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PIÙ URGENTI RIFORME
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')(,/1 /llIid"ti l' 1//(',1//111 1IiI/IIIinistl'f/{i, di f,.ullt(, ".'Ili stessi m/ossI dai l,iedi d' m:r;il1a: (Id l' '}/lellu del !WI/lo e .'IÙI,'losis:ill/fi /'(~1J111J del/n "".'Iil/lt g/i,~llùrtt(( (l fllrj!I/'Uel'/'1l
hl (l'1ft/p, j}/lJ' ('mi soli ci'/I/Ile lI/iLioni di .redplis,~imi SI/dditi (e",'l/lsfI l' 11'1" 111111 ]H'pisl(/, jJf'l'ch" spmp/'e /11 rih, Ilifll/(') SA/Il/P (flli'md,l/'e II/ "/{l/p/,l,ia l' jJl'ejJotell::(( IL' IU/ SPliI;l!lItO/'P. di :;i:;:;o "ip ("IIIIP fil il bZfJotto Filippo I J ,Ii / Iltl,I/lIft; distl'll,lI!l"ndo!/li')IIf' ('UI/ /1111/ soln 7)(/tta.r;lin 1111 l'Il/I' lu Silii .'/l'(l/lllissill1l/ .fIottII Hl'f'lIto /l1pli/m'rl!Jilf' cll/' 1'( lId, /'(( fili (/' (Il/O)'tI UJ'hifl'(/ ,(( piccol(( l' IIlOndissimn Jh'itll1lilia dI'l ('II!IIII/('J'('io I/lUl/dùtll'j di IJIlf'l !UNUSO
('011/-II/I'l'('io clll' Mppe clIsì SlIl'/rulll'nte l' pl'ojìCllrtll7l'lItr> ('ollse,'/'w'f' jil/II III [fiorili /lostd,
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opinionI', (I 1/1',111i st('s,~i tl'/II)!; ()t'diJll/rI ,~i IlJan~f('st'lI1()
IIIIl i [!l'IT/'ISSII//! silltn/lli SpllljI,'I' lilll a.1111/'manti l/i 1'I'Ij('l1irtllì .. /'ihr1/I()]/! r rù'ol/I:.iflili chp dal snlo SPiinO (' l'il'tll /ln,'tl'lI d'jJ(,l/rlel'!Ì di s('Olll!IIO'(Ii'" pI'I' SpIIlPI'f' ,
I.
(J Uomiui di St;'\to. studiosi sociologbi non l' possono concepire un ordilllltnento soci"le che
« abbi" un migliore asseUo economico. se prima
(o non si s{'ntono p;'\Jroni di regolare con milno
il ruhuslll due elementi: - l.1 produzion~ e I"
" popolazione. ,l
(DE-Jon.HINIS. N. Antologia 16 -j -lB9't),
L'eccesso della popolazione.
Se vi è argomento vitale che meriti d' esser sempre più approfondito anche dal solo punto di vista pratico, quello ci sembra della popolazione in generale, l' eccesso della quale non v' ha scuola nel gran campo della pubblica economia, che non
ne ammetta i danni. Mentre non v' ha dubbio che con una densità mantenuta nei limiti delle proprie
2 L'ECCESSO DELLA POPOLAZIONE
per le stesse deplorevolissime cause verificarsi; noi non solo ci metteremmo sempre più dalla parto del torto con tutto il mondo civile, ma potremmo esser trascinati a quella stessa politica retrograda ed immorale, che nulla ha che fare col programma modesto ed onesto dell' Italia risorta ch' esser dove pegno di pace e non esca di rancol'i e di discordie. E valga il vero. Pavoneggiarci quasi come facciamo che l' Italia progredisce perchò la sna po-polazione Gl'esce con una progressione così allegra e spensierata come si· fa pei suoi debiti; non com-prendere che per ciò solo cresceranno pure in ra-gione geometrica il numero già esorbitante dei veri non valori, dei quali fra deformi, tisici e scian-cati sopra 32 leve, su quelle dei nati dal 1842 al solo 1873, se ne trovarono, oltre 695 mila di bassa statura, 1,408,351 di veramente inabili per infer-mità e deformità permanenti, ci pare che equivalga a render sempre più stridente 1'eterno dissidio fra capitale e lavoro e sempre più debole e quasi u-miliante la nostra condizione in faccia degli altri Stati civili, i quali ci saranno sempre più superiori e di danno ai nostri interessi, quanto maggiori sa-ranno i nostri bisogni ed inadeguati i meZZl ma-teriali per farvi fronte.
r/ ECCESSO DELLA POPOLAZIONE 3
e perdonato se noi - della schiera che tramonta
- come tentammo di farlo fin dal 1890, quando
modestamente dichiaravamo fin dall' ora impossibile
la colonizzazione per parte nostra della fatale e
disastrosa Eritrea (1) - cercheremo di nuovamente
richiamare l'attenzione del benevolo lettore su
quanto crediamo abbia tratto alla nostra vitalità
ed all' eccesso della nostra popola,zione.
Alla quale porgeremo validi aiuti se tutti i
nostri inutili sforzi tendenti ad assicurarci un do-minio nell' inabitabile e.d in fruttifera zona torrida
della regione da noi per sventura ed errore
oc-cupata, li convergerem.o nell' aiutare in tutti i modi possibili a trasportare l' eccesso della nostra
gente disoccupata ed affamata dove già da sè
stessa s' è così bene incamminata; e se
contempo-raneamente prenderemo d'urgenza tutti gli altri
provvedimenti legislativi necessarì e leciti per
met-tere un freno indispensabile all' eccesso della nostra
natalità; eccesso non dovuto a ben essere ma a
spensieratezza e per fin ad inumanità crescenti, a
mancanza od insufficienza d'educazione, di
previ-denza e di decoro, come ve n' è poco nello ,stesso
Stato, permettendo a tante migli aie di assassini e
furfanti d'ogni specie non solo d'emigrare ma di
poter contrarre dinanzi allo Stato Civile come
qua-lunque altro galantuomo, il santo ed onorato
vin-colo ùel matrimonio e contribuire così anche per
questa via ad accrescere quel numero già enorme,
sbalorditivo addirittura dei 60 e più mila minorenni,
oltre i 500 e più mila adulti, che ogni anno per
4 r; ECCESSO IlELLA PUPOLAZIO)<E
veri reati e perfin per assassinamenti, ono
chia-mati nella più tenera età davanti ai Magistrati.
Ed l·mtreremo meno difficilmente nel desiderato
campo pratico del grave problema, se tenemo
pre-sente che, mentre da una pm-te noi non potremo
neppur in altri 20 anni l'aggiungere nello industrie
la perfezione e gli utili degli altri popoli vicini,
noi che manchiamo oltre che dei capita.li a buon
mercato, del non meno necessario e tanto più
co-stoso combustibile; dall' altra - neppur coll'
inve-stimento di parecchi miliardi nell' esaU::3to o in gran
parte rovinato nostro suolo, - per la concorrenza
che ci farà ancora per molt' anni l' America del
Nord - non potremo conseguire quella maggior
massa di ,prodotti agricoli, e quindi quei maggiori
proventi che potrebbero permetterci di veder
mi-gliorate lo condizioni dei proprietari ed
abbando-nate del tutto quelle due letali produzioni del
gran-turco e delle risaie che, solo da un governo
ra-pace e cOlTompitore, come fu per noi lo spagnuolo,
potevano essere consigliate e fatte attecchire;
men-tre sarebbe ora decoro dell' intera nazione di farle
scomparire del tutto per salvare le nostre classi
lavoratrici dell' alta Italia da quell' olTibile n101'bo
della pellagra e della m.alaria che ci. an-eca tanto
danno e disdoro in faccia al mondo intero.
