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Vero. Il Plasma per il trattamento del Covid-19 è efficace. La storia della plasma terapia

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Academic year: 2022

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Il Plasma   per il 

trattamento  del Covid-19  è efficace 

Vero 

  Il Plasma, che cos’è 

Il plasma è il nostro mare interno, in cui le cellule del sangue,        ovvero i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine, nuotano.  

Il 55% del sangue totale circolante è costituito dal plasma,        composto per più del 90% di acqua nella quale sono disciolte e        veicolate  molte  sostanze  quali  proteine  -albumina,  fibrinogeno e globuline- zuccheri, grassi, sali minerali,        ormoni, vitamine, fattori della coagulazione prodotti dal        fegato, immunoglobuline ​-o anticorpi per la difesa- prodotte          dai linfociti. Ciascuno di questi può essere separato facendo        uso di varie tecniche in modo che formino i vari prodotti del        sangue, che sono usati per trattare circostanze differenti.  

 

Tra le sue numerose funzioni vi è quella di mezzo di scambio        di minerali essenziali e contribuisce a mantenere il giusto pH        del nostro corpo.  

Lo stato liquido del plasma facilita notevolmente gli scambi        fra le cellule che costituiscono il tessuto e, soprattutto, fra tali        cellule e quelle dei tessuti diversi dal sangue. Il plasma        rappresenta in realtà il più importante mezzo di scambio fra le        cellule del sangue e le cellule che costituiscono i vari organi e        tessuti; ma è anche della massima importanza, con la sua        funzione di trasporto di sostanze che fungono da messaggeri,        anche per la comunicazione tra organi distanti. Gli scambi fra        le cellule ematiche e i tessuti avvengono con la mediazione del        plasma.​ ​Fonte 1​ ​Fonte 2​ ​Fonte 3​ ​Fonte 4  

 

La storia della plasma  terapia 

  La plasma terapia ha una storia di circa cent’anni 

I primi tentativi per neutralizzare una malattia attraverso        infusioni di sangue e plasma sono stati effettuati sugli animali        nel 1890. Ad avere sperimentato l’utilizzo del sangue        contenente gli anticorpi della malattia, su animali sani che        venivano esposti al contagio, furono due scienziati in        Germania. Il primo, fu il fisiologo che nel 1901 vinse il premio        Nobel per la medicina con la scoperta della cura alla difterite,        Emil Von Behring, il secondo Kitasato Shibasaburō,        batteriologo e fisiologo giapponese. Attraverso studi per la        cura del tetano e della difterite, si resero conto che il plasma di        conigli che avevano superato la malattia, nel quale erano        presenti gli anticorpi specifici per combatterla, una volta        iniettato in topi sani, impediva a questi ultimi di ammalarsi.       

Questi esperimenti dimostrarono l’efficacia della sieroterapia        e in questo modo ci si rese conto che per ogni singola patologia       

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era necessario un plasma contenente gli anticorpi capaci di        resistere allo specifico patogeno.   

Questo plasma ricco di anticorpi specifici si chiama ​plasma        iperimmune. ​Fonte 5 

 

Il plasma iperimmune   nella pratica clinica 

  La plasma terapia, una risorsa solidale 

La prima importante applicazione di plasma sugli esseri        umani avvenne durante l’epidemia di spagnola nel 1918, la più        grande pandemia della storia, che uccise decine di milioni di        persone in tutto il mondo. L’ultimo tentativo recente, di cura        attraverso la terapia al plasma iperimmune, è avvenuto con        l’epidemia di ebola nel 2015 per la quale l’Organizzazione        Mondiale della Sanità l’ha indicata come una delle più valide        terapie per il contenimento della patologia. Questi sono solo        due esempi famosi per le cronache, ma prima di ebola, il        plasma era stato usato per altre epidemie, con la ​Sars ​nel 2002            e nella sperimentazione nei pazienti immunodepressi colpiti        da ​HIV​ ​negli anni ’90.  

Il plasma viene utilizzato da molti anni in tutto il mondo, così        com’è oppure trasformato in farmaco, anche per la cura di        molte altre patologie, non solo di tipo infettivo. Le        immunoglobuline sono state usate per curare pazienti affetti        da ​pertosse ​già negli anni ’70, per la cura del ​morbillo ​o da                pneumococco ​negli anni ’40 e ’50, mentre negli anni ’20 per la        scarlattina​”.​ ​Fonte 5 

I fattori di coagulazione sono usati per trattare i disordini di        coagulazione come ​emofilia​, o ​coagulazione intravascolare            diffusa o ​disturbi del sistema immunitario ​Fonte 4                ​Dati  clinici indicano che la somministrazione di plasma,        proveniente da pazienti immunizzati, può essere applicata in        maniera sicura a pazienti in fase acuta, con un miglioramento        delle condizioni cliniche e        soprattutto minor mortalità.     

