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Stephen Ullmann è nato nel 1914 a Budapest, ove si è

laureato in lingue moderne nel 1936. Trasferitosi

successivamente in Inghilterra, ha conseguito nel 1949 il N

dottorato in lettere presso l'Università di Glasgow; 13 attualmente ricopre la cattedra di Fi'lologia Romanza nella Oxford University. Ha insegnato nel 1964 all'Università di Taranto e nel 1965 all'Università di Ann Arbor.

È direttore della rivista " Archivium Linguisticum , membro del comitato direttivo di " French Studies , e del consiglio consultivo di " Romance Philology Oltre al libro che qui presentiamo (1962) le sue principali opere sono: "Words and their Use, (1951); "The

Principles of Semantics , ( 1951); " Précis de sémantique francai se , ( 1952) : « Style in the French Nove l " ( 1957);

" The lmage in the Modern French Nove l " ( 1960);

" Language an d Style , ( 1964) .

La semantica deve essere oggi intesa non come una disciplina particolare e autonoma, bensì come un settore su cui convergono gli interessi di tutte quelle scienze

(logica, psicologia, teoria della comunicazione, sociologia, linguistica, ecc.) che rivolgono la propria attenzione al problema del significato; da qui l'esigenza che ognuna di queste scienze formuli con chiara esattezza la propria, specifica definizione epistemologica del concetto stesso di " significato " · Questo volume, ormai classico in materia, intende rispondere a tale esigenza, fornendo un'ampia e documentata esposizione dei metodi che caratterizzano l'intervento della linguistica nello studio dei significati trasmessi dalla comunicazione umana.

L'Autore ha inteso presentare in quest'opera

un'applicazione empirica dei fondamenti teorici esposti precedentemente nei suoi " Principles of Semantics , e quindi fornire ai lettori, specialisti e non, un utile strumento di acquisizione tecnica dei metodi linguistici d'analisi semantica. Tutti i punti di vista metodologici vengono puntualmente discussi e largamente esemplificati in un equilibrato sforzo teso ad assimilare a un'impostazione strutturalista e funzionalista i risultati a cui è pervenuta la scienza linguistica. Non mancano tuttavia suggestivi spunti sui possibili sviluppi dello strutturalismo semantico.

Prezzo L. 6.000 [5.660]

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STEPHEN ULLMANN

La setnantica

Introduzione alla scienza del significato

IL MULINO

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Titolo originale: Semantics: An Introduction lo the Science of Mea­

tzing, Oxford, Basi! Blackwcll & Mott Ltd., 1962. Traduzione di Anna Baccarani c Luigi Rosiello.

Copyright © 1962 by Basil Blackwell & Mott Ltd. Copyright © 1966

by Società editrice il Mulino, Bologna.

CL 27-0865·5

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INTRODUZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA

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La semantica moderna e fopera di Stephen Ullmann

La semantica è stata di recente definita <� una tipica scienza di frontiera (boundary) » 1, in quanto i suoi confi­

ni metodologici sfumano in zone appartenenti a vari do­

mini scientifici, autonomamente caratterizzati da propri metodi e da proprie specifiche finalità di ricerca. Si può dire che culturalmente essa è al centro di un campo di interessi su cui convergono varie esperienze scientifiche che, pur partendo da diverse ipotesi teoricbe, si incontrano interdisciplinarmente sul terreno dell'analisi dei contenuti concettuali, culturali, emotivi, ecc., trasmessi dalla comu­

nicazione linguistica. Il problema della definizione del « si­

gnificato » tocca infatti da vicino gli ambiti di competen­

za della filosofia, e in particolare della semiotica e della logica, della psicologia, della sociologia, della teoria della comunicazione e infine della linguistica, considerata anche nei suoi legami con la stilistica e con la critica letteraria.

Quando si parla di semantica si è consapevoli di usare un termine di per sé epistemologicamente equivoco e di conseguenza generico, che richiede, per essere specificato nel suo significato operativo, o l'ausilio dell'aggettivazio­

ne o il riferimento al preciso contesto metodologico deli­

mitante ogni singolo approccio scientifico. Nell'ambito

1 B. Malrnberg, New Trends in Linguistics, Stockholm-Lund, 1964,

p. 127.

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VIII Luigi Rosiello

di una teoria generale dei segni Morris 2 definisce il sì­

gnificato di semantica in relazione oppositiva a quelli di pragmatica e sintassi. Tale tripartizione viene assunta da Carnap 3 che distingue i tre campi d'investigazione rela­

tivi alla materia segnica a seconda dei tre gradi di astra­

zione che essi rappresentano: la pragmatica comprende lo studio del linguaggio in rapporto diretto con il compor­

tamento del parlante; la semantica astrae dagli usi con­

creti del linguaggio e considera il rapporto tra l'espres­

sione e i suoi « designata » ; la sintassi implica un'ulte­

riore astrazione dai « designata » per prendere in conside­

razione le relazioni formali esistenti tra i termini del­

l'espressione. In questo contesto logico e semiologico è possibile vedere implicitamente affermato il concetto rela­

zionale di « significato », che ritroviamo in tutta un'ampia zona del pensiero contemporaneo (A. R. Lindesmith­

A. L. Strauss, Social Psychology, New York, 1956, p. 54:

« il significato è un rapporto, non un'essenza »; S. K . Lan­

ger, Philosophy in a New Key, Cambridge, Mass., 1942, p. 55 : « il significato non è una qualità, ma una funzione di un termine »; ecc.), e in tutta una tradizione di studi lingui­

stici che ha come ascendenza la concezione del segno di F . de Saussure e che giunge fino a concepire il segno come una funzione, cioè come una relazione d'interdipendenza tra due funtivi, il piano del contenuto e il piano del­

l'espressione (L. Hjelmslev, Prolegomena to a Theory of Language, tr. ingl., Madison, 196Y, pp. 47-9). Su questa linea di impostazione si colloca anche la definizione che l'Ullmann ha dato di « significato » intendendolo come

« una reciproca relazione tra nome e senso, che li rende capaci di evocarsi vicendevolmente l'un l'altro » (The

2 Cb. Morris, Segni, linguaggio e comportamento, tr. it., Milano, 1963, p. 210.

3 R. Carnap, Introduction to Semantics, Cambridge (Mass.), 1959, pp. 8-11.

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Stephen Ullmann e la semanlica moderna IX

Principles of Semantics, Glasgow-Oxford, 19592, p. 70;

si veda anche il presente volume a p . 96 ). Esiste quindi uno stretto legame tra il pensiero filosofico e logico mo­

derno e la concezione strutturale e funzionale della lingua

od considerare il significato non piu come identificantesi col contenuto concettuale dei segni linguistici, bensi come una relazione (o funzione) tra il piano dell'espressione lin­

guistica e quello della sostanza concettuale.

