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Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni

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UNIVERSITÁ DI PISA SCUOLA DI INGEGNERIA

Dipartimento di Ingegneria dell’Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni

Corso di Laurea in Ingegneria Edile – Architettura

Tesi di Laurea Magistrale

R IGENERAZIONE URBANA DELL ' AREA DEGLI E X M ACELLI

P IOMBINO (LI)

A PPLICAZIONE DELLA METODOLOGIA DI A NALISI M ULTICRITERIO

Relatori: Candidata:

Prof.ssa Arch. Luisa Santini Sara Bellucci Prof.ssa Arch. Caterina Calvani

Anno Accademico 2019/2020

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alla mia Nonna... ♥

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Sommario

- 1 - Introduzione ………...

- 2 - Il contesto in cui si inserisce l’intervento: Piombino ……….

• 2.1 Analisi Storica ……….

• 2.2 Analisi Sociale ………..

• 2.3 Analisi Turistica ………...

• 2.4 Analisi Urbanistica ………..

• 2.5 Area d’intervento ……….

• 2.6 Criticità e Potenzialità ……….

- 3 - L’Analisi Multicriterio (AMC) ………...

• 3.1 Analisi Multicriterio ………..

• 3.2 Sintesi Metodologica ……….………..

- 4 - Le Alternative proposte ………...

• 4.1 Il Masterplan ……….………...

• 4.2 Le Proposte Progettuali ……….…….…...

- 5 - Applicazione dell’Analisi Multicriterio ………..

• 5.1 I Criteri di Valutazione ………..………...

• 5.2 Attori e pesatura dei Criteri ………...

• 5.3 Analisi dei risultati ………..

- 6 - Conclusioni ………...

- 7 - Appendice ……….

- 8 - Indice degli Elaborati Grafici ………..

- 9 - Bibliografia e Sitografia ………...

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䤀 渀 琀 爀 漀 搀 甀 稀 椀 漀 渀 攀

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Introduzione

In questa tesi viene preso in esame uno degli Ambiti di Intervento indicati dal Piano Particolareggiato della Costa Urbana del Comune di Piombino (LI), quello degli Ex-Macelli della città, per il quale viene prevista la realizzazione di una struttura turistica ricettiva, con lo scopo di trovare una soluzione combinata di alloggi e servizi che risponda alle esigenze della città e dei turisti. Dopo una breve analisi storica, sociale e normativa ed un excursus su quello che è il turismo nella città, si analizzano le criticità e le potenzialità che l’area di studio presenta e come esse possano essere rispettivamente mitigate e valorizzate da un intervento ad hoc.

Le soluzioni progettuali proposte sono cinque:

• un turismo accessibile indirizzato principalmente ai meno giovani,

• una cittadella del biologico con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale,

• una sistemazione di lusso anche a scopo convegnistico,

• un campeggio pensato completamente a misura di bambino,

• un parco dello sport con attrezzature varie di alto livello.

Per dare un ordinamento alle alternative si ricorre alla tecnica dell’Analisi Multicriterio (AMC), nella

quale, tramite la valutazione di diversi criteri di ordine quantitativo e qualitativo e attraverso la

pesatura di tali criteri da parte di diversi attori (che nel caso in esame sono il cittadino,

l’amministrazione comunale, il turista, l’imprenditore e l’ambientalista), è possibile mettere in luce le

qualità e le problematiche di ogni proposta progettuale, permettendo così di trovare una soluzione,

in questo caso derivante dall’unione di due proposte, che risponda alla maggior parte delle

esigenze e che bilanci i punti di forza e di debolezza in modo da ottimizzare le prestazioni del

complesso.

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Il contesto in cui si inserisce l’intervento: Piombino

Piombino è un comune della provincia di Livorno, in Toscana, situato nel tratto sud della costa tirrenica, di fronte all'isola d'Elba. Essa sorge all’estremità meridionale dell'omonimo promontorio, adagiata tra due lievi alture, costituite dal Monte Massocello (a ovest) e dal Monte Vento (più comunemente noto come La Tolla, ad est).

Sin dai primi anni del Novecento la sua è una realtà prettamente industriale e soltanto negli ultimi tempi è stata rivalutata dal punto di vista turistico.

2.1 ANALISI STORICA

2.1.1 LA FONDAZIONE DELLA CITTA’

Le prime informazioni certe sugli avvenimenti che hanno portato alla formazione della città si hanno a partire dal IX secolo dC: prima di tale data, infatti, l’unico insediamento nel territorio si trovava a nord del promontorio, sull’attuale Monte Massoncello, e risaliva addirittura ai tempi degli Etruschi. Si trattava infatti della città portuale più importante della Dodecapoli

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etrusca, Populonia, che venne poi romanizzata e successivamente quasi abbandonata in seguito alle invasioni barbariche del IV secolo. Nei primi secoli del Medioevo Populonia, che nonostante non fosse più la gloriosa cittadina che era ai tempi etruschi aveva ancora una certa importanza ed era sede della diocesi

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, subì una serie di saccheggi ad opera dei Goti, dei Longobardi e degli Orobiti

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; in particolare, nell’anno 809 dC, ci fu un’incursione che distrusse la cittadina, in seguito alla quale sembra che i pochi abitanti rimasti trovarono rifugio verso sud, nei pressi di Porto Falesia

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,

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La dodecapoli etrusca è l'insieme di dodici città-Stato etrusche che, secondo la tradizione, costituirono in Etruria (Toscana/Lazio) una potente alleanza di carattere economico, religioso e militare. Esse sono: Arezzo, Cerveteri, Chiusi, Orvieto, Roselle, Tarquinia, Veio, Vetulonia, Vipsl, Volterra, Vulci e, appunto, Populonia.

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famoso, a questo proposito, è il Vescovo San Cerbone, che dovette fuggire all’Isola d’Elba e sulla cui storia è nata una suggestiva leggenda che ancora si racconta nelle scuole.

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gli Orobiti erano pirati di origine slava che vivevano sui monti del Peloponneso

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Porto Falesia corrisponde all’attuale porto principale della città ed era l’allora scalo del ferro proveniente dalle miniere elbane.

Sembra che i profughi di Populonia abbiano trovato nella zona tarde sopravvivenze di Goti; ciò spiegherebbe, tra le altre cose, il

toponimo gotico Tolla attribuito alla collina sovrastante il porto, l’attuale Monte Vento.

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mettendo le prime radici di quella che in futuro sarebbe diventata la città di Piombino. La storia ci è stata tramandata incompleta perciò non si può stabilire con certezza se queste sono state le vere vicende legate alla nascita del borgo, ma a sostegno di questa tesi vi è l’assonanza dei nomi delle due città: sembra infatti che il nome “Piombino” derivi da “Populino”, ossia “Piccola Populonia” . 2.1.2 IL MEDIOEVO

Nell'XI secolo sul promontorio di Piombino erano presenti tre realtà diverse: a nord i resti della città di Populonia e il ricco monastero di San Quirico appartenente all'ordine benedettino, a sud la Rocchetta

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e il monastero di San Giustiniano di Falesia

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, fondato nel 1022 dai primi membri della famiglia dei Conti della Gherardesca, anch'esso benedettino, e ad est lo scalo del Porto Falesia.

La presenza combinata del monastero e dell’ area portuale fece sì che venisse favorita sia l’attività di pescatori, commercianti e naviganti, sia quella legata alle coltivazioni e ai rapporti con l’entroterra, cosa che favorì molto la nascita di una comunità. Nonostante fosse un centro molto limitato, l’importanza strategica di Piombino, dovuta anche alla sua posizione, venne presto alla luce: infatti risultava essere difficilmente attaccabile dal mare per le sue coste alte e rocciose e difficilmente raggiungibile via terra per la presenza di specchi di acqua

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piuttosto estesi alle spalle del promontorio; inoltre la città era cinta da mura, dove si aprivano due porte: la Porta a Mare (oggi distrutta) e la Porta a Terra, (tutt'ora esistente ed inglobata nella struttura del Torrione e Rivellino).

