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ULTIME PAROLE DI EUGENIO ALBÈRI A' SUOI AVVERSARJ IN MATERIA DEI... Eugenio Albèri. Digitized by Google

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(1)

ULTIME PAROLE

DI EUGENIO

ALBÈRI A' SUOI

AVVERSAR J IN

MATERIA DEI...

Eugenio Albèri

(2)

DigitizedbyGoogle

(3)

I '

.11I li>>' ... »' '

Il Sig.

Coni. Vincenzio Antinori

e ilSig. Prof.

G. B. Amici,

in

relazione (dicon essi)

alla

mia seconda

lettera all' illustre

decano degli astronomi viventi,

il

padre G. Inghirami

,

cioè

alla

mia

let-

tera del 10 Giugno

p. p.

pubblicano, senza mia par- tecipazione

,

talune mie

lettere

private estrinseche

al- la

questione insorta

in

occasione della nota mia

pri-

ma

lettera al sullodal o

Astronomo

in

data del 12 Maggio. Ora

,

per essere appunto queste

lettere dilor

natura private, e perchè

scritte

già da più

di tre

me-

si,

e perchè

estrinseche,

come attestano

glistessi

miei Avvcrsarj,

al

merito

della sola

questione da me pub- blicamente promossa (se questione può

dirsi

P

atte-

stazione

di

un

fatto

incontrastabile

),

non so bene intendere

corti'essi

abbiano potuto vincere tutte

le

gravi

e

delicate considerazioni che dovevano

tratte-

nerli da

siffatta

pubblicazione; tanto più, che

se in

quelle

lettere

era cosa che meritasse

rilievo,

doveva questo

esser fatto

del

pari

privatamente,

e

a suo tem- po, e non quando per

altre

mie

lettere

pubbliche

e

private

crasi

già da me

rettificato

tutto ciò che

in

quelle prime avesse potuto trovarsi

d'

inesatto,

sic-

come

scritte

nel primo calore

della

compiacenza

di

avere

restituito

un lavoro

di

Galileo, che da due

se-

coli

si

reputava perduto.

Ora, lasciando giudice

il

Pubblico

di

questo con- tegno dei miei Avversarj

,

usando di un

diritto

del quale m' investe

illoro fatto

medesimo, vengo

colla

presente pubblicazione a completare

laserie di

que-

sti

privati documenti.

Ed ecco,

in

prima,

ciò

che

io

(non

scorsi

ap-

pena

kc

giorni

dalla

data

delle

mie

lettere

pubbli-

cate dai Sigg. Antinori ed Amici) scriveva

all'csi-

(4)

4

-

mio professore Mossotti

il

16 Aprile, due giorni innanzi ch'esso

e il Sig.

Amici distendessero

il

loro Rapporto

al

Principe.

Chiarì»*! ino Sig.

Professore,

Ripensando a tutta questa faccenda dei lavori Galileiani intorno le Medicee, io ho fermato il criterio diquelche a

me

paia ora convenirsi, il quale credo bene e conveniente render- le noto.

Consta ora che la fatica di Galileo intorno i Satelliti di Giove, ritenuta dal Viviani fino al Libri per distrutta, esiste nei Manoscritti Palatini.

Esistendo, ritengo che sia obbligo di chi ha assunto di condurre1*edizionecompletadelleoperediGalileoilpubblicare anche questa, qualunque possaesserelasuautilitànel presente stato della scienza.Sarasempre unacuriosità scientificanon

meno

importantediquellochesarebbeuntesto dei primi tempidella lingua, oqualche pitturadi

Simon Memmi

o diCimabue,dalle qualinessungiovamentorilraggonforse leLettere eleArti,

ma

che pursiraccolgono con amore,nonsoloper avernelastoria,

ma

per renderegiustizia aqueiprimi genitori delle Arti e delle Lettere

,

senzai qualinèDante nò Raffaello sarebbero stati.

E

questo

mi

sembratantopiù veronelconcreto casodei lavori Galileiani intor- noleMedicee, inquanto chesitrattadiunodeipiù grand*uomi- nidelmondo, e diunadellepiù capitali scopertenelregnodel-

l'Astronomia.

E

nonso chi nonfosseper risguardareconriveren- zanonsolo,

ma

con amore,isuccessivi studj e tentativi fattiin talemateriadauntantouomo,edei qualisipuòseguireilsucces- sivosviluppodalla famosa osservazionedelyGennaio 1610,che feceapertaaGalileo questanuovaricchezzadeicieli,fino aquella del 27ottobredel 1619,chetutte abbiamoinquelle scomposte vacchette.

Che

sequesta edizionedelle OperediGalileo dovesse essere risguardata dal solopuntodivistadellautilitàchene possa' oggi derivareallascienza,sarebbe,coni'Ellatu'insegna,sig.Pro- fessore,daritenersi quasi tuttaperinutile,eil

medesimo

dicasi ditulli gliantichi classiciin scienza.

