzando la sua natura di nodo portuale nazionale.

Andamento demografico ed economico del settore

In Figura 6a è riportato l’andamento dello stock di imprese attive8 e del tasso di crescita nel periodo 2009- 2016. Il tasso medio annuo di crescita (negativo) registrato in tale periodo risulta pari a -3,5%. Come si può osservare dalla figura, a partire dal 2014 il settore ha subito un rallentamento della decrescita dimensionale. Nel 2016 lo stock di imprese attive ammonta a 5.948 unità.

In Figura 6b sono indicati i segmenti che mostrano un andamento dello stock coerente o meno con l’andamento del settore9.

Figura 6 - Andamento dello stock delle imprese attive del settore(a) e dei segmenti (b). Fonte dati: Registro imprese

La successiva rappresentazione grafica, che riporta l’andamento delle imprese iscritte e cessate e il tasso netto di turnover10 nel periodo 2009-2016, mette in evidenza la diminuzione sia del numero di nuove iscritte che delle imprese cessate11 con un tasso medio di turnover del -5,3%.

8 Un’impresa può risultare in uno stato giuridico attivo, inattivo, in liquidazione o in fallimento.

9 L’andamento del settore è fortemente condizionato dall’andamento del segmento Trasporto di merci su strada che costituisce circa l’81% del settore.

10 Differenza fra i tassi di natalità e mortalità.

11 Nel conteggio rientrano anche aziende con stato giuridico diverso da attivo.

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Figura 7 - Andamento delle imprese iscritte, cessate e del tasso netto di turnover. Fonte dati: Registro imprese

Si riporta quindi l’andamento dei ricavi, del valore aggiunto e dell’EBITDA negli anni 2006-2015 di un campione12 di imprese del settore al fine di fotografare l’andamento economico e la capacità di generare redditività del settore.

Dopo il picco negativo registrato nel 2009 a causa della crisi economica è possibile osservare un trend positivo del fatturato: si è verificata una forte crescita nel 2010 (+20% dal 2009), successivamente una crescita moderata fino al 2012, nel 2013 si ha una leggera contrazione del -1,3%, mentre dal 2014 è ripartito con tassi positivi (+11% in due anni). Nel 2015 il campione vale 3,4 miliardi di euro, il tasso medio annuo di crescita (CAGR13) negli anni 2012-2015 è stato del +3,0%. L’EBITDA invece, ad eccezione del 2010, ha mantenuto tassi di crescita negativi negli anni 2011-2013, dal 2014 la ripresa è molto positiva (+48% in due anni).

Figura 8 - Andamento economico (campione di imprese della Logistica). Fonte dati: AIDA

12 Elaborazione dei dati AIDA su un campione di 841 imprese.

13 CAGR (Compound Annual Growth Rate): è la media geometrica dei tassi annui di crescita nel periodo considerato.

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In figura è mostrata anche la classifica dei segmenti logistici del campione sulla base dei ricavi 2015:

Spedizionieri e intermediari si collocano al primo posto con 1,7 miliardi di euro, seguono Trasporto di merci su strada con 860 milioni di euro e Movimentazione delle merci con 433 milioni di euro. Il segmento Movimentazione delle merci ha il più alto valore aggiunto sul fatturato (circa il 54% nel 2015), ciò indica che oltre la metà della ricchezza del segmento deriva dai contributi diretti delle aziende (sono integrate verticalmente), l’EBITDA sul fatturato scende però al 7% indicando un forte peso del costo del lavoro.

Spedizionieri e intermediari invece registrano un valore aggiunto sul fatturato molto più basso (circa il 15%

nel 2015), ciò può essere spiegato dal fatto che nella maggior parte dei casi si rivolgono a soggetti terzi per il trasporto delle merci. L’EBITDA sul fatturato si attesta al 6%, dunque il costo del personale erode in maniera meno incisiva la ricchezza del segmento rispetto a quello di Movimentazione delle merci.

Dimensioni di impresa

Di seguito si mostrano le dimensioni delle imprese logistiche del campione aventi sede legale in Toscana sulla base delle variabili numero di dipendenti e valore del fatturato. Le imprese del campione sono ripartite in gruppi secondo le soglie convenzionali di fatturato e numero di dipendenti che permettono di discriminare le micro, piccole e medie dalle grandi imprese.

Figura 9 - Dimensione di impresa in un campione di imprese della logistica toscana, anno 2015. Fonte dati: AIDA

Come si può osservare la maggior parte delle imprese del campione si colloca nei quadranti caratterizzati da numero di dipendenti e valori di fatturato basso: il settore è costituito prevalentemente da piccole medie e imprese di trasporto. Poche grandi imprese emergono solo nei segmenti Spedizionieri e intermediari e Movimentazione di merci.

