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Parte prima INDEPENDENT CORPORATE IDENTITY 1.1 Capire chi essere = sapere cosa cercare

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Academic year: 2021

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Parte prima

INDEPENDENT CORPORATE IDENTITY

1.1 Capire chi essere = sapere cosa cercare

E' ormai una certezza storica: il Cinema, l'industria culturale e i suoi molteplici apparati artistici, sono investiti, se non ormai totalmente assorbiti, dalle nuove tecnologie. Alcune di esse, inoltre, ormai sono da non considerarsi più “innovative”, ma pur sempre rappresentative di una nuova tendenza: il cinema detto digitale ha una sua storia, un suo valore artistico ed economico che ha totalmente stravolto le idee di “canone” tanto care agli studiosi e appassionati cinefili, a partire dalla fine degli anni '90. Il cinema cosiddetto 2.0., un cinema fatto di informatica, di contraddizioni e di polemiche. Una storia a parte che ancora oggi è in corso e in divenire e che molto ancora ha da scrivere.

Quindi un apparato industriale attraversato nei decenni da ventate di innovazioni tecnologiche, in principio legate esclusivamente all'apparato produttivo, ma destinato a “contagiare” radicalmente ogni aspetto, a 360 gradi; ecco quindi che la tecnologia subentra negli apparati distributivi, divulgativi, promozionali, …

L'importanza della pellicola per il cinema del XX secolo è indiscussa, testimoniata anche dalla metonimia film, indicando le opere che nella pellicola hanno la loro codifica e conservazione. Tuttavia, questo rapporto potrebbe essere definitivamente sostituito dal trattamento digitale di immagini e suoni. E' in corso una vera e propria “digitalizzazione” dell'universo cinematografico.

Ma questa è in parte già storia vecchia, potremmo dire. Può sembrare paradossale, ma siamo investiti in pieno, oramai, da queste innovazioni

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che non suonano più come una novità, ma rappresentano il presente, l'attualità, il metodo “contemporaneo” con il quale il 99% delle produzioni, oramai, si cimenta.

Questo studio, ed è bene precisarlo, si concentra sul settore produttivo e organizzativo, senza esplorare gli effetti che il digitale ha apportato al processo creativo, distributivo e di vendita.

Si vuole approfondire il rapporto, apparentemente fluido ma ben più complesso e intrecciato, tra l'idea e il suo divenire; sviluppare un progetto cinematografico, la sua organizzazione ed esecuzione, subisce (e allo stesso tempo sfrutta abilmente) le tendenze digitali, secondo criteri che sconfinano l'aspetto puramente tecnico. L'utilizzo di un determinato software è da considerarsi affine all'evoluzione dell'industria cinematografica in sé; l'utilizzo, invece, delle risorse di cui il web dispone è da inserirsi, per esempio, in un più articolato approfondimento dei sistemi comunicativi e gestionali a disposizione degli operatori. Il superamento degli spazi fisici si contrappone alla natura in sé del cinema, fatto di presenze, di luci e corpi sonori. Corpi, quindi, a fronte di un'idea progettuale del tutto rarefatta e molto spesso virtuale.

Ed è proprio questo il primo passo da cui muove questo studio.

Consolidato il superamento di grandi interrogativi di carattere “economico” per cui si associa la rivoluzione digitale 2.0. a pure e semplici manovre di marketing per implementare la vendita dei moloch informatici, ammesso che il lettore sia consapevole dell'evidente incongruenza, talune volte, delle innumerevoli versioni dei software necessari allo svolgimento dei mestieri cinematografici con i macchinari disponibili sul mercato (considerando accessibilità e costi), la domanda che ci poniamo è la seguente: il carattere digitale rivoluzionario ha assunto una posizione radicale nel sistema produttivo a tal punto da modificare metodi e tempi dell'industria?

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Si.

Subentra allora un altro importante tassello analitico: in che modo la rivoluzione digitale dialoga con le produzioni indipendenti?

Hesmondhalgh nel suo studio sulle trasformazioni avvenute nell'ambito delle industrie culturali a partire dagli anni Ottanta, sostiene che queste ultime hanno assunto un ruolo rilevante su scala mondiale, occupando una posizione sempre più centrale nelle dinamiche del mercato mondiale:

“Le società di questo settore non sono più esclusivamente specializzate ma operano trasversalmente, articolando così la produzione in differenti declinazioni e allestendo rapporti di partnership, joint venture e alleanze con altre industrie, spesso appartenenti ad altri settori.”1

Questa affermazione ci aiuta a inquadrare il nostro campo di ricerca, ossia le industrie culturali (di cui ovviamente fanno parte le produzioni cinematografiche) e le metamorfosi che esse hanno subito, consapevoli della diversificazione2 e della globalizzazione comunicativo-culturale in

corso. Cosa voglio affermare? Gli operatori culturali hanno dovuto, per necessità, misurarsi non solo con le nuove tecniche, conseguenza delle nuove tecnologie, ma anche con le modalità d'azione. Quindi un cambiamento radicale della mentalità; ne consegue la necessità di sentirsi – tecnologicamente – parte del flusso.

Il sommarsi, dunque, delle nuove tecnologie, associato all'unione trasversale di molteplici settori, condiziona direttamente il nostro

1 Hesmondhalgh D., Le industrie culturali, Egea, Milano 2008, p. 87

2 Per diversificazione si intende la crescita basata su nuovi mercati e nuovi prodotti.

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secondo elemento di analisi, la produzione cinematografica indipendente. Il concetto di “economia creativa” nato agli albori del XXI secolo, consente meglio di comprendere l'introduzione dei nuovi beni e -conseguentemente- delle nuove regole di mercato. Il cinema indipendente, un cinema necessario affinché sopravviva la diversità e la multiculturalità, in un sistema sempre più conformato e standardizzato dalla televisione e dalle mega-produzioni americane, è consapevole della necessità di un cambiamento “totale”.

Ha inizio così un viaggio: lo rende più comprensibile il film documentario cui si fa riferimento in questo studio, La Memoria degli Ultimi, prodotto da una start-up e ultra-indipendente (EchiVisivi produzione cinematografica Srl), di cui il sottoscritto è socio fondatore, manager e direttore artistico, e che, in collaborazione con una Società di distribuzione altrettanto indipendente e giovane (BertaFilm), vive un momento ricco di ottimi consensi e una diffusione insolita -considerata la scarsa sensibilità in Italia nei riguardi dell'universo documentaristico. (Si veda paragrafo 4 di questo capitolo)

In questo contesto si parlerà, dunque, di produzione indipendente 2.0. in quanto universo cinematografico italiano meno noto al grande pubblico ma dalla straordinaria linfa vitale, manifestazione di una creatività pura e intatta proprio perché autonoma e non dipendente da alcun vincolo di esclusivo interesse economico. Le caratteristiche principali di queste attività sono essenzialmente due: il basso costo e la completa libertà espressiva lasciata al regista, cosa questa che solitamente spaventa i grandi studi, i quali preferiscono evitare i film sperimentali per concentrarsi su progetti più sicuri e remunerativi. Questo perché difficilmente uno studio affida un film ad alto interesse “monetario” ad un regista esordiente, specie se ha intenzione di utilizzare attori sconosciuti.

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Ancor più complesso è lo scenario per un film documentario.

La situazione attuale del cinema nostrano, come ben sappiamo, non è delle più rosee. Tra crisi di mercato, tagli ai finanziamenti, concorrenza, pirateria, disinteresse e disinformazione, siamo testimoni di una vera e propria trasformazione dei sistemi produttivi, soprattutto degli orientamenti delle “sacre” realtà indipendenti.

