Facile per noi, e per tutti, sperimentare quotidia- namente l’ingiustizia. Ma, di fronte a tanta violenza gratuita e innecessaria, cosa significa lavorare sulla
“giustizia”?
Come ProgettoMondo Mlal in Bolivia abbiamo cercato di costruire molte piccole esperienze con- crete, come il Centro Qalauma o come le pratiche
“riparative” che hanno motivato tanti giovani al cambiamento.
In questi anni non solo i giovani, ma anche la società e la politica, son maturati: Il nuovo Codice dei fan- ciulli fa valere oggi i principi della giustizia riparati- va, “una rivoluzione mite basata sul dialogo”(come dice Adolfo Ceretti), secondo cui il crimine non è soltanto un danno contro un bene giuridico protet- to dallo Stato ma rappresenta anche un danno per- petrato alle persone, per il quale anche la vittima
ha diritto ad essere ascoltata, riconosciuta e presa in considerazione.
Ancor più della giustizia dei processi e delle carceri, come ProgettoMondo Mlal vogliamo lavorare per quella giustizia che ha a che vedere con l’esercizio dei diritti. Tanti anni di lavoro in carcere ci hanno in- segnato che non è possibile risolvere tutti i problemi della convivenza sociale con lo strumento penale.
La sfida per ProgettoMondo Mlal è promuovere il dibattito e contribuire alla trasformazione delle esperienze in politiche sociali, educative e preven- tive. Il carcere ha un senso solo in casi estremi, e che sia duro, però non per privare i diritti delle per- sone o “privare le persone della loro condizione di persona” (come dice Eugenio Zaffaroni) ma per lavorare seriamente nell’incontro con la propria re- sponsabilità e con la società.
roberto sImoncellI
Castegnato (Brescia) ›› dal 2010 ad oggi La Paz (Bolivia)