Ideali questi modestissimi e che potrommo rag
-giungere anche noi iD breve volger di tempo) so
invoce d' indebitarci sempre più per la stessa
maI).canza di cereali abbisognevoli, poi quali soli
in questi ultimi dodici anni dovemmo sborsaro
L' 8CCESSO DELLA PoPOr,AZIONE
a far diminuire la natalità nostra, anche por non
continuare ad esaurirci sempre più pella sola via
non meno orribile dell' eccessiva mortalità dei no
-stri fanciulli al di sotto dei 15 anni, addirittura
spaventevole e veramente disastrosa.
La quale non v' ha dubbio che grandemente
diminuirebbe e presto se, oltre l'impedire il
ma-trimonio agli assassini ed omicidi, lo si avesse .
-come si usava anticamente da noi in virtù d'uno
dei canoni del Concilio di Trento - da vietare
pure a tutti i tisici e deformi all' ultimo gl'ado ed
a coloro pure - come si pratica in molti Stati
del Nord - che non comprovano in modo chiaro
e sicuro d'aver i mezzi necessarì per formare e
quindi per mantonere la loro famiglia. Ritardarlo
pnre per tutti gli altri in modo che non sia
per-messo tal gravissimo passo cho ai 20 anni per le
femmine ed ai 25 pei maschi - lo riteniamo
un' assoluta necessità, sia per far diminuire la
na-talità, quanto per cessare di veder nascere tante
innocenti creatm'e e morire poi quasi subito dopo
per mancanza di vitalità, d'alimenti e di cure,
Ora se noi consideriamo che dal 1863 a tntto
il 1892, anno in cui la nostra benemerita Direzione
generale della statistica, in causa dei non più ef~
fettuati censimenti, dovette ceS!::ìare di calcolare i
morti per età; in trent' anni ebbimo al disotto dei
15 anni non meuo di 18 milioni di morti, mentre
la Francia con una popolazione sempre stata
mag-giore della nostra di molti milioni, per soli 14
Li ECCESSO DRLLA POPOLAZIONE
stessa età di perduti (1) non si tro,crà. osagerato
che noi fissiamo press' a paco a 10 milioni il
nu-mero dei fanciulli che in detti 30 anni avres~imo
potuto tralasciare di metter al mondo o por lo
meno di non veder così precocemente perire se
maggiore fosse statCl la nostra previdenza, meno
grande il numero clelle famiglie lasciatesi
incon-sultamente formare, per fin con i fatali eccitamenti
delle doti per le zitelle povere, (2) e infine se fosse
stato meno osteggiato dal nostro Clero quel
mora-lissimo ritegno conj ugale; esso che dei sacrosanti
pesi e doveri della paternità preferisce ancor oggi
di lavarsene le mani, per viverè più o meno in
indecoroso concubinaggio e somministrare pure
così la sua larga parte a quella falange
numero-sissima d' illegitimi che da soli ci costano ormai
oltre 14 milioni all' anno.
Che se oltre lo strazio di tante famiglie poi
loro gi.ovanetti così precocemente e fatalmente
per-duti, ci facciamo a considerare i danni materiali
che la l'nassa della nostra popolazione annualmente
deve anche per tante inaudite disgrazie sopportaro,
si vedrà ch' essi sono assolutamente enormi, bastando
ricordare che presso tutti gli altri Stati civili si
calcola in media a non meno di mille lire la
per-clita effettiva che subisce ogni famiglia per l'
ali-mentazione, educazione e cura d'un giovanetto
deceduto nel periodo dei primi 15 anni. Ma siccome
(I) 1866·1876, anni 11 -3,360.707. -;- 1880-82, a"ni 3 - 85·1,337. Tot. '1,215,011. Veg-gansi i Cfr. inte,·n"z. nell'App. 31 ~lov. della pop. del 1883. - Roma, 1884.
r/ ECCESSO DELLA POPOLAZIONE 1
ben diverse sono le nostre condizioni economiche,
pure riducendo tal media a sole 500 lire, che una
famiglia agiata spende talvolta inconsultamente
pel solo funerale, chiaramente si vede che pei "dieci
milioni di fanciulli deceduti in più da noi che nella
più prudente e morale Francia, non meno di cinque
miliardi in 30 anni, abbiamo nOll solo inutilmente,
ma malissimamente sprecati. Dappoichè ci sembra
evidente che se, anche da noi, la media dei fanciulli,
per famiglia fosse mantenuta nei limiti morali e
dei mezzi disponibili, non avremmo sprecata una
così enorme somma, nè ci troveremmo ad aver le
nuove generazioni così, in generale, gracili e pre
-cocemente bacate, come ne fanno fede in discutibile
oltre i cento mila morti per sola enterite all' anno,
le 32 leve che abbiamo preso ad esaminare fra le
tante inaudite riforme delle quali abbiamo trovato
ben 200 mila casi di gibbosità e eli deformità del
torace (pei soli maschi si noti bene) e 100 e più
mila casi d'ernie e sventramenti dovuti da una
parte indubbiamente all'imperfezione primitiva loro,
ma sopratutto all' insufficienza di cure e d'alimenti
e alla triste necessità di padri più inumani e spen
-sierati che miserabili e savi, di sottoporre troppo
precocemente a qualunque più barbaro e faticoso
lavoro i propri figli, pnr di far loro guadagnare il
più presto possibile il pane quotidiano; quel pane
che spetta invece ai genitori veramente morali ed onesti di somministrar loro finchè l'età adattata non sia giunta da farli lavorare.
8 LI ECCESSO DELLA POPOLAZIONE
discaro al cortese lettore che noi l' e aminiamo
pure dal punto di vista dell' insufficienza assoluta
del nostro attuale suolo, del quale ogni altro Stato
civile dispone in misura così grandemente diversa
e maggiore; mentre noi con provvedimenti
legisla-tivi dovremmo almeno cercare di arrivare a
quel-l' ettare veramente coltivabile per abitante che fu
indicato, fin dal secolo scorso) come minimo dal
nostro Veni, dal Genovesi, dall' Ortes, dal Godwin
e da cent' altri sommi scrittori eh economia
lNSUFFlClENZA 1J1 SOOLO
II.
.1 Tulta ['essenza, I[ principio e la Une d'unII Il sa, li' econOlllia polilic:I. sta racchiul'Io nel
pro-l' bl~m.l arduo d .. lla popolllt.ionc. Ri.!wlvere qUf'sto, Il cioè (are io modo che il numero dei \I 011 vl1lori, CI dfi non protluttori, anzi dci dih'lpitLltori della Il pubhlic3 ricchezza abbiano a ridursi alla minor Il d(rtl fJos"ihile - è un assicurare perpetuAmente
'.1 alla naziulle quel benessere rclilth'o che solo Il :!gli lIomlUi è dato di cOllseguire. )l
lF~:RR"R,\ - VoI. I. Bib. t1cSIi EconomIsti)
Insufficienza di suolo.
Non mettiamo in dubbio che quando era ancor
meno popolata, presa nel suo insieme la penisola
nostra, le repubbliche medio-evali avranno potuto
largamente ed ottimamente provvedere a popola-zioni relativamente ancor più addensate della nostra
attuale; ma esse allora si trovavano nelle identiche condizioni del Belgio e sopratutto dell' Inghilterra
dei tempi nostri, cioè padrone assolute del com
-mercio e principali, se non sole, produttrici delle
più necessarie e ricercate manifatture. Nè ci fa
meraviglia alcuna che una pure addensatissima,
assai avanti di loro, n'avesse avuta anche la
Spagna all' epoca degli operosissimi Arabi, del mondo d'allora, i più bravi ecl intraprendenti. E
gli stessi 50 milioni d'abitanti che tanto G. B.
