CREDITO ALLE IMPRESE E
COMUNICAZIONE FINANZIARIA:
OPPORTUNITA’ STRATEGIE E RISORSE
Pescara 07 febbraio 2018
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale Dipartimento di Economia Ud’A Ch-Pe
INTRODUZIONE
COMUNICAZIONE FINANZIARIA E NON FINANZIARIA
STRATEGIE PER LA CREAZIONE DEL VALORE
CAPITALE DI DEBITO STRATEGIE E STRUMENTI
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale Dipartimento di Economia Ud’A Ch-Pe
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
QUALE SCENARIO
3
SOCIETA' DI CAPITALI ISCRITTE AL REGISTRO DELLE IMPRESE CHE DEPOSITANO IL BILANCIO
DA 1 A 5 M€ DA 5 A 10 M€ DA 10 A 50 M€ OLTRE 50 M DA 5 A OLTRE 50 DA 1 A OLTRE 50
1446 258 178 56 492 1938
PROV PE 638 98 76 24 198 836
PROV CH 808 160 102 32 294 1102
0 20 40 60 80 100 120 140 160
258 178 56
DA 5 A 10 M€ DA 10 A 50 M€ OLTRE 50 M
PROV PE PROV CH
0 50 100 150 200 250 300
DA 5 A 10 M€ DA 10 A 50 M€ OLTRE 50 M
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
QUALE SCENARIO
4
PMI INNOVATIVE ISCRITTE AL REGISTRO DELLE IMPRESE
DA 0 A 1 M€ DA 1 A 5 M€ DA 5 A 10 M€ OLTRE 10 M TOTALI
11 4 0 2 17
PROV PE 5 1 0 1 7
PROV CH 4 0 0 0 4
PROV AQ 1 0 0 0 1
PROV TE 1 3 0 1 5
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5 5
11 4 0 2
DA 0 A 1 M€ DA 1 A 5 M€ DA 5 A 10 M€
OLTRE 10 M
PROV PE PROV CH PROV AQ PROV TE
Nelle province di (Ch) e (Pe)
le società di capitali con
fatturato da 5 a 10 M€ sono
258, mentre quelle oltre i 10
M€ sono 234 (di cui da 10 a
50 M€ 178) per un totale di
492. Le PMI Innovative sono
11 (7 a Pe e 4 a Ch)
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Massimizzare il valore dell’impresa
Politica di investimento
Investire in progetti con un
Rendimento atteso superiore alla soglia minima di rendimento accettabile
Politica di finanziamento
Scegliere una struttura finanziaria che massimizzi il valore dei progetti Intrapresi e che sia in linea con il Tipo di investimenti da finanziare
Soglia minima di
rendimento Deve riflettere la rischiosità del progetto e la struttura finanziaria utilizzata Rendimento
Atteso Deve essere misurato sulla
base di flussi di cassa attualizzati e incrementali e tenere conto anche di effetti
collaterali +/-
Politica dei Dividendi
Qualoranon vi siano opportunità d’investimento in grado di
generare un rendimento superiore alla soglia minima restituire
il denaro ai proprietari
Struttura Finanziaria
Include la scelta del rapporto fra capitale netto e capitale di terzi e può avere un impatto sulla soglia minima
di rendimento sia sui Flussi di cassa
Tipo di
Finanziamento
Dovrebbe
riflettere da vicino le caratteristiche del tipo di investimento da finanziarie
Quanto e quando restituire?
Excess cash
vale a dire i flussi di cassa in eccesso rispetto a quelle che sono le necessità d’impresa
Sotto quale Forma ?
Se il denaro debba Essere restituito Sotto forma di
dividendi o riacquisto
di azioni proprie o
tramite uno spin-off
dipenderà dalle preferenze degli azionisti
PREMESSA 1/1
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
PREMESSA 1/2
6
In Finanza Aziendale si CREA VALORE ogni volta che il rendimento atteso è superiore alla soglia minima di rendimento accettabile (costo del CAPITALE).
Il costo del capitale è il cosiddetto PREMIO PER IL
RISCHIO, ovvero il rendimento minimo che ogni
investitore desidera ricevere per il tempo di attesa
necessario a remunerare il capitale investito e del
rischio che caratterizza i ritorni dell'investimento.
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
La COMUNICAZIONE ECONOMICA-FINANZIARIA facilita la corretta percezione dei
rendimenti attesi e dei rischi correlati e quindi il pieno apprezzamento dell'impresa in
termini di valore economico (riduce le cosiddette asimmetrie
informative).
La COMUNICAZIONE ECONOMICA-FINANZIARIA facilita la corretta percezione dei
rendimenti attesi e dei rischi correlati e quindi il pieno apprezzamento dell'impresa in
termini di valore economico (riduce le cosiddette asimmetrie
informative).
Un'impresa POCO TRASPARENTE
(aumenta le asimmetrie informative) rischia la perdita del sostegno del sistema finanziario e una
pericolosa carenza di capitali.
Un'impresa POCO TRASPARENTE
(aumenta le asimmetrie informative) rischia la perdita del sostegno del sistema finanziario e una
pericolosa carenza di capitali.
Se il rendimento atteso supera il costo del capitale l'investimento e economicamente conveniente e crea ricchezza per l'investitore
PREMESSA 1/3
7
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
PREMESSA 1/4
8
I metodi di natura economico- finanziaria utilizzati per la
stesura del BILANCIO riescono ad evidenziare solo alcuni
aspetti del valore delle aziende.
