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SAN GIUSEPPE. padre di tutti. Istituti Gesù Sacerdote e Santa Famiglia. Roma 2021

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SAN GIUSEPPE

Istituti Gesù Sacerdote e Santa Famiglia

padre di tutti

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Questo opuscolo è curato da

Istituto Gesù Sacerdote e Istituto Santa Famiglia Circonvallazione Appia 162

00179 ROMA - Tel. 06-78.42.455 www.gesusacerdote.org

mail: info@gesusacerdote.org www.istitutosantafamiglia.org mail: ist.santafamiglia@tiscali.it

In copertina: San Giuseppe nei momenti di lavoro e formazione con Gesù, affresco di Giuseppe Santagata fatto eseguire dal beato don Alberione nella cappella dell’ex casa Sampaolo film della Società San Paolo a Roma in via Portuense negli anni ’50 del secolo scorso.

All’interno: alcune immagini lungo il testo riprendono la statua e il santuario di San Giuseppe in Spicello-San Giorgio di Pesaro

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Un anno con san Giuseppe Un anno con san Giuseppe

PRESENTAZIONE

PRESENTAZIONE

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I

l giorno dell’Immacolata, 8 dicembre 2020, sem- brava una festa come le altre. Mentre seguivo l’Angelus del Papa mi telefona Laura Paladino per annunciarmi una novità: Papa Francesco, attraverso una lettera apostolica, ha indetto un anno giubilare dedicato a san Giuseppe. Non ho potuto trattene- re la gioia riconoscendo quanto e come lo Spirito Santo ama sorprenderci con i suoi doni. Avevo in- formato sì l’Istituto Santa Famiglia che l’8 dicembre 2020 ricorreva l’anniversario della proclamazione di san Giuseppe a patrono della Chiesa universale per le mani di Pio IX, ma mai avrei immaginato che si potesse dare così tanto risalto alla figura dello Sposo di Maria dedicandogli un anno speciale.

Austero, piuttosto anziano, silenzioso ma vigile e sempre presente nel presepe accanto a Maria e nel- le raffigurazioni con Gesù Bambino in braccio, san Giuseppe ha un posto di rilievo nel nostro imma- ginario religioso. Dopo Maria Santissima è decisa- mente il santo più amato e venerato, più cercato e pregato.

Circolano racconti e testimonianze eclatanti e bellissime sulla potenza della sua intercessione. Il

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suo intervento prodigioso ci accompagna dalla na- scita alla morte poiché protegge i neonati nelle culle come i moribondi sul letto di morte. E’ pregato con forza da chi cerca casa, moglie/marito ed anche lavo- ro. Vi è chi ne porta il nome per sentirlo più vicino, amico e confidente. Papa Francesco gli affida le que- stioni e le problematiche del suo ministero universa- le ogni giorno appoggiandole per iscritto sotto la sua statuina e pregandolo dopo le Lodi mattutine (vedi nota n. 10 della Lettera apostolica che pubblichiamo qui di seguito).

E tu? E noi, che relazione abbiamo con il grande santo? Gli affidiamo il nostro ministero se siamo sa- cerdoti? Ci mettiamo sotto la sua protezione se ab- biamo una famiglia da custodire e accompagnare?

Come ci intendiamo con lui secondo le nostre età ed esigenze di vita?

Un anno intero dedicato a san Giuseppe ci con- sente di migliorare innanzitutto la nostra conoscen- za di lui approfondendo il racconto delle pagine evangeliche e poi soprattutto di pregarlo, di farcelo amico, confidente, campione di santità per indivi- duare al meglio la nostra via di santificazione.

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L’opuscolo che avete tra mano è il proseguimento del

precedente In cammino con San Giuseppe (nella foto) pubbli- cato nel 2008 e dedicato allo

scomparso don Stefano Lame- ra, che lo aveva preparato con tanta passione e cura in forza della sua intimità col nostro santo. Il testo, reperibile presso la nostra Segreteria, si presenta infatti già completo con gli interventi dei Papi fino a Benedetto XVI ed una serie di preghiere, frutto della devozione popolare e della spiritualità paolina sgorgata dal cuore del beato Giacomo Al- berione, fondatore della Famiglia Paolina. L’ultima parte presenta rapidamente il santuario diocesano di san Giuseppe a Spicello-San Giorgio di Pesaro (PU), dove in seguito si è costruito attorno al Santuario una casa di spiritualità e accoglienza per ritiri, in- contri ed Esercizi spirituali.

Riteniamo però sia doveroso ampliare quei con- tenuti attualizzando la figura di san Giuseppe e ri- conoscendone la sua esemplarità di uomo a servizio

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di Dio, ma in seconda linea. Tutto ciò ha un grande valore oggi dentro il nostro mondo dove predomina piuttosto il protagonismo e l’autoreferenzialità.

Ci auguriamo di valorizzare questa occasione per un salto qualitativo della nostra fede e preghiera, sulla linea indicata da lui che seppe stare al proprio posto in assoluto silenzio, ma in un concreto operare e servire il Signore: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’” (Mt 2,20).

Don Roberto Roveran, Delegato isf

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PATRIS CORDE

LETTERA APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO

PATRIS CORDE

LETTERA APOSTOLICA DI PAPA FRANCESCO

in occasione del 150° anniversario della dichiarazione

di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale

in occasione del 150° anniversario della dichiarazione

di San Giuseppe quale patrono

della Chiesa universale

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C

on cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù, chiamato in tutti e quattro i Vangeli «il figlio di Giuseppe».[1]

I due Evangelisti che hanno posto in rilievo la sua figura, Matteo e Luca, raccontano poco, ma a suffi- cienza per far capire che tipo di padre egli fosse e la missione affidatagli dalla Provvidenza.

Sappiamo che egli era un umile falegname (cfr Mt 13,55), promesso sposo di Maria (cfr Mt 1,18;

Lc 1,27); un «uomo giusto» (Mt 1,19), sempre pron- to a eseguire la volontà di Dio manifestata nella sua Legge (cfr Lc 2,22.27.39) e mediante ben quattro sogni (cfr Mt 1,20; 2,13.19.22). Dopo un lungo e faticoso viaggio da Nazareth a Betlemme, vide na- scere il Messia in una stalla, perché altrove «non c’era posto per loro» (Lc 2,7). Fu testimone dell’adorazio- ne dei pastori (cfr Lc 2,8-20) e dei Magi (cfr Mt 2,1- 12), che rappresentavano rispettivamente il popolo d’Israele e i popoli pagani.

Ebbe il coraggio di assumere la paternità legale di Gesù, a cui impose il nome rivelato dall’Ange- lo: «Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Come è noto,

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dare un nome a una persona o a una cosa presso i popoli antichi significava conseguirne l’appartenen- za, come fece Adamo nel racconto della Genesi (cfr 2,19-20).

Nel Tempio, quaranta giorni dopo la nascita, in- sieme alla madre Giuseppe offrì il Bambino al Si- gnore e ascoltò sorpreso la profezia che Simeone fece nei confronti di Gesù e di Maria (cfr Lc 2,22-35).

Per difendere Gesù da Erode, soggiornò da stranie- ro in Egitto (cfr Mt 2,13-18). Ritornato in patria, visse nel nascondimento del piccolo e sconosciuto villaggio di Nazareth in Galilea – da dove, si diceva,

“non sorge nessun profeta” e “non può mai venire qualcosa di buono” (cfr Gv 7,52; 1,46) –, lontano da Betlemme, sua città natale, e da Gerusalemme, dove sorgeva il Tempio. Quando, proprio durante un pellegrinaggio a Gerusalemme, smarrirono Gesù dodicenne, lui e Maria lo cercarono angosciati e lo ritrovarono nel Tempio mentre discuteva con i dot- tori della Legge (cfr Lc 2,41-50).