Ferdinand de Saussure d'altra parte aveva piena con­

sapevolezza che lo studio dei segni non può essere ristretto al solo ambito scientifico della linguistica, ma anzi conce­

piva la linguistica come un settore particolare di una scien­

za generale dei segni, la semiologia, che a sua volta sa­

rebbe rientrata nella sfera di competenza della psicologia sociale. La semiologia, il cui pioniere nel secolo scorso fu il filosofo pragmatista americano C. S. Peirce, ebbe il suo atto di nascita ufficiale nel 1923 con la pubblica­

zione del famoso libro The Meaning of Meaning di Ogden e Richards; e ha avuto sviluppo soprattutto in America per influenza del comportamentismo e per opera preva­

lentemente del Morris, che nel libro Signs, Language and Behavior (New York, 1946) ne ha dato una formulazione rigorosa. Essa è stata poi integrata da Carnap, come s'è visto, nello studio dei segni come elementi di conoscenza logica e razionale, studio condotto al fine della costruzio­

ne di modelli di linguaggio scientifico. Secondo questo indirizzo pertanto l'analisi semiologica ha accantonato lo studio del linguaggio comune, che rimane invece l'ogget­

to principale d'indagine del metodo analista caratteristico della scuola di Oxford, il quale si applica appunto allo studio delle strutture logiche del discorso quotidiano.

I n America d'altronde lo studio psico-sociologico dei significati segnici relativi alla comunicazione quotidiana ha trovato il suo sviluppo nella costituzione di un movimen­

to e di un metodo denominato semantica generale, che ha

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x Luigi Rosiello

avuto come suo fondatore il logico polacco A. Korzybski (Science and Sanity; An Introduction to Non-Aristotelian Systems and Genera! Semantics, 193 3 ) e che ha tuttora il suo organo di stampa nella rivista « Etc. » (si veda: Lan­

gua,�e, Meaning and Maturity: Selections from « Etc. » ,

1943-53, New York, 1954 ). Questa teoria fa un ampio uso del termine semantica, qualificando comportamentistica­

mente con esso ogni reazione psicologica consistente nella risposta a un segno; e la semantica generale si attribuisce un compito pedagogico e terapeutico circa i disturbi della comunicazione. Si analizzano le parole in base a una scala alla cui sommità sta l'oggetto designato e nei sottostanti altri gradi stanno i livelli d'inferenza concettuale e lingui­

stica. Ripercorrere e ricostruire i processi semantici d'infe­

renza significa correggere ed eliminare gli equivoci e i disturbi del linguaggio, derivanti da stati patologici del comportamento nervoso o da condizionamenti del com­

portamento sociale che, reificando la comunicazione, ri­

ducono le parole a simboli mitologici. La semantica generale si qualifica cosi come una disciplina sociologica che si pone il fine di rendere maggiormente consapevoli i soggetti parLanti della funzione segnica delle parole che usano. Essa condivide con la semiotica, a un diverso livel­

lo, l'aspirazione a un tipo di comunicazione segnica rigoro­

sa e priva di equivoci e turbamenti.

La teoria dell'informazione è, come si sa, un metodo statistico e matematico che si applica ai sistemi di con­

trollo e di trasmissione dei segnali, prescindendo dal con­

tenuto semantico che gli elementi costitutivi del messag­

gio trasmettono; ciò che viene misurato è la capacità d'in­

formazione dei segnali non il loro contenuto informativo.

Ma nell'ambito della teoria della comunicazione e in par­

ticolare nells studio delle comunicazioni di massa si è avver­

tita l'esigenza di sottoporre a controllo e misurazione sta­

tistica anche i contenuti semantici trasmessi dai messaggi

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Stephen Ullmann e la semantica moderna XI

al fine di determinare le strutture di comportamento dei parlanti e dei riceventi nei confronti d eli 'uso delle parole.

Si è dato cosf vita a una nuova disciplina, l'analisi del colt­

tenuto, che può essere definita genericamente la traduzio­

ne sul piano semantico dei metodi statistici sperimentati dalla teoria dell'informazione. La codificazione metodolo­

gica della nuova disciplina risale a Bernard Berelson, Con­

teni Analysis ( 1 952), ma la sanzione interdisciplinare di essa si è avuta nella conferenza alla Allerton House del­

l'Università dell'Illinois nel 1 955, a cui erano presenti:

due studiosi di scienza politica, due linguisti, due psico­

logi, un folklorista e uno storico; i loro contributi sono stati pubblicati, a cura di l. de Sola Pool, nel volume Trends in Content Anal)•sis ( Urbana, 1 959). Ma piu che una vera e propria disciplina l'analisi del contenuto è un metodo d'indagine statistica atto a misurare le interrela­

zioni strutturali che, sul piano dei contenuti semantici (culturali, sociali, religiosi, mitologici), intervengono nei processi della comunicazione; metodo che può venir ap­

plicato con profitto in tutto il settore delle scienze del­

l'uomo, dalla teoria della politica alla storiografia, dalla psicologia alla linguistica, dalla sociologia all'antropologia culturale, ecc.

Una situazione di avanzato progresso metodologico ri­

guardante in particolare il problema della misurazione in senso quantitativo del significato è riscontrabile nell'ap­

plicazione che è stata fatta in psicologia delle operazioni di calcolo matematico compiute con l'ausilio di calcolatori elettronici. Ci si vuoi riferire in particolare al metodo ela­

borato da tre psicologi americani, C. E. Osgood, G. J.

Suci e P. H. Tannenbaum (The Measurement of Mean­

ing, Urbana, 1 957 ), operanti nell'Istituto di ricerca sulle Comunicazioni dell'Università dell'Illinois. Tale metodo viene denominato differenziale semantico e consiste nel­

l'applicazione dell'analisi fattoriale a un congruo numero

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XII Luigi Rosiello

di risposte che vari soggetti hanno dato a dei reattivi in cui singoli concetti ( madre, padre, dittatore, ecc.) vengono valutati in riferimento a una scala formata da vari aggetti­

vi bipolari (del tipo : alto-basso, buono-cattivo, forte-de­

bole, ecc.), che vengono ad occupare gli estremi di una linea graduata lungo la quale sono segnate dal soggetto le applicazioni significative del concetto base. Si giunge, tra­

mite l'analisi fattoriale, a individuare delle strutture quan­

tificare nell'ambito delle quali certi fattori significativi (fattore valutativo, di potenza, di attività, ecc.) rappre­

sentano il nucleo di strutturazione di determinati settori del lessico. Ma per un'esposizione esemplificativa piu chiara ed anche piu critica rimandiamo senz'altro alle pa­

gine del presente volume, ave l'autore individua nel me­

todo del differenziale semantico la possibilità della fon­

dazione di una « semantica sperimentale » (p. 1 13 ).

Le nuove prospettive di studio teorico e applicativo aperte dalla traduzione automatica hanno riproposto in termini operativi il problema del rapporto che si stabili­

sce tra le strutture logiche e le strutture linguistiche nella considerazione semantica delle singole unità comuni­

cative. Per valutare il grado d'incidenza che il problema del significato ha nell'elaborazione dei modelli operati­

vi per la traduzione automatica, si rimanda alle considera­

zioni sullo stato dei lavori nell'Unione Sovietica e nel mondo occidentale contenute rispettivamente in: O. S.

Akmanova-I . A. Mel'chuk-R. M. Frumkina-E. V. Padu­

cheva, Exact Metbods in Linguistics, tr. ingl., Berkeley­

Las Angeles, 1 963, e in Traduction automatiqtte et lingui­

stique appliquée, a cura di E. Delavenay, Parigi, 1964.