Fonte 6 

La plasmaterapia ​con plasma iperimmune ​inoltre ha ricevuto                un crescente interesse nella terapia della ​MERS (Middle East        Respiratory Syndrome da coronavirus), nella influenza aviaria        (​H1N1 e H5N1​)​, e nella già citata SARS (Severe Acute          Respiratory Syndrome). ​Fonte 7  

Nonostante le evidenze positive riscontrate negli anni, la        terapia al plasma iperimmune è considerata un approccio        empirico alla cura delle malattie la sua scelta non è sempre       

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elettiva e il suo uso rimane parzialmente limitato ai casi in cui        nessun altro farmaco può sufficientemente competere con la        sua efficacia o nei casi di emergenza, come qualcosa che si usa        per evitare di arrivare all’aggravamento della condizione del        paziente. Mentre per tutte le altre patologie, il successo degli        antibiotici, dei vaccini e degli antivirali, ha in qualche modo        offuscato l’attenzione rivolta a questa terapia e la sua        assegnazione ad un ruolo di maggiore centralità, relegandone        l’uso ai casi di necessità in mancanza di alternativa        terapeutica. 

 

La plasmaterapia rimane comunque ​una ricchezza terapeutica        al punto che da parte delle associazioni dei donatori si        promuove l’autosufficienza per il plasma come      obiettivo  strategico per il Paese. Per garantire la continuità delle cure        nei periodi in cui le fluttuazioni della disponibilità di farmaci        plasmaderivati sul mercato possono causare la mancanza dei        prodotti stessi come è accaduto nel passato per l’albumina e        più recentemente per le immunoglobuline aspecifiche per uso        endovenoso, nonché per proteggere il sistema Paese dalle        inevitabili turbolenze economiche del mercato che si generano        nelle condizioni di alterna e/o scarsa disponibilità di questi        prodotti farmaceutici, per diversi dei quali, attualmente e        ancora per molti anni, l’unica fonte è e sarà il plasma        umano.​Fonte 8 

 

 

Il Plasma iperimmune  per Covid-19, nel mondo 

  Una terapia per il mondo moderno 

In virtù delle conoscenze decennali, sia pratiche che teoriche,        sulla plasma terapia, i clinici impegnati nella lotta        all’emergente  patologia causata dal SarsCov2, hanno          cominciato a ritenere che potesse essere anche in questo caso        un utile strumento per contrastare i gravi sintomi degli        ammalati. Ricordiamo che di fronte ad una nuova patologia, le        terapie non possono essere certe, per evidente mancanza di        tempo per comprovarne l’efficacia. In quel caso si agisce per        similitudine, affidandosi a farmaci che in manifestazioni        simili hanno prodotto buoni risultati e come citato, anche la        Sars del 2002 era stata affrontata con il plasma iperimmune. 

Le prime indicazioni ad un uso efficace del plasma per la cura        del Covid-19, sono pervenute a Febbraio 2020 dal luogo in cui        per prima si è manifestata l’infezione, ovvero dalla ​Cina​, dalla        quale in un secondo momento sono arrivate anche in Italia        sacche di plasma dei pazienti cinesi guariti dall’infezione.       

L’OMS ha ritenuto questo approccio ‘molto valido’ e la pratica        si è estesa via via nei paesi nei quali l’emergenza Covid-19 si è       

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presentata,  non senza incontrare reticenze da parte del        personale sanitario non abituato a farne uso o l’impossibilità        di applicazione per mancanza di centri trasfusionali in grado        di elaborarla o anche dovendo attendere che le agenzie        nazionali del farmaco e gli istituti sanitari ne concedessero        l’autorizzazione come farmaco ad uso compassionevole        Cosa significa​ o in studi clinici approvati. 

 

Negli ​USA ​i primi protocolli per l’utilizzo del plasma            iperimmune  sono  stati  elaborati a Marzo 2020 in          collaborazione tra centri di eccellenza italiani e la ​Mayo Clinic        che ha reso pubblico l’accesso alle informazioni riguardanti        questa terapia tramite l’apertura di un sito dedicato,        l’​Uscovidplasma  sul  quale  sono  reperibili  diverse  informazioni, tra cui quelle riguardanti i centri sul territorio        statunitense presso i quali è reperibile la terapia con plasma,        dove è possibile effettuare donazioni dello stesso ed è anche        presente una corposa bibliografia sul tema. Come è verificabile        dal sito, aggiornato in tempo reale, sono migliaia gli americani        che hanno ricevuto la terapia iperimmune. Sulla stessa linea si        trova anche il sito dell’American Association of Blood Banks        Covidplasma​. 