Dopo Maria, Madre di Dio, nessun Santo oc- cupa tanto spazio nel Magistero pontificio quan- to Giuseppe, suo sposo. I miei Predecessori hanno

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approfondito il messaggio racchiuso nei pochi dati tramandati dai Vangeli per evidenziare maggior- mente il suo ruolo centrale nella storia della salvez- za: il Bea to Pio IX lo ha dichiarato «Patrono del- la Chiesa Cattolica»,[2] il Venerabile Pio XII lo ha presentato quale “Patrono dei lavoratori”[3] e San Giovanni Paolo II come «Custode del Redentore».

[4] Il popolo lo invoca come «patrono della buona morte».[5]

Pertanto, al compiersi di 150 anni dalla sua di- chiarazione quale Patrono della Chiesa Cattolica fat- ta dal Beato Pio IX, l’8 dicembre 1870, vorrei – come dice Gesù – che “la bocca esprimesse ciò che nel cuore sovrabbonda” (cfr Mt 12,34), per condi- videre con voi alcune riflessioni personali su que- sta straordinaria figura, tanto vicina alla condizione umana di ciascuno di noi. Tale desiderio è cresciuto durante questi mesi di pandemia, in cui possiamo sperimentare, in mezzo alla crisi che ci sta colpen- do, che «le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle rivi- ste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma,

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senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimen- ti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, vo- lontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. […]

Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infon- de speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attra- versare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti».

[6] Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quo- tidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un so- stegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno ap- parentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvez- za. A tutti loro va una parola di riconoscimento e di gratitudine.

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1. Padre amato

La grandezza di San Giuseppe consiste nel fatto che egli fu lo sposo di Maria e il padre di Gesù. In quanto tale, «si pose al servizio dell’intero disegno salvifico», come afferma San Giovanni Crisostomo.[7]

San Paolo VI osserva che la sua paternità si è espressa concretamente «nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarna- zione e alla missione redentrice che vi è congiunta;

nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro; nell’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovru- mana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capaci- tà, nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa».[8]

Per questo suo ruolo nella storia della salvezza, San Giuseppe è un padre che è stato sempre ama- to dal popolo cristiano, come dimostra il fatto che in tutto il mondo gli sono state dedicate numerose chiese; che molti Istituti religiosi, Confraternite e gruppi ecclesiali sono ispirati alla sua spiritualità e ne portano il nome; e che in suo onore si svolgono

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da secoli varie rappresentazioni sacre. Tanti Santi e Sante furono suoi appassionati devoti, tra i quali Te- resa d’Avila, che lo adottò come avvocato e interces- sore, raccomandandosi molto a lui e ricevendo tutte le grazie che gli chiedeva; incoraggiata dalla propria esperienza, la Santa persuadeva gli altri ad essergli devoti.[9]

In ogni manuale di preghiere si trova qualche ora- zione a San Giuseppe. Particolari invocazioni gli ven- gono rivolte tutti i mercoledì e specialmente durante l’intero mese di marzo, tradizionalmente a lui dedi- cato.[10] La fiducia del popolo in San Giuseppe è rias- sunta nell’espressione Ite ad Ioseph, che fa riferimento al tempo di carestia in Egitto quando la gente chie- deva il pane al faraone ed egli rispondeva: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà» (Gen 41,55). Si trattava di Giuseppe figlio di Giacobbe, che fu ven- duto per invidia dai fratelli (cfr Gen 37,11-28) e che – stando alla narrazione biblica – successivamente di- venne vice-re dell’Egitto (cfr Gen 41,41-44).

Come discendente di Davide (cfr Mt 1,16.20), dalla cui radice doveva germogliare Gesù secondo la promessa fatta a Davide dal profeta Natan (cfr 2

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Sam 7), e come sposo di Maria di Nazaret, San Giu- seppe è la cerniera che unisce l’Antico e il Nuovo Testamento.

2. Padre nella tenerezza

Giuseppe vide crescere Gesù giorno dopo giorno

«in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomi- ni» (Lc 2,52). Come il Signore fece con Israele, così egli “gli ha insegnato a camminare, tenendolo per mano: era per lui come il padre che solleva un bim- bo alla sua guancia, si chinava su di lui per dargli da mangiare” (cfr Os 11,3-4).

Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe:

«Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono» (Sal 103,13).

Giuseppe avrà sentito certamente riecheggiare nella sinagoga, durante la preghiera dei Salmi, che il Dio d’Israele è un Dio di tenerezza,[11] che è buono verso tutti e «la sua tenerezza si espande su tutte le creatu- re» (Sal 145,9).

La storia della salvezza si compie «nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18) attraverso le nostre debolezze. Troppe volte pensiamo che Dio faccia af-

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fidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza. È questo che fa dire a San Paolo: «Affinché io non mon- ti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si ma- nifesta pienamente nella debolezza”» (2Cor 12,7-9).

Se questa è la prospettiva dell’economia della sal- vezza, dobbiamo imparare ad accogliere la nostra de- bolezza con profonda tenerezza.[12]

Il Maligno ci fa guardare con giudizio negativo la nostra fragilità, lo Spirito invece la porta alla luce con tenerezza. È la tenerezza la maniera migliore per toc- care ciò che è fragile in noi. Il dito puntato e il giudi- zio che usiamo nei confronti degli altri molto spesso sono segno dell’incapacità di accogliere dentro di noi la nostra stessa debolezza, la nostra stessa fragilità.

Solo la tenerezza ci salverà dall’opera dell’Accusatore (cfr Ap 12,10). Per questo è importante incontrare la Misericordia di Dio, specie nel Sacramento della

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Riconciliazione, facendo un’esperienza di verità e te- nerezza. Paradossalmente anche il Maligno può dirci la verità, ma, se lo fa, è per condannarci.

Noi sappiamo però che la Verità che viene da Dio non ci condanna, ma ci accoglie, ci abbraccia, ci so- stiene, ci perdona. La Verità si presenta a noi sempre come il Padre misericordioso della parabola (cfr Lc 15,11-32): ci viene incontro, ci ridona la dignità, ci rimette in piedi, fa festa per noi, con la motivazione che «questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (v. 24).

Anche attraverso l’angustia di Giuseppe passa la volontà di Dio, la sua storia, il suo progetto. Giusep- pe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolez- za. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande.

3. Padre nell’obbedienza

Analogamente a ciò che Dio ha fatto con Maria,

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quando le ha manifestato il suo piano di salvezza, così anche a Giuseppe ha rivelato i suoi disegni; e lo ha fatto tramite i sogni, che nella Bibbia, come presso tutti i popoli antichi, venivano considerati come uno dei mezzi con i quali Dio manifesta la sua volontà.[13]

Giuseppe è fortemente angustiato davanti all’in- comprensibile gravidanza di Maria: non vuole «ac- cusarla pubblicamente»,[14] ma decide di «ripudiarla in segreto» (Mt 1,19). Nel primo sogno l’angelo lo aiuta a risolvere il suo grave dilemma: «Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bam- bino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo;

ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù:

egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20-21). La sua risposta fu immediata: «Quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’an- gelo» (Mt 1,24). Con l’obbedienza egli superò il suo dramma e salvò Maria.

Nel secondo sogno l’angelo ordina a Giuseppe:

«Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo» (Mt

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2,13). Giuseppe non esitò ad obbedire, senza farsi domande sulle difficoltà cui sarebbe andato incon- tro: «Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode» (Mt 2,14-15).