Il film, insomma, tende ad una radicale trasformazione non solo nei modelli visivi ma anche – e soprattutto – nei dispositivi delle riproduzioni: inedite e nuovissime forme di consumo, nuovi contesti e scenari di condivisione e visione delle opere, innovativi sistemi di comunicazione segnati dalla multimedialità e dall’interattività. Con il prospettarsi di questi nuovi scenari assai sfaccettati, il cinema indipendente vive una sfida con l'obiettivo di identificare nel nuovo tecnologico un nuovo sé, un'identità cosciente.

Prendiamo dunque atto della crisi dei parametri del modello tradizionale della spettatorialità filmica3 poiché oggi lo spettatore, attraverso

l'acquisto di un DVD o la visione in streaming o sintonizzandosi su una pay tv attraverso un decoder, è primo testimone di un'evoluzione del dispositivo di accesso; quando, poi, esegue il ripping4 di un film dalla

rete, agisce direttamente sulla manipolazione di un dispositivo e di un supporto, manifestando, per altro, una competenza tecnica necessaria oramai vista l'era tecnologica cui siamo immersi.

3 Francesco Casetti, Novi territori. Multiplex, Home Theater, canali tematici, peer

to peer e la rasformazione dell’esperienza di visione cinematografica, in Francesco Casetti e Mariagrazia Fanchi (a cura di), Terre incognite. Lo spettatore italiano e le

nuove forme dell’esperienza di visione del film.

4 Il ripping è l’operazione compiuta da certi software che, tramite l’apertura e

l’estrazione dei singoli files che ne compongono il contenuto, copiano un DVD sull’hard disk del computer.

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Oltre che di nuovi sistemi produttivi, dovremmo, quindi, parlare anche di nuove figure spettatoriali, nuove utenze che aderiscono perfettamente alle innovative forme di sfruttamento e consumo del film; con lo svincolamento dallo spazio-tempo della sala cinematografica tradizionale, essi attivano una forte flessibilità della cornice di visione, dal centro commerciale e d’intrattenimento agli spazi domestici ad altri luoghi imprevedibili, e pongono la visione stessa in una intensa relazione di continuità e di scambio con altre esperienze di vita. Tutto ciò trasforma irreversibilmente, in primis, il concetto di “opera” che viene inserita così in nuove forme di sfruttamento e consumo; in secondo luogo viene meno la solida centralità di quel modello di visione denominato gazing (il guardare fisso e intenso), strutturato attorno allo sguardo spettatoriale coinvolto in un’esperienza immersiva, centrato sullo schermo e tutto teso a impostare e vivere un rapporto esclusivo con il testo, oggetto di incantata contemplazione voyeuristica5.

Ne consegue un preoccupante, inevitabile e sempre più inconsapevole atteggiamento di distacco nei confronti del film. Sebbene secondo modalità differenti rimane salda nella coscienza del fruitore l’aspirazione e la necessità di stabilire una connessione tutta intima con le opere che siano esse d'intrattenimento o d'essai.

Tutto questo ci aiuta a meglio comprendere un ulteriore – e quanto meno essenziale- tassello analitico: cambiano gli strumenti, cambiano i mezzi di visione, cambiano le modalità produttive – con i quali le produzioni indipendenti fanno i conti- ma cambia anche il pubblico. Ecco che ci avviciniamo sempre più al concetto di Corporate Identity delle realtà indipendenti, cui si sommano molteplici aspetti, taluni 5 Maurizio Ambrosini, Nuove forme di sfruttamento del film alla luce dei nuovi media e

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oramai pienamente assorbiti dai sistemi, altre ancora in divenire e fonte di numerose analisi (mercato, marketing, ecc...).

Capire in quale scenario si interviene è la prima mossa -necessaria- al fine di costruire un'efficace strategia, un piano finalizzato al raggiungimento di un obiettivo. Proprio perché con il termine strategia indichiamo il modo con cui un’azienda intende creare e consolidare valore in favore degli stakeholder6 di riferimento, la Corporate Identity

deve riguardare tutta l’organizzazione ai suoi diversi livelli, identificando così nel miglioramento delle proprie capacità tecnologiche “totalizzanti” e delle pratiche gestionali la chiave per la buona riuscita di un progetto audiovisivo.

A fronte di questa introduzione sarà utile approfondire la posizione di una professione essenziale, quella del produttore.

(Film) Producer. Per delineare al meglio, senza sbavature, un'identità societaria, è necessario inquadrarne il ruolo e le attività.

Il producer è l’incaricato dell’esecuzione realizzativa, quasi sempre seguito, laddove vi è una risorsa economica sufficiente, dall’executive producer, responsabile – a sua volta - della riuscita del progetto nei diretti confronti del CdA dello Studio o del network. Le attività previste sono molteplici, sempre necessarie; il producer tende, soprattutto negli scenari economici indipendenti, a prendersi carico di numerose attività:

 ricerca finanziamenti

ricerca ed elaborazioni script progettuali  costruzione e sviluppo rete di contatti

individuazione, approfondimento e sviluppo dei partner

economici

6 Con il termine stakeholder (o portatore di interesse) si individua un soggetto (o un gruppo

di soggetti) influente nei confronti di un'iniziativa economica, sia essa un'azienda o un progetto.

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 assunzione di personale chiave e ingaggio delle professioni

(troupe)

controllo e sviluppo del budget

 organizzazione delle 5 fasi di elaborazione progettuale (sviluppo,

pre-produzione, set, post-produzione, distribuzione/vendita)

 risoluzione dei problemi

L' organizzazione e la gestione prima di tutto, questo è ciò che maggiormente conta nella produzione audiovisiva; solo attraverso una diligente gestione e un’applicazione di metodi organizzativi ben precisi è possibile compensare la forte alea che ne caratterizza il rischio creativo ed economico. In questo scenario si rende sempre più necessario apprendere i vantaggi che la tecnologia offre e di cui il producer è primo beneficiario.

La produzione audiovisiva è caratterizzata da un notevole impiego di capitali e da una grande capacità di “immobilizzo” degli stessi. Inoltre è un tipo di produzione il cui rischio rasenta l’aleatorietà e le soluzioni per la sua allocazione o ripartizione influiscono in modo sensibile sull’organizzazione dell’attività di produzione.7

Il produttore audiovisivo è dunque un operatore economico che ha scelto liberamente di dedicare la propria azione alla produzione e diffusione di opere creative, affrontando le svariate gradazioni dell’azione produttiva: da quella finanziaria a quella organizzativa, passando attraverso la gestione di un'azienda e così via. L'universo indipendente si differenzia notevolmente dal contesto delle major proprio per il grado di complessità – già insita nell'attività di produzione - che raggiunge la realizzazione di un film scritto da alcuni autori, interpretato da alcuni attori, ambientato secondo i criteri di uno scenografo, registrato a mezzo 7 Fabrizio Perretti e Giacomo Negro, Economia del Cinema, Etas, Milano 2003, p. 93

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di una fotografia, commentato da un musicista, edito nella sua forma finale da un montatore e diretto da un regista; la differenza è notevole ed è tutta “economica”, riguarda, cioè, non solo il suo finanziamento, ma l’organizzazione in grado di equilibrarne le componenti.

Avere meno azioni o un capitale societario ridotto di molti zeri non equivale ad avere minori responsabilità e/o ambizioni o voler contenere il potenziale artistico ed espressivo di un progetto audiovisivo. Al contrario le produzioni indipendenti hanno la necessità di articolare nuove forme di processing and developing project per compensare i limiti di carattere economico. Ed è proprio qui che stabilisco un ulteriore livello di analisi: la condizione economica delle produzioni indipendenti arricchisce notevolmente la necessità di sfruttare e trarre giovamento da ogni risorsa, tecnologica e non.

Quindi non solo il finanziamento, ma l’organizzazione in grado di equilibrarne le componenti. Nel nostro caso, le innovazioni tecnologiche e lo status necessario, non sono altro che ulteriori ed importanti input creativi atti al raggiungimento degli obiettivi artistici e produttivi.