I VALORI INTANGIBILI (legati alla componente umana, le competenze, la capacità di innovazione, la reputazione, la
soddisfazione dei clienti…)
non sono misurati
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
PREMESSA 1/5
9
Marchio e brevetti
clienti
ripetitività del
business
portafoglio ordini
canali distributivi
contratti sottoscritti
accordi
licenze capitale umano
proprietà intellettuale
software
capacità organizzativa
e altro ancora.
La maggior parte del VALORE dell’azienda, (ossia la
differenza fra il valore contabile e il suo valore di mercato)
deriva da BENI INTANGIBILI:
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
PREMESSA 1/5
10
Il BILANCIO
DELL’INTANGIBILE è uno strumento di
contabilità del patrimonio
intellettuale
dell’azienda, ma anche di monitoraggio nel
tempo dei fattori che sono ritenuti le
principali fonti di
creazione di valore per l’azienda, compresi nel concetto complessivo di Capitale Intellettuale
Fonte: Skandia
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
PREMESSA 1/6
11
Il Bilancio riveste dunque un ruolo fondamentale come strumento di gestione strategica interna, ovvero di indirizzo delle politiche aziendali di sviluppo del Capitale Intellettuale.
Tre sono le componenti del CAPITALE INTELLETTUALE
Fonte: Brembo
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
CONCLUDENDO 1/1
12
- IL CAPITALE INTELLETTUALE di un’azienda è un importantissimo strumento di creazione di valore
- Il REPORT DEL CAPITALE INTELLETTUALE è uno strumento di rappresentazione della ricchezza “nascosta”
alla contabilità generale e al bilancio aziendale
Struttura Interna Struttura Esterna
Capitale Strutturale Capitale Umano Capitale Relazionale
% del fatturato investito in ricerca e sviluppo
Investimenti pro -capite in formazione
Numero di nuovi marchi o brevetti
Time-to-market di nuovi prodotti o servizi
Grado di coerenza della cultura aziendale con gli obiettivi di business
Efficienza dei processi di business
Livello di scolarità del personale
Indice di soddisfazione del personale
Ore di formazione pro-capite
Livello di competenza tecnica del personale
Livello di abilità sociale del personale
Livello di produttività del personale
Grado di leadership del management
Indice di soddisfazione dei clienti
Quantità di reclami dei clienti
Grado di fedeltà ai marchi
% di clienti fedeli
% di fatturato da clienti fedeli
Fatturato medio per cliente
Valore dei marchi
Valore percepito all’esterno di prodotti e servizi
Credibilità del management
Elenco degli indicatori più comunemente utilizzati ante D.Lgs 254
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 13
CONCLUDENDO 1/2
Il VALORE di un’impresa, si compone:
dai valori tradizionalmente rappresentati nel bilancio
(immobilizzazioni, crediti debiti, patrimonio, situazione reddituale)
+ VALORI intangibili, non rappresentati in bilancio
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 14
DAL BILANCIO OBBLIGATORIO ALL’ ANNUAL REPORT
CAMBIARE LA CULTURA DELLA COMUNICAZIONE FINANZIARIA
Cambia il fabbisogno delle informazioni si passa dal Bilancio contabile che riporta dati del passato al report delle perfomance economico-finanziarie, al report sociale e ambientale, al report di sostenibilità ed infine al report integrato.
Quindi il BILANCIO si evolve velocemente verso la dimensione dell’ANNUAL
REPORT che integra tutte le diverse dimensioni informative.
INFORMAZIONI DI CARATTERE AMBIENTALE
INFORMAZIONI DI CARATTERE SOCIALE
INFORMAZIONI SUI DIPENDENTI E DIRITTI UMANI
INFORMAZIONI SULLA LOTTA ALLA CORRUZIONE
COMUNICAZIONE NON FINANZIARIA
D.Lgs 254/2016 ENTRATO IN VIGORE IL 1° GENNAIO 2017
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
«Dipartimento di Economia»
una breve descrizione del modello aziendale dell'impresa
una breve descrizione del modello aziendale dell'impresa
una descrizione
delle politiche applicate dall'impresa
una descrizione
delle politiche applicate dall'impresa
il risultato
di tali politiche
il risultato
di tali politiche
i principali rischi connessi,
ai suoi rapporti, prodotti e
servizi trattati i principali
rischi connessi,
ai suoi rapporti, prodotti e
servizi trattati
gli indicatori fondamentali di prestazione
di carattere non finanziario
pertinenti per l'attività dell'impresa gli indicatori fondamentali di prestazione
di carattere non finanziario
pertinenti per l'attività dell'impresa
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
«Dipartimento di Economia»
la dichiarazione non finanziaria
deve contenere
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Il d.lgs. n. 254/2016 prevede l’obbligo di redigere la dichiarazione di carattere non finanziario per:
1) gli ENTI DI INTERESSI PUBBLICO che:
• abbiano un numero di dipendenti superiore a 500 (cinquecento), nel corso dell’esercizio finanziario
(generalmente l’anno solare);
• abbiano superato almeno uno dei due seguenti limiti dimensionali, alla data di chiusura del bilancio:
a) totale (Attivo) dello stato patrimoniale: 20 milioni di euro b) totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni:
40 milioni di euro.
