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Indice 1 del costo d acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano Ref.

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Indice

1

del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano – Ref.

Nel corso del trimestre gennaio-marzo 2010, l’indice generale del costo d’acquisto in euro delle materie prime (CCIAA Milano – Ref.) si è mosso segnando il trend crescente avviato un anno prima, durante il quale si è reso protagonista di una variazione al rialzo continuativa lungo quasi tutto il periodo di riferimento (Grafico 1).

Nel mese di marzo 2010, l’indice ha raggiunto quota 167, riassestandosi sui livelli precedenti alla crisi economica scoppiata nel settembre 2008 e riportando una crescita su base annua pari a 48,0%. A livello congiunturale, l’incremento è risultato essere maggiore rispetto a quello del trimestre precedente (rispettivamente +16,5% e +7,6%).

Grafico 1 – Indice CCIAA Milano – Ref. del costo d’acquisto in euro delle materie prime

100 110 120 130 140 150 160 170 180

mar‐09 apr‐09 mag‐09 giu‐09 lug‐09 ago‐09 set‐09 ott‐09 nov‐09 dic‐09 gen‐10 feb‐10 mar‐10

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

1 L’indice del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA Milano – Ref. è costruito in base alle rilevazioni dei prezzi delle materie prime effettuate dalla Camera di Commercio di Milano. La struttura di ponderazione è basata sulle importazioni di materie prime dell’Italia nell’anno base 2004=100.

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All’interno del periodo in esame, l’andamento dell’indice non è stato uniforme. Il mese di gennaio è stato caratterizzato da un aumento dei prezzi (+5,4%) ma anche da una forte volatilità, sulla quale hanno influito sia la politica monetaria restrittiva della Cina che la ripresa del dollaro, il quale ha raggiunto i valori massimi sull’euro da agosto 2009. Nel mese di febbraio l’incremento dell’indice è stato più contenuto (+1,7%) a causa di eventi che hanno reso altalenante i prezzi di diverse materie prime: il clima di incertezza sulle aspettative riguardanti la solidità della ripresa, le notizie sulla crisi della Grecia, sul suo possibile salvataggio da parte dei paesi dell’Eurozona e i timori riguardanti i debiti pubblici di Spagna e Portogallo. Nel mese di marzo, infine, si è avuta la crescita più marcata (+8,7%), nonostante i continui timori sulla situazione economica della Grecia e il conseguente indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro, il quale si è riportato sui valori di maggio 2009.

Dall’analisi della scomposizione settoriale (Tabella 1 e Grafico 2), emerge come la crescita degli ultimi tre mesi sia stata trainata principalmente dal settore dei non alimentari (+24,5%) e degli energetici (+14,0%), essendo i prezzi del settore degli alimentari cresciuti solo lievemente (+0,5%).

Su base annua questi ultimi sono diminuiti del -12,4% mentre i primi hanno riportato crescite consistenti (rispettivamente +63,9% e +58,6%), in virtù di un recupero dai livelli di caduta raggiunti durante la recessione.

Tabella 1 – Indice CCIAA Milano – Ref. del costo d’acquisto in euro delle materie prime

Marzo 2009

Dicembre 2009

Marzo 2010

Var. % Mar 2010 -

Mar 2009

Var. % Mar 2010 -

Dic 2009

INDICE GENERALE 112,8 143,3 167,0 48,0% 16,5%

Energetici 122,6 170,5 194,4 58,6% 14,0%

Non energetici 106,0 124,6 148,1 39,7% 18,9%

Alimentari 134,6 117,3 117,9 -12,4% 0,5%

Non alimentari 96,5 127,0 158,2 63,9% 24,5%

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Grafico 2 – Indici settoriali

90 110 130 150 170 190

mar-09 apr-09 mag-09 giu-09 lug-09 ago-09 set-09 ott-09 nov-09 dic-09 gen-10 feb-10 mar-10 Indice generale Energetici Non Alimentari Alimentari

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

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Dall’inizio dell’anno (Grafico 3), si notano alcune differenze nei confronti con le variazioni congiunturali: l’indice generale riporta un tasso di crescita più contenuto del +10,6%, frenato dal settore degli alimentari che registra un tasso negativo (-1,4%). Il comparto che registra la maggiore crescita è quello non alimentare (+16,5%), insieme al settore degli energetici (+8,6%).