 

La FDA ha all’inizio ​facilitato      l’accesso alla terapia,      successivamente ha usato posizioni di cautela, motivando        questa parziale opposizione con l'insufficienza dei dati        raccolti favore della terapia. La questione del plasma negli USA        è stata oggetto di strumentalizzazioni politiche contrarie alla        Presidenza statunitense, che invece ne appoggiava l’utilizzo.       

Questo braccio di ferro si è concluso solo a fine Agosto 2020,        quando finalmente l’​FDA      ha approvato l’autorizzazione di        emergenza per il plasma convalescente, ‘un passo avanti        storico nella lotta al Covid-19’ secondo le parole del primo        leader americano. 

Fonte 9​ ​Fonte10​ ​Fonte11    

In ​Argentina ​e ​Brasile ​l’utilizzo del plasma è stato autorizzato              da Maggio-Giugno 2020, esperienze simili si sono avute anche        in ​India ​da Luglio 2020 ed in ​Cile​ da Settembre 2020 

         

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Il Plasma iperimmune   per Covid-19 in Italia 

 

                                                                                             

  Il Plasma, una risorsa territoriale 

Anche in Italia, nel momento di maggior emergenza, clinici        italiani esperti di plasma terapia, hanno visto in questa pratica        una possibile salvezza per i tanti pazienti malati e ne hanno        caldeggiato l’autorizzazione all’uso da parte delle autorità        sanitarie.  Il 18 Marzo l’utilizzo della plasma terapia è stato        approvato in Italia dall’ISS, secondo un protocollo messo a        punto all’Ospedale San Matteo di Pavia (poi condiviso con i        colleghi americani). Pochissimi giorni dopo è stato trattato il        primo paziente, mentre in totale i pazienti trattati a Pavia, in        collaborazione con il team di Mantova,       nella fase acuta della        pandemia sono stati 50 e l'​      articolo pubblicato   dal gruppo è stato        riconosciuto come uno degli 11 lavori più seri sull'argomento. 

I dati mostrano che il plasma ha funzionato benissimo. Nello        studio pavese la mortalità grazie al plasma iperimmune si è        ridotta dal 16% al 6% (e se fossero stati esclusi i 3 pazienti        morti con comorbidità oncologica la mortalità sarebbe passata        al 4%). ​Questi studi si fanno su un numero di pazienti limitato.       

Gli studi pilota servono a testare un’idea, per capire se si può        operare in sicurezza, con determinati criteri che in questo caso        era quello di verificare l’efficacia del plasma per la cura del        Covid-19 

 

Nella fase ​iperacuta ​della pandemia molti ospedali italiani che            avevano istruzioni e tecnologia per farlo, avrebbero potuto        usare plasma iperimmune, ma hanno scelto di non farlo.       

Questo pone la lecita questione su quale sarebbe stato il        numero di pazienti che avrebbe potuto essere salvato e quanti        di loro avrebbero potuto avere un ospedalizzazione più breve e        conseguenti postumi da ricovero meno invalidanti, se fossero        stati trattati in tempo con la plasma terapia. Probabilmente        qualche migliaio. 

 

Gli ospedali italiani che a Marzo hanno iniziato a raccogliere il        plasma per poi usarlo nei casi individuati, sono stati quelli di        Pavia​, ​Mantova​, ​Padova e un po' più tardi anche ​Bergamo​.       

Successivamente, con l'arruolamento ​dei primi pazienti        guariti che si erano resi disponibili per la donazione di plasma​,        l'Agenzia Italiana del Farmaco e l’Istituto Superiore di Sanità        hanno deciso il ​7 Maggio 2020       di proporre la sperimentazione      della plasma terapia con siero iperimmune da donatori        convalescenti da Covid-19 su tutto il territorio nazionale.  