2) le società madri, aventi la qualifica di enti di interesse
pubblico (le holding), di un gruppo (per i requisiti Vedi sopra)
17
QUALE SCENARIO: Destinatari
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Il d.lgs. n. 254/2016 prevede all’art. 7 la possibilità di predisporre la Non Financial Disclosure anche ai soggetti diversi da quelli precedenti.
La comunicazione delle informazioni su base
VOLONTARIA al fine di promuovere una maggiore trasparenza sugli impatti e le politiche praticate con riferimento ai temi non finanziari anche da parte delle imprese non incluse nell’ambito soggettivo di
applicazione del decreto.
18
QUALE SCENARIO: Destinatari
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
QUALE SCENARIO: applicazione operativa
19
-Scelta dell’atteggiamento dell’impresa rispetto alle richieste informative del D.Lgs. n. 254/2016 , e del modello di riferimento - GRI or Reporting Integrato?...
-Identificazione dei KPIs (Key Performance indicator) e del perimetro di rendicontazione
-Integrazione con altri sistemi direzionali (qualità, controllo, remunerazione manageriale)
-Implicazioni derivanti dalla scelta di un determinato modello di reporting di sostenibilità/ESG rispetto alla gestione e alla governance delle imprese
-necessità per il Board di governare anche tematiche ESG e non-
finanziarie segue
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
QUALE SCENARIO: applicazione operativa
20
A LIVELLO DI DESTINATARI DEL D.LGS. n. 254/2016
-Legame esplicito della nuova normativa con gli obblighi derivanti dall'applicazione del D.Lgs. 231/2001 e in particolare con il modello organizzativo (ad es., i reati ambientali fanno parte della lista dei reati 231)
-Possibile connessione tra le informazioni richieste dal D.Lgs. n.
254/2016 e il «RATING DI LEGALITÀ», il «RATING ETICO» e, ultimamente, il neo-introdotto «RATING D'IMPRESA» (A.N.A.C.)
-Tendenza della P.A. a livello nazionale e internazionale di chiedere informazioni sul rispetto ambientale e dei diritti sociali per ammettere le imprese alla gara, possibile rif.to al D.Lgs. 254/16
-Esistenza in svariati bandi di gara di appalto pubblici del requisito
della presentazione del Bilancio Sociale da parte delle imprese
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
LA RENDICONTAZIONE INTEGRATA STRUMENTO DI CREAZIONE DI VALORE
21
L’individuazione del processo di CREAZIONE DI VALORE si fonda in definitiva sul principio secondo il quale sia opportuno monitorare il capitale aziendale nelle sue diverse forme e accezioni:
1. CAPITALE FINANZIARIO (FINANCIAL CAPITAL), 2. CAPITALE PRODUTTIVO/INDUSTRIALE
(MANUFACTURED CAPITAL),
3. CAPITALE UMANO (HUMAN CAPITAL),
4. CAPITALE INTELLETTUALE (INTELLECTUAL CAPITAL), 5. CAPITALE NATURALE (NATURAL CAPITAL)
6. CAPITALE SOCIALE (SOCIAL CAPITAL).
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 22
1. Migliora la trasparenza, fornendo un quadro chiaro circa le relazioni fra l’impresa e i suoi stakeholder e circa gli obiettivi che questa si è prefissa e i relativi risultati ottenuti.
2. Permette di quantificare il valore della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), dal momento che il report integrato, andando “oltre” al bilancio di sostenibilità, dovrebbe identificare e misurare concretamente e con precisione in che modo azioni sviluppate dall’impresa nel campo sociale, ambientale e della governance impattano sulla generazione di valore economico-finanziario.
LA RENDICONTAZIONE INTEGRATA
STRUMENTO DI CREAZIONE DI VALORE
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 23
3. Rafforza il sistema di decision making, migliorando il processo di definizione degli obiettivi e delle strategie, di controllo dei risultati e permettendo di organizzare tempestivamente meccanismi correttivi.
4. Incentiva il processo di stakeholder engagement, poiché, migliorando la comunicazione delle informazioni con gli stakeholder, incentiva processi comunicativi bidirezionali, in grado di integrare le considerazioni e le attese dei diversi portatori di interessa nelle strategie e decisioni d’impresa.
5. Diminuisce il rischio reputazionale, attraverso un migliore controllo degli impatti dell’organizzazione sui fattori non finanziari e un aumento delle performance connesse.
