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TEMATICHE E CASI CONCRETI DI RAGAZZI DIVERSAMENTE ABILI CATERINA E ANNA Marcella Nusiner

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Academic year: 2022

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TEMATICHE E CASI CONCRETI DI RAGAZZI DIVERSAMENTE ABILI CATERINA E ANNA

Marcella Nusiner

Verrà proposta una riflessione sul disegno e sulla scrittura di ragazzi diversamente abili, prendendo in esame 2 casi: tutti e 2 con ritardo mentale e motorio. Un caso di autismo e uno di disprassia evolutiva, quest’ultimo legato sia alla non acquisizione dello schema corporeo, sia alla mancanza di strutturazione spaziale.

In una ricerca su 234 scritture esaminate alla fine degli anni ’60 da Perron e Zazzo all’Ospedale Roussel di Parigi si è evidenziato che:

- l’insufficienza mentale è un handicap nella acquisizione della scrittura;

- il livello grafico molto spesso è superiore al livello intellettuale;

- le femmine hanno una scrittura migliore.

Il ritardo grafico è spesso meno evidente che per altre abilità scolastiche, più legate all’intelligenza (per es. il calcolo) e le difficoltà maggiori sono riscontrate soprattutto a livello dello schema corporeo, dell’organizzazione spaziale e del deficit motorio.

L’evoluzione grafica sembra comunque assolutamente limitata.

AUTISMO

Il termine autismo (dal greco io stesso) fu introdotto in psicopatologia da Bleuer (psichiatra svizzero, 1908) nel primo decennio del ‘900 con il significato di un comportamento associato alla schizofrenia.

Leo Kanner (psichiatra americano, 1943) ne descrisse i segni caratteristici: povertà delle interazioni sociali, mancanza di comunicazione, presenza di comportamenti stereotipati, resistenza al cambiamento.

Asperger (pediatra viennese, 1944) considera le caratteristiche dell’autismo simili a quelle descritte da Kanner, ma rileva che gli autistici da lui esaminati hanno:

un eloquio scorrevole, un Q.I. relativamente elevato, difficoltà nella motricità grossolana (Kanner sostiene la difficoltà nella motricità fine) e li definisce autosufficienti e felicissimi di essere lasciati soli.

Oggi si parla di “ disturbo generalizzato dello sviluppo “, spettro autistico, ponendo l’accento su un importante ritardo psichico. L’Io, fortemente immaturo, non è capace di utilizzare meccanismi adattivi e compensatori. La crescita cognitiva, affettiva, emotiva e sociale è fortemente deficitaria.

Ecco di seguito alcune caratteristiche dell’autismo:

1 – marcata compromissione di alcuni comportamenti non verbali: lo sguardo diretto, l’espressione mimica, le posture corporee e i gesti che regolano l’interazione sociale.

2 – incapacità di costruire una relazione adeguata al livello di sviluppo.

3 – non condivisione di gioie, interessi obiettivi con altre persone.

4 – ritardo o assenza del linguaggio parlato.

5 – uso di un linguaggio stereotipato e ripetitivo.

6 – dedizione totale ad uno o più tipi di interessi fissi e ristretti.

7 – sottomissione molto rigida ad abitudini rituali.

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9 – iperattività e deficit attentivo.

Oggi gli autistici sembrano essere, a secondo del criterio diagnostico, circa 50 su 10.000. Di questi l’ 1–2 % raggiunge la normalità, il 20–30 % fa progressi, ma hanno bisogno di sostegno e controllo, mentre per gli altri non ci sono tracce evidenti di miglioramento

Il rapporto maschi – femmine è di 4 a 1 o 3 a 1.

L’autismo ha aspetti devastanti sulla famiglia che si disgrega nel 50% dei casi.

I primi segni appaiono tra i 15 e 24 mesi, dopo un periodo di apparente normalità: il piccolo sta seduto immobile per diverso tempo, non mostra gli oggetti alle persone, ha difficoltà nella coordinazione motoria e non risponde alle modulazioni espressive e affettive dei familiari.