10
INSUFFICIENZA DJ SUOLÒa quest' ultimo grande Stato non corri 'pondevano
infine che press' a poco e al pm a 100 abitanti
per kq. Ma chi non vede che se oggi nelle
deplorevoli condizioni in cui anche la Spagna si
dibatte per le sue eguali improntitudini, avessimo
ad assegnargliene una tanto maggiore com' è la
nostra, essa coi suoi 504,517 kq. di superficie, da
17 milioni d' abitanti, magramente e molto male
governati, dovrebbe passare a reggere uno Stato
eli non meno di 54 milioni!
Alla saviezza e perspicacia perciò dei nestri
Legislatori non dovrebbe mai sfuggire che
adden-samento eccessivo di popolazione, senza
corrispon-denti e crescenti risorse, se può lusingare l' amor
proprio dei Principi ordinariamente irresponsabili,
finisce per riescir di danno a tutti, ai Governi pei
primi, sorpresi e castigati per divina giustizia da
avvenimenti ehe si risolvono in sconfitte e disastri
materiali e morali, quali da noi Custoza e Lissa,
i 600 milioni in oro inconsultamente gettati nel
nostro baratro finanziario, i susseguenti scandali
bancarì rimasti impuniti, le inaudite assoluzioni
di falsarì confessi, infine per epilogo l' immane
ecatombe, d' Adua. Nei quali avvenimenti tutti, i
mezzi morali o materiali furono assolutamente
inadeguati~ l' imprudenza dello Stato eccessiva, i
più elementari principì del diritto comune e
plebi-scitario manifestamente violati; per fin la stessa
severissima arte militare deplorevolmente
bistrat-tata e teatralmente vilipesa; forse per precipitarci
com' è desiderio ormai di non pochi, più presto
negli obbrobrio si tempi dei Marì e dei Silla, se
JNSUFFICIENZA DI suoto 11
Come infatti non tener calèolo eli quosta nostra
ineluttabile e triste condizione di cose, di dover
esser costretti a faro assegnamento sui prodotti
della terra principalmente, quando e capitali e
suolo realmente coltivabile ci mancano in
propor-zione dei bisogni) in armonia alla massa di gente
lasciata così imprudentemente addensare, tanto da
aver avuti classificati nel censimento del 1881
senz' arte nè parte, oltre i 13 milioni di agricoltori
ed artigiani al di sopra dei 9 anni, altri 6,306,658
individui pur maggiori di tale età? (1) Giacchè
vano è che continuiamo ad illuderci sulla
possibi-lità di grandi bonificazioni, per conseguire le quali
occorrerebbero tanti milioni e per fin miliardi, da
rendere del tutto oberata la classe dei nostri
pos-sidenti; mentre limitando ci a migliorare o meglio
ancora a trasformare gran parte delle coltivazioni
attuali e a far diminuire la popolazione, potremo ricavarne un utile meno remoto, senza esaurirci
in imprese impossibili, come quella di voler far
vivere senza grandi industrie 31 e più milioni di
abitanti dove non ne vissero mal tanti, quando
eravamo padroni dell' Europa e di gran parte dei
continenti vicini.
E che la nostra condizione SIa gravlsslnla, . . .
oltre che dalla scarsità crescente dei più
indispen-sabili consumi, perfin del puro pane, essendo
discesi in fatto eli cereali da ettolitri 2,77 per abitante nel 1875 a solo 1,90 e forse più giù
ancora in questi ultimi tempi, compreso un terzo
e più di quello velenoso che ci procura la pellagra,
(l) V. Ceu:,im. ùel 1881 - Confrontoi internaz. pug. LXXIV - HOllla 1885.
12 INSUFFIClEì\ZA DI UOLO
quella malattia orribile che non molesta. nè
diso-nora verun altro popolo cjvile; risulta pure dal
meschinissimo valore di tutta la massa annuale
dei nostri prodotti ed industrie dal sagace Comm,
Bodio portate al più a sette miliardi: e dall'inglese
Mulkall a sette e mezzo; mentre la Francia può
fare assegnamento su d'un beneficio quasi triplo
e l'Inghilterra addirittura sopra una rendita na
-zionale annua di ben 35 miliardi,
Chi non vede da queste cifl'e e nece 'sarissimi
confronti quanto ci sia umanamente impossibile,
pri vi di miniere eli metalli preziosi ed anche di
quella del modesto e tanto caro carbon fossile, con
una proprietà oberata di debiti e del solo valore
nominale di 54 miliardi, con un debito pubblico
così vistoso, con una politica coloniale così
disa-strosa, di migliorare in verun modo le nostre
condizioni pubbliche e private, se non ci decidiamo
anzitutto a convenire che non solo siamo troppi,
ma che abbiamo il sacrosanto dovere di impedire
in tutti i n1.oe1i di peggiorare le già tristissime
nostre attuali condizioni demografiche ed
econo-miche?
Si facciano su questa magrissima cifra dei
nostri prodotti annui, su questo reddito nazionale,
quanti calcoli si vogliano; evidente risulterà sempre
che, detratti i due e più miliardi che in gran parte
consumano da soli lo Stato, le Provincie e i Comuni,
che tenuto conto di ciò che assorbono gli interessi
dei nostri miliardi del debito pubblico eel ipotecario,
interessi che in non piccola porzione sono riscossi
semina-INSUFFICIENZA DI SUOLO 13
glOlll, dell' alimentazione del bestiame e delle altre
infinite spese por la cons81'vazione dei fabbricati,
delle ilTigazioni, scorte, assicurazioni ecc., ecc. - ;
si vedrà che, fare assegnamento sul residuo da
l'ipartirsi in premio di vera mano d'opera cioè in
effettivi salarì, al più su cinque miliardi, è forse
stare più al di là che al di qua della triste e
de-solante realtà; tanto più che i dazì protettivi
con-tribuiscono a dare all' intera massa dei nostri
pro-dotti agricoli un valore infinitamente maggiOl'e
di quello che realmente avrebbero se, come in
In-ghilterra, per le materie alimentari non vi fosse
barbaro balzello alcuno.
E che la realtà delle nostre condizioni, sotto
qualunque aspetto si esaminino, sia desolantissima,
rislùta egualmente dal fatto che, dato anche che
dei sette miliardi e mezzo di nostri prodotti,
nes-suna parte per acquisti e pagamenti all' estero, per
aumento di patrimonio dello Stato, ecc., s'avesse
a distogliere; in guisa da poterli impiegare tutti
Dei soli or sì scarsi consumi dell' eccessiva nostra
popolazione, in media per abitante non si potrebbe
assegnare che circa sessantatre centesimi al giorno;
cioè assai meno di quegli ottanta che lo Stato
at-tualmente spende pei nostri discoli minorenni
rin-chiusi nelle case di conezione, e pei quali fin dal
23 maggio 1891 un Rappresentante della nazione
aveva rilevato che erano insufficienti per far tacere
gli stimoli della fame! (1)
Che se tutto ciò non fosse che la pura ed
14 INSUFFICIENZA DI SUOLO
gine d'oro della nostra Inchiesta agraria - da
noi già posta in oblio - quell' intemerato uomo
che fu il compianto Morpurgo (Vol. IV p. 20) che
dalle desolate provincie del Veneto si doveva fin
d'allora, come avviene ora dalla stessa derelitta
Sardegna (1) emigrare. - per non ?noTiT cli fctme i nè
staremmo ancor oggidì - dopo tante sommosse
- così inumanamente indifferenti dinanzi l' altro
strazio che ci procura la pellagra, per gli effetti
micidiali della quale la sola provincia eli Udine
dal 1870 al 1891 dovette spendere l'inaudita somma
di ben 4,860,000 lire, cioè a tutt' oggi assai più
di cinque milioni per custodire ed alimentare i
derelitti pazzi che le procura quell' alimento
sca-dente e fatale che, solo dei barbari e vampiri come
furono per noi gli Spagnuoli, potevano far passare
per alimento umano; mentre da solo è insufficente
per i quadrupedi da lavoro (2); ricordando cho agli
~ stessi schiavi dell' antica Roma si usava
som-ministrare giornalmente buono ed abbondantissimo
pane di frumento e segala, discreto companatico
e sufficiente vino con relativo vostiario e ricovero
gratuiti, come ce lo lasciò scritto lo stesso
seve-rissimo M. P. Catone nei suoi pregiati
insegna-menti d'agricoltura.