Secondo, adunque, questa mia maniera di vedere,cheoso crederenon erronea, parmi chetuttalaquestione debba vertere sul

modo

dellapubblicazione. Intornoacheilsig.Celestino Bian- chi,delquale Ella ha potuto apprezzarelagrandecapacita,edio, siamvenuti inquestoconvincimento,chenessuncriterio definitivo possastabilirsifinchéquesta materianonsiaprimaordinata,come, ricopiando ogni osservazioneecalcoloperschede,nell*ordine de-

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(5)

6

glimini, mesi

, giorniedore,sièda noi incominciato a fare, e percorrendocontemporaneamente conogni diligenzalutti icalcoli contenuti nelCodice

V

della stessaParteIII,iquali,oalcuni dei

2

unii, ponnoofferirci chi saquantacomodità ascoprireveramente ndovee perquali vieGalileoinquest'ordinedi operazionifosse giunto.

Non

Ledissimulo peraltroche, salvoamodificareo anche abbandonardel luttoquesta ideaselasuccessionedei lavoricene desseargomento, io inclinerei amantenerenel successivoerigo- roso ordine lorotutte le osservazioni, calcolie correzionisucces- sive,e raccoglier poile osservazioni, ridotteall'ultimacorrezione di Galileo* (giacché talune portano dueetreequattro ditali correzioni),in tavoleomensuali obimestrali o semestralio an- nualisecondoil

numero

loro,lequalirimarrebberosempre,a

mio

avviso,unvenerabile

monumento

delle fatichedello scopritore di questogranfatto,edello stato della scienza a quel tempo,indi- pendeutementedall'utilitàvera anche oggi emergente da quante

passam

iessere osservazioni dioccultazionioaltre,che nessunodi noi hapotnlofinoraper avventuraafferrare inquel laberinto.

E

quantohodetto dei lavori di Galileo, intendodire,ed a piùforteragione,diquelli delRenieri.

Mi

èsembrato,Sig.Professore,unobbligo

mio

esporlequesto

mio modo

di vedereintomoladiscorsa materia;alchevogliaim- putarelaimportunitàdellapresente.

Passoalbenediripetermeleconsentimentidiprofonda stima ChiarissimoSig.Professore

Di Casa

addì 16aprile t843.

SuoDtvothtintn Senatore E.ALBERI AlChiarissimoSignore

ilsig.Profcworc

OTTAYUNO FABRIZIO MOTTI

Intorno quei medesimi giorni, non so per opera di

chi, si

sparse nel Pubblico

la

voce, che

io

avessi detta cosa non vera

coli*

annunziare

d'

aver scoperto che

tuttiilavori di

Galileo intomo

iSatelliti

di Gio- ve

,

reputati perduti da due

secoli,

ancora

esisteva-

no

, e

che con

ciò io

avessi gravemente mancato

al

Sig. Com. Antinori, che era

stato

direttore del

ca-

talogo dei Manoscritti Galileiani

della

Palatina. Mi

vidi

allora astretto

a pubblicare

la

mia prima

lette-

ra

all' illustre

padre Inghirami;

loclic

per

altro

non

(6)

volli fare

senza previa partecipazione

al Sig.

Com.

Àhiitibfi

medesimo come

dalla

seguente

lettera.

'• * t «

8>lg.Cavaliere,

Seiodovessi prestar fedeallevociche

mi

sentoripetere in- torno, dovrei, anziché rallegrarmi d'aver potutoaccertare l'esisten- za,daLeiintraveduta, dei lavori diGalileo sulleMedicee,doler-

mene

grandemente,einspecial

modo

nel sentire com'Ellacreda cheioahbiainciòvoluto procedere senzaildebito riguardo verso diLei.

Mi

permettadunque ch'io

Le

ripela iuduopacolcla vera parteda

me

tenutain tuttaquestafacceuda. ....

Esaminandoquei Codici sonvenutonellapienacertezza, chequellierauotuttiquantiilavori diGalileosulle Medicee.

3°immediatamente

mi

son portatoa Lei,adarle parte di (jue.sU),

come

ioreputava,gratoresultamento dellemieindagini.

Dopo

Lei,nehoinformatoS. A.il

Grau

Duca,siperchè 10credeva debito mio,perchè stimavadi fareallastessaA. S.

cosagrata.

Diquelche appressosia accadutoElla,Sig. Gtvaliere, ne è forsepiùistruitadime.

Ho

iulesocheaSuaAltezzasi persuadeva cheio m'eraingannato;lo che

mi

ferisceiu

modo

troppointol- lerabile, perchè,ammesso1'errore,bisognerebbe tenermipel.più

imbecille degli uomini. .,

,

Ora, siccomeperunapartebisognaeh' iotuteli 1'onormio, eperValtravoglio che consti quantosia falso,ederroneotutto ciòche misi possa apporre contridi Lei,eccole, Sig.Cavaliere,

11 Rapportocheiointendodirender pubblico,dal qualecosico-

me

simostra inespugnabilelaverità delmioasserto, cosisifapa- lesechelaprimaindicazione,laprimaguidainquestoscoprimen- tomièvenutadalCatalogodella Palatina. Desidero che questo RapportoincontriladiLei approvazione;couche,olire all'ob- bligoche

Le

professod'avermi,

come

Direttoredi quel Catalogo, messosulla via diquesto risultamcnto,Leavrò1'altromoltomag- gioredivedermi toltodauna incertezzache

mi

amareggia, eche

mi

fa phi dispiacenteche.lietodiquestoscoprimmjtbj i!lf|i '«'1 Passoalbenedirassegnarmicon profondastingaedossequio.