Piccola nota. Negli Usa, tutte le Scuole di Cinema che formano cineasti (al pari di Medicina, Ingegneria, ecc) sono dette “Facoltà di Produzione” e contano numerose specializzazioni classiche (regia, montaggio, scenografia, fotografia, edizione musicale, ecc.) e specifiche (produzione cinematografica, produzione televisiva, scrittura cinematografica, teoria cinematografica, ecc).

Oltre alla frequenza obbligatoria è previsto un semestre preparatorio che insegna la meccanica della produzione audiovisiva (ruoli, mansioni, tempistiche, organizzazione, ecc). Si potrebbe inoltre aggiungere che nel nostro paese, non solo affanna una “cultura produttiva generale”, ma è del tutto assente quella specifica necessaria allo sviluppo intellettuale ed industriale della fascia indipendente. Il che ci fa capire quanto sia

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veramente lontano dagli orizzonti della cinematografia nostrana il concetto stesso di “industria della creatività”, recuperando un concetto emerso nella prima parte di questo paragrafo. Sicuramente il nostro scenario è ben diverso e fare il producer può costare il doppio della fatica, ma non ritengo siano da meno le intuizioni e le iniziative, secondo un adeguato sistema proporzionale, che hanno visto sbocciare opere non solo tecnicamente valide ma dai contenuti e temi di respiro internazionale. Cattleya, Colorado Film, Fandango, Lucky Red, Melampo, Mikado e Sacher Film, risultano ai molti come “realtà indipendenti”, se per major consideriamo Cecchi Gori Group, Eagle Picture, Filmauro, Indigo Film, Istituto Luce, Lucky Red, Medusa Film, Palomar, Rai Cinema. E' evidente come ci sia un' ambigua considerazione dei sistemi produttivi in Italia.

Nomi come Nicola Giuliano, Francesca Cima e Carlotta Calori (Indigo Film) o ancora Domenico Procacci (Fandango8), Angelo Barbagallo

(Sacher Film) lasciano l'amaro in bocca perché, seppur produttori di alcuni tra le più importanti pellicole (fatta eccezione per il recentissimo premio Oscar La grande bellezza della Indigo), essi rimangono imprigionati in quella costellazione, sconosciuta ai tanti, che li identifica ancora come “indipendenti” e in casi ancor più buffi “emergenti”. Ma indipendenti da cosa? Non posso immaginare davvero che la definizione “mereghettiana” releghi ancora lì, ai margini, produttori che invece hanno gettato oramai le fondamenta di un cinema nuovo, di un cinema italiano d' ultima generazione. Rischio, in questo contesto, di fare della polemica non del tutto costruttiva.

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Quindi capire chi essere potendo focalizzare i propri obiettivi è la necessità primaria delle realtà indipendenti, permettendo così la messa a fuoco, nell'ambito della produzione esecutiva, su professioni necessari quali Direttori di produzione, Organizzatori di produzione, Organizzatori generali, Delegati di produzione, Produttori esecutivi, Coordinatori della post-produzione, e molti altri ancora.

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1.2 Il Cinema e le sue rivoluzioni digitali:

l’innovativa organizzazione dei supporti tecnologici

“…Allora, come assicurarsi che la proiezione abbia sempre la qualità ottimale? Forse trasferendo il film su nastro magnetico, e diffondendo i nastri da una centrale verso un satellite che riprodurrà in 600 sale alla volta! Con una definizione di 2000 linee invece delle 625 attuali. Vi immaginate? Una sola copia, una sola colonna sonora, un satellite, mille sale! E potrete controllare le reazioni della gente, influire sul loro ritmo cardiaco attraverso accessori incorporati alle loro poltrone, sapere come reagiscono fisiologicamente ed emozionalmente. Il video è il futuro. Ci vorranno cinque anni, ci vorranno sette anni, ma lo sarà.”

Steven Spielberg

Quando oltre vent’anni fa il giovane Steven Spielberg rilasciò questa dichiarazione il d-cinema non solo non era ancora nato, ma esisteva solo come fantasia di pochi visionari. Oggi secondo i dati raccolti e pubblicati dalla SMPTE (organizzazione mondiale per la standardizzazione dell’industria Cinema e televisione) a Dicembre 2006 nel mondo 3.000 sale cinematografiche sono state convertite al sistema digitale. Un numero ancora esiguo, se messo al confronto con il numero totale delle sale presenti nel mondo, ma una realtà in forte via di sviluppo9.

9 Nell’edizione 2006 della Mostra internazionale d’arte Cinematografica 35

pellicole in concorso nelle varie sezioni del festival, sono state presentate al pubblico con sistema di proiezione digitale, per un numero totale di 165 proiezioni. La maggior parte degli spettatori, inconsapevoli della novità, non ha percepito la differenza, mentre i registi che hanno optato per la proiezione digitale delle loro opere, hanno dichiarato di aver assistito grazie al digitale a risultati di gran lunga superiori rispetto a quelli ottenuti con la tradizionale proiezione 35mm. Questi sono i

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Ciò nonostante, in materia di riconversione digitale delle sale il 2006 ha segnato l’anno della svolta, con un incremento del 380% (percentuale pubblicata da Media Salles10). In base a queste proiezioni di crescita, gli

analisti hanno prospettato che “ il sorpasso del 35mm è ormai anticipato al 2013”11. Entro questa data i rulli di bobine 35 mm lasceranno

completamente il posto ai server, in cui i film dopo essere stati adeguatamente compressi, verranno memorizzati come file dati (file DCP, Digital cinema Package, equivalente digitale della copia distributiva del 35mm).

Il cinema digitale è sostanzialmente un sistema complesso di diverse tecnologie: film scanner ad alta risoluzione, DCDM: codifiche di compressione digitale delle immagini, e molte altre ancora.

La risoluzione di un’immagine digitale oggi si sta sempre più avvicinando all’alta definizione garantita dalle immagini realizzate e riprodotte fotograficamente.

I pieni effetti di questa tecnologia dirompente, del passaggio al cinema digitale leader di mercato, si fanno sentire su tutta la linea, dagli esercenti, distributori alla vasta gamma di industrie collegate.

Basti pensare all'ultimissima innovazione secondo cui alle sale cinematografiche si richiede un aggiornamento del proiettore affinché sia in grado di proiettare i film girati a 48 fotogrammi al secondo invece dei tradizionali 24 fotogrammi. Circa 50.000 schermi dotati di serie 2 e proiettori Sony potenzialmente saranno in grado di mostrare il film, ma dati esposti durante il quinto Forum Internazionale della SMPTE dedicato al cinema digitale tenutosi 5/9/ 2007 durante la 64° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia

10 MEDIA Salles opera nel quadro del Programma MEDIA dell’Unione Europea con il

sostegno del Governo Italiano. Facilita la distribuzione dei film europei nelle sale, sia attraverso iniziative che coinvolgono gli esercenti cinematografici europei, sia attraverso eventi che danno visibilità alle produzioni europee tra gli operatori e il pubblico potenziale. Le azioni attualmente sviluppate da MEDIA Salles si collocano in tre aree principali – formazione, promozione e informazione – integrandosi a vicenda.

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sarà ancora necessario tempo e denaro per l'aggiornamento. Senza contare un altro regista, James Cameron, e il suo Avatar al regime ancora più alto di 60 fotogrammi al secondo.

Il suono, per fare un altro esempio, è oggetto continuo di innovazioni e aggiornamenti, oltremodo passando da sistemi audio cosiddetti 5.1 ai canali di ultimissima generazioni in 7.1. Dolby , Barco , Immsound , Iosono e Illusonic 3D sono i cinque principali protagonisti di questo mercato.

La fine, dunque, del 35 millimetri.

Il crescente impiego di apparecchiature digitali ha drasticamente fatto crollare la domanda di 35mm.

