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Versione elettronica. a uso esclusivo dei Soci IL FUTURO DELLA NORMAZIONE TECNICA NEL SETTORE AEROSPAZIALE. Febbraio 2016 Anno LXI

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Febbraio 2016 Anno LXI

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LA RIVISTA DELLA NORMAZIONE TECNICA

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1 – CN/BO. In caso di mancato recapito inviare al CPO di MODENA per la restituzione al mittente previo pagamento resi

IL FUTURO DELLA NORMAZIONE TECNICA NEL SETTORE

AEROSPAZIALE

Arrivano "I Quaderni della Qualità"

Sicurezza dei giocattoli Archeologia esecutiva: le nuove linee guida

per le aziende del settore

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Milano: tel 0270024200 [email protected] fax 025515256 www.uni.com

Roma: tel 0669923074 www.youtube.com/normeUNI fax 066991604 www.twitter.com/normeUNI

UNI EN ISO 9001

Linea guida applicativa UNI Conforma

disponibile in formato elettronico sul sito www.uni.com

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editoriale

U&C n°2 febbraio 2016 1

Paesi e dovrebbe sostenere la normazione tecnica.

Quello che però accade, nonostante una straordinaria collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, è che anche quando ci sono delle politiche a favore degli enti di normazione, penso al fondamentale contributo pubblico derivante dai fondi INAIL - che viene destinato alla normazione proprio in ragione del fatto che sviluppando norme tecniche aiuta a prevenire gli infortuni sul lavoro e i dati lo dimostrano ampiamente - la destinazione di questo contributo, ogni anno è quanto meno accidentata perché all’interno delle politiche di tagli di bilancio e di spending review poco selettive, questo contributo viene ogni volta incastrato in burocrazie ministeriali e difficilmente arriva a destinazione.

Questo non solo non dovrebbe accadere ma al contrario ci dovrebbe essere una politica di maggiore supporto rispetto al ruolo che UNI e CEI svolgono.

Io penso che nell’attuale situazione economica tutti dovremmo riflettere su come ulteriormente rafforzare il ruolo della normazione a beneficio di un sistema industriale, quale quello italiano, che è un sistema sempre più innovativo, sempre più ad alto valore aggiunto, sempre più qualitativo.

Noi ci posizioniamo su una fascia alta a livello di industria mondiale e i risultati del citato rapporto lo dimostrano ampliamente.

Dobbiamo sempre più puntare su politiche di innovazione e in questo il ruolo della normazione tecnica può essere strategico.

Marcella Panucci Direttore Generale Confindustria

C onfindustria sostiene da sempre il ruolo della normazione, ruolo riconosciuto dal rapporto Monti alla Commissione europea del 2010 in cui la standardizzazione e le norme tecniche venivano considerate essenziali come ulteriore tassello della costruzione del mercato interno europeo e delle politiche di concorrenza.

Le norme tecniche concorrono a pieno titolo all’infrastrutturazione innovativa e tecnologica di un Paese, quindi ne sono una componente essenziale.

In più l’impresa che partecipa attivamente alla normazione ne ha un vantaggio che viene non soltanto da una migliore qualità e innovatività dei propri prodotti, da un maggiore rispetto dei parametri ambientali e di sicurezza, ma anche dal fatto di contribuire con proprie prassi alla costruzione di norme tecniche e di riuscire a recepire e mettere in pratica quanto emerge dalla normazione con minori costi di adeguamento grazie a una maggiore conoscenza che ne ha grazie alla partecipazione al processo.

In più le norme tecniche aumentano la possibilità di collaborazione tra le impese grazie a una maggiore interoperabilità dei processi e dei prodotti, quindi consentono di mettere a fattore comune le conoscenze e questo rappresenta un grande vantaggio competitivo.

Le norme tecniche entrano a pieno titolo nelle politiche economiche di un Paese ma anche nelle politiche industriali. Lo scorso novembre abbiamo presentato un rapporto “Scenari industriali” del nostro Centro Studi. Si tratta di un rapporto sull’evoluzione dell‘industria a livello mondiale, europeo e italiano. Parte del

rapporto conteneva una serie di proposte e di riflessioni su quali siano gli elementi importanti per la costruzione di una politica industriale, che secondo noi deve basarsi sull’innovazione e la standardizzazione. Le norme tecniche nel nostro rapporto hanno infatti un ruolo rilevante perché contribuiscono in maniera concreta all’evoluzione di un sistema industriale.

In più la normazione aiuta le pubbliche amministrazioni. Se penso alle gare di appalto, se penso alla costruzione dei bandi è evidente che poter attingere alle conoscenze che vengono dal mondo della normazione consente di configurare dei bandi di gara molto più aderenti alle esigenze della pubblica amministrazione e soprattutto realizza quello che noi sosteniamo da anni:

che la domanda pubblica ha un ruolo rilevante nell’indirizzare l’industria verso determinate soluzioni. Soluzioni che noi ci auguriamo siano sempre ad alto livello qualitativo e ad alto tasso di innovazione.

Il ruolo della normazione tecnica e della standardizzazione, all’interno delle politiche economiche e industriali è un ruolo riconosciuto da moltissimi Paesi nostri concorrenti.

Le iniziative che sono state avviate da alcuni importanti governi proprio a questo riguardo (in Germania, nel regno Unito, in Francia e negli USA…) non fanno altro che certificare quanto la normazione sia importante per favorire lo sviluppo tecnologico e industriale.

Un ruolo – quindi - sul quale anche noi dovremmo profondamente interrogarci. Io sono convinta che il Governo italiano dovrebbe seguire le esperienze degli altri

Confindustria a sostegno della normazione

Confindustria in support of standardization

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sommario

direttore responsabile Alessandro Santoro Comitato di redazione Federica de Stefano, Fabio Galbiati,

Alberto Galeotto, Ruggero Lensi, Alberto Monteverdi, Gian Luca Salerio

segreteria di redazione Sara Rossetti direzione e redazione UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione

Via Sannio, 2 - 20137 Milano tel. 02 700241 - fax 02 70024474

Editore Logos Publishing S.r.l.

Strada Curtatona 5/2, Modena tel. 059 412666 fax 059 412623 [email protected]

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Immagini: www.shutterstock.com stampatore

Coptitp Industrie Grafiche Soc.Cooperativa - Modena Autorizzazione del tribunale di Milano nº 3574 del 1 dicembre 1954

Il Direttore responsabile e l’Editore declinano ogni responsabilità in merito agli articoli pubblicati,

per i quali rispondono i singoli Autori.

ISSN 0394-9605

Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - DL 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 N°46) art.1 comma 1 - Bologna

Tiratura del numero 2: 4.700 copie.

Finito di stampare nel mese di febbraio 2016.

Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o delle foto sono riservati

Ai sensi del D.lgs 196/2003 l’Editore garantisce la massima riservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità di invio del presente periodico e/o di comunicazioni

promozionali.

Ai sensi dell’art. 7 ai suddetti destinatari è stata data facoltà di esercitare il diritto di cancellazione

o rettifica dei dati a essi riferiti.

editoriale

1

Confindustria a sostegno della normazione

Confindustria in support of standardization

M. Panucci

attualità

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Notizie e avvenimenti

News and events

articoli

7

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15 13

32

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Arrivano "I Quaderni della Qualità"

The "Quality Notebook"

N. Gigante

I dispositivi di protezione individuale del piede

Personal protective equipment

G.G. Bellotti

Sicurezza dei giocattoli

Safety of toys

N. Consonni

Archeologia esecutiva: le nuove linee guida per le aziende del settore

Guidelines for archaeological exploratory works

C. Mezzadri, C. Calastri

Idoneità al servizio di attrezzature e insiemi a pressione soggetti a fatica

Assessment procedure of the service and use of pressure equipment and assemblies under fatique

C. Fossati

Prestazione energetica degli ascensori, delle scale mobili e dei marciapiedi mobili