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3.2.2 La filiera Logistica toscana

I dati di settore ci hanno permesso di delineare il primo ambito di indagine. Nel presente paragrafo si assume come prospettiva la filiera con l’obiettivo di:

 descrivere le interazioni settoriali ed extra settoriali fra i diversi attori in una logica di input/output

 fare emergere le differenze presenti fra i diversi segmenti delle filiere.

Elementi distintivi

Irpet, nell’ambito di una ricerca dedicata, ha fatto emergere chiaramente gli elementi specifici di una filiera chiave per la competitività del tessuto produttivo regionale quale è la filiera logistica14.

La logistica, infatti, è una delle filiere che si è più evoluta negli ultimi anni a livello regionale, prima considerata accessoria ed oggi di importanza strategica viste le rapide trasformazioni delle strutture organizzative dei sistemi produttivi e le nuove tecnologie a disposizione.

In particolare per le imprese toscane risulta sempre più importante assicurare l’efficienza dei processi di approvvigionamento, produzione e delivery in conseguenza dei cambiamenti intervenuti a livello globale e riassumibili in:

- delocalizzazione delle attività produttive;

- nuove reti di approvvigionamento e distribuzione delle materie prime, semi-lavorati o lavorati;

- globalizzazione, con la conseguente entrata nel mercato di nuovi e agguerriti competitor;

- domanda sempre più differenziata ed in rapido cambiamento;

- necessità di offrire prezzi competitivi.

Nei paesi in cui questi cambiamenti sono stati recepiti e realizzati più velocemente si può osservare una tendenza all’accorpamento degli operatori e elevata esternalizzazione delle funzioni logistiche avanzate volte a sfruttare le economie di scala generate da pratiche di groupage, trasporto intermodale, riduzione dei carichi a vuoto e nuove tecnologie di gestione dei flussi informatici.

In Italia invece, ed in particolare in Toscana, le dimensioni di impresa ridotte, specializzazioni produttive altamente differenziate e l’accentuato policentrismo urbano hanno contribuito a creare un sistema logistico estremamente frammentato, quasi interamente basato sul trasporto su gomma, fatto da microimprese individuali.

L’alternativa al trasporto su gomma è quello via mare grazie al posizionamento della Toscana rispetto alle infrastrutture portuali e alle rotte commerciali ed agli scambi di beni con i paesi extraeuropei. Il trasporto su ferro rimane invece ancora residuale rispetto alle altre modalità per la presenza di ostacoli al suo sviluppo riconducibili a due fattori:

 tariffe troppo alte,

 scarsa capillarità del servizio, che non riesce a servire adeguatamente un tessuto produttivo diffuso sul territorio ed ancora fortemente parcellizzato.

Le infrastrutture come porti, interporti ed aeroporti entrano in competizione fra loro sulla base di un criterio in parte geografico, scegliendo i porti più vicini in un’ottica di riduzione dei costi, ma anche e soprattutto per i collegamenti diretti presenti in arrivo e partenza dalle singole infrastrutture.

Emerge, inoltre, che le imprese toscane tendono a domandare, ai loro partner logistici, solo servizi di trasporto merci e sono restie nell’affidare servizi di supporto alla produzione come per esempio l’etichettatura, l’imballaggio ed il controllo qualità.

14 Piccini L., La domanda e l’offerta di servizi logistici in toscana: i risultati di un’indagine campionaria, IRPET 2011

(18)

A fronte delle necessità di flessibilità espresse dal sistema produttivo regionale è mancata ad oggi una spinta degli operatori verso una riorganizzazione funzionale, nonostante questo sistema si ponga in controtendenza rispetto ai processi di ottimizzazione del settore logistico nel resto dei paesi europei che sono caratterizzati da una migliore sostenibilità economica ed ambientale. Gli operatori risultano aver concentrato l’attenzione sul costo del trasporto che si è ridotto in maniera considerevole e sulla proposta di servizi customizzati in base ai requisiti espressi dalle imprese.

La modalità di stipula di rapporti contrattuali può essere presa come un descrittore delle relazioni che si vengono a instaurare fra gli attori della filiera. Si identificano quindi due modalità principali:

Rapporto spot (di breve durata) fra impresa e partner logistico, basato principalmente sulla competitività delle tariffe, in cui l’impresa non ha difficoltà a cambiare fornitore di servizi logistici perché questi sono generalmente poco complessi (trasporto e servizi accessori di base) e standardizzati.