In Egitto Giuseppe, con fiducia e pazienza, attese dall’angelo il promesso avviso per ritornare nel suo Paese. Appena il messaggero divino, in un terzo so- gno, dopo averlo informato che erano morti quelli che cercavano di uccidere il bambino, gli ordina di alzarsi, di prendere con sé il bambino e sua madre e ritornare nella terra d’Israele (cfr Mt 2,19-20), egli ancora una volta obbedisce senza esitare: «Si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele» (Mt 2,21).

Ma durante il viaggio di ritorno, «quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno – ed è la quarta volta che accade – si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret» (Mt 2,22-23).

L’evangelista Luca, da parte sua, riferisce che Giu- seppe affrontò il lungo e disagevole viaggio da Na-

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zaret a Betlemme, secondo la legge dell’impe-ratore Cesare Augusto relativa al censimento, per farsi re- gistrare nella sua città di origine. E proprio in que- sta circostanza nacque Gesù (cfr 2,1-7), e fu iscritto all’anagrafe dell’Impero, come tutti gli altri bambini.

San Luca, in particolare, si preoccupa di rilevare che i genitori di Gesù osservavano tutte le prescrizio- ni della Legge: i riti della circoncisione di Gesù, della purificazione di Maria dopo il parto, dell’offerta a Dio del primogenito (cfr 2,21-24).[15]

In ogni circostanza della sua vita, Giuseppe seppe pronunciare il suo “fiat”, come Maria nell’Annun- ciazione e Gesù nel Getsemani.

Giuseppe, nel suo ruolo di capo famiglia, insegnò a Gesù ad essere sottomesso ai genitori (cfr Lc 2,51), secondo il comandamento di Dio (cfr Es 20,12).

Nel nascondimento di Nazareth, alla scuola di Giuseppe, Gesù imparò a fare la volontà del Padre.

Tale volontà divenne suo cibo quotidiano (cfr Gv 4,34). Anche nel momento più difficile della sua vita, vissuto nel Getsemani, preferì fare la volontà del Padre e non la propria[16] e si fece «obbediente fino alla morte […] di croce» (Fil 2,8). Per questo,

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l’autore della Lettera agli Ebrei conclude che Gesù

«imparò l’obbedienza da ciò che patì» (5,8).

Da tutte queste vicende risulta che Giuseppe «è stato chiamato da Dio a servire direttamente la per- sona e la missione di Gesù mediante l’esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della Redenzio- ne ed è veramente ministro della salvezza».[17]

4. Padre nell’accoglienza

Giuseppe accoglie Maria senza mettere condizio- ni preventive. Si fida delle parole dell’Angelo. «La nobiltà del suo cuore gli fa subordinare alla cari- tà quanto ha imparato per legge; e oggi, in questo mondo nel quale la violenza psicologica, verbale e fisica sulla donna è evidente, Giuseppe si presenta come figura di uomo rispettoso, delicato che, pur non possedendo tutte le informazioni, si decide per la reputazione, la dignità e la vita di Maria. E nel suo dubbio su come agire nel modo migliore, Dio lo ha aiutato a scegliere illuminando il suo giudizio».[18]

Tante volte, nella nostra vita, accadono avveni- menti di cui non comprendiamo il significato. La

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nostra prima reazione è spesso di delusione e ribel- lione. Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia. Se non ci riconciliamo con la nostra storia, non riusciremo nemmeno a fare un passo suc- cessivo, perché rimarremo sempre in ostaggio delle nostre aspettative e delle conseguenti delusioni.

La vita spirituale che Giuseppe ci mostra non è una via che spiega, ma una via che accoglie. Solo a partire da questa accoglienza, da questa riconcilia- zione, si può anche intuire una storia più grande, un significato più profondo. Sembrano riecheggiare le ardenti parole di Giobbe, che all’invito della moglie a ribellarsi per tutto il male che gli accade risponde:

«Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovrem- mo accettare il male?» (Gb 2,10).

Giuseppe non è un uomo rassegnato passivamen- te. Il suo è un coraggioso e forte protagonismo. L’ac- coglienza è un modo attraverso cui si manifesta nella nostra vita il dono della fortezza che ci viene dallo Spirito Santo. Solo il Signore può darci la forza di

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accogliere la vita così com’è, di fare spazio anche a quella parte contradditoria, inaspettata, deludente dell’esistenza.

La venuta di Gesù in mezzo a noi è un dono del Padre, affinché ciascuno si riconcili con la carne del- la propria storia anche quando non la comprende fino in fondo.

Come Dio ha detto al nostro Santo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere» (Mt 1,20), sembra ri- petere anche a noi: “Non abbiate paura!”. Occorre deporre la rabbia e la delusione e fare spazio, sen- za alcuna rassegnazione mondana ma con fortezza piena di speranza, a ciò che non abbiamo scelto ep- pure esiste. Accogliere così la vita ci introduce a un significato nascosto. La vita di ciascuno di noi può ripartire miracolosamente, se troviamo il coraggio di viverla secondo ciò che ci indica il Vangelo. E non importa se ormai tutto sembra aver preso una piega sbagliata e se alcune cose ormai sono irrever- sibili. Dio può far germogliare fiori tra le rocce. An- che se il nostro cuore ci rimprovera qualcosa, Egli

«è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa»

(1Gv 3,20)…

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5. Padre dal coraggio creativo

Se la prima tappa di ogni vera guarigione inte- riore è accogliere la propria storia, ossia fare spazio dentro noi stessi anche a ciò che non abbiamo scel- to nella nostra vita, serve però aggiungere un’altra caratteristica importante: il coraggio creativo. Esso emerge soprattutto quando si incontrano difficoltà.

Infatti, davanti a una difficoltà ci si può fermare e abbandonare il campo, oppure ingegnarsi in qualche modo. Sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pen- savamo di avere.

Molte volte, leggendo i “Vangeli dell’infanzia”, ci viene da domandarci perché Dio non sia intervenu- to in maniera diretta e chiara. Ma Dio interviene per mezzo di eventi e persone. Giuseppe è l’uomo mediante il quale Dio si prende cura degli inizi della storia della redenzione. Egli è il vero “miracolo” con cui Dio salva il Bambino e sua madre. Il Cielo inter- viene fidandosi del coraggio creativo di quest’uomo, che giungendo a Betlemme e non trovando un al- loggio dove Maria possa partorire, sistema una stalla e la riassetta, affinché diventi quanto più possibile

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un luogo accogliente per il Figlio di Dio che viene nel mondo (cfr Lc 2,6-7). Davanti all’incombente pericolo di Erode, che vuole uccidere il Bambino, ancora una volta in sogno Giuseppe viene allertato per difendere il Bambino, e nel cuore della notte or- ganizza la fuga in Egitto (cfr Mt 2,13- 14).

A una lettura superficiale di questi racconti, si ha sempre l’impressione che il mondo sia in balia dei forti e dei potenti, ma la “buona notizia” del Vangelo sta nel far vedere come, nonostante la prepotenza e la violenza dei dominatori terreni, Dio trovi sempre il modo per realizzare il suo piano di salvezza. Anche la nostra vita a volte sembra in balia dei poteri forti, ma il Vangelo ci dice che ciò che conta, Dio riesce sempre a salvarlo, a condizione che usiamo lo stesso coraggio creativo del carpentiere di Nazaret, il quale sa trasformare un problema in un’opportunità ante- ponendo sempre la fiducia nella Provvidenza…

6. Padre lavoratore

Un aspetto che caratterizza San Giuseppe e che è stato posto in evidenza sin dai tempi della prima Enciclica sociale, la Rerum novarum di Leone XIII,

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è il suo rapporto con il lavoro. San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garan- tire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro.