LA RENDICONTAZIONE INTEGRATA
STRUMENTO DI CREAZIONE DI VALORE
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Fonte: AIAF
24
Gli interlocutori “privilegiati” del Report Integrato
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Fonte: AIAF
25
La rilevanza delle informazioni di carattere non finanziario
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
QUALI VANTAGGI
26
Report Economico- finanziario
Sociale Sostenibilità Integrato
Focus • Economico
• Finanziario
• Patrimoniale
Triple bottom Triple bottom Triple bottom
Focus temporale Passato Passato con orientamento al futuro
• Passato
• Presente
• Futuro
• Passato
• Presente
• Futuro Destinatari principali Fornitori di capitale
finanziario
Stakeholder Stakeholder Fornitori di capitale finanziario
Origine/Framework (possibile)
• Codice Civile
• Principi contabili nazionali e internazionali
Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale (GBS)
Global Reporting Initiative (GRI)
International Integrated Reporting Council (IIRC)
Livello commitment Redazione obbligatoria
Implementazione volontaria
Implementazione volontaria
Implementazione volontaria Approccio Compliance Basato su principi Basato su principi Basato su principi
Funzione Comunicativa • Comunicativa
• Strategica
• Comunicativa
• Strategica
• Interna
• Comunicativa
• Strategica
• Interna Relazione con bilancio
economico-finanziario
- Complementare Complementare Incorporazione di:
• Bilancio Economico- finanziario
• Bilancio di sostenibilità
• Informativa su corporate governance
STRUMENTI DI REPORTING AZIENDALE E CARATTERISTICHE
Fonte: Mervisan
Si interessa dell’informazione
relativa all’andamento economico, finanziario e patrimoniale
Rileva il posizionamento aziendale come
“differenziale competitivo” per la sostenibilità finanziaria del modello
imprenditoriale nel medio-lungo termine Evidenzia l’orientamento strategico volto a mantenere o ad ampliare il differenziale competitivo nel tempo
Mostra le strategie di CRESCITA E CREAZIONE DI VALORE
COMUNICAZIONE FINANZIARIA
Domenico Di Michele
Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
La domanda è:
Esiste un legame tra la comunicazione ECONOMICA E FINANZIARA e il VALORE DELL’IMPRESA?
La risposta scontata è: SI Ma come è possibile?
Integrando nella comunicazione le seguenti aree:
1. Produzione
2. Intangible asset
3. Capitale (in tutte le sue accezioni) L’altra domanda è:
Perché l’impresa deve trasmettere il suo VALORE ?
Perché ha come obiettivo quello di ottenere FIDUCIA e CONSENSO sul mercato dei capitali, nonché RISORSE per la crescita.
LA COMUNICAZIONE FINANZIARIA E’ VALORE ?
28
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 29
La comunicazione economico-finanziaria, così come ogni altra attività di comunicazione d’impresa, deve essere vista e gestita come una GRANDE ORCHESTRA che si avvale di molti musicisti e di svariati strumenti, ma di un medesimo spartito musicale che deve essere interpretato da tutti, sebbene con toni differenti .
Nuova Frontiera
Cambiare la cultura della
COMUNICAZIONE FINANZIARIA D’IMPRESA
Dalla Cultura della Reticenza alla Cultura della Trasparenza
Comunicazione
AZIENDALE
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 30
ALL’INTERNO DELL’IMPRESA
Le domande spesso ignorate o inevase
Quanto capitale è investito nell’impresa e quanto rende [ROI]?
Qual è il costo effettivo del debito? E’ coperto dal ROI?
Come impattano sui flussi di cassa il reddito, la fiscalità, le scelte di investimento, di prelievo utili?
Riusciamo a coprire le uscite attese senza affanno? Su quale orizzonte temporale?
Quanto rende la ricchezza dei soci investita nell’impresa [ROE]?
Quanto si può realizzare dall’impresa in caso di cessione? O di passaggio generazionale?
Quanto vale un’impresa in crisi? Conviene liquidarla o risanarla ?
COMUNICAZIONE FINANZIARIA D’IMPRESA
Dalla Cultura della Reticenza alla Cultura della Trasparenza
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 31
VERSO L’ESTERNO DELL’IMPRESA
La comunicazione finanziaria agli Intermediari Finanziari (Bancari e non) è Parziale ed episodica, spesso opaca o reticente.
Spesso delegata a terzi
Ritenuta costosa e priva di valore per l’impresa (ma è così?) Intermediari Finanziari, per la loro parte
Riducono all’essenziale la richiesta di informazioni economico – finanziarie sull’impresa
Privilegiano informazioni anagrafiche, informali, comportamentali, acquistabili all’esterno
Esigono claim sul patrimonio personale
Applicano logiche di pooling – scoring di massa
Il feedback informativo per l’impresa è modesto
COMUNICAZIONE FINANZIARIA D’IMPRESA
Dalla Cultura della Reticenza alla Cultura della Trasparenza
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 32
STIAMO AFFRONTANDO IL PROBLEMA?
