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Disturbi del comportamento alimentare (DCA)

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Academic year: 2022

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Sappiamo che i disturbi alimentari sono spesso di famiglia — chi ne soffre ha un’elevata probabilità di avere un genitore o parente con la malattia — e che, in media, questa relazione è spiegata più dalla vicinanza genetica che dagli stili educativi o altre dinamiche familiari (la teoria molto popolare del “tutta colpa delle madri” non ha trovato conferma empirica — l’anoressia e la bulimia si sviluppano in famiglie belle, brutte, unite, disfunzionali, ad alta o bassa

emotività, insomma di tutti i tipi).

Diciamolo subito: ad oggi non è stato identificato alcun gene (o geni) “dei DCA”. Questo non vuol dire che non ne esistano o che la malattia non c’entri niente con la genetica.

Dopo i fattori predisponenti genetici, sono conosciuti alcuni fattori precipitanti dei DCA. Sono gli eventi scatenanti a cui ci riferiamo di solito parlando di “cause” della malattia: il mio DCA è iniziato quando… ho provato quella dieta consigliata dalle amiche. Ho iniziato un regime di allenamenti in vista di una maratona.

Ho eliminato dei cibi a causa di intolleranze o celiachia. Non ce l’ho più fatta a sopportare i bulli e ho deciso che non sarei più stato il ciccione di turno. Non sono riuscita a mangiare durante un attacco di influenza intestinale. Ho perso l’appetito dopo che il partner mi ha lasciata/o. Sono stata vittima di abusi e la l’orrore dei ricordi mi ha chiuso lo stomaco.

Cos’hanno in comune questi avvenimenti? Al di là dell’essere fonti di stress, culminano tutti in un periodo di restrizione calorica, volontaria o meno. Si stabilisce così uno stato iniziale di deficit energetico — che il cervello interpreta come “carestia in corso”— in cui tutti i sistemi di organi sono mobilitati per far fronte all’emergenza del cibo insufficiente. È a questo punto che, solo nelle persone geneticamente predisposte, si attiva un insieme di adattamenti neuro-endocrini bizzarri che generano i sintomi osservabili del DCA.

A livello neurologico, le persone con DCA temono il cibo e provano sollievo dalla sua assenza. La loro amigdala, struttura del cervello coinvolta nell’emozione di paura, per qualche strano motivo attiva il

“bottone panico”. E allo stesso tempo un mix micidiale di neurotrasmettitori crea un senso di calma elettrizzante quando si passano molte ore a stomaco vuoto, rendendo questo stato estremamente gratificante.

Per la maggior parte di chi ha un cervello DCA, arriva un momento di collisione tra le due forze in gioco che abbiamo visto: i meccanismi di sopravvivenza (ipotalamo) che urlano FAME FAME CIBO CIBO, vs. il

generatore di panico (amigdala) che ordina di fuggire da tutto ciò che è commestibile. Ad un certo punto, l’ipotalamo prende le redini e manovra letteralmente il nostro corpo affinché introduciamo tutto il cibo in circolazione. Se l’abbuffata è la vendetta della nostra saggezza biologica, i successivi comportamenti di compensazione (vomito, pillole, esercizio fisico) sono il rebound dei circuiti cerebrali in preda all’ansia alimentare. Il circolo vizioso della bulimia è una lotta tra due delle pulsioni più potenti degli organismi viventi: nutrirsi ed evitare i pericoli. Solo che il cibo non è un pericolo, e al bisogno di mangiare non si può

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Storia 1

La mia vita è stata fin dall'adolescenza un continuo alternarsi di diete e di abbuffate. Ogni volta riesco a seguire in maniera rigida la nuova dieta, ma basta che non la rispetti per un giorno per farmi ricadere nell'abbuffata. E' questo un momento in cui sono capace di ingoiare qualsiasi tipo di cibo in quantità incredibili, allo scopo di dare una risposta a quel mostro che è dentro di me. Arrivo poi ad un punto in cui sono completamente piena e quindi passo alla fase di "depurazione" attraverso il vomito che mi provoco da sola. Alla fine una vocina ironica dentro di me mi dice che ci sono ricaduta un'altra volta e mi ritrovo nella più nera depressione. Mi vado a pesare e malgrado "la depurazione" avvenuta mi accorgo che continuo a pesare sempre di più. Quindi, rassegnata, so già che appena uscirò da casa qualcuno dirà che sta passando la

"cicciona". Tutto ciò è più forte di me e sono consapevole che non riuscirò mai a smettere.