In questo nostro tempo, nel quale il lavoro sem- bra essere tornato a rappresentare un’urgente que- stione sociale e la disoccupazione raggiunge talora livelli impressionanti, anche in quelle nazioni dove per decenni si è vissuto un certo benessere, è neces- sario, con rinnovata consapevolezza, comprendere il significato del lavoro che dà dignità e di cui il nostro Santo è esemplare patrono.

Il lavoro diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza, occasione per affrettare l’avvento del Regno, sviluppare le proprie potenzialità e qualità, mettendole al servizio della società e della comunio- ne; il lavoro diventa occasione di realizzazione non solo per sé stessi, ma soprattutto per quel nucleo ori- ginario della società che è la famiglia. Una famiglia dove mancasse il lavoro è maggiormente esposta a difficoltà, tensioni, fratture e perfino alla tentazio- ne disperata e disperante del dissolvimento. Come

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potremmo parlare della dignità umana senza impe- gnarci perché tutti e ciascuno abbiano la possibilità di un degno sostentamento?

La persona che lavora, qualunque sia il suo com- pito, collabora con Dio stesso, diventa un po’ cre- atore del mondo che ci circonda. La crisi del no- stro tempo, che è crisi economica, sociale, culturale e spirituale, può rappresentare per tutti un appello a riscoprire il valore, l’importanza e la necessità del lavoro per dare origine a una nuova “normalità”, in cui nessuno sia escluso. Il lavoro di San Giuseppe ci ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disde- gnato di lavorare. La perdita del lavoro che colpisce tanti fratelli e sorelle, e che è aumentata negli ultimi tempi a causa della pandemia di Covid-19, dev’esse- re un richiamo a rivedere le nostre priorità. Implo- riamo San Giuseppe lavoratore perché possiamo tro- vare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!

7. Padre nell’ombra

Lo scrittore polacco Jan Dobraczyński, nel suo libro L’ombra del Padre,[24] ha narrato in forma di ro-

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manzo la vita di San Giuseppe. Con la suggestiva immagine dell’ombra definisce la figura di Giusep- pe, che nei confronti di Gesù è l’ombra sulla terra del Padre Celeste: lo custodisce, lo protegge, non si stacca mai da Lui per seguire i suoi passi. Pensiamo a ciò che Mosè ricorda a Israele: «Nel deserto […]

hai visto come il Signore, tuo Dio, ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino» (Dt 1,31). Così Giuseppe ha esercitato la paternità per tutta la sua vita.[25]

Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si di- venta solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui.

Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabi- lità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti.

Nella società del nostro tempo, spesso i figli sem- brano essere orfani di padre. Anche la Chiesa di oggi ha bisogno di padri. È sempre attuale l’ammonizio- ne rivolta da San Paolo ai Corinzi:

«Potreste avere anche diecimila pedagoghi in Cri- sto, ma non certo molti padri» (1Cor 4,15); e ogni sacerdote o vescovo dovrebbe poter aggiungere come

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l’Apostolo: «Sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo» (ibid.). E ai Galati dice:

«Figli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore fin- ché Cristo non sia formato in voi!» (4,19).

Essere padri significa introdurre il figlio all’espe- rienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze. Forse per questo, accanto all’appellativo di padre, a Giuseppe la tradi- zione ha messo anche quello di “castissimo”. Non è un’indicazione meramente affettiva, ma la sintesi di un atteggiamento che esprime il contrario del pos- sesso. La castità è la libertà dal possesso in tutti gli ambiti della vita. Solo quando un amore è casto, è veramente amore. L’amore che vuole possedere, alla fine diventa sempre pericoloso, imprigiona, soffoca, rende infelici. Dio stesso ha amato l’uomo con amo- re casto, lasciandolo libero anche di sbagliare e di mettersi contro di Lui. La logica dell’amore è sempre una logica di libertà, e Giuseppe ha saputo amare in maniera straordinariamente libera. Non ha mai mes- so sé stesso al centro. Ha saputo decentrarsi, mettere al centro della sua vita Maria e Gesù…

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* * *

«Alzati, prendi con te il bambino e sua madre»

(Mt 2,13), dice Dio a San Giuseppe.

Lo scopo di questa Lettera Apostolica è quello di accrescere l’amore verso questo grande Santo, per essere spinti a implorare la sua intercessione e per imitare le sue virtù e il suo slancio.

Infatti, la specifica missione dei Santi è non solo quella di concedere miracoli e grazie, ma di interce- dere per noi davanti a Dio, come fecero Abramo[26]

e Mosè,[27] come fa Gesù, «unico mediatore» (1Tm 2,5), che presso Dio Padre è il nostro «avvocato»

(1Gv 2,1), «sempre vivo per intercedere in [nostro]

favore» (Eb 7,25; cfr Rm 8,34).

I Santi aiutano tutti i fedeli «a perseguire la santi- tà e la perfezione del proprio stato».[28] La loro vita è una prova concreta che è possibile vivere il Vangelo.

Gesù ha detto: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29), ed essi a loro volta sono esempi di vita da imitare. San Paolo ha esplicitamen- te esortato: «Diventate miei imitatori!» (1Cor 4,16).

[29] San Giuseppe lo dice attraverso il suo eloquente silenzio.

(31)

Davanti all’esempio di tanti Santi e di tante Sante, Sant’Agostino si chiese: «Ciò che questi e queste hanno potuto fare, tu non lo potrai?». E così approdò alla conversione definitiva esclamando:

«Tardi ti ho amato, o Bellezza tanto antica e tanto nuova!».[30]

Non resta che implorare da San Giuseppe la gra- zia delle grazie: la nostra conversione. A lui rivolgia- mo la nostra preghiera:

Salve, custode del Redentore, e sposo della Ver- gine Maria. A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo. O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita. Ottie- nici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male. Amen.

Roma, presso San Giovanni in Laterano, 8 di- cembre, Solennità dell’Immacolata Concezione del- la B.V. Maria, dell’anno 2020, ottavo del mio pon- tificato.

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_________________________

[1] Lc 4,22; Gv 6,42; cfr Mt 13,55; Mc 6,3.

[2] S. Rituum Congreg., Quemadmodum Deus (8 dicembre 1870): ASS 6 (1870-71), 194.

[3] Cfr Discorso alle ACLI in occasione della Solennità di San Giuseppe Artigiano (1 maggio 1955): AAS 47 (1955), 406.

[4] Esort. ap. Redemptoris custos (15 agosto 1989): AAS 82 (1990), 5-34

[5] Catechismo della Chiesa Cattolica, 1014.

[6] Meditazione in tempo di pandemia (27 marzo 2020):

L’Osservatore Romano, 29 marzo 2020, p. 10.

[7] In Matth. Hom, V, 3: PG 57, 58.

[8] Omelia (19 marzo 1966): Insegnamenti di Paolo VI, IV (1966), 110.

[9] Cfr Libro della vita, 6, 6-8.

[10] Tutti i giorni, da più di quarant’anni, dopo le Lodi, reci- to una preghiera a San Giuseppe tratta da un libro fran- cese di devozioni, dell’ottocento, della Congregazione delle Religiose di Gesù e Maria, che esprime devozione, fiducia e una certa sfida a San Giuseppe: «Glorioso Pa- triarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situa-

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zioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato inva- no, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere. Amen».

[11] Cfr Dt 4,31; Sal 69,17; 78,38; 86,5; 111,4; 116,5; Ger 31,20.

[12] Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 88; 288: AAS 105 (2013), 1057; 1136- 1137.

[13] Cfr Gen 20,3; 28,12; 31,11.24; 40,8; 41,1-32; Nm 12,6; 1 Sam 3,3-10; Dn 2; 4; Gb 33,15.

[14] In questi casi era prevista anche la lapidazione (cfr Dt 22,20-21).

[15] Cfr Lv 12,1-8; Es 13,2.

