IV
1. INTRODUZIONE
Publio Virgilio Marone è uno degli autori classici più ammirati, studiati e imitati. Già famosissimo in vita per le Bucoliche, le Georgiche e l'Eneide, il suo capolavoro, riscosse ancor più successo dopo la morte, divenendo il «famoso saggio» seguito e osservato come modello di perfezione e stile. Il suo genio donò molto alla letteratura, ma anche alle arti figurative, le quali, come Dante, potrebbero rivolgersi a lui dicendogli: «Tu duca, tu signore, tu maestro»1.
Turner non rimase immune al fascino del sommo poeta latino. Egli iniziò la sua carriera artistica con un quadro ispirato dall'Eneide, la proseguì affrontando, in momenti diversi della vita, la storia di Enea e Didone e la concluse ugualmente coinvolto nell'iconografia virgiliana.
Oggetto di questa tesi è l'analisi del rapporto che lega il famoso pittore paesaggista britannico al grande poeta classico. L'interesse a tale ricerca nasce dalla frequentazione universitaria di due corsi: uno incentrato sull'influsso dell'opera del
V mantovano nella traduzione e nella letteratura cinquecentesca, dalle varie versioni dei proemi alle prime «belle infedeli» dell'Eneide fino alla suggestione virgiliana nei poemi di Ariosto e Tasso; l'altro focalizzato sulle ascendenze del mantovano e delle sue opere nell'iconografia, dalle «origini» a oggi. In particolar modo l'attrazione nei confronti di Turner e della sua relazione con Virgilio scaturisce dalla profonda diversità dei quadri del pittore, soprattutto i primi, rispetto a quelli che si ritengono «tipici» della sua pittura. Nella prima parte si presenta esaurientemente Virgilio e l'influsso che il poeta e le sue opere, specificamente l'Eneide e le figure di Enea e Didone, hanno avuto nella letteratura e principalmente nelle arti figurative, ripercorrendo l'iconografia virgiliana dall'antichità fino all'epoca moderna.
Nella seconda parte si introduce la figura di J. M. W. Turner, considerato il più grande interprete di Virgilio e del paesaggio virgiliano in epoca romantica, e il suo repertorio artistico2. L'interesse nelle opere del pittore si incentra su quelle tele che prendono ispirazione dal mantovano: Enea e la Sibilla Cumana al lago Averno (1798), Didone fonda Cartagine (1814-1815) e il pendant Il declino dell'impero cartaginese (1817), Il lago Averno, Enea e la Sibilla Cumana (1814), Didone ed Enea al mattino della caccia (1814), Il ramo d'oro (1823), Didone che dirige l'equipaggiamento della flotta (1828) e la serie Enea narra la propria storia a Didone (perduto), Mercurio inviato a esortare Enea, Visita al sepolcro e La partenza della flotta, oltre ai numerosi bozzetti contenuti negli album di schizzi e ai disegni per il progetto del Liber Studiorum. Si ripercorre così, attraverso i lavori di ispirazione virgiliana, il viaggio dell'artista nell'antichità e, contemporaneamente, il suo sviluppo artistico: dal paesaggio
2 Il 15 maggio 2014 è stato presentato al Festival di Cannes il film di Mike Leigh, Mr. Turner, in cui il regista, affascinato dai contrasti della personalità dell'artista, ripercorre gli ultimi venticinque anni della vita del pittore, quando comincia ad allontanarsi dai modelli classici e si indirizza verso le sfumature di luce e colore.
VI mitico letto e interpretato attraverso gli occhi di Claude Lorrain si giunge in quel paesaggio in cui tutto è indistinto e avvolto da un vortice di luce.
Inoltre si presentano altri dipinti «classici» di Turner, che hanno avuto origine dalla lettura dell'Iliade e dell'Odissea di Omero e delle Metamorfosi di Ovidio, in cui, ancora una volta, il pittore esplora e penetra lo spirito delle opere che legge e lo reinterpreta attraverso il paesaggio.
Infine si indaga il ruolo che i soggetti tratti dalla letteratura hanno avuto nella vita personale e artistica del britannico. Esplorando in prima persona il rapporto tra poesia e pittura, egli misura la propria immaginazione e crea una «imaginative conjecture»3 tramite cui, giustapponendo, stratificando e selezionando varie fonti, dà origine a un paesaggio che non è solo ambientazione, ma parte integrante della storia, espressione delle emozioni provate dalle figure che lo abitano e dal pittore stesso. Egli cerca così non solo di elevare il genere della pittura di paesaggio dalla semplice considerazione di rappresentazione mimetica, allacciandosi e mostrandosi erede di una tradizione illustre, ma anche di affermare, attraverso quei personaggi dell'epica classica che lo colpirono e affascinarono, i propri principi sull'arte e sulla vita.
Nella terza parte si affrontano i principali problemi riscontrati nella traduzione di due capitoli del testo saggistico di Kathleen Nicholson: I paesaggi classici di Turner: mito e interpretazione. I capitoli tradotti, Turner interpreta Ovidio e Viaggio nell'epica: Turner e il mito, si incentrano sull'analisi e interpretazione delle opere di ispirazione classica del pittore presenti negli album di schizzi «Studies for Pictures. Isleworth» e «Wey, Guil[d]ford», nelle tavole finite e non del Liber Studiorum, negli acquerelli e negli olii esposti.
3 K. NICHOLSON, Turner's Classical Landscapes: Myth and Meaning, Princeton University Press, Princeton N. J. 1990, p. 47.