Nè a questo orribile marasma e vel'O
perver-timento socialo si potrà metter mai qualche umano
ed energico ripiego, se non si terrà ben presento
(l) Il chiDriss. prof. Ca\', G. Todde di Villacidro (Surdegna) I:lcrisse parole
santis-sime .sul nuovissimu fenomeno duJl' emigrazione Sarda nell' .. Economista "II di Firenze n. 1167 - 1169 - anno 1896.
(2! Veggélnsi le pregiate monografia del benemerito Manzini Glu~el're edite ad
INSUFFICIENZA DI SUOLO 15 che, non potendo noi vincere di subito per man
-canza di capitali nè nelle industrie e neppure
nel-l' agricoltura, per i cereali almeno, la concorrenza
degli altri Stati non così scarsi di suolo n8 così
pigiati ed indebitati come noi, altra via non ci
rimane, come dicemmo ormai più volte, di quella
osservata in tutti i tempi dagli Stali più civili e consistente, non già nel fare assegnamento su e
-pidemie o sopra guerre (come pur suggeriva
inu-manamente Papa Urbano II nel Concilio di Cl
er-mont), ma nell' impedire in tutti i modi leciti ed
onesti l'inconsulto aumento delle famiglie; dal
mo-mento che la stessa insufficenza del nostro s11010 non ci permetterà per molt' anni ancora, di poter
fare qualche positivo assegnamento su d'un ade
-guato e desiderato aumento nella nostra produt
-tività in generale.
""
*
*
E che questo nostro suolo SIa ora pei 31 mI
-lioni d'abitanti insufficiente, lo prova il fatto che
malgrado tutti i più lodevoli sforzi da parte dello Stato, delle Provincie, dei Comizi agrarì e degli
stessi proprietarì per migliorare ed accrescere la
produzione almeno dei nostri cereali, noi conti-nuiamo ad esserne importatori per quantità sempre
enormi ed allarmanti; e pel fatto ancor più
evi-dente e non meno grave che al più sui 28,658,800
di ettari di cui è compostQ la nostra superficie,
fare assegnamento su 20 milioni è il più largo e
forse esagerato computo che si possa farei coll' ag
16 INSUFFICIENZA DI SUOLO
gravante che solo due terzi sono suscettibili eli
miglioramento veramente rimunerati,o. Ora se con
-sideriamo che la Francia dispone invece eli ben 49
milioni eh ettari e tutti di terre ottimamente
pro-duttive (1) sopra i suoi 536,408 Kq. (escluse le
colonie), si comprenderà di leggieri come essa possa,
anche con una sola media di. 15 ettolitri per ettare
del cereale principe, ottenere invece dei nostri scarsi
5 miliardi di prodotti agricoli e fore.stali, ben 14
dal suo suolo c.òsì poco grav8to cl' imposte e così
arricchito, per di più, dai beneficì incalcolabili di
oltre 13 milioni. di bovini, quando noi a mala pena
possiamo mantenerne magramente 5, gran parte
dei quali intisichiti, come lo è tutta quella eccessiva
gente nostra condannata a vivere di cereali
infe-riOl·i ed avariati.
Così mentre noi in media tutto compreso, in
fatto cli cereali, non possiamo raccogliere al più
che cento milioni d'ettolitri all' anno, la Francia
ne ottiene più di duecento cinquanta milioni, ot
-tanta dei quali, di quella preziosa e nutriente avena
di cui noi invece difettiamo al segno da esser stati
costretti di esperimentare, se v' era modo di far
vivere di solo gran turco gli scarsissimi cavalli del
nostro Esercito, per vederli, dopo pochi mesi,
in-capaci ch resistere a qualunque fatica e deperire
nel modo più grave ed inaudito.
E quanto sia indispensabile dispone d'un' a
-deguata superficie di terreno coltivabile pei bisogni
della popolazione, pelle industrie e pell'
INSUFFICIENZA DI suaco 17
cui la Francia tien sempre a sua disposizione pel
-l' ES81'cito in caso di guerra oltre 800 mila qua
-drupedi, lo dicano i 450 milioni eli quintali di
ottimo foraggio, i 100 e più milioni eli quintali di
nutrienti pomi eli terra, i 500 milioni di quintali
eli barbabietole che essa annualmento ottiene dalle
sue ben concimate e spaziose proprietà; quando noi
con tante località alpestri ed insuscettibili d' irri
-gazione, non possiamo che contrapporvi al più 150
milioni di quintali fra erbe e foraggi, 7 milioni
soli, contro ben 100 di pomi eli terra, e neppur mezzo miliono eli quintali eli barbabietole; per
con-tinuare anche per il bisogno dello zucchero ad
e-minentemente inelebitarci coll' estero e per metterci
sempre più nell' impossibilità di poter avere, anche per questo igienico prodotto, quel consumo medio
generale che ora è tanto basso e deplorevole, E così resta pure spiegato che mentre noi,
con tanto chiasso, non arriviamo ad esportare che
al più per undici o dodici milioni eli lire all' anno
in burro, la Francia arriva a smerciarne all' estero,
oltre un grandissimo consumo interno, per settanta
cinque milioni, e ad averne uno di carne bovina
quattro volte superiore al nostro, come ne ha uno
doppio nei cereali ed in qualunque altra principale
elerrata alimentare; per continuare noi el' altra
parte, per i bisogni dei privati. e per la stessa
rimonta elell' Esercito, a dipendere, anche in fatto
eli cavalli sempre dagli Stati vicini, con quale
altro elanno per le nostre finanze ognuno lo può
ben immaginare, pensanelo che in soli 23 anlll,
elal 1871 al 1893, abbiamo dovuto comperarne
18 INSUFFJCJE 'ZA DJ SUOLO
all' estero 335 mila per rivenderne al più soli -1-7
mila!
*
*'
*
Ui sembra quindi indispensabile da qua.lunque
punto di vista si esamini questo intricatissimo
problema dell' eccessivo addensamento della
popo-lazione e della relativa scarsità di suolo, di
affret-tarci a ridune non solo in ogni singola parte il
nostro sproporzionatissimo piede di casa che tanto
contribuisce ad ingigantire sempre più il nostro
dissesto economico ed a perpetuare il non meno
disastroso ed unlÌliante corso forzoso, tanto comodo
a pochi monopolisti e a non sempre onesti
privi-legiati; ma preme egualmente di sfollare, sciamare
ed infrenare - ritardando e proibcml0 i matrimoni
in tutti i modi leciti ed onesti - l' eccesso della nostra natalità.
Nè si tema che per queRto abbiano di troppo
ad aumentare gli illegittimi, dappoichè questi non
sono tanto i prodotti della venere vagante, quanto
quelli di non pochi snaturati genitori ed anche
del Clero dalla stessa Chiesa condannato
inuma-namente a vivere in concubinaggio od a diventare
dei veri energumeni. Inconveniente quest' ultimo che col Vangelo e sopratutto coll' ancor più santo Decalogo alla mano dipenderebbe dallo Stato, come
ce ne diede esempio lodevolissimo 11nche il savio
imperatore Giustiniano colla sua Novella 123, non
concedendo noi, più radicalmente, la cura d'anime
sta-lNSUFFlClENZA DI SUOLO Hl
biliva lui, per lo meno 35 anni; ma che, come
avviene per tutti gli altri 200 e più milioni di
Oristiani abbino anche già formata la loro onorata
e santa famiglia; come si usa del resto presso
tutte le altre grandi razze civili. Nè è certo fuor
di luogo di ricordare che il celibato forzato e
veramente perpetuo, per quanto lo ricordi la storia,
non fu mai, per motivi di religione imposto che
presso gli antichi Frigì (1), quando però erano già
in istato di vera decrepitezza ed in ogni modo
quando ai loro Sacerdoti s'imponeva non la sem
-plice castrazione ma la vera ed intera evirazione.
