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Analisi e valutazione delle politiche per l’internazionalizzazione commerciale delle imprese | IRPET

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Academic year: 2022

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abella

Analisi e valutazione delle politiche per

l’internazionalizzazione

commerciale delle imprese

Chiara Bocci, Marika Macchi e Marco Mariani

STUDI E APPROFONDIMENTI

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RICONOSCIMENTI E RINGRAZIAMENTI

Questo studio è stato commissionato all’IRPET da Regione Toscana - Area di coordinamento Industria, Artigianato e Innovazione Tecnologica - Settore Ricerca Industriale, Innovazione e Trasferimento Tecnologico.

La ricerca è stata svolta nell’ambito dell’Area Economia pubblica e Territorio dell’IRPET coordinata da Patrizia Lattarulo.

Autori del rapporto sono Chiara Bocci, Marika Macchi e Marco Mariani. In particolare:

- Marika Macchi (Università di Firenze) ha curato i paragrafi 2, 3, 4 e 5;

- Chiara Bocci (IRPET) e Marco Mariani (IRPET) hanno curato i paragrafi 6 e 7;

- Introduzione (paragrafo 1) e conclusioni (paragrafo 8) a cura di tutti gli autori.

Editing a cura di Elena Zangheri.

Lo studio presentato fa parte di una collana a diffusione digitale e può essere scaricato dal sito Internet: http://www.irpet.it

© IRPET Dicembre 2015 - ISBN 978-88-6517-071-7

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Indice

1. Introduzione ... 5

2. L’internazionalizzazione commerciale: apprendimento, networking e integrazione ... 6

3. Traiettorie dell’export italiano ... 8

4. Politiche di supporto all’internazionalizzazione: istituzioni e necessità di valutazione ... 10

5. L’internazionalizzazione commerciale nella Regione Toscana ... 12

5.1 La Regione Toscana ... 15

5.2 Toscana Promozione ... 19

5.3 Artex ... 25

6. La strategia di valutazione ... 30

6.1 Un contesto valutativo complesso ... 30

6.2 Il problema dell’inferenza causale... 30

6.3 Trattamenti sequenziali ... 32

6.4 I modelli strutturali marginali ... 34

7. L’impatto dei programmi di promozione dell’export ... 35

7.1 Le variabili risultato ... 35

7.2 I tipi di trattamento ... 37

7.3 Le imprese coinvolte nella valutazione di impatto ... 39

7.4 Gli Inverse Probability-of-Treatment Weights in pratica... 42

7.5 Il modello per l’impatto ... 43

7.6 Risultati ... 45

8. Considerazioni conclusive ... 48

Riferimenti bibliografici ... 49

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5 1. Introduzione

L‟internazionalizzazione delle imprese generalmente viene attribuita a due macro-direttrici prin- cipali: i) l‟apertura di canali commerciali oltre frontiera e ii) la possibilità di Investimenti Diretti all‟Estero (IDE). La visione di un‟internazionalizzazione commerciale come una strategia “più semplice” ha spesso indotto a pensare che fosse la più adeguata (spesso l‟unica) per imprese di più ridotte dimensioni. Questa visione, tuttavia,presenta forse elementi di eccessiva rigidità. Il mutato ordine mondiale degli ultimi due decenni e la crescente complessità degli scambi ha portato ad un cambiamento significativo di questa visione dicotomica: le strategie di internazionalizzazione si fanno sempre più complesse e articolate, la possibilità di definire “one best way” è definitivamente scomparsa (Nanut e Tracogna, 2011), e le scelte strategiche devono essere adattabili e modificabili in base al settore, al Paese di destinazione e al tipo di canale di- stributivo più adeguato. Ciò non toglie che, con riferimento al mondo delle Piccole e Medie Im- prese (PMI), la promozione dell‟internazionalizzazione commerciale sia un obiettivo rilevante di per sé, dal momento che questi soggetti tipicamente fronteggiano “barriere” all‟esportazione più elevate, dovute alla mancanza di know-how, di informazione sul mercato di sbocco e su come l‟esportazione può essere concretamente effettuata.

A fronte di uno scenario complesso e mutevole come quello dei mercati internazionali riu- scire a tracciare interventi di policy sufficientemente incisivi e capaci di supportare fattivamente le azioni imprenditoriali è sempre più complesso e richiede sempre maggiori competenze e strumenti di analisi. Per questo, comprendere le caratteristiche degli strumenti a disposizione del policy maker e profilare l‟impatto di ciascuno di essi risulta cruciale.

Lo scopo di questo lavoro è proprio quello di apportare elementi conoscitivi e valutativi utili al disegno di interventi di policy volti a promuovere l‟internazionalizzazione commerciale delle imprese, in particolare quella delle PMI. Per farlo, analizzeremo le politiche per l‟internaziona- lizzazione commerciale attuate in Toscana dal 2006 e ne valuteremo l‟impatto sulle imprese coinvolte, con particolare attenzione ai settori manifatturieri.

A tal fine, il rapporto si dividerà in due parti. Nella prima verranno esaminati gli elementi di contesto (parr. 2-4) e illustrati i principali interventi in esame, mettendo a fuoco gli strumenti e le azioni a cui le imprese hanno fatto ricorso. In questa sezione, il paragrafo 5 cercherà di offrire una rassegna di tipo quali-quantitativo delle principali linee di supporto alle imprese toscane, prendendo in considerazione i finanziamenti stanziati direttamente sui bandi della Regione Toscana, sui flussi di investimento erogati dall‟Agenzia regionale per l‟internazionalizzazione (Toscana Promozione)1 e sulle strategie messe in atto da Artex2.

Nella seconda parte del rapporto proporremo invece una valutazione vera e propria, condotta attraverso tecniche statistiche di tipo controfattuale. L‟impatto dei programmi esaminati sarà sti- mato su tre principali dimensioni riguardanti le performance esportative delle imprese coinvolte nei mercati extra-europei: numero dei mercati serviti, numero dei prodotti esportati e valore dell‟export. Si tratta di una valutazione resa particolarmente complessa dal fatto che le imprese in esame hanno spesso ricevuto una molteplicità di supporti (finanziamenti per partecipazioni a fiere, business-to-business, consulenze e sussidi), sia contemporaneamente che in modo sequenziale nel tempo. Nel paragrafo 6 introdurremo le problematiche di analisi che emergono in un contesto come quello appena descritto,delineando una strategia valutativa appropriata. Nel paragrafo 7 ap-

1 Fondata nel 2001 con un accordo tra Regione Toscana, Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE), Ente Nazionale per il Turismo (ENIT) e Unioncamere Toscana (organizzazione regionale delle Camere di Commercio), Toscana Promozione è il primo soggetto pubblico regionale costituito in Italia con lo scopo di valorizzare e promuovere la competitività dell‟economia e del territorio toscano sui diversi mercati del mondo (http://www.toscanapromozione.it/profilo.html).

2 Centro per l‟Artigianato Artistico della Toscana (http://www.artex.firenze.it/it/chi-siamo).

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plicheremo questa strategia ai dati in esame, riportando e discutendo i principali risultati della va- lutazione di impatto. Il paragrafo 8 infine concluderà, sintetizzando gli elementi più significativi del rapporto anche nell‟ottica di evidenziare possibili implicazioni di policy.

