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LA FLESSIBILITÀ QUALE VALORE D USO DELLA RISORSA AMBIENTE COSTRUITO

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Academic year: 2022

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A R K E T I P O p r o c e s s o e p r o d o t t o

VArIAZIoNe + trAsForMAZIoNe Vs reGressIoNe

LA FLESSIBILITÀ QUALE VALORE D’USO DELLA RISORSA AMBIENTE COSTRUITO

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dI eLIsABettA GINeLLI

L

a flessibilità in architettura ha un obiettivo preciso e decisivo: rendere utile nel tempo un’opera sconfiggendo il suo carattere di immutabilità e obsolescenza.

Possiede una connotazione dinamica trasformativa che permette di modificare lo spazio, in senso funzionale/

temporale, da “vissuto” in spazio da “vivere” incentivando variazione e trasformazione vs una regressione o deterioramento dell’organismo edilizio. La flessibilità riconosce la dimensione progettuale del tempo che scorre, considera il futuro, senza specificare la variazione del comportamento atteso ma creando le condizioni affinché si renda possibile. Ė una «cultura della progettualità» che ingloba il significato di valorizzazione delle risorse e che sottende una rigorosa ricerca progettuale di sinergica relazione tra sistema tecnologico e sistema spaziale per aumentare il valore d’uso dell’opera nel suo ciclo di vita, per dare una risposta coerente alla forte dinamicità dei bisogni e delle esigenze dei fruitori.

Un vero e proprio valore qualitativo del costruito.

Malgrado ciò ancora oggi troppo spesso la si interpreta come un carattere esornativo del fare architettura, in cui la riduttiva e anacronistica convinzione per cui bastano la pianta libera e la presenza di pareti mobili per garantire la versatilità degli spazi abitativi è ancora imperante nel panorama progettuale nazionale.

La flessibilità invece non è né un generico né un velleitario messaggio. Numerosi e apprezzabili sono i casi storici che ne legittimano il carattere strategico per affrontare il continuo e mutevole rapporto tra uomo/ambiente/bisogni che intersecano variabili economiche, produttive e sociali.

Alcuni esempi possono chiarire il senso di questa asserzione. Nel rapporto uomo/natura/tecnica esiste uno straordinario caso di cultura materiale, le Limonaie del Garda risalenti al XIII secolo, che ha permesso di instaurare un rapporto colto di valorizzazione tra l’utilizzazione intensiva dell’ambiente e la sua antropizzazione attraverso la trasformabilità e la modularità di elementi di involucro, creando identità nel paesaggio gardesano.

Nel rapporto uomo/territorio, durante la colonizzazione americana dell’estremo ovest degli inizi dell’800 si diffonde il balloon frame, primo sistema industrializzato in legno brevettato a Chicago

“La flessibilità non è l’anticipazione esaustiva di tutte le trasformazioni possibili. Molte sono imprevedibili (…). La flessibilità è la creazione di una capacità di ampio margine che permette

differenti e opposte trasformazioni e usi”

Rem Koolhaas (S.M.L, XL)

Canal architetcure Patrick Rubin, 66 Mouzaïa, Parigi 19e, 2020

canalarchitecture

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A R K E T I P O

Il processo evolutivo degli edifici per la città densa. Élizabeth Naud & Luc Poux Architectes The evolutionary process of the buildings for the dense city. Élizabeth Naud & Luc Poux Architectes

Élizabeth Naud & Luc Poux Architectes Élizabeth Naud & Luc Poux Architectes

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V A R I A Z I O N E + T R A S F O R M A Z I O N E V S R E G R E S S I O N E

nel 1833 da G.W. Snow. Un sistema costruttivo che anticipa la prefabbricazione, caratterizzato da leggerezza, composto da pannelli e listelli inchiodati costituenti l’armatura degli edifici come fosse una scatola. Realizzato con materiali naturali locali, diventa testimonianza di una flessibilità costruttiva del cantiere e, nel contempo, realizza spazi ad alta flessibilità di destinazione d’uso e funzionale variabile.

Nel rapporto uomo/produzione, il Crystal Palace di Paxton rappresenta un incredibile passo storico-costruttivo in cui flessibilità di destinazione d’uso, flessibilità costruttiva, flessibilità impiantistica e serialità coniugano recupero, riuso e riciclo a testimonianza di un’”economia circolare” anticipata al XIX sec., precorrendo altresì il concetto di indifferenza funzionale auspicata nella contemporaneità come possibile valore aggiunto della rigenerazione urbana.