Mentre dalla nostra incongruente Ohiesa si spinge
la contraddizione al segno eh mettere in derisione
un povero ingenuo come fu Origene e eh tassatj
-vamente assicurarsi che nessun invalido e molto
meno eunuco sia anlluesso fra le nuove reclute, e
che sia pure effettivamente intero e perfetto maschio
lo stesso Sommo Gerarca; forse per avere su quel
-l' altissimo seggio qualche altro, pm che satiro,
vero mostro com' ebbe a chiamarne parecchi
l'im-mortale Giannone e quale fu indubbiamente un
Sergio III, un Bonifazio VII, un Benedetto IX,
un pirata Giovanni XXIII, un parricida come
Borgia, od uno stupratore infamissimo come fu
suo figlio il Oardinale Oesare. Pelle quali infamie
e sozzure tutte non per nulla aveva solennemente
(li Il culto della Dea Cihele giustamente stimatizzato da Lnciano e ùa Plutarco tt'ovò pur troppo ospitalità anch~ in fioma, nOti appena le savie legp-i di NUO)(l, che
pr~scrivevano pf:!1 Sacerdote l'indispensabile illibatezza, la sua famiglia e nOli meno
20 INSUFF1CIENZA DI SUOLO
tuonato il divino Alighieri, quando non aveva
avuto ritegno di altamente proclamare ridotto fin d'allora ad una vera cloaca (Parad. XXVII) lo
stesso cimitero di quel sublime e modestissimo S.
Pietro, che pur si onorava d'aver avuto la suà
casta moglie e i suoi legittimi figli; come racco-mandava S. Paolo che l' avesse ogni qualunque
onorata persona, non esclusi quindi i Sacerdoti,
come ne fanno ampia fede le sue magistrali
epi-stole agli Efesi (cap. V) ai Filippesi (cap. IV) ed
a Timoteo (cap. III).
E che questa gravissima quistione meriti anche e più dall' Italia nuova d'esser presa in tutta la
necessaria considerazione, basterà ricordare che
come per essa sola, nei primi nostri secoli si ribel
-larono da Roma papale i fedeli tutti d'Oriente,
ormai in più eli cento milioni, Don per altro prin-cipal motivo ebbe luogo ai tempi di Enrico VIII e di Lutero il non meDO deplorevole e ancor più
sensibile distacco dalla Ohiesa nostra dei moralissimi
Inglesi e Tedeschi, i cui Sacerdoti furon0 appunto
i primi, giustamente inelignati, a protestare per
mezzo dei loro Principi, contro un sì empio, inu-mano ed indecoroso eli vieto. Indecoroso essendo
stato ritenuto è cagione principale dei più turpi e
gravissimi delitti, che si commettono anche ai
giorni nostri, non solo da parecchi dei così detti SS. Padri, ma da Dante, Savonarola, Sarpi,
Gian-none, Verri, Sci piane de' Ricci, Filangeri, Tam.burrini,
Lambruschini, EHm'o, Mamiani, Mazzini, Bonghi,
l~SUFF!CIENZA DI SUOLO
« Pour attacher, fra gli altri scriveva fin dal « secolo scorso l' intemerato Sacerdote Bernardino
« di Saint-Piene, les preteres à la constitution, il
(I faut les rendre citoyens. Il est plus SUI' de les « lier par leurs interets que par leurs serments. « Pour en venir à bout on a dejà employé, un « trés bon moyen en les faisant soudoyer par « l' Etat. Il y en a encore un autre plus puissant,
« parcequ' ils les approche des lois de la nature;
« c' est cel~ti du m(wiage .
« Le celibat peut convenir à un particulier, mais
(I jamais à ~m CO?'ps. Les pretres seront bons citoyens, « quand ils seront époux: et péres de famille » (1)
E celto non buon cittadino e molto meno
rispettabile Cardinale fu quel Legato pontificio inviato - ai tempi d'Enrico I - appositamente da Roma in Inghilterra per minacciare nuove ed
inconsulte pene a quell' onorandissimo Clero, il
quale, fin d'allora, non volle mai giustamonte
sentir neppur a parlare, in fatto di matrimonio, di qualsisia impedimento o ritardo. Di quel Car -dinal Crema intendiamo dire che fu nel 1128 in Londra stessa, durante la sua sciocchissima mis -sione, sorpreso dalla polizia nelle sue ispezioni, ad indegnamente passare la notte con una sgualdrina in una casa di tolleranza, dopo, si noti, che aveva nell' inaugurazione del Sinodo da lui stesso convo-cato e presieduto, proferite le più sanguinose
offese contro le oneste e legittime mogli dei sa -cerdoti e minacciati questi delle maggiori infernali
pene! « Cet incident, narra il gravissimo storico
22
lNSDFFICIENZA DI DOLO,( Hume, jeta tant de ridicule SUl' luj, que 011 '( éminence sortit pl'om_ptement du royaume; le ,( Concile de Lone1re se Hepara et les canons « contre les mariages des ecclésiastiques furent ,( plus mal exécutés que jamaÌ-s » (1).
Del resto a persuaderci meglio dell' impossi-bilità eli osservare dal nostro Clero, nel lungo periodo della sua virilità, la così detta assoluta castità alla quale possono al più piegarsi dei yecchi per avere anche in essi frequentemente degli irre-quieti e morbosi energumeni - basta tener dietro agli infiniti e gravi reati che si commettono tanto all' estero che da noi per siffatto empio di vieto, non solo da parte dei Sacerdoti cattolici, ma anche non meno frequentel11_ente, per legittima e naturale
reazio11e, da lJarte di coloro da essi sang'uinosa-mente offesi.
Così mentre non è ancora estinta l'ultima
eco della pubblica e sacrosanta indignazione pel nefando reato commesso da quel monsignore od
abate mitrato C. che deturpò per sempre un
grandissimo numero di innocenti fanciulli delle più chiare famiglie Lombarde ch' erano stati per la loro educazione affidati alla sua creduta integrità ed illibatezza; reato pel quale, per deplorevoli in -trol11_issioni, era stato condannato a soli dieci anni di reclusione ordinaria - una sequela non meno obbrobrio sa di altri scandali consimili d'allora in poi s'è andata sempre più effettuando, tanto che. ancor recentemente, come narrarono tuttj i perio-dici, certa B. E. di Torino cl' anni 27 e d'ottimi
INSUFFICIENZA DI SUOLO 23
procedenti si era dovuta arrestare per avere gra
-vemente sfigmato con el01 vetriolo il vjso dell'
ab-bietto suo Confessore. E valga il vero; come non
scusaro in certo modo un sì orribile delitto, quando
si pensa che un tal Sacerdote abusando indegna
-mente del suo apostolato aveva non solo sedotta
e resa madre una tal giovane, ma dopo quattro
lunghi anni d'intimità) 1'aveva per di più
infa-memente abbandonata per gettarsi m braccio di
un' altra sua penitonte? (1)
Ora, nessuno vorrà negare che se la, corrotta
e decrepita Chiesa non si fosse mai allontanata,
neppur in questo, dai chiari ed espliciti precetti
del Decalogo e dello stesso Vangelo, nessuno dei
mille orribili e tmpi reati, pel passato sempre soffocati negli obbrobriosi misteri del foro ecclesia-stico, sarebbe mai stato commesso, nè molto mono si commetterebbero ancora in tanta luce di tempi, con tanto bisogno di religione e sopra tutto d' e -semplarità da parte di coloro che si arrogano con
imperdonabile jattanza, la gravissima qualifica di
ministri di Dio, per poi contravvenirne così
teme-rariamente i suoi più divini e necessarÌ
comanda-menti.