Grafico 3 – Indice CCIAA Milano – Ref. del costo d’acquisto in euro delle materie prime. Variazione dal 1° gennaio 2010 al 31 marzo 2010

10,59

16,49

‐1,4

8,62

Indice generale Eergetici Alimentare Non Alimentare

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

A seguire, il Grafico 4 riporta le variazioni da inizio anno per i comparti energetico e non, suddivisi per singoli settori. Essi mostrano come la crescita dell’indice generale derivi principalmente da aumenti registrati nel settore dei metalli (+19,7%), appartenenti al sottogruppo dei non energetici, frenato dal settore degli alimentari che, ad esclusione del settore dei grassi, riporta indici negativi.

Grafico 4 - Variazione nel comparto Non Energetico ed Energetico dal 1° gennaio 2010 al 31 marzo 2010

Alimentare

- 2 ,4 7

- 3 , 2 4

- 0 ,3 3

3 , 8 6

- 1, 4 A l iment ar i

B evand e C er eali C ar ni G r assi

Non Alimentare

11,26 9,4

19,66 16,49

N o n A l iment ar e

M et al li V ar ie Ind ust r ie

F ib r e

Energetico 5,4

9,32

8,62

Energetico Petrolio Olio combustibile

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

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Nell’esame dell’andamento dei prezzi in euro delle materie prime, è utile osservare il movimento del cambio euro-dollaro in quanto di norma esiste una relazione inversa tra il vigore del dollaro e i prezzi delle commodities. Nel corso dell’ultimo anno, l’andamento dell’euro rispetto al dollaro ha seguito una traiettoria a U inversa, riportando valori crescenti da marzo 2009 fino a novembre 2009, per poi manifestare segnali di debolezza a causa delle difficoltà nell’Eurozona legate ai forti deficit di bilancio accumulati nel corso della crisi e alle difficoltà nell’attuare le manovre di rientro. Nel trimestre in esame, la moneta unica infatti ha subito un deprezzamento rispetto al dollaro del +6,8%, con un cambio a marzo 2010 pari a 1,36. A una debolezza dell’euro si è affiancata però un dollaro non del tutto forte, dovuto all’elevato indebitamento statunitense e all’alto tasso di disoccupazione; inoltre, le principali banche centrali hanno mantenuto bassi i tassi di interesse, soddisfacendo una forte domanda di liquidità.

Grafico 5 – Cambio euro-dollaro

1,25 1,3 1,35 1,4 1,45 1,5 1,55

mar‐

09

apr‐09 mag‐

09

giu‐09 lug‐09 ago‐

09

set‐09 ott‐09 nov‐

09

dic‐09 gen‐

10

feb‐10 mar‐

10

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Energetici

Nell’ultimo trimestre, l’indice energetico (Tabella 2 e Grafico 6) ha riportato trend crescenti (+14,0%), con andamenti quasi sincronici sia per il petrolio (+14,1%) che per gli oli combustibili (+13,8%). Su base annua si registrano tassi di crescita elevati (+58,6% per gli energetici, al cui interno i prezzi del petrolio sono cresciuti del +61,8% e quelli degli oli combustibili del +46,1%).

Le variazioni mensili invece sono più contenute e volatili.

Tabella 2 – Energetici

Marzo 2009

Dicembre 2009

Marzo 2010

Var. % Mar 2010 -

Mar 2009

Var. % Mar 2010 -

Dic 2009

Energetici 122,6 170,5 194,4 58,6% 14,0%

Petrolio 120,0 170,2 194,1 61,8% 14,1%

Olio combustibile 133,9 171,9 195,6 46,1% 13,8%

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

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Grafico 6 – Energetici

110,0 130,0 150,0 170,0 190,0

mar‐

09

apr‐09 mag‐

09

giu‐09 lug‐09 ago‐

09

set‐09 ott‐09 nov‐

09

dic‐09 gen‐

10

feb‐10 mar‐

10 Energetici Petrolio Olio combustibile

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Le fluttuazioni registrate dall’indice dei prezzi delle materie energetiche vanno messe in relazione con i dati macroeconomici e con le aspettative sul grado di solidità della ripresa economica.

