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Elementi funzionali e relazioni a distanza nello sviluppo tipico e atipico (DSL, DSA, sordità): il caso dei pronomi clitici

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Academic year: 2021

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Elementi funzionali e relazioni a distanza nello sviluppo tipico e atipico (DSL, DSA, sordità):

il caso dei pronomi clitici Anna Cardinaletti Università Ca’ Foscari Venezia 1. Introduzione

Molta letteratura sull’acquisizione linguistica (per l’italiano, v. tra gli altri Belletti e Guasti 2015) segnala che in varie forme di sviluppo atipico della lingua sono compromessi da una parte gli elementi funzionali, come ad es. gli articoli, le preposizioni e gli ausiliari, e dall’altra le costruzioni complesse in cui si stabiliscono relazioni a distanza, come ad es. le frasi interrogative e le frasi relative.

Nel caso dei pronomi clitici, si presentano entrambe le condizioni: si tratta di elementi funzionali che entrano in relazioni a distanza. Per queste loro caratteristiche i pronomi clitici risultano difficoltosi nelle primissime fasi dello sviluppo tipico, ma le difficoltà si risolvono con l’aumentare dell’età. Esse continuano invece a caratterizzare soggetti a sviluppo atipico fino all’adolescenza e oltre.

In questo lavoro, ci concentreremo in particolare sulle caratteristiche dell’acquisizione dei pronomi clitici che si osservano in produzione, sia spontanea che elicitata. La maggior parte dei dati provengono da studi sul disturbo specifico del linguaggio (DSL), ma verranno discusse anche le produzioni di bambini con dislessia evolutiva (DSA) e le produzioni di soggetti sordi. Nelle ricerche svolte finora risultano compromessi solo alcuni dei pronomi clitici, confermando la selettività del disturbo. Una questione ancora aperta è se le difficoltà osservate nell’acquisizione di questa categoria linguistica siano da attribuirsi ad un deficit nel sistema computazionale del linguaggio e/o siano invece imputabili a sistemi, come quello della memoria, esterni al sistema linguistico ma che interagiscono con esso.

2. Le proprietà dei pronomi clitici

Come abbiamo detto sopra, i pronomi clitici sono elementi funzionali che entrano in relazioni a distanza, una caratteristica che li differenzia dalle altre categorie funzionali. Nelle frasi come (0a,b), il pronome lo è interpretato come complemento oggetto del verbo conoscere e pronunciato in una posizione più a sinistra della frase, una posizione non disponibile ai sintagmi nominali, come si vede dall’agrammaticalità di (0c,d). Questa relazione può essere interpretata come il risultato dello spostamento del pronome dalla posizione di complemento del verbo alla posizione proclitica sul verbo di modo finito, qui l’ausiliare e il verbo modale, rispettivamente (la posizione di partenza del pronome è segnalata dalle parentesi uncinate e dal carattere barrato):1

(0) a. Gianni … Maria lo ha conosciuto ⟨lo⟩.

b. Gianni … Maria lo deve conoscere ⟨lo⟩.

c. *Maria Gianni ha conosciuto ⟨Gianni⟩.

d. *Maria Gianni deve conoscere ⟨Gianni⟩.

1 Per le prime analisi sui pronomi clitici romanzi, v. Kayne (1975). Per una trattazione recente, v.

Cardinaletti (2015).

(2)

Si stabilisce dunque una relazione a distanza, rappresentata in (0a) tramite la freccia, tra la posizione in cui il pronome clitico è pronunciato (prima del verbo) e la posi- zione in cui è interpretato (dopo il verbo). Come nel caso dei pronomi in generale, si stabilisce inoltre la relazione a distanza in (0b) tra il pronome clitico e il suo antecedente, che appare in una frase sovraordinata o in un discorso precedente:

(0) Gianni … Maria lo ha conosciuto ⟨lo⟩.

a.

b.

Nella relazione in (0a) le due posizioni condividono il caso e il ruolo tematico assegnato dal verbo; nella relazione in (0b) sono invece in gioco i tratti di genere e numero del pronome, che devono essere concordati con quelli dell’antecedente.