Energy performance of lifts, escalators and moving walks

P. Tattoli e A. Marinoni

Campionamento dei combustibili solidi secondari

Solid recovered fuels

M. Merlini

Biocombustibili solidi: quando normativa tecnica significa qualità e sicurezza

Solid biofuels

A. Panvini

Strumentazione e analisi per la misura delle vibrazioni

Instrumentation and analysis for vibration measurements

G. Moschioni

La qualificazione delle procedure di saldatura a resistenza

Specification and qualification of welding procedures for metallic materials

A. Pandolfo

Il salto di qualità del Clinical Monitor: la qualifica del “saper fare”

Professionals operating in the field of monitoring of clinical trials of medicinal products (Clinical Monitor)

P. Primiero

Piscine e SPA ad uso domestico

Domestic pools and SPAS

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U&C n°2 febbraio 2016

Via Sannio, 2 - 20137 Milano

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sommariosommario

dossier

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3 IL FUTURO dELLA NORMAzIONE TECNICA NEL sETTORE AEROsPAzIALE The future of standardization in the aerospace sector

A cura di Paolo Santato - Funzionario Tecnico Area Normazione UNI Industrie europee per l’Aerospazio e la Difesa: approccio alle norme e certificazione di settore

P. Visconti

Principali attività normative

internazionali del settore aerospaziale P. Santato

Qualità, normazione e certificazione M. L. Ferrero

La standardizzazione europea nelle attività spaziali

G. Crivellari Cabin air quality G. Mancini

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U&C n°2 febbraio 2016

formazione

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Focus sui corsi in programma: impianti a gas, qualità, legale/amministrativo

dalle Commissioni tecniche

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Pompe e piccole turbine idrauliche

vita quotidiana

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Allo studio la norma europea sulle caraffe filtranti.

Vitamine e oligoelementi nel latte artificiale. Norme internazionali in arrivo.

recensioni

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In arrivo i quaderni della qualità!

focus norma

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Le nuove norme più importanti

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Attività normativa europea nel settore luce e illuminazione

Tematiche inerenti la luce e l'illuminazione nei settori della visione, della fotometria e della colorimetria, coinvolgenti la radiazione naturale e artificiale nelle regioni spettrali dell'ultravioletto, del visibile e dell'infrarosso, con riferimento ai campi applicativi che interessano tutte le utilizzazioni della luce all'interno e all'esterno, compresi gli effetti ambientali ed estetici: sono questi i campi di intervento della Commissione tecnica Luce e illuminazione attiva in UNI da oltre 40 anni.

Oltre all’attività normativa nazionale la Commissione UNI interfaccia i lavori di un analogo comitato europeo, il CEN/TC 169 “Light and lighting” - strutturato a sua volta in ben 13 gruppi di lavoro - e dell’omonimo comitato internazionale ISO/TC 274.

Proprio recentemente due di questi gruppi di lavoro europei, il WG 2 "Lighting of work places"

e il WG 9 "Energy performance of buildings"

si sono riuniti a Milano per un aggiornamento dei lavori in corso. Ne abbiamo parlato con Fabio Pagano, presidente della Commissione

UNI Luce e illuminazione ed esperto che partecipa ai tavoli di lavoro europei e internazionali.

“Il WG 2 - spiega Fabio Pagano - sta aggiornando la Parte 1 della norma UNI EN 12464 che riguarda le prestazioni illuminotecniche dei luoghi di lavoro…una revisione che si è resa necessaria anche per tenere in considerazione i risultati di recenti studi sugli effetti che la luce ha sulle persone”.

“Il WG 9 invece - prosegue Pagano - ha praticamente concluso la revisione della UNI EN 15193 sui requisiti energetici per l’illuminazione negli edifici, una norma che fornisce un metodo di calcolo della prestazione energetica dell’impianto di illuminazione da utilizzare per la certificazione energetica”.

L’intervista completa a Fabio Pagano è disponibile sul nostro canale YouTube (Playlist: “Edilizia e costruzioni”).

Commissione Carta: attività in itinere e prospettive future

Nel corso del 2014 la produzione italiana di carta e cartone si è attestata sui livelli del 2013 con 8,6 milioni di tonnellate prodotte e il nostro Paese - nonostante la mancanza di materia prima - si colloca al quarto posto tra i produttori europei (dopo Germania, Finlandia e Svezia) con un fatturato di 6,7 miliardi di Euro (dati Assocarta).

L’industria cartaria nazionale fa parte di una più ampia filiera - comprendente i comparti delle macchine per carta, dell’editoria, della grafica e della stampa - che ricopre una parte di rilievo della nostra economia con un fatturato complessivo di oltre 31 miliardi di euro, pari al 2% del PIL.

Insomma un settore che, seppure in crisi, riveste un ruolo importante per il nostro Paese. Ovviamente anche la normazione tecnica fa la sua parte in tal senso: in sede nazionale opera infatti da molti anni la Commissione "Carta" dell'UNI che ha al suo attivo oltre 170 norme tecniche riguardanti - per la gran parte - i metodi di prova e le specifiche tecniche per la carta e il cartone e per le materie prime impiegate per la loro fabbricazione.

A spiegarcelo è Fulvio Savagnone dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e presidente della Commissione UNI. "Questi metodi di prova vengono soprattutto sviluppati in ambito internazionale. Noi, come Commissione UNI, ci interfacciamo con gli analoghi comitati che operano in sede europea (CEN/TC 172) e internazionale (ISO/TC 6)".

"Negli ultimi anni - spiega Savagnone - la crisi dell’industria grafica ha portato il fatturato dell’industria della carta a provenire maggiormente dal settore ‘tissue’, rappresentato dalle carte per usi igienico sanitari e dal settore degli imballaggi. Per quanto riguarda ad esempio il settore ‘tissue’ esistono lavori sia in sede CEN che in sede ISO".

"A livello ISO - prosegue il presidente della Commissione UNI - è stato inoltre recentemente costituito un nuovo gruppo di lavoro che riguarda la stabilità nel tempo delle carte, un ambito che seguiamo con molta attenzione e nel quale la Commissione UNI è attiva da molti anni.

Trattandosi in particolare di carte per archiviazione e per beni culturali la nostra attività si è avvalsa di una proficua e fattiva collaborazione con la Commissione UNI 'Documentazione e informazione'".

"Le norme per me sono uno strumento fondamentale nel rapporto tra fornitore e cliente - conclude Savagnone - perché servono a verificare il rispetto delle specifiche tecniche e la conformità dei prodotti. E' evidentemente molto importante che fornitore e cliente parlino un linguaggio comune, armonizzato - rappresentato appunto dalle norme tecniche - soprattutto quando ci si confronta con fornitori di altri paesi, anche extra europei".

L'intervista completa a Fulvio Savagnone è disponibile sul canale UNI di YouTube (Playlist

“Prodotti”).

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A cura della Comunicazione UNI

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Metrologia della portata, pressione, temperatura

La Commissione Centrale Tecnica ha approvato il ripristino allo stato di Commissione tecnica della Sottocommissione Metrologia della portata, pressione, temperatura (nuovo codice UNI/CT 055) e contestualmente la chiusura della Sottocommissione UNI/CT 027/SC 01 e dei suoi gruppi di lavoro.

Vengono quindi creati i gruppi di lavoro:

• GL 1 “Portata” (UNI/CT 055/GL 01), che si occuperà di metrologia applicata alla portata dei fluidi: terminologia, metodi e procedure di misura; caratteristiche metrologiche e tecniche degli strumenti di misura; condizioni di misura e installazione;

raccolta, valutazione e interpretazione dei dati di misura;

• GL 02 “Idrometria” (UNI/CT 055/GL 02), che seguirà i lavori sulla metrologia applicata alle determinazioni idrometriche:

terminologia; metodi e procedure di misura; caratteristiche metrologiche e tecniche degli strumenti di misura;

condizioni di misura e installazione;

raccolta, valutazione e interpretazione dei dati di misura;

• GL 03 “Pressione e temperatura” (UNI/

CT 055/GL 03), che si occuperà di metrologia applicata alla determinazioni idrometriche:

terminologia; metodi e procedure di misura; caratteristiche metrologiche e tecniche degli strumenti di misura;

condizioni di misura e installazione;

raccolta, valutazione e interpretazione dei dati di misura; incertezza di misura.

