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Chi ha ucciso Euridice - Il mito di Orfero ed Euridice Vincenzo Tagliaferri

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Academic year: 2022

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Chi ha ucciso Euridice - Il mito di Orfero ed Euridice Vincenzo Tagliaferri

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INTRODUZIONE

Questa è una storia che va innanzitutto ascoltata oltre che letta.

Musica e parole si fondono in un fluire narrativo che risuona di echi lontani a colpi di rime, assonanze e consonanze.

Nell’antica Grecia, dunque, al tempo in cui gli Dei vivevano a stretto contatto con gli umani, in un mondo popolato da ninfe, se- midei titani e cavalli alati, viveva uno straordinario musicista e poeta che portava il nome di Orfeo. Egli era capace di attirare a se l’intero creato con il suono della sua lira e dei suoi versi, tanto che i fiumi si arrestavano o deviavano il corso, le fiere più feroci si ammansivano e i pesci guizzavano fuori dall’acqua per ascoltare meglio. E se Orfeo incantava il mondo con la bellezza della sua arte, la bellezza di una ninfa incantò il poeta. Ella risponde al nome di Euridice.

Iniziò quindi una storia d’amore tanto forte da affrontare ogni tipo di barriera, anche la morte!

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Irruente Poesia

Esplode l’orizzonte la, dove Apollo impera tra spume di bianche onde e oltre i confini della notte più nera.

Barbare parole distruggono le mura

di uno stanco cuore che solo si consuma.

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PROLOGO

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Oh aulico Orfeo cantore, che con la tua lira muovevi il creato

devastato dall’immenso dolore di un amore depredato.

Infettasti di vita la morte, placasti le Furie e apristi le porte.

Di patire le anime scordarono e di seguirti si accordarono...

era giunto il paradiso all’inferno oltre le porte del lago d’Averno!

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Canto I

Orfeo

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In Grecia tanti e tanti secoli or sono, v’era un prodigioso musico che aveva un potere mistico.

L’intero creato veniva attratto dal suo suono, qualunque tipo di creatura

entrava in un estasi pura.

Le belve feroci s’ammansivano, e accanto alle prede sedevano, insieme ascoltavano mansuete le dolci note che vagavano nell’etere.

I pesci guizzavano dall’acqua per meglio udire, gli uccelli sugli alberi si posavano

e tacendo ascoltavano.

Intere selve si protendevano verso quel musical fiorire, laddove i fiumi s’arrestavano

e le montagne si spostavano.

Con quel mondo in estatica contemplazione in natura svaniva ogni crudele azione,

tutti erano giunti lì solo per ascoltare il potente sciamano ed il suo suonare.

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Secondo la leggenda il suo nome era dunque Orfeo e in un mondo che s’affannava

c’era lui che lo allietava.

Il cuore di una ninfa fu l’atroce suo trofeo, che egli ebbe ahimè ignaro

d’un sublime amore amaro.

Perché si sappia bene una cosa!

Di spine si veste una splendida rosa e se dei petali poi più non godrai, del sangue sulle dita ti accorgerai!1

1. L’ amore si prefigura bello e rigoglioso come una rosa, ma attenzione! Se i suoi petali ammalianti e profumati cadono, l’incanto svanisce e la conseguente amarezza(il san- gue sulle dita) svelerà uno sterile stelo spinato spoglio della sua magia (metafora della percezione della vita in seguito al disfacimento di un amore)

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