Oggi l’enfasi è su “adeguarsi a Basilea”
Autodiagnosi e check-up finanziario
Servizi di pre-rating e rating
Informazioni sui comportamenti di pagamento (Analisi del Ciclo Finanziario e Monetario)
QUELLO DI CUI SI PARLA MENO
Presidiare in maniera continuativa le problematiche finanziarie in azienda
Mettere ordine nel sistema informativo direzionale e aziendale
Affiancare l’imprenditore nelle decisioni
Apprezzare le conseguenze di medio periodo
Evitare errori e distruzione di ricchezza
COMUNICAZIONE FINANZIARIA D’IMPRESA
Dalla Cultura della Reticenza alla Cultura della Trasparenza
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
33
Il modello relazionale tra intermediari fin. e impresa
COMUNICAZIONE FINANZIARIA D’IMPRESA
Dalla Cultura della Reticenza alla Cultura della Trasparenza
Com’è oggi L’AZIENDA
Non incontra regolarmente le banche
Non conosce i gestori del Credito
Delega al Responsabile Amministrativo il rapporto con le banche e si limita a controllare i costi
Non trasmette alla banca informazioni sui piani futuri di crescita e di ristrutturazione aziendale
IL GESTORE (O IL DIRETTORE DI FILIALE)
Non Richiede di incontrare regolarmente l’imprenditore
Non conosce le strategie aziendali e il piano degli investimenti
Interfaccia prevalentemente il responsabile dei rapporti bancari
Come dovrebbe essere L’AZIENDA dovrebbe
Considerare gli intermediari fin. un FORNITORE STRATEGICO e incontra regolarmente le principali banche
Mantenere una relazione diretta con il Direttore di Filiale
Stabilisce al suo interno criteri per l’ottimizzazione dei rapporti bancari
Predisporre, aggiorna e consegna un set informativo alle Banche Principali
IL GESTORE (O IL DIRETTORE DI FILIALE) dovrebbe
Richiedere incontri semestrali con
l’imprenditore/Azienda per avere informazioni aggiornate su
STRATEGIA
PRODOTTI/MERCATI
INVESTIMENTI
FABBISOGNI FINANZIARI
Pianificare gli obiettivi della relazione
Negoziare i prezzi e volumi e verifica il rispetto degli obiettivi e accordi
Fonte: C. Bassani, A.Chironi, G.Serafini
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Essa aumenta la credibilità reddituale, patrimoniale e finanziaria della società, e contribuisce sia a creare un clima di sicurezza e fiducia (riduce il rischio specifico percepito), ma consente anche di ottenere le risorse finanziarie e non (incrementa il valore del capitale investito), a condizioni più vantaggiose (riduce il costo del capitale di Rischio).
34
La funzione della comunicazione economico-finanziaria strumento
per la creazione del valore
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 35
CAMBIARE LA CULTURA DELLA COMUNICAZIONE FINANZIARIA
corretta percezione delle attese dei diversi attori sociali e delle connesse relazioni;
la chiara consapevolezza delle risorse e delle capacità disponibili;
la conoscenza delle variabili e dei fattori esterni che influenzano i risultati;
Comportamenti gestionali con logiche di efficacia e di efficienza;
la capacità della Governance di veicolare messaggi che agevolano la conoscenza delle perfomance future;
le capacità di instaurare rapporti fiduciari con tutti gli stakholder e gli shareholder
Le possibilità di mantenimento delle condizioni di successo aziendale sono influenzate da:
Dalla Cultura della Opacità alla Cultura della Trasparenza
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 36
Ottenere un rating migliore, fornendo informazioni qualitative e di business Rappresentare con dati le prospettive di continuità aziendale
Ridurre i tempi di istruttoria interni alle organizzazioni Dare una migliore percezione di sé
Prevenire situazioni di criticità nella relazione di credito
COMUNICAZIONE FINANZIARIA D’IMPRESA
Dalla Cultura della Reticenza alla Cultura della Trasparenza
Investire nel processo di comunicazione con gli Intermediari finanziari e non
Le PMI dedicano poco tempo a FORNIRE INFORMAZIONI
AZIENDALI, se non quando costrette da necessit à o da situazioni
di tensione finanziaria. La qualit à delle informazioni (chiarezza,
trasparenza, aggiornamenti) è fondamentale per:
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
37
LA COMUNICAZIONE FINANZIARIA: COME PREPARARLA, COME PRESENTARLA
COMUNICAZIONE FINANZIARIA D’IMPRESA
Dalla Cultura della Reticenza alla Cultura della Trasparenza
Le variabili da tenere sotto controllo
Capitalizzazione Mezzi propri / Attivo di bilancio
Leva finanziaria Debito / Equity
Capacità di
rimborso Debiti finanziari / EBITDA
Copertura dei
costi finanziari EBITDA / Oneri finanziari netti Livello di
tesoreria
Disponibilità monetaria netta a breve termine / fatturato
Redditività
operativa EBITDA / Fatturato
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
38
COMUNICAZIONE FINANZIARIA D’IMPRESA
Dalla Cultura della Reticenza alla Cultura della Trasparenza LA COMUNICAZIONE FINANZIARIA: COME
PREPARARLA, COME PRESENTARLA Le variabili da tenere sotto controllo
Durata media Crediti v/Clienti Durata media
Debiti V/Fornitori
Durata media Magazzino
Oneri Finanziari su
Passività bancarie
Oneri Finanziari sul
Fatturato (%)
(Attivo Corrente- Scorte)/Passivo
Corrente
Altri Indici
Ciclo del Capitale Commerciale Netto
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
CAPITALE DI DEBITO STRATEGIE E STRUMENTI
39
Affidamenti bancari e Vigilanza europea: nuove regole del gioco
1.2 Informazioni finanziarie e credito bancario: modalità forward looking (TEMA GIA’ AFFRONTATO IN PRECEDENZA)
1.3 Il nuovo contesto normativo del credito bancario 1.4 Capitali per le PMI
1.1 Nuova Centrale dei Rischi e Rating vs Procedura di allerta
(Cenni)
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
VARIAZIONE RICHIESTE DI CREDITO DELLE IMPRESE NEL CORSO DEL 2017 RISPETTO AL 2016 (DATI IN MIGLIAIA €)
40
Fonte: Il sole 24 Ore
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
1.1 Nuova Centrale dei Rischi e Rating vs Procedura di allerta
• Tensione finanziaria:
• l’utilizzo costante del monte fidi accordato dal sistema all’impresa potrebbe essere un segnale di crisi di crisi di liquidità. Generalmente l’utilizzo dei fidi dovrebbe essere elastico.