Le cause dell’autismo non sono ancora del tutto chiare. Fino a poco tempo fa si riteneva che l’autismo fosse dovuto ad un conflittuale rapporto con la madre, ora quest’ipotesi è del tutto superata a favore di disordini funzionali che riguardano i lobi frontali area notoriamente legata alla affettività.

Nel primo periodo di vita le sensazioni corporali, relativamente indifferenziate, formano il punto cruciale attorno al quale si stabilirà un primo senso di identità.

In questa fase troviamo oggetti-sensazioni centrati sul proprio corpo, la madre viene sperimentata come parte di sé, ma che prepara le relazioni con oggetti separati dal proprio corpo ( oggetti esterni) ), ai quali il bambino deve imparare ad adattarsi.

Nell’autismo, a partire dai primi 2 anni di vita, tutta l’organizzazione dell’Io è caratterizzata dalla mancanza della strutturazione degli oggetti sia interni che esterni ed è invasa da intensi sentimenti di angoscia. I bambini quindi sono isolati, arroccati nel loro “congelamento”, “fortezze vuote”

(Bettheleim, 1976) molto distanti dal partecipare a ciò che si vive intorno a loro.

Urla, azioni autolesionistiche e aggressive sono lette come reazioni alla paura, all’impossibilità di sostenere la relazione.

Il bambino autistico è incapace di sopportare cambiamenti dell’ambiente, per cui per evitare crisi di angoscia è necessario ricorrere a ritualizzazioni e all’uso degli stessi oggetti senza cambiarne la disposizione. Per es. bicchieri, posate, ecc.

Il tempo e lo spazio hanno in se un senso di “modificazione” e proprio per questo i soggetti autistici li rifiutano, costringendosi a vivere nei qui e ora, in una dimensione immutabile, incapaci di conoscere gli oggetti che visti in momenti diversi diventano a loro volta differenti. L’immobilità è l’unico mezzo per salvarsi, il fare, vissuto terrifico, diventa perdita di identità ed auto eliminazione.

Il sentimento che pervade il bambino autistico è uno solo: il terrore di veder svanire la propria esistenza.

Il disegno nel bambino autistico

La funzione simbolica del disegno è stata oggetto di numerose e approfondite ricerche in quanto permette di accedere ad un canale di comunicazione alternativo alla parola. Ed è per questo che il disegno è lo strumento principe attraverso il quale il bambino rappresenta emozioni espresse inconsciamente.

Gli studi sul disegno infantile si sono sviluppati a partire dagli anni ’70. Attraverso il disegno il terapeuta o l’educatore può comprendere quali emozioni positive o negative accompagnano il bambino nella sua quotidianità. Ciò ha determinato anche una tappa molto importante nella comprensione di pensieri ed emozioni nei bambini autistici, la cui sindrome pone davvero una barriera comunicativa tra se stessi e il mondo circostante.

I bambini autistici manifestano nei loro disegni la tendenza a rappresentare un mondo fantastico nel quale vivono immersi e totalmente posseduti. Questo mondo fantastico li ingabbia fino ad impedire loro il viaggio di ritorno, scatenando una fantasia sfrenata popolata da rappresentazioni

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catastrofiche e lugubri, espressione di ansia e angoscia profonda. L’impossibilità di comunicazione emerge con la rappresentazione di figure fisse, separate tra loro da linee verticali che possono talora assumere l’aspetto di muro invalicabile.

L’analisi dei disegni di bambini autistici ha mostrato come la maggior parte di essi esprimano in modo marcato e netto una forte aggressività testimoniata dalla violenta pressione esercitata sul foglio tanto da bucarlo, oppure la raffigurazione di dettagli nel volto molto marcati: denti, mento rinforzato .., personaggi armati o con pugni chiusi. Generalmente usano colori molto accesi, come il rosso e nero.

In sintesi il disegno dei bambini autistici è uno strumento diagnostico davvero utile per aprire un varco, una finestra su questo mondo immobile e “ghiacciato”.

