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62 3.2 La fase quattrocentesca Come abbiamo già osservato

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Academic year: 2021

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3.2 La fase quattrocentesca

Come abbiamo già osservato1, il Quattrocento è stato il periodo di maggior sviluppo per il monastero, durante il quale avvennero o ebbero inizio i principali cambiamenti, anche strutturali, dalla fase originaria a quella attuale. Il Rinascimento segnò in maniera chiara lo stile architettonico dell’edificio, come si evince dall’analisi di molti elementi presenti nel complesso ed inequivocabilmente ricollegabili a tale corrente storico-artistica.

3.2.1 Conformazione dell’edificio secondo le fonti scritte

Mentre per il periodo medioevale2 non mancano le fonti scritte3 contenenti l’elencazione dei locali presenti all’interno del complesso di Nicosia, non si può dire lo stesso per il periodo esame. A questi decenni, e, segnatamente, al periodo tra il 1378 ed il 1526, risalgono ventuno documenti di varia natura e di diverso contenuto redatti nei diversi ambienti del monastero, dalla cui lettura si traggono le conclusioni che seguono. La sala capitolare assunse un ruolo sempre più importante anche nell’ambito pubblico: la maggior parte degli atti, infatti, fu stesa proprio in questo luogo4. Il fatto che Nicosia fosse divenuta un luogo importante per la collettività testimonia quanto, in meno di due secoli, era stato stravolto l’originario regolamento dei canonici.

Per ciò che riguarda il chiostro, l’esame delle fonti risulta ancor più interessante. Dicevamo5 che la sua struttura iniziale si presentava più piccola rispetto a quella odierna e ciò si deduce anche dalla presenza del pozzo esagonale posto in posizione decentrata. Negli Acta di cui stiamo trattando si fa riferimento a due differenti chiostri: il primo, più antico, doveva essere quello duecentesco, di dimensioni ridotte, dove fu rogato un atto risalente al febbraio 1379 contenente la frase “claustro primo suprascripti monasterii”6. La denominazione “claustro primo” ci fa capire che già in quell’anno dovevano essere perlomeno iniziati i lavori per il “secondo claustro”, menzionato in due differenti atti

1 V. supra, par. 2.6, relativo alle vicende storiche della canonica di Nicosia durante il XV secolo. 2 V. supra, par. 3.1.1.

3

Constitutiones canonicorum nicosiensium e Statuta seu Constitutiones monasterii sancti Augustini de

Nicosia.

4 A

SPi., Diplomatico di Nicosia, 1403 dicembre 28, cit. in Tesi Renieri, 2005. 5 V. supra, par. precedente.

6

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nel 1420 e nel 14437. Dopo il 1443 le fonti8 non riportano indicazioni relative al chiostro, pertanto si presume che i lavori che ne consentirono l’ampliamento verso sud fossero terminati entro la prima metà del XV secolo. Questa tesi, sostenuta in altri e precedenti lavori di ricerca9, a nostro parere non è condivisibile; riteniamo, infatti, che la dicitura “claustro primo” sia da ricondurre al chiostro che per primo si incontrava una volta entrati nel convento di Nicosia10, mentre il secondo chiostro risulterebbe essere quello più lontano dal cancello di accesso. A conferma di ciò, basti pensare che anche i cancelli di ingresso venivano indicati con la locuzione di “prima porta”. Sembra pertanto probabile che nel corso del Quattrocento venne definitivamente ampliato il chiostro fino alla chiesa e fu realizzato il maestoso portale di ingresso al di là del quale si ricavò un nuovo chiostro11.

Un ambiente non presente nell’impianto duecentesco ma che invece appare menzionato nei documenti del periodo in esame è la cancelleria12; l’esigenza di possedere un ambiente di questo tipo non fa che confermare la crescente importanza della canonica di Nicosia.

Al 1465 risale la citazione dell’esistenza di una “foresteria parva”13, mentre appena otto anni prima si faceva riferimento ad una “camera foresteriae”14. Ciò testimonierebbe il probabile incremento del flusso di visitatori al convento, tanto da rendere necessaria la costruzione di un altro luogo di accoglienza; una simile esigenza, inoltre, non fa che confermare la ratio della modifica delle regole della struttura religiosa di Nicosia, visto che in origine, secondo le Constitutiones canonicorum nicosiensium, era proibito l’ingresso nel complesso ed i visitatori potevano essere accolti soltanto in casi eccezionali e per brevi periodi di tempo15.

