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4 Il progetto di Recupero: motivazione e genesi

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Academic year: 2021

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Il progetto di Recupero: motivazione e genesi

4.1 I precedenti progetti di recupero

Con l’abbandono nel 1970 del complesso, il monastero di Nicosia subisce nel corso degli anni un lento e progressivo degrado, che lo ha portato alle condizioni fatiscenti in cui lo possiamo vedere adesso.

Nel corso degli anni sono stati molteplici i tentativi di recupero, tutti falliti, operati soprattutto da parte della Scuola Normale di Pisa, a cui il Demanio, proprietario dell’edifico dal 1978, ha concesso nel 1980 l’uso perpetuo e gratuito. Anche se tali progetti non hanno avuto alcun esito concreto, testimoniano comunque il valore architettonico e culturale del complesso, oltre a fornire numerose informazioni e indicazioni progettuali a chi in seguito si troverà ad operarvi.

4.1.1 1985, Scuola Normale Superiore di Pisa, Progetto di restauro e recupero ad uso foresteria

Nel 1985 la Scuola Normale Superiore di Pisa, che da poco ha avuto in gestione il complesso monastico di Nicosia a Calci, elabora una prima ipotesi di recupero, destinando l’edificio ad uso foresteria per attività scientifiche e didattiche.

Sono redatte schede descrittive sullo stato di conservazione del complesso, per facilitarne le operazioni di restauro, oltre che un progetto di massima sul recupero funzionale degli ambienti.

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Al Piano Terra, dove storicamente si svolgevano le funzioni della comunità religiosa, sono ricavati gli spazi collettivi per attività scientifiche, quali studi, seminari e conferenze. A questo piano l’intervento più consistente è proposto nell’ala Est, dove si prevede di eliminare i tamponamenti realizzati nelle campate degli archi portanti, consentendo così la percezione reale dell’invaso. E’ inoltre prevista la realizzazione di una struttura metallica soppalcata da adibire a biblioteca. L’impiego delle strutture in ferro viene giustificato in quanto materiale che consente di lasciare inalterato il contenuto storico dell’edificio; si esalta infatti il linguaggio stesso dell’intervento, in quanto più chiare appaiono le procedure e la progettazione del riuso funzionale. Dal punto di vista filologico, infatti, l’impiego di questo materiale consente di evidenziare l’introduzione del nuovo rispetto alle strutture originali, che non vengono minimamente intaccate.

Figura 24. Scuola Normale Superiore di Pisa, Progetto di recupero per uso foresteria, Pianta Piano Terra.

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Al Piano Interrato sono ricavati gli spazi adibiti al ristoro collettivo e gli annessi di servizio, come le cucine e i locali di deposito.

Figura 25. Scuola Normale Superiore di Pisa, Progetto di recupero ad uso foresteria, Pianta Piano Interrato.

Al Piano Primo la struttura mantiene la conformazione e la destinazione d’uso originaria: le celle vengono, infatti, mantenute, adibite a camere e ricavando all’interno delle medesime i servizi.

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Figura 26. Scuola Normale Superiore di Pisa, Progetto di recupero ad uso foresteria, Pianta Piano Primo.

4.1.2 1996, Scuola Normale Superiore di Pisa, Un Museo Nazionale della Matematica nel Convento di Nicosia

L’ipotesi progettuale prevede la realizzazione di due strutture: l’una più snella e fruibile anche da parte del visitatore frettoloso nel cuore della città di Pisa, l’altra più globale e con attenzione volta anche agli aspetti storico-conservativi, didattici e promozionali, da realizzarsi nel territorio di Calci.

L’intervento proposto ha come oggetto il recupero delle strutture del convento, dell’edificio annesso “ex infermeria” e la realizzazione di collegamenti viari con l’esterno nonché la sistemazione del piazzale adibito a parcheggio, demandando il recupero delle aree verdi e dei relativi arredi ad una successiva fase.

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Gli spazi collettivi per attività scientifiche (studi, seminari, conferenze) sono ubicati al piano terra, dove storicamente si svolgevano le funzioni della comunità religiosa, le cui caratteristiche spaziali ne hanno suggerito usi specifici. L’antico refettorio, di vaste dimensioni, viene quindi riutilizzato anche come aula per conferenze, mentre gli altri ambienti utilizzati dalla comunità religiosa (capitolo vecchio e nuovo, stanze da lavoro) possono essere destinati ad aule per seminari e per ricerca, oltre a spazi espositivi.

Nell’ala Est del medesimo piano, è stato ipotizzato di rimuovere i tamponamenti realizzati nelle campate degli archi portanti, e di attrezzare questo volume d’altezza considerevole, con ballatoio e soppalco di struttura metallica, da utilizzarsi come ambiente per la libera consultazione di materiale scientifico.

I locali del piano primo, caratterizzati da ampi corridoi di collegamento e distribuzione d’accesso alle “celle”, sono destinati agli spazi espositivi museali, realizzando al contempo un collegamento interno fra le stesse celle.

I locali del seminterrato, caratterizzati da un ampio corpo longitudinale a Sud e da vari ambienti, alcuni direttamente collegati e collegabili con l’esterno, sono destinati sia a spazi di deposito sia per utilizzo d’esposizioni particolari.

L’edificio addizionato all’ala Ovest del convento, già residenza del priore, viene adibito ad abitazione del custode.