DiLeiSig. Cavaliere., i

*

DiCnsaliS màggio

i§/»3. '

5

' •••;[» ••!•:.»- ••' >i\VniÙittìnmeDèvotiuii**Servici

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. ALChiacocNobiluomo ',*,'; . . .-

;t;i; .;u>J!«: ibi'

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(7)

-

7

-

, Il Sig.

Commendatore mà

rispóse

cosk<»

1 '

1

Sifnore

Illustrissimo, ' ' '

J ,!

.».»» 1 i •;»'.•)

Le

ritorno ilRapporto eli' Ellamitrasmesso,edincornoal

«pialenonsto a far riflessioni,chese dovessifarne, lecoseandreb- Ihtotroppo in tango, ed'altrondeliogiàespressa.aS.A.il Gran-*' Dura la minfutura determinazionecirca alla nuovaedizionedelle

Opere

Galileiane. Ella farà ciò che erede, cheinquanto a

me

penso sempre,eh'Ellanonahhiafatto altrorilrovnmcntoclicquel- lo giànotato nel Catalogo dei

MSS.

del Galileo esistenti nella Palatina.

Mi

abbiacolladovuta stima

DiLeiIllustrissimo Signore

Dì Casa

liio

maggio

f)evr*i§timo Stri'iter e

V. ANTINOUI

All'IllustrissimoSignore sig.EICEXIOAliBÈBI

* i 4 *

Pubblicai allora

la

mia prima

leifora

del 12 Maggio, e mandandone copia

all'

esimio

Sig.

Prof.

Mossotti non potei

dissi

molargli quanto

fosse

grande

la

mia meraviglia

in sentire

come, anche dopo Te*

same

di

un giudice

così

esquisito, come

egli

è, di queste materie, avesse potuto durare

il

dubbio che

i

lavori

di

Galileo da me annunziati per completi noi

fossero.

A questa parte della mia

lettera

risponde

egli

così,

in

data del 26 Maggio, da Pisa

:

La

ringraziod'avermispedito due esemplaridellasua Rela- zione suilavori delGalileo intornoai Satelliti diGiove esistenti nell'J. eR.Biblioteca Palatina, convengo conlei, anzi dibo di PIÙ CHE BASTA l'ISPEZIONEDIUNAO DDE OREDIOUEI MANOSCRITTI PER CONVINCERSI CHECONTENGONO IL COMPLESSO DEI MATERIALICHE CALILEOE BENIERIAVEVANO RACCOLTO INTORNOAQUELL*ARGOMENTOJ

nè alla

.COMM1SSIOAE INCARICATA DI RIFERIRE SU DI ESSI

(i),ÈMAI VENUTO IN CAPODIFAR QUESTIONESU d'UNATAL COSA;ESEELLAFOSSE PRIMAVENUTA ADOMANDARMISEERAVERO CHE

SI

TENESSE OPINIONE CHEIMANOSCRITTI DELLA PaLATINA FOSSERO INCOMPLETI, IOl'AVREI SUBITODISINGANNATA

CC

TC.

(I) Composta di esso sig. prof. Mossoti! e del sig. prof. Amiti.

(8)

-

8

-

Questo

è il

documento che mi autorizza a

cita- re il Sig.

Professore Amici

in

testimonio della

veri- tà

del mio

asserto.

Quando poi

,

pubblicata

la

mia seconda

lettera

•all'illustre

padre Inghirami (l)

, io eil

paese

tutto

credevamo sopita

la

malaugurata vertenza a me

pro-

mossa; per sugellare, com'

io

sperava

,la

concordia,

scrissi

a

S.

E.

il Sig.

Marchese

P.

F. Rinuccini

, co-

gnato

alSig.

Com. Antinori,

la

seguente

lettera:

ulnari*»,

sig.

marchese

,

Anche primadiessere restituitoin quella tranquillità d' ani- ino,alla quale

mi

riconduceorala benignitàdelnostro ottimo Principecolpermessodipubblicareunamite,onesta e sufficiente rettificazione, ioapprezzailadelicatezaa deisentimenticheavevano dettataladiLei condottaamioriguardo, relativamentealla lettera

cheebbiPonoredidirigerle sottoilgiorno 17stante.

Ora

micor- reva obbligodi attestarglielo,elaprego, illustre Sig. Marchese, credereallaveracità diquestimicisentimenti.

