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L'Aula Magna del Palazzo dell'Universit

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Academic year: 2021

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L'Aula Magna del Palazzo dell'Universitá é piena di gente. Sul fondo, ai lati, ci sono  due file di persone, docenti e studenti uniPRotesta, con una mantellina rossa: una  riedizione minimalista delle toghe. Presiede l'incontro un ragazzo che indossa una  lunga toga rossa.

Al microfono si alternano, nella prima parte dell'Altrainaugurazione, gli studenti di  uniPRotesta, il movimento nato questo settembre per contrastare l'operato del governo  nelle   universitá.   Mentre   su   uno   schermo   scorrono   le   immagini   delle   proteste  dell'autunno  i  ragazzi   espongono  5  relazioni   frutto  del  lavoro  di diversi   gruppi  di  studio sugli argomenti centrali per la vita universitaria: didattica, diritto allo studio,  ricerca, reclutamento e governace.  Si parla degli effetti disastrosi che questa  pretesa 

“riforma” (meglio sarebbe parlare di tagli) avrebbe. Ma gli studenti e i  docenti vogliono  far sentire anche la loro opinione: da uniPRotesta a uniPRoposta. Interviene anche un  sindacalista, che mostra la solidarietá del mondo del lavoro.  

Nel  frattempo fra ovazioni ed applausi scroscianti, entra l'ospite d'onore, il Maestro  Dario Fo, Premio Nobel per la Letteratura 1997, e verso le 11.30 inizia la sua Lectio  Magistralis.   Il   discorso   del   Maestro   é   molto   simile   a   uno   spettacolo   teatrale,   e   il  soggetto é la Commedia dell'Arte cinquecentesca, quella di Arlecchino e Pantalone, che  ha rivoluzionato il teatro e che spesso libri e professori presentano in modo errato o  attraverso una serie di banalitá e luoghi comuni. La Commedia dell'Arte nasce in  Italia, e con lei nascono la satira, il grottesco e la censura. Nasce nel Cinquecento,  momento di instabilitá politica in cui si sente il bisogno di cambiare, di denunciare le  corruzioni e gli abusi dei potenti; non a caso vengono rilette in quel periodo le tragedie  e soprattutto le commedie greche (come la Pace di Aristofane, che continua a essere  attuale anche ai giorni nostri). Infatti gli scrittori e gli attori non erano dei poveracci,  ma gente che aveva una grandissima cultura e sentiva il bisogno di uscire, di mettersi  in conflitto col potere: la Commedia dell'Arte é un teatro di satira, un continuo canto  di libertá. E per questo dava fastidio: la Chiesa interviene subito per censurare questa  nuova forma d'espressione che fa paura, perché rischia di distruggere i valori fondanti  della societá cinquecentesca, come la famiglia, incitando le ragazze a praticare il libero  amore. Ed é proprio  per  sfuggire alla censura  che  i comici dell'arte  inventano un  linguaggio   nuovo,   il  grammelot,   che   imita   i   suoni   e   la   cadenza   di   un   particolare  dialetto ma senza dire una parola riconoscibile. Facevano evidentemente impazzire gli  inquisitori. Inoltre questo reinventarsi il linguaggio, la chiave, sollecita la fantasia: si  rinnova anche il modo di recitare, cambia la gestualitá e nascono gag (come la “Fame  dello   Zanni”,   che   Dario   Fo   esegue).   Ma   il  grammelot  non   basta,   e   le   piú   di   100  compagnie   presenti   in   Italia   sono   costrette   ad   andarsene   in   altri   paesi:   Francia,  Spagna (giá allora si stava maglio da loro che da noi...) dove hanno un grandissimo  successo e rivoluzionano il teatro (ad esempio, le donne iniziano a recitare). Anche  fuori dall'Italia la Commedia mantiene i suoi caratteri di satira e grottesco, e come  esempio Dario Fo recita “il grammelot di Scapino” (in francese, tratto da Moliere, che si  ispiró molto alla Commedia dell'Arte). Scapino insegna a un giovane, che non avendo  piú risorse vuole entrare in politica, come vestirsi e comportarsi per avere successo: 

niente scomode parrucche in testa e orrendi pizzi nei vestiti, e soprattutto niente  pesanti mantelli, perché capita che quando tira vento, e a Parigi capita spesso, il  politico col mantello prenda il volo, e a volte non torna piú giú... In effetti dovrebbero  reintrodurla oggi questa moda del mantello... 

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Qui Dario Fo termina la sua Lectio, con grandi applausi da tutta l'assemblea, e poco  dopo l'Altrainaugurazione si chiude con l'esecuzione (arpa, violoncello e violino) del  brano “La Follia” di Arcangelo Corelli dedicato al ministro Gelmini.

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