Come si può desumere da questa pur sommaria e in­

completa rassegna delle varie accezioni metodologiche e applicative in cui la qualificazione di semantica e la no­

zione di significato vengono specificate e accolte nei sin­

goli settori scientifici e culturali, l'interesse per i pro-

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Stephen Ullmann e la semantica moderna XIII

blemi della significazione potrebbe essere rappresentato come un campo magnetico in cui convergono da piu parti diverse esperienze e, nel contempo, da cui partono diverse finalità di ricerca. I confini tra l'un approccio e l'altro presentano spesso notevoli difficoltà di delimitazione;

da qui l'esigenza di precise formulazioni metodologiche determinanti l'area specifica di competenza di ogni sin­

gola disciplina.

Questa è la ragione principale per cui viene presentato al pubblico italiano in forma diretta questo manuale di semantica « linguistica », compilato da Stephen Ullmann, uno dei piu aggiornati e provveduti cultori di tale disci­

plina, che, nell'ambito di una metodologia linguistica di­

rettamente influenzata dalle recenti esperienze struttu­

raliste, si preoccupa tuttavia di ricostruire tutti i possibili e reali legami con gli antecedenti del metodo strutturale che si trovano nella tradizione della linguistica storica.

Questa edizione italiana di un libro che si presenta piu empirico che teorico (circa i fondamenti teorici si vedano i già citati Principles of Semantics) ha, nell'intento degli editori e dei curatori, la funzione chiarificatrice, nel mo­

mento culturale odierno, di contribuire a una specifica delimitazione del campo di competenza che la linguistica ha nello studio dei processi della significazione, mostran­

do in atto i metodi e gli strumenti che essa impiega nel­

l'operare direttamente sul materiale segnico.

Per definire il concetto di « significato » come recipro­

co rapporto tra un significante (nome) e un significato (senso) l'Ullmann si richiama a varie teorie ed esperienze (Ogden e Richards, Bloomfield, Firth, ecc.), consapevole che la definizione saussuriana del segno, esemplificata con la famosa immagine del foglio di carta avente due facce, un recto e un verso, indissolubilmente legate, non è suffi­

ciente e può essere equivoca. Infatti, se questa afferma­

zione del Saussure non viene rapportata alla teoria del

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XIV Luigi Rosiello

segno elaborata posteriormente ed anche autonomamente o se viene isolata dalla concezione generale dell'arbitrarietà del segno stesso, può sorgere la tentazione, specialmente in certi ambienti della cultura italiana, di pensare che tra la posizione saussuriana e l'identificazione crociana, intui­

zionistica tra forma e contenuto non vi sia sostanzialmente molta distanza. Mentre, a parte l'impostazione filosofica di fondo che separa nettamente i discorsi dei due studiosi ( l'uno, Saussure, parte da un'impostazione di maturo posi­

tivismo sociologico, l'altro, Croce, è l'erede di una tradi­

zione di pensiero idealistico e speculativo con innesti irra­

zionalisti e storicisti), il valore dell'affermazione saussu­

riana è puramente generico, cioè quello di aver definito il « genere » segno come un'entità che ammette due piani di riferimento interno indissolubilmente legati fra loro, senza con ciò che l'uno determini la specificità dell'altro:

in altri termini, il contenuto semantico di una determinata parola può essere un concetto qualsiasi, indifferente alla forma linguistica; è sufficiente che esso esista perché si rea­

lizzi il nesso segnico. Per Croce invece l'identificazione di forma e contenuto è specifica, in quanto quel determi­

nato contenuto (affettivo, concettuale, ecc.) richiede quel­

la forma e quella sola, e non ammette la diversità di piani d'analisi. Ci si trova pertanto di fronte a due di­

scorsi completamente diversi e lontani tra loro; da un lato quello del metodologo preoccupato della definizione e del­

la distinzione delle proprie categorie, generiche e speci­

fiche, che gli servono per l'analisi del proprio universo di fatti empirici, dall'altro quello del filosofo di tipo spe­

culativo che tende a cogliere l'essenza dei fenomeni em­

pirici riportandoli a un 'unica realtà spirituale che, nelle sue manifestazioni differenziate, viene a essere la base di ontologizzazione delle singole discipline scientifiche.

La teoria del segno può riguardare da un lato il piano

tli ricerca fonologica che come tale assume quello del

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Stephen Ullmann e la semantica moderna xv significato nella sua genericità, vale a dire come puro schema di riferimento e di verifica, mentre dall'altro si qualifica come fondamento dell'indagine semantica intesa però come ricerca tesa a cogliere la specificità dei singoli rapporti che si vengono a stabilire tra determinati tipi di contenuti e determinati tipi di forme linguistiche atte a trasmettere i messaggi. Insomma, la semantica linguistica può essere definita come la specificazione della teoria generale del segno, che, operando sulla linea del rappor­

to tra un significante e un significato, è in grado di analiz­

zare, schematizzare e strutturare le singole specifiche rela­

zioni che si possono stabilire nel quadro generale della struttura della lingua.

* * *

Stephen Ullmann è nato nel 1914 a Budapest, ave ha compiuto gli studi universitari seguendo i corsi di lingue moderne e addottorandosi nel 1936 in filosofia. Conse­

gui successivamente il dottorato in lettere nell'anno 1949 presso l'università di Glasgow, dove è stato dal 1949 al 1953 lettore di filologia romanza e linguistica generale.

Dal 1 953 ricopre la cattedra di lingua francese e filolo­

gia romanza presso l'università di Leeds. È stato Visiting Professar nel 1 964 all'università di Taranto e l'anno se­

guente ha insegnato all'Istituto di linguistica dell'univer­

sità del Michigan (Ann Arbor). Dirige la rivista A,-chivum Linguisticum, è membro del comitato direttivo di French Studies e del consiglio consultivo di Romance Philology.

La sua bibliografia è vasta e, oltre a una gran quantità di articoli, relazioni e interventi a congressi, consta dei seguenti libri: \Vords and their Use (1951 ), The Princi­

ples of Semantics (l" ed., 1951 ), Précis de sémantique /rançaise ed., 1952), Style in the French Nove! ( 1 957),

Tbe Image in the Modern French Nove! (1960 ), Semantics

(1962), Language and Style ( 1 964).

