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II.4 I mortai in pietra

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Academic year: 2021

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Sauro Gelichi

II.4 I mortai in pietra

II.4.1 Analisi e discussione

Nello scavo sono stati rinvenuti in totale un nu- mero minimo di dodici mortai in pietra, a livello più o meno frammentario. Pressoché tutti i reperti provengono da stratigrafie relative al Periodo IV e al Periodo V (in questo caso forse residuali).

Eccetto il caso di un esemplare ricavato da un ca- pitellino altomedievale (in marmo), questi mortai sono realizzati in pietra calcarea, di cui sono stati riconosciuti, a livello macroscopico, almeno tre principali litotipi.

Litotipo 1 (nn. 1, 4/5, 7, 10, 11, 12). Calcare di colore grigio, compatto, senza inclusi visibili Litotipo 2 (nn. 2, 6, 8/9). Calcare di colore grigio con screziature giallo/ferro e con numerosi inclusi di colore nero, meno compatto del precedente Litotipo 3 (n. 3). Calcare di colore giallastro ab- bastanza compatto ma senza inclusi visibili.

Nonostante siano di dimensioni diverse, solo un esemplare (nn. 8/9), se di mortaio di tratta, sem- bra fuori scala. Gli altri recipienti variano nelle dimensioni fino ad un massimo altezza/diametro intorno ai 12×23 cm.

La forma è pressoché simile. Si tratta di manu- fatti a profilo esterno troncoconico, con parete leggermente bombata, provvisti di prese apicate arrotondate piuttosto piccole. In tutti gli esem- plari in cui è stato possibile verificarlo, le prese erano in numero di quattro e disposte simme- tricamente; una di queste prese era lavorata in modo da ricavarne una sorta di rudimentale beccuccio versatoio, anche se non sempre questo versatoio sembra realizzato in modo da risultare funzionante. Nel complesso, la presenza di que- ste prese atrofizzate e di beccucci versatoi poco accentuati sembra alludere a funzioni piuttosto che ad espletarle in maniera opportuna. L’interno di questi recipienti è in genere sempre liscio, o comunque rifinito in maniera migliore rispetto all’esterno. Il bordo, piatto, è anch’esso liscio ed alcuni esemplari documentano lo stesso tipo di trattamento sull’esterno, attraverso la realizzazione di una sorta di fascia bassa che si differenzia dalla parete, molto spesso solo sommariamente sboz-

zata. Il punto di giunzione tra il fondo e la parete è in qualche esemplare sottolineato da una sorta di scalino, che sembra accennare ad una specie di piccolo piede.

Eccetto il capitellino, rimasto tale e quale (se non per il fatto di essere stato scavato all’interno), tutti questi oggetti si presentano come prodotti estremamente semplici, privi di qualsiasi elemento decorativo, con l’eccezione del mortaio n. 3. Tale oggetto documenta due cordoncini rilevati subito al di sotto dell’orlo, e delle incisioni puntiformi (a serie di tre e di quattro appaiate e disposte ver- ticalmente), la cui funzione non è riconoscibile se non all’interno di una generica e rudimentale qualifica di decorazione.

I mortai sono dei recipienti che servono per ri- durre in polvere e mescolare sostanze, e venivano utilizzati in ambito domestico ma talvolta anche artigianale. Possono essere in ceramica, legno, in pietra e, dal tardo Medioevo, diventano sempre più frequenti quelli in metallo. Associato al re- cipiente dobbiamo presupporre l’esistenza di un pestello, che era quasi sempre in legno. Mortai in pietra sono conosciuti e diffusi nel mondo antico ma, per forma, dimensioni e talvolta anche per la presenza di decorazioni, si differenziano dagli esemplari individuati in questo contesto. In co- mune hanno tuttavia le prese (sempre quattro) e i beccucci versatoi, realizzati talvolta in maniera un po’ grossolana da una delle quattro prese (proprio come nei casi che abbiamo qui considerato).

La presenza di mortai in pietra continua ad essere documentata anche nei contesti tardo antichi e del primo alto Medioevo (es. BOLLA 1991) ma il loro numero sembra progressivamente contrarsi, stando alle attestazioni da scavo (STASOLLA 2001- 2003, pp. 211-213). Nell’alto Medioevo prevale la semplice forma troncoconica, con il profilo ester- no leggermente arrotondato, quattro prese apicate atrofizzate, un rudimentale beccuccio versatoio e, talvolta, la presenza di un semplice piedino a marcare la distinzione tra fondo e parete. Si tratta, peraltro, della forma documentata, pur in varianti dimensionali, anche nel nostro sito.