[16] Cfr Mt 26,39; Mc 14,36; Lc 22,42.

[17] S. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Redemptoris custos (15 agosto 1989), 8: AAS 82 (1990), 14.

[18] Omelia nella S. Messa con Beatificazioni, Villavicencio – Colombia (8 settembre 2017): AAS 109 (2017), 1061.

[24] Edizione originale: Cień Ojca, Warszawa 1977.

[25] Cfr S. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Redemptoris custos, 7-8: AAS 82 (1990), 12-16.

[26] Cfr Gen 18,23-32.

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[27] Cfr Es 17,8-13; 32,30-35.

[28] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 42.

[29] Cfr 1 Cor 11,1; Fil 3,17; 1 Ts 1,6.

[30] Confessioni, 8, 11, 27: PL 32, 761; 10, 27, 38: PL 32, 795.

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DECRETO

della Penitenzieria Apostolica DECRETO della Penitenzieria Apostolica

Si concede il dono di speciali Indulgenze in occasione dell’Anno di San Giuseppe, indetto da Papa

Francesco per celebrare il 150° anniversario

della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa universale.

Si concede il dono di speciali Indulgenze in occasione dell’Anno di San Giuseppe, indetto da Papa

Francesco per celebrare il 150° anniversario

della proclamazione di San Giuseppe

a Patrono della Chiesa universale.

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O

ggi ricorrono i 150 anni del Decreto Que- madmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX, mosso dalle gravi e luttuose circostanze in cui versa- va una Chiesa insidiata dall’ostilità degli uomini, di- chiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica.

Al fine di perpetuare l’affidamento di tutta la Chiesa al potentissimo patrocinio del Custode di Gesù, Papa Francesco ha stabilito che, dalla data odierna, anniversario del Decreto di proclamazione nonché giorno sacro alla Beata Vergine Immacolata e Sposa del castissimo Giuseppe, fino all’8 dicembre 2021, sia celebrato uno speciale Anno di San Giu- seppe, nel quale ogni fedele sul suo esempio possa rafforzare quotidianamente la propria vita di fede nel pieno compimento della volontà di Dio.

Tutti i fedeli avranno così la possibilità di impe- gnarsi, con preghiere e buone opere, per ottenere con l’aiuto di San Giuseppe, capo della celeste Fa- miglia di Nazareth, conforto e sollievo dalle gravi tribolazioni umane e sociali che oggi attanagliano il mondo contemporaneo.

La devozione al Custode del Redentore si è svi- luppata ampiamente nel corso della storia della

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Chiesa, che non solo gli attribuisce un culto tra i più alti dopo quello per la Madre di Dio sua Sposa, ma gli ha anche conferito molteplici patrocini.

Il Magistero della Chiesa continua a scoprire an- tiche e nuove grandezze in questo tesoro che è San Giuseppe, come il padrone di casa del Vangelo di Matteo “che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52).

Al perfetto conseguimento del fine preposto gioverà molto il dono delle Indulgenze che la Peni- tenzieria Apostolica, attraverso il presente Decreto emesso in conformità al volere di Papa Francesco, benignamente elargisce durante l’Anno di San Giu- seppe.

Si concede l’Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (confessione sacramentale, comunio- ne eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) ai fedeli che, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, parteciperanno all’Anno di San Giuseppe nelle occasioni e con le modalità indicate da questa Penitenzieria Apostolica.

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a. San Giuseppe, autentico uomo di fede, ci in- vita a riscoprire il rapporto filiale col Padre, a rinno- vare la fedeltà alla preghiera, a porsi in ascolto e cor- rispondere con profondo discernimento alla volontà di Dio. Si concede l’Indulgenza plenaria a quanti mediteranno per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro, oppure prenderanno parte a un Ritiro Spirituale di almeno una giornata che preveda una meditazione su San Giuseppe;

b. Il Vangelo attribuisce a San Giuseppe l’appel- lativo di “uomo giusto” (cf. Mt 1,19): egli, custode del “segreto intimo che sta proprio in fondo al cuo- re e all’animo”[1], depositario del mistero di Dio e pertanto patrono ideale del foro interno, ci sprona a riscoprire il valore del silenzio, della prudenza e del- la lealtà nel compiere i propri doveri. La virtù della giustizia praticata in maniera esemplare da Giuseppe è piena adesione alla legge divina, che è legge di mi- sericordia, “perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia”[2]. Per- tanto coloro i quali, sull’esempio di San Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o

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spirituale, potranno ugualmente conseguire il dono dell’Indulgenza plenaria;

c. L’aspetto principale della vocazione di Giusep- pe fu quello di essere custode della Santa Famiglia di Nazareth, sposo della Beata Vergine Maria e padre legale di Gesù. Affinché tutte le famiglie cristiane siano stimolate a ricreare lo stesso clima di intima comunione, di amore e di preghiera che si viveva nella Santa Famiglia, si concede l’Indulgenza plena- ria per la recita del Santo Rosario nelle famiglie e tra fidanzati.

d. Il Servo di Dio Pio XII, il 1° maggio 1955 isti- tuiva la festa di San Giuseppe Artigiano, “con l’in- tento che da tutti si riconosca la dignità del lavoro, e che questa ispiri la vita sociale e le leggi, fondate sull’equa ripartizione dei diritti e dei doveri”[3]. Po- trà pertanto conseguire l’Indulgenza plenaria chiun- que affiderà quotidianamente la propria attività alla protezione di San Giuseppe e ogni fedele che invo- cherà con preghiere l’intercessione dell’Artigiano di Nazareth, affinché chi è in cerca di lavoro possa

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trovare un’occupazione e il lavoro di tutti sia più di- gnitoso.

e. La fuga della Santa Famiglia in Egitto “ci mo- stra che Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e l’abbandono”[4]. Si concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli che reciteranno le Litanie a San Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Aka- thistos a San Giuseppe, per intero o almeno qual- che sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a San Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche, a favore della Chiesa per- seguitata ad intra e ad extra e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione.

Santa Teresa d’Ávila riconobbe in San Giuseppe il protettore per tutte le circostanze della vita: “Ad altri Santi sembra che Dio abbia concesso di soc- correrci in questa o quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso san Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte”[5]. Più recentemente, San Giovanni Paolo II ha ribadito che la figura di San Giuseppe acquista “una rinnovata attualità per la

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Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo mil- lennio cristiano”[6].

Per riaffermare l’universalità del patrocinio di San Giuseppe sulla Chiesa, in aggiunta alle sum- menzionate occasioni la Penitenzieria Apostolica concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli che recite- ranno qualsivoglia orazione legittimamente appro- vata o atto di pietà in onore di San Giuseppe, per esempio “A te, o Beato Giuseppe”, specialmente nelle ricorrenze del 19 marzo e del 1° maggio, nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giu- seppe, nella Domenica di San Giuseppe (secondo la tradizione bizantina), il 19 di ogni mese e ogni mercoledì, giorno dedicato alla memoria del Santo secondo la tradizione latina.

Nell’attuale contesto di emergenza sanitaria, il dono dell’Indulgenza plenaria è particolarmente esteso agli anziani, ai malati, agli agonizzanti e a tutti quelli che per legittimi motivi siano impossibilitati ad uscire di casa, i quali con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, re-

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citeranno un atto di pietà in onore di San Giuseppe, conforto dei malati e Patrono della buona morte, offrendo con fiducia a Dio i dolori e i disagi della propria vita.

Affinché il conseguimento della grazia divina at- traverso il potere delle Chiavi sia pastoralmente faci- litato, questa Penitenzieria prega vivamente che tutti i sacerdoti provvisti delle opportune facoltà, si offra- no con animo disponibile e generoso alla celebrazio- ne del sacramento della Penitenza e amministrino spesso la Santa Comunione agli infermi.

