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Americana. Storie e culture degli Stati Uniti dalla A alla Z Di Mario Maffi, Cinzia Scarpino, Cinzia Schiavini, Sostene Massimo Zangari.

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Academic year: 2021

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Americana. Storie e culture degli Stati Uniti dalla A alla Z

Di Mario Maffi, Cinzia Scarpino, Cinzia Schiavini, Sostene Massimo Zangari. Milano, Il Saggiatore, 2012, pp. 769.

Recensione di Tiziana Pagan*.

Zucche e cocomeri, Zydeco, Zzv, assieme a Passing, Peanuts, Pesci gatto (e altri animali mitici), Kleenex e Tampax, ma anche Dust Bowl, Enola Gay, Model T, Nerds, Quilt, Vagabondi, Scimmie alla sbarra, Tranquillanti, Seneca Falls, Yoghi, Splendide guerricciole, Wanted!-I. L'insolito sommario di questo libro, da cui ho tratto qualche voce, ci orienta verso una lettura (poetica) immaginifica, ritmata dall'allitterazione dell'ordine alfabetico.Per renderne conto meglio, stabiliamo subito che il nuovo testo di Maffi, Scarpino, Schiavini e Zangari, Americana, ha la forma del dizionario ed è quindi destinato a una consultazione mirata, ma si può leggere agevolmente dall'inizio alla fine. Nell'introduzione Maffi fa riferimento alla necessità di approfondire la conoscenza della storia e cultura statunitense, anche in quegli aspetti che sembrano inflazionati o marginali, per comprendere l'origine di molte sue contraddizioni, e questa è la ragione della varietà del sommario. Pur conservando stili individuali, e un rigoroso approccio storico, gli autori sono riusciti però a creare un tono omogeneo tra le varie voci, alternando serie e leggere, in un ritmo piacevole. Non mancano l'ironia, le domande più o meno retoriche ai lettori, i frequenti rimandi a testi letterari e non, le citazioni di brani musicali, film e prodotti commerciali. Un elemento caratterizzante il volume è il desiderio di narrare storie e il valore conferito alla narrazione come strumento di conoscenza.

Maffi dichiara di prediligere terreni narrativi quando, nell'introduzione, cita un verso di Leslie Marmon Silko “senza le storie non possediamo niente” (14), anche questo testo sarà dunque, per poter esistere ed essere posseduto, un libro di storie. Lo descrive più avanti infatti in questi termini: “...è venuto fuori un insieme di voci che è in realtà un succedersi di storie – di racconti lunghi e corti, ridenti e dolenti, legati gli uni agli altri pur nella loro individualità (di soggetti, come pure di scrittura e di approccio)”(15). Quali storie? Quelle che, nel bene e nel male, seguono le passioni dei compilatori, specifica Maffi. La “complessità” e la “fluidità” del reale hanno bisogno di rappresentazioni (dove rappresentazione è celebrazione, determinazione di valore), per quanto imperfette e personali, per poter spiegare le “fratture e le contraddizioni, le spaccature profonde sotto la superficie” (14).

Un lusso della mente cosciente è poter vedere la storia proiettata nello spazio fisico in cui l'essere umano abita, unendo quindi il tempo alla materia come una quarta dimensione. Se conosciamo il passato, una o più storie degli oggetti, dei luoghi, anche solo guardarli brevemente può diventare viaggio nel tempo, e aiutarci nella comprensione degli eventi. Così si svelano i rapporti causa-effetto, e anche i possibili sviluppi nel futuro. Al contrario se ignoriamo i collegamenti simbolici e storici riguardanti i prodotti di consumo, i film, le canzoni, gli sforzi di uomini e donne, i luoghi identitari, quando le piante, gli edifici e gli alimenti smettono di narrare, storie vere o fantastiche, allora tutto sembra appiattirsi sul presente, valere nello stesso modo (poco), in una visione miope potenzialmente rischiosa (a tutto vantaggio di qualche gruppo di potere).

Maffi è interessato al valore di arricchimento che le storie apportano, come visualizza in una metafora nell'introduzione: la cultura popolare di massa, la cultura materiale sono una palude origine di vita, ribollente di vita, in grado di “traboccare” , “alimentare e ossigenare” una cultura alta “whatever that means” (15), deprivata di acqua, dinamismo e crescita autonomi. Questa è la storia sottesa ad Americana, quando il pensiero astratto ha esaurito il

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suo progetto specifico deve riconnettersi con tutti gli altri elementi dell'anima e del mondo per poter recuperare efficacia.