Perrestituirmi nella interaquietedello spirito di cui tanto e perlamiasalute eperimiei studjabbisogno, avrei vivamente desideratodi scriverealSig.

Com.

Antinori per attestargliilpro- fondo dolorechehoprovato eprovodiquestaorasopitavenni/.a,

e pregarloadimenticare eaperdonarequauto

mi

si potessevera*

menteimputareacolpa versodilui.Se non che, conoscendoab- bastanza

me

slesso,nonoso avventurarmiaduntalpassoquando iopossa temeredivederlo accoltocon ispirilo diversoda quello che mivicondurrebbe.

Attesto frattanto aLeisul

mio

onore, dove non misia dato attestarlooraallostesso Sig.

Commendatore,

chefinda questo

momento

dichiaroe protesto di ritenereper falsaemendacequa- lunqueparola potesse essereda ora innanzi riportatacon malin- tesozeloalSignor

Commendatore

suddetto.

come

da

me

pronun- ziataotolleratacontrodilui.

Ho

troppobene imparato anchein questa vertenza quanti mali ufficjsifacciano spesso sotto vestedi difendereoperorarelacausadiun amicojeleesorbitanzeanche avant'jeri pronunziateconpiù persone daun notevoleamicodel sullodatoSig.

Commendatore me

ne sonouna dolorosa testimo- nianza, e

mi

farebberotemerediqualche sequela più graveanco-

(1)'La lettera del 10 Giugno p. p.

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(9)

-

0

-

ra deifattipassati,senon mi confortasseilpensieroche volontà piùretteepiù fermevi siopponessero.

Hol'onorediripetermelecon sentimentidiprofondastima llluslriss. Sig. Marchese

Di Casa addì

29 Giugno

18/{3.

Etevoii$$iinoOiUieatinimoScri'iloie E. ALBERI

A

sua Eccellenza

11%

MarchesePIER FRANCESCO

KIM OHM

GonfaloniereiliFirenze,Maggiordomo MaggiorediS.A.I.cR.

laGranduchessaRegnantediToscanaec. ce. ce.

Non curandomi

di

rispondere a più e diversi

altri

luoghi

delle

Dichiarazioni dei Sigg. Àntinori ed Amici

,

siccome indegni della mia attenzione

(l), passo

ora a prendere

in

esame

la letteradell'illustrò Sig.

Com. G. Plana

al Sig.

Coni. Antinori

in

data

del

6 Giugno, non senza prima riportare

la lettera

a me

diretta

dallo

stesso Sig.

Com. Plana

in

data del 13

dello stesso

mese

,ossia sette

giorni posteriormen-

tea

quella sopracitata del giorno

6.

Eccola:

U

I

u»tri s

hIhio

Signore

,

Adempiscoaldoveredi ringraziarla per l'Opuscolo che

mi

hamandatoindono,cioèperla lettera latinadaLei pubblicala coli'indirizzoalPadreInghirami.Inoltre

Le

rendograziepera- venni mandalacopia di altra lettera in lingua italiana,daLei scritta al

medesimo

ildi10 di

Giugno

,la quale

mi

è-pervenuta quest' oggi.Per maggiorgentilezza,Ella havolutoaccompagnarmi questidue donativicondue letterea

me

scritte, nelle quali

mi

esponelecause motricidi quelle scritture.

Ma

iononposso per oradirle altro senon che aderiscoalparere emesso dai «ignori

Amici

e Mossotli(2).Parmidi

non

avere ancora bene inteso in

(1) Uno di tali luoghi è il rilievo fatto dalsig. Amicisull'avere-in, nella fretta di quella lettera confidenziale,scrino Almagestoinvecedi

Padre Ricciolit autore dell'Almagestostesso.Grancolpainvero,che, in un momentodi precipitazione, io avessi scritto Divina Commedia invece di Dante, ovvero Orlando Furiosoinvece di Ariosto. Lodate- vi,signor Professore, di lauto sottili accorgimenti!

(2;Quello,cioè, del quale io, Alberi ini dichiaro in gran perle soddisfallo,siccome nou contraddientealla mia assertivache queila- voriGalileiani sieno completi, ed affermativo, quanlo mi conviene, del merito deimedesimi.

(10)

-10-

chcconsistailpuntodella quislionc,nò oso avventurare congetture che potrebberoesserpreseinmala parie. Aspettodi esseremeglio informalo. Intantoho

V

onoredi riverirlaconsensi di perfettasti-

ma

,protestandomi

Di V.S.Illustrissima ,.\

Torinoli i3

Giugno

i8.{3.

Dcv. ed Umili§.Serto GIOVANNI

PLANA

All'IllustrissimoSignor ilsignore EUGENIO ALBERI

I rilievi clic

non posso astenermi dal

fare alla

sopracitata

letteradell' illustre

Commendator Plana sono

i

seguenti.

-\ »

1»°

Oh'

egli

vada rincarando

(

come dice

ilSig.

