12 giugno
BEATA FLORIDA CEVOLI, VERGINE
Memoria facoltativa
Suor Florida Cevoli, al secolo Lucrezia Elena, nacque a Pisa l’11 novembre 1685, dal conte Curzio Cevoli e dalla contessa Laura della Seta. Sui tredici anni venne affidata alle monache di S. Martino di Pisa per l’istruzione e l’educazione.
Sentì nel suo cuore la vocazione alla vita religiosa con sempre maggiore desiderio e così, tra la meraviglia del mon- do, entrò nel monastero delle Clarisse Cappuccine di Città di Castello nella primavera del 1703, assumendo il nome di suor Florida. Si formò alla scuola e sull’esempio di s. Vero- nica Giuliani. Nel 1716 la Giuliani fu eletta Abbadessa e suor Florida Vicaria. Alla morte della Santa (1727) le suc- cesse nell’ufficio per 25 anni. Governò con grande saggezza e profitto il monastero. Visse nella intensità della preghie- ra, ardente di zelo per la salvezza delle anime, piena di carità verso i poveri. Quasi per tutta la vita si alternò nell’ufficio di Abbadessa e di Vicaria. Morì il 12 giugno 1767.
Fu beatificata da san Giovanni Paolo II il 16 maggio 1993.
Dal Comune delle vergini con salmodia del giorno dal salterio.
Ufficio delle letture SECONDALETTURA
Dal «Diario» di santa Veronica Giuliani
(“Un tesoro nascosto”, V, Città di Castello 1987, pp. 84-86)
Il tesoro del puro patire
Vengo a dire un poco e quasi niente della pena che prova l’anima, quando le pare di aver perso quel te- soro prezioso che è Iddio. Essa tutta ansiosa, vorreb- be ritrovarlo; non si quieta, non riposa, non trova pa- ce; pare che sia impazzita e appunto impazzisce d’a- more, un amore non conosciuto. Eppure questo amo- re, in tali circostanze, provoca nell’anima grande pro- fitto. Pare che Iddio la ponga nel crogiuolo, e la getti nella fornace come fa con l’oro chi lo vuole purificare.
Così l’anima, a poco a poco, vede diradare in sé quelle tenebre, quel fumo che la offuscavano e le im- pedivano di operare. Ora, posta nelle mani dell’arte- fice, vede come egli la vuole lavorare e purificare tut- ta, per poter fare di quest’oro gioielli e gemme com’e- gli desidera. L’anima, pertanto, non deve far altro che ciò che fa l’oro nella mani dell’artefice, e cioè lasciarsi ben purificare nella fornace dell’amore divino.
Qui l’anima si purifica bene e progredisce in ogni virtù, qui impara ma senza parole. Solo il puro pati- re è modello del suo operare. Questo puro patire non si può spiegare con parole. È tanto il suo valore e po- tere, che ne basta un briciolo; perché in un istante fa conoscere all’anima chi è Dio e che cos’è essa stessa.
Sembra che parlare del puro patire sia cosa facile, a me invece pare cosa molto difficile, e nessuno lo può praticare, né intendere il tesoro in esso nascosto.
Un briciolo di puro patire rende tal forza che qua- si si farebbero pazzie. Non so se riesco a spiegarmi.
In me ha prodotto tale effetto e mi pare sia più pro- ficuo di qualsiasi visione o estasi. Se uno è infermo, subito risana; se uno è debole, presto rinvigorisce; se uno è freddo, presto si sente riscaldato. Infatti, que- sto puro patire apporta tutti i rimedi: fortifica l’ani- ma, rallegra il cuore, fa esultare i sensi, fa morire l’a- more proprio, bandisce le cose terrene, si fa sentire capitano, trombetta col suo tacere, grida col suo ope- rare, tiene pace col suo silenzio, predica con quel pa- tire; non è conosciuto dalle altre creature, solo a Dio è palese. Così a me sembra. Se ho detto qualche spro- posito, perdonatemi.
Ho appena parlato del puro patire, ed anche ho detto gli effetti che esso ha prodotto in me. Ora spie- gherò come ho provato questo patire. Non so se riu- scirò a farmi intendere. Mi pare avvenga questo. In un
istante, l’anima si sente completamente spogliata di tutto, tanto in ordine allo spirito come al temporale.
Iddio le fa capire il suo annientamento e la sua impo- tenza; e, contemporaneamente, la illumina sulla sua preziosità, e come deve essere arricchita, per unirsi al suo unico e sommo Bene. Si vede, in questo momento, unire a Iddio, e poi, improvvisamente, resta senza nes- suna cognizione. Non si rende conto se è in cielo o in terra. Si vede priva di tutto, non ha neppure una riser- va per potersi sollevare. È tale la pena che essa prova, che non posso descriverla. Questo io lo chiamo puro patire, perché qui non c’entrano le forze, che non pos- sono far nulla; qui non vi sono sentimenti, perché tut- to pare esterno a noi; qui non c’entrano i sensi, perché già sono venuti meno. Non è opera loro, tantomeno di nessun’altra creatura. È un semplice lume dell’ani- ma sola, e però si può chiamare puro patire.
RESPONSORIO Sal 22, 4
R. Se dovessi camminare in una valle oscura, non te- merei alcun male, * perché tu sei con me, Signore (T. P. Alleluia).
V. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
R. Perché tu sei con me, Signore (T. P. Alleluia).
ORAZIONE
O Dio, fonte di salvezza, che hai infiammato del tuo amore la beata Florida, guidandola alle vette della perfezione evangelica per la via della rinuncia e della croce, concedi a noi di sperimentare lo stesso amore, per progredire nella sapiente conoscenza del mistero della croce. Per il nostro Signore.