Che se alcuno ci avesse a tacciare eli contrad
-dizione perchè, mentre sosteniamo con tanto caJore
la necessità del santo e morale vincolo matrimoniale, anche pel Clero, proponiamo d'altra parte dei freni
per la nostra natalità in generale; - ci affrettiamo
a rispondere fin d'ora che la contraddiziono, se
bene si esamina, è più apparente che reale.
24 lNSUFFIC1ENZA DI SUOLO
gnachè, mentre dal nostro Olero più rititrettamente
reclutato, meglio istruito e retribuito, dobbiamo
avere la presunzione d'attenderci, oltre che una
condotta esemplarissima, una figliuolanza degna
di gente proba e morigerata - come avviene pel
Clero dei 200 e più milioni d'altri Oristiani; col
divieto invece dello stesso benefico vincolo sociale
per tutti i numerosi ex -galeotti e reclusi stati
colpiti dalle più infamanti pene (dagli altri Stati
segregati per sempre dal consorzio civile), nonchè
per i tisici all' ultimo grado e pei grandemente
defonni, - ognuno ben comprende di quanto
sco-merebbe eguallnente la cifra annua dei matrimoni
che or lasciamo, Cl si perdoni la parola,
inconsul-tamente celebrare) per peggiorare anche per questa
via coi prodotti loro le già anormalissime nostre
condizioni demografiche e criminali.
*
"*
*
Ritornando ora, dopo sì lunga e pur necessaria
digressione, a richiamare l'attenzione del benevolo
lettore sull' insufficiel1za assoluta del nostro suolo,
dobbiamo ricordarci - ci si passi
r
insistenza-che, per ogni Kq. della montuosa ed in parte
in-coltivabile nostra penisola, abbiamo il seguente
numero in più d'abitanti: della Germania 17,
della Francia 37, dell' Austria-Ungheria 42, della
Spagna 73; mentre di fronte ai nostri soli 286,588
Kq., tali Stati hanno a loro disposizione, stando
INSUFFICIENZA DI SUÒLO 25
Austria-UngheriR.. Kq. 625,557.
Germania )' 540,483.
Francia . » 536,408.
Spagna . » 504,517.
Oiò che equivale a dire che se tali Stati aves-sero la ùensità nostra, sia pur di soli 108 abit., che pur abbiamo di non poco già oltrepassata, dovrebbero avere:
AustriR.-Ungheria ab. 67,560,156 anzichè 41,384,056
Germania. » 58,372,164 » 49,428,470
Francia » 57,932,664 » 38,343,192
Spagna » 54,487,836 » 17,510,312
Ohe se una tale anormale nostra densità l' a-vessimo da applicare anche all' Europa intera, che ha una superficie di circa dieci milioni di Kq., essa venebbe a trovarsi abitata, anzichè dagli attuali 350 milioni, da un miliardo di persone!
Oome sarebbe mai possibile dunque, fermandoci alla sola GermaniéL, già costretta oggi a sfamare le sue popolazioni povere, neppur più con segala, ma con gran turco, ch' essa non avesse con ribel-lioni ad infrangere le già deboli attuali dighe e portare, per pura questione eli pane o, come disse il Lassalle, eli ventre, ovunque gli orrori della guerra, già colà tanto studiati se non agognati?
26 It-lSUFFICIENZA DI suoLo
vedere tutti i pericoli che più o mello presto
mi-nacciano noi, con una semplice circolazione cartacea
così dilapidatrice e rovinosa e con tanti milioni
di miseri e forz<1tamente disoccupati?
Fossimo almeno in condizione di rialzare i
salarì o di abolire subito quel dazio sui cereali
che è causa prima ed unica dell' aumento di tutti
i prodotti alimentari e CC1usa pure del consumo di
tutto il rifiuto avariato del mercato estero ed interno. Fossimo tanto concordi di far tacere gli interessi volgari di campanile, per deciderci una
buona volta a ridurre in più razionali proporzioni
l' esagerato nostro piede di casa, cominciando a
portare almeno, come nella bigotta Spagna e nella
cattolicissima Francia, le nostre Diocesi ad una
per provincia; ridurre quest'ultime pure d'un buon
terzo; sopprimere del tutto i Circondarì ecc. ecc.
Ma quali riforme, quali doverose economie possiamo
noi, in tanto bizantinismo di parte, attenderci da
~utto ciò che pur ci potrebbe, in meno di dieci
anni, far ridurre le nostre spese pubbliche di oltre
cento milioni, quando per la m~croscopica riduzione
delle Preture ed ora di poche Compagnie dell'
E-Bel'cito, si erano minacciati degli scioperi da parte
degli stessi Deputati, e recentemente costretti
parecchi onorandi Ministri a dimettersi?
D'altra parte l'anormalissima condizione nostra
dal punto di vista orografico per cui il 58 per
cento del nostro suolo è costituito da alture, delle
INSDFFICIE'ZA DI suoto 27
o la necessitù, non meno imperiosa di tutelare,
oltre che i nostri ghiacciai, le foreste dai nostri
avi quasi tutte, più eli noi, barbaramente distrutte,
mentre spiegano la ragione di non poter fare
grande assegnamento su d'una quantità di terreni
alpestri troppo elevati o per sempre denudati, ci
dovrebbero tan to più indurre a far discendere for
-zatamente nei sottoposti piani non poche delle
misere attuali popolazioni delle nostre più alte
montagne, come quelle che costituiscono la causa
prima, - se non unica - dell' impossibilità di
conseguire con meno deplorevole ritardo qualche
utile effetto dalla savia legge sui l'imboschimenti;
ritardo che si traduce in sempre maggiori e veri
disastri, sia per effetto delle valanghe e del] e
inondazioni che ci costano, come quella del 1882,
oltre le vittime umane, centinaia di milioni, quanto
per le grandinate che, a parere degli stessi più
insigni idraulici, si ripetono sempre più di
fre-quente, nonchè per le crescenti necessarie
impor-tazioni di legname da costruzione pel quale, in
soli 23 anni - dal 1871 al 1893 - dedotte tutte
le esportazioni - dovemmo pagare agli altri Stati
ben 650 milioni di liro.
E che sia necessario di diradare almeno le
nostre popolazioni che si trovano ad abitare la
zona attuale soggetta al vincolo forestale, lo dimostra
la difficoltà grandissima che incontrano sempre
più le stesse Provincie, oltre che lo Stato, per far
rispettare la legge relativa; continue essendo le
infrazioni pei pascoli abusivi e sopratutto per
28 INSUFFICIENZA DI SUOLO
pure essendo la non meno vandali ca esportaziono
del fogliame, della legna da ardere, e pei danni
non meno inauditi che tali popolazioni apportano
alle nostre scarse selve, tagliando piante di valore,
per ottenerne pochi ed inconcludenti arnesi di
cu-cina. Inconvenienti tutti gravissimi ed ai quali la
Francia seppe energicamente e saVÌamente
provve-dere, portando - malgrado le jatture e separazioni
del 1870 - la sua superficie boscata da sette
milioni di ettari che aveva nel 1812 a novo milioni
e mezzo (1), che ha attualmente; compresa
quel-l' opera veramente gigantesca dovuta all' iniziativa
del compianto Ohambrelent ( 1857-1865), per la
quale ormai ben 800 mila ettari di fiorente e ricca
pineta nelle già deserte lande della Guascogna, le
permettono di mandare annualmente nella vicina
Inghilterra 500 mila tonnellate di legname, senza
contare tutto quello in più che si consuma
all'in-terno per tral\lversine di ferrovia, pali da telegrafo,
legna da ardere, prodotti resinosi, ecc, ecc. Mentre
noi con tante regioni alpestri e con tante spiagge
deserte ed improduttive, da cinque milioni d'ettari
di varie selve che ci assegnava la statistica
fore-stale del 1870, siam discesi a soli quattro milioni
di ettari vincolati, dei quali ancor 737 mila sono interamente denudati! (2)
(1) I3lock - StaLi~. de la F"ance, T. lI. p. 77 Paris 1875 _ ed anr.ht:: Il,,JI'
Ency-cJopedie d'hygiéll~ et. de !lIeti. T. lV. p. 453. PUI'IS 1888-02.