Rapporto consolidato (contratti annuali e pluriannuali), in cui la dinamica fra impresa cliente e impresa logistica ha la possibilità di raggiungere un grado più elevato di integrazione, arrivando alla fornitura di servizi strutturati e ritagliati sulla base delle esigenze specifiche dell’impresa cliente e consentendo talvolta all’impresa logistica di intervenire anche sull’organizzazione dei processi di produzione stessi, in un’ottica di efficientamento complessivo dei processi logistici, non solo verso l’esterno dell’azienda ma anche al suo interno.”

La struttura

Di seguito si riporta la schematizzazione della filiera logistico-distributiva elaborata sulla base delle informazioni emerse dalle indagini di settore e dalle interviste con le imprese regionali.

Tipicamente il fornitore invia le materie prime al produttore: è possibile che la merce non sia consegnata direttamente, ma venga stoccata in depositi intermedi per il consolidamento dei carichi provenienti da diversi fornitori. Nello schema proposto si considera che il trasporto e la movimentazione delle merci siano effettuati da aziende logistiche, non dal fornitore o dal produttore. Inoltre si considera che il produttore possa terziarizzare anche le attività della logistica in ingresso e in uscita. Una volta avvenuta la trasformazione delle materie prime in semilavorati e/o prodotti finiti, si considerano le seguenti strategie15 distributive:

- Consegna diretta con stoccaggio decentralizzato: il prodotto viene consegnato presso i magazzini dei punti vendita senza sostare nei depositi e centri di distribuzione (strategia distributiva spesso utilizzata dalla GDO);

- Consegna diretta con stoccaggio centralizzato: le scorte sono tenute dal produttore che consegna i prodotti direttamente ai punti vendita che hanno il ruolo di punti di raccolta ordini;

- Consegna indiretta tramite deposito: i prodotti sono stoccati in depositi intermedi fra il luogo di produzione e consegna (centri di distribuzione, centri di consolidamento o raccolta, centri di smistamento, transit point).

In Figura i canali sono distinti anche in base al numero di intermediari affinché il prodotto arrivi al cliente finale (canali lunghi, corti e diretti).

Infine i servizi di supporto sono trasversali a tutta la filiera, nelle sue diverse configurazioni, in quanto possono insistere su tutti i diversi segmenti descritti in precedenza con una incidenza variabile. Possono comprendere servizi di consulenza, di assistenza al trasporto e alla movimentazione, ma anche servizi

15 P. Romano, P. Danese, Supply Chain Management - La gestione dei processi di fornitura e distribuzione, McGraw-Hill, 2010.

(19)

avanzati di supporto alla produzione e servizi informatizzati (l’ICT ha un ruolo fondamentale per lo scambio dei flussi informativi, la tracciabilità e la sincronizzazione delle lavorazioni).

Figura 10 - Rappresentazione della filiera logistico-produttiva toscana

Dallo schema proposto è possibile identificare i seguenti segmenti, i quali saranno ripresi nel corso del report per approfondire l’analisi sull’adozione e la diffusione delle tecnologie e metodologie 4.0 all’interno della filiera logistica:

- Trasporto e movimentazione merce: trasporto della merce (su strada, aereo, marittimo) e movimentazione (attività di carico e scarico) presso piattaforme e magazzini;

- Logistica in ingresso/uscita: attività di ricevimento, immagazzinamento e distribuzione dei fattori produttivi, attività di prelievo e preparazione dei colli;

- Spedizioni: pianificazione della distribuzione, gestione dei vettori di consegna, attività di intermediazione fra i nodi della rete distributiva;

- Stoccaggio: messa a disposizione del cliente di aree di stoccaggio, gestione (fisica e informativa) delle scorte;

- Servizi di supporto: advanced co-packing, assemblaggio/lavorazione dei prodotti, gestione del flusso di materiali all’interno di stabilimenti produttivi, vendor managed inventory, integrated customer service, tentata vendita, eCommerce, order to cash, fornitura di SW per la logistica;

- Consulenza: servizi legali e di consulenza.

(20)

3.3 La Chimica toscana

3.3.1 Quadro conoscitivo della Chimica

Il settore chimico a livello nazionale e regionale: demografia d’impresa

Come già la logistica anche il settore chimico regionale ricopre un ruolo rilevante a livello nazionale: in Figura 11 si evidenzia che la Toscana rientra nel gruppo di regioni di classe A e si colloca al sesto posto per numero di imprese attive. Le sole prime sette regioni costituiscono circa l’80% del settore chimico italiano.

La Toscana si colloca invece al quarto posto per numero di addetti nella chimica, superando in classifica la Campania.

Figura 11 - Classifica nazionale per numero di imprese chimiche attive, anno 2016. Fonte dati: Registro Imprese

Il settore chimico rappresenta a livello regionale lo 0,2% delle imprese attive locali totali (Figura 12a): di queste il 32,2% ha sede nella provincia di Firenze, seguono al secondo e terzo posto le province di Pisa (13,5%) e Lucca (11,2%). In Figura 12b si mostra la classifica provinciale in base al numero di addetti.