• Coerenza tra attività economica e linee di fido accordate /utilizzate:
• l’analisi delle diverse forme di fido accordate / utilizzate presenti in Centrale evidenzia se vi sia o meno coerenza con l’attività dell’impresa.
Indicatori di rischio desumibili
dalla Centrale
Rischi:
41
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
I principali flussi informativi di carattere comportamentale
• Coerenza tra monte fidi e fatturato: Dai dati della Centrale si evince se il monte fidi accordato è coerente con il fatturato e con le dilazioni di pagamento dei clienti.
• Fido necessario =
Fatturato x gg di dilazione / anno commerciale• Tensione finanziaria= utilizzato/accordato operativo
• Duration Finanziaria = autoliquidante + revoca/ tot. accordato operativo
Indicatori di rischio desumibili
dalla Centrale
Rischi:
42
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
I principali flussi informativi di carattere comportamentale
• CORRETTEZZA DEI DATI FORNITI DALL’IMPRESA:
• La Centrale Rischi consente di eseguire un controllo sui dati forniti dall’impresa nella fase preliminare di una pratica di istruttoria di richiesta di fido.
• I dati dichiaratiti dall’azienda dovrebbero coincidere con quelli presenti in Centrale, in caso contrario dovranno essere verificati.
Indicatori di rischio desumibili
dalla Centrale
Rischi:
43
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
I principali flussi informativi di carattere comportamentale
• La lettura dei dati presenti in Centrale aiuta a comprendere la posizione complessiva assunta dal cliente nei confronti del sistema.
• La riduzione di enti segnalanti o la revisione dell’assetto creditizio ad esempio potrebbero esse sintomi di un tentativo di progressivo disimpegno di alcuni istituti in considerazione di notizie pregiudizievoli emerse sull’impresa
Indicatori di rischio desumibili
dalla Centrale
Rischi:
44
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 45
Le nuove Attività Deteriorate
1.3 Il nuovo contesto normativo del credito bancario
Fonte: ind. BPER
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 46
Si definiscono “Esposizioni Forborne” quelle derivanti da entrambe le seguenti due condizioni:
1) una “concessione” (forbearance o tolleranza), ovvero proroghe, rinegoziazioni di scadenze, consolidamenti, sospensioni, nuova finanza (in aggiunta ad affidamenti già in essere) che risulta preponderante rispetto all’esposizione complessiva della controparte ante-concessione
2) il debtor deve trovarsi in difficoltà finanziaria
Possibili maggiori accantonamenti e svalutazioni a conto economico per le banche
Possibile maggiore assorbimento di capitale per le banche
Appesantimento del rating per l’impresa
Difficoltà di accesso al credito dell’impresa
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 47
Qualora sia stata attestata l’esistenza dello stato di difficoltà finanziaria che il debitore sta affrontando, deve essere verificata la concessione di forbearance (TOLLERANZA).
La verifica della concessione di forbearance è riferita alla singola linea di credito ed ai suoi rapporti di utilizzo.
Ne consegue che una controparte in stato di difficoltà finanziaria potrebbe avere solo parte della propria esposizione classificata come credito “forborne” .
Possono costituire una “concessione” di forbearance a titolo di esempio:
la proroga di un fido temporaneo in scadenza;
la rinegoziazione dei termini di pagamento (ad esempio di un prestito a rimborso rateale);
la concessione di un nuovo fido o l’aumento di un fido in essere
mediante il quale inquadrare un utilizzo scoperto o sconfinante
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 48
Qualora, invece, oggetto della proposta non sia la modifica delle originarie pattuizioni contrattuali di un prestito, o la richiesta di un nuovo affidamento per far fronte al pagamento di un altro finanziamento in scadenza o scaduto, non si ha “concessione” di forbearance.
In particolare, non costituisce una concessione di forbearance il nuovo fido o la variazione di un fido in essere:
per rischi di natura autoliquidante o per crediti di firma;
per finanziare il ciclo produttivo (ad esempio i finanziamenti import, per acquisto scorte, ecc.)