7 A

SPi., Diplomatico di Nicosia, 1420 febbraio 25 e 1443 febbraio 17, cit. in Tesi Renieri, 2005. 8 A

SPi., Ibidem, 1449 novembre 25, 1450 maggio 23, 1477 febbraio 25. 9 E. R

ENIERI, 2005., pgg. 149-151. 10

Si intende l’accesso alla parte compresa fra la chiesa, la canonica e la foresteria. 11

E’ possibile che questo nuovo chiostro , coincidente con il sagrato della chiesa, fosse indicato negli scritti come claustro primo in quanto un visitatore, una volta entrato all’interno del convento attraverso il portale di accesso, vi sarebbe arrivato prima di giungere al secondochiostro, probabilmente coincidente con quello dove si colloca il pozzo.

12 A

SPi., Diplomatico di Nicosia, 1434 ottobre 23, cit. in Tesi Renieri, 2005. 13 A

SPi., Ibidem, 1465 dicembre 28. 14 A

SPi., Ibidem, 1457 settembre 7. 15

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In conclusione, non possiamo omettere un’ulteriore fonte (del 1446) che attesta la costruzione dell’infermeria, esterna alla canonica, ma situata oltre il monumentale portale di ingresso16.

Anche in questa circostanza non possiamo che inoltrarci in ipotesi: quella che nei documenti era definita “foresteria parva”, ad esempio, avrebbe potuto corrispondere una struttura, oggi scomparsa, realizzata in adiacenza al portale di accesso: l’esistenza di tale edificio sembra dimostrata dalla presenza di arcate e porte17 che si affacciano sulla strada che dal portale di accesso conduce allo spazio antistante la chiesa.

3.2.2 Conformazione planivolumetrica secondo lo studio dell’organismo architettonico

Abbiamo più volte evidenziato18 come la canonica di Nicosia, in epoca quattrocentesca, visse il momento di maggior splendore, nonché di maggiore crescita dal punto di vista architettonico.

I più significativi ampliamenti della fabbrica conventuale sono da collocarsi principalmente nel primo piano dell’edificio, sebbene anche a livello del piano terra non mancarono importanti trasformazioni.

Il primo sviluppo strutturale si riscontra nell’ampliamento del chiostro del convento, il quale, dalla più piccola conformazione originaria19, raggiunse quella descritta nel paragrafo precedente; tale sistemazione prevedeva verosimilmente una copertura a spiovente poggiata su di un ordine di colonne che percorrevano tutto il contorno del cortile centrale formando un ampio passaggio coperto di collegamento fra i diversi ambienti del piano terra.

Oggi le colonne non sono più visibili poiché inglobate nei pilastri di mattoni20, ma grazie a un saggio eseguito in uno dei pilastri è possibile individuare il disegno della colonna inglobata al suo interno [Figg.1 e 2]: la base attica [v. saggio S-T-35], il fusto [v. saggio S-T-36] ed il capitello corinzio21 [v. saggio S-T-37]. Un’analoga

16 A

SPi., Diplomatico di Nicosia, 1446 giugno 10. 17 Tutti tamponati in età più recente.

18

V. supra, parr. 2.5 e 3.2.1.

19 Di cui non si hanno tuttavia notizie precise e dettagliate, né sull’estensione, né sulla conformazione planivolumetrica.

20 Cfr. infra, par. 3.2.3. 21

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conformazione è riscontrabile, anche se su scala decisamente maggiore, in un chiostro della Certosa di Calci, realizzato nel Quattrocento [Figg.17 e 18].

Contestualmente al prolungamento del chiostro verso sud, si ebbe anche l’aggiunta degli ambienti a sud-ovest, che furono utilizzati come “filtro” fra l’interno e l’esterno del complesso religioso. Un terzo ambiente, localizzato subito a sud del refettorio, andò a costituire un secondo atrio contrapposto al primo22 posto a nord.

È sempre a questo stesso periodo storico che, probabilmente, risale la correzione dell’inclinazione dell’esterno della parete est del refettorio; l’aggiunta di uno spessore murario, chiaramente visibile in alcuni saggi [v. saggi S-T-5 e S-T-6], potrebbe essere stata eseguita per collegare due ambienti originariamente sconnessi: il refettorio e il locale del custode23. La presenza di questa correzione ci permette di supporre che il detto spazio fosse preesistente all’ampliamento del chiostro, se ne colloca pertanto l’edificazione durante il XIV secolo. È possibile trovare conferme alla nostra ipotesi nel ritrovamento di un’apertura rettangolare in corrispondenza della parete interna di una stanza (posta in questa zona e rivolta ad ovest, successivamente tamponata) [Fig.3] risalente sicuramente ad un periodo di tempo precedente al XVI secolo, epoca alla quale si riconduce un’altra apertura di cui tratteremo in un paragrafo successivo24.