Tali caratteristiche suscitarono ben presto l’interesse di Pisa

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, che nel 1114 acquisì parte del Monastero di san Giustiniano e successivamente sancì una forma di protettorato sul borgo, che lo rese il secondo principale attracco della repubblica ma che comunque gli permise di mantenersi una certa indipendenza; infatti verso la metà del XII secolo la cittadina si trasformò in libero Comune con proprie istituzioni e regolamentazioni, mantenendo le sue reti di traffici di ferro dall’Isola d’Elba, sale e grano dalle coste e campagne appena fuori il confine cittadino

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.

Verso la fine del XIII secolo Piombino visse un periodo di difficoltà interne, dovute principalmente alla crisi e alla successiva decadenza di Pisa, per cui con il graduale scioglimento dal controllo pisano e la lenta definizione in città di indipendenze a livello politico ed economico insorsero

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l’attuale Piazza Bovio

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non è localizzato con certezza ma si pensa che si trovasse nei pressi dell’attuale Castello di Piombino

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a nord c’era il lago di Rimigliano, che occupava una vasta area confinante con quella che oggi è la strada della Principessa, ed a sud lo stagno di Falesia, nei pressi dell’ultimo tratto del fiume Cornia.

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la città di Pisa in quegli anni stava conoscendo una forte espansione territoriale e commerciale come Repubblica Marinara (1050-1400)

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due eventi degni di nota in quegli anni sono la costruzione dei Canali di Marina del 1248, ad opera di Ugolino Arsopachi, e la

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violente lotte per la supremazia; queste venivano arginate temporaneamente dalla concessione di privilegi al borgo da parte di Pisa ma inevitabilmente si riacutizzavano dopo pochi anni.

2.1.3 LA SIGNORIA E IL PRINCIPATO DI PIOMBINO

Una notevole svolta, che segno la storia della città per i secoli successivi, avvenne nel 1399, quando Gherardo d’Appiano, il nuovo signore di Pisa, cedette il dominio della Repubblica Marinara a Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, tenendo invece per sé il promontorio di Piombino e parte della Maremma: nacque così la Signoria di Piombino, con il dominio degli Appiani che sarebbe durato per quasi 250 anni (fino al terzo decennio del XVII secolo).

Da quel momento Piombino divenne uno staterello indipendente, elevato a principato poi nel 1594 dall'imperatore Rodolfo II. Le sue vicende sono collegate a quelle delle famiglie che lo possedettero, ma per la sua posizione, a guardia del canale che lo separa dall'isola d'Elba, e anche per la ricchezza delle sue risorse (il ferro, prima di tutto), fu insidiato più volte da potenti italiani e stranieri, che ne ambirono il domino, approfittando anche di discordie per la successione tra i componenti della stessa famiglia dominante.

Durante tutto il 1400 gli Appiani consolidarono il loro territorio ed allargarono sempre di più i confini, ottenendo addirittura, nel 1442, il controllo delle isole di Pianosa, Montecristo ed Elba. In quegli stessi anni edificarono il Palazzo Comunale ed il Palazzo Appiani

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, la loro residenza a Piombino nella Piazzerella (ossia l’attuale piazza Bovio). Dal punto di vista politico, l’amministrazione si articolava sulla presenza di Uffici Maggiori e Uffici Minori, che garantivano un’ampia gestione del potere tramite un’alternanza delle cariche, anche se comunque la classe dirigente presto si evolse verso un’oligarchia che la portò verso l’emancipazione dall’autorità signorile e creò uno sviluppo verso le campagne con attività rurali e di allevamento

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. Nel XV secolo comunque la città conobbe il suo massimo sviluppo artistico e gli anni più brillanti della signoria Appiani: risalgono infatti a questo periodo l’ospedale della S.S Trinità

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, il complesso della Cittadella

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e il Chiostro di S.

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tali edifici, nonostante abbiano subito alcune modifiche e innumerevoli restauri nel corso dei secoli, sono tuttora presenti e facilmente riconoscibili in città ed ospitano funzioni pubbliche importanti, come gli uffici Comunali, il Centro di Biologia Marina e il Museo del Mare

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questo anche a causa della resa di Pisa a Firenze nel 1409, che portò all’esclusione di Piombino dalle rotte commerciali fiorentine, e del crescente problema della pirateria sulle coste.

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l’Ospedale Vecchio, posto sopra il Porticciolo di Marina e rimasto in attività fino agli anni 70 del novecento, poi dismesso.

Adesso al suo interno sono stati realizzati appartamenti di lusso.

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La Cittadella fu fatta edificare tra 1465 e il 1470 all’estremo ovest della città da Iacopo III Appiani, che volle la sua residenza

nel punto più alto e panoramico. Questa si componeva di diversi elementi, racchiusi all’esterno da una serie di fortificazioni che

la rendevano una città nella città, da cui il nome: il palazzo signorile (andato distrutto negli anni 50 del novecento per far spazio

alla villa di un importante imprenditore), la cappella di famiglia e la cisterna, costruiti, in stile rinascimentale, dall’architetto e

scultore fiorentino Andrea Guardi (il complesso prevedeva anche un loggiato per le rappresentazioni teatrali, mai realizzato).

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Antimo. Ora più che mai Piombino continuava ad essere oggetto dell’interesse degli altri Stati italiani e stranieri ed erano molto frequenti casi di assedio e occupazione, tanto che, nel corso del XVI secolo si rese necessario l’ampliamento dell’organizzazione difensiva e delle strutture militari della città. Già nel 1447, per volontà di Rinaldo Orsini, marito di Caterina Appiani, era stato costruito il Rivellino

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, una struttura semicircolare preceduta da un’area quadrilatera che andava a offrire una maggior difesa al Torrione, ossia la Porta a Terra della città; nel 1553 venne costruita anche la Fortezza Medicea, oggi nota come il Castello

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, nel pressi del vecchio Monastero di San Giustiniano, in posizione sopraelevata e strategica, all’estremo orientale della città.

Seguì un periodo estremamente confuso, a parte durante il governo della principessa Isabella Appiano dal 1611 al 1628, dopo la quale ebbe fine il governo degli Appiani; infatti nonostante alcuni tentativi della famiglia di mantenere il principato, il re di Spagna Filippo IV assunse il controllo dello Stato Piombinese e nel 1634 venne comprato da Niccolò Ludovisi, genero di Isabella, la cui famiglia mantenne il dominio sulla città fino agli inizi del XVIII secolo.

I decenni che seguirono furono molto difficili per la città; la popolazione si ridusse quasi del 90% in seguito alla peste del 1630, all’occupazione francese degli anni 1646-50 e ad altre successive epidemie ed allo stesso tempo vi fu un riassetto della proprietà terriera ma senza innovazioni dal punto di vista tecnico e di utilizzazione del suolo. Solo alla fine del XVII secolo venne data una svolta con il tentativo di creare nuovo impulso ai traffici marittimi ad all’incremento demografico da parte di Giovanbattista Ludovisi, tramite l’Editto di Porto Franco (1677) che offriva agevolazioni fiscali sullo sbarco di merci a Piombino, e l’Editto sugli Ebrei (1695) che favoriva l’immigrazione del popolo ebraico e l’aumento della popolazione. Inoltre fece costruire un secondo scalo portuale dall’altro lato della città

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, presso i Canali (costruiti nel 1248), dove era già presente un approdo che però era sempre rimasto in secondo piano, pur venendo molto utilizzato per i commerci.