Commendatore Antinori)

sulla

ninna importanza

scientifica di

quei lavori Galileiani, non so quanto

ciò

possa stimarsi

in

relazione

colla

prima mia

let-

tera

al

padre Inghirami

,nella

quale non

solo io noti

risguardo

la

cosa

sotto

questo punto

di vista,

ma

di-

co anzi intorno

alla

speranza che Galileo nutriva

di

giungere

alla

perfetta cognizione dei movimenti e

dellefasi

dei

Satelliti:

Alte sane consilium

!

sed cui viresunius hominis vix, ut videtur, suflìcercnt:

ita

multas macjnasque

difficultates

superare necesse fuit prius quam

eoijnitio

SUlerum Mediveorum ad hunc perfectionis gradimi, m quo ulnc consistit, pcrvenirct (l):

c

poco

oltre

soggiungo come

,«rfc*

ptum lumen oculorum, anno 1G37, spem omnem

incoiiata perfigiendi summo turo abscidisset (2)

;

mentre poi risguardatiquei

lavori in sestessi,

ripeto

in fine,

e ad

alta

voce,

e al

cospetto

di tutta

Euro-

(1) t Proposito più proprio della suaalia mente, che conseguibile

» per l'operadi un solonomo; talie s'igrandi sonostate ledifficol-

» th del condurre la teoria di questi Pianeti al grado di perfezione

,

» cui oggi finalmente e pervenuta! »

(2)Latotale cecitàsopravvenutagli nel1637,lo tolseall'attodispe-

» ramadi potergiungere perse medesimoalcompimentodelsuoan.

» lietiproposito. »

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(11)

-

il

-

|>a

essere

i

medesimi 'degnissimi di considerazione

per

lautilità

vera anche oggi emergente (come dico nella mia

lettera

del 16 Aprile all'esimio

prof.

Mas-

sotti)

da quante visi trovano osservazioni

di eclis- si,

ed altre

di tal

natura, che quanto remole

piò.,

tanto più tornano

nel

progresso

«lei

tempi

proflitte*

voli alla

scienza; e per trarne maraviglio^ documen?

lo

del coraggio, della perseveranza con cui

il

fermo volere affronta

e

combatte

ledifficoltà

che

la

uatura dei tempi e delle cose possano opporre

al

consegui- mento di un alto

fine.

Il

Sig.Comnicndalor Plana, aggirandosi

in

quel medesimo ordine di idee, soggiunge come invano era stata intrapresa da GalUeo una atlantica fati- ca senza

il

soccorso ed

il

lume d' una sicura c prò»

fondamente elaborata

teoria.

Ma valga

il

vero

! di

qual

teoria,

non che sicura, ma mediocre, ma mi- nima poteva giovarsi GalUeo

,il

primo scopritore di quei Pianeti,

il

primo che

siaffaticasse

a

fornire

ap- punto

gli

elementi

di

una teoria dei medesimi

,teo- ria affatto

impossibile, come

il

volgar senno consen-

te,

scuza un processo più o meno lungo di

studj,

e che a stento abbiam veduto poter

crearsi in

due

se-

coli? i

I *

I

Passa quindi

ilSig.

Commendator Plana a met- tere

in

accusa due proposizioni della mia prima

let-

tera comprese

in

queste due

frasi;

ut

sin

gulis fere noctibus obscuratio aliqua {Sa

tallitimi) -•

eaque pe- ne momento tempori

s

fiori consuvscat

(l).

Ma poi lasciando

di

combattere

la

prima

di

questo due pro- posizioni (che veramente

il

combatterla era impos- sibile),

si

distende con una anonima citazione

fran-

cese a combattere

l'altra,

allegando che quel

eh* io

; . . ; «.»/.. " ••

(1)i » Quasi unle le noni si ha eclissi «li qualcuno dei Satelliti

-

el'eclissi suol farsi quasi inun momento. »

(12)

chiamo, penemomento tempons (quasi un momento) non essendo mai meno di un mezzo minuto

,io

non aveva

diritto di

usare quelle

parole.

Ma

,

lasciando qui di osservare come Cassini

il

maggiore (l)

asse-

gni un

solo

quarto di minuto a quel periodo che

l'au-

tore

citato

dal sullodato

Sig.

Commendatore

stabi- lisce di

un mezzo minuto, mi permetto

di

osservare

al

medesimo, che

se

pure

fra le

due espressioni un mezzo minuto o quasi un momento di tempo

incor- resse

reprensibile differenza quando venissero usate a qualche

effettiva e

rigorosa determinazione, non incorre certamente nel caso mio

,

dove intendo

solo

di dare una idea generale della differenza

di

tempo che

si

ha dalle

eclissi

dei

Satelliti

a

quelli

della Lu- na

: e

mentre

lostesso

Galileo (2)

il

matematico

Fri- si

(3) chiamano, per

servir

meglio a questa compa- razione,

leeclissi

dei

Satelliti

istantanee

\

pare a me

di essermi tenuto

in

termini

tutt'altro

che repren-

sibili

temperando quella espressione

col

mio pehe momento tempons.