2. L’internazionalizzazione commerciale: apprendimento, networking e integrazione

La letteratura empirica sul supporto alle esportazioni così come le linee guida istituzionali per l‟internazionalizzazione stanno focalizzando la propria attenzione su tre principali aspetti che le imprese e le policy territoriali dovrebbero tenere in considerazione: i) la dinamica conoscitiva che i processi esportativi portano con sé; ii) l‟importanza dei network di relazioni (sia interna- zionali che locali); iii) la partecipazione a progetti integrati.

i) I processi di internazionalizzazione sia commerciale che produttiva richiedono lo sviluppo di conoscenze sia rispetto ai Paesi e ai mercati in cui si intende sviluppare la propria attività che, più in generale, nei confronti dei processi di internalizionalization knowledge ovvero di quella conoscenza astratta che permette a imprese già attive in alcuni mercati esteri di svi- luppare capabilities che rendono meno difficile la penetrazione di nuovi mercati.Nel primo caso si tratta prevalentemente di conoscenze tecniche, che comprendono una “conoscenza istituzionale” del quadro di riferimento nazionale, del tipo di governo, di regole e norme (Eriksson et al., 1997); una conoscenza di quelle che sono le opportunità offerte localmente (Chetty e Blankenburg Holm, 2000; Schweizer et al., 2010) e la possibilità di identificare i comportamenti di consumatori locali, oltre che dei propri competitor sul nuovo mercato (Johanson e Vahlne, 2003; Blomstermo et al., 2004). Al contrario l‟internalizionalization knowledge è definibile come l‟insieme di capabilities che un‟impresa deve sviluppare per attuare le proprie strategie di internazionalizzazione: dove cercare le informazioni rilevanti, come acquisire un assessment finalizzato del mercato di interesse, come decidere il canale distributivo nel Paese-target. Mentre le conoscenze tecniche possono essere considerate come conoscenze specifiche del Paese e/o del mercato di interesse, l‟internalizionalization knowledge può essere pensata come l‟insieme di conoscenze specifiche dell‟impresa. Il supporto di policy può essere quindi legato sia all‟offerta diretta di servizi reali di tipo informativo che di servizi volti alla crescita dell‟impresa (intesa come crescita organizzativa e manageriale). Chiaramente sono due forme di supporto differenti, e la seconda è da considerarsi come necessaria alle imprese che non possiedono esperienza diretta di attività internazionali (Fletcher e Harris, 2012). È sempre bene tenere presente che se è vero che la conquista di nuovi mercati rappresenta un ventaglio di possibilità di espansione per l‟impresa, è altrettanto vero che per le imprese che si affacciano per la prima volta sui mercati internazionali, se non gestiti correttamente, possono rappresentare grandi fallimenti (Stinchcombe, 1965).

Ciò che può rappresentare il vero differenziale tra una strategia di successo e il fallimento emerge con particolare enfasi nella recente letteratura sulle imprese born global (Rennie, 1993). In questi studi si cerca di identificare quali siano le pratiche rilevanti per fondare e far crescere imprese atte a soddisfare nicchie su scala globale (Cavusgil e Knight, 2014), ein questa letteratura il principale fattore di discrimine risiede nell‟apprendimento, inteso come

“ricerca proattiva di nuove conoscenze sui mercati internazionali, sui potenziali consumatori e competitor, e problemi di gestione in ambienti distanti e non familiari” (Craig e Douglas, 1996). Questa apertura a nuove conoscenze e questo misurarsi con nuove sfide porta le im- prese non solo ad acquisire nuove informazioni, ma soprattutto a migliorare il proprio ap- prendimento come organizzazione. In altre parole, il processo di interazione con un ambiente

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esterno differente da quello del mercato “domestico” migliora le proprie capability, permet- tendo alle imprese di affrontare differenti set istituzionali e spesso stimolando le stesse verso un upgrading anche di tipo tecnologico (Nakata e Sivakumar, 1996; Eriksson et al., 2000).

ii) Un altro ramo della letteratura più recente focalizza la propria attenzione sull‟importanza che ha per l‟internazionalizzazione delle imprese la presenza e la partecipazione a network rela- zioni, sia internazionali che locali (Coviello e Munro, 1995). In generale questa visione non percepisce la strategia di internazionalizzazione dell‟impresa come un processo graduale e individuale, quanto come la possibilità di intraprendere strategie, anche su scala collettiva, che tengano conto delle relazioni con altri soggetti: fornitori, acquirenti, competitor e attori istituzionali. Tuttavia, come suggerito in Johansson e Mattsson (1988), questo essere embedded in un network di relazioni può offrire opportunità e conoscenze di mercati anche distanti, ma può anche rappresentare un fattore limitante della crescita di impresa, laddove questa rimanga troppo saldamente confinata delle relazioni preesistenti. Questo tipo di approccio è stato considerato interessante soprattutto nell‟analisi di processi di internazionalizzazione di PMI: il networking può essere uno strumento utile per le PMI sia per entrare in rapporto “simbiotico” con imprese di più grandi dimensioni (Etemad et al., 2001) sia per acquisire più facilmente informazioni sui mercati di interessee sulle opportunità esistenti (Ellis, 2000; Andersen e Buvik, 2002).

Questo tipo di letteratura offre sicuramente il fianco ad uno degli strumenti maggiormente utilizzati per la promozione dell‟internazionalizzazione commerciale delle PMI: i consorzi per l‟esportazione (Bertoli e Valdani, 2006; Albaum e Duerr, 2008; UNIDO, 2009). Di que- sto esistono differenti forme (c. di vendita, c. di promozione, ecc.) che hanno comunque in comune l‟obiettivo di rafforzare la posizione di imprese altrimenti troppo piccole per avere un‟adeguata forza contrattuale sui mercati internazionali, o troppo poco strutturate per pos- sedere tutte le capacità organizzative e tecniche al proprio interno (Musso et al., 2012). Per diversi anni, le possibilità rappresentate da questo strumento normativo sono state attivamente sostenute da politiche di supporto all‟export che premiavano l‟appartenenza delle imprese a forme consortili: appartenere ad un consorzio, come elemento di premialità, aumentava le possibilità di finanziamento pubblico.

La visione del consorzio è andata tuttavia offuscandosi negli ultimi anni, dal momento in cui le imprese stesse hanno iniziato a guardare con diffidenza a questo strumento sulla base di esperienze non sempre positive e, a volte, eccessivamente vincolanti per le imprese stesse (Cafaggi e Iamiceli, 2012). In compenso, quello che si può notare anche dai bandi più recenti analizzati nei paragrafi successivi, è l‟attenzione (e la premialità) dell‟attore pubblico verso i contratti di rete. Questi rappresentano uno strumento normativo parzialmente differente dai consorzi e, pur cercando un terreno comune di attività e investimento, mantengono una maggiore indipendenza dei partner.

iii) Infine, un‟ultima particolarità che sembra emergere dalle prassi di internazionalizzazione inda- gate nella letteratura, è quella che si concretizza nei Project Business. Gli studi esistenti danno definizioni anche molto stringenti di questa prassi, che può essere considerata come l‟attività di

“sviluppare, realizzare e implementare soluzioni tecnico. economiche per soddisfare i bisogni dell‟acquirente” avendo come caratteristiche: i) la discontinuità (ogni progetto viene fatto e venduto senza continuità di lavorazione o di relazione commerciale); ii) l‟unicità (personaliz- zazione del progetto massima); iii) la complessità (è richiesta una pluralità di beni e servizi);

iv) la presenza di un impegno finanziario rilevante (Owusu et al., 2007).