I pronomi personali accusativi di terza persona che abbiamo analizzato in (0)-(0) si differenziano dai pronomi personali accusativi di prima e seconda persona e dai pronomi riflessivi, che non presentano tratti di genere e numero (ma solo tratti di persona) e il cui antecedente ricorre all’interno della stessa frase. In (0), che contiene un pronome di prima persona con valore deittico, l’antecedente è il parlante, le cui coordinate spaziali e temporali sono codificate – secondo alcune analisi (ad es. Giorgi 2010) – nella periferia sinistra della frase; in (0), l’antecedente del pronome riflessivo è il soggetto della frase semplice in cui ricorre, cioè Gianni:2

(0) [1p.sing] Gianni mi ha lavato ⟨mi⟩.

a.

b.

(0) Gianni si è lavato ⟨si⟩.

a.

b.

3. La selettività del disturbo nelle categorie funzionali

In varie forme di sviluppo atipico, si osserva che sono spesso compromesse le categorie funzionali, libere (articoli, preposizioni, ausiliari, congiunzioni, pronomi, ecc.) e/o legate (morfologia verbale e nominale).

Per il DSL, Leonard (1989), (1998) e Leonard et al. (1992) propongono che gli elementi funzionali sono vulnerabili perché poco salienti dal punto di vista fonolo- gico. Si tratta infatti di elementi atoni (che non hanno accento di parola),3 che spesso non sono sillabici.4 Questa proposta va sotto il nome di ipotesi “superficiale”.

L’esistenza di dissociazioni tra vari elementi funzionali ha fatto abbandonare que- sta ipotesi.

2 I pronomi riflessivi assumono spesso un valore lessicale, in particolare con i verbi cosiddetti riflessivi inerenti, ad es. arrampicarsi. In alcune analisi, i pronomi riflessivi vengono considerati parte del verbo anche nel caso dei verbi riflessivi propri, ad es. lavarsi (si veda la discussione in Reinhart e Siloni 2004, tra gli altri).

3 Si vedano le coppie di parole italiane seguenti, che si distinguono per la presenza e assenza di accento di parola, rispettivamente: là/la, né/ne, sì/si, dà/da, dì/di.

4 V. in inglese la morfologia verbale in speaks.

(3)

3.1. Pronomi clitici vs. articoli

In varie situazioni di acquisizione atipica, si osserva una dissociazione tra pronomi clitici e articoli: la devi conoscere vs. la ragazza. Sebbene nelle lingue romanze pronomi clitici e articoli abbiano le stesse proprietà prosodiche (sono atoni) e in alcune forme del paradigma siano identici,5 i primi risultano più compromessi dei secondi. Per il DSL in francese, si veda Jakubowicz et al. (1998); per il DSL in italiano, si veda Bottari et al. (1998) e Pozzan (2007).

In (0) riportiamo i dati raccolti da Pozzan (2007) con un test di produzione elicitata sottoposto a 4 bambini con DSL di età 7-11 anni (età media 9 anni), 5 controlli sintattici di età media 4;6 anni (testati con il TROG, Bishop 1982), 4 controlli di età media 6;3 anni, abbinati per le abilità lessicali (Boston Naming Test, Kaplan et al.

1983) e 4 controlli con la stessa età media, 9;5 anni. Il test prevedeva la visione da parte dei bambini di brevi video e la risposta a domande come “che cosa fa la mamma alla bambina?”; le risposte attese erano frasi contenenti pronomi clitici: “la mamma la pettina”. Alcuni esempi di risposte inattese sono riportate in (5) e le percentuali di occorrenza dei vari tipi di risposta sono fornite in (0):

(0)a. Cosa fa Jonny al cane? Risposta ottenuta: Accarezza.

b. Cosa fa la fata a Cenerentola? Risposta ottenuta: Veste Cenerentola.

