La relazione scuola-famiglia La relazione scuola-famiglia
Prof. Domenico Simeone
Università degli Studi di Macerata
Illustrazioni tratte da: “Album di famiglia”
Pinacoteca Internazionale dell’età evolutiva
La relazione scuola-famiglia La relazione scuola-famiglia
Dal pregiudizio alla cooperazione
Dalla delega alla compartecipazione
Verso una comunità
che educa…
Famiglia e scuola due realtà in Famiglia e scuola due realtà in
trasformazione trasformazione
Famiglia e scuola sono le principali agenzie educative
Famiglia e scuola sono coinvolte da profondi processi di trasformazione
La famiglia come luogo degli affetti
L’insegnante come esperto di relazioni
La relazione educativa e il La relazione educativa e il
dialogo a scuola dialogo a scuola
La scuola deve diventare lo spazio della
relazione educativa e, come tale, luogo della reciprocità comunicativa, nel quale fare
l’esperienza di ascoltare e di essere ascoltati, di comprendere ed essere compresi, di
accogliere ed essere accolti. E’ il territorio in cui è possibile fare l’esperienza della
condivisione, della comunicazione, della
piena espressione di sé, del prendersi cura
dell’altro.
Una presenza competente e Una presenza competente e
responsabile responsabile
Quella che attende i genitori nella scuola deve essere quindi una presenza
competente e responsabile
Scuola e famiglia per un impegno Scuola e famiglia per un impegno
educativo condiviso educativo condiviso
Educazione un compito a più dimensioni
Famiglia e scuola nel cambiamento
Costruire alleanze:
– La famiglia ha bisogno della scuola
– La scuola ha bisogno della famiglia
– Azione concordata in vista di un progetto comune
Una prospettiva possibile: la scuola come
luogo di formazione per insegnanti e genitori
Comunità educante Comunità educante
“Si costruisce quando adulti (genitori, educatori, operatori,
sacerdoti) insieme a bambini e ragazzi si mettono in gioco con la propria specificità personale, generazionale, professionale, istituzionale per realizzare progetti di crescita e di cambiamento in cui non vi siano educatori ed educandi, ma un
coinvolgimento e una responsabilizzazione complessiva e reciproca.”
Tratto da Centro nazionale di documentazione ed analisi per l’infanzia e l’adolescenza, Il calamaio e l’arcobaleno, Istituto degli Innocenti, Firenze, 2000, p.184.
Interventi Centrati
sul problema
Interventi centrati
sulle competenze
M. HEWSTONE, Attribuzione causale. Dai processi cognitivi alle credenze collettive, Giuffrè, Milano, 1991;
A. ZAMPERINI, Modelli di causalità, Giuffrè, Milano, 1993.
Interventi centrati sul Interventi centrati sul
problema problema
Sottovalutazione delle potenzialità
Svilimento delle abilità Genitori passivi
Rinforzo dell’idea
di sé come inadeguato Aumento
della dipendenza dagli esperti
Interventi centrati sulle Interventi centrati sulle
competenze competenze
Avvaloramento delle risorse
Collaborazione.
Ruolo attivo dei genitori
Definizione di sé
in termini di capacità Aumento
dell’autonomia
Empowerment Empowerment
Processo di
ampliamento delle potenzialità del
soggetto, in modo da aumentare le abilità personali e le
possibilità di controllare
attivamente la propria
vita
Modelli comunicativi degli insegnanti Modelli comunicativi degli insegnanti
La comunicazione direttiva
La comunicazione “genitoriale”
La comunicazione competente
A. Bartolomeo, Le relazioni genitori insegnanti, La Scuola, Brescia, 2004.
La comunicazione direttiva La comunicazione direttiva
L’insegnante si pone soprattutto come un rappresentante della scuola e sottolinea la sua dimensione istituzionale. Gli strumenti comunicativi privilegiati sono i giudizi. La
comunicazione è prevalentemente valutativa; il genitore si percepisce incapace di sostenere i compiti educativi e di apprendimento e tende a evitare l’incontro con l’insegnante o a cercare lo scontro.
Il professionista è colui che detiene il sapere, è l’esperto che impone le sue decisioni al genitore. Gestione gerarchica e fortemente asimmetrica del potere. Non c’è spazio per
l’espressione delle risorse dei genitori nei quali si generano sentimenti di ansia.