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XVI Luigi Rosiello

L'interesse specifico per la semantica, che, come si vede dalla bibliografia è costante in tutta la sua attività di romanista, risale agli anni dei suoi studi universitari a Budapest, ave ebbe come maestro l'eminente linguista un­

gherese Zoltan Gombocz ( 1 877-1935), il quale pubblicò nel 1926, come 4" volume del suo « Schema di grammati­

ca ungherese», un trattatello di Semantica (Jelentéstan)

che, pur nella sua schematicità (in tutto 109 pagg.), rap­

presenta per quell'epoca un apprezzabile tentativo sistema­

tizzatore dei metodi d'analisi semantica. Quest'opera del Gombocz non fu conosciuta che da pochi in Europa a cau­

sa della difficoltà della lingua in cui è scritta, l'ungherese, e a cui si riferisce nell'esemplificazione. È da pensare che il giovane studente Ullmann abbia saputo apprezzare il va­

lore dell'opera ed abbia saputo far tesoro del metodo ap­

preso dal suo maestro, se, come si può desumere anche affrettatamente dai continui rinvii contenuti nelle sue ope­

re principali, l'opera del Gombocz può essere considerata la fonte primaria dello schema generale d'impostazione della sistematica e del metodo ullmanniano. Dato l'interesse che può avere sia dal punto di vista della storia della di­

sciplina, sia come punto di partenza della matura posi­

zione dell'Ullmann, riteniamo non inutile soffermarci a considerare il contenuto metodologico della Semantica di Gombocz 4•

Il metodo del Gombocz appare subito, nell'Introdu­

zione, fondato su presupposti di natura dichiaratamente psicologistica e orientato a scoprire le leggi pancroniche delle associazioni delle idee che dominano la vita psichica dell'uomo, al di là di ogni specifica differenziazione lin­

guistica e sistematica: « Lo spirito umano - dice Gom­

bocz - è, grosso modo, uguale ovunque; le leggi delle associazioni delle idee sono essenzialmente le stesse in

4 Ringraziamo il prof. Guglielmo Capacchi per l'aiuto datoci nella traduzione dall'ungherese dei brani citati.

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Stcphen Ullmann e la semantica moderna XVII

Germania, in Finlandia, in India » (p. 6 ). Un'impostazio­

ne di tal genere non esclude tuttavia che la semantica ab­

bia il compito di individuare ciò che di caratteristico della mentalità di ogni popolo è riflesso in ogni singola lingua, sempre però su un piano di accertamento psicologico. Il Gombocz tenta di combinare i risultati della scienza posi­

tivistica, che tendeva a sottoporre a leggi di natura psico­

logica gli atteggiamenti umani (è citato piu volte il Wundt) con le esigenze di un'impostazione metodologica­

mente piu matura in senso sociologico quale è quella rap­

presentata dall'opera del Saussure. Egli infatti accetta la distinzione saussuriana di sincronia e diacronia appli­

candola anche alla semantica che verrebbe con ciò ad as­

sumere una dimensione descrittiva per ciò che riguarda lo studio del significato, inteso come sistema di conoscenza, e a mantenere lo studio diacronico su una base di spiega­

zione storica e psicologica dei cambiamenti del significato delle parole ( « La semantica, al pari delle altre discipline grammaticali, si divide in due parti principali: la semantica descrittiva ove il problema centrale è quello della cono­

scenza e del significato; e la semantica storica che si occu­

pa della classificazione e della spiegazione psicologica dei cambiamenti di significato », p. 9 ).

In tal maniera il Gombocz dimostra di non aver piena­

mente afferrato il nucleo innovatore del Cours saussuria­

no, in quanto la distinzione tra diacronia e sincronia pare gli serva solo a confermare ciò che egli aveva già desunto dalla scienza positivistica, vale a dire un'applicazione dei metodi naturalistici e meccanicistici ai comportamenti psi­

cologici dell'uomo. Invano si cercherebbe un accenno agli spunti piu fecondi che la teoria saussuriana fornisce alla fondazione di una semantica linguistica, quali il concetto di « valore », la descrizione sincronica dei campi associa­

tivi, ecc. Ma c'è anche un altro fattore che gioca un cer­

to ruolo nella sistematica semantica di Gombocz: l'insor-

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XVIII Luigi Rosiello

genza di una prospettiva storicistica che viene a porre in rilievo quelli che sono gli elementi affettivi e poetici nella descrizione dei cambiamenti semantici. Ci sembra pe­

rò che questo aspetto, come del resto l'adesione alla dico­

tomia saussuriana, venga a trovarsi subordinato all'imposta­

zione generale che rimane quella di uno psicologismo di origine positivistica, cioè di natura meccanicistica e uni­

versalistica.

Nel secondo capitolo, La struttura psicologica della parola, viene posto il fondamento di una teoria del segno, inteso come un'unione di significante e significato. Tale rapporto, che si fonda sull'isolamento della parola come unità segnica, è definito in termini di associazione mnemo­

nica; la natura arbitraria, convenzionale del rapporto segnico è individuata solo in termini di associazionismo psicologico tra una rappresentazione mentale dell'oggetto esterno e un'immagine acustica del suono. L'impostazio­

ne psicologica gli permette però di notare anche l'aspetto pragmatico, di comportamento che l'uso delle parole con­

tiene: « La lingua è il mezzo non solo per comprendere, ma anche per suscitare dei sentimenti; la parola, oltre ad avere una forza suscitatrice d'immagini, ha una forza su­

scitatrice di emozione affettiva » (p. 1 7 ). Pare che l'associa­

zionismo si sposti verso una considerazione comportamen­

tista; e ciò viene confermato dall'analisi ch'egli fa dei suoni in rapporto all'effetto a�Jstico che essi provocano sull'ascoltatore indipendentemente dal significato ch'essi trasmettono. « È evidente che l'effetto estetico dei suoni musicali è piu piacevole di quello prodotto dai rumori. Da questo punto di vista possiamo classificare i suoni del di­

scorso in tre gruppi : l. suoni musicali puri (o quasi puri): le vocali sonore e l, m, n, 11; 2 . le mescolanze tra i suoni musicali e i rumori: le consonanti sonore, r, v, z,

z, j, b, d, g, ecc.; 3 . i rumori puri: le consonanti sorde

s, s, f, x, p, t, k, ecc. » (p. 20). Pur nella sua approssima-

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Stephen Ullmann e la semantica moderna XIX

zione, questo tipo di classificazione dei suoni rappresen­

ta un tentativo di analisi acustica che tiene conto del com­

portamento estetico dell'ascoltatore. L'effetto estetico del materiale fonologico gioca un ruolo importante nella poesia e soprattutto in certi indirizzi della poesia moderna, come avviene presso i parnassiani, i simbolisti, ecc., che pongono alla base della loro poetica il principio del « mot sonore et évocatif ». Ma l'effetto psicologico può essere anche determinato dal potere evocativo che le parole si trovano ad avere per cause obiettive ed esterne, come avviene, ad es., nell'uso di termini arcaici o del linguaggio quotidiano, di voci che richiamano ambienti o livelli sociali diversi, ecc. In questa classificazione psicologica rientrano anche gli usi migliorativi o peggiorativi che si fanno di parole stra­

niere. Vengono, ad es., segnalate parole come hotel, dé­

jeuner, service, che connotano l'enunciato di chi le usa con una sfumatura di maggior signorilità rispetto alle cor­

rispondenti parole ungheresi; mentre parole come nacio, flaska connotano peggiorativamente, rispetto alle corri­

spondenti ungheresi, gli oggetti che denominano (pp. 28-9).