Il presente Decreto è valido per l’Anno di San Giuseppe, nonostante qualunque disposizione con- traria.

Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apo- stolica, l’8 dicembre 2020.

Mauro Card. Piacenza, Penitenziere Maggiore Krzysztof Nykiel, Reggente L. + S. Prot. n. 866/20/I

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[1] Pio XI, Discorso in occasione della proclamazione dell’e- roicità delle virtù della Serva di Dio Emilia de Vialar, in

“L’Osservatore Romano”, anno LXXV, n. 67, 20-21 marzo 1935, 1.

[2] Francesco, Udienza generale (3 febbraio 2016).

[3] Pio XII, Discorso in occasione della Solennità di San Giuseppe artigiano (1° maggio 1955), in Discorsi e Ra- diomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVII, 71-76.

[4] Francesco, Angelus (29 dicembre 2013).

[5] Teresa d’Ávila, Vita, VI, 6 (trad. it. in Ead., Tutte le opere, a cura di M. Bettetini, Milano 2018, 67).

[6] Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Redemptoris Custos sulla figura e la missione di San Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa (15 agosto 1989), 32.

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Meditazione del beato don Giacomo Alberione Meditazione del beato don Giacomo Alberione

LA DEVOZIONE

A SAN GIUSEPPE LA DEVOZIONE

A SAN GIUSEPPE

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S.

Giuseppe, l’uomo fedele alla sua missione sul- la terra e nell’eternità, in cielo nell’ufficio che gli è stato affidato verso gli uomini, specialmente nell’assistere la Chiesa, ottenga a noi la fedeltà sia quando ci rivolgiamo con fiducia al suo patrocinio, sia quando nelle difficoltà che troviamo nella nostra vocazione, anziché lasciarci abbattere dalle inclina- zioni naturali, veniamo fortificati.

L’uomo che prega e prega nelle difficoltà anziché lasciarsi abbattere si fortifica assai; riesce vincitore nella prima tentazione del mattino, nella seconda che viene nelle ore del mezzodì, nella terza che vie- ne verso il vespro della nostra vita. Bisogna proprio dirlo: la devozione a S. Giuseppe porta alla sodezza della virtù, alla vita interiore e gli uomini devoti di S. Giuseppe sono fedeli.

S. Giuseppe fu silenzioso, nella sua vita sulla terra rimase nell’ombra, e anche nella sua vita in cielo si mantenne per lunghi anni silenzioso, per motivi ri- tenuti prudenti dalla Chiesa. Da una parte sembra non avere notorietà, dall’altra invece è tutto fede, pazienza e carità verso Dio e verso le anime.

Dopo aver chiesto a S. Giuseppe la fedeltà, ora

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chiediamo i mezzi per ottenerla: ci ottenga di cono- scere Gesù, amare Gesù, imitare davvero Gesù. Ol- tre agli altri uffici, egli ha anche quello di farci entra- re nella scuola di Gesù. Se volete conoscere davvero il Vangelo, entrarvi, trovarne facile la meditazione, pregate S. Giuseppe, egli ebbe questa missione sulla terra e la continua anche in cielo. Se vogliamo imita- re Gesù nella vita di Nazaret, preghiamo S. Giusep- pe e lo troveremo facile. Se volete eccitare il cuore a devozione sensibile nella santa Comunione, provate a pregare S. Giuseppe, egli vi accenderà il cuore di amore a Gesù e troverete facile amarlo.

S. Giuseppe ci dà Gesù ed eccita il cuore ad ama- re Gesù per due motivi: 1) perché egli conosce Gesù e vuole farcelo conoscere; 2) perché egli amò Gesù con amore ardentissimo e sensibile e vuole farlo amare da noi. Inoltre S. Giuseppe ebbe l’ufficio di presentare Gesù al mondo insieme alla santa Ma- donna: vengono i pastori e trovano Gesù bambino con Maria e Giuseppe; vengono i magi e trovano Gesù, Giuseppe, Maria. Gesù è presentato da Giu- seppe assieme alla santissima Vergine e [così] Giu- seppe con la sua paternità putativa difende la vergi-

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nità di Maria. Gesù è presentato al tempio da Maria e da Giuseppe; Gesù esce dai confini della Palestina e Giuseppe è con lui a difenderlo; torna a Nazaret e Giuseppe lo custodisce, e quando a dodici anni sceglie la sua vocazione e dà il primo saggio della sua missione divina, vi sono Maria e Giuseppe. Quelle virtù intime, familiari che Gesù esercitava nella sua casetta di Nazaret, Giuseppe le esercitava con lui.

Beatissima sorte di Giuseppe che ha visto crescere sotto i suoi occhi Gesù e lo ha custodito e protetto!

I santi dopo la morte hanno la fortuna di abbrac- ciare Gesù, ma Giuseppe fin dalla terra ebbe que- sta beatissima sorte. La missione di Giuseppe è di introdurci nell’amore di Gesù. Leggiamo il Vangelo dopo aver pregato S. Giuseppe e ci sarà facilitato lo studio di esso. Egli ci ammetterà alla scuola di Gesù, ci inizierà nel suo amore, ci insegnerà l’imitazione delle sue virtù nascoste ed umili. «Ite ad Joseph», per conoscere, imitare, amare Gesù, per conoscere il Tabernacolo perché l’ombra di Giuseppe si proietta ancora sul Tabernacolo, nella Messa, nella passio- ne di Gesù, nella vita nascosta di Gesù. Oh, come S. Giuseppe conosceva ed imitava bene il cuore di

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Gesù! Bisogna andare da lui per ottenere il fervore spirituale.

In questa settimana si deve uccidere il peccato, perché Gesù è morto sulla croce per esso; questa gra- zia chiediamola anche per intercessione di S. Giu- seppe che ci otterrà il calore, il fervore, il vero amor di Dio. Beati noi, se in questa settimana avremo oc- casioni in più per esercitare la fedeltà, l’umiltà, la carità, virtù tanto meritorie! Se avremo la grazia di queste occasioni, chiediamo a S. Giuseppe che ci metta nel cuore un forte istinto per fare tutto per amore di Gesù, per saperlo davvero amare e seguire.

(Giacomo Alberione, Alle Figlie di San Paolo, Me- ditazioni e Istruzioni, Gli anni della prima espansione 1929-1933 * Primo volume 1929-1932. Istruzione, in dattiloscritto, tenuta dal Primo Maestro ad Alba il 19.03.1932. L’originale porta il titolo: “Vespro di S. Giuseppe”)

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PREGHIERE PREGHIERE

Sacro Manto di San Giuseppe

Sacro Manto di San Giuseppe

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Che cos’è il Sacro Manto in onore di San Giuseppe

“Qualunque grazia si domanda a san Giuseppe ver- rà certamente concessa. Chi non crede, ne faccia la pro- va, affinché si persuada” (Santa Teresa d’Avila).

I

l Sacro Manto è un omaggio reso a san Giuseppe per onorare la sua persona e per metterci sotto il manto della sua protezione.

Si consiglia di pregare queste orazioni per trenta giorni consecutivi, in memoria dei trent’anni di vita vissuti da san Giuseppe con Gesù Cristo, Figlio di Dio. Sono senza numero le grazie che si ottengono da Dio ricorrendo a san Giuseppe.

Con la stessa premura con la quale noi asciughia- mo le lacrime del povero che ha bisogno di aiuto, possiamo sperare che san Giuseppe asciugherà le nostre lacrime. Sarà così che il Manto del suo pa- trocinio si stenderà pietoso sopra di noi e ci sarà di valida difesa contro tutti i pericoli, perché possiamo giungere tutti, con la grazia del Signore, al porto del- la salvezza eterna.