Storia 2

Sono una ragazza di 22 anni, vivo sola per motivi di studio e il mio problema è iniziato circa 8 mesi fa. Ho iniziato a mangiare sempre meno e a pesarmi più volte al giorno. In passato avevo iniziato diverse diete, ma dopo i primi risultati smettevo e ogni volta riprendevo tutti i kg persi. Questa volta volevo invece farcela. Ero lusingata dai commenti degli amici che mi dicevano che ero dimagrita e questo mi spingeva a mangiare sempre meno. Non appena vedevo qualche etto in più sulla bilancia correvo ai ripari con intere giornate di digiuno. Durante l'estate ho iniziato a vomitare perché dopo un giorno di digiuno avevo attacchi di fame, mangiavo e poi mi sentivo in colpa. Vomitare è diventata la mia ossessione! A volte non vedo l'ora di restare sola per mangiare tutte le leccornie di cui ho voglia e poi ...vomitarle! In questi mesi ho perso 18 kg, ma ora ho paura...voglio uscirne, ma non voglio ingrassare! Il problema è che mi sto isolando, la mia vita sociale si riduce sempre più e poi non è possibile vivere con l'ossessione delle calorie. Ho provato a mangiare

regolarmente (soprattutto ora che sono a casa) perché non voglio che mia madre sappia, ma la bilancia ha cominciato a segnare cifre più alte e sto male...mi vedo troppo grassa! Come posso fare per uscire da questa situazione?

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GRUPPO 2 Storia 1

La mia è una storia lunga e non facilissima da raccontare... Raccontandola sinteticamente attraverso le varie fasi e i vari cambiamenti di peso, mi ricordo che a 10 anni il mio peso era di 70 kg e che decisi di voler dimagrire in tre mesi.Persi 20 kg e poi per tre anni riuscii in qualche modo a mantenere un peso abbastanza costante. Una volta iniziate le superiori ricominciai ad ingrassare e per altri 3 anni mantenni più o meno un peso intorno ai 70/75kg, che mi faceva soffrire moltissimo.Poi intorno ai 17 anni, senza nemmeno

rendermene conto, entrai in un periodo di anoressia (allora non sapevo proprio cosa fosse) e arrivai a pesare 30 kg. Mi ero ridotta a letto senza quasi più parlare ecc.. Poi, da li, dopo un anno cominciarono (il

grandissimo incubo) le abbuffate. Ero capace di aumentare anche 10 kg in una settimana. Col tempo sono tornata a pesare intorno ai 70 kg e poi per altri 3 anni circa ho fatto continuamente su e giù con il peso, alternando periodi di restrizioni a periodi di abbuffate, fino a che arrivai a pesare 93 kg. A quel punto mi decisi per un ricovero in clinica (nell'arco di tutti questi anni passati ho sempre fatto psicoterapia, cambiando però spesso terapeuti, consultato vari psichiatri e prendendo anche molti farmaci). Feci 6 mesi di ricovero a xxxxxxxxx e 6 mesi di day hospital... tornai a pesare 60 kg...ma il problema era ancora li (anzi)...

Conobbi in quel periodo un ragazzo ed andai a vivere con lui a xxxxxx, ma col tempo stavo sempre peggio, tanto che, in meno di 3 anni, arrivai a pesare 132 kg... A quel punto... altra grande decisione...tornai a casa dai miei e dopo circa 6 mesi decisi di fare un'intervento di diversione bilio-pancreatica... Dopo circa 10 mesi dall'intervento ( e siamo a fine agosto di quest'anno) avevo perso 80 kg, ma negli ultimi tempi sono rientrata in piena anoressia, iperattività ecc.. Poi ...sono ricominciate le abbuffate sempre più spaventose e angoscianti, ho perso praticamente il controllo in meno di un mese, ho ripreso oltre 10 kg e oramai sto sempre chiusa in casa a mangiare e a dormire. Loro (le abbuffate) hanno proprio preso il sopravvento, sono molto più forti di me, mi sembra proprio che sia un'altra persona che mangia. Ho proprio questa sensazione quando sento le mie mani che portano il cibo alla bocca e ne ho una paura folle...