Da una parte i fondamentali, ancora deboli, sono stati segnati da un aumento sia della domanda che dell’offerta e da una diminuzione delle scorte2. Per quanto riguarda la domanda, gli aumenti nei consumi mondiali di petrolio sono stati trainati dalla richiesta delle economie emergenti, che hanno controbilanciato la flessione nelle economie avanzate, per le quali l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie) ha stimato che il picco della domanda sia stato raggiunto nel 2007. Dall’altra parte, il susseguirsi di circostanze, quali l’apprezzamento del dollaro, il clima di attesa intorno al piano di salvataggio della Grecia, le successive preoccupazioni legate al piano e al possibile contagio verso gli altri paesi denominati Pigs hanno creato oscillazioni continue e alimentato la volatilità segnando la strada verso incrementi positivi di prezzo.

Non alimentari (metalli, varie industria, fibre)

Il settore non alimentare (Tabella 3 e Grafico 7) ha messo a segno un notevole incremento congiunturale rispetto al trimestre precedente, con un tasso di crescita pari a +24,5%. Su base annua i valori sono ancora più marcati, riportando una variazione tendenziale del +63,9%. Tale aumento è dovuto in larga parte a una fase rialzista dei prezzi registratasi nel mese di marzo, che ha fatto ritornare i prezzi alla situazione pre-crisi. A trainare il settore sono i Metalli (+29,3%), seguiti dalle Fibre (+17,1%) e dalle materie Varie per l’industria (+14,2%).

2 Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel trimestre la domanda mondiale è cresciuta del 2%, l’offerta dello 0,46% mentre le scorte sono diminuite del 2,26%.

(6)

Tabella 3 – Non Alimentare

Marzo 2009

Dicembre 2009

Marzo 2010

Var. % Mar 2010 -

Mar 2009

Var. % Mar 2010 -

Dic 2009

Non alimentare 96,5 127,0 158,2 63,9% 24,5%

Metalli 99,4 127,8 165,2 66,2% 29,3%

Varie industria 93,7 129,9 148,4 58,5% 14,2%

Fibre 79,9 109,1 127,7 59,8% 17,1%

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Grafico 7 – Non Alimentare

70,0 90,0 110,0 130,0 150,0 170,0

mar‐

09

apr‐09 mag‐

09

giu‐09 lug‐09 ago‐

09

set‐09 ott‐09 nov‐

09

dic‐09 gen‐

10

feb‐10 mar‐

10

Non Alimentare Metalli Varie industria Fibre

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Come già accennato, la crescita del comparto dei non alimentari deriva principalmente dalla crescita nel settore dei metalli (Tabella 4 e Grafico 8), che per un intero anno ha riportato valori in salita (+66,2%), registrando una lieve flessione tra settembre e ottobre 2009 e raggiungendo a marzo 2010 prezzi poco più alti di quelli di settembre 2008. Anche la variazione congiunturale (29,3%) è più accentuata di quella precedente (+2,7%), grazie a un’impennata dei prezzi avvenuta nel mese di marzo 2010.

Tabella 4 – Metalli

Marzo 2009

Dicembre 2009

Marzo 2010

Var. % Mar 2010 -

Mar 2009

Var. % Mar 2010 -

Dic 2009

METALLI 99,4 127,8 165,2 66,2% 29,3%

Ferrosi 90,7 110,2 151,9 67,5% 37,8%

Rottami acciaio-inox (media) 110,9 139,4 190,5 71,7% 36,7%

Rottami ferro-acciaio (media) 74,9 93,5 141,9 89,5% 51,7%

Rottami di ghisa meccanica 86,1 97,7 123,1 42,9% 26,1%

Non ferrosi 108,9 151,1 176,2 61,8% 16,6%

Alluminio e leghe (media) 97,9 104,7 121,2 23,8% 15,7%

Nickel 61,8 90,6 132,2 113,9% 45,9%

Piombo 129,1 185,4 191,6 48,4% 3,3%

Rame grado A 134,3 206,8 242,0 80,1% 17,0%

Stagno e leghe 118,8 145,1 183,2 54,3% 26,3%

Zinco e leghe 111,7 174,0 187,2 67,7% 7,6%

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

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Grafico 8 – Metalli ferrosi

50,0 70,0 90,0 110,0 130,0 150,0 170,0 190,0 210,0

mar‐

09

apr‐09 mag‐

09

giu‐09 lug‐09 ago‐

09

set‐09 ott‐09 nov‐

09

dic‐09 gen‐

10

feb‐10 mar‐

10

Metalli ferrosi Rottami acciaio‐inox (media)

Rottami ferro‐acciaio (media) Rottami di ghisa meccanica

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Analizzando il settore dei metalli nel dettaglio, è possibile fare una distinzione tra metalli ferrosi e non, i quali hanno registrato variazioni di intensità differenti. Infatti i valori positivi del settore sono dovuti principalmente ai metalli ferrosi che nell’ultimo trimestre sono cresciuti più del doppio rispetto ai metalli non ferrosi (rispettivamente +37,8% e +16,6%).