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Il Sacro Manto, infatti, è molto efficace, se si crede fermamente, per superare periodi di soffe- renza, di angoscia, di rovina morale, di disastri familiari, per essere illuminati nelle scelte più difficili da prendere, per essere guariti, consolati e per chiedere qualsiasi aiuto nelle piccole e gran- di difficoltà di ogni giorno; ma anche per rin- graziare delle immense grazie che continuamente riceviamo dal Signore.

Inizio della preghiera del Sacro Manto Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il cuore e l’anima mia.

3 Gloria al Padre (Alla Santissima Trinità, ringra- ziandola per aver esaltato san Giuseppe a una dignità del tutto eccezionale)

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Sequenza

allo Spirito Santo Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni luce dei cuori.

Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo, nella calura, riparo nel pianto, conforto.

O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.

Amen.

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Credo

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra

e in Gesù Cristo, suo unico Figlio,

nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;

discese agli inferi, il terzo giorno risuscitò da morte;

salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente;

di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

Credo nello Spirito Santo,

la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati,

la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

Offerta

1. Eccomi, san Giuseppe, sono innanzi a te per offrirti questo Manto prezioso insieme al proposito della mia devozione fedele e sincera.

Tutto quello che potrò fare in tuo onore, durante la mia vita, io voglio eseguirlo, per mostrarti l’amore che ti porto.

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Aiutami, san Giuseppe! Assistimi ora e in tutta la mia vita, ma soprattutto nell’ora della mia morte, come sei stato assistito da Gesù e da Maria, perché un giorno possa onorarti nella patria celeste per tutta l’eternità. Amen. (richiesta della grazia)

2. San Giuseppe, glorioso patriarca, sono innanzi a te, ti venero devotamente e ti offro queste mie pre- ghiere, a ricordo delle innumerevoli virtù che ador- nano la tua santa persona.

In te si è compiuto il sogno misterioso dell’antico Giuseppe, il quale fu una tua anticipata figura: infat- ti non solo ti circondò con i suoi fulgidissimi raggi il Sole divino, ma ti rischiarò anche, con la sua dolce luce, la mistica Luna, Maria.

Glorioso san Giuseppe, come l’esempio di Gia- cobbe, che andò di persona a rallegrarsi con il suo figlio prediletto, esaltato sopra il trono dell’Egitto, servì a trascinarvi anche gli altri suoi figli, così spero che l’esempio di Gesù e di Maria, che ti onorarono con tutta la loro stima e con tutta la loro fiducia, attraggano anche me a onorarti attraverso questo Manto prezioso.

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O gran Santo, fa’ che il Signore rivolga su di me uno sguardo di benevolenza.

Come l’antico Giuseppe non scacciò i fratelli col- pevoli, anzi li accolse pieno di amore, li protesse e li salvò dalla fame e dalla morte, allo stesso modo tu, o glorioso Patriarca, mediante la tua intercessione, fa’

che il Signore non mi abbandoni mai in questa valle di esilio.

Ottienimi, inoltre, la grazia di conservarmi sem- pre nel numero dei tuoi servi devoti e, come loro, di vivere sereno sotto il Manto della tua protezione ogni giorno della mia vita e nel momento del mio ultimo respiro. Amen.

Orazioni

1. Salve, glorioso san Giuseppe, custode dei teso- ri incomparabili del cielo e padre davidico di Colui che nutre e sostiene tutte le creature.

Dopo Maria santissima tu sei il santo più degno del nostro amore e meritevole della nostra vene- razione. Fra tutti i santi, tu solo hai avuto l’onore di crescere, guidare, nutrire e abbracciare il Mes- sia, che tanti profeti e re avevano desiderato vede-

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re. San Giuseppe, salva la mia anima e ottienimi dalla misericordia divina la grazia che umilmente domando.

E anche per le anime benedette del Purgatorio ottieni un grande sollievo nelle loro pene.

Padre nostro • Ave Maria • Gloria al Padre 2. Potente san Giuseppe, che sei stato proclama- to patrono universale della Chiesa, t’invoco fra tutti i santi quale fortissimo protettore dei miseri e dei poveri, e benedico mille volte il tuo cuore, sempre pronto a soccorrere ogni sorta di bisogni. A te, caro san Giuseppe, fanno ricorso la vedova, l’orfano, l’ab- bandonato, l’afflitto e ogni sorta di sventurati; non c’è dolore, angoscia o disgrazia che tu non abbia pie- tosamente soccorso. Degnati, quindi, per i doni che Dio ha messo nelle tue mani, di ottenermi la grazia che ti domando.

E voi, anime sante del Purgatorio, supplicate san Giuseppe per me.

Padre nostro • Ave Maria • Gloria al Padre 3. A tante migliaia di persone che ti hanno pre- gato prima di me hai dato conforto e pace, grazie e

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favori. La mia anima addolorata non trova riposo in mezzo alle pene che la tormentano. Tu, o caro Santo, conosci tutti i miei bisogni prima ancora che li esponga con la preghiera. Tu sai quanto mi è necessaria la grazia che ti domando. Per questo ti supplico, san Giuseppe, sotto il grave peso che mi opprime.

Nessun cuore umano potrebbe comprendere le mie pene; e, se pure trovassi compassione presso qualche persona caritatevole, essa non mi potrebbe aiutare. A te, pertanto ricorro e spero che non mi respingerai, poiché santa Teresa d’Avila ha detto e ha lasciato scritto nelle sue memorie: “Qualunque gra- zia si domanda a san Giuseppe verrà certamente concessa”.

San Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbi pietà del mio dolore e delle anime sante del Purgatorio, che tanto sperano dalle nostre preghiere.

Padre nostro • Ave Maria • Gloria al Padre 4. Eccelso Santo, per la tua perfetta obbedienza a Dio abbi pietà di me.

Per la tua santa vita piena di meriti, esaudiscimi

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Per il tuo carissimo nome, aiutami

Per il tuo clementissimo cuore, soccorrimi Per le tue sante lacrime, confortami Per i tuoi dolori, abbi compassione di me Per le tue allegrezze, consola il mio cuore Da ogni male dell’anima e del corpo, liberami Da ogni pericolo e disgrazia, preservami

Soccorrimi con la tua santa protezione e, nella tua misericordia e potenza, ottienimi tutto ciò che mi è necessario e soprattutto la grazia di cui ho partico- lare bisogno.

Alle anime care del Purgatorio ottieni la pronta liberazione dalle loro pene.

Padre nostro • Ave Maria • Gloria al Padre 5. Glorioso san Giuseppe, innumerevoli sono le grazie e i favori che tu ottieni per i poveri afflitti.

Ammalati di ogni genere, oppressi, calunniati, tradi- ti, privati di ogni conforto umano, affamati, miseri bisognosi di sostegno, implorano la tua regale pro- tezione, certi di venire esauditi nelle loro domande.

Non permettere, san Giuseppe carissimo, che io sia il solo, tra le tante persone che hai esaudito, a restare

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privo della grazia che ti domando. Mostrati anche verso di me potente e generoso e io, ringraziandoti, esclamerò: “Viva in eterno il glorioso patriarca san Giuseppe, mio grande protettore e particolare libe- ratore delle anime sante del Purgatorio”.

Padre nostro • Ave Maria • Gloria al Padre 6. Eterno divin Padre, per i meriti di Gesù e di Maria, degnati di concedermi la grazia che imploro.

Ti prego devotamente di accettare la mia ferma de- cisione di essere e di perseverare nella schiera di co- loro che vivono sotto la protezione di san Giuseppe.

Benedici il prezioso Manto, che io oggi dedico a lui quale segno della mia devozione.