La filosofia alla base di questi progetti è quella del “prodotto chiavi-in-mano”, spesso legati al settore del real estate. È nostra convinzione tuttavia considerare quest‟idea di progetti inte- grati con un‟accezione più ampia e adattabile ad alcune prassi che Artex e Toscana Promozione

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sembrano avere adottato negli ultimi anni. A fianco infatti della promozione di singole realtà, molta parte della progettazione sia espositiva che promozionale si è mossa verso la costruzione di progetti integrati di cui un esempio è la vendita di soluzioni di arredo nell‟ambito del seg- mento contract.

Queste tre linee di analisi spesso sono state viste come alternative nella rappresentazione dei processi di internazionalizzazione: la prima è stata spesso inserita nell‟“Uppsala Model”, che prevede una cumulabilità graduale della conoscenza, che deve quindi essere sviluppata con un processo che parta dagli strumenti più semplici per poter diventare via via più complesso e ra- mificato. Il network approach ha considerato il precedente modello come troppo deterministico, sottolineando come lo sviluppo delle relazioni possa in realtà portare a combinazioni diverse di penetrazione di nuovi mercati permettendo di sviluppare percorsi del tutto personalizzati. Infine l‟ultimo approccio si definisce come una sorta di ibridazione dei due precedenti, volendosene tuttavia distaccare.

A nostro avviso, come motiveremo meglio attraverso l‟analisi empirica delle strategie appli- cate in Toscana, queste tre visioni sembrano coesistere, in maniera tutt‟altro che esclusiva.

Quello che si può invece obiettare a queste distinzioni tassonomiche è che non esiste una mi- gliore soluzione per qualsiasi impresa ma che, anche in base alla tipologia di quest‟ultima e alle proprie risorse, è bene adottare strategie differenti.

3. Traiettorie dell’export italiano

I processi dell‟export italiano sono ovviamente legati da un lato all‟appartenenza del Paese al mercato unico europeo che, proprio per la peculiarità del suo assetto, non verrà trattato come elemento principale di questo lavoro. Ciò su cui focalizzeremo la nostra attenzione infatti è la presenza di flussi esportativi verso mercati extra-UE.

Possiamo evidenziare in questo macro gruppo due linee strategiche: da un lato le opportunità offerte dai così detti Paesi emergenti, dall‟altro l‟importanza che stanno riacquisendo i Paesi maturi lontani. Nel primo insieme vengono rappresentate le grandi economie che negli ultimi due decenni hanno registrato tassi di crescita sopra la media, in cui il mercato interno è suffi- cientemente grande da giustificare politiche-Paese mirate e che possono contare su una classe di popolazione a reddito medio-alto che esprime una domanda di beni di consumo solo parzial- mente soddisfatta dai propri mercati interni.

Nel secondo insieme, invece, spicca sopra tutti la ripresa degli Stati Uniti. Dall‟ultimo rap- porto ICE-Prometeia (Bruno et al., 2015) emerge chiaramente come le importazioni USA non solo siano tornate a crescere, ma rappresentino il vero e proprio “pivot del commercio internazionale”, con un tasso di crescita atteso per l‟anno in corso del +7,7%.

A favorire questo spostamento di attenzione tra Paesi emergenti e Nord America, non vi sono tuttavia solo fattori prettamente economici, come la ripresa USA e il tasso di cambio mag- giormente favorevole alle importazioni nel mercato d‟oltreoceano (si veda Fig. 1), ma la pre- senza di affinità culturali e alleanze strategiche. Non ultimo, anche se dagli esiti politico-eco- nomici ancora incerti, la forte ricerca di un accordo di libero scambio proprio tra Europa e Stati Uniti, i tanto discussi Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP).

Nonostante l‟attenzione attuale e prospettica sia stata spostata sui Paesi maturi, a parere di chi scrive, sarebbe poco oculato sminuire il lavoro di penetrazione commerciale nelle Economie Emergenti, su cui si è fortemente investito negli ultimi anni.

Questo prevalentemente per due motivi. Il primo risiede nei “tempi di ritorno” degli investi- menti effettuati fino ad ora in economie come Russia, Brasile, Cina, India. La “distanza istitu-

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zionale” che di fatto caratterizza le relazioni tra Paesi come l‟Italia e le economie emergenti, ri- chiede infatti investimenti che spesso non hanno un riscontro immediato, ma necessitano di un tempo di recupero dell‟investimento maggiore. Nel caso di Russia e Cina, ad esempio, i tempi di adattamento e conoscenza del mercato sono stati stimati in almeno cinque anni dall‟approccio iniziale degli esportatori. Questo rappresenta chiaramente una sfida per le imprese italiane, che si trovano in presenza sia di differenze “formali”, come standard di produzione, normative, gu- sto dei consumatori, ecc. (Khanna e Palepu, 1997), che di pratiche “informali” diverse, che vanno dalla conoscenza degli intermediari-chiave, finanche a pratiche che possono essere al li- mite della legalità (Rubesch, 2005). Queste differenze tuttavia possono essere considerate anche come opportunità. Secondo alcuni studi infatti proprio la sfida di un nuovo potenziale mercato può essere il fattore di innesco di nuovi modelli di business, di un cambiamento, e quindi di in- novazioni, sia nella produzione che nella distribuzione (Pels et al., 2004; Pelliccelli, 2010).

Figura 1

TASSI DI CAMBIO, EURO DOLLARO ED EFFETTIVO NOMINALE DELL’ITALIA Indici marzo 2014 = 100

Fonte: ICE-Prometeia, 2015

Il secondo elemento che ci spinge ad essere cauti nel trascurare l‟importanza delle economie Emergenti nel prossimo futuro, è dato dal fatto che pur avendo queste economie rallentato i tassi di crescita a doppia cifra che hanno caratterizzato i loro mercati per alcuni anni, rimangono Paesi con un potenziale di domanda rilevante, sia a livello di popolazione (quantità della do- manda da soddisfare) che per la capacità di spesa della fascia di reddito più elevata (qualità di domanda insoddisfatta).

Adottate quindi le giuste cautele, non è secondario per la scelta degli interventi di policy considerare l‟evoluzione degli ultimi mesi negli interscambi commerciali. Come si nota dalle ultime statistiche ISTAT (giugno 2015) i partner commerciali extra-UE più dinamici all‟esportazione sono Giappone e Turchia (entrambi +9,4%), Paesi OPEC (+3,1%) e Svizzera (+2,7%). Stati Uniti (+1,0%) e Paesi ASEAN (+0,8%) presentano una crescita tendenziale più contenuta. Nel contempo una flessione delle vendite particolarmente sostenuta viene registrata verso la Russia (-30,6%) e Paesi MERCOSUR (-12,2%). Più moderata la contrazione verso Paesi EDA (-5,5%) e Cina (-1,1%).

I beni che caratterizzano le esportazioni italiane possono essere suddivise in due macro set- tori: i) quello dei beni ad elevato contenuto di conoscenza, e che in genere appartengono al

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mondo della meccanica strumentale e del chimico-farmaceutico; ii) beni appartenenti al made in Italy. Nel primo caso, sempre in questi ultimi mesi si è registrata un‟inversione di tendenza che vede al primo posto l‟esportazione di autoveicoli (+47,5%). Nel caso dei beni di consumo non durevoli (di cui l‟intero sistema moda fa parte), ciò che maggiormente traina le esportazioni sono beni che, nella percezione del consumatore, vendono anche uno “stile di vita”, e che spesso appartengono al segmento premium, ovvero che si differenziano poiché viene loro riconosciuto un forte valore aggiunto nella qualità e nella personalizzazione del prodotto.