Confrontando il numero di addetti e il numero di imprese attive si rileva che le aziende con dimensioni medie più significative hanno sede nelle province di Livorno, Grosseto e Firenze.

Figura 12 - Classifica provinciale delle imprese attive (a) e degli addetti (b) della chimica, 2016. Fonte dati: Registro imprese

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I segmenti del settore a livello regionale: demografia d’impresa

Il settore è stato suddiviso nei segmenti della Chimica di base (prodotti organici, inorganici, materie plastiche e gomme in forme primarie, articoli in materie plastiche, pigmenti e coloranti, gas), Chimica specialistica (pitture, vernici, inchiostri, profumi e cosmetici, detergenti, disinfettanti, agro farmaci) e Chimica di trasformazione (semilavorati e articoli in materie plastiche). Come indicato nella Figura 13 nel 2016 il 46,3% delle imprese chimiche produce articoli in materie plastiche, il 14,5% profumi e cosmetici, il 7,4% pitture e vernici. I segmenti Articoli in materie plastiche, profumi e cosmetici, pitture e vernici assorbono il 66,0% degli addetti del settore, ma la dimensione media d’impresa dei segmenti è piuttosto piccola (rispettivamente 12, 13 e 23 addetti/impresa). Il segmento Prodotti chimici di base rappresenta il 2% delle imprese attive del settore ma assorbe l’11,9% degli addetti (dimensione media 88 addetti/impresa).

Figura 13 - Imprese attive e numero di addetti nei segmenti del settore chimico, 2016. Fonte dati: Registro Imprese

Dalla figura si può osservare una copertura disomogenea dei segmenti a livello provinciale. I primi 5 segmenti sono presenti in tutte le province toscane con una significativa concentrazione nell’area fiorentina. Firenze è la provincia in cui hanno sede anche la maggior parte delle imprese chimiche dei segmenti Saponi e detergenti, Fertilizzanti e Composti azotati, mentre nelle province di Pisa e Prato hanno sede aziende di prodotti chimici per il tessile, cuoio e pelli. Livorno e Grosseto si distinguono per la presenza di aziende di grandi dimensioni nel segmento della Chimica di base.

Andamento demografico ed economico del settore

In Figura 14a è riportato l’andamento dello stock di imprese attive e del tasso di crescita nel periodo 2009- 2016. Il numero di imprese attive nel settore della chimica in Toscana nel 2016 risulta pari a 717. Lo stock di imprese è diminuito nel periodo 2009-2016 con un tasso annuo medio del -1,7%. Nella Figura 14b sono indicati i segmenti che mostrano un andamento dello stock coerente o meno con l’andamento del settore:

si osserva che in tutti i segmenti lo stock si sia mantenuto pressoché stabile ad eccezione del segmento della Chimica di trasformazione.

(22)

Figura 14 - Andamento dello stock del settore(a) e dei segmenti (b). Fonte dati: Registro imprese

Di seguito si riporta l’andamento delle imprese iscritte e cessate e del tasso netto di turnover nel periodo 2009-2016. Si osserva un incremento delle imprese cessate negli anni compresi fra il 2012 e il 2016.

Figura 15 - Andamento delle imprese iscritte, cessate e del tasso netto di turnover. Fonte dati: Registro imprese

L’analisi del settore prosegue con l’andamento dei ricavi, del valore aggiunto e dell’EBITDA negli anni 2006- 2015 di un campione16 di imprese del settore.

Come per gli altri settori si registra un picco negativo registrato nel 2009 a causa della crisi economica, a cui segue una rapida crescita del fatturato fino al 2011, un leggero calo nel 2013 e la successiva ripresa fino al 2015. Il tasso medio annuo di crescita nel periodo 2012-2015 è pari al 1,9%.

16Elaborazione dei dati AIDA su un campione di 321 imprese.

(23)

Figura 16 - Andamento economico (campione di imprese della Chimica). Fonte dati: AIDA

Tutti i segmenti registrano un valore aggiunto17 sul fatturato intorno al 20% ad eccezione di Profumi e cosmetici (30%) e Materie plastiche in forme primarie (7%). L’EBITDA sul fatturato più elevato si riscontra nel segmento Profumi e cosmetici (18,1%), mentre i valori più bassi nel segmento Pitture e vernici (4,2%) e Materie plastiche in forme primarie (3,5%). Il segmento pitture e vernici è quello che risente maggiormente del peso dei costi del personale.