Una poesia scritta al PC da un bambino autistico:

LAGUNA GHIACCIATA La laguna è bianca di ghiaccio I gabbiani camminano sulle barche Adagiate sopra croste bianche Io guardo il paesaggio freddo Tutto il mio mondo

E’ come questa barca Incagliata nel ghiaccio

Per quanto riguarda il gesto grafico, che fare?

I bambini autistici, quelli che possono scrivere, hanno quasi sempre un’impugnatura palmare e scarabocchiano. Molto importante è la conquista della presa a pinza.

Si suggeriscono alcuni percorsi didattici:

1 – si invita il bambino a colorare liberamente e, in seguito, con lo stesso colore del modello immagini molto grandi per avere la libertà di movimento, ma con dei limiti perché abbia consapevolezza del rispetto dei confini.

2 – il bambino può ripassare la linea tratteggiata dall’educatore, perché in questo modo si sente guidato e rassicurato. La stessa cosa sarà dedicata all’apprendimento delle lettere.

3 – si invita il bambino a lavorare sul pregrafismo, guidando la sua mano perché acquisti sicurezza.

Nell’apprendimento della letto-scrittura, e comunque in generale nel processo di apprendimento, è molto importante coinvolgere i sensi. Per es.” a “come arancio (lettura dell’immagine). Si focalizza l’attenzione sulla lettura della a, si porta un arancio vero e lo si fa toccare, annusare, tagliare e mangiare. Altro esempio” e” di erba (lettura dell’immagine). Focalizzare la lettura della e, poi portare l’erba o andare su un prato e toccare, annusare …

Cominciare dalle vocali, poi le consonanti, poi associare consonanti + vocali. Es.” pa” pane.

Utilizzare le immagini proposte dai bambini, poi si elimina l’immagine.

Di seguito disegni e scritture di una ragazza autistica: Caterina.

Caterina è una ragazza con gravi disabilità intellettuali e motorie che ho personalmente conosciuto.

I disegni e le scritture qui riportati sono stati eseguiti quando Caterina aveva 13 anni. Più tardi la sua disabilità si è aggravata, nonostante moltissimi sostegni e cure, e non ha più potuto né scrivere né disegnare nulla.

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La casa

Una bottiglia di vino

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La notte nera

Io sono Caterina

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La figura umana

Esempio di scrittura

In queste immagini sono presenti tutti i segni evidenziati precedentemente.

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Il disegno della figura umana nel bambino e il caso di Anna

Tutte le tracce lasciate volontariamente su un supporto da un soggetto possono essere considerate una proiezione di se stesso.

Nessuna traccia è innocente.

La rappresentazione del corpo umano da sempre suscita una sorta di superstizione, pensiero magico, tabù.

Recenti studi mostrano da una parte che l'evoluzione della traccia lasciata dai bambino fin dai 6 mesi conduce in modo concreto e logico alla rappresentazione del proprio corpo e dall’altra che il desiderio di disegnare una figura umana è uguale per tutti i bambini del mondo.

Vari studi hanno messo in luce alcuni punti evolutivi nel disegno della figura umana simili nei 5 continenti.

• verso i 6 anni compare il profilo

• la bocca evoluta tra i 6 e gli 11 anni

• la base del naso verso i 12

Il bambino di qualche settimana riconosce sua madre grazie a un gran numero di impressioni sensoriali: visive, tattili, uditive e olfattive.

Progressivamente la funzione visiva prende spazio su tutte le altre sensazioni e il bambino diventa capace di fare a meno delle impressioni sensoriali e le sostituisce con altre più astratte.

Ciò gli permetterà di distinguere il viso di sua madre rispetto agli altri.

Per costruire il corpo, il bambino deve distaccarsi dall'immagine fusionale con la madre che determina la relazione spaziale e corporale. Una presa di coscienza del " dentro e fuori " si fa attraverso l'esperienza angosciante dell'ottavo mese. E' allora che il " fuori " comincia ad esistere per il bambino.

La presenza di una terza persona riconosciuta come diversa dalla madre e' il fattore che determina questa situazione.

Il bambino si differenzia dall'immagine materna, struttura un " esterno “. E' allora che il meccanismo proiettivo può mettersi in gioco e lo spazio corporale può essere rappresentato anche graficamente.

