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Ecco il mio momento di pace dopo la tempesta che queste giornate comportano

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Academic year: 2022

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Notte.  Ore  00.37.  Cuenca.  Seduta  alla  scrivania  in  camera  mia  accompagnata  da  un  sottofondo  musicale  e  da  luci  soffuse,  fuori  pioviggina.  Ecco  il  mio  momento  di  pace  dopo  la  tempesta  che  queste  giornate  comportano.  Una  mezz'oretta  per  fermarmi  un  attimo,  stare  con  me  stessa,  raccogliere  ed  elaborare  le  esperienze,  emozioni,  e  sensazioni  che  questo  periodo  mi  sta  presentando  davanti  agli  occhi.  E'  difficile  renderlo  a  parole,  ma  desidero,  in  qualche  riga,  farvi  arrivare cosa sto vivendo direttamente.   

 

Il tempo sta volando incredibilmente. Sono già passati quasi sette mesi dal mio arrivo a Cuenca,  dove  sto  prestando  servizio  di  volontariato  nella  Fondazione  Marìa  Amor  con  donne  e  bambini  vittime di violenza, principalmente inter familiare. E se i primi tre mesi sono stati i più duri perché  ho iniziato a costruire da zero la mia vita in un nuovo paese, una nuova città con una nuova cultura  e così lontano dagli affetti; gli ultimi quattro vorrei passassero con il conta gocce perché sento che  stiano volando. Giorno per giorno mi sto rendendo sempre più conto di come quest' esperienza sia  unica  dal  punto  di  vista  umano  e  professionale  e  desidero  sfruttare  in  profondità  di  ogni  momento. 

 

Come sapete sto facendo quello che desideravo: sto lavorando sul campo accompagnando donne,  vittime di violenza, nel loro cammino verso l'autonomia all'interno di un 'equipe multidisciplinare  che  ha  saputo  accogliermi  da  subito  e  darmi  la  fiducia  per  poter  lavorare  e  sperimentarmi.  Mi  sento molto fortunata: alzarsi la mattina per prestare servizio e lavorare in ciò che davvero credo e  lottare al fianco delle donne per una vita libera della violenza è una grande fortuna. Le giornate  sono  super  intense  e  tutte  diverse  e   le  responsabilità  tante,  ma  in  ognuna  vedo  sempre  un'opportunità per crescere e migliorarmi come donna ed operatrice sociale. 

 

Lo  scorso  mese  è  stato  bello  movimentato:  ho  avuto  la  formazione  di  metà  servizio  con  gli  altri  volontari di servizio civile nel paesino andino Salinas de Guaranda,esempio di sviluppo sostenibile  ed equo con forti basi solidaristiche attraverso i progetti  che la comunità ha sviluppato; ho avuto  l'opportunità  di  svagarmi  e  viaggiare  al  vulcano  Chimborazo  e  sulla  costa  di  Esmeraldas;  e  pian  piano  sentirmi  sempre  più  integrata   qui  a  Cuenca,  impresa  che  inizialmente  sembrava  impossibile.  

Da inizio aprile ho incominciato a prendermi più tempo per me stessa, per fare ordine alle idee e  pensare al futuro prossimo con la prospettiva di ricominciare a mettermi in rete e cercare lavoro in  quest' ambito; ma allo stesso tempo restando con corpo e mente ben presenti nella mia attività  quotidiana  con  le  donne  per  portare  avanti  questo  progetto.  Complessivamente  un  periodo  costruttivo e produttivo. Desidero continuare così.  

 

Adesso mi tocca la parte più tosta, la parte più difficile da esprimere a parole perché raccontarvi  del terremoto di magnitudo 7,8 che ha colpito lo scorso sabato 16 di aprile alle 18.58 ora locale la  parte settentrionale dell’Ecuador, ha causato ad oggi 587 morti accertati,  ancora centinaia i  dispersi e più di 25.000 sfollati. E’ una tragedia che emotivamente mi sta toccando in profondità e  mi fa sentire impotente come essere umano. Fisicamente il terremoto ha colpito le terre 

Esmeraldas e Manabì, ma è  il paese intero ad essere stato letteralmente distrutto. 