(0) DSL Controlli sintattici Controlli vocabolario e

età

7-11, età media 9 età media 4;6 età media 6;3 e 9;5

clitici oggetto 38% 59% 87.5%

omissioni 31% 19% 0% (1/192)

sintagma

nominale 12% 21% 12.5%

errori di genere 19% 1% (1/111) 0%

articoli determinativi

82% 92% 90%

articoli

indeterminativi

12% 5% 9%

omissioni 2% 0% 0%

errori di genere 2% 0% 0%

altro 2% 3% 1%

Come si vede in (0), i pronomi clitici sono prodotti in misura minore che gli articoli determinativi, in particolare dal gruppo dei bambini con DSL. Questi omettono i pronomi clitici in un numero molto alto di volte, omissioni che non si trovano invece con gli articoli (solo 2/108, 2%). I bambini con DSL producono anche molti pronomi clitici di genere sbagliato (16/84, il 19% dei casi), sostituendo il femminile con il maschile, come si vede nella risposta all’item sperimentale in (0b) riportata da Pozzan (2007); anche questo tipo di errori è praticamente assente con gli articoli:6

5 Si vedano le forme del femminile la e le in italiano e tutte le forme del paradigma le, la, les in francese.

6 Nei bambini con DSL, Pozzan (2007) codifica solo 2/108 errori di accordo di genere tra l’articolo e il nome all’interno del sintagma nominale, errori che non ricorrono mai nei bambini a sviluppo tipico (v.

anche Bottari et al. 1998). In entrambi i casi, viene prodotto l’articolo maschile il invece del femminile la.

(4)

(0) Cosa fa Garfield alla poltrona?

a. Risposta attesa: La graffia.

b. Risposta ottenuta: Lo graffia.

Una dissociazione tra pronomi clitici e articoli si trova anche nei bambini con DSA (Zachou et al. 2013). In compiti di produzione elicitata, 10 bambini di età compresa tra gli 8;2 e i 10;3 anni (età media 9 anni) hanno prodotto il 93.95% di articoli determinativi corretti, ma solo il 74.57% di pronomi clitici corretti. Sono stati trovati alcuni errori di genere sul pronome clitico (6.67%) e alcune omissioni del pronome (6.67%); solo il 3.12% degli articoli è stato omesso.

Anche nei dati raccolti da Chesi (2006) con alcuni bambini e adolescenti sordi ita- liani si trova una dissociazione significativa tra pronomi clitici e articoli. In un com- pito di produzione semispontanea (descrizione di un breve video di Tom e Jerry), un sottogruppo di sordi (G2a) di età compresa tra gli 8 e i 10 anni produce il 33% di pronomi clitici e il 91% di articoli determinativi (v. Chesi 2006:101). Si tratta di una dissociazione inaspettata considerando che, come abbiamo detto sopra, le due categorie hanno le stesse proprietà prosodiche e in alcune forme del paradigma sono addirittura identiche. Si osservi che i controlli (di età compresa tra i 4 e i 6 anni) non fanno differenza tra le due categorie, producendo il 92% di pronomi clitici e il 96% di articoli (dati dei controlli tratti da Leonard et al. 1992; v. Chesi 2006:101).

3.2. Pronomi clitici accusativi vs. altri pronomi clitici

Un’altra dissociazione significativa è quella tra pronomi clitici accusativi e rifles- sivi di terza persona: lo lava vs. si lava. Anche in questo caso, sebbene si tratti di elementi che hanno le stesse proprietà prosodiche (entrambi sono atoni), i primi sono più compromessi dei secondi. In quanto segue presentiamo i dati da varie situazioni di acquisizione atipica. In (0) presentiamo i dati di Pozzan (2007) per l’italiano (v. anche Arosio et al. 2010), in (0) i dati di Tuller et al. (2011) per il francese, che includono anche pronomi di prima persona (v. anche Jakubowicz et al. 1998, che testano bambini più piccoli, di età 5;7-13;0 - età media 8;11):

(0) DSL Controlli sintattici Controlli vocabolario e

età

7-11, età media 9 età media 4;6 età media 6;3 e 9;5

cl. oggetto 3p 38% 59% 87.5%

cl. riflessivi 3p 100% 100% 100%

(0) DSL Sordi Controlli Controlli

11;5-20;5 età media 14;8

11;9-15;1 età media 13;8

6;1-6;11 età media 6;7

11;1-11;9 età media 11;4

cl. oggetto 3p 49.7% 80.9% 70.3% 97.9%

cl. riflessivi 3p 93.6% 98% 96.4% 96.9%

cl. oggetto 1p 85% 88.8% 90% 94.8%

Come si vede da (0), Tuller et al. (2011) riportano anche una dissociazione tra pronomi clitici di terza persona e di prima persona, i primi più compromessi dei secondi.