Nota significativa per meglio comprendere i delicatissimi equilibri economici e gli innumerevoli interessi finanziari che si nascondono dietro sistemi apparentemente scollegati: alla diminuzione della domanda di copie 35mm corrisponde un inevitabile aumento del costo di argento, un materiale fondamentale per lo sviluppo di pellicole. Al di là dei numeri, è indicativo il fatto in sé, ossia che tali mutamenti di formato, colpiscono radicalmente tutta la “catena del valore”, compresi i distributori cinematografici; basti pensare agli interessi che maturano dietro fornitori di pellicola come Kodak, Fuji e Agfa e quali vantaggi ne traggono realtà d'avanguardia digitale come Deluxe, Technicolor e altri laboratori cinematografici.

Deduciamo, quindi, che l'uso tradizionale di 35 millimetri è destinata a cessare e a scomparire da importanti mercati per la fine di quest'anno, con un taglio di portata globale calcolabile entro la fine del 2015.

La rivoluzione digitale non tocca esclusivamente i supporti, ma necessariamente i media tutti; parliamo così di “rivoluzione totalizzante”, a suo modo focus centrale di questo studio.

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Nel corso della sua storia, l’uomo ha sempre rinnovato i suoi strumenti di mediazione col mondo, trasformando l’ambiente esterno e generando così una trasformazione di ritorno anche su sé stesso, senza quasi mai abrogare gli strumenti in uso, piuttosto agendo su di essi, e lasciandosi agire, per ibridazione e accumulazione12. Egli modella l’ambiente

tecnologico contemporaneo consapevole che quest'ultimo agisce sulle condizioni stesse delle nostre esperienza e sulle dinamiche d’interazione con il mondo; in altri termini, vi sono delle trasformazioni in corso nell’estetica dell’uomo in relazione al mondo digitale. E' necessaria, pertanto, una digressione, seppur sobria e inerente, sugli aspetti più epistemologici circa il legame tra media e operatore culturale. In questa prospettiva si può parlare di una definizione allargata di tecnica, come ciò che interviene a priori in qualsiasi processo di interazione tra l’uomo e il mondo. “Tutto è tecnica”, come sostiene Fernand Braudel. Ma va precisato: tutto è tecnica perché da sempre l’uomo ha mediato il suo rapporto col mondo ed ha esteso il suo sistema sensoriale e cognitivo attraverso strumenti, artefatti o intuizioni di natura tecnico-logica, nell’accezione di mezzi tipicamente materiali. Non c’è rapporto percettivo-intellettivo-estetico col mondo che non sia mediato dalla tecnica, in senso ampio, che non sia condizionato o non avvenga all’interno di un qualche processo culturale frutto di elaborazione tecnica da parte dell’uomo. In questo senso si può asserire che la cultura è

incorporata nella tecnica;

“L’esperienza umana, in questa prospettiva, è sempre riconducibile ad un fatto tecnico, ad un’acquisizione culturale e quindi strumentale che viene assimilata come

12 Paolo Granata, Arte, estetica e nuovi media. ‘Sei lezioni’ sul mondo digitale, Fausto

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fosse un fatto naturale, senza alcuna cesura tra tecnica e cultura”13.

Riconducendo queste osservazioni all'universo cinematografico, potremmo asserire che da sempre il cinema “sente” il mondo attraverso i suoi strumenti; ancor di più è possibile interpretare ciò anche in funzione degli strumenti che consentono la visione ultima delle opere, la loro elaborazione, realizzazione e riproduzione. Potremmo dire, quindi, che alle radici di ogni attività cinematografica o processo di evoluzione progettuale si pone l’assunzione di un qualche strumento (materiale o culturale), o il miglioramento del sistema di strumenti esistenti, per incidere sul sistema, per trasformarlo e renderlo conforme ai bisogni vitali del proprio tempo; mediare il mondo attraverso la tecnica è un fatto insito nell’uomo. Ecco che la produzione indipendente è atta al fabbricare, costruire, operare senza porre limiti alla fattività creativa, all’ingegnosità.

Se la storia dell’uomo risulta perciò stratificata attorno alla storia dei suoi strumenti, la produzione cinematografica indipendente traduce perfettamente l'esigenza di sfruttare in ogni sua forma, le risorse tecnologiche.

Come? Prendiamo il caso specifico del nostro paese.

Le case di produzione e altre istituzioni strettamente connesse all'universo del bene cinematografico italiano, stanno letteralmente stravolgendo il mercato attraverso un'intensa attività di stipula di accordi commerciali con le principali compagnie coinvolte nello sviluppo dell’UMTS (Universal Mobile Telecommunications System). Realtà questa ampiamente diffusa negli USA e sempre più in voga nei paesi europei d'avanguardia (Germania in primis e paesi scandinavi).

13 Paolo Granata, Arte, estetica e nuovi media. ‘Sei lezioni’ sul mondo digitale, Fausto

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Come non soffermarsi, per l'appunto, sul potente mezzo quale il videofonino che, oltre a ricevere e trasmettere immagini statiche e immagini in movimento, permette anche la trasmissione dati, ad esempio l'accesso ad Internet; esso sembra proporsi alle nuove generazioni di spettatori e con qualche fatica anche alle precedenti, in qualità di mezzo per la fruizione di film interi, risultato di un'ampia e ben strutturata manovra di marketing cinematografico ad alta visibilità, con la trasmissione di trailers e altre forme di paratesto, grandi induttori di utenza cinefila.

Oggi vecchie e nuove tecnologie della visione entrano in rapporto costituendo una sola ed articolata piattaforma mediale domestica14.

La crisi del modello tradizionale di spettatorialità, dettata dai nuovi modi di sfruttamento e di consumo del film, inserisce non solo lo spettatore nella complicata relazione di manipolazione e competenza

dei supporti. In ballo ci sono anche gli operatori del settore, invischiati

in un flusso perenne di miscellanea tecnico-intuitiva che ridefinisce i confini della competenza puramente stilistica e/o di carattere filmica; quello su cui si lavora oggi è l'integrazione dei sistemi tecnologici non solo a supporto dell'esecutivo ma dell'immaginario, dell'attività globale di una produzione, che sia lavoro di uffici, set, laboratori e studios.

Se si deve parlare del rapporto tra cinema e tecnologie è d’obbligo premettere che il cinema in realtà nasce soprattutto grazie ad alcune ricerche scientifiche-tecnologiche. Come è noto la prima proiezione fu effettuata dai fratelli Lumière nel 1895, ma questa prima proiezione fu possibile solo dopo un secolo di studi e di ricerche fatte da fisici, matematici, astronomi, chimici, ricercatori, grazie all’innovazione tecnologica, che per tutto il secolo diciannovesimo ha coinvolto Europa 14 F. F. Riva, Homecoming. Le tecnologie domestiche della visione e Nicole Rigamonti,

Personal home cinema. La rete, lo spettatore e il crogiuolo digitale, in Casetti e Fanchi, p141

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centrale e Stati Uniti d’America. Un rapporto dunque imprescindibile, infatti, come del resto è facile capire: un film non può essere realizzato, né potrebbe esistere, senza una “macchina da presa” e una “macchina da proiezione”, le cui costruzioni sono frutto della tecnologia e della ricerca scientifica. Diversamente è stato per altri linguaggi espressivi come il teatro, la pittura, la danza, la musica, per cui il loro rapporto con la tecnologia è ridottissimo. Per il cinema dunque è un rapporto imprescindibile e connaturato alla sua stessa origine. Ancor più, va ribadito che tutta l’evoluzione successiva che il cinema ha avuto nel XX secolo è stata, ed è fortemente condizionata dalle continue innovazioni degli strumenti tecnici di cui il cinema vive e per cui si evolve (il sonoro, il sistema analogico, il digitale, ecc).