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Il Rivellino si rivelò fondamentale ed è divenuto il simbolo della resistenza piombinese all’assedio napoletano del 1448; in quell’occasione le truppe di Napoli vennero fermate e venne impedita la loro marcia verso l’Italia del Nord

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In realtà, le vicende di costruzione del Castello di piombino sono più complicate e si affacciano su di un arco temporale lungo

quasi cinque secoli. Il nucleo originale del Castello risale all’inizio del XII secolo e corrispondeva ad un’area di sepoltura; nel

1235, come riporta un’epigrafe rinvenuta sul posto, venne costruita attorno ad essa una cinta muraria e un’imponente Torre-

porta.. La prima trasformazione importante dal punto di vista difensivo avvenne nel XIV secolo ad opera dei Pisani, che chiusero

la porta originaria e crearono un recinto per le truppe; da questo momento, anche per la sua forma monolitica e tozza, venne

conosciuto come il Cassero Pisano. Nella prima metà del XV, con gli Appiani, venne raddoppiato il volume della struttura e tra il

1502 e il 1504 venne ritoccato da Leonardo da Vinci in persona, quando si occupò del riordinamento delle difese cittadine

(tutt’oggi sono visibili resti delle mura cinquecentesche da lui progettate). Infine nel corso del XVI secolo Cosimo I° de’ Medici,

signore di Firenze, di cui Piombino faceva parte dal 1409, ne volle l’ampliamento per far fronte all’avvento delle armi da fuoco: il

vecchio Cassero si trovò così all’interno di un ampio spazio delimitato da una cortina muraria provvista di quattro bastioni

angolari. La realizzazione della fortezza comportò inoltre il raddoppio delle mura perimetrali del Castello, il rialzamento della

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Nel 1706 il principato passò in via ereditaria ai Boncompagni, ma la situazione di declino non migliorò, anzi, fu vista anche peggiorare a causa dello stato di degrado delle mura cittadine che facilitarono i saccheggi da parte dei corsari e, in generale, dallo stato di decadenza che si respirava in generale in tutta Italia ed Europa in seguito alla peste. Finalmente a metà del XVIII si iniziò a vedere un miglioramento della situazione, con l’espansione dei traffici marittimi e l’incremento demografico, in coincidenza dei quali la famiglia Boncompagni riuscì ad imprimere alla città spinte di stampo illuministico e moderno, nonostante le campagne versassero ancora in gravi condizioni, in particolar modo per un dissesto idraulico dovuto alla natura paludosa dei terreni e alla recessione agricola che si era verificata negli ultimi anni e che aveva portato, tra le altre cose, anche al degrado dei fossi di scolo delle acque. Alla fine del XVIII secolo dunque la pianura piombinese si presentava come una vasta area acquitrinosa, situazione che poneva forti limitazioni allo sfruttamento agricolo e aumentava il rischio di propagazione della malaria.

2.1.4 L’OTTOCENTO

Una forte scossa da tutti i punti di vista (politico, economico ed amministrativo ma anche sociale e culturale) arrivo agli inizi del XIX secolo, quando dopo la conquista francese, vi fu l’annessione all’Impero Napoleonico: nel 1805 lo Stato di Piombino, insieme a Lucca, venne assegnato alla sorella di Napoleone, Elisa Bonaparte, ed al marito, Felice Baciocchi, che costituirono il Principato di Piombino e Lucca. Fu una vera e propria ondata innovatrice, con la pubblicazione del nuovo codice rurale, l’emanazione di numerosi decreti a salvaguardia dell’industria e dei commerci e la realizzazione di importanti opere pubbliche

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, tanto che in quel periodo Piombino veniva chiamata

“la Piccola Parigi”, proprio per il profondo risveglio che aveva avuto la società e la vita urbana.

Purtroppo questa situazione durò poco, appena 10 anni, fino alla caduta di Napoleone a Waterloo nel 1815, dopo la quale Felice ed Elisa furono costretti a fuggire dalla Toscana e nonostante le richieste del principe Luigi I Boncompagni-Ludovisi di riavere la sovranità sullo stato, con il Congresso di Vienna venne sancita l'annessione del territorio dell'ex-principato al Granducato di Toscana degli Asburgo-Lorena retto da Ferdinando III.

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l’attuale Porticciolo di Marina

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tra queste, degna di nota è sicuramente la Strada della Principessa, una via che da Piombino si diramava verso nord,

agevolando notevolmente i collegamenti terrestri; ancora oggi essa si presenta come un’importante strada di collegamento tra

Piombino e San Vincenzo.

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Con questo si concluse definitivamente il lungo periodo di autonomia politica di Piombino: il suo territorio, la cui ampiezza venne ridotta, fu inserito nel compartimento granducale

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di Pisa, per poi passare nel 1834 al compartimento di Grosseto. Questi avvenimenti contribuirono non poco a ridimensionare l’immagine di prestigio e di identità urbana di cui Piombino aveva goduto negli ultimi anni, benché comunque non interruppero il processo di ripresa. Nel 1831 Leopoldo II di Lorena iniziò gli interventi di bonifica su larga scala della palude retrostante la città, che ebbero come conseguenza una notevole crescita economica, demografica ed edilizia, oltre allo sviluppo della rete viaria e del sistema sanitario. Nondimeno, grazie alle bonifiche il settore agricolo subì una spinta in avanti che permise un incremento di produzione e una serie di migliorie da punto di vista tecnico. L’unico settore che non vide miglioramenti fu, per assurdo, quello marittimo, in quanto il Porto di Piombino venne presto oscurato dal vicino Porto di Livorno, che accoglieva i traffici più importanti, lasciando a Piombino soltanto l’attracco di imbarcazioni di modesta entità. Fu in questa situazione che Piombino si affacciò, nel 1861, all’Unità d’Italia.

2.1.5 LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

La fine del XIX secolo fu caratterizzata da una notevole crescita demografica, dovuta principalmente all’avvento degli stabilimenti siderurgici e al conseguente cambiamento dello stile di vita dei cittadini e delle caratteristiche lavorative. La rivoluzione industriale italiana infatti mosse i suoi primi passi anche a Piombino. I primi insediamenti industriali si ebbero già nel primo decennio post-unitario e nel 1891 per iniziativa degli inglesi R. W. Spranger e J. H. Ramsay, venne impiantata la fabbrica Magona d'Italia. Nello stesso periodo si sviluppò la Società Anonima Alti Forni e Fonderie di Piombino, che qualche anno dopo si fuse con la Società Elba formando un potente trust siderurgico (che assunse dal 1918 la denominazione di Ilva).

Piombino si avviava così a diventare uno dei maggiori centri industriali italiani: infatti nel giro di pochi anni quella che era nata come una piccola azienda entrò a far parte della grande siderurgia nazionale. Questo portò a far dipendere strettamente l’economia dell’intera città dalla fabbrica ma rese anche quasi impossibile una qualsiasi diversificazione economica e la fabbrica stessa diventò il fulcro intorno cui girava la vita sia dei cittadini piombinesi, sia di quelli dei comuni limitrofi.

Addirittura si generarono dei flussi migratori imponenti: tantissime persone per avvicinarsi al luogo

di lavoro si riversarono dalle località vicine a Piombino, una città che però non era ancora pronta a

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questo, soprattutto dal punto di vista igienico sanitario. Il risultato fu una tendenza a sopraelevare di uno o più piani gli edifici esistenti per far posto a nuove abitazioni, in maniera caotica e senza nessun rispetto o tutela del patrimonio artistico e culturale

19

. Addirittura, per far fronte a questo problema vennero costruiti, successivamente, dei quartieri residenziali operai

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ad opera della fabbrica stessa, posti in periferia e vicino ad essa, che presto diventarono luoghi insalubri e malsani. Nel frattempo la città si espanse anche oltre il nucleo del centro, verso l'entroterra e la zona marina di Salìvoli. In parallelo alla crescita siderurgica si rese necessario anche l’ampliamento del porto, con la costruzione di nuove banchine e pontili di proprietà esclusiva delle industrie, tanto che presto perse la sua valenza commerciale e venne classificato come industriale.

2.1.6 DAL NOVECENTO AI GIORNI NOSTRI

Il primo decennio del XX secolo fu caratterizzato da un peggioramento sempre maggiore delle condizioni di lavoro operaie, tanto da sfociare, nel biennio 1910-11, in ingenti scioperi in cui i lavoratori presentavano rivendicazioni come l’introduzione della giornata lavorativa di 10 ore con straordinari pagati e l’abolizione del lavoro continuo h24, fino alla richiesta di un vero e proprio contratto di lavoro. La determinazione degli scioperanti ebbe inizialmente la meglio ma l’anno dopo, quando avanzarono ulteriori richieste, si videro togliere anche i diritti che avevano con fatica conquistato, con un nuovo peggioramento delle condizioni di lavoro. Dopo quegli anni Piombino visse un lungo periodo senza lotte operaie: venne coinvolta solo in parte dai fatti del Biennio Rosso

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che sconvolsero l'intero Paese e nel ventennio fascista ogni rivendicazione venne comunque repressa e controllata, come nel resto d'Italia, nonostante Piombino sia stata una delle ultime città toscane a soccombere al fascismo, dopo una lunga resistenza, nel 1922.