Dimensioni di impresa

Le imprese del campione si presentano ripartite in fasce di fatturati e numero di dipendenti. Dalla sintesi grafica si può osservare che le grandi imprese appartengono ai segmenti della Chimica di base, Profumi e cosmetici, Pitture e vernici; tra le imprese medie si distinguono le appartenenti ai segmenti Articoli in materie plastiche.

17 Il valore aggiunto sul fatturato fornisce indicazione sul livello di integrazione verticale: più è elevato più l’azienda è integrata verticalmente.

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Figura 17 - Dimensione di impresa in un campione di imprese della chimica toscana, anno 2015. Fonte dati: AIDA

3.3.2 La Filiera della Chimica Elementi distintivi

La categorizzazione del settore in chimica di base e chimica specialistica si traduce anche in una differenziazione nella struttura della filiera. Nel primo caso l’attore chiave è abitualmente una multinazionale che innesta le sue produzioni a livello regionale in una filiera che pur con ramificazioni locali ha una dimensione internazionale. Nel secondo caso è più opportuno parlare di filiera corta caratterizzata da un produttore regionale, fortemente specializzato, e con una rete di collaborazioni in prevalenza locali, pur offrendosi al mercato globale. In questo ambito le collaborazioni con il sistema regionale della ricerca diventano strategiche per sostenere i costi di R&S.

“Nell’industria chimica, più che in altri settori, l’innovazione tecnologica si basa infatti sempre più sull’attività di ricerca e vede coinvolto il laboratorio di R&S. Di conseguenza, la capacità innovativa di un’impresa dipende fortemente dalle risorse interne ad essa dedicate in termini di addetti e competenze. La dimensione, spesso piccola, delle imprese crea, però, problemi di massa critica, soprattutto con riferimento

(25)

alla ricerca più di frontiera.”18 Tutto questo ha impatto sulla quota dei laureati in azienda che tipicamente si attesta attorno al 60%.

Questa tendenza nazionale è confermata dalle aziende intervistate che, in particolare per le produzioni chimiche specialistiche e di trasformazione, dedicano risorse significative alla R&S e hanno attivato collaborazioni stabili e strutturate con le Università di Pisa, Firenze e Siena.

“Proprio una relazione così profonda consente alle imprese chimiche di innovare e rinnovare continuamente i prodotti dei propri clienti, anche se questi operano in mercati cosiddetti maturi. In particolare, la chimica specialistica italiana ha rappresentato una delle chiavi di volta del successo del Made In Italy, contribuendo spesso in modo decisivo ad alimentarne la competitività e il riconoscimento internazionale per gli elevati standard di qualità e innovazione. La globalizzazione ha portato sulla scena i nuovi protagonisti dei Paesi emergenti, dotati di fortissimi vantaggi di costo, e che questo ha comportato una crisi di competitività nei settori di specializzazione dell’industria manifatturiera italiana (cioè in gran parte dei settori utilizzatori della chimica) e, di conseguenza, ha limitato le prospettive di crescita dell’intera economia.”19

Come sottolineato nel corso delle testimonianze raccolte nel corso della ricerca risulta importante stare al passo con la tecnologia per rimanere in posizione di leadership. La globalizzazione comporta una forte competizione che è basata sui prezzi ma anche sulla qualità per alcuni prodotti che deriva sia da processi eccellenti sia dalla professionalità della forza lavoro.

“L’industria chimica rappresenta un motore di innovazione perché attraverso i suoi beni intermedi trasferisce sistematicamente tecnologia e innovazione basata sulla ricerca a praticamente tutti i settori manifatturieri utilizzatori, sia tradizionali che avanzati, alimentandone la competitività e la sostenibilità, generando e difendendo tanti posti di lavoro. Il Made in Italy, per affrontare la competizione globale, deve innalzare il suo contenuto tecnologico e, in questo, l’industria chimica rappresenta il partner ideale. La chimica ricerca continuamente nuove strade per realizzare tanti prodotti in modo sempre più efficiente e conveniente, riducendo al minimo gli sprechi nel rispetto della salute e dell’ambiente.”20

In termini di filiera la relazione dei soggetti produttori regionali, abitualmente grandi aziende, con il tessuto imprenditoriale locale è caratterizzato da contratti stabili con fornitori di servizi tecnici e consulenziali collegati al funzionamento degli impianti (progettistici, manutentori, impiantisti, consulenti ambientali, ecc.). La stabilità di relazioni assicura l’affidabilità della fornitura; la tempestività deriva altresì dalla prossimità geografica. La grande azienda agisce da stimolo alla crescita dei fornitori sia in termini di dotazioni tecniche che di know how, mettendoli così nelle condizioni di potersi aprire a nuovi mercati e settori produttivi. Questo ha prodotto una concentrazione di competenze e servizi nel sud ovest della regione di un certo rilievo, con una vocazione sempre più significativa ai mercati internazionali.