Effettivamente il passaggio al cinema digitale ha un riflesso anche sulla produzione cinematografica, poiché si entra in un'era di significative economie di scala. L'approccio digitale presenta vantaggi tutti economici e tutti estesi ai molteplici rami che vanno a comporre l'attività (produzione e distribuzione). Basti pensare allo stravolgimento che segnò l'avvento del movimento francese della Nouvelle Vague; ci sono numerose similitudini con il periodo contemporaneo, con le tendenze che viviamo e l'accessibilità al mezzo. Ogni regista della Nouvelle Vague era capace di auto-finanziare la propria opera, slacciandosi dai meccanismi delle produzioni major, sempre restie nel dare fiducia ad autori che non avevano affrontato un lungo periodo di apprendistato come assistenti sui set di registi internazionalmente noti. Se negli anni Sessanta le telecamere digitali costano meno e sono meno voluminose delle macchine da presa (gru e carrelli sono meno pesanti e anche la steadicam, imbrigliatura che permette di legare la telecamera al corpo dell'operatore, realizza le riprese con più fluidità e scioltezza), cosa diremmo delle nostre fotocamere compatte? La risposta la si può trovare

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nelle iniziative come il nuovo Festival per cortometraggi realizzati con il videofonino15. Analizzare gli eventi della Nouvelle Vague rende più

chiaro il passaggio al cinema digitale 2.0.: i prezzi dei supporti di registrazione sono meno alti rispetto a quelli della pellicola e per una piccola produzione indipendente è più conveniente girare in digitale invece che in pellicola. E questa è orami prassi.

Insomma, considerare le nuove tecnologie come processi piuttosto che semplici strumenti.

Spesso il rapporto tra cinema e tecnologia è stato interpretato come un rapporto tra cinema e finzione associato al concetto “cinema e mistificazione”, del tutto contrapposto al binomio cinema e autenticità.

Un film in digitale può essere realizzato in quattro mesi: sei settimane per prepararlo, sei per girarlo e sei di edizione e post produzione. Con il digitale inoltre è possibile usare il set a 360 gradi; essendo le necessità di illuminazione della scena molto più basse rispetto alla pellicola si possono usare molte camere contemporaneamente. Inoltre la preparazione del set è più veloce e meno rigida nei confronti di possibili errori di allestimento o illuminazione, ai quali è possibile rimediare in post produzione. Il video digitale è già pronto per la post produzione digitale, dove è possibile praticare la correzione del colore, modificare fondali, cancellare dettagli sbagliati e accedere alle tecniche del morphing, del composing, del rendering16e agli effetti speciali. Nel

cinema di consumo, il digitale permette, attraverso il comando del copia-15 CortoFonino Film Festival, nella città di Terni, oramai alla terza edizione

16 Il morphing è uno dei primi effetti digitali che siano stati sviluppati dall'industria

cinematografica e consiste nella trasformazione fluida, graduale e senza soluzione di continuità tra due immagini di forma diversa, che possono essere oggetti, persone, volti, paesaggi.

Il composing, nelle arti -in particolare la pittura, grafica, fotografia e scultura- composizione visiva, è la disposizione e l'organizzazione degli elementi visivi di un' opera.

Il rendering è un termine della lingua inglese che in senso ampio indica la resa grafica, ovvero un'operazione compiuta per generare un'immagine a partire da una descrizione matematica di una scena tridimensionale interpretata da algoritmi che definiscono il colore di ogni punto dell'immagine digitale.

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incolla (ctrlC+ctrlV) di moltiplicare gli oggetti senza dover necessariamente impegnare risorse direttamente sul set di ripresa. Il digitale ha avuto successo anche grazie alla possibilità, in fase di produzione, di dare riscontri anticipati sulla qualità del materiale girato. Mentre sono in corso le riprese, sul monitor di controllo del film è possibile vedere la scena e la resa finale del girato. Tutto ciò risulta essere un grande vantaggio per il regista, per il direttore della fotografia e per i tecnici della post produzione, i quali sono in grado di lavorare immediatamente sugli effetti speciali e sullo sfondo. In definitiva, la decisione sul formato da adottare dipende dal filmmaker o produttore del film in base a determinate scelte stilistiche, budget, abilità personali, attrezzatura disponibile, obiettivi distributivi. Inoltre la possibilità di un trasferimento istantaneo dei files contenente il materiale girato (i cosiddetti “giornalieri”), attraverso una connessione internet, consente di abbattere notevolmente i tempi di elaborazione in post-produzione; questo facilita il regista nell'affrontare, terminate le riprese, la prima fase di lavoro al montaggio nel giro di pochi giorni poiché già effettuato il delicato – e minuzioso – lavoro di sincronizzazione audio/video. Inoltre al montatore viene data la possibilità di prendere visione del materiale, sempre su indicazione del regista, e iniziare così un' elaborazione narrativa, strutturale, ritmica ed espressiva, nonché una prima selezione del materiale girato.

Attualmente sono disponibili diversi programmi di file sharing su reti differenti. La disponibilità dipende parzialmente dal sistema operativo, da differenti reti di comunicazioni aventi differenti caratteristiche (per esempio download a sorgente multipla, differenti tipi di ordinamento, differenti limiti nella ricerca, eccetera).

Stiamo dunque parlando di Cloud Computing, ossia un insieme di tecnologie che permettono, tipicamente sotto forma di un servizio offerto

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da un Internet Service Provider17 al cliente, di memorizzare, archiviare

ed elaborare dati grazie all'utilizzo delle risorse hardware e software distribuite e catalogate virtualmente in Rete.

La vaghezza insita nel termine Cloud Computing e le sue innumerevoli definizioni, però, sono fonti di molta confusione, anche fra gli addetti ai lavori, tanto da minarne i vantaggi insiti.

Tradizionalmente Internet è rappresentata con una nuvola in inglese, appunto, cloud. La stessa nuvola è stata usata per rappresentare questa nuova risorsa, il Cloud Computing, poiché consente l’accesso on demand a risorse condivise che risiedono in data center cui si può accedere, in modo ubiquo, da qualunque dispositivo connesso a Internet.

Le soluzioni Cloud sono tipicamente off-the-shelf e, quindi, immediatamente disponibili e utilizzabii dagli utenti che, in una certa misura, le autogestiscono, modificando in self-service i parametri della configurazione. Il Service Provider, pertanto, deve fornire soluzioni accessibili ed intuitive; l'accesso al servizio, attraverso un comune web browser, oppure tramite application client per dispositivi fissi e mobili fornite direttamente dal Service Provider, rappresenta il primo livello di gradevolezza, velocità delle operazioni e grado di affidabilità.

Il dibattito sul Cloud Computing è molto acceso: ci sono forti sostenitori (Amazon, Google, Salesforce, …) e anche accaniti detrattori, primo fra tutti Richard Stallman18, che ha motivato la sua avversione a causa di

diversi rischi, fra i quali annovera la perdita del controllo dei dati posti 17 In informatica e telecomunicazioni un Internet Service Provider (termine mutuato dalla

lingua inglese che tradotto letteralmente in italiano significa "fornitore di servizi Internet"), è una struttura commerciale o un'organizzazione che offre agli utenti (residenziali o imprese), dietro la stipulazione di un contratto di fornitura, servizi inerenti a Internet.

18 Richard Matthew Stallman (New York, 16 marzo 1953) è un programmatore, informatico

e attivista statunitense. È uno dei principali esponenti del movimento del software libero. E' stato il pioniere del concetto di copyleft ed è il principale autore di molte licenze copyleft compresa la GNU General Public License (GPL), la licenza per software libero attualmente più diffusa. Dalla metà degli anni novanta spese molto del suo tempo sostenendo il software libero e promuovendo campagne contro i software proprietari.

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nel Cloud. Nonostante ciò il sistema di Cloud Computing è un modello dirompente che cambia radicalmente gli strumenti a supporto del business e la cui affermazione, nei prossimi anni, è pressoché scontata. Sicuramente tra i suoi più grossi vantaggi ci sono le molte opportunità per le piccole e medie imprese, poiché tutte possono beneficiare del servizio a basso costo (e non solo le grandi organizzazioni che possiedono i data center).