Anche la relazione uomo/benessere indoor e comfort ci concede esempi di un oculato posizionamento degli impianti per generare flessibilità spaziale e funzionale. Nel progetto American Woman’s Home del 1869, Catharine Beecher, educatrice e scrittrice, con visione femminile e innovatrice compie una trasformazione totale del modo di concepire la progettazione dell’abitazione. Introduce il concetto di unico nucleo centrale di servizi impiantistici di raffinata progettazione intorno al quale ruota uno spazio libero a sovrapponibilità funzionale e organizzato attraverso arredi e attrezzature incorporate e specializzate, ispirato dall’organizzazione della cambusa dei piroscafi.

L’industrializzazione, la produzione in serie con componenti industriali, la posizione centrale del blocco servizi applicate da Le Corbusier nella Casa Loucheur del 1929 diventano la molla per affrontare il rapporto uomo/bisogni primari/scarsità di risorse, generando un’esplicita flessibilità d’uso a superficie fissa, una possibile sovrapponibilità funzionale, nella conferma della modularità spaziale/strutturale/impiantistica quale strumento progettuale sostanziale.

Tutti casi che incrociano il rapporto uomo/personalizzazione, cioè la volontà di rispondere alla variabilità esigenziale nel tempo attraverso una flessibilità costruttiva aperta per garantire ampliabilità e trasformazione spaziale. Questo principio si esplicita nella celebre casa prefabbricata di Gropius nel 1931, ma tanti sono i progettisti che nel corso del tempo affrontano il tema, da Erskine a Jourda&Perraudin, da Alvaro Siza Vieira a Bjarne Mastenbroeke e Dick Van Gameren, da Marco Lacconi a Mario Mallucci e Franco Fatati a UNStudio e tanti altri. Merita però una menzione particolare l’intervento PEEP di Zelarino Mestre del 1986 di Ettore Zambelli che non solo propone l’ampliabilità dell’alloggio in autocostruzione, ma ne garantisce la fattibilità attraverso una pre-condizione normativa, rappresentativa di una “sostenibilità istituzionale” che richiama a una necessaria revisione programmatica di “progressione” degli apparati regolamentari. Ne è la dimostrazione il famoso intervento di Mangiarotti del 1959 di via Quadronno a Milano, progettato con soluzioni a pannelli opachi e trasparenti di involucro per

Archikubik, trasformazione funzionale del silo-parcheggio di Montpellier Saint- Roch

Archikubik, functional transformation of the parking silo of Montpellier Saint- Roch

archikubik

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A R K E T I P O p r o c e s s o e p r o d o t t o

una facile trasformabilità in relazione alla flessibilità spaziale distributiva interna, ma mai attuata per le difficolta burocratiche determinate dalla regolamentazione vigente.

Attraverso questi esempi come non pensare, quindi, a quanto la flessibilità possa essere una irrinunciabile tattica per affrontare la critica questione ambientale contemporanea, che ha posto in primo piano il tema della sostenibilità, materia a carattere transdisciplinare e sistemico tra aspetti sociali, ambientali ed economici. Del resto cosa significa sostenibile? Citando Cetica, significa rendersi conto di vivere nel finito e non in un’inesauribile collezione di disponibilità, condizione che richiede un’azione capace di “rendere durevole”. Con questi presupposti, gli statuti e i paradigmi del progetto impongono approcci culturali stra-ordinari. Riconciliare l’architettura con l’ambiente significa valorizzare il suo grado di utilità con una capacità di adattamento a usi nuovi e imprevisti per sopravvivere alle circostanze che l’hanno generata, essere resiliente e reattiva per diventare una risorsa a più vite. In altri termini si tratta di un’opera “nuova”,

multifunzionale e iperperformante il cui valore aggiunto è quello di poter generare città durevoli. L’architettura deve seguire la teoria evoluzionista di Darwin, dichiarava nel 1998 Xavier Gonzalez sulla rivista a+t nel numero monografico Flexible para sobrevivir, flessibile per sopravvivere!

Nel panorama internazionale la ricerca sulle potenzialità della flessibilità non si ferma oggi alla funzione predefinita o monotematica quale l’abitazione, il terziario, gli ospedali o altro. Se l’edificio deve essere reattivo ed «eco-responsabile», si arricchisce di un’ulteriore dimensione progettuale che coinvolge il mix funzionale, la reversibilità, la convertibilità, obiettivi applicati sia alla nuova costruzione sia al patrimonio costruito.