Alle importanti variazioni congiunturali dei metalli ferrosi, si affiancano quelle tendenziali ancora più consistenti, il cui confronto avviene però con le pessime performance registrate dal settore nel 2009, definito come il peggior anno della storia della siderurgia.

Nel corso del trimestre in esame, i prezzi sul mercato del ferro hanno recuperato i livelli pre- crisi, in virtù della forte domanda dei paesi emergenti, in primo piano quella cinese, in continuo aumento e della ripresa di quelle economie dell’OCSE che avevano sofferto maggiormente durante la recessione. Anche dal lato della produzione mondiale sono stati numerosi i segnali positivi.

Secondo i dati della World Steel Association (Wsa), l’incremento della produzione di acciaio grezzo tra marzo 2009 e marzo 2010 è stato del +30,6% ed è stato determinato non più dalla Cina (+22,5%), che continua però ad essere il maggior produttore del mondo di acciaio grezzo che copre metà della domanda globale, ma dalle economie avanzate (negli Usa gli output sono cresciuti del +74,2%, nella Ue27 del +47,3% e in Italia del +43,5%), riflettendo il graduale ritorno al pieno utilizzo delle capacità produttive in molte economie dell’OCSE.

Dal lato delle scorte, sia nel settore delle acciaierie che nelle fonderie, sono aumentati gli approvvigionamenti che hanno incentivato la politica del “just in time”, volta a coprire le reali necessità di produzione senza considerare una effettiva programmazione.

Ad accompagnare questi fattori, va segnalata la preoccupazione degli operatori per una joint venture tra Bhp Billiton e Rio Tinto, che si sarebbe avviata nel mese di febbraio e che potrebbe far innalzare ulteriormente i prezzi sul mercato del metallo e ridurre la concorrenza.

Prendendo in esame l’andamento dei metalli non ferrosi (Grafico 9), si nota come le variazioni sia trimestrali che annuali siano più contenute rispetto a quelle dei metalli ferrosi, nonostante i valori siano ritornati alla situazione antecedente la crisi anche in questi settori. A livello congiunturale si riporta un aumento del 16,6%, superiore rispetto a quello del trimestre precedente (+6,2%), mentre su base annua l’incremento è decisamente più marcato (+61,8%).

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Registrano le variazioni tendenziali più elevate il nickel (+113,9%), seguito da rame (+80,1%), zinco (67,6%), stagno (+54,3%), piombo (+48,4%) e infine alluminio (+23,8%).

Grafico 9 – Metalli non ferrosi

40,0 70,0 100,0 130,0 160,0 190,0 220,0 250,0

mar‐09 apr‐09 mag‐09 giu‐09 lug‐09 ago‐09 set‐09 ott‐09 nov‐09 dic‐09 gen‐10 feb‐10 mar‐10

Metalli non ferrosi Alluminio e leghe (media) Nickel Piombo

Rame grado A Stagno e leghe Zinco e leghe

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Il mercato dei non ferrosi nel trimestre ha risentito in parte sia degli elementi speculativi, che hanno interessato particolarmente il rame e il nickel, spingendo i produttori di grezzi ad una prudente politica degli approvvigionamenti del tipo “just in time”, sia del terremoto in Cile (primo produttore mondiale di rame) che ha contribuito a far aumentare i prezzi del rame, spingendo in rialzo anche gli altri non ferrosi.

Nello specifico, il settore del nickel è quello che ha visto le variazioni più marcate nell’arco degli ultimi dodici mesi. A livello congiunturale è cresciuto del +45,9%, grazie alla ripresa della domanda dell’acciaio, di cui è uno dei componenti. Nonostante la buona offerta sul mercato, le quotazioni sono rimaste elevate e nel corso dell’ultimo trimestre il prezzo è cresciuto costantemente, spesso in controtendenza con i restanti non ferrosi.