Si osserva inoltre una dissociazione tra pronomi clitici accusativi e dativi. I dati

(5)

raccolti da Pozzan (2007) tramite il test di produzione elicitata descritto sopra rivelano che i bambini non producono nessun pronome clitico dativo (in 9 casi su 10 lo omettono; in un caso lo producono con genere sbagliato). La differenza si osserva anche tra i pronomi clitici riflessivi: gli accusativi sono prodotti al 100% (15/15), i dativi al 25% (3/12; nei restanti casi c’è omissione del pronome).

In francese si osserva anche una dissociazione tra pronomi clitici oggetto e soggetto di terza persona (Jakubowicz et al. 1998; Hamann e Belletti 2008; Tuller et al. 2011), i primi più compromessi dei secondi, dissociazione che non può essere verificata in italiano perché si tratta di una lingua pro-drop:

(0) DSL Sordi Controlli Controlli

11;5-20;5 età media 14;8

11;9-15;1 età media 13;8

6;1-6;11 età media 6;7

11;1-11;9 età media 11;4

cl. oggetto 3p 49.7% 80.9% 70.3% 97.9%

cl. soggetto 3p 86.6% 98% 97.4% 94.4%

È importante osservare che nel gruppo con DSL, Tuller et al. (2011) trovano una differenza significativa tra la prima e la terza persona anche nei pronomi deboli soggetto; nei bambini a sviluppo tipico di 6 anni, questa differenza è invece significativa solo nel caso dei pronomi clitici oggetto.

In conclusione, non tutti gli elementi funzionali sono compromessi allo stesso modo nello sviluppo atipico (così come nelle prime fasi di quello tipico). Gli elementi che risultano particolarmente compromessi sono i pronomi personali clitici oggetto di terza persona. A differenza dei pronomi clitici riflessivi e dei pronomi clitici di prima persona, il cui antecedente, il soggetto e il parlante rispettivamente, si trova all’interno della stessa frase, i pronomi di terza persona hanno un antecedente esterno alla frase in cui ricorrono. Presentano inoltre tratti di genere e numero che gli altri pronomi non presentano. A differenza dei pronomi soggetto, infine, la cui distribuzione è simile a quella dei sintagmi nominali soggetto, i pronomi oggetto ricorrono in posizione clitica sul verbo, una posizione inaccessibile ai sintagmi nominali.7 Infine, rispetto agli articoli determinativi, che concordano localmente con il nome all’interno del sintagma nominale (la ragazza), i pronomi clitici sottostanno a relazioni a distanza (v. §2).

4. La ridotta produzione di pronomi clitici come marcatore di DSL

Come abbiamo visto, i pronomi clitici accusativi risultano particolarmente compro- messi in varie forme di sviluppo atipico della lingua.

Bortolini et al. (2006) suggeriscono che la mancata produzione dei pronomi clitici sia un marcatore di DSL a 5 anni.8

Nello studio di Arosio et al. (2010), 10 bambini con DSL di età 6;4-8;7 (età media 6;10) producono il 60% circa di pronomi clitici (di cui 50% circa corretti) e circa il 20% di sintagmi nominali, e si osservano pochissime omissioni. Gli autori segnalano che i risultati sono diversi da quelli ottenuti da Bortolini et al. (2006) con bambini più

7 Nell’analisi di Cardinaletti e Starke (1999), i pronomi soggetto, a differenza di quelli oggetto, non sono clitici ma deboli e ricorrono nella stessa posizione dei sintagmi nominali. Questa proprietà li rende meno complessi dei pronomi clitici, che invece ricorrono in una posizione inaccessibile ai sintagmi nominali.

8 I pronomi clitici vengono considerati un marcatore di DSL anche in francese (Hamann et al. 2003) e in spagnolo (Bedore e Leonard 2001).