4. Politiche di supporto all’internazionalizzazione: istituzioni e necessità di valutazione

La ratio che sottolinea l‟importanza alla base di un intervento pubblico a supporto dell‟internazionalizzazione commerciale soprattutto delle micro e piccole e medie imprese è da ricercarsi in quattro elementi principali: i) la presenza di barriere non tariffarie che possono ri- sultare troppo onerose per una singola impresa (lingua, cultura, normativa, presenza di standard tecnici, …); ii) rischi elevati per imprese di più piccole dimensioni (Bugamelli e Infante, 2003);

iii) possibilità di avere esternalità positive da una promozione collettiva (marchi, reputa- zione, …); iv) possibilità di mitigare le difficoltà di interazione tra sistema creditizio e imprese (“i vincoli di accesso al credito sono visti come il principale ostacolo all‟export”, ISTAT, 2013).

L‟appartenenza dell‟Italia al WTO e contemporaneamente all‟UE ha posto alcuni limiti agli strumenti che possono promuovere l‟esportazione commerciale, non ultima la possibilità di incenti- vare le esportazioni attraverso una politica monetaria (svalutazione della moneta nazionale). Anche per questo nel nostro Paese sono aumentati i Programmi di Promozione delle Esportazioni (EPP è l‟acronimo dalla versione inglese) che non contemplano politiche di prezzo in senso stretto, ma che si concentrano sull‟offerta e il sussidio di servizi reali. In generale, i servizi reali3 comprendono una varietà di azioni, riclassificabili prevalentemente in quattro tipologie:

 Servizi informativi e di comunicazione (ricerche di mercato; traduzioni/interpretariato;

consulenze specifiche; consulenza in materia valutaria; banche dati; altri networks informa- tici; formazione del personale).

 Servizi commerciali e logistici (trasporto; magazzinaggio; assistenza tecnica; organizzazione di reti commerciali; intermediazione commerciale).

 Servizi promozionali (ricerca di clienti, agenti, rappresentanti organizzazione fiere e mostre;

pubblicità; organizzazione di missioni all‟estero; ricevimento di delegazioni estere; manife- stazioni promozionali organizzate da enti).

 Servizi di B2B: differiscono dai servizi promozionali per la ricerca diretta e mirata di interlocutori privilegiati per le imprese.

Secondo il rapporto ICE 2014 la tendenza di fondo delle istituzioni preposte al sostegno dell‟export in Italia è stata quella di aumentare nell‟ultimo biennio i fondi a disposizione di ser- vizi e incentivi reali:

il Ministero dello Sviluppo Economico ha mobilitato fondi per 21 milioni di euro, un valore simile a quelli del biennio precedente, cui si sono aggiunti 7 milioni di euro di contributo degli utenti.

ICE-agenzia per la promozione all‟estero e l‟internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE) e le Camere di commercio, industria e artigianato (CCIAA) hanno aumentato le proprie spese per le azioni di sostegno a carattere promozionale, passate rispettivamente da 28 a 44 milioni di euro e da 76 a 79 milioni, inclusi i contributi degli utenti ai costi. La spesa delle Regioni, misurata per la

3 I servizi reali si contrappongono solitamente ai servizi finanziari. Di questi fanno parte le forme di garanzia o di assicurazione.

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prima volta in questo Rapporto, è stata di circa 89 milioni di euro grazie anche a una riprogram- mazione dei fondi dell‟UE e al contributo dei privati (ICE, 2014, p. 372).

Queste tendenze di cambiamento che hanno reindirizzato le modalità di sostegno alle im- prese esportatrici, si affiancano anche ad una modificazione strutturale dell‟assetto istituzionale italiano. Dal 1 gennaio 2013 a livello nazionale si è assistito ad un cambiamento importante che ha visto: i) la soppressione dell‟ICE-istituto e la creazione dell‟ICE-agenzia; ii) l‟integrazione di quest‟ultima in una Cabina di Regia che coinvolge Ministero dell‟Economia e delle Finanze, il Ministero delle Politiche agricole e forestali, il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Unioncamere, Confindustria, RE.TE. Imprese Italia, Associazione bancaria italiana e Alleanza per le cooperative.

Non è tuttavia semplice comprende le modalità attraverso cui i diversi enti concorrono sul territorio nazionale e regionale a finanziare o erogare servizi e risorse. Come illustrato da Caffa- relli e Veronese (2013) il “sistema Paese” in questo caso si trova ad avere molteplici livelli di intervento, a loro volta differenziati a livello regionale. A fronte del sistema ministeriale (Mini- stero degli Affari Esteri, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero del Turismo) riorga- nizzato nel Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) e nella Ca- bina di Regia (che ha il compito di definire le linee guida e l‟indirizzo strategico in materia di promozione all‟estero e internazionalizzazione del sistema produttivo) esiste un concorso di enti attuativi, che integrano il sistema nazionale con quello locale (Fig. 2).

Figura 2

SISTEMA PAESE GLI ATTORI E LE FUNZIONI

Note: (1) Le frecce nere continue indicano una relazione di partecipazione azionaria o, nel caso dell’ICE, un potere di indirizzo. Le frecce colorate indicano l’emanazione di linee guida e/o parametri operativi nei confronti degli enti operativi da parte dei differenti comitati di coordinamento.

All’interno dei riquadri relativi agli enti sono riportate le loro principali attività. I soggetti pubblici sono indicati con linea continua, quelli privati con tratteggio. (2) Partecipante alla convenzione Export Banca.

Fonte: Caffarelli e Veronese (2013)

L‟integrazione delle regioni in questo quadro risulta ampiamente eterogenea, basandosi que- ste sia su differenti apparati produttivi (e quindi una diversa specializzazione e una diversa pro- pensione all‟export) che su molteplici modalità organizzative. Contrariamente a regioni come la Lombardia, in cui la competenza diretta in materia di internazionalizzazione viene mantenuta in capo all‟ente regionale, in Toscana si è scelto di costituire un ente promozionale ad hoc. Nel caso toscano dunque Toscana Promozione ha acquisito risorse e personale dall‟ente regionale,

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finalizzandoli all‟obiettivo dell‟internazionalizzazione e della promozione. Questo ha permesso di convogliare nell‟ente anche le risorse per le attività previste per gli sportelli regionali (SPRINT) e di attribuirgli un ruolo diretto nel finanziamento di azioni di sistema. Non è tuttavia in un vacuum l‟azione degli enti preposti ma, al contrario, ricerca sinergie con attori territorial- mente radicati. Un esempio su tutti è sicuramente il sistema camerale4 che, nonostante il mo- mento di scarsità di risorse e riordinamento interno, ha continuato a mantenere una propria pre- senza nella compartecipazione alle azioni sia dell‟Agenzia regionale di promozione (Toscana Promozione appunto) che con le attività di enti specializzati (Artex). Un altro ancora è dato dalle relazioni tra l‟ICE ed enti territoriali: vi sono progetti o eventi in cui ICE, Regione To- scana e Toscana Promozione sono partner congiunti, altre ancora in cui ICE è partner diretto di Artex.