A seguire, il rame ha fatto registrare un incremento congiunturale del +17%. I fondamentali, molto deboli, hanno visto un miglioramento sotto tutti i punti di vista, in quanto sia la domanda, l’offerta che le scorte sono aumentate. Da una parte la domanda da parte di USA e Ue, anche se in miglioramento, è rimasta bassa con aumenti nelle giacenze e nelle offerte. Dall’altra parte la domanda asiatica è cresciuta mentre l’offerta è diminuita, spingendo la Cina a comprare e accumulare stock. Forte è stato l’elemento speculativo che ha spinto al rialzo i prezzi e anche il terremoto in Cile ha contribuito nella medesima direzione.

Anche lo zinco, usato principalmente come galvanizzante per proteggere l’acciaio dalla corrosione, è legato all’andamento di quest’ultimo per quel che riguarda la domanda, che nel periodo considerato è rimasta piuttosto stabile. Gli incrementi congiunturali riportati sono stati comunque di rilievo (+7,6%), nonostante sul mercato sia prevalso un eccesso di offerta dovuto all’aumento della produzione e delle giacenze della Cina. I dati del World Bureau of Metal Statistics (Wbms) hanno evidenziato come nel primo trimestre del 2010 vi sia stato un surplus mondiale pari a 293mila tonnellate, valore molto più alto rispetto a quello dello stesso trimestre dell’anno precedente (230mila tonnellate). A metà marzo, inoltre, gli investitori, pur continuando a

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investire su nickel e rame, hanno esteso l’attenzione ai mercati dello zinco, influendo sull’incremento dei prezzi.

Lo stagno riporta una variazione congiunturale pari a +26,3%. Secondo i dati del World Bureau of Metal Statistics (Wbms), tra il mese di gennaio e marzo 2010, la produzione mondiale è cresciuta del 20%, mentre la domanda ha messo a segno +25%. In particolar modo la domanda mondiale ha visto una flessione nei consumi statunitensi, di contro quelli giapponesi sono raddoppiati rispetto l’anno precedente. Sempre secondo i dati del Wbms, anche il mercato dello stagno, come quello dello zinco, avrebbe registrato un surplus pari a 3950 tonnellate.

Rispetto agli altri metalli non ferrosi, il piombo riporta variazioni minori: a livello congiunturale è cresciuto solo del +3,3%. Tra gennaio e marzo 2010, sempre secondo i dati del Wbms, il mercato globale ha registrato un surplus pari a 37600 tonnellate, con quantità notevoli di scorte. A livello nazionale, sia la domanda interna di rottami che la disponibilità sono state elevate.

Infine, il mercato con il più basso incremento tendenziale, quello dell’alluminio, registra una crescita congiunturale pari a +15,7%, frenata da performance negative nel mese di febbraio. La domanda mondiale è stata modesta, essendo i paesi emergenti non molto attratti dal metallo. In Italia, il settore, in difficoltà, è caratterizzato da notevoli svantaggi competitivi: da una parte la vicenda Alcoa ha contribuito all’aumento dei prezzi sul mercato nazionale, dall’altra la mancanza di ripresa dal lato della domanda, margini commerciali in erosione e gli alti costi dell’energia hanno limitato il settore.

I trend dei metalli non ferrosi appena descritti sono in parte diversi da quelli di inizio anno:

non solo cambiano di intensità ma in alcuni casi anche di segno. L’esempio più esplicativo è quello dello zinco che in relazione a dicembre è cresciuto del +7,6%, mentre in relazione a gennaio è diminuito dello -0,52%; stessa sorte per il piombo anche se con valori più contenuti. Per gli altri metalli invece si registrano incrementi più marcati se confrontati con il trimestre precedente piuttosto che partendo da gennaio (Grafico 10).

Grafico 10 – Variazione degli indici dei prezzi dei Metalli non ferrosi dal 1° gennaio 2010 al 31 marzo 2010

‐1,22%

‐0,52%

8,45%

26,92%

8,00%

7,14%

Alluminio e leghe (media)

Nickel Piombo Rame grado A Stagno e leghe Zinco e leghe

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Il comparto non alimentare è composto, oltre che dai metalli appena descritti, dalla categoria dei materiali vari per l’industria e dalle fibre. Il settore Varie industria (Tabella 5 e Grafico 11) riporta un incremento tendenziale in linea con gli altri settori (+58,5%), e un incremento

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congiunturale (+14,2%) analogo a quello precedente (+15,4%). Su base annua, all’interno di questo settore le pelli bovine sono quelle che hanno trainato maggiormente il comparto, seguite dalle gomme naturali e dalle cellulose.

