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Ngoma e degli altri tecnici dell’università africana

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Academic year: 2021

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Introduzione

INTRODUZIONE

Nell’ ambito del progetto di collaborazione fra l’Università di Pisa e il Politecnico del Malawi, è stata svolta una campagna di test su collegamenti fra canne di bambù usando piatti in legno multistrato. I test sono stati eseguiti dal sottoscritto con l’importante aiuto del Dott. Ngoma e degli altri tecnici dell’università africana. La mia permanenza in Malawi è durata circa un mese (ottobre 2006) in cui sono stati scelti i materiali per realizzare i collegamenti, sono stati confezionati i provini ed effettuate le prove.

L’idea di iniziare a lavorare insieme nacque alcuni anni fa dall’incontro fra il rettore dell’università di Mzuzu (piccola città nel nord del paese) e il professor Mauro Sassu, dell’università di Pisa. Poiché a Mzuzu non era ancora presente la facoltà di ingegneria ma entrambi credevano che l’opportunità fosse buona per intrecciare rapporti di scambio fu deciso di coinvolgere il politecnico del Malawi di Blantyre. L’attività è iniziata con lo svolgimento della tesi di dottorato dell’ingegner Ngoma (riguardo a tecniche costruttive sostenibili nell’Africa subshariana); durante questo periodo svolse i primi test riguardo al bambù. E con il mio lavoro intende continuare.

Il Malawi, è un piccolo stato dell’Africa subsahariana, ha limitate risorse naturali e fonda la sua economia principalmente su le attività legate al grande lago, il lake Malawi, che si estende quasi per l’intero stato.

Ma perché usare il bambù?

Questa domanda è stata sicuramente la più frequente che mi è stata posta nei mesi in cui ho lavorato a questo progetto. Nell’immaginario collettivo questo materiale, o per meglio dire, questa pianta non è assolutamente considerato come elemento utile per le costruzioni. Ciò che mi è stato più volte ripetuto, e che probabilmente pensavo anch’io prima di iniziare l’università, che è possibile utilizzare il bambù solamente in decori, finiture di un certo valore, elementi di arredo, insomma in situazioni esteticamente apprezzabili ma molto lontane da fornire riparo alle persone o garantire la sicurezza durante un terremoto.

La risposta cambierebbe radicalmente se ponessi la stessa domanda a un cittadino di Calì, in Colombia. Non credo infatti che la prima cosa a cui pensa riguardo al bambù sia il suo valore estetico. Probabilmente risponderebbe che nella sua città e nei paesi vicino, oppure in montagna, sulle pendici delle Ande, il bambù è molto usato nell’industria delle costruzioni, e anzi riesce a far concorrenza al legno. Continuando la conversazione con questo ipotetico compagno colombiano, mi racconterebbe quali sono le specie che vengono impiegate, che non hanno diametri così piccoli come quelle che vediamo in Italia, che è vero che si deteriora facilmente se esposto direttamente

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agli agenti atmosferici ma è altrettanto vero che esistono metodi per proteggerlo. Imparerei anche che questa erba legnosa molto resistente ha delle origini nelle costruzioni molto lontane, che già prima della dell’invasione europea molte persone lo usavano e che nei paesi attorno all’equatore è molto diffuso.

Tutto ciò per sottolineare che l’utilizzo del bambù ha origini lontane nel tempo e che in molti stati, al di fuori dell’Europa, le tecniche per metterlo in opera sono radicate nella cultura dei popoli.

Queste tecniche, dette comunemente tradizionali, non hanno alcun fondamento analitico, ma si basano esclusivamente sull’esperienza più che centenaria del loro impiego, i mezzi utilizzati sono probabilmente poco raffinati ma sicuramente raggiungono lo scopo preposto con un limitato impiego di risorse, sia economiche che umane.

Uno degli scopi dell’ingegneria credo debba esser quello di apprendere queste tecniche e capire, se possibile, su che basi si fondano e come poterle migliorare, tenendo sempre ben presente che ciò con cui ci

andiamo a confrontare è una realtà diversa dalla nostra, sia per i mezzi a disposizione, che, soprattutto, per il processo conoscitivo che ha portato le loro conoscenze al grado di sviluppo attuale. Non sarebbe giusto ne utile “importare” tecniche innovative e teoricamente vantaggiose in luoghi in cui non potrebbero essere messe in pratica. È facile, a tal proposito, fare un esempio nel caso del Malawi, da me studiato. Il modo più semplice di risolvere il problema che avevamo era quello di realizzare con un un sottile strato di lamiera il piatto necessario per collegare le varie canne di bambù. Sicuramente sarebbe stato migliore e più resistente, però l’acciaio è poco disponibile e soprattutto molto costoso. Inoltre in ambito rurale non è un materiale molto utilizzato (praticamente nessuno potrebbe permetterselo). La scelta è perciò caduta sul legno multistrato.

Il bambù però non deve esser etichettato esclusivamente come materiali per i più poveri, anzi la dove è stato capito quali sono le potenzialità si è sviluppata un industria tale da renderlo affidabile e concorrenziale con, ad esempio, il legno. L’esempio più significativo è quello della Colombia, in cui inizialmente serviva unicamente per costruire le baracche nelle favelas delle grandi città, oggi ha guadagnato il rispetto delle autorità ma soprattutto dei cittadini e viene impiegato (ed anche

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Introduzione

esportato) regolarmente nell’edilizia. Come qualsiasi cosa possiede pregi ma anche difetti a cui è necessario prestare particolare attenzione. Infatti attacco di funghi e insetti, insolazione, umidità ne riducono fortemente la resistenza e la durata nel tempo. Esistono tuttavia metodologie sperimentate per eliminare o quantomeno ridurre al massimo questi effetti nocivi.

Quindi cercando di rispondere alla domanda iniziale, credo che il bambù essendo radicato, come sarà possibile vedere in seguito, nella cultura locale possa essere un valido materiale da costruzione che garantisca l’adeguata resistenza agli agenti atmosferici e sismici. Inoltre data la sua grande abbondanza può unire le sue vantaggiose caratteristiche meccaniche con quelle economiche fornendo una valida alternativa agli attuali materiali da costruzione ufficiali.

Il lavoro è sviluppato in diverse parti. Dopo che è stata introdotta la situazione sociale del Malawi è stata spostata l’attenzione sul bambù, ricercando proprietà fisiche e meccaniche, il modo in cui si riproduce e soprattutto i mezzi a disposizione per evitare l’attacco di agenti esterni.

Successivamente sono presentati gli attuali sistemi di collegamento utilizzati, concentrando l’attenzione sui test svolti presso l’Università di Pisa e il Politecnico del Malawi. Infine è descritto un semplice esempio progettuale con proposte future per migliorare tipologie dei test e soprattutto le tecnologie di giunzione, vero elemento debole delle strutture in bambù.

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