La correzione d’inclinazione della parete ovest del chiostro, ossia quella corrispondente al lato est del refettorio, indica senza ombra di dubbio la preesistenza di un locale a sud, rispetto al quale si cercò un allineamento nel momento in cui si volle ottenere un’unificazione di stile dell’intero ambiente del chiostro: ciò concorda con le ipotesi da noi espresse in riferimento all’esistenza di una precedente fase costruttiva. Parimenti, è plausibile sostenere che questa “correzione” muraria ed il suo allineamento furono contestuali alla risistemazione secentesca del chiostro25, e consistente nell’innalzamento delle celle interne al piano primo, nella realizzazione delle crociere (ma non solo) del loggiato.

Per ciò che concerne la separazione del chiostro rispetto al piazzale antistante la chiesa, fu inserita un’apertura nella muratura congiungente i locali del custode e la chiesa, ( documentata, tuttavia, solo tre secoli più tardi)26.

22

Posto invece a nord del refettorio e già menzionato nel par. precedente. 23 Vedi supra, parr. 3.I.1 e 3.I.2.

24 Vedi paragrafo 3.II.1.

25 Affronteremo tale ristrutturazione del chiostro nel par. 3.III.2. 26

(5)

Nel corso del secolo XVI27 i lavori di ampliamento del convento proseguirono: al piano terra furono realizzati alcuni tramezzi a divisione della zona posta nell’angolo nord-est del complesso. Furono altresì aggiunti nuovi ambienti in corrispondenza del medesimo angolo, distribuiti su tre piani [Figg.4, 5 e 6]: seminterrato28, piano terra e primo piano; tuttavia, mentre al piano terra i nuovi locali avevano una funzione di servizio29, al piano primo vennero realizzate una cappella per gli infermi dedicata alla cura dei canonici e un’altra stanza, a uso comune dei monaci.

Lo stanzone posto all’angolo nord-est, poi, fu diviso tramite una tamponatura realizzata, come la sovrastante e precedente muratura, in mattoni, ma con letti di malta di spessore maggiore [v. saggio S-T-15]; ad un’analisi più attenta si nota l’ammorsamento della tamponatura quattrocentesca all’arco duecentesco [v. saggio S-T-16]. Tale tamponatura presentava tuttavia un’apertura rifinita con un arco sovrastante, costituito da mattoni disposti di taglio con un bordo all’estradosso realizzato con mattoni disposti di piatto.

Sempre al piano primo furono apportati altri cambiamenti. In particolare, esso venne ampliato innalzando tutta la fascia a nord e quella ad est, così da creare altri due ampi dormitori. Non è certo se questi ultimi fossero già all’epoca suddivisi in celle [pianta 3]30 anche se, dalle ricostruzioni storiche delle fasi successive, ciò sembra plausibile.

Sempre a questo periodo, a nostro avviso, sono riconducibili lo spostamento della scala più a nord (sebbene non ancora coincidente con l’odierna localizzazione), il tamponamento delle arcate del vano scala, la chiusura della porta che permetteva l’ingresso nel dormitorio, nonché la realizzazione di un’apertura verso il corridoio che all’esterno [Fig.7] risulta decorata, mentre all’interno [Fig.8] è riscontrabile solo dallo studio delle lesioni che attraversano la muratura.

A giustificazione delle molte ipotesi è opportuno precisare che la ricerca è stata particolarmente complessa per due ragioni: in primo luogo, perché non sono presenti fonti scritte redatte nel XV secolo dalle quali dedurre in modo certo quella che doveva

27

La trattazione dell’accrescimento relativo al Cinquecento sarà oggetto del 3.3.2. 28

Nel Quattrocento il seminterrato si presentava più o meno come nel Duecento, ancora separato dal resto del monastero sovrastante e principalmente adibito all’uso di magazzino.

29 Vi si trovavano, infatti, la piccionaia ed altri locali accessori alle attività che si svolgevano nel convento.

30 L’ipotesi di un’estensione del piano primo per mezzo del sopraelevamento delle strutture a nord e ad est del chiostro, pur non potendo trovare riscontro nelle fonti scritte (assai povere a causa delle vicende dei secoli XVIII e XIX), risulta essere dato assodato grazie all’abbondanza delle “prove architettoniche” tutt’oggi presenti e verificabili.

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essere la conformazione del convento nel periodo storico considerato; in secondo luogo, lo studio architettonico è reso molto difficile a causa dei continui rimaneggiamenti cui il convento è stato continuamente sottoposto nel corso dei secoli.