UNECE, l'incontro ha esaminato le modalità in cui le norme possono essere utili ai responsabili delle politiche pubbliche. La normazione internazionale oggi gioca un ruolo fondamentale in settori quali la sicurezza alimentare, gli scambi commerciali, l’efficienza energetica, l’industria dei dispositivi medici, l’attuazione di impegni globali relativi alla sostenibilità e alla riduzione del rischio provocato da catastrofi.

Il segretario generale IEC Frans Vreeswijk ha sottolineato che “molte delle principali sfide odierne, come l’accesso universale all’energia, la mitigazione dei disastri, le città intelligenti sono sfide globali. Le norme internazionali possono aiutare a favorire soluzioni in grado di interagire, più sicure, più accessibili e più facili da mantenere e riparare. L’evento aveva lo scopo di incoraggiare le autorità legislative a partecipare al processo di elaborazione delle norme, facilitare le adozioni normative a livello nazionale e stimolare lo sviluppo economico”.

Kevin McKinley, segretario generale facente funzione dell’ISO, ha ribadito l’importanza che i normatori e i responsabili politici lavorino in stretta collaborazione non solo per sostenere il processo di elaborazione delle politiche, ma anche per garantire la pertinenza delle norme. “Le norme internazionali forniscono specifiche tecniche e requisiti dettagliati in termini di sicurezza indispensabili a una politica realmente efficace. Includono gli aspetti più diversi, dai metodi di prova alle buone pratiche di gestione, all’eliminazione degli ostacoli al commercio internazionale.

Questa conferenza ha dimostrato le sinergie possibili e come collettivamente si possa contribuire a un commercio mondiale più efficace e sostenibile”.

Mr. Vasilyev, Deputy Executive Secretary UNECE, ha espresso la speranza che le tre organizzazioni continuino a lavorare insieme per offrire delle soluzioni concrete ai policy- makers e alle imprese e, soprattutto, per realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile adottati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un’altra area di priorità per promuovere la cooperazione tra le organizzazioni - dal suo punto di vista - riguarda le attività legate alla sensibilizzazione e all’educazione, in modo da garantire la visibilità e l’attuazione delle norme.

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A cura della Comunicazione UNI

Un nuovo sito web per meglio comprendere i sistemi di normazione di Europa e Cina

I tre enti normatori europei - CEN, CENELEC ed ETSI - hanno presentato il nuovo sito web per la terza fase del progetto Seconded European Standardization Expert in China (SESEC), finanziato anche dalla Commissione Europea e dall’Associazione europea di libero scambio. Il sito www.sesec.eu rappresenta una fonte affidabile d’informazioni sui sistemi di normazione di Cina ed Europa, di particolare utilità per le imprese europee che intendono intraprendere attività commerciali in Cina (e viceversa).

Il “SESEC project”, lanciato originariamente nel 2006, sostiene il dialogo tra le Organizzazioni europee di normazione (ESOs) e l’Ente normatore cinese SAC (Standardization Administration of the People’s Republic of China). Scopo del progetto è migliorare la reciproca comprensione dei sistemi di normazione, promuovere la cooperazione tra i soggetti interessati e incoraggiare l’adozione in Cina di norme europee e internazionali per facilitare l’accesso al mercato e favorire gli scambi commerciali Europa-Cina.

Le aree individuate come prioritarie nel progetto SESEC sono: Internet of Things (IoT) e comunicazione machine-to-machine (M2M), reti e servizi di comunicazione, sicurezza informatica e identità digitale, Smart Cities (compresi i trasporti, le reti elettriche e le misurazioni dei risparmi conseguibili), prodotti elettrici ed elettronici, sicurezza generale dei prodotti, dispositivi medici, prodotti cosmetici, gestione dell’energia e protezione ambientale (compresi l’eco-design, l’etichettatura e le prestazioni ambientali degli edifici).

Le norme stimolano il processo di elaborazione delle politiche pubbliche

Le norme internazionali aiutano i governi e i legislatori a realizzare i loro obiettivi nel campo delle politiche pubbliche e il dialogo gioca un ruolo chiave. Questa è la principale conclusione alla quale sono giunti gli esperti riuniti in occasione della conferenza Using and referencing International Standards to support public policy tenutasi a Ginevra nei giorni 2 e 3 novembre 2015.

Organizzata congiuntamente da ISO, IEC e

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E’ la ISO 21504 "Project, programme and portfolio management - Guidance on portfolio management", che fa parte di una più ampia famiglia di norme che comprende la ISO 21500 sulla gestione dei progetti e la ISO 21503 sulla gestione dei programmi. Un articolo più dettagliato con le dichiarazioni di Steven Fahrenkrog, Project Leader della norma ora pubblicata, che fanno chiarezza sui termini sopra citati è disponibile sul sito UNI.

Il contributo CEN e CENELEC per un ambiente privo di tossicità

I rischi legati all’uso di sostanze pericolose e di sostanze chimiche nei prodotti, dannose per l’ambiente e per la salute -soprattutto dei bambini- sono temi che CEN e CENELEC considerano molto importanti e in linea con il 7° Environment Action Programme (EAP) che sta guidando le politiche ambientali europee fino al 2020 e oltre.

L’EAP afferma che il ciclo di sviluppo di materiali non tossici e di altri materiali sostenibili dovrebbe essere supportato da azioni a lungo termine con l’obiettivo di raggiungere un ambiente privo di tossicità.

Recentemente i due Enti europei hanno sviluppato una proposta relativamente a questi obiettivi: l’elaborazione di una ‘roadmap’

della normazione UE in materia di misurazione e indicazione delle sostanze regolamentate, con l’intento di integrare e sostenere in modo coerente la legislazione sulle sostanze che destano preoccupazioni, contenute nei prodotti.

Le norme da sviluppare hanno lo scopo di migliorare la comunicazione all’interno della catena di approvvigionamento, analizzando e caratterizzando i metodi per determinare le sostanze contenute nei prodotti.

Nel gennaio 2015 il Comitato europeo di

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6 U&C n°2 febbraio 2016 A cura della Comunicazione UNI

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A cura della Comunicazione UNI

Di conseguenza, verranno chiusi la Sottocommissione SC 01 e i suoi Gruppi di lavoro di seguito indicati:

• SC 01 “Metrologia della portata, pressione, temperatura” (UNI/CT 027/SC 01);

• GL “Portata” (UNI/CT 027/SC 01/GL 01);

• GL “Idrometria” (UNI/CT 027/SC 01/GL 02);

• GL “Pressione e temperatura” (UNI/CT 027/

SC 01/GL 03).

Fuel labelling: creato un nuovo CEN Project Committee

Il Project Committee “Fuel labelling” (CEN/TC 441) ha il compito di elaborare una norma europea che fornisca un identificatore armonizzato o espressioni grafiche da utilizzare per i combustibili liquidi e gassosi, nuovi o già esistenti sul mercato.

Sono incluse miscele derivanti dal petrolio, combustibili sintetici, biocarburanti, gas naturale, gas di petrolio liquefatto o idrogeno.

L’elettricità è invece esclusa dallo scopo del TC.

La norma da sviluppare sarà di supporto all’implementazione della direttiva europea 2014/94/UE sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi.

La segreteria del CEN/TC 441 è gestita dal NEN-Dutch Standardization Institute, l’Ente normatore olandese. Il Comitato è al lavoro su un progetto di norma che potrebbe raggiungere la fase di inchiesta pubblica a inizio 2016. Per ulteriori informazioni sull’attività di normazione in materia di combustibili:

cen.eu/work/areas/energy/Fuel

La tua organizzazione fatica a gestire tutte le attività? Ora una norma ti può aiutare

Progetti, portfolio, programmi… Le attività di qualsiasi organizzazione si sviluppano in modo più o meno articolato per raggiungere determinati obiettivi. Ma l’efficace gestione di queste attività è fondamentale per l’efficienza dell’organizzazione stessa e quindi, in ultima analisi, per il suo successo. Chiarezza sui principi base e conoscenza di "best practice"

sono i motivi che hanno spinto l’ISO/TC 258 ("Project, programme and portfolio management") a sviluppare una norma specifica su questi aspetti gestionali.