lNsm'FlClENZA DI SUOLO
""
'*'*
29
Nè si voglia, per avventura sostenere che altri plU grandi paesi in identiche deplorevoli condizioni economiche, vivano più pigiati che da noi. Quegli stessi che siamo soliti a chiamare formicai di carne
umana quali l'India e la China hanno invece,
tutto ben eonsiderato, entrambi una popolazione,
relativamente alla immensa superficie di cui
di-spongono, assai inferiore della nostra. La China
infatti per sè sola, non ha che una demlità di 64
ab. per Kq. ed una appena di 32 se teniamo il
dovuto conto di tutto l'Impero Celeste, ove può
sempre facilmente riversare l' eccesso della sua
popolazione, non tassata in media che in ragione
di tre soldper abitante, anzichè settanta come
avviene ormai da noi. E l'India anch' essa, almeno quella parte direttamente governata dall'Inghilterra, stando alla buona fonte dell' almanacco di Gotha (1896 p. 990), non ha che una densità di 60 abito
per Kq. e di soli 55 per tutte le popolazioni
asia-tiche dipendenti da quel vastissimo impero. - E
quando nei giornali ed in alcune opere recenti
vediamo far le meraviglie perchè nella China
mo-rirono di fame, ancor nel 1878, sette milioni di
persone ed altri cinque per lo stesso motivo nelle
Indie inglesi, troviamo esagerato lo stupore;
dap-poichè ben più grave fu la orribile mortalità della
30 INSUFFICIENZA DJ SUOLO
perchè infine quei dodici milioni di Chinesi e eh Imliani deceduti per lo stesso motivo, tenuto conto dei 357 milioni d'abitanti dell' Impero Celeste e dei 296 dell' impero IndiéLllo Brittanico, non rap-presentano nè più nè meno che l' eccesso della mortalità che ormai, non in via eccezionale, ma in modo permanente si verifica da noi che, con una popolazione quasi eguale a quella dell' Inghil
-terra, perdemmo nel solo settennio 1887-92 un milione e mezzo e più di abitantij ciò che corri-sponde a 200 e più mila individui all' anno (1).
E che la terribile malattia della fame e della miseria mieta da noi a migliaia le vittime, oltre chè dall' eccessiva eel anormale mortalità dei nostri fanciulli di cui discoremmo al Cap. I, appare pure dalle statistiche sulle « Cause di~ morte » che con tanta diligenza, sono dal 1887 pubblicate dallo Stato, dalle quali si rileva che nel solo ottennio 1887-94, (2) morirono di ente?'ite, dia?Tea, e colem
indigeno 789,366 persone, 133,248 di febbri di
malaria e infine 28,848 di quel fatale morbo qual' è la pellagra e che costituisce, coi mali non meno atroci che ci procurano le velenosissime risaie, la più grande nostra vergogna, tanto grande da aver fatto santamente scrivere, a disdoro e rossore dì coloro che promuovono e caldeggiano ancora tali indegne coltivazioni, all' immortale Puccinotti, fin dal 1843, le seguenti ed inascoltate parole: « Le
« risaie nell' odierno quadro commerciale,
presen-« tano l'ultima feccia del fermento industriale di
(II V. Statistica d.lle Callsa di morte pel 1891-92 p. LVII. - Rom" 1894. nel-1'« Ellropa poI. et sociale 'P del Dlock :l p. 61 - P,n'igi\ 1893.
INSUFFICI8NZA DI SUOLO 31
« Europa, e questa feccia, che gli altri Stati in c
i-« viliti disprezzano, doveva colare per la massima « parte in Italia, dove tutto ciò che vi ha di
« calamitoso per una nazione si rovescia a danno
« e vergogna d'un popolo che, agli insulti ed alle « offese che va sopportando nella sua vita civile,
« aggiunge la l11.attezza di guastarsi l'aria ed il
« sangue. » ()).
Le quali meritatissime l"ampogne se valsero a salvare, speriamo per sempre, la savia e prudente Toscana cla quel vero flagello, non trovarono pur troppo negli altri governi cessati eco alcuna, e neppure abbastanza ai giorni nostri; dappoichè il nuovo Regno colla sua poco severa legge, tollera indebitamente ancora che non meno di due milioni
eli nostri fratelli (2) siano più o meno direttamente soggetti alle febbri miasmatiche che emanano principalmente dalle risaie, per far piacere a po
-chissime centinaia di grandi e ricchi elettori che vivono allegramente nei grandi centri. Mentre colla sola soppressione del dazio protettivo, com' è
invo-cato da tutta la povera gente dell' alta Italia,
si fatta barbara ed inumana industria, scompari -rebbe da noi di sana pianta, giacchò arriverebbe dalle Indie la stessa derrata a prezzi infimi, per
essere colà coltivata dove gli spazi sono immensi,
fluentissima e grande la quantità d'acqua neces -saria, e sopratutto, perchè in quei ben diversi e più caldi climi, non si sviluppano affatto i terribili
(l) Delle risaie in !talia. Introd. p. v. Livorno, 1843. Tip. Bcrtani.
(3) Veggan,,' le due cane della nlalaria In Italia; 1:\ prima del cnmpianto Seno
Torelli edita lil1 dai 1883 a Homa e quella del 189·1 ediw qulla solerte no~tra Dlrez.
82 INSUFFICIENZA DI SUOLO
miasmi che da noi ammorbano le regioni V1Clile tutte, rendendo tisiche e cachetìche le persone che debbono attendere a tale coltivazione, la quale apporta (checchè ne dicano gli interessati e i traf-ficanti eh bollette doganali) o la morte precoce o
la permanente inferm.ità a migliaia di nostri poveri contadini, come lo hanno solennemente affermato
ed esperimentato un' infinità di scienziati e di filantropi d'ogni paese, fra i quali ci facciamo un pregio di citare gli ancor vi venti ed egregi Asperti, Guerci, Ponzi, Sanguinetti, ZFLnzL1cchi, Mariotti, Faelli tutti di questa patriottica Parma il cm Consiglio Provjnciale ebLe pure l'alto senno di
redigere ed emanare, fin dall' anno scorso, un severissimo regolamento, che servll' potrebbe di modello a tutte le altre derelitte nostre pro-vincie ezualmente colpite dalla fatale malaria. Da quella malaria che non tanto dallo Stato, quanto dalle Autorità locali dipenderobbe eh far ben presto scomparire} purchè si avesse ovunque ad amministrare con la necessaria rettitudine e colla doverosa imparzialità e fermezza. (1)
E più che di fermezza lo Stato darebbe prova della non meno necessaria e desiderata equità se,
ispirandosi a criterì più umani e più consoni
al-l' altissimo suo ufficio, avesse a cessare una buona volta dal fatale connubio cogli incol'eggibili agrarì, causa non ultima del sempre più stridente dissidio fra capitalf: e lavoro, fra proprietal'i e salariati. Ad
un Governo veramente nazionale incombe il
lNSUlèFICIENZA DI SUOLO 33
santo obbligo d'innalzarsi al di sopra dei volgari
interessi di parte, e con mente serena ed acuta,
non perder mai, mai di vista che la salute pubblica dev' essere la legge suprema che si deve da tutti
far religiosamente rispettare ed inesorabilmente osservare. Se così, anche anticamente, si fosse
sempre regolato il patriziato, come non avremmo mai avuto il bisogno delle rivoluzionarie leggi agrarie, anch' oggi lo teorie socialiste, non
incon-trerebbero presso le trascurate e povere plebi tanti
facili seguaci, e così fanatici fautori.
