Sociologia dei processi culturali e comunicativi
Dodicesima Lezione: 14 aprile 2020 Prof. Adolfo Braga
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO Facoltà Scienze della Comunicazione
Corso di Laurea in “Scienze della Comunicazione”
a.a. 2019-2020
L’identità a più dimensioni
Il soggetto e la trasformazione dei legami sociali
L’io e l’altro (1)
• L’esperienza di sé e dell’altro nel senso comune
• Partire dalla nostra esperienza quotidiana di esseri umani
• L’identità ci appare un termine così famigliare, onnipresente nel discorso pubblico e privato, che sembra non richiedere ulteriori approfondimenti
• Eppure, appena proviamo a rifletterci su, capiamo che non è così semplice e banale afferrarne il significato
• L’esperienza della propria identità può essere sintetizzata nella risposta auto-riflessiva alla domanda “chi sei?” o “chi sono?”
• può variare con il contesto sociale e la situazione contingente in cui mi trovo
• pur rimanendo all’interno di una medesima società e cultura
L’io e l’altro (2)
• L’esperienza di sé e dell’altro nel senso comune
• un conto è se è un poliziotto a pormi questa domanda per qualche tipo di controllo
• so per certo che di me vorrà conoscere quelle poche coordinate che sono indicate sulla “carta d’identità”: il nome, il cognome, l’età, la nazionalità, la città di residenza, lo stato civile, la professione
• vorrà verificare la corrispondenza tra il mio volto reale e la fotografia che vi è contenuta
• In tutte le società moderne ogni individuo deve poter essere classificato in modo da poter essere “identificato”
• non come un qualsiasi individuo
• ma come quell’individuo lì
• non confondibile con altri che pure potrebbero avere qualche tratto comune con lui
L’io e l’altro (3)
• Ogni nazione moderna ha sviluppato un sistema più o meno semplice di “riconoscimento”
• in alcuni paesi è richiesta anche l’impronta digitale
• Il riconoscimento indica
• l’identificazione
• l’attestazione ufficiale dell’esistenza di ogni persona
• usata sia per fini giuridici (il possesso di alcuni diritti)
• sia per scopi di controllo sociale (la verifica della responsabilità in caso di trasgressioni e devianze)
• in questo caso l’identità è un punto su una mappa, un nodo all’intersezione di alcune coordinate uguali per tutti
Un aspetto fondamentale del concetto di identità
• Collocazione della persona in uno spazio sociale
• si tratta pur sempre di un profilo formale, ad uso burocratico
• si tratta di “appartenenze di fatto”, a cui può essere o non essere attribuito un significato soggettivo
• tale “identità formale” ha comunque un’importanza fondamentale se si pensa che rappresenta la testimonianza pubblica della propria esistenza
• un caso di cronaca effettivamente avvenuto
• una ragazza che non era stata correttamente registrata al momento della nascita, non poteva ottenere quel certificato di identità che dà l’accesso alla vita sociale e civile (dall’assistenza sanitaria alla carta di credito)
• semplicemente per lo Stato quella ragazza non esisteva
Il «riconoscimento»
• La carta di identità
• mostra un aspetto centrale dell’esperienza quotidiana di chi e che cosa siamo
• Sociologo canadese Erving Goffman
• chiama “identità per l’altro”
• come gli altri ci collocano e ci definiscono in base a categorie e attributi effettivi
• Nella nostra esperienza quotidiana questa non è che un aspetto dell’identità
• Un sentimento più soggettivo
• auto-appartenenza
• attraverso il quale ci riconosciamo come un certo tipo di persona, con tratti e proprietà (o insiemi di proprietà) fisiche, psicologiche, morali, costitutive del nostro essere un individuo particolare