Il terzo capitolo, La struttura logica della parola, è quello dove piu evidente si avverte l'influenza della teoria saussuriana del segno, il quale, data l'impostazione psico­

logistica, viene senz'altro identificato con la parola : « II

segno rappresentato dalla parola, quale unità autonoma piu piccola del discorso sensato, è un'entità psicologica a due facce », l'immagine fonica da un lato e il concetto dall'altro. « Mi valgo di proposito del termine i m m a g i ­ n e f o n i c a e non di successione di suoni, al fine di

metterne in risalto il carattere psicologico » (p. 31 ). Vie­

ne di conseguenza ribadita l'affermazione metodica di Saussure secondo la quale il segno non unisce un oggetto e un nome, ma un concetto e un'immagine acustica, c viene colta la natura funzionale del concetto di « significato »:

« Possiamo parlare di significato solo quando pensiamo

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xx Luigi Rosiello

al rapporto reciproco tra il nome e il senso che vi si riferi­

sce. Il significato . .. è un c o n c e t t o f u n z i o n a l e »

(p. 33 ). Troviamo qui riconosciuto un principio che, oltre a fondare metodicamente la classificazione dei mutamenti semantici che seguirà, sarà fecondo di risultati nell'elabora­

zione posteriore del metodo semantico strutturale. Si pen­

si alla definizione di Hjelmslev del segno come funzione che pone in rapporto due funtivi S, al triangolo di Ogden e Richards 6, ecc. Ma, se in queste affermazioni troviamo ri­

flessa quella teoria che sarà poi denominata « analitica »,

quando il Gombocz viene a definire il « senso » delle pa­

role pare invece che aderisca alla teoria « operazionale »,

cosi come la troviamo ora formulata da Wittgenstein e dal­

la scuola di Oxford: « Il senso della parola non è un con­

cetto logico, scientifico, di cui possiamo renderei conto, ma si sviluppa nell'uso concreto; esso è un concetto psicolo­

gico » (p. 3 5). Se si vuoi vedere la posizione psicologis tic a di Gombocz non solo nei suoi limiti d'impostazione gene­

rale, ma anche in rapporto a una verifica prospettica, si può dire che nella sua sistematica si trovano anticipate le due ipotesi principali, quella analitica e quella operaziona­

le (o contestuale), che ancora oggi dividono il campo degli studi semantici, e tra le quali l'Ullmann, come si avrà occa­

sione di vedere, tenterà una composizione.

Seguono i principi operativi per una classificazione sincronica del materiale semantico. Vengono infatti di­

scussi fenomeni come la polisemia, l'omonimia Ia cui di­

stinzione è valida sul piano dell'analisi descrittiva, mentre i fenomeni si confondono quando si passa alla spiegazione delle cause diacroniche, in quanto « nella pratica non è af­

fatto facile stabilire quando la polisemia sconfina nell'omo­

nimia » (p. 4 1 ). Sempre in una dimensione sincronica l'in­

dividuazione dei sinonimi può avere una giustificazione

s Hjelmslev, Prolegomeno, cit., pp. 47 sgg.

6 The Meoning of Meoning, cit., p. 11.

(22)

Stepben Ullmann e la semantica moderna XXI

logica, ma nella realizzazione concreta, psicologica della lin­

gua ogni singolo contenuto è portatore di sfumature che annullano gli effe t ti di processi diacronici di convergenza tra significati. La distinzione tra nomi propri e nomi comu­

ni ci porta, sempre sul piano sincronico, al limite della semantica, in quanto il nome proprio può essere consi­

derato come una parola senza significato, in quanto serve a designare e distinguere individui e non concetti. Ricor­

rendo alla nota distinzione compiuta da Stuart Mill tra nomi connotativi, come quelli che designano un oggetto con incluso un attributo, e nomi non-connotativi, come quelli che designano un oggetto o un attributo, Gombocz definisce i nomi propri senz'altro come non-connotativi, in quanto la loro funzione non è quella di significare, bensi quella semplicemente di identificare. Diversa appare però la situazione all'indagine diacronica, in quanto all'origine molti nomi propri istituivano una connessione tra l'indi­

viduo e altri esseri : per es., col gruppo totemistico, con l'avo, col totem individuale, con potenze invisibili che proteggono il portatore del nome, ecc. Questa motivazione estrinseca si venne via via perdendo e ai nomi propri ri­

mase solo la funzione identificatrice. Si può assistere dia­

cronicamente a due processi divergenti secondo i quali da un lato si ha la perdita di significato di parole comuni che diventano nomi propri, mentre dall'altro si assiste al­

l'acquisizione di significato da parte di nomi propri che passano con ciò alla classe delle parole comuni (vd. a tal proposito il piu completo studio di quest'ultimo processo di B. Migliorini, Da/ nome proprio al nome comune, Gine­

vra, 1927 ) .

I capitoli che seguono riguardano tutti l a diacronia se­

mantica e contengono descritte le leggi di trasformazione dei significati cosi come sono state consegnate alla lin­

guistica moderna da tutta una tradizione che va da Aristo­

tele alla formulazione neogrammatica di Michel Bréal.

(23)

XXII Luigi Rosiello

La novità del trattato di Gombocz è rappresentata dal­

l'esigenza di fornire una classificazione sistematica ed esau­

riente dei cambiamenti di significato.

Il quarto capitolo, La classificazione dei cambiamenti di significato, contiene un esame storico e critico delle teorie dei mutamenti semantici che si sono avute dall'anti­

chità ai tempi moderni: vengono infatti considerate quel­

le di Aristotele, di Quintiliano, del Rinascimento, di Vico fino a giungere a quelle della fine del secolo scorso. Il Darmesteter e il Bréal esauriscono in uno schema quadri­

partito tutta la classificazione dei mutamenti di significa­

to: l . restrizione di significato ( trasposizione dal genere alla specie), 2 . ampliamento di significato ( trasposizione dalla specie al genere), 3 . metafora ( trasposizione per somi­

glianza), 4 . metonimia ( trasposizione per connessione spa­

zio-temporale). Hermann Paul, il teorico della scuola neo­

grammatica, si attiene sostanzialmente a questo schema, ma vi aggiunge alcune considerazioni circa le cause dei muta­

menti, che sono riconducibili alla distinzione tra un « si­

gnificato usuale >) e un « significato occasionale >) ( usuelle tmd okkasionelle Bedeutung): ogni vero mutamento se­

mantico si riduce in ultima analisi a una stabilizzazione del significato occasionale: ciò che dapprima era singolare, momentaneo diviene via via generale e usuale. In rela­

zione al rapporto significato usuale - significato occasio­

nale, il Paul distingue tre fondamentali tipi di cambia­

menti semantici: l. restrizione di senso (la sfera del signi­

ficatQ .si restringe e il contenuto si arricchisce), 2. amplia­

mento di senso ( la sfera del significato si estende e il con­

tenuto si impoverisce), 3 . trasferimento avvenuto in se­

guito a una connessione spazio-temporale. Nei confronti di questi tipi di classificazione puramente logica A. Meil­

let fa valere le motivazioni storico-sociologiche che si possono individuare nei cambiamenti semantici e in par­

ticolare nei processi di ampliamento e restringimento di

(24)

Stepben Ullmann e la semantica moderna XXIII significati, che possono essere ricondotti al passaggio di una parola da una sfera sociale ristretta ad una piu ampia o viceversa. Ma ciò non soddisfa Gombocz il quale cri­

tica come unilaterale la posizione del Meillet, in quanto non considera l'aspetto psicologico dei fatti semantici e individua nell'opera del Wundt il primo tentativo di clas­

sificazione dei cambiamenti di significato condotto su basi psicologiche e fondato sulle leggi delle associazioni di idee. Su tali basi egli distingue quattro tipi di cambiamen­

ti semantici : l. cambiamenti di tipo assimilativo (per somiglianza di contenuto), 2 . cambiamenti di tipo com­

plicativo (per somiglianza di sfumature), 3 . reazioni senti­

mentali ai cambiamenti, 4. condensazione associativa di significati. A questa classificazione del Wundt il Gombocz muove una critica di fondo, individuando in essa l'erro­

nea identificazione di significato con contenuto concettuale di una parola, in base alla quale il cambiamento seman­

tico viene inteso non come mutamento di « segno », bensi come mutamento di concetto. Egli invece che, come s'è visto, parte da una concezione del « segno » come recipro­

co rapporto tra significante e significato, è in grado di classificare i cambiamenti semantici in uno schema che possiamo dire funzionale.