   

Lo studio approvato è stato basato sul modello toscano        dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa ed ha preso il       

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                         ㅡ 

Il Plasma iperimmune  efficacia, sicurezza  

 

                         

 

                                       

nome Tsunami, (acronimo di TranSfUsion of coNvaleScent        plAsma for the treatment of severe pneuMonIa due to        SARS.CoV2) e non su quello lombardo. Lo studio ha raccolto        l'adesione di diverse Regioni italiane, oltreché della Sanità        Militare. ​Fonte12​ ​Fonte13 

Anche se le tempistiche di approvazione hanno creato il        paradosso per cui lo studio stesso a Giugno non aveva        sufficienti pazienti da arruolare, in virtù della flessione della        diffusione del Covid-19 e non ha attualmente prodotto dati        certi​. 

   

Il Plasma, protocolli sicuri ed efficaci

Il protocollo di raccolta del plasma italiano è il più rigoroso e        prudente. A Pavia è stato scelto, per essere meno a rischio di        attacchi, di trattare il plasma anche con un sistema        virus-inattivante, per escludere eventuali patogeni ancora non        noti, sebbene secondo il protocollo del Centro Nazionale        Sangue l'inattivazione è consigliata ma non obbligatoria. 

Le sacche di plasma si raccolgono dai pazienti con titoli        anticorpali elevati che, per esempio per il protocollo pavese,        significa che si è scelto di ritenere plasma adeguato per la        terapia solo quello con titolo di almeno 1:160, ha grande        capacità di ‘uccidere’-neutralizzare- il virus, sebbene siano        stati conservati anche plasmi con titolo inferiore (1:80 e 1:40). 

 

Attualmente in Italia il plasma iperimmune non è considerato        terapia standard per il Covid19 -invece in America è registrato        come terapia standard. Tuttavia ogni ospedale dotato di centro        trasfusionale sarebbe teoricamente in grado di produrne e        potrebbe usarlo. La terapia potrebbe essere somministrata ad        ogni paziente non solo nell'ambito di protocolli di ricerca ma        sempre, invocando l'uso compassionevole che è autorizzato        dal Centro Nazionale Sangue.  

In base a quanto evidenziato dalla letteratura scientifica l’uso        del plasma ha un ruolo terapeutico, senza gravi eventi avversi        nei pazienti critici affetti da COVID-19; la casistica americana        ad oggi è di diverse migliaia di pazienti sottoposti ad infusione        di plasma con una media di reazioni < 1% (la maggior parte        sono rash cutanei e brevi episodi febbrili). Questa incidenza di        reazioni avverse è pari a quella attesa per l'infusione di plasma        normale. Sul territorio italiano la possibilità di disporre di        donatori locali offre il valore aggiunto di dare una immunità        specifica acquisita contro l’agente infettivo proprio del ceppo        locale, in considerazione del fatto che in altre aree il ceppo        potrebbe essere differente. La possibilità di raccogliere il       

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Il Plasma,​ ​disponibilità e  costi 

                                                             

plasma mediante procedura di plasmaferesi con rapidità ed        efficacia, mettendolo immediatamente a disposizione del        paziente che ne abbia necessità, rappresenta in questo        momento una possibilità terapeutica ulteriore. ​Fonte 14 

 

Ovviamente l’efficacia del trattamento è proporzionale alla        correttezza della sua applicazione rispetto alle fasi di malattia,        per cui è tanto meglio se il paziente viene trattato con il        plasma prima che peggiori al punto da finire in rianimazione,        ovvero il plasma va infuso nella fase viremica cioè nella fase        della malattia in cui non si è nel pieno      della cascata    infiammatoria. 

Per un’ottimale scelta dei tempi terapeutici, occorre una        corretta formazione del personale medico ospedaliero dei        reparti deputati alla cura dell’infezione. 

 

  Plasma, i guariti curano i malati, quasi gratuitamente 

Le critiche mosse inizialmente alla reperibilità della terapia        con il plasma, erano giustificate in parte dal fatto che all’inizio        della diffusione della malattia non era ancora conosciuto il        numero dei guariti e doveva essere effettuata la ricerca di        quanti tra questi, in base alla misurazione dei loro titoli        anticorpali, avrebbero potuto diventare donatori di plasma        efficace. Questa problematica si è rivelata parziale già nelle        fasi iperacute, in quanto per sua eziogenesi, l’infezione da        SarsCov2 esita per maggioranza percentuale (circa il 90%) in        guarigioni spesso spontanee o che necessitano di semplici        cure domiciliari, quindi si è reso manifesto che la disponibilità        di guariti sarebbe stata più che adeguata per prelevare le        necessarie dosi di plasma da utilizzare con i malati che si        affidavano alle cure ospedaliere. D’altra parte il solo numero di        guariti non è sufficiente per garantire adeguate scorte, perché        queste dipendono anche dai centri che si occupano della loro        raccolta. Per esempio a Pavia, superata l’emergenza ricoveri,        sono state raccolte centinaia di unità di plasma iperimmune        che sono state fornite anche a tutti gli ospedali che ne abbiano        fatto richiesta. 