Il settore delle pelli registra trend diversi a seconda che esse provengano dagli USA o dalla Francia. Nel primo caso a livello congiunturale l’indice dei prezzi è cresciuto del +10,7% contro un +22,0% delle pelli francesi. Guardando però all’incremento annuale, la tendenza è inversa: si riscontra infatti una crescita maggiore dei prezzi per le pelli americane (+121,4%) rispetto a quelle francesi (+71,4%). A tal proposito si ricorda che l’offerta di pelli grezze da parte dell’Europa è in calo da diversi anni, a causa delle normative europee che prevedono una riduzione delle macellazioni (-2% medio annuo) e un aumento dell’export del grezzo.

Tabella 5 – Varie industria

Marzo 2009

Dicembre 2009

Marzo 2010

Var. % Mar 2010 -

Mar 2009

Var. % Mar 2010 -

Dic 2009

Varie industria 93,7 129,9 148,4 58,5% 14,2%

Cellulose bianchite al solfito, fibra lunga 95,0 121,3 143,8 51,4% 18,6%

Pelli bovine, Packers Usa 100,1 200,2 221,7 121,4% 10,7%

Pelli bovine, vitelli Francia 81,6 114,7 139,9 71,4% 22,0%

Gomme sintetiche 110,5 136,1 144,0 30,3% 5,8%

Gomme naturali 106,7 182,7 224,7 110,6% 23,0%

Legnami (media) 89,3 89,9 96,8 8,4% 7,6%

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Grafico 11 – Varie industria

70 100 130 160 190 220 250

mar‐09 apr‐09 mag‐09 giu‐09 lug‐09 ago‐09 set‐09 ott‐09 nov‐09 dic‐09 gen‐10 feb‐10 mar‐10

Varie industria Cellulose bianchite al solfito, fibra lunga Pelli bovine, Packers Usa Pelli bovine, vitelli Francia

Gomme sintetiche Gomme naturali

Legnami (media)

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Per quanto riguarda i prezzi delle gomme, sono quelle naturali che hanno segnato l’incremento più elevato, pari a 110,6% su base annua e 23,0% per il trimestre; per quelle sintetiche i valori sono cresciuti del 30,3% e 5,8%. Anche per il mercato del caucciù la domanda cinese è fondamentale nella formazione dei prezzi, dal momento che, insieme a quella indiana e malese, assorbe il 45% della domanda mondiale ed è in continuo aumento. La produzione però non è stata altrettanto in crescita, anche se quella malese è aumentata grazie al rialzo dei prezzi e agli incentivi che il governo ha stanziato agli agricoltori per aumentare l’output. A metà marzo, nello specifico, i prezzi della gomma naturale sono aumentati notevolmente a causa della forte domanda proveniente dal settore automobilistico e per via delle alte temperature registrate nelle zone di produzione che hanno fatto registrare scarsi raccolti.

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Il settore della cellulosa riporta un incremento tendenziale del 51,4% e congiunturale del 18,6%. Si tratta di valori che tuttavia scontano il fatto che, per tutto il 2009, il settore è stato in crisi, caratterizzato da notevoli tagli alla capacità produttiva. Durante il mese di marzo, i prezzi sono aumentati anche in seguito al terremoto cileno, che ha limitato la produzione locale e ridotto l’offerta mondiale. Sul lato della domanda, il settore cresce a due velocità, essendo trainato dalla Cina e frenato dai paesi OCSE. La domanda cinese è aumentata a 11milioni di tonnellate, nonostante la produzione sia stata in calo a seguito di chiusure di diversi stabilimenti. Sono aumentate, quindi, le importazioni cinesi che hanno provocato notevoli impatti sulle quotazioni della cellulosa. Dall’altra parte le cartiere, soprattutto quelle europee, sono in difficoltà a causa dei costi elevati della materia prima. A questo problema, in Italia, si aggiunge anche quello degli elevati costi dell’energia che generano svantaggi competitivi.

Infine, per quanto riguarda il settore del legname, caratterizzato dalla minore crescita sia tendenziale (+8,4%) che congiunturale (+7,6%), i prezzi hanno risentito della scarsa disponibilità di legname, accentuata da un inverno rigido e dalla ripresa della domanda mondiale, in particolare dagli Stati Uniti che hanno aumentato gli ordinativi, a seguito di una ripresa di costruzioni di nuove case. Inoltre, in Italia la produzione di legno è diminuita, mentre in Europa è cresciuta a tassi molto bassi3.