I mortai in pietra diventano più comuni a partire dal XIV secolo, in coincidenza con quanto avviene

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fig. 1 – Mortai nn. 1-2.

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SAURO GELICHI

fig. 2 – Mortai nn. 3-5.

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fig. 3 – Mortai nn. 6-13.

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SAURO GELICHI

fig. 4 – Mortaio n. 14.

anche in altre parti dell’Europa, in contesti sia laici (Aujourd’hui le Moeyn Age 1981, p. 37; GARDEL 1999, pp. 890-892) che monastici (NORMAND, TREFFORT 2005, p. 84, nn. 46-47, planche 6).

Per questo periodo abbiamo anche il conforto delle fonti iconografiche che ne rappresentano frequentemente l’uso in ambito rurale (fig. 8) e, in genere, li collegano con funzioni di carattere domestico (fig. 9).

Nell’alto Medioevo, invece, i mortai sono tut- t’altro che comuni. In Francia, ad esempio, sono noti pochi esemplari e sempre al di fuori dell’am- bito rurale. Essi vengono associati a contesti di carattere signorile e giustificati con la necessità di approntare un tipo di alimentazione piuttosto sofisticato (AUBOURG, JOSSET 2000, pp. 79-94;

BOURGEOIS 2011, p. 24). Così, il numero piutto- sto consistente di mortai proveniente dal nostro sito appare, al momento, più una eccezione che la regola, con una curiosa quanto interessante comparazione. Nelle ricognizioni del 1984/85, e durante lo scavo nel 1987, nel sito di Cittanova (MO; Case Giacobazzi), furono rinvenuti ben 7 mortai in pietra calcarea, allo stato più o meno frammentario (CHIESI 1988, pp. 591-592). Il contesto è databile tra IX e X secolo e potrebbe essere riferibile a ciò che resta delle fasi inseditive relative a quel castrum costruito prope muras Civis Nove dal vescovo modenese Gotefredo nel 904 (GELICHI 1988, p. 602). Un altro aspetto piutto- sto interessante è dato dal fatto che, all’interno di questo gruppo, ci sono alcuni recipienti ad uno stadio avanzato di lavorazione ma sicuramente non finiti (CHIESI 1988, nn. 1, 4 e 7, fig. 541).

Nel caso di Cittanova/case Giacobazzi, dunque, si pone il problema se la lavorazione, acclarata in loco, sia funzionale ad un uso domestico o di

villaggio, oppure sia una produzione collegata con la vendita o lo scambio.

Lo stesso problema potremmo porci anche nel caso dei nostri mortai, per quanto non siano stati trovati esempi sicuri di semilavorati. Tuttavia che in loc. Crocetta/Possessione Canale si lavorassero calcari provenienti da edifici ubicati con tutta probabilità al di fuori del villaggio, è provato dal ritrovamento di alcuni frammenti, sbozzati, di un’iscrizione altomedievale e da un frammento, anche questo malamente rilavorato e poi scartato, di capitellino altomedievale (figg. 4-5a-b). Accanto a questa ipotesi se ne possono, tuttavia, formulare altre. Non si può escludere, infatti, data anche la quantità, che tali oggetti potessero servire all’esple- tamento di specifiche attività artigianali oppure che, come altri manufatti, fossero solo in transito nel villaggio, indirizzati ad altre destinazioni.

fig. 5a-b – Mortaio n. 14.

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fig. 6 – Mortai nn. 1-7.

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SAURO GELICHI

fig. 7 – Mortai nn. 8-13.

II.4.2 Schede

1. (Prov.: US 451 e 527, SAB 1995 – US 791, SAB 1996 – Inv.

230612). Mortaio in calcare di tipo 1, di forma troncoconica arrotondata (all’esterno), con una sola presa apicata rima- sta, di forma semicircolare. Un’altra presa, presente, è stata abrasa. Poiché è mancante poco meno di un terzo del reci- piente, non si può escludere vi fossero altre due prese simili a quella documentata. Piede appena accennato. Ricomposto non integralmente da nove frammenti. Mentre l’interno appare molto lisciato, l’esterno è sbozzato in maniera som- maria. (figg. 1.1 e 6.1).

H: 12,9; diam. (bocca): 19; diam. (piede): 14,4

2 (Prov.: US 1103 – Inv. 230613). Mortaio in calcare ti tipo 2, di forma tronco-conica arrotondata, con quattro prese apica- te (di forma semicircolare e in caso quasi riquadrata), di cui una provvista di versatolo. Ricomposto quasi integralmente da cinque grandi frammenti e privo di fondo. L’interno è lisciato, mentre l’esterno è sommariamente sbozzato (come il n. 1). (figg. 1.2 e 6.2).