Con l'avvento del Fascismo tutte le funzioni in precedenza svolte dal Sindaco, dalla giunta e dal consiglio comunale vennero trasferite ad un podestà. Nell'ottica fascista di un riordinamento amministrativo, nel 1925, Piombino e molte altre località limitrofe della Val di Cornia e della Val di Cecina vennero inserite nella Provincia di Livorno, ampliandola considerevolmente

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.

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le mura Leonardesche ne sono un esempio: vennero demolite quasi totalmente nel 1901, ne rimangono soltanto poche decine di metri vicino al Rivellino, lungo quella che poi, per questo motivo, venne chiamata Via Leonardo da Vinci

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l’attuale borgata Poggetto/Cotone

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Il Biennio Rosso è il periodo compreso fra il 1919 e il 1920, caratterizzato, soprattutto nel nord Italia, da una serie di lotte di lavoratori che ebbero il loro culmine e la loro conclusione con l'occupazione delle fabbriche nel settembre 1920. In tale periodo si verificarono mobilitazioni contadine,, manifestazioni operaie, occupazioni di terreni e fabbriche con, in alcuni casi, tentativi di autogestione. Le agitazioni si estesero anche alle zone rurali e furono spesso accompagnate da scioperi, picchetti e scontri.

Tutto questo era dovuto principalmente alla situazione di grave crisi economica in cui versava la nazione, iniziata già durante la

prima guerra mondiale, e quindi al netto peggioramento delle condizioni di vita, ma anche al fiorire di associazioni di ex

combattenti che si battevano per la salvaguardia del prestigio internazionale del paese e la rivendicazione di importanti riforme

politiche e sociali e non meno ai riflessi della Rivoluzione Russa del 1917.

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Durante la Seconda Guerra Mondiale, Piombino subì pesanti bombardamenti essendo sede delle importanti industrie siderurgiche e il porto venne quasi completamente distrutto. Inoltre vennero registrati casi di denutrizione molto gravi e condizioni di lavoro intollerabili, per cui focolai e manifestazioni di opposizione si fecero di nuovo più frequenti man mano che passavano gli anni.

La Battaglia di Piombino

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, del 10 settembre 1943, è ritenuta dagli storici una delle prime pagine della Resistenza italiana. I dati emersi recentemente dalla documentazione storica hanno contribuito al conferimento della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla città di Piombino, mettendo in evidenza la notevole portata dello scontro e la sua importanza. La natura antifascista ed antinazista della popolazione piombinese venne resa da questo episodio ancora più evidente, soprattutto per quel che riguarda le motivazioni ed i modelli di comportamento dei cittadini e di molti ufficiali subalterni, così come è altrettanto significativo il suo carattere patriottico, per il quale la popolazione tentò di difendere il suolo nazionale con le proprie forze. È infine riconoscibile un altro tratto peculiare della città di Piombino: la presenza ed il ruolo dei lavoratori dell'industria siderurgica, che rappresentarono una delle componenti più sensibili della società locale.

I bombardamenti segnarono profondamente la città; si salvarono alcune parti delle fortificazioni medievali e alcuni monumenti di valore ambientale e architettonico nei quartieri affacciati sul mare.

Il porto, quasi interamente distrutto, risorse nel dopoguerra e durante gli anni del boom economico assunse il ruolo fondamentale di snodo turistico principale per le isole dell’Arcipelago Toscano;

grazie ai continui lavori di trasformazione ed ampliamento, attualmente quello di Piombino ricade tra i primi venti porti italiani.

22

questo avvenne principalmente per interessamento personale del gerarca Costanzo Ciano, nativo di Livorno.

23

All'alba del 10 settembre 1943, quasi due mesi dopo la caduta di benito Mussolini, alcune navi presenti davanti a Piombino

chiesero l'autorizzazione ad entrare e ad attraccare nel porto qualificandosi come navi italiane. Di fronte al rifiuto delle autorità

portuali esse furono costrette ad ammettere la propria nazionalità tedesca e il generale Cesare Maria De Vecchi, comandante

della divisione costiera, impose di concedere l'accesso, nonostante le esitazioni delle autorità portuali. I tedeschi, appena

sbarcati, iniziarono immediatamente a compiere atti palesemente ostili. La popolazione reagì con manifestazioni di protesta

chiedendo una reazione immediata e decisa da parte dei militari e facendosi promotrice di tutte le iniziative necessarie per

ricostruire gli organici delle varie batterie e postazioni di artiglieria, per dare supporto ai carri armati nell'attacco contro i gruppi

d'assalto tedeschi sbarcati per penetrare verso la città e verso gli impianti industriali. Quindi da una parte si delineava con

chiarezza il disegno da parte dei tedeschi di occupare la città e dall'altra proseguiva la preparazione della difesa cercando di

colmare le lacune dell'apparato bellico. Lo scontro a fuoco che iniziò alle 21,15 e si protrasse per alcune ore, vide operare nelle

batterie i marinai, i civili ed i carri armati, affiancati sempre dai civili contro le squadre d'assalto tedesche, sbarcate a terra e

dirette verso il centro della città. All'alba dell'11 settembre i tedeschi furono costretti alla resa, ma nel corso della mattinata

giunse l'ordine del generale De Vecchi di liberare i tedeschi e di restituire loro le armi. Questo atto, che equivaleva alla consegna

della città nelle mani del nemico, provocò immediate reazioni di protesta da parte della popolazione. Con una rapidità

sconvolgente le strutture ed i comandi militari scomparvero immediatamente lasciando la città completamente abbandonata a sé

stessa, senza la minima possibilità di difesa. Contemporaneamente il comando di divisione concordava la resa con i tedeschi

che si impossessavano della città all'alba del 12 settembre. I protagonisti della battaglia contro i tedeschi (operai, marinai,

(19)

2.1.7 CONSIDERAZIONI FINALI

Alla luce di questa analisi, è possibile rilevare che le caratteristiche economiche e sociale che si trovano adesso nella città di Piombino pongono le loro radici nella situazione che si è venuta a creare nei primi decenni del Novecento. Se il settore industriale ha rappresentato inizialmente un elemento fondamentale per lo sviluppo di Piombino come città moderna, si è rivelato successivamente anche un pesante freno alla possibilità di sviluppo futuro in altri settori e, di conseguenza la crisi che ha investito negli ultimi anni il settore siderurgico si è trasferita direttamente sulla città, mettendola a dura prova dal punto di vista economico, sociale ed occupazionale. Dopo numerose vendite e cessioni, la sorte dell’industria appare tuttora incerta ed estremamente delicata.

E’ proprio in questo contesto che la Città di Piombino sta tentando di reinventarsi e cercare forme alternative di sviluppo economico non necessariamente legate al settore industriale. Il porto la fa da padrone in questo senso, che, con la sua triplice funzione commerciale, industriale e turistica, movimenta migliaia di persone e risulta essere il nucleo economico più redditizio della città, ma negli ultimi anni si è cercato di dare una svolta anche al settore turistico, con la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e paesaggistico della città.

Ed è proprio su questa linea che si inserisce il lavoro proposto da questa tesi.

(20)

2.2 ANALISI SOCIALE

Come si è visto nell’analisi storica, la popolazione piombinese ha subito nei secoli un andamento molto altalenante dovuto agli avvenimenti che si sono susseguiti; in particolare una spinta importante all’aumento demografico è stata data dalla nascita e sviluppo del settore siderurgico, nei primi anni del Novecento (come è particolarmente evidente dal grafico qui sotto riportato).

Un picco demografico si registra tra il 1961 e il 1971, mentre dal 1975, ossia dal momento in cui l’industria ha iniziato a presentare i primi cenni di crisi, la popolazione è andata gradualmente diminuendo, fino a raggiungere una situazione di stabilità nel nuovo millennio (circa 34.000 abitanti), che si protrae fino ad adesso, posizionando il Comune al secondo posto nella provincia per numero di abitanti (il primo è il capoluogo, Livorno). Stando ai dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, la popolazione residente a Piombino al 31 dicembre 2018 era di 33.559 abitanti, suddivisi in 16.208 famiglie con una media di 2,05 membri ciascuna. La densità abitativa

2

invece si attesta sui 257,5 abitanti per km

2

ma non è un dato molto attendibile considerando che di tutta la superficie comunale la maggior parte è ricoperta da aree verdi, boschive o coltivate, una parte dalle industrie e soltanto una minima parte è effettivamente abitata.