• La parola “riconoscimento”
• usata col pronome riflessivo “mi riconosco”
• significa che “mi ritrovo” in quell’insieme di caratteristiche che – attraverso un atto riflessivo e introspettivo – percepisco come mie
• mi consentono di dire che sono la stessa persona di un attimo, un’ora, un anno fa, che sono la stessa persona di sempre
Inchiesta “Histoire de vie (1)
• Le persone sanno fornire a chi glielo domanda una descrizione abbastanza precisa di «chi sono»
• Tali descrizioni possono essere raggruppate proprio nei due tipi principali di cui si è parlato:
• un’identità formale, basata sulla collocazione nello spazio sociale (“mi chiamo Catherine, ho 23 anni, sono una studentessa…”) che è la più frequente
• un’ “identità personale”, che presenta due varianti:
• una psicologica che sottolinea le caratteristiche ritenute “essenziali” dall’intervistato/a, spesso espresse sotto forma di tratti di personalità
Inchiesta “Histoire de vie (2)
• Tali descrizioni possono essere raggruppate proprio nei due tipi principali di cui si è parlato:
• autodescriversi di tipo narrativo
• richiama non tratti costanti della personalità, ma una concatenazione di eventi e di scelte, che delineano un “filo conduttore” nella biografia della persona
• «una donna anziana si autodefinisce in opposizione al modello di donna prevalente
quand’era giovane. L’adesione giovanile a una militanza politica nella Resistenza è ricondotta alla storia passata, legata ad eventi dell’infanzia, alla crescita in un ambiente maschile e alla sua natura ribelle che la rendono ostile all’immagine di donna prevalente nei primi decenni del Novecento
• Connessione tra una forte concezione di sé (di donna anticonformista, diversa dal modello prevalente) con la scelta di aderire prima a
movimenti femministi e pacificisti, e poi alla Resistenza
Inchiesta “Histoire de vie (3)
• Non appaiono, se non sullo sfondo, gli altri, il rapporto interpersonale e con il contesto sociale
• L’identità è riportata a tratti della personalità che spingono il soggetto a compiere o desiderare di compiere certe scelte:
• nel primo caso è il desiderio di vivere in stretto contatto con la natura
• nel secondo è la scelta della militanza politica
• Il discorso condotto dalle scienze sociali per mostrare il carattere dinamico e processuale dell’identità
• far emergere processi e meccanismi sociali controintuitivi e paradossali che
una fenomenologia descrittiva non è in grado di cogliere
L’identità (1)
• L’identità per sé sembra avere una sua peculiare sostanza ed “essenzialità”, separata e indipendente da quella attribuita dagli altri, dalle istituzioni o da gruppi sociali particolari
• Le due forme sembrano accostate o intrecciate, ma senza chiari rapporti di interdipendenza
• L’identità per gli altri, che potremmo chiamare anche l’identità attribuita o assegnata,
• influisce sul sentimento soggettivo e lo plasma
• può provocare confusione, contraddizioni e insoddisfazioni profonde nella persona che stenta a riconoscersi nell’immagine che gli altri gli/le rimandano
• Esperienza molto diffusa nelle nostre società soprattutto in quelle persone la cui identità sociale presenta il marchio negativo dello stigma
• appare devalorizzata e connotata negativamente quando non apertamente disprezzata
• si tratta, in genere, di persone con handicap fisici, con caratteristiche giudicate esteticamente o moralmente ripugnanti (ad esempio l’obesità, il non avere fissa dimora, certi tipi di malattia ecc.)