(6)

piccoli, che omettevano il pronome clitico in percentuali più alte.9

I risultati sono confermati dallo studio sperimentale di Arosio et al. (2014) su 16 bambini con DSL di età compresa tra i 6 e i 9;11 anni. La produzione di sintagmi nominali è la soluzione più frequente per evitare la produzione di un pronome clitico:

(0) DSL Controlli sintattici10 Controlli età

6;0-9;11 età media 7;3

età media 5;3 età media 7;3

clitici oggetto 42.6% 84% 88.3%

omissioni 9% 1.6% 1.6%

sintagma nominale 35.9% 5.5% 8.6%

errori di genere 5.9% 4.3% 0%

altro 5% 1.6% 1.6%

Gli autori concludono che una ridotta produzione di pronomi clitici può essere considerata un marcatore di DSL anche in età scolare. Nelle fasce di età più alte è la sostituzione con il sintagma nominale piuttosto che l’omissione il modo più frequente di evitare la produzione di un pronome clitico.

Come abbiamo visto in (0), lo studio di Pozzan (2007) per l’italiano mostra che le omissioni del pronome clitico perdurano in maniera consistente anche in età scolare, accanto alle sostituzioni con il sintagma nominale.

I dati apparentemente contrastanti dei due studi relativamente alle omissioni dei pronomi clitici (31% vs. 9%, v. (0) e (0), rispettivamente) potrebbero dipendere dalla alta variabilità individuale nelle risposte adottate dai soggetti con DSL, così come osservato in Jakubowicz et al. (1998) per il francese. Specularmente si riscontra variabilità nell’utilizzo del sintagma nominale al posto del pronome clitico, sia in italiano (12% vs. 35.9% in (0) e (0), rispettivamente) che in francese (Jakubowicz et al. 1998).

Nella produzione semispontanea (Frog Story, Mayer 1969), solo i bambini con DSL producono frasi con omissione del pronome clitico, in particolare i bambini frequentanti la 1 e la 3 classe della scuola primaria (Ibatici 2017). I bambini a sviluppo tipico non omettono mai i pronomi clitici e ne producono un numero relativamente alto. In (0), viene fornita la media di pronomi clitici prodotti dai bambini a sviluppo tipico, confrontata con la media prodotta dai bambini con DSL riportata in (0):

(0) I primaria III primaria V primaria II media

accusativi 6.17 5.92 6.59 7.81

dativi 1.29 1.31 0.75 0.63

(0) I primaria III primaria V primaria II media

accusativi 4.5 2.67 5 7

dativi 0 0 0.33 0

9 Il profilo dei bambini con DSL è diverso da quello dei bambini con italiano L2 (Guasti et al. 2013;

Vender et al. 2014). Mentre i primi all’età di 5 anni tendono ad omettere i clitici, i secondi tendono a sostituirli con le espressioni nominali corrispondenti o selezionano un pronome clitico di forma sbagliata.

10 In questo studio, il test utilizzato per testare le proprietà morfosintattiche è il TCGB (Chilosi e Cipriani 1996).

(7)

È evidente che nella produzione (semi)spontanea possono essere utilizzate dai bambini con DSL strategie di evitamento delle costruzioni con pronome clitico, a cui i bambini a sviluppo tipico hanno accesso più facilmente. In (0)-(0) emerge un chiaro contrasto tra i bambini con DSL e quelli a sviluppo tipico per ciò che riguarda la funzione grammaticale del pronome clitico prodotto: solo accusativi nei bambini con DSL, anche dativi negli altri. Come abbiamo visto sopra, Pozzan (2007) riporta dati simili dalla produzione elicitata.

Interessante è il fatto che sia nel DSL che in altre forme di disabilità linguistica, ad es. la sordità media, una bassa produzione di pronomi clitici accusativi persiste fino all’adolescenza e oltre. Questi dati provengono dallo studio di Tuller et al. (2011) sul francese. Come si vede in (0), nel gruppo con DSL si continua ad osservare un 7.1%

di omissioni del pronome clitico e un’alta percentuale di sostituzioni con sintagmi nominali; nel gruppo di sordi si osserva un 5.9% di omissioni e una certa percentuale (8.6%) di sintagmi nominali:

(0) DSL Sordi Controlli Controlli

11;5-20;5 età media 14;8

11;9-15;1 età media 13;8

6;1-6;11 età media 6;7

11;1-11;9 età media 11;4

clitici oggetto 49.7% 80.9% 70.3% 97.9%

omissioni 7.1% 5.9% 9.9% 0%

sintagma

nominale 33.8% 8.6% 11.5% 1%

altro 7.4% 3.3% 7.3% 1%

Come fanno notare Tuller et al. (2011), una produzione ridotta di pronomi clitici non può pertanto essere considerato un marcatore di DSL, ma in generale un indica- tore di sviluppo atipico della lingua. Nei dati francesi, è l’alta percentuale di sostitu- zioni con il sintagma nominale a differenziare i ragazzi con DSL dagli altri gruppi.11

È anche rilevante osservare che la mancata produzione dei pronomi clitici caratte- rizza anche bambini con diagnosi di DSA, come risulta dallo studio di Guasti (2013).

In un test di produzione elicitata orale, 24 bambini con diagnosi di dislessia, di età media 9;2 anni, hanno prodotto meno pronomi clitici (65%) dei controlli coetanei (90%). Il 25% dei bambini dislessici non hanno prodotto alcun clitico o solo in pochi casi. Una delle ipotesi avanzata da Guasti è che la ridotta produzione di pronomi clitici sia da interpretare come indicatore di DSL in comorbilità con il DSA.

5. Gli errori di genere

I dati riportati in (0) sembrano suggerire che gli errori che caratterizzano i bambini italiani con DSL siano non tanto le sostituzioni con un sintagma nominale, presenti anche nei coetanei a sviluppo tipico, quanto gli errori di concordanza con il sintagma nominale antecedente, mai prodotti dai gruppi di controllo italiani (solo 1 risposta su 111 del gruppo di controllo sintattico presenta un errore di genere sul pronome clitico). Anche i bambini con DSL testati da Arosio et al. (2010) producono numerosi pronomi clitici di genere errato. I bambini con DSL commettono errori di accordo anche nella produzione semispontanea (Ibatici 2017).

Si osservi che a differenza del DSL, i sordi producono pochissimi errori di accordo

11 Tuller et al. (2011) analizzano anche un gruppo con epilessia di Rolando, di età compresa tra i 11;3 e i 16;10 anni (età media 13;6 anni). Questo gruppo non presenta nessuna omissione del pronome clitico, ma alcune sostituzioni con il sintagma nominale (12.5%).

(8)

tra pronome clitico e antecedente (Chesi 2006; Volpato 2008, 2010).

Gli errori di accordo possono essere considerati un marcatore di disturbo del linguaggio? Presumibilmente dipende dalla lingua. Mentre in italiano sembra un fattore da tenere in considerazione, Tuller et al. (2011) mostrano che anche i bambini francesi a sviluppo tipico di 6 anni producono errori di accordo sul pronome clitico, nel 10% dei casi (in misura simile ai ragazzi con DSL più grandi, 7%). Gli errori di genere hanno spesso la forma mostrata in (0b) (prodotto da un bambino a sviluppo tipico di 6 anni): il genere del pronome atono soggetto e del pronome clitico oggetto sono invertiti:

(0)Que fait Pierre à la dame?

cosa fa Pierre alla signora?

a. Risposta attesa: Il la coiffe.

lui la pettina b. Risposta ottenuta: Elle le coiffe.

lei lo pettina

Data la natura non-pro-drop del francese, è necessario produrre due pronomi per costruire una frase grammaticale, e per ciascuno di essi è necessario selezionare la forma corretta rispetto al genere e al numero dell’antecedente; questo sembra rendere il compito particolarmente complesso. Se questo tipo di errori è in effetti dovuto alla presenza di due pronomi atoni nella frase, possiamo comprendere perché i bambini italiani non commettono errori di genere nei compiti di elicitazione dei pronomi clitici oggetto.12

Anche nella produzione semispontanea, i bambini a sviluppo tipico di 6 anni (prima classe della scuola primaria) producono solo il 2,7% di forme scorrette dal punto di vista del genere (Ibatici 2017).

6. La distribuzione dei pronomi clitici

Tutti gli studi sulla produzione di pronomi clitici in bambini con DSL, sia in italiano che in francese, condividono un risultato importante: quando il pronome clitico viene prodotto, esso appare sempre in posizione corretta. Questo è vero sia per la produzione elicitata che per la produzione spontanea.