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Sono una studentessa universitaria, 19enne...che oramai da 4 anni vive con l'incubo del cibo. Dal mattino alla sera, penso costantemente e delle volte, inconsciamente, a quello che dovrò ingurgitare, quando, dove e cosa...per poi rigettare tutto selvaggiamente. Ho girato psicologi di ogni tipo, sono stata anche ricoverata per un un check-up...i miei genitori, per un breve periodo, si erano allarmati, quando videro il callo che mi è comparso sulla mano destra, a forza di vomitare. Tutto è cominciato piano piano...senza che io me ne accorgessi, ma con le molte ore di psicoanalisi che ho fatto, credo di poter collegare l'inizio del mio "vivere grigio" con la crisi di coppia dei miei, con l'uscita da casa di mio padre (e il successivo rientro), e con il mio aborto clandestino. Anche mia madre è stata "bulimica" (odio questo termine), e tutt'oggi, di tanto in tanto, la incrocio quando esco dal bagno con gli occhi rossi e lucidi per lo sforzo che ho appena fatto, e, a testa china, fuggo via, sapendo che anche lei andrà a vomitare. Sono una ragazza che vorrebbe essere solare come caratterialmente è nata, dovrei essere bella, almeno come gli altri dicono, ma io non mi piaccio fuori, perché non riesco a piacermi dentro. Sono 1.67 di altezza e peso 57-58kg....dunque, in teoria, dovrei pesare giusto, ma io mi vedo costantemente cicciotta, ingombrante, scoordinata, sento il grasso scorrere nelle mie

vene...Non riuscendo più neanche a piangere....sono diventata così insensibile nei miei confronti e verso il mondo intero. Non riesco più aprovare sensazioni belle o brutte....percepisco solo una gran rabbia....che non sono in grado, ahimè, di tirare fuori...Più il tempo passa, più capisco che i problemi e le paure dentro di me si accavallano e stratificano... Mangio e vomito 2-3 volte al dì...sono "depressa" perché faccio fatica a

vivere...sono esausta, anche di respirare. Ho provato tutti i modi per uscire dal mio grigiore o comunque per trovarne rimedio. Ho pensato anche alla morte, ma anche quell'opportunità mi è stata negata.

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GRUPPO 3 Storia 1

Tutto è cominciato a 16 anni, quando ho iniziato una dieta, non che fossi tanto grassa, ma quei chili in più, guardandomi allo specchio, mi facevano sentire brutta e inadeguata nel guardare tutte quelle modelle magre in televisione, nei giornali...Nel giro di un paio di mesi persi la bellezza di 15 chili(ne dovevo perdere solo 5) e per me quello è stato il periodo più bello della mia vita, perché finalmente, guardandomi allo specchio, non avevo niente da invidiare a quelle "modelle".Però, come tutto, il bel momento finì quando al mare, in costume, il mio ragazzo mi disse "sei tutta pelle ed ossa, mi piacevi più prima". Mi cadde il mondo addosso. Tutti i sacrifici fatti fino a quel momento erano serviti solo a farmi apparire più brutta agli occhi della gente.Un pomeriggio, però, successe il "FATTO" e da quel momento per me iniziò l'inferno che

continua tuttora.Dovevo uscire con dei miei amici, ma per un disguido, con mia madre restai a casa e non so come accadde, ma iniziai a mangiare senza controllo e senza nemmeno rendermi conto di quello che stavo facendo. Dopo me ne resi conto e mi sentii in colpa, provando un disprezzo nei miei confronti indescrivibile, per aver buttato al vento tutto quello che avevo fatto fino a quel momento.Provai a vomitare tentandole tutte, ma non ci riuscii. Così sono iniziate le mie abbuffate e i miei digiuni, con il risultato che i 15 chili persi sono stati tutti ripresi. Il mio peso non è più stabile, dimagrisco ed ingrasso con estrema facilità e seconda della frequenza delle mie abbuffate. Nonostante i miei innumerevoli tentativi per vomitare, non ci sono mai riuscita e quindi ho sempre fatto e sto facendo ricorso a lassativi e attività fisica. Ad essere sincera è da un po' che mi sento talmente giù e mi faccio così schifo, che non ho più voglia di alzare un dito e non riesco più nemmeno a lavorare. Non esco e nelle poche volte in cui lo faccio, mi sento inferiore e mi vergogno