A. Bartolomeo, Le relazioni genitori insegnanti, La Scuola, Brescia, 2004.
La comunicazione “genitoriale”
La comunicazione “genitoriale”
L’insegnante si pone come una persona di famiglia, utilizzando modalità comunicative di tipo affettivo, quali la comprensione e l’accudimento dei genitori.
Il colloquio informale davanti alla scuola diviene uno strumento privilegiato di comunicazione. Il rischio di tale modello può consistere
nell’alimentare la dipendenza del genitore dalle decisioni dell’insegnante, con ridotte possibilità di attivare le risorse autonome della famiglia.
A. Bartolomeo, Le relazioni genitori insegnanti, La Scuola, Brescia, 2004.
La comunicazione La comunicazione
competente competente
L’insegnante sostiene la relazione con il genitore al fine di condividere una lettura del percorso educativo, utilizzando strumenti tecnici ed empatici. L’insegnante attraverso la comprensione emotiva e la competenza didattica, aiuta il genitore nella promozione delle potenzialità del figlio, al fine di rendere la relazione educativa il più funzionale possibile al raggiungimento di obiettivi condivisi. Il genitore viene visto come una risorsa e non come un problema. La dimensione è prevalentemente collaborativa in quanto l’insegnante sa che il genitore può essere un aiuto nelle
questioni educative, ma ne rispetta l’autonomia decisionale;
eventuali problemi vengono segnalati e gestiti nella valorizzazione delle competenze genitoriali.
Caratteristiche della Caratteristiche della
comunicazione competente comunicazione competente
Riconoscimento del saper fare della famiglia;
Attivazione delle risorse della famiglia;
Ascolto empatico;
Interdipendenza;
Reciprocità;
Collaborazione;
Partnership.
J. M. Bouchard, “Intervention professionnelle ed modèles éducatifs des parents”, in J. P. Pourtois, Les thématiques en éducation familiale, De Boeck, Breuxelles, 1989.
Modelli comunicativi dei genitori Modelli comunicativi dei genitori
Sfidante;
Sottomesso;
Assente;
Partecipativo.
Il genitore “sfidante”
Il genitore “sfidante”
Questi genitori si pongono in una relazione di tipo simmetrico, ovvero non riconoscono l’autorità
dell’insegnante. Vissuti di scarsa autostima, svalutazione e ansia possono caratterizzare questi genitori, che
attribuiscono alle comunicazioni degli insegnanti un
disvalore o un attacco. Di conseguenza la loro presenza nella scuola è finalizzata soprattutto a sottolineare ciò che non funziona. Sono sicuramente poco amati dagli
insegnanti che tendono ad assumere un atteggiamento direttivo, in un’ottica difensiva. Si crea una spirale che ha come esito il permanere dei problemi dei bambini, poiché non è possibile accedere ad una dimensione collaborativa.
L’insegnante dovrebbe cercare di non accogliere la sfida e cercare di comprendere la sofferenza di questi genitori.
A. Bartolomeo, Le relazioni genitori insegnanti, La Scuola, Brescia, 2004.
Il genitore “sottomesso”
Il genitore “sottomesso”
Questi genitori sono sicuramente molto apprezzati dagli insegnanti perché entrano in una relazione di dipendenza dalla figura di autorità. Però questa
sottomissione può essere l’espressione di una
passività delegante al docente, che sente di avere in mano la responsabilità educativa del bambino e di non poter contare su altre risorse a cui
appellarsi. L’atteggiamento passivo e delegante
rischia di non promuovere la crescita dei genitori
stessi, i quali evidenziano una scarsa autostima
nelle loro competenze educative. L’insegnante
non dovrebbe accettare la delega, ma piuttosto
promuovere le competenze genitoriali, cercando
di attivare le risorse possibili.
Il genitore “assente”
Il genitore “assente”
Questi genitori sono difficilmente definibili, proprio perché non si vedono quasi mai a scuola. Spesso sono proprio i genitori degli alunni che presentano difficoltà . I motivi di
queste assenze risiedono in vari fattori: livello socio-culturale, sofferenza psichica e/o fisica, difficoltà economiche. In altri casi i motivi sono di tipo pratico, in altri casi ancora sono di tipo psicologico legati all’attribuzione di valore che questi genitori danno all’esperienza scolastica. La scuola viene
considerata come un “parcheggio”, un luogo dove sistemare il figlio durante il tempo lavorativo o dedicato ad altro. Gli
insegnanti si trovano impotenti nei confronti di questi genitori.