In altre parole, non sono mai stati individuati errori nel posizionamento dei pro- nomi clitici, come invece si osserva in molti studi dedicati all’acquisizione delle lin- gue romanze come L2. Nell’esempio italiano in (0), prodotto da parlanti con inglese L1 (es. tratto da Pona 2009), il pronome clitico è enclitico ad un verbo finito in frase dichiarativa; in (0), frasi francesi prodotte da parlanti con tedesco L1 (esempi tratti da Hamann e Belletti 2008), il pronome clitico appare in posizione postverbale e tra ausiliare e participio passato, rispettivamente, due posizioni agrammaticali in francese (e anche in italiano):

(0)Che cosa fa Andrea alla sigaretta?

Fumala. (= la fuma)

(0) a. Non, on laisse le. (4;2)

no, si lascia lo (= no, lo si lascia)

12 Ci potremmo aspettare errori di genere su uno o entrambi i pronomi nei bambini che parlano un dialetto italiano settentrionale, che presenta pronomi clitici soggetto di terza persona.

(9)

b. Ça a m’étranglé. (5;5)

questo ha mi strangolato ( = questo mi ha strangolato)

Se gli errori di posizionamento del pronome clitico si possono attribuire all’interferenza della L1 (Hamann e Belletti 2008), va da sé che non ci aspettiamo di trovare questo tipo di errori quando la lingua viene appresa come L1, come nel caso del DSL o del DSA.

Considerazioni analoghe valgono per i sordi. Chesi (2006) e Volpato (2008), (2010) osservano che tutti i pronomi clitici prodotti ricorrono in posizione corretta;

errori come quello in (0), prodotti sotto l’influenza della L1, non sono prodotti dai bambini e adolescenti sordi studiati da Chesi, né dagli studenti studiati da Volpato.

Questi dati confermano che la grammatica che si sviluppa nei sordi è più simile a quella di una L1 che non a quella di una L2, come risulta anche dallo studio di Vol- terra e Bates (1989). Confrontando le produzioni di una donna italiana sorda e di un apprendente di italiano L2, Volterra e Bates osservano che i due soggetti producono errori in elementi funzionali diversi dell’italiano: la donna sorda commette errori in particolare nella morfologia libera (78.5%), mentre il parlante L2 ne commette in particolare nella morfologia legata (43.2%):

(0) Sorda L2

Morfologia legata 21.4% 43.2%

Morfologia libera 78.5% 56.7%

Nella maggior parte dei casi, l’italiano è la L1 dei sordi, mentre gli apprendenti L2 possiedono già una L1. Anche nel caso in cui il bambino sordo abbia come L1 la lin- gua dei segni, questa è una lingua con modalità diversa, che non sembra produrre interferenza nello stesso modo in cui lo fanno le lingue vocali.13

7. Discussione

Come abbiamo visto, i pronomi clitici oggetto rappresentano un aspetto difficol- toso non solo nell’acquisizione tipica almeno fino agli 8 anni, età nella quale perdurano produzioni del sintagma nominale invece del pronome clitico, ma anche e soprattutto nell’acquisizione atipica. Nel DSL, i bambini continuano a omettere il pronome fino all’adolescenza e a produrre pronomi di forma diversa da quella richiesta dal contesto. Una situazione analoga si riscontra nei bambini con DSA. Nei bambini e ragazzi sordi, invece, si trovano pochi errori di accordo. È importante sottolineare che in tutte le popolazioni qui analizzate i pronomi clitici prodotti sono collocati correttamente all’interno della frase, proprietà che distingue l’acquisizione L1 da quella L2.

Sulla base di queste osservazioni possiamo chiederci cosa renda i pronomi clitici, e in particolare quelli oggetto di terza persona, tanto problematici. Concordiamo con Tuller et al. (2011) che si tratta presumibilmente di un insieme di fattori: sintattici, semantici e relativi alla grammatica del discorso.

Come abbiamo detto nel §2, nel caso dei pronomi clitici è necessario stabilire non

13 I sordi immigrati in Italia che hanno imparato una lingua nazionale diversa dall’italiano imparano l’italiano effettivamente come L2. Anche in questo caso, comunque, il deficit uditivo comporta caratteristiche dell’italiano L2 dei sordi diverse da quelle dell’italiano L2 di persone udenti. Per lavori sull’italiano di sordi stranieri, si veda tra gli altri Bertone e Volpato (2009), (2012), Caruso, Pellegrino e De Meo (2015), e la bibliografia lì citata.