In termini di adozione di tecnologie si confermano quali punti di attenzione delle aziende delle filiere regionali la sostenibilità ambientale dei processi produttivi, sempre più attenta alle esigenze del territorio.

La struttura

Lo schema della filiera della chimica elaborata sulla base delle informazioni emerse dalle indagini di settore e dalle interviste con le imprese regionali presenta un’articolazione che parte dalle materie prime sia organiche (quali ad esempio petrolio, carbone, gas naturale, biomasse), sia inorganiche (minerali, acqua, sali) da cui è possibile ottenere i prodotti chimici di base e quindi le materie prime per l’industria chimica fine e specialistica. I prodotti della chimica specialistica sono destinati sia ad altre aziende manifatturiere sia

18 Federchimica, Innovare nell’industria chimica italiana, Novembre 2007

19 Federchimica, Innovare nelle imprese di chimica fine e specialistica, Dicembre 2006

20 Federchimica, L’industria chimica in cifre, Giugno 2016

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al consumatore finale. Rispetto ai prodotti della chimica di base si distinguono per l’elevato valore aggiunto e per i volumi bassi di produzione.

All’interno della filiera assumono forte rilevanza i servizi di supporto quali la manutenzione (in particolare per gli impianti che producono per processi continui), la consulenza normativa e sui sistemi di gestione, la progettazione degli impianti conto terzi, lo smaltimento dei rifiuti speciali, fornitura di sistemi di automazione e controllo dei processi.

Figura 18 - Rappresentazione della filiera chimica toscana

Ai fini delle analisi successive sulla maturità dell’adozione e diffusione delle tecnologie e metodologie 4.0 nelle supply chain, è possibile identificare i seguenti segmenti nello schema sopra proposto:

- Fornitore materie prime;

- Produzione di prodotti chimici di base;

- Produzione di prodotti chimici speciali;

- Chimica di trasformazione;

- Smaltimento rifiuti;

- Consulenza.

(27)

3.4 L’ICT per il manifatturiero in Toscana

3.4.1 Quadro conoscitivo dell’ICT per il manifatturiero

Il settore ICT a livello nazionale e regionale: demografia d’impresa

Con riferimento all’ICT e come già emerso per i precedenti settori produttivi, la Toscana rientra nel gruppo di classe A e si colloca al settimo posto per numero di imprese attive. Le prime sette regioni costituiscono circa il 75% del settore ICT italiano. La Toscana si colloca invece all’ottavo posto per numero di addetti nell’ICT.

Figura 19 - Classifica nazionale per numero di imprese ICT attive, anno 2016. Fonte dati: Registro Imprese

Il settore ICT rappresenta a livello regionale lo 0.74% delle imprese locali totali (Figura 20a): di queste il 33.5% ha sede nella provincia di Firenze che si colloca al primo posto per numero di imprese attive, seguono al secondo e terzo posto le province di Pisa (14.5%) e Arezzo (9.3%). In Figura 20b si riporta la classifica provinciale in base al numero di addetti.

Figura 20 - Classifica provinciale delle imprese attive (a) e degli addetti (b) dell’ICT, 2016. Fonte dati: Registro imprese

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I segmenti del settore a livello regionale: demografia d’impresa

Il settore dell’ICT per il manifatturiero è stato suddiviso nei segmenti Produzione HW, Produzione TLC, Servizi di TLC, Produzione SW, Consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica, Hosting ed elaborazione dati, housing e portali web. Dai dati riportati in Figura emerge che nel 2016, circa il 56,6%

delle imprese ICT è specializzata in Produzione SW che assorbe oltre la metà degli addetti del settore (la dimensione media d’impresa è piuttosto bassa: 6 addetti). I segmenti Produzione HW e TLC si distinguono invece per dimensioni medie più grandi (10-20 addetti).

Figura 21 - Imprese attive e numero di addetti nei segmenti del settore ICT, 2016. Fonte dati: Registro Imprese

Dai dati elaborati si osserva che ad eccezione di Prato, Livorno, Siena e Grosseto, nelle restanti province sono presenti imprese appartenenti a tutti i segmenti.

Firenze si colloca prima in classifica per numero di imprese attive in tutti gli ambiti del settore, mentre in seconda posizione si distingue Pisa per i segmenti Produzione SW (252 imprese, 1629 addetti) e Consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica (66 imprese, 282 addetti).