Per ultimo,

ilSig.

Commendator Plana avreb- be

preferito

che

delle

opere

di

Galileo

ioavessi fatta

ima

scelta,

anziché una completa

edizione.

Egli non può

al

certo dissimulare a

se stesso,

come questo

i

(1) Ces expériences nousontfaiteonnoistre qu'il faut préférer d toutesles autretphases les éclipses queces satellite*souffrenten pas- santpar V ombre de Jupiter,donton peutobserver Ventréeetla sor- ffe, et quelquefois Vune et Vautre, tant que deux obsertateurs so- ientendifférendentr'eux d'un quart d'une minute d'hbure(fui est une exactitude beaucoupplus grande que toutes celles que

Von

pouvoit atoirauparavanlparles éclipsesde lune) etque leséclipses du premier satellite, quiestplusviste que les autres, et qui entre plus directement dans l'ombre, se peutent déterminer encore avec UNE PLUSGRANDE PRECISION.

CASSINI,Ics lljpolllèsesCi Ics lables des Satellite* de Jupiter rcformées pardenouvellcs obscrvatioos.

Am-

sterdam chez Pierre Morticrt 1736 § I, pae.360.

(2) Nella Propostadella Longitudineealtrove.

(3)

NeW

Elogiodi Galileo.

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(13)

13

-

punto di condotta debba

esser stato

lungamente

agi-

tato

fra

me ed

il Sig.

Commendatore Antinori

, in-

nanzi di fermare

il

nostro

criteriodefinitivo,

che è stato quello di dar

le

opere complete

di

questo gran- d'uomo. £ per

lasciare

ora da parte

i

lunghi e non

inefficaci

argomenti che da noi

si

potrebbero addur- re

in

confermazione

di

questo nostro proposito

?

per- metta

il Sig.

Commendator Plana che

io,

per quan- to mi risguarda,

confessi

che

se

grandissima è per

me T autorità di un tanto uomo quale

egli

è

,

non posso tuttavia non dare gran peso

alla

opinione

di

un altro grandissimo ingegno quale

è

certamente

il

pro-

fessore

Guglielmo Libri,

il

quale nel IV della sua Storia

delle

Matematiche

in Italia,

e nel suo più volte

citato

discorso intorno Galileo ripete:

//

faut qu on

n'

oublie pas en Toscane qu une grande ré- paratioti

est

due a Galilée

,et

que

la

meilleure ma-

nière de rendre un digne hommage a

la

gioire da

grand' homme, &

est

de conserver

et

de transmet- tre a la posterità tous les debius

,

les moindues nE- liques de ce martyr de la philosophie. E

il

mede- simo

Sig.

Libri mi ripeteva non ha guari questo suo sentimento (espressomi già

in altra

circostanza)

nel- la lettera

che qui pubblico:

Pregiatissimo Signore,

Spero che

Le

avranno dettocheiohofattoduetentativi poco fortunati peraverl'onoredi rivederla.Oggifarònuovaprova,che desideropiùfelice.Iopartiròdomani notte,esiccome nonspero

che

lesueoccupazioni

Le

permettanodi favorirmi adessola

me- moria

pel Cornité historique,laprego di volermela inviare alla

Sorbona

a Parigi, quandociò le sarà possibile.Seavessi avutoil

bene

di trovarla, avreivoluto parlare dinuovosecolei dell'edi- zionediGalileo, e specialmente(vedail

mio

ardire!) di certe parole

un

pocolinoasciutteverso quel divino ingegno,chesitro- vanonellaprefazione, eraccomandarleninuovodistampareocni cosa.

Le

chiedodinuovoe

come

unagrazia singolarissimadivo-

(14)

- H -

Wmi

farporrenella no^adicliisottoscrisse all'opera.

Quel mio

rifiuto dì darlo ciòclic posseggo diGalileosiestenderebbeado- gnmiorici miéi Manoscrittis'Ellanonmi facesseadesso1il favore

ebe

Lo

dimandai. I - ;. !i

Mi

cpiuandie

nuVc^M^J^ P^^

AMonsicur

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. .

Sigg. Ànlinori ed Amici, quali son dunque

le

opposizioni che voi mi promovete?

Volete voi impugnare che

i.lavori

in discorso sicno veramente, come

'io

affermo

:, tutti

quanti

i

lavori condotti da Galileo e dal

lienicri «ulle

Medi- cee?

--

Ve

lo

contendono

le

mie inconcusse

ragioni, le (piali

non panno da voi onestamente venir

jnegate

o stimate

insudicienti

senza combatterle. Ve

lo

con- tende testimonianza

di

due dei primi astronomi

vi-

venti, lughirami e Mossotti;

il

primo dei quali

si

dichiara convinto della va

ità

del mio

asserto dalle

mie saldissime ragioni

,eil

secondo

si

dithiara con- vinto dalla sua

«lessa

oculare

ispezione.