Per avere un proprio fondamento e per comprendere l‟importanza degli strumenti di promo- zione ciò che è sempre più evidente è la necessità di un sistema di valutazione integrato, che renda possibile non solo l‟armonizzazione dei dati territoriali, ma che permetta di comprendere la gestione integrata di progetti e finanziamenti.

In questa direzione, a livello nazionale, l‟aumento delle risorse e la riforma dell‟orga- nizzazione del supporto all‟export ha portato con sé alcune innovazioni anche dal punto di vista metodologico. Accanto ai classici indicatori di output (numero aziende coinvolte, numero di utenti servizi, …) sono stati inseriti indicatori di outcome (numero di clienti nuovi, tasso di pla- cement sul mercato dei partecipanti ai corsi sul commercio estero), affiancandoli ad indicatori più simili a quelli della customer satisfaction utilizzati in letteratura (percentuale clienti soddi- sfatti dei servizi erogati, ecc.).

Purtroppo, come vedremo nel paragrafo successivo, questa armonizzazione dei dati è ancora in itinere per ciò che riguarda il complesso dei dati regionali.

5. L’internazionalizzazione commerciale nella Regione Toscana

Nonostante la regione toscana possa vantare un patrimonio produttivo con eccellenze presenti anche nei settori che abbiamo visto trainare l‟export italiano, il suo contributo rispetto all‟anda- mento dell‟export nazionale complessivo sembra non sfruttare appieno il proprio potenziale. Nel 2014, nonostante un saldo positivo e un incremento del 2,2% delle esportazioni, il ruolo della Toscana sembra essere ancora marginale se confrontato con quello di altre regioni simili.

Questo divario, per il primo trimestre 2015 sembra poi ampliarsi, passando al nono posto per contributo all‟export nazionale (rispetto al sesto posto del 2014 riportato in Fig. 3) e registrando una crescita pari a solo l‟1,1%.

Gli attori che costituiscono l‟asse portante delle politiche di internazionalizzazione commer- ciale in Toscana sono principalmente tre: la Regione, come ente finanziatore di progetti per l‟internazionalizzazione attraverso bandi per le micro, piccole e medie imprese; Toscana Promo- zione, Agenzia regionale che al proprio interno comprende anche il sistema Camerale; Artex come ente specializzato nella “nicchia” dell‟artigianato artistico.

Gli ambiti di azione strategica del supporto all‟internazionalizzazione commerciale sono prevalentemente tre: il settore agroalimentare, il settore manifatturiero (con particolare atten- zione a PMI e artigianato) e il settore turistico.

Il settore agroalimentare e quello turistico sono prevalentemente seguiti da Toscana Promo- zione, la quale alloca loro rispettivamente il 25% e il 38% delle risorse (Tab. 1). Tuttavia, pur

4 In questo caso si parla di sistema camerale sia come Unioncamere che come attività delle singole Camere Provinciali.

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considerando l‟importanza sia del sistema agroalimentare e pur riconoscendo il ruolo-chiave del turismo in Toscana, nel nostro lavoro ci concentreremo sulle politiche per il settore manifattu- riero, che di fatto sembra essere il cuore dell‟azione congiunta di tutti e tre gli enti. In partico- lare il target di riferimento è costituito dalle micro, piccole e medie imprese e dalle imprese fa- centi parte della tradizione artigianale della regione. Le imprese di più grandi dimensioni infatti sono escluse dall‟attribuzione diretta di fondi nei bandi regionali, ma possono partecipare, in maniera indiretta, come supporto alle proprie filiere produttive o ai propri partner nel momento in cui si presentano come raggruppamenti di imprese che accedono al finanziamento.

Figura 3

VARIAZIONE E CONTRIBUTO ALLA VARIAZIONE DELLE ESPORTAZIONI NAZIONALI PER REGIONE. GENNAIO-DICEMBRE 2014 Valori %

Fonte: ISTAT- Statistiche, marzo 2015 Tabella 1

LINEE DI INTERVENTO PER LA PROMOZIONE DEL SISTEMA ECONOMICO TOSCANO. TOSCANA PROMOZIONE 2014 Linee di intervento per la promozione

del sistema economico toscano Risorse finanziarie Costo risorse umane Costo totale %

Agroalimentare 1.500.000 689.490 2.189.490 25

PMI e artigianato 2.500.000 809.068 3.309.068 37

Turismo 2.750.000 633.340 3.383.340 38

TOTALE 6.750.000 2.131.897 8.881.897 100

Fonte: Bilancio preventivo, Relazione dell’organo di amministrazione e Relazione previsionale e programmatica - Toscana Promozione, 2015

Come per il sistema nazionale anche in quello regionale si sta avendo un cambiamento per ciò che riguarda l‟attenzione alla valutazione degli interventi di politica per l‟internazionalizzazione, anche se manca forse una maggiore armonizzazione tra i diversi soggetti coinvolti.

In particolare, per ciò che concerne il sistema regionale toscano esistono ancora alcuni punti del sistema informativo che rendono tortuosa la ricostruzione delle dinamiche di aiuto all‟export. La presenza di tre differenti soggetti che si occupano a livello regionale di promo- zione dell‟export renderebbe necessaria infatti una raccolta dati su progetti/imprese finanziati/e maggiormente uniforme e dettagliata. Ad oggi, oltre ad avere tre sistemi differenti di classifica-

(14)

zione degli aiuti e di trattazione dei progetti/imprese, è bene sottolineare come non sia nemmeno presente in alcune aree una ricostruzione informatizzata delle azioni predisposte.

Nello specifico abbiamo potuto constatare differenze nei tre soggetti indagati:

– Nei database della Regione Toscana si è registrato uno sforzo di armonizzazione dei dati che mira alla coerenza sia interna (da un anno all‟altro) che esterna, rispetto cioè alle classifica- zioni utilizzate dallo stesso ente in altri settori (es.: classificazione dei servizi in base al ca- talogo dei servizi qualificati). Lo svantaggio è che questo tipo di registrazione codificata è entrato in uso solo recentemente e che i bandi che prevedono questa sistematizzazione dei dati siano solamente quelli del 2013 e 2015 (Tab. 5).

– Il dataset di Toscana Promozione, anche per le necessità di confronto con l‟ente regionale, è probabilmente l‟istituto più completo e puntuale nella creazione delle serie storiche. Tuttavia è da notare come l‟utilizzo di classificazioni utilizzate solo dall‟Agenzia lo renda meno ar- monizzabile con i dati della Regione. In linea con l‟approccio valutativo perseguito e auspi- cato a livello nazionale, TP tende a valutare attraverso la somministrazione annuale di un questionario volto a sondare la soddisfazione delle imprese finanziate.

– In ultimo l‟informativa di Artex, che è costituita soprattutto di un enorme patrimonio illustra- tivo/promozionale, non ha la possibilità di essere trattata direttamente in maniera quantita- tiva: manca quindi una sistematizzazione dei dati informatizzata. Ai fini del nostro lavoro abbiamo cercato di ricostruire le attività a partire dai report annuali, anche se non sempre il tipo di informazione è sistematizzabile da personale esterno. Tuttavia la ricchezza descrittiva ha permesso di estrapolare alcuni tratti delle strategie emergenti adottate dal Centro, che non sarebbe stato possibile con la sola rappresentazione numerica.