(10)

solo la relazione a distanza in (0a) tra la posizione in cui il pronome è pronunciato (prima del verbo) e la posizione in cui è interpretato (dopo il verbo), ma anche la relazione a distanza in (0b) tra il pronome clitico e il suo antecedente, che appare nel contesto linguistico precedente (in una frase sovraordinata o in un discorso precedente). Nella prima relazione, le due posizioni condividono il caso e il ruolo tematico assegnato dal verbo; nella seconda relazione, pronome e antecedente condividono i tratti di genere e numero:

(0) Gianni … Maria lo ha conosciuto ⟨lo⟩

a.

b.

Sebbene il posizionamento corretto del pronome potrebbe suggerire che la componente strettamente sintattica sia integra nel DSL, la differenza tra pronomi clitici oggetto e pronomi deboli soggetto vista in (0) per il francese conferma la complessità della relazione a distanza in (0a). Gli errori di accordo con l’antecedente indicano inoltre una difficoltà a tenere in memoria le informazioni grammaticali rilevanti per recuperare dal lessico la forma corretta del pronome clitico ai fini della relazione a distanza in (0b). Questo può essere all’origine anche delle omissioni che numerose ricorrono nelle varie situazioni di acquisizione atipica che abbiamo analizzato e può spiegare inoltre (i) perché le stesse difficoltà non si trovano con i pronomi clitici di prima persona e con i pronomi clitici riflessivi, che non presentano tratti di accordo di genere e numero e il cui antecedente non è esterno alla frase, e (ii) perché le difficoltà con i pronomi clitici perdurano anche nell’adolescenza in soggetti che hanno difficoltà di memoria di lavoro (Tuller et al. 2011).

Un ulteriore argomento in questa direzione è l’osservazione che in un compito di produzione semispontanea (Frog Story), i bambini con DSL producono meno pronomi tonici che i bambini a sviluppo tipico (Ibatici 2017). Mentre i pronomi tonici soggetto sono mediamente prodotti in numero simile, i pronomi tonici oggetto sono praticamente assenti nei bambini con DSL:

(0) Controlli (n. 53) DSL (n. 11)

Pronomi tonici soggetto 32 (media 0.60) 7 (media 0.63) Pronomi tonici oggetto 14 (media 0.26) 1 (media 0.09)

Se le difficoltà nella produzione dei pronomi clitici fossero da attribuire esclusivamente alle loro particolari proprietà sintattiche (vale a dire alla relazione di movimento illustrata in (0a)), ci aspetteremmo un uso non compromesso dei pronomi tonici, la cui sintassi è regolata nello stesso modo dei sintagmi nominali; i pronomi tonici ricorrono infatti nelle stesse posizioni dei sintagmi nominali. Il fatto che anche i pronomi tonici oggetto siano prodotti dai soggetti con DSL in numero minore rispetto ai controlli sembra confermare che sia l’instaurarsi della relazione illustrata in (0b) ad essere particolarmente problematica nel DSL. Il confronto tra pronomi clitici e pronomi tonici verrà approfondito in uno studio specifico.

8. Conclusioni

In questo articolo, sono stati passati in rassegna alcuni studi sulla produzione elicitata e semispontanea di pronomi clitici nello sviluppo tipico e atipico. I pronomi di terza persona risultano problematici in tutte le popolazioni considerate: DSL, DSA

(11)

e sordi. Essi vengono omessi o sostituiti con il sintagma nominale che dovrebbero pronominalizzare; se prodotti, ricorrono in posizione corretta ma possono presentare una forma diversa da quella richiesta dal contesto. Queste caratteristiche fanno ritenere che la principale fonte di difficoltà sia la relazione che si instaura tra il pronome e il proprio antecedente piuttosto che la relazione sintattica tra la posizione in cui l’elemento viene interpretato e la posizione in cui viene pronunciato. Alcuni dati di produzione semispontanea sembrano confermare questa ipotesi, che dovrà essere messa alla prova con uno studio più dettagliato sulla produzione dei pronomi tonici.

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