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Academic year: 2021

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CAPITOLO 1

IL CONTESTO AMBIENTALE

1.1. LA ZONA DELLE MURGE E LA FOSSA BRADANICA: GLI ASPETTI GEOMORFOLOGICI

La zona geografica in cui si colloca il sito archeologico oggetto di questo lavoro di tesi è caratterizzata da un contesto ambientale particolare, poiché interessato da due zone geografiche distinte: da una parte è sfiorato dal complesso delle Murge, dall’altro è immerso nella cosiddetta Fossa Bradanica.

Il primo, che si estende dalla bassa valle dell’Ofanto fino alla pianura messapica, una depressione che corre lungo la linea Taranto-Ostuni, si caratterizza come un altopiano poco elevato di forma grossomodo rettangolare, allungato in direzione O/NO – E/SE e compreso per gran parte nella provincia di Bari e in quelle di Barletta, Andria e Trani. La fascia centro-settentrionale più interna, la cosiddetta Murgia Alta, è la più elevata (fino a 500-600 m di quota); delimitata da ripide scarpate, si sviluppa in rilievi debolmente ondulati costituiti da formazioni di roccia calcarea del Cretaceo. Vi si trovano vistosi fenomeni di carsismo, come doline, le più grandi delle quali sono localmente dette “Puli”, gravine, inghiottitoi e grotte.

Sul versante adriatico l’altopiano degrada verso la costa con una serie di terrazzi ampi e paralleli (la Murgia Bassa e la Murgia costiera). Incidono questo basso versante murgiano, con andamento perpendicolare fino alla costa, numerosi solchi erosivi, i più ampi dei quali sono detti lame, caratterizzati dal fondo piatto e da pareti scoscese. La costa è caratterizzata da un litorale basso e non è dotata di insenature particolarmente ampie e profonde e, quindi, poco riparate dai venti.

La Fossa Bradanica, invece, è una fascia di territorio strutturata in terrazze degradanti verso l’alveo del fiume Bradano, racchiusa ad est dalle Murge Alte, appunto, e ad ovest dal territorio della Basilicata. Il limite nord della fossa giunge fino in corrispondenza di Minervino Murge. Lo sprofondamento del sottosuolo, avvenuto circa 5 milioni di anni fa, ha dato origine ad una vasta semipianura, la cui morfologia è prevalentemente collinare, con presenza di piccoli altopiani e subversanti appenninici (anche qui la massima altezza raggiunta è intorno ai 500 m) e sommità pianeggianti su conglomerati e sabbie pleistoceniche.

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Lo studio pedologico evidenzia una particolare tipologia di terreno con forti differenze per diversi microcomprensori. I suoli variano da profondi a molto profondi, o poco profondi con buon drenaggio a ridosso delle Murge, mentre nei fondovalle sono prevalentemente alluvionali. La tessitura varia da grossolana a moderatamente fina, sino a divenire fina in vaste aree. Analogamente lo scheletro può essere del tutto assente, scarso o presente in misura più o meno accentuata (GIGLIO, 1984).

La coltura prevalente è il seminativo. In alcune zone in prossimità di Gravina di Puglia si riscontra un uso del suolo forestale , mentre nelle zone più alte e meno fertili sono presenti pascoli e piccole formazioni arboree.

Il territorio pugliese, caratterizzato in genere dal fenomeno carsico, è anche noto per la presenza delle gravine ai bordi del territorio regionale, localizzate lungo una direttrice che corrisponde al margine sud-occidentale delle Murge. Tali solchi costituiscono linee di compluvio naturali con episodi di ruscellamento sul fondo nei periodi più piovosi. La loro genesi è legata, da un lato, alla tettonica, ossia alla presenza di significative dislocazioni o zone di fatturazione che hanno condizionato l’ubicazione dei solchi originali; dall’altro dall’azione fluviale riconoscendo alle gravine un’erosione lineare accentuata dalle variazioni del livello di base in seguito ai movimenti relativi del Quaternario tra terraferma e mare. Le gravine pugliesi sono molto profonde e sono il risultato della erosione lineare di una piattaforma calcarea (GENTILE 1996, BOENZI et

alii 1999).

1.2. IL SITO DE “LE GROTTELLINE”

La località “Le Grottelline” si trova all’estremità sud-orientale del territorio comunale di Spinazzola, a poche decine di metri dal confine con il territorio comunale di Poggiorsini, entrambi in provincia di Bari (fig. 1). Deve il suo nome alla lama che la percorre e che crea nel banco di calcarenite, coperto da un sottile strato di terreno alluvionale, un piccolo ambiente rupestre caratterizzato da numerose cavità naturali ed artificiali, contribuendo inoltre all’approvvigionamento dell’acqua durante tutto l’anno. Il sito si trova su un vasto terrazzo che domina la vallata sottostante, in posizione abbastanza strategica, essendo invisibile dal basso. La zona è costituita da una serie di terreni collinari degradanti con lieve pendio dalla pianura pedemurgiana verso la vallata del torrente Roviniero, affluente del fiume Basentello.

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Figura 1: localizzazione del sito.