Esempio uscita Forborne Performing (in assenza di anomalie )
Fonte: ind. BPER
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 49
Esempio: Forborne Performing in caso di concessione di moratoria
Termine Cure Period
Verifica condizioni uscita:
o Assenza sconfinamenti (Any PD) sulla linea o Assenza di linee scadute/
sconfinanti da più di 90 giorni (sul Gruppo Bper e per aggregato CR)
Perfezionamento di una
linea Forborne Non Performing
Inizio Cure Period
Verifica giornaliera nel Cure Period:
o Assenza Past due 30 sulla linea
o Assenza Re-forborne sulla linea
o Assenza Passaggio a
sofferenza della controparte
12 mesi
Forborne Performing Under Probation
Inizio periodo di monitoraggio di 24 mesi (c.d. Probation Period)
Forborne Performing Under Probation
Inizio Probation Period
TermineProbation Period
Verifica condizioni uscita:
o Regolare pagamento per 12 mesi
o Assenza di Past Due 30 sul debitore (quindi su tutte le linee della
controparte e del suo gruppo di consolidamento )
Verifica giornaliera nel Probation Period:
o Assenza Past due 30 sulla linea
o Assenza Re-forborne sulla linea
o Permanenza in Bonis della controparte
o Assenza Passaggio a sofferenza della controparte
24 mesi
Fonte: ind. BPER
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe 50
Mercato dei capitali
(Quotazione/
S.F.P./Crowfunding PMI)
Investitori istituzionali in Capitale di Rischio (Private
Equity/Venture Capital) Conferimento di capitale
di Rischio dei soci
Capitale di Rischio Capitale di Debito Finanziamenti bancari
Finanziamenti Mezzanini Mercato dei capitali (Prestiti Partecipativi/
Mini Bond / Cambiali Finanziarie / Private debt
ecc.. )
La scelta tra capitale di rischio e debito 1.4 - Capitali (debito e Rischio) per le PMI
Finanziamenti Strutturati
Progetti Alternativi: ELITE
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Progetto ELITE
Programma di formazione per PMI con progetti di crescita
Incubatore/Esposizione: sezione sul sito di Borsa Italiana https://it.elite-growth.com/ in cui sono indicate le società aderenti e le informazioni di interesse per investitori, controparti commerciali e pubblico
REQUISITI DI AMMISSIONE
progetto di crescita credibile
fatturato 10 mln € (o inferiore se in presenza di alti tassi di crescita)
risultato operativo in percentuale sul fatturato > 5%
ultimo bilancio in utile REQUISITI DI PERMANENZA
partecipazione attiva al percorso formativo
redazione del business plan
pubblicazione della relazione semestrale
definizione di un modello di governance adeguato
revisione contabile del bilancio
Fondo Italiano d’investimento partner del progetto
Accordo Confindustria – Borsa Italiana – ABI
promozione del progetto e
definizione di misure per favorire l’accesso
al credito delle imprese aderenti a
Elite
51
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
AIM Italia - MAC
Informativa
Documento di ammissione
Bilancio
Relazione semestrale
IAS o principi contabili nazionali
Comunicazioni Consob
Internal dealing
Partecipazioni rilevanti
Parti correlate
Con la creazione dei PIR, i Piani individuali di risparmio, si è creato un nuovo strumento per aumentare gli investimenti a favore delle piccole e medie imprese, al fine di spostare le risorse verso l’AIM Italia. Un modo per molte PMI di ricevere finanziamenti e di investire in nuovi progetti.
Nuovo mercato nato dalla fusione di AIM Italia e MAC
L’AIM Italia è il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese ad alto potenziale di crescita.
AIM è l’acronimo di Alternative Investment Market e ha l’obiettivo di raccogliere fondi per le PMI che vogliono tentare la carta del mercato azionario.
Requisiti di ammissione
Obbligo di nomina di un Nominated Adviser (banca)
No capitalizzazione minima
Flottante minimo pari al 10%
Ultimo bilancio certificato
No prospetto
No numero minimo di anni di esistenza della società
52
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
La
CONSOB con delibera n.20204 del 29.11.2017, entrato in vigore il 03.01.2018, harivisto il precedente regolamento che rivede il regolamento del 2013 per adeguarlo alle novità introdotte dalla legge di Bilancio 2017 e alle norme MiFID II recepite con il D.Lg. n.
129/2017.
Per tutte le PMI, in forma di S.r.l. o S.p.a., dal 3 gennaio 2018 è diventato possibile RACCOGLIERE CAPITALI DI RISCHIO TRAMITE PORTALI ON LINE.
Le Pmi-Srl (che non fossero start-up “innovative”) avevano sempre avuto il divieto di offrire al pubblico il loro capitale sociale, in base all'articolo 2468 del Codice civile. Con il decreto 50/2017 si è invece introdotta una deroga consentendo che le quote di partecipazione in Pmi-Srl possano costituire oggetto di offerta al pubblico di prodotti finanziari, anche attraverso i portali per la raccolta di capitali.
Il nuovo regolamento ha introdotto la figura dell’investitore a supporto delle PMI, per il perfezionamento dell’offerta, una quota pari ad almeno il 5% degli strumenti finanziari offerti deve essere sottoscritta da parte di investitori qualificati.
La normativa che consente il servizio di gestione di portali per la raccolta di capitali per le Pmi (e che quindi consente alle Pmi di raccogliere capitali via internet) è infatti contenuta nell'articolo 1, comma 5-novies e nell'articolo 50-quinquies del T.u.f.
VANTAGGI
Per un investitore, scegliere tra una vasta gamma di imprese su cui investire, senza sostenere spese di intermediazione né al momento dell’investimento né a quello dell’exit è un vantaggio non da poco,
53
Equity Crowfunding per le PMI
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Strumenti Finanziari Partecipativi (S.F.P.)
L’art. 2436, sesto comma, consente alle società emettere strumenti finanziari negoziabili o non negoziabili, diversi dalle azioni, a fronte di un determinato apporto.
La loro emissione può avvenire a fronte di un apporto, non solo in danaro, ma anche di opera o di servizi.
STRUMENTI FINANZIARI PIÙ DIFFUSI I più diffusi strumenti finanziari partecipativi sono:
- STOCK OPTIONS, che attribuiscono il diritto di sottoscrivere azioni per un prezzo predeterminato (trattasi di diritti di opzione offerti in genere agli amministratori ed ai dirigenti della società);
- WARRANT che attribuiscono il diritto di opzione ex art. 1331 c.c. a sottoscrivere o ad acquistare o a vendere azioni entro una data di scadenza contro il versamento di un importo prestabilito o da prestabilire, in conformità ad un apposito regolamento di emissione.