Ulteriori informazioni e approfondimenti sono disponibili sul sito UNI www.uni.com Le videointerviste agli esperti UNI sono pubblicate sul canale www.youtube.com/

normeUNI

UNI è presente anche su Twitter: www.twitter.

com/normeUNI

normazione ha anche lanciato un progetto, supportato dalla Commissione Europea, per affrontare il problema delle sostanze chimiche pericolose nelle norme di prodotto. L’obiettivo è quello di fornire un supporto “su misura”

ai Comitati tecnici al fine di garantire che le norme di prodotto sul mercato siano conformi alla legislazione sulle sostanze chimiche e contribuiscano a ridurre al minimo l’impatto dei prodotti chimici sulla salute e sull’ambiente.

Le previsioni per il completamento del progetto portano al 2017.

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articoli

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N

el settembre del 2015 è stata pubblicata la nuova revisione della "norma più popolare del mondo", la ISO 9001, seguita immediatamente dalla sua versione in italiano. Questa nuova edizione corrisponde meglio ai reali meccanismi di funzionamento di una "buona" organizzazione nel suo contesto, e anche per questo, affinché possa produrre gli effetti per i quali è stata concepita, la sua applicazione non può ridursi a una serie di adempimenti formali. La ISO 9001:2015 potrà in altre parole essere per le aziende uno strumento concreto di gestione per la qualità, per la soddisfazione del cliente e per il successo organizzativo, a condizione che venga attuata, più che per le edizioni passate, in modo professionale e proattivo.

Consapevole di ciò, l'UNI ha promosso in questi ultimi anni numerose iniziative di tipo seminariale e didattico, per aiutare gli utilizzatori della norma a interpretarla in modo corretto, a elaborare idonee soluzioni pratiche per la sua applicazione in azienda, a valutare in modo appropriato la conformità alla sue prescrizioni. Si è sedimentato nel tempo, in questo modo, a un vero patrimonio di proposte e soluzioni, sulla base delle sollecitazioni prodotte da organizzazioni e professionisti del Quality Management e delle conoscenze maturate e via via rielaborate dagli esperti italiani impegnati nei gruppi di lavoro internazionali che nel frattempo lavoravano per perfezionare il documento, fino alla sua pubblicazione. Affinché tale collezione di conoscenze e soluzioni non restasse frammentaria e non andasse perduta, l'UNI ha deciso di avviare, a partire da tale esperienza, un progetto di sistematizzazione dei contenuti e degli strumenti di attuazione della nuova norma, in modo da renderli disponibili a tutti gli utilizzatori, in forma omogenea e coordinata. E' nata così l'idea di "Quaderni della Qualità": una serie di pubblicazioni monografiche tali da definire un percorso di approfondimento "per argomenti" della nuova norma. I temi saranno in particolare quelli che hanno fin qui suscitato maggiori curiosità, interesse e richieste di chiarimento da parte degli addetti ai lavori, con l'obiettivo di:

• Fornire una lettura "sistemica" dei punti di norma, offrendo così la possibilità di comprendere ogni requisito nella sua relazione con gli altri.

• Sintetizzare e integrare i contributi provenienti dai numerosi documenti di supporto che l'ISO ha messo a disposizione della comunità degli utilizzatori.

• Aiutare a risolvere i maggiori dubbi interpretativi, risalendo alle ragioni che hanno determinato l'introduzione delle prescrizioni più innovative.

• Fornire alle organizzazioni esempi di applicazione dei requisiti più "sfidanti", proponendo ipotesi di attuazione valide per organizzazioni semplici e di piccole dimensioni, e altre, più articolate, per aziende maggiormente strutturate e complesse.

• Consentire a chi si avvicina per la prima volta ai temi della gestione per la qualità, di comprenderne i concetti e le logiche essenziali, prima che i singoli requisiti.

• Permettere ai più esperti di organizzare progetti d’implementazione della norma, tali da sviluppare al massimo il potenziale dei suoi contenuti.

Il Progetto prevede la pubblicazione di 6 "Quaderni della Qualità", a partire dal dicembre del 2015, con periodicità mensile. Questi gli argomenti che verranno via via trattati:

• Quaderno della Qualità n. 1: Struttura di Alto Livello e ISO 9001:2015;

• Quaderno della Qualità n. 2: Fattori del contesto e parti interessate;

• Quaderno della Qualità n. 3: Risk Based Thinking;

• Quaderno della Qualità n. 4: Approccio per Processi;

• Quaderno della Qualità n. 5: L'Audit ISO 9001:2015;

• Quaderno della Qualità n. 6: Le Informazioni documentate.

Un breve cenno sul Quaderno della Qualità n. 1 Struttura di Alto Livello e ISO 9001:2015 La ISO 9001:2015 adotta, come una fra le sue principali novità, la struttura generale (High Level Structure - HLS), stabilita dall' ISO come nucleo comune per tutte le nuove norme sui sistemi di gestione. Fra le principali finalità della "Struttura di Alto Livello" vi è quella di agevolare le organizzazioni nell'armonizzare sistemi di gestione diversi e facilitare, ove richiesto, la loro integrazione in un unico sistema.

Il primo "Quaderno della Qualità" illustra i contenuti della Struttura di Alto Livello, con lo scopo di:

• Esaminare il modo in cui tali contenuti sono stati integrati e ampliati nella ISO 9001:2015.

• Segnalare le principali differenze intervenute nella ISO 9001:2015 rispetto all'edizione precedente del 2008, per effetto dell'allineamento all'HLS.

• Incoraggiare un'interpretazione non semplicistica dell'HLS e della ISO 9001, che da essa deriva.

Fornire direttrici di approfondimento per i temi più significativi proposti dall'HLS, e in tal modo costituire la base e il quadro di riferimento per i successivi quaderni monografici, che affronteranno in modo specifico alcuni fra tali temi.

Nicola Gigante

Autore dei Quaderni della Qualità - Docente UNI

Nicola Gigante

Arrivano

"I Quaderni della Qualità"

di Nicola Gigante

L'AUTORE

Nicola GIGANTE, Architetto e Sociologo, nato nel 1958, si occupa di gestione per la qualità dal 1991.

• Ha effettuato a tutt'oggi migliaia di audit ISO 9001 di parte terza e ispezioni negli schemi della serie "ISO 17000", ed ha gestito per oltre 12 anni, come General Manager di una importante società di audit, l'attività di circa 80 auditor professionisti, nei più diversi schemi e settori di applicazione.

• Svolge attività di formazione, come docente di vari corsi presenti nel catalogo UNI, ed ha scritto numerosi articoli sui temi del Quality Management.

• E' autore, insieme con Mauro Rivara, del testo: Organizzazioni di successo - Comprendere e applicare la ISO 9004:2009 per raggiungere il successo e mantenerlo nel tempo - Ed. UNI - 2011

• E' componente della Commissione Tecnica UNI: “Gestione per la qualità e tecniche di supporto” - e coordinatore del Gruppo di Lavoro Qualità (GL2).

• Fa parte dal 2007 della delegazione italiana nei lavori dell'ISO TC 176, per l'elaborazione delle norme "ISO 9000" e correlate, ed è capo delegazione dal 2009.

• Ha fatto parte del Gruppo Internazionale ISO che ha rielaborato I "Principi di Gestione per la Qualità", producendone l'attuale versione.

• Come esperto italiano, partecipa regolarmente dal 2009 alle attività del Gruppo di Lavoro ISO TC176/SC2/WG 24, costituito con lo scopo di produrre la ISO 9001:2015 e, successivamente, la ISO/TS 9002 Quality management systems - Guidelines for the application of ISO 9001:2015 (In corso di elaborazione)

La Segreteria dell'ISO TC 176/SC2 lo ha incaricato di guidare il Gruppo di Lavoro (WG22 - Interpretations) che avrà d'ora in avanti il delicato compito di dirimere i dubbi interpretativi riguardanti la nuova norma, e produrre di volta in volta risposta ufficiale e definitiva sulle questioni sollevate dagli utilizzatori, a livello internazionale.

A tal fine, ha recentemente coordinato la revisione del processo di interpretazione, per renderlo più idoneo a corrispondere alle esigenze degli utilizzatori.

