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RELAZIONE ANNUALE INPS Saluto vice presidente Marina Sereni (Sala della Regina, 16 luglio 2013, ore 11)

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1 RELAZIONE ANNUALE INPS

Saluto vice presidente Marina Sereni (Sala della Regina, 16 luglio 2013, ore 11)

Autorità, Signore e Signori!

Desidero innanzi tutto porgere un cordiale saluto al Presidente Antonio Mastrapasqua e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini che ascolteremo tra poco, in occasione della presentazione della Relazione annuale dell'Inps.

“Dobbiamo ricordarci che l'Italia migliore è un'Italia solidale. (…..) La riforma del nostro welfare richiede azioni di ampio respiro per rilanciare il modello sociale europeo. (……) un welfare più universalistico e meno corporativo che sostenga tutti i bisognosi, aiutandoli a rialzarsi e a riattivarsi. Per un welfare attivo, più giovane e al femminile, andranno migliorati gli ammortizzatori sociali, estendendoli a chi ne è privo, a partire dai precari”.

Non si tratta di parole mie, ma di una breve citazione dalle dichiarazioni con le quali il Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, si è presentato alla Camera dei deputati il 29 aprile scorso per ricevere la fiducia.

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2 Ecco, ritengo sia giusto prendere le mosse da queste

considerazioni per ricordare a tutti - a partire da noi che siamo in Parlamento - quanto i temi della previdenza, dell’assistenza, della promozione e protezione sociale siano oggi cruciali per ricostruire un filo di dialogo e di fiducia tra le nostre istituzioni e i cittadini.

Di fronte al perdurare di una crisi economica che continua a riversare i suoi pesantissimi effetti sull'occupazione e sulle condizioni di vita materiali di milioni di persone, uno Stato moderno deve sapersi interrogare sugli strumenti, le risorse, i soggetti in grado di rispondere a bisogni crescenti e nuovi, rapidamente mutati rispetto al passato.

Nella precedente legislatura, nel pieno di un'emergenza finanziaria senza precedenti, Governo e Parlamento hanno varato una riforma previdenziale che, unitamente ad un rafforzamento delle garanzie di sostenibilità di lungo periodo del sistema pensionistico e ad una significativa riduzione dell’incidenza della spesa previdenziale sul PIL, ha però determinato, al contempo, ampie zone di sofferenza sociale e di difficoltà, di cui oggi non possiamo non farci carico e che restano ancora tra le principali priorità del nostro Paese.

L'innalzamento generalizzato dell'età pensionabile ha rappresentato con ogni probabilità un intervento indispensabile

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3 al fine di mettere sotto controllo i conti pubblici. Ma anche

quella riforma, come tutte, alla luce dei fatti concreti ha bisogno di una verifica, di aggiustamenti che tengano conto degli effetti del recessione e della crisi di un numero molto rilevante di aziende.

Le misure in materia pensionistica – di cui la relazione annuale dell’INPS non può che dare conto in termini positivi per quanto concerne l’impatto sui conti pubblici e le tendenze di lungo periodo – possono e debbono a mio avviso essere migliorate, con il contributo di tutti, anche in tempi molto brevi.

Mi riferisco in particolare alla vicenda esodati sulla quale, per usare le parole del Presidente Letta, "la comunità nazionale ha rotto un patto: bisogna trovare una soluzione strutturale ... (e) ristabilire la situazione". Ma penso anche alla possibilità di introdurre alcuni elementi di flessibilità in uscita che, senza alterare l'equilibrio finanziario complessivo, dia una risposta a lavoratori anziani espulsi dal sistema produttivo che difficilmente in questa stagione possono trovare altri impieghi.

O ancora alla situazione delle lavoratrici donne cui si è offerta una parità formale in termini di età pensionabile senza aumentare contestualmente il sistema di servizi necessario a rendere più semplice la conciliazione tra lavoro di cura e lavoro produttivo.

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4 E’ del tutto evidente che la sostenibilità finanziaria del

sistema previdenziale è uno dei cardini del percorso di risanamento del nostro Paese, ma essa è strettamente connessa alle dinamiche della crescita economica.