Essere consapevoli dei motivi delle proprie scelte (biografici, teorici, emozionali) può essere utile, come anche recuperare la complessità, e può indurre la nascita di nuovi pensieri, teorie, punti di vista. Maffi dichiara di aver scelto storie di movimenti collettivi piuttosto che di individui, e tra questi ultimi gli “sconosciuti e dimenticati” (15) rispetto ai noti. Perché la ricerca possa essere più fruttuosa laddove non si è guardato, e anche per rovesciare il luogo comune dell'individualismo americano che, come molti luoghi comuni e ideologie, tende a rendere invisibile tutto il resto. Il processo di scrittura è stato per Maffi “entusiasmante... divertente... difficilissimo” (15) e si augura che anche il lettore provi delle emozioni nel leggere, “che si appassioni, che si diverta, che si esalti e s'infuri, che si lasci afferrare dalle complessità, dalle difficoltà, dalle contraddizioni, dalle bellezze come dalle brutture.” (15). Seguendo il filo delle emozioni, l'autore individua il punto di partenza della stesura del libro nella sua esperienza di insegnamento universitario. Dopo molti anni ha constatato come i suoi sforzi di rappresentazione della cultura americana nella sua complessità generassero negli studenti emozioni positive e fossero quindi utili. Similare capacità empatica lo avvicina ai suoi coautori (14). La dichiarazione programmatica che include le emozioni sembra inadatta a un dizionario eppure ne caratterizza lo stile e lo arricchisce. L'empatia è infatti evidente all'interno delle voci, sviluppata in varie gradazioni: la connessione degli esseri umani, dei vari ambienti naturali, dei sistemi economici. Di connessione in connessione si finisce spesso per parlare di questioni relative a più continenti (non solo quello americano) e alla storia presente, anche se formalmente il limite temporale arriva alla metà degli anni Settanta del Novecento.

L'empatia, il rispetto, tra i gruppi umani nasce proprio dalla conoscenza delle culture, dal viaggio. Ogni popolo assegna agli oggetti e ai luoghi un senso simbolico o storico abbastanza condiviso, di cui talora non si è consapevoli. In presenza di uno straniero, il valore culturale di un oggetto diventa visibile, perché ignoto per lui, o viceversa è per noi sconosciuto il corrispettivo nella sua cultura. Gruppi di “stranieri” per la società statunitense, o presunti tali, di volta in volta popolano le storie di Americana, con vicende alterne e continui confronti di culture, ma il testo ha un punto di vista italiano ben definito (e quindi straniero per gli americani). Il volume nomina spesso le memorie “italiane” condivise di una “America” (nel senso di USA) creatasi nell'immaginario grazie ai mezzi di comunicazione, alle vicende storico-economiche o al turismo. I lettori sono coinvolti in un “noi” culturale. Queste memorie sono utilmente evocate e analizzate per il valore storico che possiedono anche quando sono errate (In qualche caso si svela chi ha avuto interesse a rappresentare in Italia un aspetto specifico degli Stati Uniti). Altre volte sono confrontate con una esperienza diretta negli USA degli autori, ricca di dettagli, anche pratici.

Molte voci non rendono esplicito il tema di cui parlano, in una specie di benevolo inganno letterario. Proprio le più elusive svelano talvolta gli argomenti più interessanti, per somiglianza, differenza o connessione casuale. Una volta indagata nei suoi attori, luoghi, dettagli, la voce leggera di dizionario può diventare la porta di accesso per un argomento più forte, tragico (inquinamento, scioperi, razzismo, guerra), oppure ci narra i dettagli della vita avventurosa di un ortaggio, svelandone la costellazione di episodi umani ad esso connessi, l'aspetto comico, o l'evoluzione di una azienda, di un commercio intercontinentale (si trovano molti riferimenti a storie di aziende famose o di prodotti). Le connessioni inaspettate creano passaggi nell'immaginario, e nel reale, giustificando quell'interesse per la geografia e per lo spazio citato nell'introduzione “ci troverete molta geografia (non quanto avremmo voluto, a dire il vero!)” (14-15) naturale per autori che se ne sono interessati anche in opere precedenti. La lingua, anzi le lingue, sono prese in considerazione come punto di partenza di narrazioni, così espressioni di uso comune, nomi, trovano una loro collocazione storico-spaziale e danno l'avvio a quadri più ampi. Le zone geografiche degli Stati Uniti assumono un aspetto peculiare, distinguibile, grazie a storie di oggetti, individui o altri elementi assenti dalla narrazione storica ufficiale. Non mancano affascinanti voci di architettura, di urbanistica, innumerevoli sono le voci relative a città, paesi, quartieri e luoghi fisici di ogni genere.

Da un lato il tema della linea, della divisione, di terre, di genti, di idee, di ricchezze, sembra percorrere ostinatamente e dolorosamente molte voci. Dall'altro invece il tema del rimescolamento delle culture, anch'esso tradizionale per gli studi americani, si sviluppa diffusamente, balena in immagini culinarie, “Come ogni prelibatezza che si rispetti, anche il clam chowder è un piatto composto soprattutto da scarti” (150) e diventa in qualche caso metafora.

Perciò non si può tralasciare di leggere anche le voci più misteriose e strane di questo ampio volume, lasciandosi condurre verso una connessione inaspettata. Comoda la bibliografia alla fine di ogni voce, aumenta la fruibilità delle connessioni esterne, i collegamenti, allarga lo “spazio” potenziale del libro.

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* Tiziana Pagan è Dottore di ricerca in Culture di lingua inglese presso l'Università degli Studi di Cassino con una tesi su Percy Bysshe Shelley e Charles Brockden Brown. Si interessa di letteratura del periodo romantico, scrittura e storia delle donne, storia della medicina.

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