moltissimo. Non ce la faccio più, voglio uscire da questo circolo vizioso; a volte mi sembra di essere drogata, ma in fin dei conti è come se lo fossi, io dipendo dal cibo, ho l'ossessione del cibo, ci penso in continuazione e addirittura anche di notte sogno che mangio e mi sveglio con il senso di colpa. Quello che mi ha distrutto e che continua a distruggermi non è il male fisico, anche se dopo aver ingurgitato migliaia di calorie mi sento lo stomaco scoppiare, ma è il lato psicologico, il senso di colpa mi lacera e mi fa impazzire. A volte, per punirmi, arrivo a picchiarmi in testa con dei pugni così forti che mi fanno rintronare la testa e perdere il senso

dell'orientamento. Di notte non dormo e a volte piango. Svegliarmi alla mattina per andare al lavoro è un inferno, farmi vedere e massacrante psicologicamente. Ho bisogno di aiuto, di tanto aiuto, ma non riesco a parlarne, mi vergogno e ho paura di non essere capita. Ci sono dei momenti in cui vorrei andare dal mio medico curante e confessare tutto, ma poi la vergogna mi ferma. Sono consapevole che non dovrei

vergognarmi e che questa è una vera e propria malattia, c'è chi ha il raffreddore, io sono bulimica, ma non è semplice parlarne. Andrei avanti per tutta la notte a parlare di quello che sento, ma forse è meglio finire qua.

La cosa che mi fa dispiacere di più è che per sette anni è come se non avessi vissuto e vorrei sinceramente iniziare a vivere come prima, a tornare ad essere una ragazza normale, allegra, spensierata(per quanto possibile) e soprattutto sentirmi bene, anche con un po' di ciccia in più. Spero di trovare il coraggio e la forza di chiedere aiuto, sono esausta!!!!!

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Salve! Ho 26 anni e da circa 5 anni soffro di bulimia nervosa. Sono sempre stata un po' in sovrappeso fin da bambina, ma non è mai stato un problema. Fino a quando non ho iniziato a guardarmi allo specchio, a confrontarmi con le amiche, a cercare il fidanzato... Ho iniziato a mangiare in maniera smisurato ogni volta che fallivo in qualche dieta. Andavo dal dietologo, mi si chiedeva di seguire una dieta ipocalorica, la seguivo con successo per circa un mesetto, dopodiché il crollo fisico ed emotivo. Dopo una grossa abbuffata mi provocavo il vomito e così giorno dopo giorno, vomito dopo vomito ho cominciato a perdere peso, a sentirmi sempre più stanca, nervosa, insofferente, isterica. Pensavo di avere la situazione sotto controllo, che potevo smettere quando volevo, invece dopo tanto tempo, sono ancora in lotta con questo mostro che cresce dentro di me. Sono una persona dal carattere molto forte, tante persone mi reputano un punto di

riferimento, un esempio da seguire, ma non sanno che lotto ogni giorno con me stessa. E' difficile per me parlarne in famiglia, l'ho svelato ad un'amica, la quale è molto preoccupata per me. Ho provato la xxxxxxxx negli ultimi due mesi, grazie alla quale ho perso 12 kg ma da 5 o 6 giorni ho sospeso perché mi rendeva troppo nervosa, ma intanto ho ripreso a mangiare di tutto e a vomitare di nuovo. Mi ero illusa di aver trovato la medicina che risolvesse il mio problema: la fame. Ma la mia fame è come una pianta dalle radici profonde, è stabile e cresce sempre di più. E' una fame che mi sta uccidendo, neanche distinguo più i sapori.... Ho paura! Ultimamente il mio cuore batte in modo strano. In genere faccio molta attività sportiva, ma ho smesso perché sono sempre stanca e ho solo voglia di dormire. Mi chiedo verso quale strada mi sto incamminando. Spero di non essere un caso disperato, vorrei tanto avere un'altra possibilità!

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