H: 15,8; diam. (bocca): 23,5; diam. (piede): 16,3

3. (Prov.: US 1000, SAB 1997 – Inv. 230611). Piccolo mor- taio in calcare di tipo 3, di forma troncoconica con parete leggermente arrotondata. Quasi integralmente ricomposto da dieci frammenti. Sono conservate due prese apicate e una sorta di terza presa con l’accenno di un piccolo versatoio

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fig. 8 – Rappresen- tazione dell’uso di un mortaio in am- bito rurale in una miniatura tardo- medievale.

(considerando la parte mancante, dunque, dovrebbe aver avuto una ulteriore presa apicata). Piedino appena accen- nato. L’interno è molto ben lisciato, mentre l’esterno, per quanto sia stato lavorato con una certa accuratezza, non è uguale all’interno. Sull’esterno, subito al di sotto dell’orlo, corrono due cordoncini rilevati pressoché paralleli. Ancora sull’esterno sono state incise due serie affiancate di quattro/

tre incisioni puntiformi disposte in verticale e ottenute con uno stesso strumento (forse un punteruolo o un piccolo trapano. Queste coppie sono incise a sinistra della presa amicata. Quelle della fila composta da quattro elementi hanno tali elementi equidistanti tra di oloro anche se di passo differente (figg. 2.3 e 6.3).

H: 9,3; diam. (bocca): 12,7; diam. (piede): 18,5

4/5. (Prov.: US 776, SAB 1996 n. 4; US 792, SAB 1996, n.

5). Mortaio in calcare di tipo 1, di forma troncoconica arro- tondata (all’’esterno), con una sola presa amicata conservata.

Appartengono a questo esemplare due frammenti contigui che consentono di ricostruire il profilo del recipiente. Un altro, di bordo e di parete 8, n. 4), potrebbe essere pertinente allo stesso esemplare, ma non è certo. Questo frammento documenta una presa apicata molto simile, anche se leggermente più grande. In- terno, bordo e corto collarino lisciati, mentre il resto è sbozzato sommariamente. Assenza di piede (figg. 2.4-5 e 6.4-5).

H: 17,80; diam. (bocca): 17,80; diam. (piede): 17

6. (Prov. US 75; SAB1994). Mortaio in calcare grigio chiaro di tipo 2, di forma analoga al precedente, con piedino ap- pena accennato. Resta una presa apicata arrotondata, che è scanalata all’interno come ad accennare ad un versatolo, che tuttavia non è completo. L’interno e l’esterno sono rifiniti nella stessa maniera (figg. 3.6 e 6.6).

H 8; diam. (piede): 6,7

7. (Prov.: US 1209) Frammento di mortaio in calcare di tipo 1, di forma tronco-conica arrotondata, con una presa apicata.

Ricomposto da quattro frammenti. Interno liscio ed esterno sommariamente sbozzato (figg. 3.7 e 6.7).

Diam. (bocca): 10,3

8/9 (Prov. US 767, SAB 1996, n. 8; US 791, SAB 1996, n.

9). Fondo di grande mortaio (?). Si conserva solo un fondo, sommariamente sbozzato e parte dell’incavo interno, lisciato.

Calcare di tipo 2. Forse è pertinente a questo mortaio un frammento di parete di calcare dello stesso tipo (figg. 3.8-9 e 7.8-9).

Diam. (piede): 26,5

10 (Prov. US 1209, SAB 1997). Frammento di fondo di mor- taio di tipo 1, con piedino appena accennato. Il pezzo è molto calcinato (per vicinanza al fuoco?) (figg. 3.10 e 7.10).

Diam. (piede): 11,8

11. (Prov. US 4, SAB 1997). Frammento di parete di mortaio in calcare di tipo 1 (per la lavorazione, sia all’interno che all’esterno, potrebbe essere pertinente all’esemplare 4/5) (figg. 3.11 e 7.11).

12. (Prov. Spl., SAB 1997). Frammento di parete ed orlo di mortaio in calcare di tipo 1. L’orlo è piano; l’interno è lisciato come un corto collarino sull’esterno. L resto dell’esterno è sommariamente sbozzato, ma in maniera diversa dal n. 4/5 (figg. 3.12 e 7.12).

Diam. (bocca): 68,4

13. (Prov. US 1139, SAB 1997). Piccolo frammento di parete di mortaio in calcare di tipo 1. Lisciato sia all’interno che all’esterno (figg. 3.13 e 7.13).

14. (Prov. US 792+451, SAB 1996). Mortai parzialmente ricom- posto in marmo, ricavato da capitellino Interno semicircolare molto ben lisciato, con foro circolare passante (fig. 4).

(Per la scheda sul capitellino vd. contributo Trovabene, II.12).

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