È importante capire le ragioni dell’assenza. A volte può essere utile il coinvolgimento dei servizi sociali di fronte a situazione a rischio. L’insegnante non deve tralasciare di costruire una relazione con questi genitori, magari facendo leva sui momenti informali, che permettono modalità
d’incontro svincolate dalle rigidità dei ruoli istituzionali.
A. Bartolomeo, Le relazioni genitori insegnanti, La Scuola, Brescia, 2004.
Il genitore “partecipativo”
Il genitore “partecipativo”
Il genitore che si pone con modalità collaborative, attente e interessate alla scuola, al lavoro dell’insegnante e ai
progressi del bambino, costituisce un modello auspicabile.
Questi genitori sono persone che mostrano una discreta sicurezza e ritengono di potersi confrontare con gli
insegnanti riconoscendo i propri limiti e ponendosi in una dimensione di ascolto. La scuola è vista come un luogo di crescita per il proprio figlio. Questi genitori possono essere una risorsa per la scuola stessa come “motori” per la
realizzazione di reti di sostegno e di aiuto anche per le famiglie portatrici di maggiore difficoltà.
A. Bartolomeo, Le relazioni genitori insegnanti, La Scuola, Brescia, 2004.
Il conflitto genitori-insegnanti Il conflitto genitori-insegnanti
Il conflitto può essere definito come una differenza, percepita, che minaccia le
proprie risorse, bisogni o valori e che nasce da circostanze educative specifiche
generando, un’emozione negativa.
Il conflitto in ambito scolastico comporta una riduzione della fiducia da parte dei
genitori nella scuola e produce stress per entrambi i partecipanti alla relazione.
F. L. Lake, S. B. Bonnie, “Il conflitto scuola-genitori degli alunni in difficoltà, in Difficoltà di apprendimento”, 2003, 1, pp. 511-530.
Fattori che possono contenere, Fattori che possono contenere, incrementare o diminuire il conflitto incrementare o diminuire il conflitto
1.
Il modo con cui si vede il bambino e come si considerano i suoi bisogni;
2.
Conoscenze e informazioni;
3.
Prestazione dei servizi;
4.
Limitazioni;
5.
Valori;
6.
Potere;
7.
Comunicazioni;
8.
Fiducia
F. L. Lake, S. B. Bonnie, “Il conflitto scuola-genitori degli alunni
Dal conflitto alla collaborazione Dal conflitto alla collaborazione
Il miglioramento delle relazioni è necessario per realizzare una collaborazione tra scuola e famiglia, che comporta primariamente la comprensione e la condivisione del
reciproco ruolo educativo. Genitori ed insegnanti, pur con ruoli differenti,
perseguono un obiettivo comune che, attraverso modalità comunicative e
relazionali specifiche, promuove la crescita
dei ragazzi.
Strategie per raggiungere i genitori Strategie per raggiungere i genitori
Informare i genitori;
Formazione dei genitori;
Coinvolgere i genitori;
Empowerment dei genitori
Il colloquio con i genitori:
Il colloquio con i genitori:
i contenuti i contenuti
Molte volte i genitori sono convocati per
avere informazioni solo su ci che non va o che è problematico. Ciò tende a provocare una reazione di difesa nel genitore. È
importante restituire al genitore un’immagine
completa dello studente fatta di risorse e di
difficoltà.
Il colloquio con i genitori:
Il colloquio con i genitori:
le modalità le modalità
Attenzione a:
–
Tempo
–
Spazio
–
Modalità relazionali
Durante lo svolgimento del colloquio l’insegnante deve
ricordare che la relazione è asimmetrica, e i genitori sentono che il potere è nelle mani del docente. Per evitare ansie di valutazione o sentimenti di inadeguatezza l’insegnante deve lavorare sulla dimensione empatica, ovvero sulla capacità di ascolto e di condivisione del sentimento dell’altro.
Riferimenti Bibliografici Riferimenti Bibliografici
D. Simeone, Educare in famiglia. Indicazioni
pedagogiche per lo sviluppo dell’empowerment familiare, La Scuola, Brescia, 2008.
Stefano Versari (a cura di), Genitori nella scuola della società civile, Tecnodid, Napoli, 2006.