Il quinto capitolo, Il sistema dei cambiamenti di signi­

ficato, contiene un'analisi dei modi in cui psicologicamen­

te e linguisticamente avvengono tali mutamenti e si con­

clude con lo schema dei tipi di trasferimenti semantici, che saranno specificati ed esemplificati nei capitoli seguen­

ti. Un primo importante riconoscimento è « che il muta­

mento fonetico e quello semantico sono procedimenti in­

dipendenti. Può cambiare la forma fonetica della parola e il significato rimanere costante; può cambiare il signifi­

cato della parola pur non mutando la forma fonetica.

Infine può cambiare contemporaneamente sia la forma fo­

netica sia il significato della parola senza che l'un pro-

(25)

XXIV Luigi Rosiello

cedimento interferisca nell'altro » (p. 63 ). È qui impli­

cito il principio della linguistica moderna che afferma l' au­

tonomia delle diverse strutture in cui sono organizzate ri­

spettivamente la sostanza fonica da un lato e la sostanza concettuale dall'altro. Resterebbe tuttavia d'approfondire il problema riguardante il mutamento del rapporto segnico allorché intervienè un qualsiasi mutamento in uno dei due termini del rapporto stesso; ma evidentemente Gombocz non poteva possedere gli strumenti metodologici adatti per trarre tutte le conclusioni in senso strutturale dalla postu­

lata teoria funzionale del segno. Dall'affermazione piu sopra citata viene comunque chiarita ulteriormente la sua posizione: la semantica riguarda lo studio delle associa­

zioni psichiche che, nei mutamenti provocati nell'organiz­

zazione dei concetti, investono una sfera di fenomeni, di na­

tura sostanziale, autonoma dalla struttura fonologica della lingua. Infatti è detto testualmente che il cambiamento di significato è « un manifestarsi linguistico, esteriore del­

le leggi dell'associazione delle immagini » (p. 64 ); in tale affermazione i due piani, quello semantico e quello lingui­

stico, sono consapevolmente tenuti distinti, anche se il pri­

mo è identificato unilateralmente coi meccanismi associa­

zionistici del cervello e il secondo non viene specifica­

mente definito.

Tenendo presente la distinzione tra i due termini del rapporto segnico, che il Gombocz denomina rispettivamen­

te nome (forma fonica della parola) e senso ( immagine concettuale), ogni mutamento di significato può venir descritto cosf: il nome n divenne, nel corso del suo svi­

luppo, il segno costante dell'associazione non solo con x,

ma anche con l'immagine y; il processo quindi può essere formulizzato in questi termini:

nx > nxy > ny

(26)

Stephen Ullmann e la semantica moderna xxv

Ogni mutamento semantico rientra in uno di questi due tipi:

l. trasferimento di nome da un senso all'altro:

v---x

-1, l

l " l

l " l

l " l

l " l

l " l

l "l

[n,] n

2. trasferimento di senso da un nome all'altro:

[y] x

l" l

l " l

l " l

l " l

l " l

l " l

l �l

n,---n

Il trasferimento di nome viene reso possibile dall'associa­

zione delle immagini concettuali, mentre il trasferimento di senso viene reso possibile dall'associazione delle imma­

gini fonetiche. Dato che il nesso associativo in ambedue i casi si fonda o sulla somiglianza o sulla contiguità, pos­

sono essere distinti quattro tipi principali di mutamenti semantici:

l . trasferimento di nome in base alla somiglianza tra i sensi.

2 . trasferimento di nome in base all'associazione contattuale tra i sensi.

(27)

XXVI Luigi Rosiello 3. trasferimento di senso m base alla somiglianza tra i nomi.

4. trasferimento di senso m base alle connessioni sintagmatiche tra i nomi.

Questa è la classificazione funzionale che Gotnbocz ci ha dato dei cambiamenti semantici riscontrabili sulla linea di un'indagine diacronica. Gli altri quattro capitoli che seguono, cioè il sesto il settimo l'ottavo e il nono, sono rispettivamente intitolati ai quattro tipi di trasferimenti semantici piu sopra schematizzati e contengono la descri­

zione e l'esemplificazione dei modi in cui nel tempo si attuano le trasformazioni semantiche.

Il trasferimento di nome compiuto per un'associazione di somiglianza tra immagini oggettive si può presentare in due modi: se due immagini oggettive hanno elementi co­

muni si ha allora una somiglianza di contenuto; se due immagini oggettive non hanno elementi in comune, ma esiste una parentela di sfumature, si ha una somiglianza di sfumature. Il primo processo, secondo la terminologia di Wundt, realizza un mutamento assimilativo, il secondo un cambiamento complicativo. Il cambiamento assimilativo è il dominio incontrastato della metafora, che si attua il piu delle volte nella forma: nx > nxy, vale a dire nel caso in cui il precedente significato continua a vivere accanto al nuovo (come avviene, ad es., nella metafora poetica);

ma diacronicamente il processo può anche e sovente esau­

rirsi fino a giungere allo stadio ny, cioè alla completa scomparsa del vecchio significato che viene totalmente so­

stituito dal nuovo. La causa piu frequente del cambiamen­

to è determinata dal mutamento dell'oggetto denominato:

col passare del tempo gli oggetti, le istituzioni, i costu­

mi cambiano, ma la vecchia denominazione rimane, pur mutando il suo nesso segnico : è il caso del termine penna (ungh. toll), che significava dapprima solo la penna del­

l'uccello, poi, mantenendo sempre tale significato, è venuto

(28)

Stephen Ullmann e la semantica moderna XXVII

a significare l'oggetto con cui si scrive ed ha mantenuto tale significato anche quando tale oggetto è mutato con l'invenzione e l'uso della penna d'acciaio. Un'altra causa di trasferimenti metaforici è il confondersi linguistico di sfere sociali ristrette in ambiti di uso piu ampi: la lingua quotidiana è ricca di termini che hanno ampliato la propria sfera d'impiego ed hanno impoverito il contenuto, che è di­

venuto generico e poco caratterizzante. « Per quanto siano istruttivi dal punto di vista storico-culturale i cambiamenti di significato assimilativi, non possono tuttavia stare alla pari, per ciò che riguarda il valore psicologico, con l'altra forma principale di trasferimenti fondati sulla somiglianza, che è il cambiamento complicativo di significato » (p. 8 1 ). Particolarmente rilevante tra questi tipi di trasferimenti è la metafora sinestetica o sinestesia, vale a dire il passag­

gio di un termine dalla designazione di una certa sfera delle nostre sensazioni a quella di un'altra sfera sensoriale.