ThE QUALITy NOTEbOOk

In September 2015 the new revision of the "world's most popular standard", the ISO 9001, was published and it was immediately followed by the Italian version.

This new edition is better aligned and in compliance with the actual operating mechanisms of a "good" organization in its context: for this reason its application cannot be restricted to just a series of formalities, otherwise it cannot produce the effects it was worked out for. In other words, the ISO 9001: 2015 will represent for any company and enterprise a practical tool for quality management, customer satisfaction and for a successful organization, provided that it is applied in a professional and proactiveway, much more than for the previous editions.

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I dispositivi di protezione individuale del piede

di Giuseppe Giovanni Bellotti

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articoli I

l Decreto Legislativo 9 Aprile 2008. n.81 “Attuazione dell’articolo 1 della legge

3 agosto 2007, n.123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” e successive modifiche e integrazioni, afferma che nei casi in cui i lavori non possono essere eseguiti in condizioni di sicurezza e in condizioni ergonomiche adeguate, si deve dare priorità alle misure tecniche di prevenzione, ai mezzi di protezione collettiva, alle misure, ai metodi o ai procedimenti di riorganizzazione del lavoro rispetto ai dispositivi di protezione individuale.

Se i suddetti mezzi, misure e procedure, da soli non sono sufficienti ad evitare o ridurre i rischi per la salute durante il lavoro, subentra l’obbligo del ricorso ai dispositivi di protezione individuale.

Per l’individuazione di un idoneo dispositivo di protezione individuale è indispensabile determinare la natura e l’entità dei rischi ineliminabili sul luogo di lavoro, con particolare riguardo ai seguenti elementi: durata e probabilità del rischio, tipologia dei possibili pericoli per i lavoratori e condizioni lavorative.

E’ comunque possibile affermare che non esistono dispositivi di protezione individuale in grado di proteggere dalla totalità o almeno dalla maggior parte dei rischi lavorativi, senza provocare impedimenti inaccettabili; quindi nella scelta del mezzo più adatto si dovrà cercare la migliore soluzione di compromesso fra la massima sicurezza possibile e le esigenze di confort ed ergonomia.

I dispositivi di protezione individuale, devono ostacolare il meno possibile i gesti da compiere, le posizioni da assumere e la percezione sensoriale e non devono essere all’origine di gesti che possano mettere in pericolo l’utilizzatore o altre persone.

I dispositivi di protezione individuale devono essere progettati e fabbricati in modo tale da poter essere indossati e portati il più comodamente possibile dall’utilizzatore, nella posizione appropriata e adeguati al periodo necessario e prevedibile dell’impiego, tenendo conto dei fattori ambientali, dei gesti da compiere e delle posizioni da assumere. A tal fine, i dispositivi di protezione individuale devono rispondere il più possibile alla morfologia dell’utilizzatore medianti adeguati sistemi di regolazione e una gamma sufficiente di modelli e taglie.

Il datore di lavoro deve fornire istruzioni comprensibili ai lavoratori, informandoli dei rischi dai quali il dispositivo di protezione individuale li protegge ed i lavoratori si devono sottoporre al programma di formazione e addestramento organizzato dal datore di lavoro.

I più comuni dispositivi di protezione individuale del piede, sono rappresentati dalle calzature di sicurezza, di protezione e da lavoro.

Le norme identificano queste tre tipologie di calzature antinfortunistiche secondo le caratteristiche seguenti:

• UNI EN ISO 20345:2012 - Dispositivi di protezione individuale - Calzature di sicurezza. Tali calzature hanno caratteristiche tali da proteggere il portatore da lesioni che potrebbero derivare da infortuni. Sono dotate di puntali concepiti per fornire una protezione contro gli urti della punta del piede, quando sono sottoposti ad un livello di energia di almeno 200 Joule e contro la compressione quanto sottoposti a prova con un carico di compressione di almeno 15 kN (circa 1500 kg).

• UNI EN ISO 20346:2014 - Dispositivi di protezione individuale - Calzature di protezione. Tali calzature hanno caratteristiche tali da proteggere il portatore da lesioni che potrebbero derivare da infortuni. Sono dotate di puntali concepiti per fornire una protezione contro gli urti della punta del piede, quando sono sottoposti ad un livello di energia di almeno 100 Joule e contro la compressione quanto sottoposti a prova con un carico di compressione di almeno 10 kN (circa 1000 kg).

• UNI EN ISO 20347:2012 - Dispositivi di protezione individuale - Calzature di sicurezza. Tali calzature hanno caratteristiche tali da proteggere il portatore da lesioni che potrebbero derivare da infortuni. Tali calzature non sono dotate di puntali.

La scelta tra le tre differenti tipologie di calzature deve essere effettuata tenendo in considerazione in aggiunta ai requisiti di base quelli supplementari.

La UNI/TR 11430:2011 fornisce indicazioni per la scelta, l’uso e la manutenzione delle calzature antinfortunistiche. Il Rapporto Tecnico è destinato all’utilizzo da parte dei Fabbricanti di calzature, dei fornitori, dei datori di lavoro, dei lavoratori, dei Responsabili della sicurezza dei lavoratori e degli utilizzatori.

È importante altresì sottolineare che l’eliminazione o la riduzione dei rischi meccanici, elettrici, termici e chimici, deve essere effettuata mediante l’uso di calzature antinfortunistiche aventi caratteristiche specifiche (classificazione, requisiti supplementari, ecc. ) che devono essere mantenute correttamente, secondo le istruzioni del fabbricante e, comunque, nei limiti qualitativi che non ne pregiudicano le caratteristiche protettive a dell’uso a cui sono destinate, al fine di non incorrere in ulteriori rischi derivanti dalle calzature stesse quali la protezione inadeguata, carenza di igiene, penetrazione di umidità, insufficiente eliminazione della traspirazione, interferenza con l’attività lavorativa, ecc.

Alcune caratteristiche di base delle calzature antinfortunistiche, elencate nelle norme UNI EN ISO 20345:2012, UNI EN ISO 20346:2014 e UNI EN ISO 20347:2012 costituiscono la base delle caratteristiche di una serie di calzature antinfortunistiche per lavori specifici, e precisamente:

• UNI EN 15090:2012 - Calzature per vigili del fuoco. La norma specifica i requisiti minimi e i metodi di prova per le prestazioni di tre tipi di calzature per l’utilizzo da parte dei vigili del fuoco per scopi di salvataggio in generale, salvataggio in operazioni di lotta contro l’incendio e situazioni di emergenza in presenza di materiali pericolosi.

• UNI EN 13634:2011 - Calzature di protezione per motociclisti. La norma si applica alle calzature di protezione per motociclisti per l’uso durante la guida di motociclette per attività su strada o fuori strada. Si specificano i requisiti di protezione, le caratteristiche ergonomiche, l’innocuità, le proprietà meccaniche, la marcatura e le informazioni per gli utilizzatori.

• UNI EN ISO 20349:2011 - Calzature di protezione contro i rischi termici e gli spruzzi di metallo fuso presenti nelle fonderie e nelle operazioni di saldatura.

La norma specifica i requisiti e i metodi di prova per le calzature che proteggono gli utilizzatori contro i rischi termici e gli schizzi di metallo fuso.

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• CEI EN 50321:2000 - Calzature elettricamente isolanti per lavori su impianti di bassa tensione. La norma specifica i requisiti delle calzature usate per lavori sotto tensione o vicino a parti attive su impianti con tensione nominale non superiore a 1 kV in c.a.

• UNI EN 13832-2:2007 - Calzature di protezione contro agenti chimici. La norma specifica i requisiti per calzature destinate a proteggere l’utilizzatore contro agenti chimici specifici.

• UNI EN 13832-3:2007 - Calzature di protezione contro agenti chimici. La norma specifica i requisiti per le sole calzature interamente di gomma e interamente polimeriche, costruite per essere altamente resistenti ad agenti chimici specifici.

• UNI EN ISO 17249:2014 - Calzature di sicurezza con resistenza al taglio da sega a catena. La norma specifica i requisiti per le calzature di sicurezza con resistenza al taglio da sega a catena, che è necessario utilizzare quando si maneggia una sega a catena per lavori nel bosco, industrie edili, lavori di taglio e potatura alberi, ecc.