-Ora nel caso nostro chi vorrà avere l' ardire
(li sostenere che le due coltivazioni del riso e del
gran turco non siano di danno alla salute pubblica?
E chi vOl'l'à contraddire anche che favorendo lo
Stato tali inconscienti produttorj coi dazI cosìdetti di protezione, oltre far rincarare enormemente i
consumi tutti, impedisce aUe classi povere di cibarsi esclusivamente del cereale migliore che, senza i
dazi, si avrebbe come.:..Inghilterra anche da noi
quasi a metà prezzo?
Ohe se gli scettici e caparbi latifondjsti sono così indifferenti alle grida di dolore delle classi povere e agli stessi dettami della scienza la quale per bocca di G. B. Say, fin dal principio del secolo ci ammoniva che l'ostinarsi a coltivare prodotti agricoli che si possono comperare a più buon
mercato all' estero, è un impoverire sè stessi e la
intera nazione; lo Stato ha anche e più per questo lo stretto dovere d'abbandonarli al loro meritato
destjno, ripetendo al più lOTO ciò che l' illustre
34 IN UFFICIENZA DI SUOLO
aveva bruscamente risposto ai non meno ostinati
e poco umani Lands-lol'Cls che volevano approfittare
delle st.rettezze dell' erario, per far ripristinare un
tal odiosissimo balzello: « Ebbene coltivate delle
rose, se non trovate più il conto di produrre dei
cereali »; e tenne duro (I), E così ancor oggi il salariato in Inghilterra, con sole 200 lire, consuma
una quantità di prodotti alimentari, pei quali coi nostri eccessivi balzelli ne occorrerebbero più di 400! Ma è poi vero che ai nostri grandi proprietari non tornerebbe il conto di abbandonare le fatali colture delle risaie e del gran turco, quando per quest' ultimo sopratutto il prodotto medio in
ge-nerale per ettaro, mellO che nel quinquennio 1870-74
'non è mai stato superiore agli ettolitri 15, ciò che vLlol dire che appena appena si sono potute coprire le spese d'anticipazione malgrado 1'enorme
dazio protettivo?
Epperò dal momento che non solo in Francia
da più di
40
anni e da noi da non meno di 30si è largamente 8sperilnentato e sicuramente
pro-vato che quanto a risaie non v' ha terreno che
non si possa bonificare anche da noi meno
pochis-simi spazI e quindi sottoporsi ad altre colture, e che sopratutto al posto del gran turco si può ottimamente coltivare la barbabietola da zucchero
con un recldito netto medio superiore alle 300 lire per
ettare, anzichè uno non sempre sicuro di sole 150,
com.e si ha dal gran turco; noi non vediamo perchè
INSOFFJCIENZA DI SOOLO 35
neghittosità imperdonabile e, per alcuni casi, la
vera cattiveria degli attuali produttori in grande
di sifatti scadenti cereali, n'm li punisca invece
inesorabilmente tutti, sopprimendo almeno il dazio
pel riso e pel gran turco, e dicendo loro ad alta
voce che si meritano un tal provvedimento pel
fatto che per inerzia o cattiveria si rifiutano di
procedere ad una trasformazione così semplice e
sicura, rinunziando per di più a danno dell'intera
nazione e quindi anche dell' erario a non meno di
200 milioni di maggior reddito netto annuo. E
che questo maggior reddito netto sarebbe anche a
101'0 assicurato, è ampiamente provato da ciò che
avviene da quasi mezzo secolo in Francia dove
mentre la coltivazione, in grande ben inteso, della
barbabietola ha dato luogo alla relativa e r
imune-rativa industria su vasta scala, dello zucchero, con
fabbriche erette sopra luogo, ha permesso pure di
poter triplicare addirittura il proprio bestiame
bovino, come quello che si può economicamente
alimentare ed ingrassare coi residui di tal prodotto;
prodotto che in Francia sin (1'oggi l'aggiunge già,
coi suoi 500 milioni di quintali all' anno, un
mi-liaI'do di valore (1).
Ohe se nè lo Stato nè i nostri proprietarÌ
non credono che pel bene di tutti si debba
prov-vedere e d'urgenza a siffatte doverose, umane e
rimuneratrici trasformazioni, ci si permetterà che
noi qui ricordiamo all' uno e tanto più agli altri
le gravissime parole che il compianto Oonte di
36 INSUFFICIENZA DI SOOLO
Cavour fin dal 1844, giustamente meravigliato di
tanta eguale cecità, rivolgeva al governo Inglese
ed ai suoi ostinati Lands Lords; parole cho furono
una vera profezia per quanto di tenibile e di
inél,udito avvenne in Irlanda solo, tre anni dopo
ch' erano state proferite, quando cioè dovettero nel
1846-47 morire di vera fame, per colpa loro, oltre
un milione di quei poveri isolani:
« La Providence ne penul:t pas que ces me
-« sures l'eparatrices eussent lieu alors; elle destinait
« l' Irlande à c1evenir aprés une longue carrière
« de misére, une source intarissable d' inquiétudes
« et d'ennuis pOUI' ses oppresseurs, afin, peut-etre,
« de donner au monde un grand enseignement,
« et d'app1'endl'e cw,x nations les ph~s puissctntes que « lew's C1'ùnes et lew's eJ'TeU1'S 1'etombent t6t m~ taTd sw'
« ce~~x q~d les C01wnettent, » (1).
Diminuire grandemente il prezzo del sale,
mettere quello sofisticato alla più facile portata
dei nostri più poveri proprietarI eli terre G eli
bestiame lo crediamo pure d'un' urgenza non meno
somma e d'un beneficio non meno grande. Ora
di questa vera manna dataci da Dio ne facciamo
un consumo così limitato da spiegarci anche per
questo come s'abbia tanta gente povera malsana
e tanto bestiame egualmente intisichito. - Quan
-tunque non sia ancor del tutto scientificameDte
(l) Considerutions sur l' ètat nctuel de l'lr1allde . . . . i dans la Bib. Univcl'selln
lNSL'Ff!'ICIENZA DI SUOLO 37
provéLto che il sale possa riescire nella terra di
vero ingrasso, certo è che in Francia e sopratutto
in Inghilterra se ne
fa
un consumo grandissimocome ammendamento e anche per salvare da alcune
crittogame le pianticelle foraggere. Ma anche que
-st'uso od impiego da noi è divenuto impossibile sia
per il prezzo elovato di quello stesso sofisticato, sia
per le mille difficoltà e spese necessarie per an
-darlo a prelevare, nei magazzeni centrali, moltis
-simi dei quali ne sono ordinariamente sproveduti.
E il rammarico sommo che proviamo anche per
questo grande errore che commette lo Stato, è
accresciuto dal vedere che ogni anno noi lasciamo
esportare non meno di 150 mila tonnellate di un
tal prezioso ingrGdiente, cedendolo per
meschinis-sime lire undici la tonnellata, quando in patria
non lo mettiamo in vendita per uso alimentare
che a lire 350; per veder sempre più accrescere
d'altra parte l' importazione di tutti quei concimi
chimici di cui diffettiamo tanto e che col sale a
prezzo di puro costo, potremmo in gran parte
risparmiare. Dappoichè oltre giovare all' agricoltura
e agli ovini, potrebbe permetterci di raddoppiare
assai più presto il nostro grosso bestiame e quindi
avere anche per questo mezzo una quantità doppia
di quegli ingrassi naturali or tuttavia tanto cari
ed insufficienti. Intanto teniamo a ricordare che
il sale da cucina in Svizzera, in Francia e nel
Belgio è messo in vendita a meno della metà che
da noi; e nell' Inghilterra a quello solo del puro
costo; ed è per l'appunto da loro che si contano