Le promesse del Cloud Computing sono molto attraenti: è elastico e si adatta alle esigenze del business, si paga quanto si consuma, trasforma i costi fissi in costi variabili, elimina i grandi investimenti, sostituendoli con costi operativi nell’arco del tempo. E' dunque plausibile ritenere questo sevizio una risorsa in grado di rilanciare le attività, in particolar modo le start-up, con particolare attenzione alla Società di produzione cinematografica cui si fa riferimento in questo studio (EchiVisivi); le piccole imprese possono concentrarsi esclusivamente su elementi di business e trascurare gran parte degli aspetti strutturali ed economici legati alle infrastrutture tecnologiche di supporto (evitando quindi lo sviluppo di specifiche tecnologie informatiche che richiederebero risorse di tempo e denaro).

Relativamente ai dati, ad esempio, è importante sapere dove sono conservati (in certi casi le leggi in vigore vietano di portare i dati al di fuori dei confini nazionali), le garanzie di sicurezza e di privacy e, ancor più importante, come si possono riottenere indietro in caso di cambio Provider. Inoltre la crescente diffusione degli smartphone e dei tablet sta facendo crescere l’attenzione verso il Mobile Cloud Computing.

Si parla ormai da qualche anno di Cloud, ma molte persone sono confuse e non riescono a capire quali siano i vantaggi, le funzionalità ed i possibili problemi ad esso legati. Partendo da un semplice dato e cioè che il Cloud nasce dall’esigenza, comune a molte persone, di poter

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disporre dei propri files in qualsiasi momento e su qualsiasi dispositivo, si può affermare, con una certa sicurezza, che secondo alcuni analisti fra pochi anni i dispositivi mobili -a livello mondiale- supereranno i PC nell’accesso a Internet e le nuove architetture software basate sul Cloud renderanno obsoleto il modello attuale delle applicazioni mobili.

Con un sistema di memorizzazione cloud tutto diventa semplice ed intuitivo. Utilizzare un cloud per memorizzare files significa salvare i files del proprio archivio su un server cloud che diventa, pertanto, un vero e proprio motore di tutto l’archivio.

Per tale ragione è logico pensare che il Cloud Computing stia diventando sempre più pervasivo e lo spostamento delle applicazioni e dei dati nel Cloud sarà sempre più diffuso non solo a livello enterprise, ma anche fra i consumer, o meglio ancora fra i prosumer, da cui si leva un coro di approvazione al provato vantaggio di risorse accessibili ovunque e da qualunque dispositivo. Ci sono diverse soluzioni, già molto utilizzate, per spostare i dati nel Cloud e condividerli, sia a livello aziendale che personale: Wetransfer, Google Drive e DropBox per citarne alcune (di seguito descritte), sono gratuite o rispettano un tariffario a consumo.

WeTransfer.

Oggi giorno, disporre di uno strumento mediante il quale avere la possibilità di inviare file di grandi dimensioni costituisce una vera e propria esigenza primaria. Infatti, in particolare per quanto concerne il mondo del lavoro, sono sempre di più gli utenti che, giornalmente, necessitano di applicazioni specifiche grazie alle quali adempire allo scopo accennato, poiché, è cosa ben risaputa, che più un file risulta pesante e più il suo invio, ad esempio tramite mail, diviene un operazione difficoltosa se non addirittura impossibile. Fortunatamente

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lungo il web esistono diversi servizi che consentono di adempire in maniera più o meno impeccabile allo scopo.

Tuttavia esiste un servizio creato per inviare grandi files nel web (ora anche applicazione per android): WeTransfer. Questo sistema consente l'invio di grandi dimensioni, bypassando i limiti spesso imposti dalle stesse caselle di posta. Con l’applicazione WeTransfer, è dunque possibile inviare ben 10GB di informazioni (video compressi e non, foto di scena, testi modificati, documentazione amministrativa, ecc) sia utilizzando la connessione WiFi, sia utilizzando il 3G/4G19; si ha quindi

la possibilità, attraverso la modalità Bluetooth20 di connettere alla rete

internet del proprio videofonino un portatile e/o tablet, consentendo così il trasferimento dei files. Il servizio, oltre ad essere totalmente gratuito, consente un upload per la durata di 2 settimane; in pratica il materiale viene caricato temporaneamente sulla piattaforma virtuale di WeTransfer, ed un’email viene inviata al destinatario. Se si vuole di più, il servizio WeTransfer Plus offre la possibilità di salvare fino a 50GB di materiale nel servizio di cloud della compagnia, accessibili da qualsiasi dispositivo.

Quindi attraverso un abbonamento, un piccolo investimento per la Società di produzione, sarà possibile in ogni momento e da qualsiasi dispositivo, interagire con altre postazioni di lavoro, permettendo uno scambio di materiale ed un costante aggiornamento. Così è stato per la lavorazione del film documentario La Memoria degli Ultimi; nella fase di post produzione tre reparti fondamentali, quali montaggio, suono e

19 Il termine 3G (acronimo di 3rd Generation) e 4G (4rd Generation) nel campo della

telefonia cellulare, indica le tecnologie e gli standard di terza generazione.

20 Nelle telecomunicazioni Bluetooth è uno standard tecnico-industriale di trasmissione dati

per reti personali senza fili (WPAN: Wireless Personal Area Network). Fornisce un metodo standard, economico e sicuro per scambiare informazioni tra dispositivi diversi attraverso una frequenza radio sicura a corto raggio.

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musiche, hanno operato non solo su workstation21 differenti e in

laboratori dislocati, ma per di più in città diverse. Subentra in questo caso l'ingegno tecnico e artistico (nonché organizzativo) nell'utilizzo della piattaforma WeTransfer, non solo per l'invio di blocchi video molto estesi (i cosiddetti “rulli”, contenenti materiale audiovideo elaborato per un massimo di 20 minuti), ma di singole sezioni e/o scene. La scelta, inoltre, di un'adeguata compressione audiovideo22, consente un'attività

dinamica e di alta qualità.

Siamo così testimoni di una nuova intimità tra prodotto e produttore. Il file sharing, cioè la modalità secondo cui attraverso i software è possibile attuare una condivisione ed uno scambio di files audio e video fra gli utenti della rete, senza un server centrale di controllo, è un ulteriore livello di analisi cui vale la pena soffermarsi.

Se con WeTransfer è possibile inviare file molto pesanti da una qualsiasi postazione internet, la condivisione e la possibilità di trasmissione dei dati attraverso la rete web è oggi una realtà che coinvolge non solo l'utente, lo spettatore, ma l'operatore sin dalle prime fasi di lavorazione. E' necessario immaginare quali vantaggi comporta lo sgretolamento totale della distanza fisica ai fini di uno scambio di informazioni di controllo e documenti di carattere economico, con la possibilità di aggiornamenti costanti, istantanei e online senza alcun bisogno di effettuare un download files.

21 La workstation o stazione di lavoro è una tipologia particolare di computer monoutente,

che si contraddistingue dall'essere destinata principalmente ad un utilizzo produttivo (da cui il prefisso work), e dall'avere alte prestazioni per poter assolvere compiti altamente professionali di vario genere.

22 Con il termine compressione dati si indica la tecnica di elaborazione dati che, attuata a

mezzo di opportuni algoritmi, permette la riduzione della quantità di bit necessari alla rappresentazione in forma digitale di un'informazione

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Google Drive.

Siamo sempre alla ricerca di strumenti capaci di adattarsi alla severità del lavoro online. Magari a costo zero, ma senza che questa condizioni possa compromettere la qualità del lavoro e dei prodotti. La risposta, a mio parere, è Google Drive. Perché?

1) E' gratuito. E' necessario aprire un account Google, e attraverso la home page avere gli strumenti necessari per lavorare: videoscrittura, slide e presentazioni, disegno, moduli, foglio di calcolo e 15 gigabyte cloud. Tutto gratis, ribadendo il concetto. 2) E' semplice. L'interfaccia è molto intuitiva e consente di lavorare

su molteplici cartelle, contemporaneamente.