Le calzature di sicurezza, di protezione e da lavoro per uso professionale per lavoro su tetti inclinati

La norma UNI 11583:2015 è l’ultima “fatica” del gruppo di Lavoro “Stivali e scarpe di protezione” della Commissione Sicurezza dell’UNI. Il documento s’inserisce in un ampio contesto di dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto. Le calzature professionali per lavori su tetti inclinati, utilizzati congiuntamente ai sistemi di trattenuta, di posizionamento sul lavoro, dei sistemi di arresto caduta e salvataggio sono di fondamentale importanza per limitare alcuni rischi concorrenti come per esempio il rischio innescante la caduta derivato dalla insufficiente aderenza delle calzature. Nei lavori in quota il lavoratore è esposto al pericolo di caduta dall’alto, che può provocare morte, lesioni gravi e di carattere permanenti e danni alla salute.

Le calzature antinfortunistiche per lavori su tetti inclinati devono essere esclusivamente di classificazione I (sono quindi escluse le calzature interamente di gomma o di materiale polimerico) delle UNI EN ISO 20345:2012, UNI EN ISO 20347:2014 e UNI EN ISO 20347:2012, nei modelli B (calzature alla caviglia) e C (calzature al polpaccio) con suole prive di tacco al fine di favorire il contatto di tutta la superficie della suola con la copertura.

Sono inoltre escluse le calzature aventi il fondo rigido. Tali tipologie di calzature antinfortunistiche per lavori sui tetti inclinati devono quindi presentare una resistenza allo scivolamento secondo il seguente prospetto:

Sulla base di una serie di rischi che si possono comunemente incontrare sul luogo di lavoro nel campo di attività del settore edile, le calzature per lavori su tetti inclinati devono inoltre presentare le seguenti caratteristiche:

• Caratteristiche antistatiche, per ridurre il rischio di accumulo delle cariche elettrostatiche che possono causare pericolose scosse al lavoratore;

• Penetrazione e assorbimento di acqua del tomaio, per limitare la penetrazione di acqua e di umidità all’interno della calzatura in quanto tali lavori di svolgono all’aperto;

• Resistenza alla perforazione del fondo della calzatura da parte di oggetti appuntiti;

• Assorbimento di energia del fondo della calzatura per limitare effetto di possibili urti nella zona del calcagno.

E’ importante sottolineare che solo un’attenta e specifica valutazione del rischio permette di identificare la calzatura per lavori su tetti inclinati più idonea al singolo impiego specifico e pertanto in aggiunta ai sopraindicati requisiti possono essere necessarie caratteristiche supplementari. In tali casi, esse devono essere conformi a uno o più requisiti aggiuntivi appropriati e alla marcatura corrispondente e presenti nel prospetto sotto indicato della norma UNI 11583:

Le calzature di sicurezza, di protezione e da lavoro per uso professionale per lavori su tetti inclinati devono essere fornite al cliente con le informazioni redatte almeno nella lingua/e ufficiale/i del Paese di destinazione.

Oltre alle informazioni richieste dalla norme UNI EN ISO 20345:2012, UNI EN ISO 20346:2014 o dalla UNI EN ISO 20347:2012, devono essere fornite con i riferimenti alla norma UNI 11583, le istruzioni e i limiti d’uso e eventuali riferimento agli accessori ed ai ricambi come per esempio i plantari estraibili.

Giuseppe Giovanni Bellotti Esperto CEN/TC 161

PERsONAL PROTECTIvE EQUIPMENT

The Legislative Decree 81 dated 9 April 2008 "Implementation of the Article 1 of the Law dated August 3, 2007, No. 123, concerning the protection of health and safety at the workplace" and subsequent amendments, states that, in the cases in which works cannot be carried out in proper safe and ergonomic conditions, priority is to be given to prevention technical measures, collective protection equipments, measures, methods or procedures aimed at reorganizing the work with respect to personal protection devices. More details in this article.

TAbELLA 1: REQUIsITI dI REsIsTENzA ALLO sCIvOLAMENTO Condizioni di prova Requisiti prescritti dalla UNI 11583:2015 Suolo di prova: ceramica

Lubrificante: acqua e detergente

≥ 0.32 calzatura piana

≥ 0.28 calzatura inclinata verso il tacco di 7°

Suolo di prova: acciaio Lubrificante: glicerina

≥ 0.18 calzatura piana

≥ 0.13 calzatura inclinata verso il tacco di 7°

Suolo di prova: acciaio Lubrificante: acqua e detergente

≥ 0.38 scivolamento piano in avanti

≥ 0.30 scivolamento piano all’indietro

TAbELLA 2: REQUIsITI dELLE CALzATURE IN bAsE ALLA NORMA UNI 11583 Requisito

Punto delle norme:

UNI EN IsO 20345:2012 UNI EN IsO 20346:2014 UNI EN IsO 20347:2012

simbolo

Calzatura intera

Resistenza agli ambienti aggressivi Isolamento al calore del fondo Isolamento dal freddo del fondo Resistenza all’acqua Protezione del metatarso Protezione della caviglia Resistenza al taglio

6.2.3 6.2.3.1 6.2.3.2 6.2.5 6.2.6 6.2.7 6.2.8

HI CI WR M AN CR

Suola Resistenza al calore per contatto 6.4.1 HRO

Figura 1 - Scivolamento acciaio piatto

Figura 2 - Scivolamento acciaio tacco

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I dispositivi di protezione individuale

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sicurezza dei giocattoli

di Natale Consonni

L

a Direttiva Europea 2009/48/CE per la “Sicurezza dei Giocattoli” stabilisce i requisiti essenziali di sicurezza per i giocattoli. Nell’ambito di questa Direttiva, è la norma EN 71 parte 1 che specifica i requisiti e i metodi di prova relativi alle proprietà meccaniche e fisiche dei giocattoli. A giugno 2015, UNI ha pubblicato la norma tecnica UNI EN 71-1:2015, versione italiana della norma tecnica EN 71-1:2014, armonizzata alla Direttiva Europea 2009/48/CE. La norma si applica a tutti i giocattoli per bambini, definendo il giocattolo come “prodotto o materiale progettato o destinato, esclusivamente o meno, ad essere usato ai fini di gioco da bambini di età inferiore a 14 anni”. La revisione della norma EN 71-1, realizzata con la pubblicazione dell’ultima versione aggiornata UNI EN 71-1:2015, è fondamentale per poter fornire ai diversi operatori economici strumenti concreti per soddisfare i requisiti di sicurezza introdotti dalla Direttiva e per seguire le innovazioni introdotte nel mondo dei giocattoli dalla disponibilità di nuove tecnologie e dallo sviluppo di nuove funzioni più adatte ai bambini di oggi. Le principali sezioni della norma EN 71-1 sono:

• La sezione 3 fornisce tutte le definizioni utili nell’applicazione della norma stessa;

• La sezione 4 fornisce i requisiti generali di sicurezza applicabili a tutte le tipologie di giocattoli (a seconda delle specifiche caratteristiche di ognuno);

• La sezione 5 fornisce i requisiti generali di sicurezza applicabili ai soli giocattoli destinati a bambini di età inferiore a 3 anni;

• La sezione 6 fornisce i requisiti generali di sicurezza applicabili agli imballaggi dei giocattoli;

• La sezione 7 fornisce i requisiti relativi all’etichettatura dei giocattoli;

• La sezione 8 definisce i metodi di prova da applicare per soddisfare i requisiti descritti nelle sezioni 4, 5 e 6;

• La sezione A è il razionale della norma e descrive il contesto entro cui si è deciso di realizzare alcuni requisiti e le tipologie di pericoli che ciascun requisito è indirizzato ad evitare.