Concludendo ora l’analisi del comparto Varie Industria, il settore delle fibre (Tabella 6 e Grafico 12) è caratterizzato da una variazione tendenziale del +59,8% e una variazione congiunturale del 17,15%, più elevata di quella del trimestre precedente (+13,1%).

Grafico 12 - Fibre

70 80 90 100 110 120 130 140

mar‐09 apr‐09 mag‐09 giu‐09 lug‐09 ago‐09 set‐09 ott‐09 nov‐09 dic‐09 gen‐10 feb‐10 mar‐10 Fibre Cotone Urss Pervyi Cotone Usa Wool‐AWC Aus

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Tabella 6 – Fibre

Marzo 2009

Dicembre 2009

Marzo 2010

Var. % Mar 2010 -

Mar 2009

Var. % Mar 2010 -

Dic 2009

Fibre 79,9 109,1 127,7 59,8% 17,1%

Cotone Urss Pervyi 80,1 99,7 121,0 51,1% 21,4%

Cotone Usa 78,0 104,5 117,0 50,0% 11,9%

Wool-AWC Aus 80,5 113,6 133,3 65,7% 17,4%

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

3 Secondo i dati IPI, Istituto per la Promozione Industriale, la produzione nell’Eu27 è cresciuta negli ultimi dodici mesi del 3,7%, mentre in Italia è diminuita del 6,3%.

(12)

I prezzi delle fibre sono largamente influenzati dal mercato cinese, attualmente primo produttore e consumatore di cotone nel mondo. A causa di una riduzione dei sussidi da parte del governo cinese ai produttori locali, la produzione di cotone del paese è diminuita sensibilmente, distorcendo l’equilibrio tra domanda e offerta globale. Di fatto il mercato è caratterizzato da una domanda in crescita con un assottigliamento sia della produzione che delle scorte, che ha fatto raggiungere al cotone prezzi elevati, raggiungendo valori massimi. Per quanto riguarda la lana, l’'Australian Wool Production Committee, per il primo trimestre ha mostrato dati della produzione in calo e questo ha avuto un riflesso sui prezzi così come sull’aumento delle importazioni da parte della Cina.

Alimentari (bevande, cereali, carni, grassi)

Il comparto degli alimentari (Tabella 7 e Grafico 13) è quello che frena maggiormente l’indice generale dei prezzi delle materie prime, riportando valori tendenziali negativi (-12,4%) e variazioni congiunturali quasi prossime allo zero (+0,5%), segnale che questo settore, al contrario degli altri rimane lontano dai valori pre-crisi.

Tabella 7 – Alimentari

Marzo 2009

Dicembre 2009

Marzo 2010

Var. % Mar 2010 -

Mar 2009

Var. % Mar 2010 -

Dic 2009

Alimentari 134,6 117,3 117,9 -12,4% 0,5%

Bevande 104,6 100,5 100,4 -4,0% -0,1%

Cereali 125,1 110,4 106,0 -15,2% -4,0%

Grassi 116,5 114,1 117,7 1,0% 3,2%

Carni 151,6 125,3 126,7 -16,4% 1,1%

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Grafico 13 - Alimentari

95 105 115 125 135 145 155

mar‐09 apr‐09 mag‐09 giu‐09 lug‐09 ago‐09 set‐09 ott‐09 nov‐09 dic‐09 gen‐10 feb‐10 mar‐10

Al i menta ri Beva nde Cerea l i Ca rni Gra s s i

Fonte: Elab. Uff. Indici di Mercato e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

(13)

Per quanto riguarda le bevande, il settore riporta prezzi pressoché invariati da dicembre 2009 (-0,1%). I prezzi dello zucchero di barbabietola hanno registrato un calo a livello tendenziale (-14%), a causa della crisi che il settore bieticolo-saccarifero sta affrontando. La riforma dell’OCM (Organizzazione Comune del Mercato) varata dall’Unione Europea e i conseguenti Regolamenti Europei, con l’obiettivo di liberalizzare il mercato europeo della barbabietola per competere con il crescente mercato dello zucchero di canna, hanno comportato la riduzione dei sussidi finanziari per gli agricoltori, l’eliminazione del regime delle quote relative alla raffinazione in Europa di zucchero grezzo extra europeo, aumenti temporanei della quota di esportazione verso i paesi extraeuropei, che hanno indotto i prezzi sia delle barbabietole che dello zucchero a raggiungere minimi storici.