Prima dei 18 mesi si parla di traccia e non di disegno ed è l’occhio che guida la mano.

Due tipi di tracce si caratterizzano in questo periodo:

1) TRACCE PRIMARIE.

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a) Secondo Tisseron queste prime tracce corrispondono ad una prima simbolizzazione sensorio - affettiva - motrice e mettono sulla scena due tipi di fantasmi:

- Il fantasma di una pelle comune madre - bambino - Il fantasma della separazione

Geneviève Haag ci dice che queste prime tracce si eseguono preferibilmente sulle pareti,sullo schienale del divano, del lettino. ecc per l’effetto avvolgente dell’architettura che è intorno; ciò ricorda i primi rudimenti dell’immagine del corpo, di una pelle vissuta come rivestimento.

Solo in seguito sarà possibile vergare la traccia su un foglio che è staccabile, parallelamente allo sdoppiamento della pelle in comune con la madre.

b) Tracce “ va e vieni “ eseguite indifferentemente con la mano destra o sinistra, ma sempre iniziate con un movimento assiale e considerate tracce – movimento.

Questi gesti sono quelli grazie ai quali il bambino si allontana dal corpo della madre e prendono lo stesso significato ( andare e venire ) del “ gioco del rocchetto “ descritto da Freud.

I tipi di traccia descritti conducono alla naturale e necessaria separazione.

Intorno ai 18 mesi il bambino è capace di avere un controllo visivo dei suoi gesti, l’occhio segue la mano senza guidarla e compaiono le

2) TRACCE SECONDARIE.

Anche qui distinguiamo due tipi di tracce:

- le forme circolari (rotonde o ovoidali)

- le oscillazioni della mano con le quali la matita disegna il movimento “va e vieni”

Ciò permette al bambino di accedere alla rappresentazione simbolica della presenza o assenza della figura materna e quindi alla introiezione di essa.

18 mesi – 3 anni

Tra i 18 mesi e i 3 anni la mano è lo strumento per l’esplorazione degli oggetti, sostituisce sempre di più la bocca e il bambino comincia ad usarla per afferrare il cucchiaio, la matita, …

e produce le seguenti forme grafiche:

- tracce di “va e vieni”

- punti - spirali 4 anni

Le forme chiuse appaiono come una individuazione sotto forma di sviluppo individuale separato dalla madre.

Il bambino entra nell’elemento figurativo che ben presto si arricchisce di precisione e dettagli.

E’ in atto la proiezione dello schema corporeo, un insieme di evoluzione puramente grafica.

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Una sottolineatura particolare concerne gli occhi.

Graficamente conferiscono animazione al viso, ma sono anche il primo elemento di riconoscimento e per essere riconosciuti.

Ricordiamo l’esperienza di Spitz in cui il bambino sorrideva ad una maschera, però con i 2 occhi, e sono proprio loro che nel disegno autentificano l’immagine corporale.

Ora la figura umana è un supporto identitario e nel linguaggio il bambino utilizza la parola “io”.

5 anni

Si arricchiscono e completano i dettagli della figura. Le proporzioni si affinano. I vestiti prendono la loro importanza.

Le braccia sono attaccate al tronco e non più alla testa. E’ un momento di grande creazione.

6 anni

Appare il profilo, che segna la possibilità di vedersi da un altro punto di vista che non è più solo quello frontale, riflesso nello specchio.

Il disegno della figura umana può essere assimilato ad un autoritratto.

Dobbiamo osservare:

- la posizione del disegno nella pagina (centro e angolo);

- la grandezza della figura che ci mostrerà l’importanza che il bambino accorda a se stesso;

- un disegno sporco, con macchie, evoca la mancanza di riconoscimento o di insoddisfazione dei genitori;

- l’ampiezza del tratto.

ANNA: grafismo e schema corporeo

Ecco Anna.

Ha 13 anni, quasi14, frequenta la 5 primaria con sostegno.

Figlia unica. Rapporti caldi in famiglia. Ci vediamo per 2 anni e mezzo.