Come si evince da questa suddivisione in sezioni, la differenza principale entro i requisiti applicabili è dettata dall’età di utilizzo del giocattolo. I giocattoli

destinati a bambini di età inferiore a 3 anni, infatti, devono soddisfare requisiti di sicurezza aggiuntivi atti a verificarne resistenza e durata nel tempo: i bambini piccoli sono soggetti ad esplorare il mondo mediante la bocca e, pertanto, i loro giocattoli devono prevenire il pericolo di soffocamento derivante dall’ingestione di parti del giocattolo stesso. A tale scopo, la norma specifica che i giocattoli destinati a bambini al di sotto dei 3 anni non devono contenere piccole parti né devono generarne dopo essere stati sottoposti ad una serie di test definiti “test di abuso”. Qui di seguito un elenco dei test di abuso eseguiti per verificare se il giocattolo è sufficientemente resistente da non rompersi generando punte acuminate, bordi taglienti e piccole parti:

• Test di caduta: 5 cadute consecutive del giocattolo in orientazioni casuali da un’altezza di 85 cm su apposita superficie con spessore e durezza specificati dalla norma;

• Test di torsione: simulazione della torsione di parti afferrabili del giocattolo che vengono sottoposte ad un momento torcente di 0.34 Nm;

• Test di trazione: simulazione del tiraggio di parti afferrabili del giocattolo che vengono sottoposte ad una forza di trazione di 90 N;

• Test di impatto: caduta di un disco metallico di 1 kg sul giocattolo;

• Test di compressione: applicazione di una forza di compressione di 110 N sulle superfici del giocattolo.

In seguito a tali test di abuso si verifica se le eventuali parti distaccatesi dal giocattolo entrano o meno nel cilindro delle piccole parti che simula la gola del bambino: tutto ciò che entra completamente in tale cilindro può potenzialmente essere ingerito e causare soffocamento. Oltre ai test specifici per giocattoli destinati a bambini al di sotto dei 3 anni (di cui i test di abuso rappresentano la parte principale ed atta a trattare il pericolo più grande posto da questi giocattoli - il pericolo di soffocamento), ci sono una serie di test che si eseguono su tutti i giocattoli indipendentemente dall’età di utilizzo. Tutti i materiali che compongono i giocattoli devono essere puliti e privi di infestazioni. Il vetro può essere utilizzato solo se necessario alla funzione del giocattolo, se in forma di biglie, occhi di vetro nelle bambole oppure se in forma di altro elemento purché in seguito a test di caduta e di impatto non sia possibile generare bordi taglienti e punte acuminate.

Il test per la verifica di punte acuminate è effettuato tramite uno strumento che permette di inserire la punta del giocattolo da verificare all’interno di un’apposita fessura. A seguito di questa operazione un LED presente sullo strumento si accende in caso venga rilevata una punta acuminata tale da poter ferire il bambino. La potenziale pericolosità dei bordi del giocattolo, invece, viene valutata grazie ad uno specifico adesivo che ricopre un mandrino e che è in grado di simulare la pelle del bambino: nel caso questo adesivo venisse tagliato da uno dei bordi del giocattolo, questo sarebbe sinonimo di un potenziale rischio di ferimento per la pelle del bambino. Entrambi questi test (verifica di bordi taglienti e punte acuminate) sono eseguiti su tutte le tipologie di giocattoli e, in caso di giocattoli destinati a bambini di età inferiore ai 3 anni, anche dopo aver effettuato i test di abuso. Alcuni particolari giocattoli devono, inoltre, essere sottoposti a test specifici per valutarne caratteristiche fisiche e meccaniche.

Alcuni esempi sono:

• Verifica dell’indice di flusso magnetico in giocattoli contenenti magneti. In caso di presenza di magneti nei giocattoli, è necessario verificare l’indice di flusso magnetico di tutte le parti magnetiche che entrano nel cilindro delle piccole parti. In sostanza, tutte le parti magnetiche potenzialmente ingeribili, sia prima che dopo i test di abuso, non devono avere troppa forza attrattiva per evitare che, in caso di ingestione accidentale, possano attrarsi attraverso le pareti intestinali e causare lesioni.

Figura 1 - Test di trazione su occhio del peluche

Figura 2 - Test d'impatto

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• Verifica dell’energia cinetica nei giocattoli a proiettile. In caso di presenza di proiettile, esso deve avere energia cinetica sufficientemente bassa da evitare lesioni qualora venisse a contatto con parti del corpo del bambino. Inoltre, il proiettile deve avere un raggio di curvatura di almeno 2 mm su ogni sua superficie che può impattare con il bambino.

• Verifica del livello di pressione sonora dei giocattoli che emettono suono.

Specifici requisiti sono stati stabiliti per ridurre il rischio di lesioni uditive associate a livelli di pressione sonora troppo alti in tutti i giocattoli che emettono suono, siano essi giocattoli con moduli sonori elettronici, giocattoli che emettono suono grazie all’azione muscolare del bambino (e.g. tamburelli, sonagli) oppure tramite il soffio (e.g. fischietti, flauti giocattolo).

• Verifica della presenza di piccole parti staccabili in giocattoli destinati ad essere portati alla bocca. I giocattoli da portare alla bocca devono essere sottoposti a tutti i test richiesti per i giocattoli destinati a bambini al di sotto dei 3 anni, indipendentemente dall’età di utilizzo, dato il particolare funzionamento a contatto con la bocca del bambino.

• Verifica della resistenza statica e dinamica dei giocattoli cavalcabili (ad esempio tricicli, macchinine elettriche o a pedali, monopattini, biciclette giocattolo). I giocattoli cavalcabili sono inizialmente sottoposti ad un carico per verificarne la resistenza statica, e successivamente ad una sorta di “crash test” durante il quale il giocattolo caricato con un peso che simula quello di un bambino viene indotto ad impattare contro un ostacolo simulante un gradino. A seguito di questo impatto si verifica se il giocattolo ha generato bordi taglienti, punte acuminate e se risulta ancora conforme ai requisiti della norma.

• Verifica della stabilità dei giocattoli destinati a sostenere il peso di un bambino.

Tali giocattoli devono rimanere stabili anche quando posti su un piano inclinato di 10° e caricati con un peso variabile a seconda dell’età del bambino (25 kg per giocattoli destinati a bambini di età inferiore a 3 anni e 50 kg per gli altri giocattoli).

Un altro aspetto importante da verificare durante le prove di sicurezza dei giocattoli è l’analisi dei pericoli derivanti dall’imballaggio dei giocattoli. Ad esempio: i sacchetti di plastica flessibile usati come imballaggio esterno o interno dei giocattoli non devono avere uno spessore medio inferiore a 0,038 mm per evitare il soffocamento

del bambino tramite adesione ed eventuale occlusione completa delle vie aeree esterne (naso e bocca). Se i sacchetti di plastica flessibile hanno un perimetro di apertura maggiore di 380 mm, non devono essere muniti di nastri o corde come mezzi di chiusura. Inoltre, per evitare il soffocamento, gli imballaggi o i componenti degli imballaggi aventi forma sferica o cilindrica con estremità arrotondate, devono avere un diametro maggiore di 44,5 mm e se sono composte da più parti collegate tramite una giuntura, non deve essere possibile separare le parti dopo aver effettuato il test di torsione ed il test di trazione. Una parte rilevante della sicurezza dei giocattoli è da attribuire alle marcature, che devono essere chiare e non fuorvianti, in quanto devono fornire informazioni importanti all’acquirente durante l’acquisto.

Alcune marcature sono comuni a tutti i giocattoli e devono essere sempre presenti sul giocattolo stesso:

• nome, denominazione commerciale registrata o marchio registrato del fabbricante ed indirizzo presso il quale può essere contattato;

• nome, denominazione commerciale registrata o marchio registrato dell'importatore ed indirizzo presso il quale può essere contattato;

• numero di tipo, di lotto, di serie, di modello oppure altro elemento che consenta l'identificazione del giocattolo;

La marcatura CE deve rispettare dimensioni e proporzioni grafiche precise e deve essere apposta in modo leggibile, indelebile e visibile nel punto vendita al momento dell’acquisto.