Per quanto riguarda la struttura della popolazione, i dati Istat del 2018 dicono che essa è formata da un 48,1% di uomini contro un 51,9% di donne, ed anche da un 89,8% di persone di cittadinanza Italiana contro un 10,2% di diversa cittadinanza (circa 3400 unità provenienti, in ordine decrescente, da Romania, Marocco, Ucraina, Senegal, Albania e Nigeria).

1

fonte: www.comuni-italiani.it

2

La densità di popolazione è una misura del numero di persone che abitano in una determinata area. Per fare un confronto, la

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Parlando invece di fasce di età, nel corso degli ultimi anni si è registrato un minimo aumento del numero di bambini, mentre dall’altro lato è aumentata la prospettiva di vita e dunque il numero di anziani. La situazione al 1° gennaio 2019 è fotografata dal grafico sottostante.

Da questi dati si ricava che, in media, l’età della popolazione femminile è di 50,87 anni mentre di quella maschile è di 47,30 anni; in totale l’età media della popolazione piombinese è di 49,5 anni.

In corrispondenza con questi dati si vede che sono in diminuzione le nascite e in aumento i decessi, perciò il saldo naturale

3

della popolazione presenta un trend negativo, ossia è in aumento (area del sottografico), così come il relativo indice di invecchiamento

4

. Allo stesso tempo il Comune

3

Il saldo naturale della popolazione in un anno, detto anche movimento naturale di una popolazione, è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi.

4

L’indice di invecchiamento si ottiene col il rapporto tra l'ammontare della popolazione anziana (65 anni e oltre) e quella

giovanile (da 0 a 14 anni). L’indice, moltiplicato per 100, ci dice quanti anziani si contano per ogni 100 giovanissimi.

(22)

di Piombino risulta essere, all’interno della Provincia, il terzo comune con il più basso Tasso di Natalità (5,8) e il secondo con la più alta età media

5

.

Nonostante questi dati poco rassicuranti, il fatto che ad oggi vi sia ancora una buona fetta di popolazione compresa tra i 18 e i 64 anni è importante perché corrisponde all’età lavorativa.

Da questo punto di vista

6

, I dati ricavati dall’ultimo Censimento Istat del 2011 mostrano come ad un Tasso di Occupazione

7

del 42,7% corrisponda un Tasso di Disoccupazione

8

del 9,1% (che diventa 31% se parliamo di disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 24 anni); dati piuttosto allarmanti, soprattutto considerando che da 9 anni fa ad oggi la situazione è sensibilmente peggiorata, ma comunque in linea con la tendenza nazionale (i corrispondenti dati Italiani sono, rispettivamente, 45%, 11,4% e 34%). Un altro dato evidente è una forte presenza di pendolarismo, ossia di persone che si spostano da Piombino ai comuni limitrofi per studiare o lavorare, che si riscontra anche nel divario evidente tra addetti ed occupati

9

: nel 2011 erano, in totale, 11342 addetti contro 13008 occupati. Questo divario può comunque divenire più o meno evidente, o addirittura invertirsi, se consideriamo i settori in cui essi sono impiegati. Analizzando i grafici, con i dati ricavati sempre dal Censimento Istat del 2011, si vede come la maggior parte dei piombinesi sia impiegata nel settore terziario extra commerciale, in cui rientrano le attività finanziarie, sanitarie e legate all’istruzione e alla mobilità, anche fuori dal comune di residenza, mentre le attività che vanno per la maggiore all’interno del territorio comunale sono, come c’era da aspettarsi, quelle legate al settore industriale.

5

fonte: www.comuni-italiani.it

6

fonte: http://ottomilacensus.istat.it/comune/049/049012/

7

il Tasso di Occupazione è il rapporto percentuale degli occupati sul totale dei residenti di 15 anni ed oltre

8

il Tasso di Disoccupazione è il rapporto percentuale tra la popolazione residente di più di 15 anni in cerca di occupazione e la

popolazione residente attiva di più di 15 anni.

(23)

2.3 ANALISI TURISTICA

Visto il tema su cui si indirizzerà questa tesi, non si può prescindere dall’effettuare un’analisi su quello che è il turismo a Piombino negli ultimi anni

1

.

Come si è visto, la progressiva crisi industriale, con la repentina chiusura di alcune parti del polo siderurgico e la diminuzione sostanziale dell’offerta di lavoro, ha fatto sì che la mentalità dei piombinesi subisse un cambiamento, iniziando a pensare a modi alternativi per lo sfruttamento del territorio. Vista la posizione della città e il suo notevole valore paesaggistico, ai molti sconosciuto, si è iniziato a capire quanto essa potesse avere un potenziale importante dal punto di vista di attrattiva turistica; da qui la crescita di esercizi recettivi sempre più innovativi, ma anche la ricerca di miglioramenti dal punto di vista urbanistico e di decoro della città.

1

fonte: https://www.regione.toscana.it/statistiche/dati-statistici/turismo

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Nei grafici precedenti

2

si vede come sia aumentato progressivamente il numero di strutture turistiche presenti nel territorio comunale, con particolare preponderanza per gli agriturismi, che sfruttano le campagne intorno a Piombino per reperire prodotti genuini ed a chilometro zero, e, sebbene in misura minore, per gli affittacamere, che offrono una tipologia di turismo molto semplice ed a basso costo. Parallelamente, vediamo invece che, come numero di posti letto offerti, il primato va nettamente ai villaggi turistici, che sono pochi ma di grandi dimensioni e permettono il soggiorno di migliaia di turisti, oltre ad offrire tutta una serie di servizi di animazione, benessere e svago che contribuiscono ad attrarre un maggior numero di persone (ad oggi è sicuramente la tipologia di turismo più richiesta, a livello internazionale); con minore incidenza, ma pur sempre rilevanti sono i posti letto offerti dalle residenze turistico alberghiere e ancora dagli agriturismi. Da queste analisi risulta evidente dunque come il turista preferisca indirizzarsi verso luoghi isolati e immersi nella natura piuttosto che nel centro cittadino, forse anche per la tipologia di costa, che in città risulta perlopiù rocciosa mentre le spiagge fuori sono basse e sabbiose.

Per quanto riguarda la provenienza dei turisti

2

, non ci sono modifiche degne di nota: la presenza di turisti stranieri è rimasta piuttosto costante nel corso degli ultimi anni, con una prevalenza di tedeschi, olandesi e inglesi, mentre gli italiani si spostano con un ritmo più altalenante.

Un dato importante e dal punti di vista turistico riguarda anche la presenza di abitazioni libere in

città, che risultano essere il 7% del totale, non molte se lo confrontiamo con la percentuale della

cittadina di San Vincenzo (distante pochi chilometri e incentrata completamente sul turismo) che

risulta essere del 54%, ma perfettamente in linea con l’identità economica di Piombino.

(25)

Infine, ma non per importanza, i dati riportano anche, parallelamente all’aumento delle presenze, una tendenza alla diminuzione del periodo di permanenza dei turisti nel territorio comunale: questo potrebbe denotare una volontà di conoscenza del nostro territorio, ma anche, purtroppo, una rapida perdita di interesse in esso.

“Questo deve farci riflettere perché il rischio è quello che, superata la curiosità iniziale per il nostro territorio, gli arrivi e le presenze possano subire delle flessioni negative nei prossimi anni. Ecco perché dobbiamo mettere in campo politiche di promozione turistica che consentano ai turisti di trovare nelle nostre strutture ricettive tutti quei servizi necessari per godere appieno della loro vacanza nel nostro territorio, compresa la possibilità di vedere collegate quelle stesse strutture con chi offre servizi privati e pubblici (e qui penso soprattutto all'offerta della Parchi, oltre che a quella dei Comuni). Dall'altro lato occorre aumentare la nostra capacità ricettiva adeguando gli strumenti urbanistici.