Volete voi impugnarmi

il

merito d'avere

ip

per

il

primo avvertito ed annunziato questo

fatto? --

Ma

certamente sono

io

questo primo, quando non

solo

non

si è

da voi

,

nò da

altro

uomo

del

mondo

,

dato

iitlìno

ad oggi alcun pubblico segno

d'

averlo prima

<li

me conosciuto, ma avete, per

lo

contrario,

la- sciata

passare, senza smentirla, l'asserzione

di

un vostro collega medesimo, che quei

lavori fosseroaf-

fano perduti.

Volete voi

cacciarlinel

fango

?

trovare indegno che

in

Firenze, dove

in

un Tempio creilo a Galileo

si

conservano

alla

pubblica venerazione un icrmo-

DigitizedbyGoogle

(15)

-

!5

-

metro ed nn canocchiale

,

che, nell'Ottime

loro e

af paragone della scienza odierna

,

non sonò certa mentii

meno imperfetti

,

che

frai lavori

astronòmici

quelli di

Galileo

sulle

Medicee, volete dico, trovare indé- gno che

si parli di

mille e trenta pagine

di

Gali-

leo e di

un suo esimio discepolo? Ed anche

in

questo terreno

io vi

combatto c vinco con quanto ho detto di

.sopra, e,

con

le stesse

vostre parole:

» Se

i tentativi

del Galileo

e

del Kenicri

sulla

» Teoria

delle

Medicee non

ci

sembrano procurare

>j

vantaggio

alla

Scienza nello

stalo

presente, non

è

*> così di

una parte

delleloro

osservazioni,

e special-

» mente

di

quelle

risgilardanti gli Eclissi

dei

Satel-

»

liti

v che per

èssere i

primi osservati,

e pei-

con-

» seguenza appartenendo

ai

tempi più remoti, pon-

» no somministrare

dati

importanti per

larettifica-»

» ziouc

delle

Costanti

delle

Tavole

attuali,

fondate

«

sulla teoria

della gravitazione universale. Ed nnà

» giudiziosa

scelta delle

indicate osservazioni

latta

h di pubblico

diritto all'

occasione della nuova

edi-

zione

de{pli Scritti

del Filosofo Toscano

«OMiimi-»

» STREREBBE

l>"

SOGGETTO

pi

VERA Il»fPORTAS*A

ASTRO-»

>>

MnucA. E

il

complesso dei

lavori

contenuti nei

» volumi da noi esaminati presenterà

poi

sempre

" un' importanza

storica

come opera

dell' imiriorla-

w-lq Galileo:

e

deve certamente

recar*

compiacenza

il

sapere che

la

Palatina ne

è in

possesso

(l).

» Volete voi accusarmi

ci'

avervi mancato

i

non dico dei debiti riguardi, ma

dei piitgentiliuffici

che

uomo possa desiderare da un

,altro

uomo

?

-

ll45i>on-

dono

i

pubblicati documenti.

<"• «•

"

Volete accusarmi u avere

io piloni

ossa questa polemica?

--

E

iti ciò

pure, voi, Signor Coniraen~

datore Àntinòri,

vi

condannate da voi medesimo

col (I) Rapporto deiSigg. Amici c Mossolti,sul fiac. •';.»•'•«<|

(16)

dichiarare

elie al

vostro primo

scritto

non aveva

già

dato occasione (ne veramente

la

dava)

la

prima mia

lettera

a stampa,

il

primo mio pubblico atto

in

que-

sta

materia.

Ho

finito: fra

voi e me decida

il solo

giudice inappellabile

il

Pubblico.

*'

Firenzeilgiorno17Luglio1843.

EUGENIO ALBERI.

POSCRITTO

Date già

le

carte precedenti

alla

stampa, apro oggi (giorno 23

di luglio) il

volume

intitolato

Sag- gi di Naturali esperienze

ec.

che

il

nostro magnani-

mo Principe donò nel 1841

agliScienziati riuniti in

Firenze nel terzo loro Congresso,

e

mi

faccio

nuo- vamente a

jìercorrere le

Notizie Isteriche relative

all'

Accademia del Cimento, che fanno parte del detto volume, Notizie dettate dal

Sig.

Commenda-

tore Vincenzio Antinori,

e

leggo a pag. 20.

« Consegnava (Galileo)

al

discepolo padre Vin-

» cenzio Rinieri (l) olivetano, che

nella

cattedra

»

delle

matematiche

in

Pisa era succeduto

al

Peri

(2),

» perchè ne terminasse

!'

EFFEMERIDI (3)

,

tutte

(1) Non Rinieri,

ma

Renicri,come datuttigli scrittorideltempo, e,quel cheè piti, dalla firma dello stesso.

(2)Non è veroche quando Galileo consegnava i suoi lavorisulle StelleMedicee al Renieri, che Funel 1658, questifosse professore in Fisa*, viveaegli allora, per lo contrario, nel monasterodel suo ordì»

nein Genova, sua patria, e andelle professore in Pisa soltanto nel 1640, succedendo a DinoPeri, mortosolonelprecedente anno 1639.