Marcatura CE

La norma EN 71-1 richiede anche alcune marcature specifiche a seconda della tipologia di giocattolo. La più comune è l’avvertenza richiesta per i giocattoli destinati a bambini di età superiore a 3 anni che potrebbero presentare pericoli se utilizzati da bambini più piccoli. L’avvertenza "Attenzione. Non adatto a bambini di età inferiore a 36 mesi" unitamente alla motivazione di rischio per bambini al di sotto dei 3 anni (es. piccole parti. pericolo di soffocamento) deve essere presente in posizione visibile al momento dell'acquisto da parte del consumatore.

Tale avvertenza può essere sostituita dal simbolo di divieto 0-3 anni.

Simbolo 0-3:

• deve essere accompagnato dalla parola “Attenzione” o “Avvertenza”;

• il cerchio e la sbarra trasversale devono essere di colore rosso;

• lo sfondo deve essere bianco;

• l’indicazione di età 0-3 e contorno del viso del bambino devono essere di colore nero;

• il simbolo deve avere diametro esterno del cerchio di almeno 10 mm e le proporzioni degli elementi devono rispettare la figura.

Esistono poi numerose altre avvertenze specifiche ed obbligatorie per alcune tipologie di giocattolo che devono essere riportate sull’imballaggio, visibili nel punto vendita, ed in alcuni casi anche sul giocattolo stesso. Ricordiamo, tra le altre, le avvertenze di sicurezza per palloncini, giocattoli acquatici, giocattoli funzionali, giocattoli a proiettile, aquiloni, pattini e skateboard, anelli da dentizione, giocattoli acustici, biciclette giocattolo, monopattini giocattolo e cavalli a dondolo.

Natale Consonni

Presidente di IISG - Istituto Italiano Sicurezza dei Giocattoli Coordinatore GL UNI Sicurezza dei giocattoli

sAFETy OF TOys

The standard UNI EN 71-1 specifies requirements and test methods for mechanical and physical properties of toys.

The standard applies to children's toys (for children under the age of 14 years).

The standard refers to new toys and takes into account the duration of normal and expected use as well as the normal conditions of use of toys, considering the behavior of children.

Figura 5 - Prova di acustica Figura 3 - Test cilindro piccole parti

Figura 6 - Marcatura CE Figura 4 - Prova di resistenza dinamica

Figura 7 - Simbolo 0-3 anni

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Sicurezza dei giocattoli

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Archeologia esecutiva:

le nuove linee guida per le aziende del settore

di C. Mezzadri e C. Calastri

P

ubblicata nel mese di gennaio 2016, la UNI/PdR 16:2016 Linee guida per le attività di sondaggio esplorativo, assistenza archeologica in corso d’opera e scavo archeologico stratigrafico è un documento che rappresenta una novità per il settore dell'archeologia esecutiva, che per la prima volta prova a codificare secondo una logica di processo le attività svolte dalle imprese archeologiche.

L’impresa archeologica costituisce il soggetto commerciale che, in ambito archeologico, nella piena osservanza delle direttive ministeriali, fornisce al committente pubblico o privato assistenza ed operatività in fase progettuale ed esecutiva, coordinando gli specialisti in molteplici discipline ausiliarie tecnico- scientifiche correlate all’archeologia. L'obiettivo prioritario delle imprese archeologiche, stimolate da un positivo e corretto spirito concorrenziale, è la costante ricerca di metodologie e tecniche all’avanguardia, che condivise con i responsabili scientifici ministeriali, consentano di individuare le soluzioni più idonee per la salvaguardia del patrimonio culturale archeologico. La crescente consapevolezza della necessità di salvaguardare il patrimonio culturale italiano impone ancor più in considerazione delle criticità attuali dettate dalla congiuntura economica, un’ottimizzazione delle risorse destinate alla tutela grazie all’adozione di processi atti a garantire efficacia e speditezza, soprattutto in fase esecutiva, in ogni contesto di interesse archeologico. La prassi di riferimento, destinata ad essere utilizzata sia dalle imprese che svolgono lavori archeologici, sia dalla committenza, specifica in modo puntuale le diverse fasi che caratterizzano

i lavori di archeologia esecutiva, intesa come quell’insieme di attività tecnico-operative, svolte sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia competente per territorio, distinte in esecuzione di sondaggi esplorativi, assistenza archeologica in corso d’opera e scavi archeologici stratigrafici. Il documento non intende indicare i principi, né le metodologie su cui si fonda lo scavo archeologico stratigrafico già esplicitate in diversi e puntuali manuali, quanto piuttosto rende espliciti e trasparenti i processi che caratterizzano le attività che vengono effettuate nell’ambito di lavori pubblici o privati sottoposti a regime di tutela del patrimonio dello Stato e che si differenziano in modo ben preciso dall'archeologia di ricerca, quest'ultima esercitata prevalentemente per fini scientifici e formativi dalle Università e da altri enti non imprenditoriali su apposita concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

La complessità e varietà delle situazioni nelle quali intervengono le imprese archeologiche è tale che diviene fondamentale potersi riferire a organizzazioni che operano in questo settore secondo processi definiti e codificati, che vanno dalla gestione dei rapporti con gli enti territoriali competenti e con il committente, alla progettazione dell’intervento fino alla sua esecuzione e alla consegna dei dati acquisiti, avvalendosi per le diverse attività svolte di soggetti con specifica competenza e professionalità. L’attività di archeologia esecutiva è fortemente connotata dalla particolarità di essere espletata sul patrimonio collettivo dell’intera comunità nazionale e può consistere, nel caso dello scavo stratigrafico, nella rimozione e nella distruzione del deposito archeologico, pertanto essa implica una forte assunzione di responsabilità da parte dell'impresa archeologica. È di conseguenza parso doveroso chiarire anche i principi deontologici che devono improntare l’azione dei soggetti commerciali che operano nell’ambito della tutela dei Beni Culturali. L’associazione Archeoimprese, che si è fatta promotrice del percorso di redazione di questa Prassi di riferimento, ha fin dall’inizio posto particolare attenzione a questo aspetto dotandosi di un Codice Deontologico che richiama i principi

di correttezza e trasparenza imprescindibili nei rapporti dell’impresa di archeologia esecutiva con i committenti, ma anche con gli organi dello Stato e le istituzioni più in generale. La specificità dell’attività di archeologia esecutiva, richiede inoltre che particolare diligenza venga posta nel rispetto dell’Art. 88 del D. Lgs 42/2004 che attribuisce alla Stato non solo la proprietà dei reperti rinvenuti, ma anche l’esclusiva titolarità di ogni azione fisica o materiale volta alla loro tutela. La prassi di riferimento è pensata per essere uno strumento ad uso del mercato e con essa sono definiti da un lato un approccio per processi legato alle attività di archeologia esecutiva, dall'altro una serie di informazioni di carattere più generale, tra le quali quelle di natura contrattualistica tra committenza e impresa archeologica. La struttura della UNI/PdR segue quella della sequenza di attività interdisciplinari svolte dalle imprese archeologiche incaricate di dare applicazione tecnico- operativa alle indicazioni impartite dalla Direzione Scientifica - cioè quella funzione riservata allo Stato che la esercita tramite gli uffici preposti alla tutela in ogni operazione relativa al patrimonio archeologico - al fine di garantire le esigenze della tutela, la correttezza metodologica delle procedure adottate e le finalità del committente.

Essa è caratterizzata da tre macro-fasi, a loro volta articolate in diverse attività specifiche.

Le macro-fasi individuate sono le seguenti:

a) fase preliminare, in cui sono definiti i rapporti preliminari con la committenza e la progettazione dell’attività archeologica che si andrà a svolgere;

b) fase operativa di cantiere, che consiste nell'esecuzione delle diverse attività di archeologia esecutiva - sondaggi esplorativi, assistenza archeologica in corso d’opera e scavo archeologico stratigrafico, nonché nel trattamento di eventuali reperti ritrovati;

c) fase conclusiva, nella quale si effettua l'elaborazione dei dati emersi dalle attività svolte nella fase operativa di cantiere e documentati durante tale fase. Questa fase prevede anche la consegna della documentazione agli uffici preposti alla tutela dei beni culturali territorialmente competenti.

Lo schema riportato qui di seguito illustra in sintesi l'intera struttura della prassi di riferimento.

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Figura 1 - Struttura generale dell'attività di archeologia esecutiva

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