Andamento demografico ed economico del settore

Nella Figura 22a è riportato l’andamento dello stock di imprese attive e del tasso di crescita nel periodo 2009-2016. Il numero di imprese attive nel settore ICT in Toscana nel primo semestre 2016 risulta pari a 2.637. Dalla Figura 22 si osserva che il numero di imprese attive è cresciuto durante tutto il periodo considerato con un tasso medio annuo di crescita +2,09%. In Figura 22b sono invece indicati i segmenti che mostrano un andamento dello stock coerente o meno con l’andamento del settore: si rileva una decrescita dello stock solo nel segmento Produzione SW (-5% in 7 anni).

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Figura 22 - Andamento dello stock del settore(a) e dei segmenti (b). Fonte dati: Registro imprese

Si riporta quindi l’andamento delle imprese iscritte e cessate e del tasso netto di turnover nel periodo 2009- 2016. Si osserva che il tasso netto di turnover è rimasto piuttosto costante e vicino lo zero ad eccezione del 2011. Gli elevati valori delle imprese nate e cessate evidenziano inoltre la forte dinamicità del settore.

Figura 23 - Andamento delle imprese iscritte, cessate e del tasso netto di turnover. Fonte dati: Registro imprese

Per quanto attiene all’andamento economico si propone il dato dei ricavi, valore aggiunto e EBITDA negli anni 2006-2015 di un campione21 di imprese del settore.

A differenza di quanto emerso per gli altri settori analizzati la crisi economica ha avuto un impatto contenuto sul settore: nel 2009 è stato registrato un forte calo del tasso di crescita annuo rispetto al precedente (-14,5 punti percentuali), ma tuttavia è rimasto positivo. Nel 2010 si è verificata una forte crescita del fatturato (+15%), mentre negli anni successivi è cresciuto a tassi più bassi. Il tasso medio annuo di crescita nel periodo 2012-2015 è pari al 3.2%.

21Elaborazione dei dati AIDA su un campione di 680 imprese.

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Figura 24 - Andamento economico (campione di imprese ICT). Fonte dati: AIDA

I segmenti ICT hanno mediamente valori più alti del rapporto valore aggiunto su fatturato rispetto ai segmenti degli altri settori: Portali web circa 98%, Prodotti TLC 46,7%, Hosting ed elaborazione dati 45,7%, Prodotti SW 43,1%. Il valore più basso si osserva nel segmento Servizi di TLC (26,9%) il quale però ha un valore superiore dell’EBITDA su fatturato (12,7%) rispetto ai segmenti Hosting ed elaborazione dati (7,5%), prodotti SW (12,3%) ed HW (8,7%).

Dimensioni di impresa

Nello schema di Figura 25 le imprese del campione sono presentate ripartite in fasce di fatturato e numero di dipendenti.

Si può così osservare la presenza di poche medio-grandi imprese nei segmenti Produzione HW e TLC, Produzione SW, Hosting ed elaborazione dati e servizi TLC.

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Figura 25 - Dimensione di impresa in un campione di imprese dell’ICT toscano, anno 2015. Fonte dati: AIDA

3.3.3 La filiera ICT per il manifatturiero Elementi distintivi

Nell’ICT toscano la capacità d’innovazione è fortemente correlata al legame con la ricerca universitaria. Le aziende SW spesso sono start-up e trovano nei finanziamenti alla ricerca e sviluppo sia Europei che regionali delle leve di crescita, almeno nella prima fase di sviluppo del business, a cui abitualmente riescono ad accedere con continuità. In questo settore le parole chiave rimandano più a metodi di lavoro che a tecnologie. Si parla infatti di collaboration, agile, open innovation e open source22.

22 IRPET (in collaborazione con QUINN), Analisi degli ambiti prioritari di domanda e offerta di tecnologie per la “Fabbrica Intelligente”. Firenze, aprile 2016

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Dalle analisi condotte dal Distretto tecnologico ICT e Robotica della Regione Toscana23 emerge come l'ambiente fortemente orientato alla ricerca non solo costituisce una risorsa fondamentale per lo sviluppo delle numerose grandi aziende italiane e estere che collaborano o hanno collaborato con le università toscane, ma ha anche contribuito a generare brevetti e numerose start-up e spin-off, focalizzate sullo sviluppo di prodotti estremamente innovativi.

Gli elementi chiave del settore a livello regionale possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

 Nel distretto pisano e fiorentino è presente una forte concentrazione di aziende ICT, ma vi sono eccellenze anche in altre aree del territorio regionale che favoriscono la propagazione delle produzioni ad alto contenuto tecnologico.

“Il settore ICT registra la maggior presenza di imprenditori di nuova generazione ed è l’unico settore ad ampia diffusione in Toscana, che di fatto sta accelerando anche la crescita di altri settori, con possibilità di integrazioni con le vocazioni locali, consentendo processi virtuosi di rigenerazione innovativa.”