3.2.3 Gli elementi strutturali ed i materiali utilizzati

I solai realizzati in questa fase storico-costruttiva si presentano dello stesso tipo di quelli realizzati nei secoli precedenti, ma di qualità più scadente. A tale conclusione si giunge da una semplice analisi dello stato di conservazione degli orizzontamenti nei diversi settori del complesso. L’area al piano primo al di sopra del refettorio [Fig.9] si presenta ben livellata, ancora ben conservata, e i solai si mostrano solidi e stabili. Per quanto riguarda il corridoio a est [Fig.10], ma soprattutto quello a nord [Fig.13], la pavimentazione non appare correttamente livellata e, camminando, è possibile percepire l’oscillazione dei travicelli costituenti l’orditura secondaria del solaio. La tipologia costruttiva di queste parti è la medesima delle altre: travi principali inserite nelle murature portanti e provviste di mensole di rinforzo, travicelli costituenti l’orditura secondaria, assito (presente solo nel caso di solaio non visibile dal piano inferiore a causa della presenza di o di un diverso tipo di controsoffittatura), massetto d’allettamento che in alcuni punti raggiunge anche uno spessore notevole e mezzane disposte a lisca di pesce (anche se tale disegno, così come anche la realizzazione delle strutture appena descritte, sembrano risalire a un periodo successivo, verosimilmente fra il XVII e la fine del XVIII secolo31.

Nella parte terminale ad est del corridoio nord [Fig.11] è riscontrabile l’assenza del massetto di allettamento e dell’assito, oltre alla presenza di travicelli marci.

Anche al primo piano i solai a copertura degli ambienti32 si presentano con un’orditura principale in travi e travicelli costituenti l’orditura secondaria e mezzane. I soffitti, perciò sono in realtà una contro-soffittatura, aggiunta fra il XVI ed il XVIII secolo a seguito dell’ampliamento del piano primo e quindi della sistemazione della copertura degli ambienti conventuali. Al di sopra, invece, vi è una vera e propria

31 Cfr. supra, par. 3.2.2.

32 Trattai di locali risalenti al periodo storico ivi considerato, perché quelli realizzati in epoca successiva presentano differenti caratteristiche morfologiche (sebbene solamente a livello della controsoffittatura).

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copertura del complesso [Figg.1233, 14 e 1534], come si può osservare da intercapedini [Fig.16] presenti in varie parti dell’edificio. Tale copertura si presentava ridotta in proporzioni e andava a coprire le parti già rialzate nel Quattrocento35, oggi occupate dai corridoi e dalle celle rivolte verso l’esterno del complesso ed era retta da capriate semplici in legno.

I paramenti murari realizzati in questa periodo storico sono di muratura mista con blocchi di pietra sbozzati e legati con abbondante malta [v. saggio S-P-19]. Rispetto ai paramenti risalenti al periodo precedente, ma costruiti con la stessa tecnica, si riscontra un più diffuso utilizzo del mattone, non solo per ammorsare i conci di pietra o per riempire i vuoti esistenti nell’eterogeneo materiale lapideo, ma anche per le finiture delle aperture e per i davanzali (i quali, però, risultano in taluni casi realizzati in un secondo periodo con la tamponatura delle preesistenti portefinestre).

33 Realizzata su commissione della Scuola Normale Superiore di Pisa, nel corso dei lavori di recupero attuati negli anni ’80.

34 Per la copertura originaria, poi inglobata nelle murature realizzate nel Seicento e Settecento. 35

(8)

Documentazione fotografica

Fig. 1

Capitello di una delle colonne inglobate inglobate nei pilastri seicenteschi.

Fig. 2

Fusto e base di una delle colonne inglobate nei pilastri del chiostro.

Fig. 3

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Fig. 4

Superfetazione cinquecentesca in adiacenza all’angolo nord-est (vista da nord).

Fig. 5

Superfetazione cinquecentesca in adiacenza all’angolo nord-est (vista da est).

Fig. 6

Superfetazione cinquecentesca in adiacenza all’angolo nord-est (vista da est).

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Fig. 7

Visuale della porta tamponata vista dal corridoio ovest.

Fig. 8

Visuale della porta tamponata vista dall’interno della stanza.

Fig. 9

Corridoio del piano primo posto nella parte giustapposta al refettorio

Fig. 10

Corridoio del piano primo posto nella parte ad est del chiostro

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Fig. 11

Corridoio del piano primo posto nella parte ad nord del chiostro

Fig. 12

Particolare della copertura nell’angolo nord-est della struttura quattrocentesca

Fig. 13 Corridoio nord

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Fig. 14

Capriata a copertura del primo piano realizzato nel XV secolo, inglobata nella muratura Settecentesca.

Fig. 15

(13)

Fig. 16

Copertura del complesso visibile attraverso un’intercapedine

Fig. 17

Foto di uno dei chiostri minori della Certosa di Calci

Fig. 18

Foto di uno del chiostro principale della Certosa di Calci

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Ipotesi di ricostruzione

Immagine 1

Angolo nord-est – Il complesso nel Quattrocento

Immagine 2

(15)

Immagine 3

Angolo nord-ovest – Il complesso nel Quattrocento

Immagine 4

(16)

Immagine 5

Il chiostro nel Quattrocento

Immagine 6

(17)

Immagine 7

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