Sotto questo profilo, peraltro, il perdurare dell’attuale fase recessiva non può che incidere negativamente anche sui conti del nostro maggiore Istituto pensionistico, l’INPS, che ha ormai assunto il sostanziale “monopolio” del cosiddetto “Polo della previdenza”.

D'altra parte è proprio nell’attuale scenario di disagio e incertezza sulle prospettive future, che dobbiamo cercare risposte a sfide relativamente nuove: non solo la necessità di garantire copertura previdenziale sia a coloro che “hanno già dato” sia alle future generazioni. Ma anche l'identificazione di ammortizzatori e strumenti di assistenza per coloro che sono privi di qualsiasi forma di protezione.

Non ha senso dire che occorre togliere ai padri per dare ai figli quando oggi padri e figli perdono il lavoro e magari tutti si ritrovano a chiedere aiuto ai nonni... Ha senso innovare per disegnare un sistema che affronti il rischio di un aggravamento della distanza tra le generazioni, di una nuova forma di diseguaglianza sociale tra chi è riuscito ad acquisire una posizione previdenziale certa e coloro che, invece, si trovano a

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5 non potere neanche immaginare un'aspettativa di lavoro e,

quindi, di tutela previdenziale futura. In questa direzione assume un rilievo evidente il tema delle pensioni integrative.

Rubo un dato dalle “giornate della previdenza” del maggio scorso: pare che noi italiani siamo più propensi ad investire nel gioco d’azzardo che raccoglie 24 milioni di euro in un anno che nei fondi pensione ai quali ne riserviamo 7,2. Il gap da colmare rispetto alla media dei paesi Ocse è enorme ed è per questo necessario un lavoro di informazione e di dialogo sociale che veda tutti i soggetti impegnati.

Abbiamo dunque davanti questioni complesse che possiamo affrontare creando un sistema più virtuoso possibile, migliorando l'efficienza organizzativa degli enti previdenziali, mettendo sempre al centro le domande dei cittadini.

Su tutti questi nodi il Parlamento ha ripreso, nella nuova legislatura, un percorso di confronto e di iniziativa che si muove lungo tre assi essenziali.

Il primo riguarda una riflessione sulla riorganizzazione già avviata dei grandi Istituti previdenziali, che soprattutto per la cosiddetta “super INPS”, affronti il tema della governance.

Risale al 26 giugno 2012 l'“avviso comune” sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e CONFINDUSTRIA, con il quale si ribadisce a Governo e Parlamento l’esigenza di determinare quanto

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6 prima una sintesi, attuando un principio di separazione tra

indirizzo politico e gestione.

Il secondo asse intende approfondire un’analisi normativa e tecnica, oltre che politica, che consenta di affrontare quel rischio, cui ho accennato, di nuove diseguaglianze tra generazioni. Si tratta di un tema assai complesso che mi sembra sia prioritario anche nell'agenda del Presidente del Consiglio e del Ministro Giovannini.

Il terzo terreno di iniziativa parlamentare, come ho già accennato ampiamente, riguarda gli interventi necessari per modificare gli aspetti più critici della recente riforma previdenziale.

Ai fini del lavoro parlamentare, infine, sono assai significative anche le competenze affidate all'Inps sul piano dell'assistenza su cui non posso soffermarmi per ragioni di tempo. Mi limito a segnalare come il meritorio e sacrosanto impegno per impedire che usufruiscano di benefici persone che non ne hanno titolo debba essere finalizzato a dare risposte sempre più adeguate a coloro che invece hanno assoluta necessità di un sostegno e di un supporto.

Per sviluppare con serietà il lavoro lungo queste direttrici è importante che il Parlamento possa conoscere da vicino le innumerevoli attività dell'Inps e usufruire delle conoscenze e dei

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7 dati a disposizione dell'Istituto, in uno spirito di piena e totale

collaborazione reciproca. Con questo auspicio e con estremo interesse per le considerazioni che ascolteremo tra poco, passo volentieri la parola al Presidente Mastrapasqua.

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