Padre nostro • Ave Maria • Gloria al Padre Pie Suppliche

San Giuseppe, prega Gesù

che venga nella mia anima e la santifichi San Giuseppe, prega Gesù

che venga nel mio cuore e lo infiammi di carità San Giuseppe, prega Gesù

che venga nella mia mente e la illumini

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San Giuseppe, prega Gesù

che venga nella mia volontà e la fortifichi San Giuseppe, prega Gesù

che venga nei miei pensieri e li purifichi San Giuseppe, prega Gesù

che venga nei miei affetti e li regoli San Giuseppe, prega Gesù

che venga nei miei desideri e li diriga San Giuseppe, prega Gesù

che venga nelle mie azioni e le benedica San Giuseppe, ottienimi da Gesù

il suo santo amore

San Giuseppe, ottienimi da Gesù l’imitazione delle sue virtù San Giuseppe, ottienimi da Gesù la vera umiltà di spirito

San Giuseppe, ottienimi da Gesù la mitezza di cuore

San Giuseppe, ottienimi da Gesù la pace dell’anima

San Giuseppe, ottienimi da Gesù il santo timore di Dio

San Giuseppe, ottienimi da Gesù

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il desiderio della perfezione San Giuseppe, ottienimi da Gesù la dolcezza di carattere

San Giuseppe, ottienimi da Gesù un cuore puro e caritatevole San Giuseppe, ottienimi da Gesù la grazia di sopportare con pazienza le difficoltà della vita

San Giuseppe, ottienimi da Gesù la forza per compiere sempre la volontà del Padre

San Giuseppe, ottienimi da Gesù la perseveranza nell’operare il bene San Giuseppe, ottienimi da Gesù il distacco dai beni di questa terra San Giuseppe, ottienimi da Gesù

di camminare per la via stretta del cielo San Giuseppe, ottienimi da Gesù

di fuggire ogni occasione di peccato San Giuseppe, ottienimi da Gesù un santo desiderio del Paradiso San Giuseppe, ottienimi da Gesù la perseveranza finale

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San Giuseppe

non permettere che mi allontani da te San Giuseppe

fa’ che il mio cuore non cessi mai di amarti e la mia lingua di lodarti

San Giuseppe per l’amore che portasti a Gesù, aiutami ad amarlo

San Giuseppe

degnati di accogliermi come tuo devoto San Giuseppe

io mi dono a te: accettami e soccorrimi San Giuseppe

non mi abbandonare nell’ora della morte San Giuseppe vi dono il cuore e l’anima mia Padre nostro • Ave Maria • Gloria al Padre

Invocazioni a San Giuseppe

I. Ricordati, mio caro protettore san Giuseppe, purissimo sposo di Maria Vergine, che non si è mai sentito che alcuno abbia invocato la tua protezione e chiesto il tuo aiuto e non sia stato consolato. Con questa fiducia, io mi rivolgo a te e con insistenza mi raccomando.

(63)

O san Giuseppe, ascolta la mia preghiera, accogli- la pietosamente ed esaudiscila. Amen.

II. Glorioso san Giuseppe, sposo di Maria e padre davidico di Gesù, pensa a me, veglia su di me. Inse- gnami a lavorare per la mia santificazione e aiutami a comprendere il tuo esempio di verginità. Prendi sot- to la tua amorevole cura i bisogni urgenti che oggi affido alle tue sollecitudini paterne.

Allontana gli ostacoli e le difficoltà e fa’ che il feli- ce esito di quanto ti chiedo sia per la maggior gloria del Signore e per il bene della mia anima.

In segno della mia più viva riconoscenza, ti pro- metto di far conoscere le tue glorie, mentre con tut- to l’affetto benedico il Signore che ti ha voluto tanto potente in cielo e sulla terra. Amen.

Litanie a San Giuseppe Signore, pietà Signore, pietà Cristo, pietà Cristo, pietà

Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci Cristo esaudiscici Cristo esaudiscici

(64)

Padre celeste, Dio abbi pietà di noi

Figlio, Redentore del mondo, Dio abbi pietà di noi Spirito Santo, Dio abbi pietà di noi

Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi Santa Maria prega per noi

San Giuseppe prega per noi

Glorioso figlio di Davide prega per noi Splendore dei Patriarchi prega per noi Sposo della Madre di Dio prega per noi Custode purissimo della Vergine prega per noi Tu che nutristi il Figlio di Dio prega per noi Solerte difensore di Cristo prega per noi Capo dell’alma Famiglia prega per noi O Giuseppe giustissimo prega per noi O Giuseppe castissimo prega per noi O Giuseppe prudentissimo prega per noi O Giuseppe fortissimo prega per noi O Giuseppe obbedientissimo prega per noi O Giuseppe fedelissimo prega per noi Modello di pazienza prega per noi Amante della povertà prega per noi Modello dei lavoratori prega per noi

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Decoro della vita domestica prega per noi Custode dei vergini prega per noi

Sostegno delle famiglie prega per noi Conforto dei sofferenti prega per noi Speranza degli infermi prega per noi Patrono dei moribondi prega per noi Terrore dei demoni prega per noi

Protettore della Santa Chiesa prega per noi Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, o Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo esaudiscici, o Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi

Preghiamo: O Padre, che ci hai rinnovati con il tuo dono, fa che camminiamo davanti a te nelle vie della santità e della giustizia, sull’esempio e per l’in- tercessione di San Giuseppe, uomo giusto e fedele, che nella pienezza dei tempi cooperò con il grande mistero della nostra redenzione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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Chiusura del Sacro Manto

Glorioso san Giuseppe, che da Dio sei stato po- sto a capo e custode della più santa tra le famiglie, degnati di custodire dal cielo la mia anima, che do- manda di essere accolta sotto il Manto della tua pro- tezione.

Fin da ora, ti eleggo padre, protettore, guida, po- nendo sotto la tua speciale custodia la mia anima, il mio corpo, quanto ho e quanto sono, la mia vita e la mia morte.

Guardami come tuo figlio; difendimi da tutti i miei nemici visibili e invisibili; assistimi in tutte le necessità; consolami in tutte le amarezze della vita, ma specialmente durante l’agonia. Rivolgi una paro- la per me a quell’amabile Redentore, che bambino portasti sulle tue braccia, a quella Vergine gloriosa, di cui fosti dilettissimo sposo.

Concedimi quelle grazie e benedizioni che tu ri- tieni utili al mio vero bene, alla mia eterna salvezza, e io farò di tutto per non rendermi indegno della tua speciale protezione. Amen.

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(10-18 marzo) (10-18 marzo)

Novena a San Giuseppe, uomo giusto

Novena a San Giuseppe,

uomo giusto

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Che cos’è la novena

L

a novena è una preghiera insistente, fatta con fede, determinazione e costanza, che si ripete per nove giorni consecutivi, senza interruzione. Si prega, anche ricorrendo all’intercessione della Vergine Maria e dei santi, ogni volta che si vuole chiedere a Dio un aiuto particolare per una necessità spirituale o materiale, in preparazione ad una ricorrenza o in ringraziamento per le grazie già ricevute.

Suggerimenti

Come insegna la santa madre Chiesa, la vita spi- rituale, gli esercizi di pietà e le devozioni sono stret- tamente legati alla vita sacramentale e sono tanto più efficaci e fruttuosi quanto più si corrisponde alla grazia del Signore. Pertanto, durante la novena è consigliabile accostarsi al sacramento della Riconciliazione per chie- dere perdono a Dio dei propri peccati, partecipare alla santa Messa quotidiana quando è possibile e ricevere la santa Eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita cri- stiana. Inoltre, ogni giorno della novena è opportuno:

1. Lodare, benedire e ringraziare la Santissima Trinità: Dio Padre per il dono della creazione; Dio

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