3) E' un archivio. Google Drive sostituisce la suite da ufficio e l’hard disk. I cinque gigabyte di spazio possono essere organizzati attraverso un sistema di cartelle e sotto-cartelle nidificabili e distinguibili con un colore (consentendo una catalogazione a seconda dei contenuti e delle priorità). Come suggerisce anche la guida ufficiale, le cartelle di Google Drive sono simili a quelle del computer, quindi è possibilie rinominare, spostare, modificare e cancellare file senza alcuna problematica.

4) E' un medium collaborativo. Dal latino medium, ovvero mezzo e strumento, Google Drive permette di lavorare con clienti e colleghi in real time, come approfondiremo in seguito.

5) E' sincronizzato. Tutto ciò che è possibile creare e modificare da un dispositivo, verrà automaticamente aggiornato su un altro dispositivo appositamente “sincornizzato”23.

23 In informatica, la sincronizzazione è la problematica dell'ordinamento temporale di operazioni. Se

tutte le operazioni sono eseguite in serie, il problema della sincronizzazione non sussiste. Tuttavia, spesso, per sfruttare meglio il sistema e quindi accelerare le elaborazioni, si ricorre al parallelismo, che consiste nell'iniziare più flussi di esecuzione contemporanei (vedi multithreading). Fintanto che le operazioni eseguite in parallelo usano parti distinte del sistema, non ci sono problemi, ma, quando due componenti hardware o software operano in parallelo sulla stessa parte del sistema, si può avere un conflitto. Il codice che può essere eseguito solo da un processo alla volta (perché contiene dati condivisi, accesso a risorse, ecc.) si chiama sezione critica. Alcuni conflitti si possono risolvere

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6) E' integrato. Goolge Drive è perfettamente integrato con i prodotti di Mountain View (il cosiddetto Googleplex24). Nulla di

sconvolgente, certo, ma quando si ha a disposizione un servizio risultato di molteplici energie informatiche, il risultato è notevole. Un esempio: i documenti possono essere allegati su Gmail con un unico passaggio e verranno contraddistinte da un simbolo specifico. Tutto ciò migliora sensibilmente le prestazioni della piattaforma.

7) E' OCR25. Quando un file PDF viene aperto e visualizzato con Drive, lo si può trasformare in un documento Google grazie alle tecniche OCR, ossia il riconoscimento ottico dei caratteri per estrarre il testo da file immagini o PDF.

8) E' completo. Una delle ultime novità di Google Drive consiste nella possibilità di personalizzare il pannello di controllo con delle estensioni. Ci sono add-on26 che ti permettono di evidenziare il

semplicemente garantendo la mutua esclusione, cioè serializzando gli accessi, nel senso che il primo che deve operare nella parte comune la blocca, vi opera, e infine la sblocca, e il secondo, quando la trova bloccata, si ferma in attesa che sia sbloccata. La mutua esclusione è il tipo più semplice di sincronizzazione ed è realizzabile mediante monitor, lock o semafori. Per evitare altri tipi di conflitti sono necessarie forme più complesse di sincronizzazione.

24 Il Googleplex è il quartier generale di Google, si trova a Mountain View, nella Contea di Santa

Clara, in California, nei pressi di San Jose. Googleplex è un gioco di parole, googolplex significa (un 1 seguito da googol zeri o ) ma è anche un portmanteau fra Google e complex (in inglese complesso, in senso architettonico, o plesso). L'interno dell'edificio è arredato in modo originale con lampade colorate, giganteschi palloni di gomma, divani rossi, all'interno della struttura si trovano anche numerosi servizi e luoghi di ritrovo per i dipendenti come ad esempio ambulatori medici, bar e una sauna. L'edificio principale in precedenza era la sede della Silicon Graphics (SGI). La struttura che comprende edifici relativamente non alti si espande piuttosto in superficie; copre infatti un'area molto vasta poiché nel tempo sono stati incorporati anche altri edifici vicini oltre a quello originario. L'edificio si trova a nord di Mountain View, nelle sue vicinanze si trovano il centro di ricerca

Microsoft della Silicon Valley e il Computer History Museum. Oltre al Googleplex, Google ha anche

un quartier generale EMEA a Dublino in Irlanda e altri 25 centri dati in tutto il mondo.

25 I sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri, detti anche OCR (dall'inglese optical character recognition) sono programmi dedicati alla conversione di un'immagine contenente testo, solitamente

acquisite tramite scanner, in testo digitale modificabile con un normale editor. Il testo può essere convertito in formato ASCII semplice, Unicode o, nel caso dei sistemi più avanzati, in un formato contenente anche l'impaginazione del documento.

26 Il plugin in campo informatico è un programma non autonomo che interagisce con un altro

programma per ampliarne le funzioni. A seconda dei programmi e delle piattaforme software, i plugin vengono chiamati con sinonimi diversi: add-in, add-on o estensione (ad esempio l'architettura ad estensioni dei browser Google Chrome e Mozilla Firefox.

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testo, altri che ti offrono la possibilità di inserire grafici nel documento.

Quindi potremmo sintetizzare e approfondire questo servizio dicendo che la piattaforma Gmail, connessa a Google Drive, consente ai vari users l'utilizzo dei comandi, in comune e contemporaneamente (quali file sharing and creating, calendar, economics tables e molti altri fino) a 15 GB. Siamo di fronte alla possibilità quindi di coordinare operazioni di ufficio e amministrazione da diverse postazioni e città.

Google Drive è un servizio web di storage27 e sincronizzazione online

introdotto da Google nel 2012; il servizio può essere usato via web, caricando e visualizzando i file tramite il web browser28, oppure tramite

l'applicazione installata su un qualsivoglia computer che sincronizza automaticamente una cartella locale del file system con quella condivisa. Il team può dunque lavorare su più fronti:

1. Documenti (Docs) 2. Fogli di lavoro (Sheets) 3. Presentazioni (Slides) 4. Disegni (Drawings) 5. Moduli (Forms)

6. Tabelle (Fusion Tables) 7. Script

27 In ambito informatico con il termine storage si identificano i dispositivi hardware, i

supporti per la memorizzazione, le infrastrutture ed i software dedicati alla memorizzazione non volatile di grandi quantità di informazioni in formato elettronico.

28 Un web browser o navigatore, in informatica, è un programma che consente di usufruire

dei servizi di connettività in Internet, o di una rete di computer, e di navigare sul World Wide Web.

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Oltre che la condivisione di file di immagine (.JPEG, .PNG, .GIF, .TIFF, .BMP), file video (WebM, .MPEG4, .3GPP, .MOV, .AVI, .MPEGPS, .WMV, .FLV), Microsoft Word (.DOC e .DOCX), Microsoft Excel (.XLS e .XLSX), Microsoft PowerPoint (.PPT e .PPTX) ecc...

I vantaggi? Ecco un esempio.

Sempre durante la lavorazione del film documentario La Memoria degli Ultimi, in veste di produttore e, nel caso specifico di Location Scout (profilo addetto alla ricerca dei luoghi di ripresa più adatti in base alle esigenze della sceneggiatura), ho potuto condividere documenti di carattere amministrativo e, simultaneamente, prendere visione delle modifiche che, presso gli uffici della sede societaria, un addetto prontamente apportava. E' bene precisare che, a differenza dello scambio di documenti attraverso la classica email, l'utilizzo della piattaforma Google Drive consente una modalità, potremmo dire, “online”, istantanea. Ancora vantaggi? La riduzione delle ore di trasferta (quindi dei costi) e delle attese presso sportelli e/o uffici vari. Inoltre la possibilità di condividere con il D.O.P., sempre in modalità diretta, ritratti e video di ambienti interni ed esterni, effettuati con videofonino (vedremo più avanti anche i vantaggi della messaggistica istantanea quale WhatsApp ai fini di uno scambio di informazioni ricche di contenuti audio, video, ecc).