Deve inoltre far riflettere anche il calo degli stranieri nelle strutture alberghiere ed il loro aumento in quelle extra alberghiere, al fine di orientare meglio le scelte urbanistiche dell'amministrazione comunale e per spingere i privati della tipologia alberghiera ad aumentare e migliorare i servizi per riconquistare quote di mercato.

I mesi di maggior crescita turistica percentuale sono stati aprile e giugno, segno che il nostro può essere davvero un turismo che attraversa tutto l'anno e per questo dobbiamo approntare politiche conseguenti. E' del tutto evidente che da un lato il turismo sportivo, inteso come servizi sportivi offerti ai nostri turisti, e dall’altro lo sport turismo, inteso invece come servizi turistici offerti a chi viene nel nostro territorio per praticare sport, possono in questo senso offrire grandi capacità di crescita nell'alta stagione ma soprattutto nella bassa. Così come è evidente che il grande patrimonio archeologico e culturale di cui Piombino e tutta la Val di Cornia sono dotati devono essere ulteriormente valorizzati nella quantità dell'offerta ma anche nelle stesse modalità e tipologie di offerta stessa. Il lavoro è ben avviato, occorre proseguire in questa direzione, certi che se vogliamo fare del turismo una vera e propria industria che crei lavoro e reddito occorre investire molto sulle nostre eccellenze per favorire quel "turismo lungo un anno" che può e deve diventare il nostro mantra quotidiano."

(Tratto da un intervento risalente al giugno 2018 dell’allora Vicesindaco e Assessore allo

Sviluppo Economico di Piombino, Stefano Ferrini)

(26)

2.4 ANALISI URBANISTICA

Per capire il contesto in cui si inserisce l’area oggetto di studio di questa tesi, occorre fare un excursus sulle caratteristiche principali del Comune in cui si trova, sia dal punto di vista territoriale sia dal punto di vista normativo.

2.4.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il Comune di Piombino copre una superficie di 129,61 km

2

ed è il secondo con maggiore estensione nella provincia di Livorno (il primo è Castagneto Carducci, più a nord)

1

. Si sviluppa su di un territorio prevalentemente pianeggiante visto che occupa, alle spalle del promontorio, la pianura alluvionale del fiume Cornia e le Paludi Orti-Bottagone

1

, riserva naturale del WWF .

Il tessuto insediativo della città di Piombino si sviluppa a partire dalla punta meridionale del promontorio in direzione nord-ovest; inoltre il comune comprende anche i piccoli centri di Populonia Alta, Populonia Stazione e Riotorto (le aree gialle sulla carta) poste, rispettivamente, a nord ed a est di Piombino. Altri piccoli agglomerati urbani a bassissima densità abitativa sono le frazioni di Gagno e Fiorentina di Piombino, posti appena fuori il perimetro urbano della città, lungo la strada di accesso. Inoltre il comune è gemellato con la città di Flemalle, in Belgio.

1

L’ Oasi del Bottagone, protetta dal 1991 dal WWF e istituita parco territoriale dal 1998, rappresenta una preziosa testimonianza

delle antiche paludi della bassa Val di Cornia, quasi completamente scomparse a seguito delle bonifiche ottocentesche. L’area

copre una superficie vasta 113 ettari ed è formata da una parte di palude salmastra e da una di acqua dolce che insieme creano

(27)

Gli insediamenti produttivi invece si posizionano lungo la costa, ad est della città, (aree viola) in corrispondenza con lo scalo portuale principale (area blu).

Come detto precedentemente, l’impianto siderurgico, pur essendo adesso parzialmente in disuso, occupa una porzione importante di territorio, in una posizione molto poco favorevole perché si trova proprio a ridosso della strada di accesso alla città. Più spostata verso est e dislocata rispetto al polo siderurgico trova luogo invece la struttura che fino a qualche anno fa era una centrale elettrica dell’Enel e che verrà presto smantellata; nella fascia compresa tra essa e l’industria sono state inoltre installate meno di un anno fa da un’azienda privata sei grandi pale eoliche, che, pur non contribuendo al fabbisogno energetico della città, garantiscono una notevole entrata economica al Comune in termini di utilizzo del terreno.

Per quanto riguarda il porto, la situazione è diametralmente opposta in quanto la sua importanza cresce sempre di più anno dopo anno, grazie alla sua triplice funzione industriale, commerciale e di trasporto passeggeri. E’ attualmente il terzo porto italiano per le rotte verso la Corsica e la Sardegna (dopo Livorno e Civitavecchia) e l’unico imbarco esistente per l’Isola d’Elba: questo è un aspetto sicuramente positivo in quanto fa sì che arrivino a Piombino ogni anno migliaia di turisti diretti sulle isole, ma allo stesso tempo è penalizzante perché la città è conosciuta quasi esclusivamente per questo e non per gli elementi di valore che vi si trovano, senza contare che attualmente l’unica strada per arrivare al porto costeggia, come si è detto, il polo industriale, creando un biglietto da visita sicuramente poco invitante. Ad affiancare il porto nelle sue funzioni vi sono poi luoghi attrezzati per l’ormeggio delle barche e approdi turistici. E’ presente anche un porticciolo turistico piuttosto grande dalla parte opposta della città, nella baia di Salivoli, che ospita una lega navale e imbarcazioni di notevoli dimensioni, e un piccolo porticciolo storico, a fianco di Piazza Bovio, risalente alla fine del 1600.

Per la sua particolare posizione, all’estremità di un promontorio roccioso e adagiata tra due alture,

la città di Piombino non è dotata di un buon sistema di collegamenti carrabili (indicato in rosso sulla

carta); infatti è presente un’unica strada di accesso, Viale Unità d’Italia, che dopo 4,43 km si snoda

nelle due arterie principali di collegamento alle città limitrofe, ossia la Strada della Principessa (già

nominata nell’analisi storica, nota 17 pag. 6) verso nord e la Strada della Base Geodetica verso

est, dalla quale, a sua volta, si dirama la Strada Statale 398, verso nord-est, che permette

l’accesso al ramo tirrenico della Strada Statale 1 dalla quale poi è possibile arrivare alle Autostrade

di tutta Italia. Il problema principale di questo sistema è dovuto ai grandi flussi di traffico che,

(28)

soprattutto nei mesi estivi, si dirigono verso il porto, creando ingorghi molto rilevanti, che spesso bloccano il traffico sia in entrata sia in uscita per molte ore, rendendo la città inaccessibile, anche per eventuali mezzi di soccorso.

In città sono presenti poi due piccole stazioni ferroviarie, una in centro e una in corrispondenza dello scalo portuale; tali stazioni risultano essere piuttosto fatiscenti, quasi “stazioni fantasma”, e i treni che transitano da esse sono piccoli e poco frequenti ma svolgono comunque un importante ruolo di collegamento con la stazione di Campiglia Marittima, che si trova invece sulla linea Tirrenica e vede il passaggio di treni di lunga percorrenza e anche di alta velocità. Una o due volte al giorno, in base al periodo dell’anno, è possibile trovare treni locali che arrivano fino a Firenze.

Per quanto riguarda il settore turistico, oggetto di questa tesi, sulla carta sono indicate le strutture turistiche più evidenti e impattanti sul territorio (aree azzurre); la maggior parte di esse come si è detto, sono le attività extra alberghiere quali villaggi turistici, campeggi e anche aree attrezzate per la sosta dei camper, situate principalmente lungo la linea di costa sia ad est, sia, in percentuale minore, a nord. Le poche strutture alberghiere presenti sono invece situate in città.

Dall’analisi della carta inoltre si nota come gran parte del territorio comunale sia occupato da aree a carattere agricolo e da ampie superfici boscate. Degni di nota sono i numerosi parchi naturalistici ed archeologici presenti sul territorio, racchiusi nel comprensorio dei “Parchi della Val di Cornia”, alcuni dei quali rientrano nel territorio del Comune di Piombino (aree verdi); questi sono il Parco archeologico di Baratti e Populonia, che ricopre parte del promontorio ad ovest, il Parco Costiero della Sterpaia, sulla costa est, e il Parco Naturale di Montioni, il più ampio, che attraversa più Comuni limitrofi e si trova a nord-est di Piombino. Non fa parte di questo gruppo ma racchiude in sé un notevole valore storico e naturalistico il Parco di Punta Falcone

2

.