Se si vuole comunque offrire un quadro di insieme delle imprese coinvolte, guardando i dati illustrati nella figura 4, è immediato il coinvolgimenti di un numero di imprese che si attesta annualmente al di sopra delle 1.000 unità. Se si considerano le imprese coinvolte nei bandi re- gionali (2007, 2009, 2011, 2014) oltre che in Toscana Promozione5 il numero cresce ulterior- mente, fino a coinvolgere nel 2009 oltre 2.000 imprese.

Figura 4

NUMERO IMPRESE SUSSIDIATE. TOSCANA PROMOZIONE ANNI 2006-2014. BANDI REGIONE TOSCANA 2007, 2009, 2001, 2013

Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana e Toscana Promozione

5 Nelle imprese registrate come beneficiarie di fondi erogati da Toscana Promozione sono ricomprese molte delle aziende comprese nei progetti Artex che, ricordiamo, non offre aiuto monetario diretto.

235

422

278

68

1.130 1.252 1.227

1.607 1.460

817 1.084 1.209 1.028

0 500 1.000 1.500 2.000 2.500

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Toscana Promozione Bandi Regionali

(15)

15 5.1 La Regione Toscana

I bandi che dal 2007 ad oggi si sono susseguiti con cadenza quasi biennale costituiscono il cuore delle risorse messe a disposizione delle imprese per ciò che concerne i finanziamenti a progetti di internazionalizzazione.

La definizione “progetti di internazionalizzazione” non è casuale poiché, a nostro avviso, se- gna il passaggio dalla scelta di finanziare singole (e talvolta sporadiche) attività rivolte al com- mercio internazionale (singola fiera, mostra, ecc.) ad un‟ottica integrata di azioni promozionali, che portano a valutare anche una sostenibilità nel tempo delle azioni finanziate in termini non di spesa ma di investimento6. Questo è di particolare rilevanza se sottolineiamo il fatto che i con- cesso è nella forma di aiuto in conto capitale, e quindi a fondo perduto. Quindi non sembra più essere un caso se dal 2013 non vengono più ritenuti ammissibili i costi per la partecipazione ad una singola fiera, a meno di inserirla come parte di un progetto più articolato e di cui il singolo evento è visto in un insieme più complesso.

Come si evince dalla tabella 2 questo cambiamento di vision della politica regionale ha una ricaduta anche sugli importi che questi progetti prevedono. Si passa infatti da progetti strutturati prevalentemente sulla singola impresa, e in cui il massimale consentito è di 150mila euro di in- vestimento totale, a progetti per reti di imprese che possono raggiungere fino al milione di euro di investimenti.

Come anticipato nel paragrafo precedente lo sforzo della Regione per armonizzare i bandi nel tempo e per trovare una standardizzazione delle pratiche di supporto è riscontrabile a partire dal 2013, anno in cui, in maniera esplicita i bandi seguono il catalogo regionale per i servizi qualificati.

Tabella 2

BANDI INTERNAZIONALIZZAZIONE: AIUTI AMMESSI E PROGETTI FINANZIATI

Anno Bando Dotazione finanziaria N. progetti

2007 Bando per il sostegno dei processi di internazionalizzazione delle PMI industriali 8.511.731,97 109 2009 Bando per il sostegno dei processi di internazionalizzazione delle PMI industriali 8.333.865,28 86 2011 Bando per il sostegno dei processi di internazionalizzazione delle PMI 11.062.989,21 106*

2013 Bando “Aiuti alle micro, piccole e medie imprese per l’acquisizione di servizi qualificati per l’internazionalizzazione” 5.060.994,97 30**

2015 Bando “Aiuti alle micro, piccole e medie imprese per l’internazionalizzazione” 4.639.048,33

*Per 339 imprese coinvolte; **per 145 imprese coinvolte.

Fonte: Gloazzo e Cicali (2014); dati Regione Toscana (2015)

Nello stesso anno è immediatamente percepibile una diminuzione delle risorse totali messe a disposizione dal governo regionale, ma altrettanto apprezzabile è il dato di concentrazione delle risorse in un numero di progetti minore (Tab. 2), costituiti per lo più da partenariati complessi, spesso strutturati in veri e propri contratti di rete (Fig. 5). Come visto nel paragrafo 2, le reti hanno assunto un ruolo rilevante e, in particolare, viene caldeggiata la partecipazione ai bandi delle Reti- contratto, attribuendo loro la possibilità di un aumento del massimale a disposizione per i progetti che più che raddoppia quello a disposizione dei consorzi (un milione di euro per i primi contro i quattrocentomila per i secondi). La dotazione finanziaria complessiva significativamente dimi- nuita si affianca quindi ad una volontà dell‟Ente regionale di concentrare le risorse su attività più strutturate e in cui le premialità dei progetti siano in linea con le richieste del mercato7.

6 Nei bandi 2013 e 2015 è espressamente escluso il finanziamento di progetti di investimento che “prevedano esclusivamente le attività di cui alla lettera C1”, ovvero” Partecipazioni a fiere e saloni internazionali”.

7 Un esempio di questo lo si ritrova nel Bando 2015 dove, in virtù dei recenti mutamenti del mercato russo, la premialità finora affidate ad investimenti in questo mercato sono state eliminate.

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Figura 5

PERCENTUALE DI IMPRESE PER TIPOLOGIA DI RAGGRUPPAMENTO. 2007, 2009, 2011, 2013

Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana

Nei progetti finanziati dal bando 2013, rispetto ad esempio a quelli del bando 2011, si è as- sistito ad una concentrazione degli investimenti per Paese di destinazione: pochi grandi mercati di destinazione (Russia, Cina, Stati Uniti e Brasile soprattutto) e alcuni investimenti mirati in aree ad elevato potenziale, come gli Emirati Arabi Uniti. Nella selezione delle imprese sembra inoltre che vi sia stato un cambiamento negli attori che hanno ricevuto il supporto regionale (Fig. 6).

Figura 6

PERCENTUALE IMPRESE PER PAESE DI DESTINAZIONE DEI PROGETTI. 2011 E 2013

Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana

Mentre nel 2011 era il 22% delle imprese che aveva ricevuto sovvenzione anche nel bando 2009 e il 5% nel 2007, dal 2013 le multi-sussidiazioni rispetto ai bandi precedenti sembrano di- minuire: solo il 6% delle imprese finanziate nel 2013 aveva ricevuto fondi nel 2011, e nel 2009 e l‟1% nel 2007. Nel complesso, i soggetti finanziati in tutti e quattro i bandi osservati sono solo 4 e sono Consorzi di imprese (Tab. 3).