Ha deficit motorio e cattiva lateralizzazione, anche se per scrivere usa la mano destra

La scrittura non è una semplice attività motrice: ma un circuito senso-motorio indirizzato verso uno scopo in uno spazio orientato in relazione al corpo. La coscienza della dinamicità del corpo che agisce, può definirsi solo nello spazio.

Anna scrive in modo incomprensibile, non ha l'idea di cosa sia un tracciato grafico, Dx-Sx, sopra-

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All’inizio dei nostri incontri Anna come figura umana disegna dei “ragnetti”.( Vedi immagine) Sono costituiti da un grosso cerchio da cui partono delle… zampe.

Posizione:il tronco segue il movimento, nessuna fermezza o stabilita, vi sono paratonie nel viso e gambe. Impugnatura: dita contratte sulla punta dello strumento grafico che spinge con forza sulla carta.

L’appoggio del braccio sul piano scrittorio, estensivo e pesante, disturbava l’avanzamento della mano.

Negli incontri era evidente una fragilità dei punti di riferimento corporei e un ritorno quasi automatico alle abitudini precedenti a cui si aggrappava per rassicurarsi.

Quindi, durante il trattamento, prima di affrontare la posizione della mano e delle dita, ho cercato con Anna di trovare progressivamente migliori punti di riferimento corporei attraverso gli aspetti del “ vissuto “, “ sentito “ e dell’ “ agito “ corporeo prima di arrivare alla sua “ rappresentazione “ con il disegno.

Disegna una figura umana (inizio: i Ragnetti)

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Una figura umana (in corso d’opera) Fine rieducazione: Anna è Valentina Ho quindi cercato di sviluppare i punti di riferimento sul suo corpo, su quello dell’altro e nello spazio attraverso la riproduzione di posture e movimenti.

Prove di imitazione dei gesti: quale è il collo? Quale la gamba? Guardiamo e tocchiamo queste parti sulla bambola, su se stessa, su di me.

Abbiamo anche associato i vari movimenti con le direzioni del corpo: Verticale: in piedi, Orizzontale: sdraiata, come per dormire, Obliquo: inclinato come quando guardi dalla finestra o dal balcone.

Abbiamo mosso le parti del corpo nominate Per il viso: Toccato con il dito parti del viso Usato uno specchio

Eseguito smorfie per gioco

Ricostruito i pezzi del viso con un puzzle e poi tutta la figura

Ho chiesto ad Anna di disegnare la figura umana ad intervalli regolari per monitorare i progressi.E alla fine il disegno è piu’ che soddisfacente.

Per il Rilassamento abbiamo seguito le indicazioni di Bergès: toccare e nominare le varie parti del corpo per attualizzarle e renderle presenti, invitare il bambino a prendere da solo la posizione adatta a rilassarsi, ed eseguire in autonomia gli esercizi della ripresa.. All’inizio Anna si confondeva, ma poi abbiamo ottenuto un buon risultato.

I tracciati scivolati sono stati un momento importante sia nella relazione sia graficamente.

Durante questo esercizio ho messo il mio avambraccio sopra il suo e mosso lentamente il suo polso eseguendo i movimenti necessari perché’ potesse percepire e memorizzare la leggerezza

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I TS hanno offerto a Anna una nuova occasione per esercitare la pressione scrittoria e la hanno portata a migliorare gesti ampi e distesi.

Tracciati scivolati inizio

Tracciati scivolati fine rieducazione

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Scrittura iniziale Scrittura di Anna a fine rieducazione

Testi consigliati (Edizioni Erickson – Trento)

“Cognizioni ed empatia nell’autismo”

Simon Baron-Cohen

“L’autismo da dentro”

Hilde de Clercq

“Autismo e intervento educativo”

Jordan e Powel

“Dicono che sono Asperger”

Cornaglia Ferraris

“Migliorare la comunicazione quotidiana dei bambini disabili”

Sigafoos, Arthur-Kelly, Butterfield

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“Disabilità, cura educativa e progetto di vita”

Franchini

“Fare differenza”

Dovigo

“Facilitare l’apprendimento”

Lancioni

“L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità”

Canevaro

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