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DETERMINAZIONE DELLE IgG AVIDITÀ DELLA ROSOLIA CON METODICA ELFA IN UN GRUPPO DI GESTANTI A RISCHIO.

Maiorano G., Bruno C., Gentile A., Ingala F.,

U.O.C. di Virologia - Ospedale Cardinale Ascalesi - ASL Na1

Introduzione. La diagnosi sierologica dell’infezione da virus della Rosolia si basa sulla determinazione delle IgG e delle IgM anti Rosolia in associazione al test d’avidità delle IgG.

Metodi. Lo scopo principale dello studio è quello di valuta-re, nell’ambito della diagnostica di laboratorio per la rosolia in gravidanza l’utilità del test per la determinazione dell’avi-dità delle IgG con metodica ELFA “home made” (Biomerieux) a confronto con la metodica ELISA in uso presso il nostro laboratorio (Radim). Sono state eseguite 40 determinazioni per la ricerca delle IgG avidità per la rosolia, su campioni di siero provenienti da gestanti risultate siero-positive al test per la ricerca delle IgM.

Risultati. Dei 40 campioni di sangue 22/40 sono risultati ad alta avidità e 13/40 a bassa avidità con entrambe le metodi-che, 3/40 a media avidità con metodica ELFA risultavano ad alta avidità con metodica ELISA, 2/40 a bassa avidità con il test ELFA risultavano a media avidità in ELISA.

Il test della ricerca delle IgG avidità è stato eseguito consi-derando che per entrambe le metodiche un risultato di bassa avidità corrisponde ad un’infezione contratta nei precedenti 3 mesi.

Conclusioni. Dai risultati ottenuti si evince che il test per la ricerca delle IgG avidità con metodica ELFA consente una migliore definizione dell’infezione da rosolia in considera-zione della maggiore sensibilità. In ogni caso i risultati devo-no essere confermati da attente valutazioni cliniche e ulterio-ri test diagnostici.

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PRESENZA DEL PAPILLOMAVIRUS (HPV) AD ALTO RISCHIO ONCOGENO IN PAZIENTI AFFETTI DA CARCINOMA DELLA PROSTATA

1Giannattasio A.,2Basile C.,2Romano F.,1Falco E., 3Smeraglia R.,1Ingala F.

1Virologia-P.O.Ascalesi - ASLNa1 - Napoli; 2Urologia - P.O Ascalesi - ASLNa - Napoli;

3Microbiologia e Virologia - A.O.R.N. Monaldi - Napoli.

Introduzione. Il ruolo del Papillomavirus (HPV) nell’etio-patogenesi del cancro della cervice uterina è noto. Studi recenti hanno dimostrato correlazione con altri tipi di cancro: cavo orale, polmone e colon. Tranne pochi casi di cancro del pene HPV nel maschio sembra dare origine solo ad infezioni sessualmente trasmesse. L’obbiettivo del nostro studio è quello di dimostrare la presenza di HPV in soggetti con lesioni benigne e/o maligne della prostata.

Metodi. Esaminati 25 soggetti affetti da patologie della pro-stata; il DNA è stato estratto da biopsie prostatiche.

Successivamente è stata amplificata la regione L1 (450bp) del genoma virale di HPV, utilizzando i consensus primers MY9/11. I prodotti della PCR sono stati rilevati su gel di aga-rosio e genotipizzati mediante ibridazione inversa su micro-piastra (Nanogen spa).

Risultati. Su 25 soggetti esaminati, 12 erano HPV negativi e di questi 3 avevano un referto bioptico positivo per cellule maligne; 5 soggetti con iperplasia prostatica e/o prostatite erano HPV positivi a basso rischio oncogeno (HPV tipo 6). Gli ultimi 8 soggetti, con biopsia positiva per cellule mali-gne, erano HPV positivi e la tipizzazione ha rivelato genoti-pi ad alto rischio oncogeno (HPV tipo 16, 45, 35). Conclusioni. La presenza di genotipi di HPV ad alto rischio oncogeno in soggetti affetti da cancro della prostata di vario grado (Gleason score) dimostra che questo virus potrebbe avere un ruolo importante anche nell’etiopatogenesi di que-sto cancro. Tali dati preliminari, seppure suggestivi, necessi-tano di una casistica più ampia. Inoltre sarà determinante dimostrare l’integrazione del genoma virale di HPV nelle cellule di carcinomi prostatici.

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INFEZIONE DA CYTOMEGALOVIRUS (CMV): UN CONFRONTO TRA ANTIGENEMIA E UN TEST QUANTITATIVO IN REAL TIME PCR Giraldi C., Greco F.,Tenuta R., Savino O., Lo Bianco A.M., Spadafora M., Selvaggini S.*.

Microbiologia e Virologia, Ospedale Annunziata, AO Cosenza *Alfa Wassermann Diagnostics, Milano

Introduzione. L’infezione da Cytomegalovirus (CMV) è la complicazione più frequente nei pazienti trapiantati. In questo lavoro verrà confrontato il test dell’antigenemia tradizionalmente usato per il monitoraggio delle infezioni da CMV con un test quantitativo in real time PCR per la determinazione della viremia allo scopo di valutare la sosti-tuzione di un test lungo, laborioso e richiedente interpreta-zione soggettiva con un test più rapido e standardizzato come la PCR real time.

Metodi. Viremia e antigenemia sono state effetuate su 71 campioni di sangue intero. La determinazione della carica virale di CMV è stata effettuata con il kit Affigene® CMV trender (Alfa Wassermann Diagnostics) con amplificazione su piattaforma MX3000p (Stratagene).

L’antigenemia è stata effettuata con CINApool Antigenemia rapida Anti-CMV umano ppUL83 (Argene). I risultati sono espressi come il numero di cellule marcate per 2x105cellule.

Risultati. Nella maggioranza dei casi abbiamo ottenuto una buona concordanza tra i due metodi, in particolare il 76% dei campioni mostravano antigenemia e DNA virale negati-vi, il 14,8% era negativo al test di antigenemia ma positivo a Real Time PCR e solo tre campioni con antigenemia posi-tiva sono risultati negativi al test di amplificazione. La carica virale espressa in copie/ml determinata con il kit Affigene® CMV trender risulta proporzionale ai valori del-l’antigenemia.

Conclusioni. La determinazione quantitativa in Real Time PCR potrebbe essere usata come alternativa all’antigene-mia nel monitoraggio delle infezioni da CMV.

volume 22, numero 3, 2007 POSTER

Microbiologia

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