Le esigenze della Scuola Normale di disporre in modo articolato degli spazi, in considerazione della necessità di eseguire lavorazioni e studi particolari per l’ampliamento ed aggiornamento del Museo stesso, hanno suggerito la destinazione dell’ex infermeria, edificio autonomo rispetto al convento, a spazi laboratorio e ricerca.

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4.2 Le attuali previsioni degli strumenti urbanistici

Il recupero del complesso monastico di Nicosia rientra nelle previsioni urbanistiche del comune di Calci; costituisce, infatti, con le sue caratteristiche e funzioni, invariante strutturale dell’Unità Territoriale Omogenea Elementare n°2 individuata nel Piano Strutturale comunale approvato nel 2003.

Figura 27. Estratto Piano Strutturale: Carta delle invarianti strutturali e delle UTOE.

Le Norme tecniche d’attuazione stabiliscono i criteri di intervento secondo le seguenti modalità:

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• il ripristino della funzionalità e l’individuazione di un sistema degli accessi, anche pedonali, al complesso;

• la realizzazione di un parcheggio a valle del complesso stesso;

• la riorganizzazione ed il recupero funzionale degli spazi pubblici aperti, monumentali e pertinenziali del complesso;

• l’utilizzazione del complesso di edifici per attività di tipo pubblico convegnistico-congressuale, e/o attrezzature anche private di interesse collettivo, e/o sistemi di ricettività legati ad integrate attività di polo espositivo congressuale, che consentano la costituzione di una centralità funzionale e di servizio di riferimento per l’intero insediamento calcesano.

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4.3 La destinazione museale: tra conservazione e

innovazione

L’utilizzo museale di edifici monumentali ha rappresentato, dagli anni Cinquanta ad oggi, un territorio d’incontro e di scontro del dibattito tra restauro e innovazione. A sollecitare una gran campagna di riordinamento museale in Italia è soprattutto la necessità di dare nuove funzioni, e soprattutto significati sociali, ad alcuni monumenti danneggiati dalla guerra. Il problema dei musei in edifici antichi, che ha una ricca tradizione da cui ricavare insegnamenti ma anche ammonizioni, è inoltre in Italia particolarmente vivo per l’abbondanza di collezioni storiche nelle loro sedi originali e per la ricchezza del patrimonio architettonico inutilizzato e quindi condannato al degrado o al recupero per uso improprio.

Esistono edifici monumentali, costruiti per uso privato, pubblico, religioso, o comunque diverso da quello museale, che vantano una particolare predisposizione sia sotto l’aspetto dell’organizzazione planimetrica sia per qualche forma di assonanza, tali da rendere quasi spontanea la conversione a questa nuova destinazione: il complesso conventuale è tra le tipologie più idonee e di cui abbiamo maggiori esempi.

Nel corso degli anni varie tendenze si sono sviluppate attorno a questo tema; da un lato alcuni esempi, come le realizzazioni genovesi di Franco Albini (Palazzo Bianco, Palazzo Rosso, Museo del Tesoro di San Lorenzo), esaltano l’indipendenza dell’opera d’arte rispetto al contesto architettonico, attribuendo all’allestimento e ai nuovi inserimenti quasi un carattere effimero, di arredo, avvalendosi di tiranti, tubi d’acciaio, telai appesi e controventati. Altri interventi respingono questa neutralità del segno innovativo: l’intervento dei BBPR nell’allestimento del Museo del Castello Sforzesco di Milano è criticato per l’interferenza degli arredi museografici con il contesto, i quali “più che accostarsi all’architettura, si impongono alla vista”, scrive R. Pane; per la collocazione di alcuni portali decontestualizzati rispetto all’originaria sistemazione; per l’allestimento

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della Sala delle esposizioni temporanee, fortemente connotata dall’apparecchio decorativo leonardesco della volta e delle pareti, sulle quali è stato apposto l’alto rivestimento ligneo con profili merlati che s’interrompe in corrispondenza d’un frammento della decorazione.

Dagli interventi analizzati risulta una stretta collaborazione tra architetti e soprintendenze che si concretizza in continui scambi sulle metodologie d’intervento, assegnando agli architetti il ruolo di realizzare all’interno del monumento-contenitore un percorso museale, ai soprintendenti la funzione conservativa del “contenitore” stesso. Interventi teoricamente neutri, che tuttavia non prescindono da interferenze dirette sulla fabbrica storica attraverso l’impiantistica, la creazione di nuovi percorsi, il rifacimento delle pavimentazioni o l’inserimento di nuovi collegamenti verticali.

Interventi basati su questa filosofia confermano il significato centrale della qualità del progetto e richiamano ancora una volta il tema della “compatibilità” del riuso, poiché il punto di partenza deve essere l’edificio e non la funzione, ed è solo il passato a definire le possibilità di operare a al tempo stesso offrire “l’opportunità per un progetto che non perda il valore di quanto si è costituito nel tempo” (Bellini).

Figura

Figura 24. Scuola Normale Superiore di Pisa, Progetto di recupero per uso  foresteria, Pianta Piano Terra
Figura 25. Scuola Normale Superiore di Pisa, Progetto di recupero ad uso foresteria,  Pianta Piano Interrato
Figura 26. Scuola Normale Superiore di Pisa, Progetto di recupero ad uso foresteria,  Pianta Piano Primo
Figura 27. Estratto Piano Strutturale: Carta delle invarianti strutturali e delle UTOE.
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