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4 Cenni storici sullo spazio rurale

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Academic year: 2021

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Studio per il processo di avvio di una fattoria sociale – Cenni storici

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4 Cenni storici sullo spazio rurale

4.1 Cenni storici sulla “Badia”

Le prime notizie storiche sulla “Badia” di cui siamo a conoscenza risalgono al XII secolo, quando viene fondato, negli ultimi anni del secolo, un monastero di monache benedettine soggetto alla vigilanza dei monaci camaldolesi. Questo monastero viene citato con vari nomi: Badia di Santa Gonda (o Gioconda), Badia di Cigoli, della Catena, di Bacoli (o Obacula). La toponomastica di “Catena” stava ad indicare la presenza di una vera e propria catena che attraversava la via che congiungeva Firenze a Pisa e detto luogo rappresentava il confine dei territori delle due città. Nei pressi di questo luogo alcuni sanminiatesi sin dal 1197 discesero verso le comode e produttive terre di pianura per iniziare un ambizioso piano urbanistico che voleva congiungere l’abitato nei pressi della “catena” fino al borgo di Vico Wallari, posto all’estremità ovest del territorio sanminiatese. ( G. Villani)

Uno dei più antichi documenti che riguardano Santa Gonda, risale all’11 marzo 1273, redatto da ser Antelmino di Cerbone, col quale l’abate camaldolese di Santa Gonda rinnova a Leone di Rustico da Obacula l’affitto di un pezzo di terra con l’obbligo di pagare ogni anno uno staio di miglio. (Galli Angelini)

Ma le vicende finanziarie di questo monastero furono sempre altalenanti: infatti con un atto del 29 marzo 1343, don Bonaventura, priore generale di Camaldoli, concesse alle monache del monastero di Santa Gonda alla Catena, di poter alienare un pezzo di terra per poter estinguere un loro debito. (carte Cattedrale di San Miniato)

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Studio per il processo di avvio di una fattoria sociale – Cenni storici

______________________________________________________________ Anche il pontefice Martino V, il 20 aprile 1419, con un

breve decreto redatto a Firenze, elargì 1500 fiorini d’oro per risollevare, dallo stato di fatiscenza, le sorti della Badia. (Annali Camaldolesi)

La cattiva conduzione amministrativa, e forse anche le ripetute ondate di epidemie, considerata la vicinanza di zone umide e paludose, non consentirono a questa tenuta una ripresa solida e duratura, finché nella seconda metà del XV secolo, la Badia venne riunita alla prepositura dei frati Umiliati di San Michele di Cigoli.

Le sorti di questo monastero subirono una definitiva svolta nel 1514, quando per volontà di papa Leone X di casa Medici, la Badia venne aggregata al monastero fiorentino di San Benedetto a Pinti, dell’ordine camaldolese. Superato l’entusiasmo del papa mediceo, le sorti della badia di Santa Gonda, passarono nelle mani dei principi Borghese Aldobrandini di Roma i quali la cedettero in successione alla famiglia Salviati di Firenze, andando così a rinforzare ulteriormente l’immenso patrimonio terriero di questa famiglia che si estendeva fra Lazio e Toscana.

Nel 1794, alla morte dell’abate curatore di famiglia Salviati, i beni della Badia passarono per via ereditaria alla duchessa Laura Salviati.

Nel 1848, la tenuta agricola, passò per volontà testamentaria dalla duchessa Salviati, per mano del figlio prelato, all’Ospedale di San Giovanni di Dio di Firenze. La tenuta comprendeva la villa padronale e fabbriche annesse per la conduzione della pratica agricola.

Nel 1876, l’ingegner Pieruccio Pini, redigeva lo stato della consistenza patrimoniale della tenuta di Santa Gonda, nel quale si faceva una descrizione dei poderi e delle case coloniche.

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______________________________________________________________ A quel momento la tenuta possedeva 20 poderi, (Badia 1°,

Badia 2°, Castellonchio, Le Tagliate, Macone, Ventignano, Evola vecchia, Rio, Giardino 1°, Giardino 2°, Poderino 1°, Poderino 2°, Casa nuova in piano 1°, Casa nuova in piano 2°, Monpetraldo, Regli, Tignanica, Bacoli, Casa nuova in poggio, San Lorenzo) per una superficie totale di 244,81 ettari.

Il fabbricato della villa padronale, possedeva per quel tempo, le dotazioni più all’avanguardia ed erano rappresentate da:

o una sala d’ingresso e al primo piano sala della villa o rimessa e al primo piano camera

o stalla e al primo piano camere

o frantoio e al primo piano stanze della villa o un chiaritoio

o stanzini e scala o dispensa

o cucina con forno e al primo piano stanza della villa o salotto da desinare

o stanza d’attrezzi con sotto cantina e sopra camera o cantina per l’estate con sopra camere

o scrittoio per l’agente con sotto cantina e sopra camera o stanze per riporre le piante

o stanzetta per legname a tetto

o tinaia con sopra granaio accessibile dalla villa, accessibile da scala B

o cantina per l’inverno con sopra granaio accessibile da scala A

o loggioni coperti a tetto con forno

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______________________________________________________________ Nel 1932, fu concesso un contributo dalla Tesoreria

Provinciale per la costruzione del magazzino generale del tabacco.

In tempi recenti con la costituzione del “Servizio Sanitario Nazionale”, in attuazione della legge quadro n° 833/78, la Regione Toscana mediante la L.R. n° 68 del 24 maggio 1980 definiva le modalità di cessione al Comune di San Miniato della intera Tenuta di Santa Gonda o ex Fattoria La Badia. Il Comune entrò in possesso della struttura con contratto del 24 gennaio 1985, con vincolo di destinazione a favore della allora Unità Sanitaria Locale 17 (oggi AUSL 11) in quanto beni provenienti dall’ex Ospedale di San Giovanni di Dio.

All’epoca il patrimonio era costituito da una superficie fondiaria di poco superiore ai 200 ettari, 22 fabbricati rurali, e il complesso della villa.

Parte del complesso e 172 ettari, furono dati in affitto alla Cooperativa Agricola Sanminiatese a seguito del contratto di locazione stipulato nel 1977. Le sorti poco floride di questa cooperativa agricola, che si dedicava a coltivazioni estensive, la costrinsero ad mettersi in liquidazione volontaria e dal 6 agosto 1987 i terreni sono gestiti dai liquidatori della Cooperativa che rese stato fallimentare. Attualmente la proprietà della ex Fattoria la Badia è della AUSL 11 (in virtù del vincolo di destinazione a favore della Unità Sanitaria Locale), che dal 1988 ha iniziato un piano di recupero per la realizzazione del centro di Igiene mentale e psicologia del comprensorio del cuoio.

Al momento è in atto un processo di alienazione dei fabbricati e terreni agricoli.

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