Proprio in prossimità dell’area di scavo si apre una gravina, detta anch’essa Le Grottelline, che ricopre un buon tratto del terrazzo. Questa è molto simile per quanto riguarda la geomorfologia, alla Gravina di Botromagno, sulla quale si affaccia la città di Gravina di Puglia (ZEZZA 1986), scavata da un solco d’acqua sovrimposto. Tale corso sarebbe rimasto fissato dapprima nei terreni erodibili di superficie pleistocenici e si sarebbe poi approfondito nei sottostanti calcarei del Cretaceo superiore. Ad un approfondimento così notevole, dovuto all’abbassamento del livello di base dell’intera rete idrografica, non è rimasto estraneo l’aumento del dislivello fra le Murge e la zona bradanica, soggetta ad un rapido smantellamento causato dai processi erosivi tuttora in atto; ma sono comunque state le oscillazioni del livello del mare ad avere un ruolo determinante. L’abbassamento consistente del mare e della rete idrografica ha necessariamente provocato l’instaurarsi di un ciclo erosivo estremamente rapido che, peraltro, ha avuto un facile innesco nei terreni calcarenitici e argillosi. Di tali vicende geologiche restano ora i segni che caratterizzano la configurazione della gravina, che

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aggiunge alla profondità un modellamento dei pendii in terrazzi orografici o l’alternanza, lungo i versanti stessi, di tratti ora perfettamente verticali, ora variamente inclinati.

La profonda incisione della gravina rivela anche la storia geologica di quest’area, compresa quella del sito in esame. Si possono quindi rilevare diverse formazioni geologiche che verso nord si saldano con quelle calcaree delle Murge e verso sud con quelle detritiche della Fossa Bradanica

Oggigiorno in ciascuno dei profondi alvei trovano spazio il dilavamento e la degradazione delle rocce esposte sui versanti, che alterano l’originale giacitura delle rocce e producono fenomeni di instabilità. Nella parte più alta dei pendii il fenomeno predominante è dato da distacchi di blocchi rocciosi lungo piani di discontinuità preesistenti. I crolli si producono dove i banchi calcarenitici sporgono su quelli sottostanti scalzati dall’erosione fluviale o degradatisi a contatto con gli agenti atmosferici perché poco cementati.

Scivolamenti e ribaltamenti di blocchi si verificano anche lungo i giunti di fratture tettoniche fortemente inclinate o subverticali. Per la gravina di Botromagno, ma il concetto può essere esteso anche a quella de Le Grottelline, una tendenza evolutiva dei ripidi versamenti cosi delineata pone indubbiamente il problema della salvaguardia del suo ambiente naturale e della difesa dei fenomeni di istabilità di talune grotte rupestri e di una parte dell’insediamento abitativo recente.

Nelle numerose grotte che hanno dato il nome alla località, la presenza dell’uomo è documentata con certezza a partire dall’età medioevale. A tale epoca risalgono i resti, tuttora visibili, riferibili a luoghi di culto cristiani: croci e raffigurazioni graffite, lembi di strutture e decorazioni architettoniche, residui di complesse planimetrie. Alcuni graffiti, documentati da foto risalenti agli scorsi decenni ma ormai scomparsi a seguito di incendi e crolli, farebbero pensare ad una frequentazione precristiana, anche se l’attuale mancanza di dati impone nel merito un atteggiamento di cautela e prudenza. Inoltre l’area del sito è ancora interessata da resti di masserie medievali, in particolare dalla Masseria Salomone e dalla Masseria Viti, nonché dalla presenza non molto lontano di una villa di epoca romana.

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1.3. IL SITO DE LE GROTTELLINE NEL CONTESTO DEL POPOLAMENTO NEOLITICO NELLA REGIONE A NORD-OVEST DI BARI

Il territorio, come si è visto, è caratterizzato da una serie di solchi erosivi e depressioni di origine carsica che hanno costituito indubbiamente l’elemento morfologico fondamentale che ha indotto le popolazioni neolitiche a compiere determinate scelte insediative.

Partendo dalla fascia pericostiera si identifica per tutti gli insediamenti, come scelta vocazionale, una selezione di zone più o meno prominenti, con una forte pendenza verso il mare o verso i solchi erosivi.

Verso l’interno i siti documentano ancora una scelta di zone sopraelevate e con forti pendenze verso zone paludose, solchi erosivi e modeste depressioni, oppure prediligono terrazzi geologici sovrastanti le lame. Non mancano siti ubicati in depressioni carsiche o in piccole vallecole poste tra due corsi d’acqua di modesta dimensioni.

Appare chiaro che la flora, la fauna e la quasi costante presenza dell’acqua hanno offerto elementi fondamentali per le dinamiche di sussistenza antropica (SICOLO 2002).

Molti siti sono posti a intervalli regolari fra i 3 e i 4 km e l’andamento sinuoso degli alvei torrentizi ha costituito una via di penetrazione verso l’entroterra. Al contempo i pianori sovrastanti i costoni delle lame con pendenze che permettono un buon drenaggio della acque meteoriche, hanno quasi costantemente condizionato le scelte locazionali degli insediamenti.

Anche il sito in esame presenta le stesse scelte insediamentali: si trova, infatti, su un terrazzo prospiciente una lama che fornisce acqua perenne, da cui si può dominare la vallata sottostante e al contempo permette di non essere visti. Sembrerebbe pertanto rientrare a pieno titolo nel contesto del popolamento neolitico di questa zona, caratterizzato da una frequentazione che, partendo dal Neolitico Antico, continua fino al Neolitico Medio e in alcuni casi al Neolitico Finale.

Figura

Figura 1: localizzazione del sito.

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