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

Impresa Consorzio (n. cons) Consorzio (n. imprese cons) RTI (imprese) Contratti di rete (n. imprese)

2007 2009 2011 2013

Brasile 12%

Giappone 4%

India 1%

Cina 37%

Emirati Arabi Uniti Marocco 1%

3%

Tunisia 2%

Egitto 0%

Camerun 0%

Russia 25%

Ucraina 0%

Stati Uniti 15%

Principato di Monaco

0%

2011

Asia orientale 5%

Cina 26%

Emirati Arabi Uniti

3%

Russia 34%

Brasile 14%

Messico 4%

Stati Uniti 14%

2013

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Tabella 3

BANDI PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE MICRO PICCOLE E MEDIE IMPRESE. REGIONE TOSCANA Anno

bando Spese ammissibili Entità di aiuto

massima Minimo investimento

previsto Massimo investimento previsto

2007

Partecipazione a fiere e saloni 20.000 50.000 150.000

Uffici e Sale espositive all’estero 50.000

Consulenze 30.000

2009

A. Partecipazione a fiere e saloni. 30.000

Singole imprese: 15.000 Singole imprese: 150.000

B. Creazione di uffici o sale espositive all’estero 100.000

C. Altre azioni promozionali: incoming di operatori esteri, incontri bilaterali fra operatori, workshop, seminari all’estero o nel territorio in cui hanno sede le imprese beneficiarie, azioni di comunicazione sul mercato, eventi collaterali alle

presenze fieristiche, attività di formazione 80.000 Consorzi: 50.000 Consorzi: 400.000

D. Studi di fattibilità 80.000

E. Servizi e attività di gestione e coordinamento del progetto < 10% totale investimento

< 50.000 euro RTI: 50.000 RTI: 1.000.000

2011

A- Partecipazione a fiere e saloni internazionali (C1.1) 30.000 Singole imprese: 15.000 Singole Imprese: 150.000

B- Creazione di uffici o sale espositive all’estero (C.1.2) 150.000

C-Realizzazione di nuovi centri di assistenza tecnica post-vendita all’estero (C.1.3) 150.000 Consorzi: 50.000 Consorzi: 400.000 D- Realizzazione di nuove strutture logistiche all’estero di transito e di distribuzione internazionale dei prodotti (C.1.4) 150.000

E- Servizi promozionali (C.2.1)

RTI: 50.000 RTI: 1.000.000 F- Servizi e attività di consulenza e gestione e coordinamento del progetto (C.2.3) < 10% totale investimento

<50.000 euro

2013

C.1 ‐ Servizi per la messa a disposizione di infrastrutture funzionali all’internazionalizzazione

20.000 micro-piccola-media impresa 35.000 consorzio

150.000 micro-piccola- media impresa 400.000 consorzio

C.1.1 - Partecipazione a fiere e saloni internazionali 20.000-30.000

C.1.2 - Creazione di uffici o sale espositive all’estero 100.000-150.000

C.1.3 - Realizzazione di nuovi centri di assistenza tecnica post-vendita all’estero 100.000-150.000 C.1.4 - Realizzazione di nuove strutture logistiche all’estero di transito e di distribuzione internazionale dei

prodotti 100.000-150.000

C.2 ‐ Servizi di consulenza per l’internazionalizzazione

C.2.1 - Servizi promozionali 30.000-50.000

C.2.2 - Supporto specialistico all’internazionalizzazione 30.000-50.000

C.2.3 - Supporto all’innovazione commerciale per la fattibilità di presidio su nuovi mercati 30.000-50.000 Fonte: Bandi per il sostegno all’internazionalizzazione della Regione Toscana

(18)

Tabella 4

MULTISUSSIDIATE REGIONE TOSCANA, BANDI 2007, 2009, 2011, 2013

Imprese finanziate nel 2013 e finanziate anche negli anni: Imprese finanziate nel 2011 e finanziate anche negli anni:

2007 1% 2007 5%

2009 6% 2009 22%

2011 6%

22 imprese hanno ricevuto finanziamenti per il 2007-2009-2011 4 consorzi di imprese hanno ricevuto finanziamenti in tutti e quattro i bandi Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana

Dai dati in nostro possesso non è possibile fare una valutazione comparativa rispetto ai bandi degli anni precedenti, ma ci sembra comunque interessante notare come nel 2013 (Tab. 4) i principali investimenti (e, di conseguenza, di contributi) siano stati effettuati nella creazione di uffici o sale espositive all‟estero (36%), e sui servizi promozionali (25% circa). I primi fanno parte di quei servizi necessari alla creazione della base infrastrutturale dei progetti di internazio- nalizzazione. I servizi rappresentati in questa voce generalmente mirano ad un consolidamento della presenza “fisica” delle imprese sul mercato estero. I servizi promozionali sono invece inse- riti nell‟insieme di servizi di consulenza alle imprese. In particolare in questa voce troviamo i servizi offerti ad imprese che si trovano nelle fasi iniziali dell‟approccio all‟internazionalizza- zione e in cui l‟impresa “studia la fattibilità” della propria strategia. In entrambi i casi i servizi cofinanziati nei bandi regionali per l‟internazionalizzazione delle micro e piccole e medie im- prese sono alternativi ai servizi della stessa area offerti gratuitamente da Toscana Promozione.

In questo caso potremmo non essere in grado di cogliere qualche forma di multi sussidiazione nel tempo, semplicemente perché l‟operatore economico ha alternato il soggetto finanziatore.

Le forme di servizi maggiormente “avanzati” sono invece quelle meno utilizzate dalle im- prese ammesse al bando. Appena il 12% delle imprese ha infatti richiesto finanziamenti per la realizzazione di nuovi centri di assistenza tecnica post-vendita all‟estero (C.1.3) o per il sup- porto all‟innovazione commerciale per la fattibilità di presidio su nuovi mercati (C.2.3) (Tab. 5).

Tabella 5

CONTRIBUTI E INVESTIMENTI PER TIPOLOGIA DI SERVIZI. 2013

Servizi qualificati N. Minimo Massimo Media Somma

Contributo

C.1.2 - Creazione di uffici o sale espositive all’estero 62 2.125 54.533 22.107 1.370.611

C.2.1 - Servizi promozionali 93 1.000 20.000 10.693 994.442

C.1.1 - Partecipazione a fiere e saloni internazionali 71 2.000 15.000 9.620 683.005 C.2.2 - Supporto specialistico all’internazionalizzazione 74 199 16.000 4.421 327.146 C.1.3 - Realizzazione di nuovi centri di assistenza

tecnica post-vendita all’estero 17 248 42.000 17.158 291.684

C.2.3 - Supporto all’innovazione commerciale per la

fattibilità di presidio su nuovi mercati 18 600 16.000 9.523 171.422

TOTALE 335 3.838.309

Investimento

C.1.2 - Creazione di uffici o sale espositive all’estero 62 4.250 110.108 46.003 2.852.195

C.2.1 - Servizi promozionali 93 2.500 50.000 22.012 2.047.095

C.1.1 - Partecipazione a fiere e saloni internazionali 71 4.000 30.000 20.265 1.438.799 C.2.2 - Supporto specialistico all’internazionalizzazione 74 398 40.000 10.760 796.272 C.1.3 - Realizzazione di nuovi centri di assistenza

tecnica post-vendita all’estero 17 495 84.000 34.316 583.368

C.2.3 - Supporto all’innovazione commerciale per la

fattibilità di presidio su nuovi mercati 18 1.500 50.000 24.436 439.843

TOTALE 8.157.572

Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Toscana

(19)

19

Questo tipo di orientamento nella tipologia di servizi finanziati, letto congiuntamente con il dato sulla scarsa multi-sussidiazione nel tempo potrebbe tracciare la volontà di aiutare partico- larmente quelle imprese che si trovano all‟inizio del processo di internazionalizzazione. Come vedremo in seguito sarà parzialmente differente la lettura dei dati degli altri enti.