Gli esempi possono essere tratti sia dal linguaggio comu­

ne ( tatto > udito: t'oce dura; tatto > vista: colori caldi, freddi; gusto > olfatto: odore dolce; gusto > udito: voce amara; gusto > vista: colori dolci; vista > udito: voce scura, chiara; ecc.) sia dal linguaggio poetico, in particola­

re della poesia romantica e simbolista (si ricordi di Gau­

tier, Contralto. Synphonie en blanc majeur, il sonetto di Baudelaire, Correspondances, quello di Rimbaud, Les voyelles, ecc.);. Si fa rientrare in questo tipo di trasfe­

rimenti complicativi anche il passaggio di una parola da un significato sensoriale a un significato che investe la

sfera dei sentimenti, dei giudizi morali, ecc., che l'Ullmann denominerà piu propriamente « pseudo-sinestesia ».

La base dei trasferimenti di nome può essere anche l'associazione contattuale di idee contigue che si presen­

tano contemporaneamente alla coscienza del parlante o in

7 Ci perrncniamo rin\"iare a L. Rosidlo, Le sinl!stesie 11ell'opera poe­

tica di Montale, in <<Rendiconti», fase. 7, maggio 1963, pp. 3-21.

(29)

XXVIII Luigi Rosiello

successione in tipi di nessi sintattici. La contiguità tempo­

rale o spaziale di determinati sensi permette il passaggio di un nome da un senso all'altro: sono questi i fenomeni che la terminologia della retorica chiama metonimia, si­

neddoche, ecc. Un tipico esempio è rappresentato dai ter­

mini: greco y).wa-rra., latino lingua, finnico kieli, turco ti!, ecc., che possiedono i due significati di « lingua » in senso anatomico e di « idioma »; ma il trasferimento, seppur con sfumature diverse, è avvenuto anche in quelle lingue che possiedono due diverse denominazioni, come il tede­

sco (Zunge e Sprache) e l'inglese (tongue e language ).

I trasferimenti di senso che avvengono per somiglianza di nomi subiscono l'azione del contagio fonetico. Ma, av­

verte Gombocz che non prende in considerazione il caso limitato ma significativo dell'etimologia popolare, questi cambiamenti sono sporadici e in una certa misura determi­

nati dal fraintendimento delle parole. Riportiamo un solo esempio: l'ungherese iratos ( < ir « scrivere, disegnare ») significa « variopinto »; è chiaro che sotto l'influsso della parola ir « balsamo » Stefano Barsony scrive iratos illatok nel senso di « odori balsamici ».

Il significato della parola viene in parte determinato dalle connessioni in cui il nome è posto nella frase; ciò viene a creare dei nessi sintattici frequenti e costanti che sono le condizioni di trasferimenti di senso da un nome all'altro, in quanto un determinato elemento significativo della frase assume olofrasticamente o per ellissi il senso di un altro o di altri elementi che vengono a perdere la propria funzione significativa rispetto al senso che ave­

vano in origine. Il caso piu frequente si riscontra nei nessi attributivi, in cui può essere l'attributo ad assume­

re il contenuto della parola determinata (citiamo il famo­

so esempio del lat. jecur ficatum, nome di una pietanza costituita di fegato d'oca ingrassata con i fichi: si è avuta l'ellissi del determinato jecur il cui significato è stato as-

(30)

Stephen Ullmann e la semantica moderna XXIX

sunto dal determinante ficatum > i t. fegato), oppure il passaggio può aversi per la caduta dell'attributo il cui signi­

ficato viene assunto dal termine determinato. Possono presentarsi altri casi in cui è il verbo ad assumere il signi­

ficato del proprio oggetto piu frequente, oppure il sog­

getto che ingloba anche il significato del predicato, ecc.

Con ciò termina il trattato di semantica del Gombocz, in cui si può, riassumendo, riscontrare l'incrociarsi di varie esperienze metodologiche e culturali: l'associazionismo psi­

cologistico d'origine positivistica, la teoria saussuriana del segno, l'insorgenza di esigenze storicistiche e idealistiche ed anche il sociologismo della scuola francese (Meillet).

Ma ciò che caratterizza originalmente l'opera di Gombocz

è la sua esigenza Ji fornire un quadro sistematico di sche­

mi classificatori in cui possano trovare la loro giusta col­

locazione sia i tropi della vecchia retorica sia i risultati della recente semantica storica. Il fatto poi che tale schema venga applicato in larga misura a lingue non indo-euro­

pee, come l'ungherese, il finlandese e il turco, è una con­

ferma della validità in senso pancronico delle leggi della trasformazione semantica.

* * *

Come s'è già detto, questo schema rappresenta il lon­

tano modello della sistematica semantica che l'Ullmann ha elaborato nel suo volume teorico, The Principles of Se­

mantics; esso tuttavia ha subito un'opera di decantazione da tutti gli elementi spuri, come ad es. l'associazionismo psicologistico, che sono presenti nell'impostazione genera­

le di Gombocz, ma s'è anche arricchito sia nei suoi fon­

damenti teorici, sia nella sua duttilità operativa. La base di partenza è l'impostazione saussuriana, confermata, per ciò che pertiene specificamente alla teoria del segno, dalla concezione « analitica » di Ogden e Richards riassunta schematicamente nella famosa rappresentazione triangolare

(31)

xxx Luigi Rosiello

degli elementi costitutivi della semiosi. Da Saussure, da Ogden e Richards parte anche la classificazione dei cam­

biamenti di senso di G. Stern (Meaning and Change of Meaning, Goteborg, 1 9 31 ), che Ullmann utilizza per indi­

viduare due grandi tipi modali di processi semantici, già impliciti, del resto, nella trattazione di Gombocz: a) cam­

biamenti dovuti a conservatorismo linguistico, b ) cambia­

menti dovuti a innovazione linguistica. Il primo tipo di cambiamenti riguarda fenomeni di trasformazione che av­

vengono nella realtà referenziale esterna al sistema lingui­

stico e di fronte ai quali il sistema linguistico mantiene i propri rapporti strutturali, mentre il secondo tipo di cam­

biamenti trova le sue motivazioni nel mutare di certi rap­

porti interni alla lingua, senza che con ciò si escluda una concomitante trasformazione dell'elemento referen­

ziale esterno. Questa distinzione di capitale importanza in­

troduce nello studio semantico una dimensione struttura­

le, in quanto elimina ogni possibile equivoco metodolo­

gico nell'attribuzione delle cause dei mutamenti semantici a fattori esterni al sistema linguistico, equivoco che, ad es., esisteva nelle ricerche dell'indirizzo « Worter und Sachen >> , da molti erroneamente inteso come un metodo d'indagine semantica.