(3)Terminar le Effemeridi!

ma

ilchiaro Scrittore, che havoluto redarguir

me

intorno l'uso di questa parola, doveva sapere cheleEf- femerididi un Pianeta non hannoilloro naturaitermine che colPia*

neiamedesimo; onde a cui si voglia conferire tal carico bisogna in pari tempo conferire unapatente di vita eterna,f

-Digit

(17)

-

17

-

x> le

sue osservazioni

sulla

costituzione dei

Satelliti

>i di

Giove,

fatte

dal 1610

al

1G37 (l), le quali

» chiamò CON RAGIONE fatica atlantica, e che

» furono

alla di lui vista sì fatali.

»

A pag. 38 seguita

il sig.

Commendatore

così:

ce

Incoraggiava

(il

principe Leopoldo

) il p.

n Rinieri (2)

,

onde portasse a compimento

il

labo-

rioso

impegno della costituzione (3)

delle

Stelle

» Medicee per darne

la

teoria

: se

non che questi

,

» giunto

al

malaugurato anno 1647, quando era

in

» grado di dare giorno per giorno

i

moti dei

Satel- liti

di Giove,

e

stava

in

procinto

di

consegnare

»

alle

stampe

le

Tavole,

sul

momento

di

godere

il

» frutto

di

tante

e sì

lunghe

fatiche,

morì

all'

im-

» provviso (4),

e

le

di

lui carte, fosse ignoran-

» za o malizia

,

DISPARVERO. » nè aggiunge che più mai

si

rinvenissero.

Dunque nel settembre del 1841 questa

fatica

astronomica, che

voi,sig.

Commendatore Antinori, affermavate essere

stata

A RAGIONE denominata

ATLANTICA da Galileo

, e

che ora

vi

studiate di conculcare, questa

fatica

(dico)

la

quale per voi,

come per

tutti gli storici,

non può considerarsi

dis-

giunta da quella del Renieri

,

per voi

affatto

non

esisteva,

per voi che

nella

vostra

lettera

alCommen- dator Plana

dite

di averla (intendiate voi tutta o parte) sino da venti anni conosciuta! Altro non

dico.

Le mie estreme parole sieno a Voi

,

egregio

(1)

Ho

provaio altrovecome Galileo cessasse dai suoi lavori sulle StelleMedicee mollotempo prima del 1037.

(2)

Ho

detto di sopra che questo nome non si scrive cosi.

(3) Lacostituziouedelle Stelle Medicee era uscita dalle mani di Dio, come tulle le altre opere della creazione, bella c perfetta,e

non

abbisognava d'essere portata a compimentodal Renieri, il quale modestamente si contentava d'investigarla.

(4) 11 Renieri morì nel 1648e non nel 1647, come altrove ho avutooccasione dinotare.

(18)

-

!8

-

sig.

Cav. Ferdinando Tari

ini.

Voi, nel Rapporto

let-

to

«eli'

adunanza del 30 Settembre 1841

colla «piale

siconcbiusc

il

congresso

degli Scienziati di quell'an-

no

in

Firenze,

fra le

calde ed eloquenti parole che quella solennità

vi

dettava, alludendo

alla

mia

in-

trapresa

della

edizione

delle

opere Galileiane,

leg-

geste

:1

« Rei giorno solenne,

in cui si

consumarono

vi tutti

quésti

atti, resterà

per sempre grata memo- v

ria

ed un monumento degno

di fatto ni

grave

e

» conducente

all'alto .scopo

dei Congressi

scientifì-

»

ci.

Mentre

gli Scienziati

erano

inclinati al Gali-

£

leo,

permetteva

il

Sovrano che

le

Opere

del

mas-

simo

filosofo

venissero

tutte

stampate

in

modo,

»

clic

nulla più

restasse

ignoto

di

quante

vestigia

» aveva impresse quel grande sopra nna strada

clic

»

egli

animosamente apriva per sempre

alla ragio-

no ne.

Così

in

questa raccolta

Io

Scienziato potrà

Vf

abbracciare tutto T insieme

della filosofia di

Ga-

»

li!(•(). e

FACILMENTE RITROVAR QUELLO AWCORA

,

v che ha invidiato

il

tempo, cquello che dovè na-

scondere

il

Galileo

stesso alla

sventura che Top-

» primeva. Questa raccolta

fregiata del

nome

di

m Leopoldo

li

sarà veramente una testimonianza

» non

dell'

adulazione che

intitolale

Opere, ma

del^

»

la

protezione vera

alle

opere

straordinarie.

»

'

Voi,

sig.

Cavi Tartiui,

foste allora

profeta;

ed è mio vanto d'avervi,

in sul

principio

di

questa mia intrapresa, provato

tale.

Ho veramente

finito. .

Il

CFMO ALBERI

BOLOCNA.TIP.TIOCCHI EC.NELLESPADERIE.

1MP* I APCU. PA«iSAPP?TTlPROV.GÈ!».

2_ . DigitizedbyGoogle

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