Infine, dal punto di vista costiero, il territorio comunale presenta caratteristiche diverse. Il promontorio presenta una costa rocciosa e frastagliata, alta sul livello del mare, con poche spiaggie che si presentano perlopiù come piccole calette in mezzo agli scogli; spostandosi invece verso nord e verso est si trovano lunghi litorali bassi e con sabbia fine, con pinete attrezzate e

2

Punta Falcone è quello sperone roccioso a picco sul mare che separa la baia di Salivoli dal golfo di Calamoresca. Quest’ area

è fortunatamente scampata all’urbanizzazione massiccia degli anni 60 del Novecento e negli anni 90 è stata dichiarata Parco

territoriale. E’ possibile trovare qui moltissimi esempi di piante che caratterizzano la macchia mediterranea, tutte catalogate e

fornite di cartellini esplicativi. Ma l’aspetto più particolare del parco riguarda la sua valenza storica: Punta Falcone stata un luogo

di guerra, strategico per il controllo del canale e la difesa dell’industria; nel 1915 i ministeri della guerra e della marina decisero di

costruirvi una batteria di difesa della costa e nel 1940 una postazione antinave. Vi erano poi una stazione telemetrica, una

polveriera e una casamatta, il tutto perfettamente conservato e visitabile. Importante è anche la trasformazione, avvenuta negli

(29)

stabilimenti balneari. Fa eccezione il Golfo di Baratti, che presenta al suo interno entrambe le caratteristiche ed è un luogo unico nel suo genere.

2.4.2 STATO DI FATTO

Andando ad analizzare la città più da vicino, si vede come il tessuto residenziale si sia sviluppato

quasi a raggiera intorno al centro storico, di origine medioevale. Esso è particolarmente evidente in

quanto la struttura delle vie e la disposizione stessa degli edifici segue un ordine totalmente

diverso rispetto al resto della città: si tratta di quell’area dalla forma simile ad un rombo, compresa

tra la costa a sud, il Castello ad est, Via Giordano Bruno, il Torrione/Rivellino e Via Leonardo da

Vinci a nord, il museo e la Cittadella ad ovest; è molto evidente, anche a questa scala di

visualizzazione, uno dei maggiori punti di interesse della città, Piazza Bovio, una grande terrazza

panoramica che si allunga verso le isole, circondata su tre lati dal mare. Il centro storico è quasi

interamente pedonale e ricco di locali quali ristoranti, pizzerie e simili.

(30)

L’area di studio oggetto di questa tesi si trova poco fuori dal centro storico, ma in una zona che si trova comunque al limite del tessuto urbano, verso est, nei pressi del Monte Vento (la Tolla).

In questa carta risulta ancora più evidente di prima come la presenza del polo siderurgico e del porto sia molto rilevante all’interno della città e la sua posizione così immediatamente adiacente ai nuclei residenziali rea una fascia abitata di “periferia” che non gode di una bella immagine sia dal punto di vista estetico sia da quello ambientale, nonostante in effetti non si tratti di una vera e propria periferia, nel senso di zona marginale, perché risulta in effetti essere molto vicina al centro.

La zona commerciale al dettaglio si trova prevalentemente nelle aree vicine al centro e tende a diradarsi man mano che ci si sposta verso i quartieri periferici, mentre il commercio all’ingrosso è molto presente lungo la strada di accesso della città sotto forma di ampi magazzini (aree verde acqua); i servizi pubblici e privati al contrario si trovano disseminati all’interno dell’ambito urbano, in base al bacino di utenza a cui sono rivolti. Le scuole dell’infanzia, le scuole elementari e le scuole medie inferiori sono infatti sparse per la città, in accordo con i tempi massimi di percorrenza per raggiungere l’edificio con i mezzi pubblici imposti dal D.M. 18 Dicembre 1975, mentre le scuole superiori sono quasi tutte concentrate in un unico polo scolastico, posto a nord-ovest (ad eccezione di due istituti) (aree azzurre). Anche impianti sportivi di diverso genere (aree blu), chiese (aree rosa) e aree verdi sono presenti un po’ ovunque in città. Una menzione speciale va fatta per il cimitero monumentale (area viola) che ricopre una vasta area all’estremo orientale della città, la cui presenza risulta essere determinante per le analisi svolte in questa tesi, dal momento che l’area di studio si trova esattamente davanti ad esso.

2.4.3 GLI STRUMENTI URBANISTICI

L’area oggetto di studio in questa tesi rientra in uno dei Piani Attuativi definiti dal Comune di

Piombino al fine di riqualificare aree della città attualmente poco sfruttate ma che potrebbero avere

rilevanza all’interno della nuova mentalità turistica di cui abbiamo parlato. Prima di addentrarci

nello specifico di tale piano però, vediamo quale è la situazione normativa attuale del Comune.

(31)

Il Piano Strutturale che regola le strategie urbanistiche del territorio piombinese ha la caratteristica di essere Piano Strutturale d’Area, ossia è stato redatto insieme dalle amministrazioni di più comuni confinanti, al fine di coordinare i processi di pianificazione e promuovere strategie di sviluppo coerenti per l’intera Val di Cornia, con particolare riferimento alla tutela delle risorse ambientali e naturalistiche. In particolare, con esso ci si vuole orientare verso la promozione di uno sviluppo locale sostenibile, secondo le indicazioni strategiche dei piani locali di sviluppo

3

e in armonia con la programmazione provinciale e regionale

4

e con le linee fondamentali europee. Le componenti essenziali sono individuate nell’integrità dell’ecosistema, nell’efficienza dell’economia e nell’equità sociale e spaziale; il concetto di sviluppo sostenibile diviene dunque la matrice di una amplissima gamma di obiettivi che coinvolge aspetti culturali, politici, economici, tecnologici, sociali e ambientali, come la valorizzazione dell’ambiente rurale come fondamento di prodotti agricoli di qualità e dell’ambiente storico, culturale e archeologico, la specializzazione delle lavorazioni di qualità dei metalli e parallelamente la crescita della media e piccola impresa, lo sviluppo del sistema portuale piombinese, la qualificazione dei servizi terziari urbani anche in vista di nuove presenze turistiche, la diffusione del turismo.

3

in particolare il “Progetto VAS VAS – Valutazione Ambientale Strategica per una Val di Cornia Sostenibile” e il “Primo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente” redatti dal Forum Agenda 21 Locale rispettivamente nel 2006 e nel 2004 (Agenda 21 è un ampio e articolato programma di azione scaturito dalla Conferenza ONU su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992, che costituiva una sorta di manuale per lo sviluppo sostenibile del pianeta da mettere in atto entro l’inizio del XXI secolo. La Val di Cornia ha recepito tali indicazioni avviando il percorso di Agenda 21 Locale, che da alcuni anni si presenta come una interessante esperienza di democrazia partecipativa sui temi relativi al contesto sociale, economico ed ambientale e quindi dello sviluppo sostenibile di questo territorio)

4

Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno, settembre 2009, e Piano di Indirizzo Territoriale della Toscana,

2005/2010 (il nuovo PIT regione Toscana con valenza di Piano Paesaggistico del 2018 verrà recepito dal nuovo Piano

Strutturale d’Area della Val di Cornia, ancora in fase di approvazione)

(32)

A tale Piano Strutturale d’Area si affianca come è possibile immaginare un Regolamento Urbanistico d’Area, approvato nel 2014, finalizzato a rendere operative tutte quelle previsioni teoriche precedentemente indicate. Esso disciplina l'attività urbanistica ed edilizia per l'intero territorio dei comuni del Comprensorio della Val di Cornia, e si suddivide in due parti: nella prima è indicata la disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti, nella seconda la disciplina per le trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio.

Oltre ad un fascicolo di Norme Tecniche di Attuazione, si compone di una serie di elaborati grafici, in cui vengono indicati nello specifico la suddivisione in zone omogenee, i vincoli paesaggistici

5

e culturali presenti sul territorio, le fasce di rispetto e di tutela, la pericolosità idraulica e geologica ed alcuni altri aspetti che caratterizzano la zona.