• di minoranze (omosessuali, particolari gruppi etnici e religiosi)
• di categorie socialmente svalutate (come le donne)
L’identità (2)
• Lo sguardo di misconoscimento da parte dell’altro genera disidentità o identità danneggiate
• Lo psicanalista Erik H. Erikson
• per primo ha introdotto il termine identità nel linguaggio scientifico e a cui si devono, come vedremo, alcune decisive considerazioni
• alla base di patologie anche gravi
• diagnosticato come casi di “confusione di identità” quelli di ex combattenti che presentavano segni di frammentazione del sé e di “lotta con se stessi”
• Ciò che più ha influito sulla evoluzione successiva degli studi sull’identità è stato il riconoscere – al di là di patologie individuali – quella che Erikson ha definito “crisi di identità” di un’intera
generazione
• Viene introdotto, in un momento in cui il mondo giovanile era sconvolto da ansie e movimenti emancipativi, l’idea di “identità negativa” come identità stigmatizzata socialmente e, proprio per questo, rivalutata collettivamente
• “Identità negativa? Ma sì, sembra che vogliano essere tutto quello che ‘la società’ dice loro di non essere: in questo, almeno, sono ‘conformisti’”
Erikson: «oltre l’auto-descrizione e auto-comprensione degli individui nella vita quotidiana»
• Con questa idea avanzata a partire dalle sue esperienze cliniche
• molto oltre l’auto-descrizione e auto-comprensione degli individui nella vita quotidiana
• impossibilità di separare “lo sviluppo personale dalle trasformazioni che hanno luogo nella comunità”
• necessaria una teoria che leghi, attraverso il concetto identità, individuo e struttura sociale
• che collochi il soggetto nel suo contesto interindividuale e che individui le
dinamiche sociali e i meccanismi del cambiamento
Il termine identità (1)
• Non è affatto sconosciuto alle persone nella vita quotidiana
• Normalmente, senza apparente difficoltà o sorpresa, tendono a rispondere secondo due moduli tipici alla domanda “chi sei?” (o meglio come ti definiresti?):
• facendo riferimento a coordinate loro assegnate in uno spazio sociale (“sono uno studente, italiano, di 22 anni”)
• sono identificabili, per così dire anonimamente
• riportando attributi, proprietà, caratteri che li caratterizzano in maniera unica
• inseriti a volte entro una storia che li connette in una serie di concatenazioni (“sono una persona fatta così e così, che ha compiuto queste e queste altre scelte”)
Il termine identità (2)
• La familiarità con cui parliamo di identità ha delle ragioni storiche oggettive
• L’interrogarsi persistente e generalizzato sulla propria e altrui identità non fa che riflettere un processo storico di crescente individualizzazione dei rapporti sociali, in cui il peso dell’individuo all’interno dei legami sociali è diventato via via maggiore
• Si parla diffusamente di qualcosa quando questo diventa un oggetto di attenzione privilegiata e viene problematizzato (sia dalle persone che dai ricercatori/osservatori)
• Ciò che diventa problematico e che il termine “identità” cerca di afferrare è il cambiamento dei modi in cui l’individuo delle società occidentali si
rapporta alle istituzioni, alle norme, alle appartenenze sociali
Il termine identità (3)
• La diffusione nel linguaggio comune del termine identità, delle domande e delle risposte ad esso connesse
• si intreccia con il suo uso e approfondimento concettuale nel discorso propriamente scientifico
• coniato il termine identità per risolvere dei problemi teorici “tradizionali”
• apre nuovi ambiti di ricerca e nuove prospettive
• lo stesso discorso scientifico moltiplica il suo impatto pubblico quanto più tocca
fenomeni diffusi e risente, a sua volta, della “popolarità” del termine che ha coniato e delle questioni in grado di evocare
• ciò ha avuto esiti non sempre felici
• ad esempio una produzione smisurata, cresciuta esponenzialmente negli ultimi trent’anni, di una letteratura vasta ed eterogenea, con il rischio richiamato da molti autori che il concetto di identità diventi vago e polisemico, prestandosi a un uso evocativo e ritualizzato
Il termine identità (4)
• A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso
• l’identità viene assunta come oggetto di analisi dalle scienze sociali
• in realtà è un concetto “ambiguo”, nel senso che incorpora un paradosso
• paradosso che si mostra apertamente nello stesso senso comune, quando quest’ultimo rinvia alle due modalità contrapposte di rispondere alla domanda “chi sei”
• rinvia all’altro (ciò che rende una persona simile ad altri che occupano il suo stesso spazio sociale)
• a sé (ciò che rende una persona differente da tutti gli altri, compresi gli affini)
• Nelle descrizioni che ne fa il senso comune queste due modalità restano perlopiù separate finendo per riprodurre un’opposizione che non ha più corso nel discorso scientifico delle scienze sociali
• Senza stabilire e comprendere i nessi che legano i due “volti” – quello sociale e quello privato – si finisce per attribuire all’identità per sé o privata lo statuto di “sé reale” o “sé autentico” che si ottiene attraverso
l’introspezione
• come se all’individuo bastasse rivolgersi alla propria interiorità per “scoprire” profondità inespresse che non chiedono che di venire alla superficie
• per opposizione, l’identità sociale (definita attraverso categorie sociali di appartenenza) sta alla superficie, mera assegnazione più o meno coatta di ruoli e maschere sociali