Ad ogni modo il sistema Google Drive consente di mantenere a portata di mano tutti i file ovunque ci si trovi. Strumento perfetto, dunque, per le attività di trasferta poiché oltre alla versione per browser, la più semplice e immediata da visualizzare, ci sono applicazioni per portatili, tablet e smartphone. E' possibile infine, consultando i numerosi forum online, essere aggiornati sulle novità di sistema; sapere che presto sarà anche disponibile una app studiata apposta per iOS, il sistema operativo degli

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iPhone e degli iPad, impone un ulteriore livello di aggiornamento per gli operatori di produzione. I programmi per Mac e Windows sono particolarmente interessanti perché consentono di avere direttamente una cartella virtuale sul proprio computer: inserendovi un file, questo viene direttamente salvato online e condiviso sugli altri dispositivi per i quali si utilizza il proprio account Google.

Dropbox.

Molto simile è Dropbox, seppur con un ulteriore vantaggio: la tecnologia Cloud storage. E' possibile che queste nuove frontiere dell'informatica possano davvero contribuire all'ampliamento dei sistemi produttivi cinematografici? Giudicate voi.

Il Cloud Storage è, innanzitutto, un modello di conservazione dati su computer in rete; i dati che noi conserviamo e condividiamo in rete, generalmente memorizzati su molteplici server e ospitati presso strutture virtuali come Dropbox, vengono automaticamente sincronizzati in una cartella locale del file system, ossia sul nostro computer. In pratica, sempre attraverso una connessione internet, le modifiche che noi effettuiamo sui file presenti nelle cartelle del nostro desktop, risultano simultanee anche nelle cartelle degli users che sono in condivisione. Questo consente, non solo la condivisione del file, ma del suo working software.

Un esempio: nella fase ultima di marketing e promozione del film doc La Memoria degli Ultimi, un continuo aggiornamento dei documenti informativi e promozionali è avvenuto grazie a questo vantaggioso sistema di file sharing. E' stato dunque possibile intervenire sui file originali (in formato .psd29), sempre per mano dei responsabili di grafica

29 Il PSD (acronimo di PhotoShop Document) è un formato di file nativo di Adobe

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e comunicazione, abbreviando il processo di elaborazione dati, impaginazione, grafica e comunicazione.

Considerando che le dimensioni eccessive dei formati digitali non rendono sempre agevole il trasferimento attraverso la classica casella di posta, se non usando idonee connessioni veloci o supporti adeguati, l'utilizzo di Dropbox rappresenta, per la sua completezza, una buona prassi e un metodo efficace.

Quindi le principali caratteristiche di dropbox sono:

Salvare file in una cartella apposita

Condividere file tra più device

Condividere file e cartelle (sia tramite link diretto al file o cartella

che condividendo la cartella trà più account)

Eseguire il backup di dati importanti

Nota storica: questo sistema, nato da una scommessa, ha le sue radici nella startup di 10 persone. Oggi è un colosso da 4 miliardi di dollari di valore. Come ha fatto? Secondo uno dei suoi fondatori è stato tutto merito della “ingegneria inversa”, un metodo di programmazione che consiste nel prendere un programma o un prodotto già esistente e da lì partire per costruire qualcosa di simile. Anzi di migliore. Così è stato. Da un punto di vista organizzativo/produttivo, a tutela della privacy e del copyright delle opere, risulta un sistema molto sicuro. Su internet è possibile leggere di attacchi hacker e compromissione di molti profili utente, problemi ampiamente sviati grazie all'introduzione di un sistema di doppia autenticazione30.

programma.

30 Il primo dei due è quello tradizionale, basato sulla password; mentre il secondo sfrutta un

dispositivo largamente diffuso: il telefono cellulare. Dopo aver inserito la propria password per accedere al servizio online, il sistema invierà un codice di verifica via SMS o utilizzando una chiamata vocale oppure ancora utilizzando un’applicazione che sarà possibile installare sugli smartphone Android, BlackBerry o iPhone. In questo modo è possibile accedere al codice di verifica e accedere al servizio solo se in possesso della password necessaria.

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Inoltre con Dropbox, il backup on-line è automatico: ogni qualvolta si procede all'inserimento di un file nella cartella specifica, viene automaticamente effettuata una copia di riserva sui server di sicurezza (i file vengono salvati su Dropbox e possono essere recuperati in qualsiasi momento).

Oltre al sistema workstation (in relazione alle postazioni fisse e mobili del personal computer) e alle numerose opportunità ad esso connesse e fin qui approfondite, è utile definire anche il campo d'azione della telefonia mobile al servizio delle operazioni di management e organizzazione della produzione.

Dalla Ricerca 2007 dell’Osservatorio Mobile Marketing & Service31

emerge che, nonostante il settore dell’intrattenimento, cui l’industria cinematografica appartiene, sia caratterizzato da un target giovane e solitamente propenso all’utilizzo del cellulare e delle nuove tecnologie, è, in realtà, ad oggi ancora complessivamente molto limitato il ricorso al canale Mobile per la gestione dei servizi.

Molto più diffusa è la pratica dell'utilizzo della telefonia mobile in relazione ai criteri di diffusione e promozione dei prodotti: come canale pubblicitario, di promozione e di distribuzione di contenuti di Merchandising (Mobile Marketing); come canale per l’offerta di servizi a supporto del consumatore (Mobile Service Management); come canale di distribuzione e commercializzazione di contenuti digitali (Mobile Content)32.

Resta da fissare bene in mente un concetto fondamentale che riguarda Dropbox (e valido per molti altri servizi cloud). Su computer (siano essi 31 Il Rapporto 2007 dell’Osservatorio Mobile Marketing & Service della School of

Management del Politecnico di Milano dal titolo “Il Marketing e i Servizi diventano Mobile!” è disponibile sul sito www.osservatori.net.

32 Marco Fedi, relazione Medusa, Mobile e Cinema: si gira!, Rapporto sul ruolo del Mobile

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Windows, Mac o Linux) la sincronizzazione avviene in maniera da tenere sull’hard disk una copia fisica di tutti i dati presenti sul cloud. Su tablet e smartphones questo non avviene: i dati sono sincronizzati ed indicizzati, ma vengono aperti direttamente dal cloud. Ciò significa che se il tablet o lo smartphone non hanno connessione internet, i files presenti nel cloud non sono accessibili. Il problema è facilmente comprensibile pensando al fatto che i computer hanno un hard disk di grandi dimensioni, un tablet no, di conseguenza un'eventuale copia nella memoria locale dei dati presenti in Dropbox riempirebbe in poco tempo la poca memoria del tablet. Ma, a parere della comunità che adotta questo sistema, è una problematica di facile risoluzione cui le grandi aziende porranno rimedio nel breve tempo di qualche semestre.

WhatsApp Messenger.

Può apparire del tutto curioso porre ad oggetto di analisi un'applicazione estranea ai ragionamenti fin qui condotti, in merito di tecnologie informatiche web; come può essere materia di approfondimento, nella gestione produttiva di un film, un'applicazione di messaggistica mobile multi-piattaforma che consente di scambiare messaggi con i propri contatti? Innanzitutto perché è un servizio gratuito (ad eccezione della manciata di centesimi di € da pagare per l'installazione iniziale) poiché si serve dello stesso piano dati Internet usato per le e-mail e la navigazione web. In secondo luogo, ma risorsa essenziale, è disponibile per iPhone, BlackBerry, Android, Windows Phone e Nokia. La risposta è sì: tutti questi telefoni possono scambiare messaggi gli uni gli altri.

Va aggiunto che, oltre alla messaggistica di base, vi è la possibilità per gli utenti di creare gruppi, scambiare messaggi illimitati, video e audio multimediali.

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