Essi sono dei Cosiddetti strumenti misti che assimilano le caratteristiche delle azioni e delle obbligazioni.
Come le obbligazioni danno diritto al rimborso postergato del capitale e al pagamento degli interessi (variabili in funzione dei risultati conseguiti dall’azienda).
Come le azioni possono partecipare, senza diritto di voto, all’assemblea, nominare un membro del CdA e del Collegio sindacale, impugnare le delibere.
VANTAGGI
Per i sottoscrittori: si partecipa ai risultati economici dell’azienda senza sopportare il rischio pieno degli azionisti
Per l’azienda: si amplia la gamma di fonti di finanziamento e si dispone di debiti i cui interessi, detraibili, sono pagati in funzione degli utili conseguiti
54
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Strumenti Finanziari Partecipativi (S.F.P.)
Gli strumenti finanziari partecipativi (SFP) secondo il Decreto Sviluppo Bis D.L. n.
179/2012 (artt. 26 e 27)
Per START UP E PMI INNOVATIVE (anche Srl), assume particolare interesse il regime fiscale e contributivo di favore applicabile agli strumenti finanziari assegnati da tali società (work for equity) ai propri amministratori, dipendenti, collaboratori per remunerare prestazioni lavorative e consulenze qualificate.
Le misure sono finalizzate a incentivare e fidelizzare il management, in un settore in cui il capitale umano risulta di particolare importanza, nonché di accedere a prestazioni professionali qualificate che, in ragione della loro onerosità, non potrebbero essere altrimenti fruite.
VANTAGGI
Il beneficio in particolare consiste nella NON IMPONIBILITÀ, sia ai fini fiscali che contributivi, del reddito derivante dall’attribuzione da parte della start up/PMI innovativa di detti strumenti finanziari o diritti similari, nonché di diritti di opzione per l’acquisto degli stessi.
Possono beneficiare di tale regime fiscale e contributivo di favore:
- gli amministratori della start up/PMI innovativa.
- i lavoratori legati da un rapporto di lavoro dipendente, anche se a tempo determinato o part-time;
- i collaboratori continuativi
L’altra agevolazione fiscale riguarda i compensi spettanti ai collaboratori e consulenti che, in assenza di un vincolo di subordinazione, prestano a favore delle start up/PMI innovative opere che non concorrono alla formazione del reddito complessivo del soggetto percettore/apportante
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Prestiti Partecipativi
Il prestito partecipativo (prestito innovativo) è stato introdotto nell'ordinamento legislativo italiano con l'articolo 35 della legge 5 ottobre 1991 n. 317;
il prestito partecipativo si configura come un rapporto triangolare tra:
- la banca, - l'azienda
- e i terzi coobligati, ovvero i soci.
La durata dei prestiti partecipativi viene compresa tra i 5 e i 10 anni, con un piano di ammortamento suddiviso in rate trimestrali o semestrali.
Spesso, il piano di rimborso prevede un periodo di preammortamento che può andare da 1 a 3 anni.
I prestiti partecipativi possono essere suddivisi tra le seguenti due tipologie:
- la finanziaria - l'equity
La prima formula si fonda su un piano di rimborso subordinato a base rateale;
la seconda prevede la partecipazione dell'istituto finanziatore nel capitale sociale dell'impresa, diventando, dunque, un socio aziendale.
I destinatari dei prestiti partecipativi sono le PMI; la loro finalità deve essere quella di finanziare un progetto che miri al miglioramento, allo sviluppo e all'innovazione dell'intera struttura aziendale.
Esso può coprire un importo pari al 100% del capitale per lo sviluppo previsto, in relazione all'impegno assunto dai soci.
56
Domenico Di Michele Prof. a c di Finanza Aziendale
Dipartimento di Economia – Univ.G.D’Annunzio Ch-Pe
Cambiali finanziarie
DL sviluppo – nuova disciplina Durata: da 1 a 36 mesi;
Ultimo bilancio certificato da un revisore legale o da una società di Revisione
I titoli devono essere emessi e girati
a favore di investitori professionali non soci;
Emissione assistita da uno sponsor;
Le società emittenti diverse dalla piccole
e medie, possono rinunciare alla nomina dello sponsor;
Le società emittenti possono derogare, nei 18 mesi successivi all’entrata in vigore del decreto, dall’obbligo di certificazione del bilancio se l’emissione è assistita per almeno il 50% da garanzie di una banca, un’impresa di investimento o da un consorzio di garanzia collettiva dei fidi.
Taglio minimo per le PMI Euro 50.000
Ai sensi del nuovo art. 2412 cod. civ. pertanto, le società (quotate e non) che emettono cambiali finanziarie destinate a quotazione non hanno limiti di emissione.
Il limite del doppio del capitale, non si applica se l’eccedenza è sottoscritta da investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale, ovvero:
- banche,
- società di assicurazione, - sim,
- sgr, - sicav,
- gli intermediari 106, - i fondi pensione.
Borsa Italiana ha istituito dal 2013 l'ExtraMOT- Pro, che presenta delle caratteristiche di agevole accesso e di flessibilità soprattutto per le PMI che hanno scelto la via dell'innovazione e della crescita competitiva sui mercati finanziari.
57