I cereali registrano flessioni nell’ultimo trimestre pari a -4%. A livello congiunturale, il frumento è quello che impatta meno negativamente sul trend generale (-3,5%), a seguire vi sono la farina di soia (-6,2%) e il riso (-13,9%). Per quanto riguarda il frumento, il trimestre è stato caratterizzato da una flessione dei prezzi dei listini medi all’origine del frumento duro e una stabilità per quanto riguarda il frumento tenero. A livello internazionale si è registrato una crescita delle scorte nonostante una leggera diminuzione dell’offerta e un aumento della domanda4. In Italia, il mercato è stato caratterizzato da un aumento della produzione, sia del grano tenero che duro5 e da una conseguente diminuzione delle importazioni. Per quanto riguarda il riso, i prezzi dei listini medi all’origine sono diminuiti costantemente, con ininterrotti ribassi settimanali. A livello congiunturale è il bene che riporta la diminuzione maggiore (-13,9%), mentre su base annua il calo dei prezzi è stato in parte frenato da recuperi nel trimestre scorso (+12,5%)6. A influire su questa situazione vi è un aumento della produzione, favorita da ottimi raccolti provenienti soprattutto da India e Filippine e un aumento della domanda globale, spinta dalla ripresa economica e dalla crescente domanda asiatica. A livello nazionale sono aumentate le importazioni grazie ai prezzi competitivi delle merci estere. Nel corso di quest’ultimo trimestre, i prezzi dei listini medi all’origine della farina di soia hanno ripreso il trend in discesa, a seguito di un trimestre di rialzi7. Le piogge e un clima favorevole hanno contribuito all’aumento della produzione mondiale per il Brasile, gli Stati Uniti e l’Argentina, contribuendo a un aumento anche delle scorte globali.

Nel complesso il settore dei grassi registra un aumento dei prezzi del +3,2%. Un contributo positivo viene dagli oli di germe di granoturco (+9,5%) e dagli oli di semi di soia, i cui prezzi hanno presentato per tutto il trimestre leggere fluttuazioni, riportando a marzo valori prossimi a quelli di dicembre (+1,2%). Negativa è stata invece la performance da parte del burro di centrifuga (-10,7%). Nello specifico, quest’ultimo, dopo un calo dei prezzi nel mese di gennaio, ha mantenuto prezzi stabili per i successivi due mesi. A livello comunitario vi è stata una diminuzione della produzione, a seguito di un calo della produzione di latte, provocata a sua volta da una riduzione dei fattori remunerativi del latte nell’Est europeo e dalla riorganizzazione degli allevamenti. Globalmente si sono ridotte sia le importazioni che le esportazioni, contrazione avvenuta a causa di una stagnazione dei consumi mondiali.

Infine, per quanto riguarda le carni, il settore ha riportato trend negativi su base annua (-16,4%) ma trend congiunturali positivi (+1,1%). Secondo i dati Eurostat, il mercato europeo è stato caratterizzato da una flessione nella produzione di animali da macello (-2,3%), ma

4 A marzo 2010 l’offerta mondiale ammontava a 657,6 milioni di tonnellate, mentre per la campagna 2010/2011 i consumi mondiali sono stati stimati a quota 656 milioni di tonnellate. Fonte: International Grains Council (IGC).

5 La variazione della produzione sul primo trimestre 2009 è pari a 5,8% per il grano duro e 3,3% per quello tenero.

Fonte: International Grains Council (IGC).

6 L’indice dei prezzi degli ultimi sei mesi è ancora nettamente inferiore rispetto quello del semestre precedente. La media dei prezzi ott09-mar10 è pari a 111,8€/t contro i 193,1€/t del periodo apr09-sett09.

7 Nel quarto trimestre del 2009, i prezzi erano saliti del 4,43%, invertendo il trend in discesa iniziato a maggio 2009.

(14)

con aumenti dell’offerta da parte di Italia (+8,6%) e Francia (+1,3%). Nello specifico in Italia, i primi due mesi del trimestre, sono stati caratterizzati da una domanda poco attiva e un’offerta eccessiva rispetto alle richieste del mercato. A ciò si è aggiunta una competizione estera, che ha fatto abbassare i prezzi e ha creato condizioni sfavorevoli ai produttori nazionali, già in difficoltà a causa degli alti prezzi dell’alimentazione e delle spese energetiche. Il mese di marzo invece è stato caratterizzato da una leggera ripresa dei prezzi, nonostante una diminuzione della produzione anche a livello comunitario.

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