Nella carta qui riportata sono stati raggruppati gli elementi più significativi ai fini dei questa tesi:

particolarmente evidenti sono la fascia di rispetto della ferrovia, che segue l’andamento dei binari

5

con deliberazione del Consiglio regionale della Toscana n. 58 del 02.07.2014 è stata adottata l'Integrazione del Piano di

Indirizzo Territoriale (PIT) con valenza di piano paesaggistico e pertanto occorre far riferimento anche all'individuazione dei

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con uno spessore di 60m (area arancio), il corridoio infrastrutturale che percorre da nord a sud l’area industriale, laddove è prevista la realizzazione di una nuova strada di accesso alla città e, soprattutto, al porto (prosecuzione della già citata Strada Statale 398 – area tratteggiata blu), il vincolo idrogeologico, che interessa l’area nord occidentale della città, ossia quella che rimane più in alto sul livello del mare (tratteggio verde scuro), le dotazioni urbane e gli impianti di interesse collettivo sparsi per la città (aree gialle e celesti) così come le aree verdi attrezzate, il territorio costiero (bordo azzurro) e l’ambito di rispetto del cimitero (bordo viola). Degne di nota sono anche le Aree di Trasformazione, indicate con la sigla At seguita dal numero di riferimento e da un bordo rosso dentro il quale sono rappresentati i progetti previsti.

In calce al Regolamento Urbanistico si trovano poi alcuni Dossier in cui vengono sviluppate più

nello specifico le analisi riguardanti determinati argomenti di rilievo; in particolare è di nostro

interesse il Dossier F, in cui sono raggruppate, nella Sezione I, le schede riguardanti le Aree di

Trasformazione previste dal RU (indicate nella carta) e, nella Sezione II, i Piani Attuativi vigenti.

(34)

Tra i Piani Attuativi vigenti indicati nel Regolamento Urbanistico troviamo il Piano Particolareggiato

6

della Costa Urbana e del Promontorio del Falcone (del 2005, con successiva Variante del 2014, ad oggi scaduto, essendo passati i 10 anni di validità dalla data di approvazione)

7

.

Esso disciplina l'uso e l'assetto della fascia costiera cittadina, che si estende nel tratto compreso tra Punta Semaforo ad est, fino a Spiaggia Lunga ad ovest, includendo tutto l'ambito del Parco Territoriale del Falcone (di cui abbiamo già parlato nell’inquadramento territoriale, nota 2 pag. 19).

Le motivazioni della redazione di tale piano sono da ricercarsi nelle analisi che sono state fatte sulle abitudini dei cittadini e sulla necessità di migliorarsi per conseguire quell’obbiettivo di evoluzione in campo turistico di cui abbiamo parlato precedentemente.

Infatti questo tratto di costa rappresenta una risorsa di grande pregio, oltre ad essere un elemento distintivo importante per la città, ma non viene attualmente valorizzato e vissuto come meriterebbe;

infatti non c’è tra i piombinesi quell’abitudine di “vivere il proprio mare”, intesa come l’insieme delle possibili attività legate al tempo libero, che in altre città (per esempio Livorno, Viareggio o le città liguri) si concentrano lungo la costa urbana mentre qui tendono a dislocarsi verso Baratti, Rimigliano o la costa est. Tali zone però sono collocate ad una decina di chilometri dalla cittò, perciò vengono soprattutto frequentate nei finesettimana, cosa che da una parte genera un movimento di mezzi che molto spesso contribuisce alla creazione di ingorghi anche importanti

6

il Piano Particolareggiato, secondo la legge urbanistica nazionale 1150 del 1942, è uno strumento di pianificazione territoriale

in cui viene resa concreta la realizzazione degli interventi indicati dai precedenti livelli normativi. Solitamente essi corrispondono

a contesti spaziali limitati alla scala infra-urbana ed hanno validità di 10 anni.

(35)

lungo l’arteria di accesso alla città, dall’altra non assolve la stessa funzione che assolverebbe una costa urbana, fruibile giornalmente. Le motivazioni di questo devono essere ricercate sicuramente nella storia della città, che è sempre stata più rivolta alla produttività e non al mare, ma anche e soprattutto alle condizioni di degrado in cui versano molte spiagge cittadine e molti accessi ad esse; inoltre le caratteristiche morfologiche del promontorio sicuramente non aiutano, in quanto le coste alte e rocciose creano oggettive difficoltà alla percorribilità longitudinale continua e alla discesa puntuale alle diverse spiagge, senza contare che spesso sono interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico.

Dunque l’obiettivo del piano è quello di favorire una maggiore integrazione tra la città e il suo mare, incentivandone la fruizione sia da parte dei cittadini, sia da parte dei turisti, e quindi promuoverne la valorizzazione dal punto di vista economico e turistico.

Questo può essere reso possibile prevedendo interventi mirati di riqualificazione complessiva e l’inserimento di attrezzature e strutture di tipo turistico-recettivo ma anche per il tempo libero e lo svago, in modo da rendere la costa urbana di Piombino un ulteriore fattore di attrazione e qualificazione della città, integrandosi e collegandosi ai servizi culturali e ricreativi già esistenti. In particolare il Piano si propone di migliorare il sistema di percorribilità pedonale e/o ciclabile della fascia costiera, di individuare strutture di servizio alla balneazione, di alloggio e di ristoro, anche recuperando manufatti esistenti degradati e in stato di abbandono, di riqualificare aree verdi e spazi pubblici, compreso il parco della Tolla.

Per far questo la costa è stata suddivisa in tre Ambiti omogeni, corrispondenti ciascuno ad assetti paesaggistici ed insediativi profondamente diversi: l’Ambito del Parco del Falcone e di Spiaggia Lunga, all’estremo ovest, un contesto naturalistico molto suggestivo in cui l’unica previsione è quella di migliorarne l’accessibilità e la percorribilità pedonale/ciclabile; l’Ambito del Parco della Tolla, all’estremo est, un rilievo collinare compresso tra la città e la fabbrica e interessato dalla presenza di antenne radio e del poligono di tiro, da valorizzare come verde urbano con belvedere attrezzati, spazi di sosta e circuiti per le attività sportive; l’Ambito della Costa Urbana, compreso tra i due precedenti, che si struttura come una fascia tra il tessuto edificato e la spiaggia, in cui è prevista la localizzazione di tutte quelle strutture e servizi indicati in precedenza. Tale Ambito è poi stato ulteriormente suddiviso in tre Ambiti Unitari di Intervento in base alle caratteristiche dei luoghi, al degrado, alle preesistenze edilizie e alle previsioni del PRG

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vigente nel momento della

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si tratta del PRG '94 approvato con DCRT n. 254 del 16. 07.1997, in vigore nel 2005 quando è stato redatto il PP Costa Urbana

e successivamente sostituito dal PS del 2007 e dal RU del 2014

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redazione e per ciascuno di essi sono state fornite indicazioni sull’assetto planivolumetrico e sulle caratteristiche tipologiche e morfologiche delle nuove strutture, fornendo quindi una sorta di progetto-guida da affidare ad un soggetto attuatore privato. Tali Ambiti corrispondono a Viale Amendola, Piazza Bovio e gli Ex-Macelli; è su quest’ultimo che si sviluppa il lavoro di questa tesi.

2.5 AREA DI INTERVENTO

L’area in esame si trova all’estremo sud-est della città, al limitare del centro abitato ed ai piedi del

Monte Vento (la Tolla). Essa si raggiunge attraversando il centro cittadino (Piazza Gramsci) e

proseguendo sempre dritto lungo Via Gori oppure imboccando l’uscita in direzione del Cimitero alla

rotonda che collega Viale Regina Margherita con il porto; in entrambi i casi va percorso poi l’ultimo

tratto di Via Gori, che passa davanti all’ingresso principale del Cimitero Monumentale e si allarga

subito dopo a formare un piazzale piuttosto grande, utilizzato principalmente come spazio di

manovra e area di sosta. Tale piazzale si apre a sud verso la spiaggia, raggiungibile attraverso una

scala non proprio in ottime condizioni, e presenta a sud ovest l’ingresso ad una villa privata posta

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