Tale impostazione tendenzialmente strutturale permet­

te all'Ullmann di recuperare lo schema di classificazione del Gombocz inserendolo nel quadro dinamico della ricer­

ca funzionale articolata nei due momenti fondamentali:

descrizione sincronica della struttura dei rapporti segnici, spiegazione diacronica dei mutamenti avvenuti in tale struttura. Infatti sul piano sincronico si possono avere:

l ) associazioni tra i sensi: a) per somiglianza, b) per con­

tiguiià; 2 . associazioni tra i nomi: a) per somiglianza, b ) per contiguità. Accettando come base il piano delle rela­

zioni « a�sociative » di Saussure e lo schema analitico di Ogden e Richards si è reso possibile introdurre nello stu-

(32)

Stephen Ullmann e la semanlica moderna XXXI

dio dei cambiamenti semantici la dimensione sincronica che viene a costituirsi come il fondamento sistematico dell'ana­

lisi semantica. Ma lo studio sincronico-descrittivo deve an­

che render conto dei rapporti semantici complessi che ven­

gono a determinare un intrecciarsi di relazioni che l'Ull­

mann chiama multiple meaning (intendendo sempre mea­

ning come il rapporto segnico tra il significante e il signifi­

cato, tra il nome e il senso). Ciò si produce in due modi: l.

un solo senso può avere piu nomi ( sinonimia); 2 . un solo nome può avere piu sensi; in questo secondo caso possono distinguersi ulteriormente tre possibilità: a) diversi aspetti di un senso (cambiamenti in applicazione); b) diversi sensi di una parola (polisemia); c) diverse parole con forma iden­

tica ( omonimia). Sia la polisemia sia l'omonimia possono dar luogo a situazioni patologiche della comunicazione, a sanare le quali i mezzi propri della lingua sono stati messi in evidenza dallo Gilliéron e dalla geografia linguistica.

Come si sa, uno dei problemi lasciati aperti al pensiero linguistico posteriore da Saussure è quello del rapporto integrativo tra l'indagine sincronica che coglie la lingua nel momento della sua sistematicità e quella diacronica che si applica alla dinamicità storica dei fatti linguistici. Men­

tre sul piano della linguistica geografica è stato merito del Wartburg aver mostrato, nell'analisi storica di un con­

flitto omonimico, la complementarità dei due metodi, sincronico e diacronico, in semantica il superamento del­

l'antinomia saussuriana è dovuta alla teoria strutturale dei

« campi linguistici >� (o lessicali, o semantici) elaborata da J. Trier (Der deutsche W ortschatz i m Sinnbezirk d es V er­

standes, Heidelberg, 1 9 31 ) e dalla sua scuola. I campi lin­

guistici, che sviluppano un'intuizione saussuriana, sono dei settori concettuali organizzati in sistemi in cui ogni ele­

mento lessicale è reciprocamente condizionato dagli altri e acquista valore dalla posizione che ha nella struttura d'in­

sieme. La storia del campo semantico consiste nella com-

(33)

XXXII Luigi Rosiello

parazione successiva di stati sincromc1, da cui risultano accertate e spiegate le modificazioni avvenute nell'ambito dei rapporti tra i singoli elementi del sistema. Queste nuove prospettive metodologiche sperimentate nell'ambito degli studi lessicologici offrono la possibilità di passare da una considerazione sincronica a una interpretazione diacro­

nica dei fatti di trasformazione semantica.

Ma la teoria dei campi semantici, trascorso il periodo di entusiastica adesione ad essa, ha rivelato i suoi limiti consistenti soprattutto nel fatto che la sua sfera di appli­

cazione empirica è ristretta a limitati settori del lessico già strutturati di fatto e non può essere estesa a tutto il patrimonio lessicale di una lingua. Si deve pertanto ricor­

rere ad altri criteri d'intervento metodologico per spiega­

re strutturalmente determinati mutamenti avvenuti sulla linea del rapporto segnico tra significante e significato.

Questa è la ragione per cui l'Ullmann accetta la classifica­

zione dei cambiamenti semantici proposta dal suo maestro budapestino, fondandola, come s'è visto, sulla sincronia e integrandola in modo da renderla piu duttilmente aderen­

te alle esigenze della ricerca storica. Infatti i trasferimenti di nomi (per somiglianza o per contiguità tra i sensi) e i trasferimenti di sensi (per somiglianza o per contiguità tra i nomi) sono singolarmente rapportabili a determinate sfe­

re associative all'interno delle quali sono individuabili le condizioni che consentono e producono i fenomeni di varia­

bilità semantica storicamente attestati. La classificazione che ne risulta può essere quindi a buon diritto denominata

« classificazione funzionale » dei cambiamenti semantici;

essa si discosta notevolmente dall'impostazione psicologi­

stica di Gombocz, anche se vi aderisce quasi completa­

mente nella formulazione tecnica. Ma un piu sottile esame dei fatti storici condotto con maggior aderenza alle possi­

bilità associative sincroniche ha indotto l'Ullmann ad ar­

ricchire lo schema quadripartito, ricevuto da Gombocz, di

(34)

Stephen Ullmann e la semantica moderna XXXIII

un quinto tipo di trasferimenti semantici, i trasferimenti compositi, comprendente tutti quei fenomeni in cui si os­

serva il complesso intrecciarsi e sovrapporsi di processi tra­

sformativi semplici. I trasferimenti compositi, possono es­

sere di tre tipi: a) trasferimenti compositi di nome i quali possono avvenire per somiglianza e contemporaneamente per contiguità di sensi (es., lat. anxius derivato da angere

(( soffocare » ); b) trasferimenti compositi di senso i quali possono rappresentare una convergenza di nomi per somi­

glianza e per contiguità (es., lo sviluppo di convergenza semantica dei verbi tedeschi hegen e pflegen); c) trasferi­

menti di nome e di senso, di cui si hanno quattro possibili­

tà teoriche: l . per somiglianza di nomi e somiglianza di sensi (es., fr. indésiderable, calco e poi ellissi dell'ingl. un­

desiderable alien) ; 2 . per somiglianza di nomi e contiguità di sensi (es., ingl. belfry che dal significato originario di

« torre mobile usata negli assedi » passa a quello moderno di « campanile » per influenza di bell « campana » estraneo all'etimo); 3 . per contiguità di nomi e somiglianza di sensi (es., esisteva in latino il sintagma fisso equites peditesque;

quando equites divenne il nome di una classe sociale, i

« cavalieri », la sua influenza analogica, fondata su un'as­

sociazione sintagmatica, agi su pedites che venne a signi­

ficare antonimicamente « uomini comuni, cittadini co­

muni » ); 4. per contiguità di nomi e contiguità di sensi (es., un Bordeaux in cui compare un doppio processo me­

tonimico: « un bicchiere o una bottiglia di vino » [ il con­

tenente per il contenuto ] , « un vino di Bordeaux » [ il luo­

go per il prodotto] ).

La complessità e la varietà associative dei processi semantici non consentono la formulazione di leggi fisse e ineccepibili di natura sostanziale, in quanto, come s'è piu volte rilevato, l'oggetto dell'indagine semantica è per defi­

nizione il rapporto funzionale tra il piano del significante

e quello del significato. Il concetto di legge semantica deve

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