Approccio metodologico da diffondere in Italia, la “réversibilité”

è stata assunta in Francia quale tema alla base di studi e sperimentazioni progettuali che prevedono una metamorfosi dell’edificio accompagnata da una realizzabilità in tempi brevi, a costi contenuti e con interventi edilizi sostenibili,

nella consapevolezza delle criticità, ma anche potenzialità,

Canal architetcure, 58/66 Mouzaïa, Parigi 19e, 2020;

programma di trasformazione di due edifici terziari Canal architecture, 58/66 Mouzaïa, Paris 19e, 2020;

transformation program of two commercial buildings

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normative oggetto attualmente di intenso dibattito.

Sempre più numerosi sono gli interventi riconducibili a questa prassi progettuale. Naud& Poux Architectes nel 2017 realizzano 68 alloggi sociali riconfigurabili nel XXe arrondissement di Parigi, intervento “evolutivo” che, nella logica della

densificazione urbana, sostengono gli autori, coniuga la qualità di utilizzo di oggi con una riflessione di buon senso su quella di domani, anticipando la sua capacità di cambiare facilmente e consolidando la sua resilienza nel controllo assoluto della sua impronta di carbonio nel lungo periodo.

Lo studio Archikubik di Barcellona, nel 2016 realizza a Montpellier Saint-Roch un silo-parcheggio trasformabile con un programma che anticipa possibili usi futuri in alloggi, servizi e attività differenziate. Sembra impossibile, ma questo esempio rimanda all’avveniristico progetto degli ingegneri L. Massari e L.L. Secchi, progettisti del Mercato rionale coperto di viale Monza, costruito a Milano nel 1933, in cui veniva previsto un cambio di destinazione d’uso in parcheggio o salone per spettacoli, con esigue opere di intervento.

CANAL architecture, nell’intervento Ensemble immobilier 58/66 Mouzaïa a Parigi, 19e (2015-2020), realizza un intervento sociale di trasformazione e valorizzazione di due edifici terziari dismessi, validi esempi del Brutalismo francese, per la creazione di un résidence per studenti, di spazi abitativi per giovani lavoratori, ateliers per artisti, spazi uffici, co-working e centro di accoglienza di emergenza.

Ed è proprio Patrick Rubin di CANAL architecture che produce

il manifesto “Construire Réversible” (2017) e “Tranformation des situations construites” (2020) con l’intento di contribuire a mantenere alto il valore qualitativo fruitivo e ambientale del patrimonio costruito.

Tanti sono gli esempi che si potrebbero annoverare, in cui si sostanzia il significato del valore temporale in termini di t(0+x+y+..) per una valorizzazione funzionale del patrimonio costruito che si trasforma in “edificio tuttofare”. Ma si può osare ancora di più, se la mixitè è uno dei criteri basilari della architecture durable, risulta essere un ulteriore plusvalore la capacità di un’opera di integrare e incorporare funzioni differenziate nel tempo ammettendo la “convertibilità” funzionale per un edificio non solo

“double face” ma “multi-face”. Lo spazio assumerebbe una valenza di frontiera osmotica, produrrebbe un valore supplementare basato sulle relazioni che esso instaura tra ordine disgiunto e congiunto in cui lo spazio si contamina, si ibrida, s’arricchisce, cambia e si converte, si adatta e diventa sensibile in una logica di condivisione di obiettivi fra gli attori in gioco. Le incertezze economiche, la linea sempre più sfocata di demarcazione tra i luoghi dell’abitare e l’evoluzione degli stili di vita impediscono di congelare una costruzione in una data funzione. Un’inedita tipologia edilizia caratterizzata dall’”indifferenza funzionale” e da temporaneità d’uso si affaccia nel panorama architettonico, ricca di interesse e carica di prospettive per una città in grado di reagire all’imprevedibile rapidamente, di affrontare la complessità e, come asserisce il sociologo Richard Sennet nel suo libro Bâtir et Habiter, capaci di fronteggiare anche le pandemie.

CANAL architecture, Construire

Réversible:

7 principes, éditionCANAL architecture, 2017 CANAL architecture, Construire

Réversible:

7 principes, éditionCANAL architecture, 2017

canalarchitecture

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