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CONCLUSIONI E PROSPETTIVE

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Academic year: 2021

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CONCLUSIONI E PROSPETTIVE

In conclusione, il nostro studio dimostra che i pazienti bipolari in fase depressiva presentano un’alterazione dei livelli periferici dei peptidi Aβ correlata alla gravità del decorso di malattia. Il riscontro in pazienti bipolari di anomalie nel sistema della Aβ, associato comunemente alla Malattia di Alzheimer, unitamente all’evidenza di un maggiore rischio di demenza o comunque di declino cognitivo, correlati positivamente al numero di episodi e alla gravità del decorso, suggerisce la necessità di integrare nel follow-up dei bipolari una accurata valutazione di tipo neuropsicologico al fine di identificare precocemente i deficit cognitivi e di avviare percorsi terapeutici adeguati sia sul piano riabilitativo che farmacologico, eventualmente con trattamenti in grado di potenziare la neurotrasmissione dopaminergica e modulare quella glutamatergica. Nel caso in cui i risultati di questo studio venissero replicati su campioni più ampi e, da ulteriori ricerche, venisse confermato il ruolo dei peptidi Aβ plasmatici come potenziali indicatori di tossicità neuronale e di rischio di deterioramento cognitivo, potrebbe essere utile, soprattutto in quei pazienti con elevata ricorrenza di malattia, associare alla valutazione neuropsicologica il dosaggio dei livelli plasmatici di Aβ42.

Data l’evidenza preclinica dell’azione neurotossica e potenzialmente depressogena degli oligomeri solubili di Aβ, ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere il ruolo del sistema della Aβ nella fisiopatologia dei disturbi dell’umore. Volendo fare delle speculazioni, potrebbe essere possibile l’esistenza di un sottogruppo di pazienti con un disturbo dell’umore “amiloide-associato” in grado di conferire resistenza ai trattamenti e rischio di declino cognitivo oppure che sia la ricorrenza degli episodi affettivi a innescare fenomeni neurodegenerativi mediati dalla Aβ con ripercussioni sull’outcome a lungo termine

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e sull’integrità delle funzioni cognitive dei pazienti. La ricerca neurobiologica sulla Malattia di Alzheimer nell’ultimo decennio ha iniziato a proporre possibili interventi farmacologici mirati a limitare la neurotossicità degli oligomeri solubili di Aβ. Sono in corso ricerche sperimentali su modelli animali per testare molecole in grado di inibire l’azione dell’ enzima γ-secretasi, responsabile del

pathway amiloidogenico di degradazione della APP. La riduzione della concentrazione dei monomeri Aβ si è dimostrata una strategia efficace in vitro e in

vivo per prevenire la formazione degli oligomeri solubili neurotossici. Sono in corso studi di fase III sull’efficacia di molecole capaci di legare e stabilizzare i monomeri Aβ al fine di prevenirne l’aggregazione. Sebbene siano stati identificate diverse molecole capaci di inibire direttamente l’aggregazione dei monomeri Aβ, ancora nessuna di queste è approdata alla sperimentazione clinica. In ultimo, sembrano promettenti i trattamenti di immunizzazione attiva, dato che anticorpi diretti contro gli oligomeri Aβ hanno dimostrato una notevole capacità di neutralizzare le azioni neurotossiche degli oligomeri Aβ. Trials di fase II condotti su pazienti con Malattia di Alzheimer immunizzati con un vaccino a base di oligomeri Aβ hanno mostrato una significativa riduzione del declino cognitivo nei pazienti trattati rispetto ai controlli che avevano ricevuto placebo. Qualora venisse dimostrato un ruolo fisiopatologico della Aβ nei disturbi dell’umore, le prospettive terapeutiche sovradescritte potrebbero essere estese ai nostri pazienti al fine di prevenire la compromissione delle funzioni cognitive e il suo non trascurabile impatto sulla qualità della vita.

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