5.2 Toscana Promozione

L‟attività dell‟Agenzia speciale toscana per la promozione (APET, da ora TP) copre l‟ampio spettro dei settori produttivi legati all‟agricoltura, alla promozione turistica e all‟internaziona- lizzazione delle PMI e dell‟artigianato. Rispetto alle risorse destinate da TP ai tre settori, nel 2014 l‟agricoltura ha catalizzato circa il 29% delle risorse disponibili, il turismo il 32,5% e PMI e Artigianato hanno ricevuto il 34% dei fondi messi a disposizione. Una parte residuale dei fondi è stata poi allocata in iniziative definite come “intersettoriali”.

Negli ultimi cinque anni TP ha modificato sia la classificazione dei servizi offerti che la di- stribuzione delle risorse rispetto all‟offerta: ad essere diminuiti sono i servizi generici e le attività di comunicazione e informazione, mentre sono aumentate significativamente le attività promozionali (Tab. 6). In generale, si legge anche dalla Relazione del Direttore di TP al Bilancio, l‟Agenzia ha teso a concentrare le proprie risorse non solo in un numero più limitato di iniziative (si passa da 250 nel 2009 a 145 nel 2014) ma anche alla fornitura di servizi maggiormente qualificanti. Le risorse disponibili sono passate dai 13 milioni del 2009 ai 7 milioni del 2014, registrando non solo la contrazione di spesa pubblica che ha caratterizzato la politica di austerity perseguita da tutta la pubblica amministrazione, ma risentendo anche della riforma del diritto annuale delle Camere di Commercio che, in qualità di partner, hanno dovuto ridimensionare il proprio apporto finanziario. Nella relazione al Bilancio 2014 si sottolinea come proprio questo mancato introito abbia influito sulla possibilità stessa di attivare alcune iniziative, e che a questo va imputato il mancato raggiungimento di alcuni degli obiettivi preventivati.

I tre principali strumenti su cui può essere suddiviso il supporto di TP sono: i) Fiere, ii) B2B e iii) Servizi, e ci sembra interessante sottolineare come vi sia un numero non trascurabile di imprese che accede a più di una stessa azione in un anno: più di una fiera extraeuropea (tra il 25% e il 6% negli anni tra il 2006 e il 2014), più di un‟azione di incontro tra imprese (tra il 37%

e il 15% negli anni tra il 2006 e il 2014) e diverse tipologie di servizi (tra il 42 e il 30% negli anni tra il 2006 e il 2014) (Fig. 7).

Contrariamente ai bandi della Regione Toscana visti nel paragrafo precedente, le imprese sussidiate nell‟ambito delle azioni di Toscana Promozione, utilizzano molto meno la possibilità di finanziare attività congiunte: è solo il 10% delle aziende che richiede congiuntamente più di un servizio. La maggior parte concentra le proprie richieste esclusivamente su una tipologia di supporto (Fig. 8), con una chiara inversione di tendenza negli ultimi cinque anni. A partire dal 2009 infatti alle richieste di Servizi in senso più ampio è andata sostituendosi la richiesta di azioni di B2B, che da sole rappresentano il 57% delle attività sussidiate nel 2014.

Le risorse più cospicue (oltre il 60%) e il maggior numero di attività (oltre il 50%) si con- centrano verso azioni che hanno come destinazione “mondo”, ovvero sono azioni che non sono mirate ad un unico mercato estero ma che potenzialmente potrebbero avere ricadute su una molteplicità di Paesi (Tab. 8).

Meno del 20% delle azioni ha come obiettivo il mercato europeo mentre le restanti attività si concentrano nell‟Est Asia e nell‟America Settentrionale. Nell‟ultimo biennio si registra una dif- fusa riduzione delle risorse che colpisce quasi tutte le destinazioni delle attività finanziate. Le uniche eccezioni sono per l‟Africa settentrionale e per i Paesi del Golfo, in cui si registra un numero esiguo di attività, ma in crescita. È leggermente diverso l‟orientamento delle attività promozionali se consideriamo quelle destinate al settore manifatturiero (Fig. 9).

(20)

Tabella 6

DISTRIBUZIONE DELLE INIZIATIVE PER TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ. TOTALE SETTORI. 2009-2014

Tipologia di iniziative- Totale N. Valore (in euro)

2009 2010 2011 2012 2013 2014 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Informazione e comunicazione 44 38 31 28 21 9 2.064.517 1.468.982 2.941.850 1.400.815 1.153.479 370.307

Attività promozionali 80 125 116 146 133 124 4.750.224 7.950.113 7.552.562 7.042.810 8.321.389 5.877.101

Partecipazioni a fiere 34 38 30 54 46 32 3.974.093 3.486.382 3.031.696 3.390.791 4.169.292 2.564.024

Incoming e formazione operatori esteri 25 19 12 22 11 21 416.914 369.900 283.761 518.517 447.998 653.764

Seminari e workshop 21 21 20 19 24 20 359.217 1.047.904 974.579 731.015 1.259.546 434.699

Eventi settoriali 47 47 46 52 51 3.045.927 3.110.439 2.348.138 2.444.553 2.224.614

Eventi intersettoriali 7 5 152.087 54.349

Sostegno manifestazioni fieristiche e congressuali 22 12 8 8 7 6 1.761.459 1.330.000 1.020.000 964.676 524.705 546.049

Servizi 108 73 33 26 19 1 4.622.586 1.880.320 1.330.199 894.392 577.787 255.950

Servizi di base ed avanzati 25 1.069.866

Servizi per la competitività 1 79.000

Formazione per l’Internazionalizzazione 40 7 181.333

Attività di supporto 2 2 1 1 5 173.750 143.680 80.000 20.037 52.086

TOTALE 254 250 190 209 181 145 13.198.786 12.803.165 12.988.291 10.382.693 10.597.397 7.101.493

Fonte: Relazione del Direttore (2009, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014), Toscana Promozione Tabella 7

DISTRIBUZIONE DELLE INIZIATIVE PER TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ. PMI E ARTIGIANATO. 2009-2014

Tipologia di iniziative - PMI e artigiane N. Valore (in euro)

2009 2010 2011 2012 2013 2014 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Informazione e comunicazione 8 7 1 2 5 1 338.367 209.400 100.000 100.000 137.082 22.143

Attività promozionali 36 63 62 60 63 57 2.271.791 3.074.610 2.730.603 3.187.415 3.356.384 2.016.946

Partecipazioni a fiere 16 15 11 21 18 15 1.886.607 1.469.667 1.049.795 1.808.547 2.040.948 1.121.187

Incoming e formazione operatori esteri 15 12 7 11 7 14 230.384 289.000 196.000 317.563 298.663 367.676

Seminari e workshop 5 13 11 7 13 11 154.800 341.943 370.565 247.879 326.119 252.276

Eventi settoriali 23 26 21 25 17 974.000 962.156 904.430 690.655 275.807

Eventi intersettoriali 7 152.087

Sostegno manifestazioni fieristiche e congressuali 18 8 3 3 3 3 1.321.459 810.000 530.000 530.000 382.430 431.050

Servizi 25 1 0 1.224.830 26.700

Servizi di base ed avanzati

Servizi per la competitività

Formazione per l’internazionalizzazione 1 26.700

Attività di supporto 2 6.359

TOTALE 87 78 67 65 71 63 5.156.447 4.094.010 3.387.303 3.817.415 3.875.896 2.476.498

Nota: Alcune voci nella serie storica sono state ricavate cercano di armonizzare sistemi di codifica differenti negli anni 2009 e 2010.

Fonte: Relazione del Direttore (2009, 2010, 2011, 2012, 2013, 2014), Toscana Promozione

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