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La sanità nel Veneto continua ad essere di parte: soldi per pochi, ticket e rette sempre più alte per i cittadini

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Venezia-Mestre, 26 marzo 2015

I pensionati lanciano l'allarme

La sanità nel Veneto continua ad essere di parte:

soldi per pochi, ticket e rette sempre più alte per i cittadini

Suscita perplessità nei pensionati del Veneto la decisione della Giunta Zaia di sottoscrivere con le Associazioni dei Medici di Medicina Generale un accordo per incentivare l'avvio delle medicine di gruppo integrate, destinando allo scopo ulteriori 100 milioni di euro in quattro anni. A seguito degli esecutivi unitari a Mestre giovedì 26 marzo, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilpensionati vogliono far sentire la loro voce per sottolineare come questo provvedimento sia di fatto un regalo ai medici di base, che non favorirà la piena realizzazione delle medicine di gruppo come previste dal Piano socio-sanitario 2012-2016.

In questa fase di crisi in cui:

 i contratti di lavoro non vengono rinnovati e in cui i redditi da lavoro dipendente e da pensione vedono una costante perdita del loro potere d'acquisto,

 in cui persino la Giunta Zaia denuncia la politica dei tagli alla spesa pubblica che impedisce alle Istituzioni locali di investire in salute,

è davvero incomprensibile come si possano dare tanti soldi a pochi professionisti.

Cosa sono le medicine di gruppo?

Sono dei presidi territoriali, aperti 7 giorni su 7, 24 ore su 24, presso i quali dovrebbero prestare la propria attività medici, infermieri, specialisti, assistenti sociali, operatori socio-sanitari. Un team di personale che dovrebbe assicurare prestazioni sanitarie e socio-sanitarie di "primo livello"

(prescrizioni, visite, medicazioni, prelievi, etc.) in maniera continuativa. Bello, giusto, ma nell'accordo non si parla di integrazione definitiva di tutte queste figure professionali, ma solo di medicine di gruppo aperte 12 ore con la presenza di un infermiere e di personale amministrativo.

La presenza diffusa delle medicine di gruppo integrate assieme alla realizzazione delle strutture intermedie (ospedali di comunità, centri servizi per gli anziani…), e all'avvio delle centrali operative territoriali (servizi che dovrebbero garantire una reale presa in carico del bisogno assistenziale dei cittadini e dare continuità alla cura), avrebbero dovuto rappresentare l'ossatura portante del Piano Socio Sanitario Regionale approvato nel 2012. Servizi fondamentali per garantire cure immediate ai cittadini senza dover ricorrere al pronto soccorso, che avrebbero già dovuto decollare in tutto il territorio regionale.

Purtroppo ciò non è avvenuto e l'ospedale è ancora vissuto come l'unico punto di riferimento sanitario del territorio.

Anche per questo il rinvio dal 31.12.2016 al 31.12.2018 per la completa attivazione delle medicine di gruppo integrate risulta del tutto inaccettabile!

Questi soldi, stando a quanto scritto nell'accordo, andranno esclusivamente ai medici di medicina generale per incentivare la loro disponibilità a mettersi in gruppo, mentre tutto il resto del

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personale, nonché parte delle spese vive dei nuovi ambulatori continueranno a rimanere in capo alle ULSS.

Questi soldi, che sono soldi di tutti, devono essere spesi bene!

Abbiamo segnali sempre più preoccupanti di cali di quantità e qualità di servizi e di prestazioni. Di persone che oramai rinunciano alle cure mediche perché non sono più in grado di pagare i ticket, che rinunciano alla casa di riposo perché la retta è diventata insostenibile, assegni di cura bloccati perché le ULSS non hanno più disponibilità economiche.

Ci sarebbe bisogno di più coraggio nel reperire le risorse e più oculatezza nello spenderle: tanti dicono che si può diminuire il numero delle ULSS (di conseguenza il numero dei Direttori Generali, Sanitari, Amministrativi, Primari, etc.), governare diversamente gli appalti degli acquisti di beni e servizi.

Lo si faccia!

Le risorse disponibili e quelle che si potrebbero liberare vanno reinvestite in servizi territoriali, negli ospedali di comunità, per la non autosufficienza, la disabilità, la salute mentale.

Detto tutto ciò riteniamo urgente verificare lo stato di attuazione del piano socio sanitario regionale.

Si abbia il coraggio di aprire un confronto con i lavoratori, i pensionati, con i Sindacati Confederali e di Categoria, con i cittadini e si chieda loro di cosa ci sarebbe bisogno per stare meglio in salute.

Basta con gli interessi particolari e corporativi, altrimenti tutti siamo autorizzati a pensare che siamo di fronte ad una manovra elettorale con la quale si vuole comprare il consenso dei medici di famiglia a spese dei cittadini.

Rita TURATI – Segr. Gen. Spi Cgil Veneto Adolfo Berti – Segr. Gen. FNP Cisl Veneto

Walter Sperotto – Segr. Gen. UILP Pensionati Veneto

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