 Le imprese ICT, la maggior parte delle volte, non si rivolgono a soggetti pubblici e consumatori finali, ma forniscono i propri prodotti/servizi ad altre imprese dei diversi distretti e settori produttivi regionali.

 In relazione all’attività di ricerca sperimentale, alla partecipazione a progetti europei e alle collaborazioni con enti di ricerca pubblici le imprese ICT si pongono in una posizione intermedia rispetto ad altri settori hi-tech. L’attività brevettuale è invece bassa in parte per le caratteristiche intrinseche del comparto ICT che vede un numero rilevante di sviluppatori SW (56,6% delle imprese attive), e quindi per sua natura brevetta poco ma anche per la mancanza di servizi qualificati che supportino le imprese su questo tema strategico.

 La nascita e la crescita delle aziende ICT è dovuta alla presenza di un articolato sistema di organismi di ricerca che operano nel settore, vere e proprie punte di eccellenza nel panorama nazionale ed internazionale: tre università generaliste (Firenze, Pisa, Siena), laboratori e istituti del CNR di Pisa e Firenze, tre Scuole Superiori e di dottorato (Scuola Normale, S. Anna, IMT), più altri istituti e consorzi di ricerca legati direttamente o indirettamente alla ricerca. Mancano però azioni di armonizzazione ed integrazione che potrebbero portare il sistema Toscano in una situazione di inadeguatezza per le nuove sfide di carattere nazionale ed internazionale, a causa della ridotta sinergia tra i gruppi appartenenti a istituzioni diverse.

 Tipicamente l’ICT, in quanto più focalizzato sul software che sull’hardware, presenta filiere corte, caratterizzate da software house di piccola dimensione che gestiscono tutto il ciclo di vita del prodotto: dalla progettazione alla commercializzazione e assistenza. Sono relativamente poche le aziende in grado di proporre propri prodotti a catalogo, spesso focalizzati su ambiti produttivi specifici quali le produzioni distrettuali. Negli altri casi si progettano e sviluppano prodotti software on demand che poi si punta a rivendere attraverso la propria rete commerciale.

La struttura

La schematizzazione della filiera dell’ICT toscano presenta delle specificità rispetto agli altri settori analizzati. La prevalenza della componente SW rispetto a quella HW configura le relazioni più come filiere corte frutto di partnership numericamente ridotte. Come anticipato nel precedente paragrafo la tipica azienda software integra al proprio interno le funzioni che vanno dal prodotto al mercato. Le relazioni con l’esterno possono riguardare l’acquisito di supporti e apparecchi e, in alcuni casi, collaborazioni o sub-

23 Distretto tecnologico ICT e Robotica, Regione Toscana, Programma strategico di sviluppo, 2012

(33)

contracting nello sviluppo. Vi è un elevato ricorso a infrastrutture e servizi in cloud per ridurre i costi di gestione e aumentare la flessibilità.

Figura 26 - Rappresentazione della filiera ICT toscano

Anche in questo caso è possibile identificare una serie di segmenti riportati nello schema sopra proposto e che saranno analizzati in termini di maturità 4.0 nei prossimi capitoli:

- Produzione hardware e telecomunicazioni;

- Sviluppo software e/o portali web;

- Servizi di hosting, housing, cloud computing;

- Servizi di testing;

- Consulenza e rivendita;

- Integrazione di sistemi.

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3.5 La Meccanica strumentale toscana

3.5.1 Quadro conoscitivo della Meccanica Strumentale

Il settore della Meccanica a livello nazionale e regionale: demografia d’impresa

Anche il settore della meccanica strumentale regionale, come già i precedenti tre settori analizzati, rientra nel gruppo di regioni di classe A e si colloca al quinto posto a livello nazionale per numero di imprese attive.

Le prime cinque regioni costituiscono circa l’80% del settore della meccanica strumentale italiana. La Toscana si colloca al quinto posto anche per numero di addetti.

Figura 27 - Classifica nazionale per numero di imprese meccaniche attive, anno 2016. Fonte dati: Registro Imprese

Il settore rappresenta a livello regionale lo 0,19% delle imprese locali totali (Figura 28a): di queste il 21,3%

ha sede nella provincia di Firenze che si colloca al primo posto per numero di imprese attive, seguono al secondo e terzo posto le province di Prato (19,4%), Pisa e Arezzo (11,7%). In Figura 28b la classifica provinciale per addetti. Rapportando il numero di addetti e il numero di imprese attive si rileva che le aziende con dimensioni medie maggiori siano nelle province di Firenze e Lucca.

Figura 28 - Classifica provinciale delle imprese attive (a) e degli addetti (b) della meccanica, 2016. Fonte dati: Registro imprese

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