Da ogni paziente si raccolgono 600 ml. di plasma iperimmune,        che vengono divisi in due sacche. Ogni sacca da 300 ml è una        dose. Di solito per trattare un paziente si usa una sacca da 300        ml; qualche volta è necessario ricorrere ad una seconda dose        uguale. Solo raramente si è usata anche una terza dose. ​Quindi        da un solo paziente convalescente si ottengono due dosi di        plasma che mediamente sono utilizzate per curare due        persone. 

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Il Plasma iperimmune  distribuzione territoriale 

 

                                                                         

Essendo la fonte del plasma da donatori volontari, la materia        prima è gratuita. I costi della terapia sono relativi alla        individuazione dei donatori, alla lavorazione del sangue, alla        conservazione, stoccaggio e utilizzo. Queste procedure        richiedono al momento attuale un impegno economico per le        strutture sanitarie che si aggira intorno alla cifra di un        centinaio di euro per paziente trattato.  

    

  Plasma, i centri in cui trovarlo in Italia 

 

Abruzzo  

Approvato il 4 maggio 2020 lo studio per la cura con il plasma  iperimmune 

 Basilicata  

La Uil ha proposto agli inizi di aprile lo sviluppo della terapia        negli ospedali della regione. 

 Calabria  

All’11 maggio 2020, la ​plasmaterapia ​è in procinto di partire  all’Azienda Ospedaliera di Cosenza  

 Campania  

Ospedale Cotugno di Napoli  Ospedale Moscati di Avellino   Emilia Romagna 

Dopo molte polemiche e indecisioni, il 10 Maggio 2020 lo  studio verrà avviato anche lì. 

   Lazio 

Ospedale del San Gallicano a Roma  Ospedale del Regina Elena a Roma   Liguria  

Nelle città di Genova e Savona le strutture ospedaliere hanno  proposto l’adesione, mentre al San Paolo di Savona provano le  attrezzature necessarie per purificare il plasma 

 

Lombardia 

Ospedale San Matteo di Pavia   Ospedale Carlo Poma di Mantova 

Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo  Azienda socio sanitaria territoriale di Lodi  Asst di Cremona 

Ospedale Maggiore di Crema 

Ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano  Ospedale Sacco di Milano 

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Marche 

Aderisce al protocollo Tsunami   Piemonte 

Banca del sangue del presidio Molinette della Città della Salute  e della Scienza di Torino 

Ospedale AOU Maggiore della Carità di Novara   

Puglia 

Policlinico di Bari   Toscana 

Capofila del consorzio di cinque regioni che hanno adottato un  protocollo unico (Studio Tsunami)  

Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana    

Trentino Alto Adige 

L’azienda sanitaria del capoluogo di provincia, sta valutando i  protocolli di Pavia e Mantova in attesa della strumentazione  per la lavorazione del plasma 

  Sicilia 

In Sicilia 8 centri abilitati ad applicare il protocollo.  

Catania- Istituto di Malattie infettive del Garibaldi-Nesima   Palermo -Policlinico intende avviare a breve la 

sperimentazione   Umbria 

Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Perugia   Valle d’Aosta 

Ospedale regionale Umberto Parini (all’11 Maggio 2020 in  attesa di autorizzazione del Comitato Etico) 

 Veneto 

Azienda ospedaliera dell’Università di Padova    

Le regioni che non hanno ancora manifestato pubblicamente        volontà di adesione al protocollo, ma che potrebbero farlo        prossimamente, infine, sono il Molise, il Friuli Venezia Giulia e        la Sardegna. 

               

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Il Plasma riferimenti   utili 

 

   

 

 

Il Plasma iperimmune   un aiuto dagli animali 

  Plasma, i centri in cui trovarlo in Italia e in Europa 

 

Centro Nazionale Sangue 

 

European Blood Alliance  

 

  Plasma, una risorsa interspecie 

 

Dall’ alpaca 

Gli scienziati trovano anticorpi alpaca in grado di                neutralizzare SARS-COV-2  

 

Gli scienziati trovano anticorpi alpaca in grado di  neutralizzare SARS-CoV-2​ video 

 

Covid, trovati nanoanticorpi che bloccano l'infezione   

Dal cavallo 

Coronavirus, in Argentina test per una cura con il plasma dei                      cavalli 

 

Riferimenti

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