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Sabato scorso stavo passeggiando al Malecòn, il famoso e moderno lungo fiume di Guayaquil. La  scossa mi ha fisicamente spostata, e contemporaneamente l'illuminazione pubblica è saltata. Per  quanto nella mia vita non avessi mai sentito prima una scossa così forte e di lunga durata, lì per lì  non ho avuto il tempo di spaventarmi perché ero totalmente impreparata. Ho subito ringraziato di   essermi trovata al posto giusto ed al momento giusto perché dove ero io non è crollato nulla. Solo  successivamente quando ho iniziato a sentire rumore di sirene di ambulanza e polizia ho 

incominciato a sospettare che fosse  successo qualcosa di grave, e spaventata ho incominciato a  preoccuparmi. Ma mai pensavo ad una tragedia così. 

 Tempo un'ora e mezza ed in televisione, alla radio, e sui social networks sono incominciati a  comparire immagini delle zone colpite, le ore passavano e le immagini e le notizie erano sempre  più disastrose. Domenica, dalle notizie dei numeri di morti, dalle immagini e dalle interviste delle  persone sembrava di assistere al post di un bombardamento nell'area dell'Ecuador più povera. 

Nella notte di sabato la mia prima preoccupazione è stata quella di avvisare la mia famiglia ed i  miei affetti che stavo bene ed ero sana e salva senza far troppo trasparire il duro impatto che  ricevevo nel seguire le notizie. Il secondo pensiero immediato è stato quello di pensare a quanto la  vita sia davvero preziosa, è incredibile e spesso questo lo sottovalutiamo.  

La domenica mattina per Guayaquil  ho potuto vedere con i miei occhi come nei quartieri la gente  aveva incominciato volontariamente ad attivarsi per preparare pacchi di viveri di prime necessità,  bottiglioni d' acqua, materassi, medicinali da far partire per le zone colpite.La solidarietà 

dimostrata dal popolo ecuatoriano a qualsiasi ora del giorno e di qualsiasi età ti lascia senza  parole. E continuano ininterrottamente.   

Rientrando a Cuenca e passato il momento di paura, mi sono detta: "Noi non possiamo restare a  guardare!" né come essere umani e tanto meno come volontari. Il senso di impotenza che ho  provato è davvero frustante. D'istinto mi veniva di prendere lo zaino, il necessario e partire ed  andare là ad aiutare. Di pancia e di cuore questo è il primo pensiero; ma la testa dice no a tutto  questo. In questo momento di estrema emergenza servono soccorritori, medici, psicologi, tecnici  per sgombrare le macerie, ovvero professionalità specifiche in grado di salvare più vite umane  possibili ed assistere i feriti.  

La situazione attualmente è tragica, un caos totale, i soccorritori cercano di salvare chi è ancora  vivo per miracolo, i cadaveri incominciano a decomporsi, non c'è acqua e cibo a sufficienza e la  gente non sa dove vivere. L'Ecuador non era pronto ad una catastrofe del genere, ma chi lo  sarebbe stato? Molte strade sono bloccate ed aeroporti distrutti, quindi molte zone non sono  accessibili e succede che le donazioni se arrivano sui luoghi, non riescono ad essere ben 

distribuite/ canalizzate. Inoltre, molta gente, pensando di fare del bene, è partita allo sbaraglio,  improvvisandosi volontari per aiutare e si è sentita male, non ha retto psicologicamente l'impatto  ed è solo diventata un peso in più per i soccorritori. 

A fronte di questa situazione, noi volontari insieme al nostro responsabile Enzo ci siamo riuniti per  capire cosa fare e che apporto dare. Al momento ognuno di noi continua a prestare servizio nelle 

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proprie sedi progetto, portando avanti il proprio impegno; nel mentre nel piccolo stiamo dando  parte del tempo libero per aiutare ad impacchettare, classificare e preparare le donazioni per i  terremotati ognuno nelle città dove vive. Allo stesso tempo stiamo sensibilizzando famiglia amici e  conoscenti su quello che sta accadendo qui attraverso le nostre testimonianze e soprattutto  informando su poter aiutare concretamente questo paese meraviglioso a rimettersi in piedi.  

L’Ecuador ha Bisogno di noi, su gente hermosa ha bisogno di noi, NON LASCIAMOLI SOLI!  

Per sostenere l’emergenza Ecuador: 

POSTA 

CCP n° 47405006 intestato a: FOCSIV  causale: TERREMOTO ECUADOR  BANCA ETICA 

IBAN: IT 63 U 05018 03200 0000 0017 9669  intestato: TERREMOTO ECUADOR 

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