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Caro Presidente, non ti dirò in queste mie poche parole di introduzione alla tua conclusione quello che già sai. Come ministro

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Academic year: 2022

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Caro Presidente,

non ti dirò in queste mie poche parole di introduzione alla tua conclusione quello che già sai. Come ministro degli esteri hai lanciato l’Agenzia -che qui voglio ringraziare in particolare ad iniziare dalla direttrice Frigenti e tutto i suo staff per il grande lavoro fatto-, hai visto il raddoppio delle risorse, hai toccato con mano la presenza dei nuovi attori e del settore privato e del business africano come diceva ieri il ministro Calenda - vero nostro interesse nazionale voluto per aiutarli "a casa loro davvero", sei stato protagonista della nuova strategia italiana sull’Africa (di cooperazione prima, poi diplomatica -e qui ringrazio il MAECI e la DGCS - poi migratoria ed infine con l’aiuto alla sicurezza), sei rimasto stupito come tutti noi della dinamicità delle diaspore nel trasferire valore nei loro paesi di origine...

Stamattina desidero invece parlare del fondo delle cose, del perché siamo qui.

Abbiamo voluto questa conferenza come un grande dibattito: ieri pomeriggio sono venute tante proposte che potrebbero fare grande la cooperazione italiana nel mondo. La cosa che mi inorgoglisce di più fra le tante, è la capacità di “fare insieme” che abbiamo messo in campo: fare insieme tra ministeri, tra agenzie pubbliche -penso all’CE, alla SACE alla CDP- , tra soggetti diversi, tra ong, Terzo settore, imprese, università, enti territoriali.

Abbiamo lavorato connettendo interesse nazionale e interesse globale. Questo può essere la vera italia, quella che non si chiude non dimenticandosi di "quelli di casa propria". Quella che sa che chi non coopera declina, come ha detto ieri Andrea Riccardi.

Caro Presidente questo può essere, questo già è, il centro morale della nazione.

Ma soprattutto ciò che voglio dirti è che tale centro morale va difeso e sostenuto dal governo nella sua interezza.

Oggi un grande giornale titola parlando dell’attentato a Save the Children di esercito del bene. Poche settimane e mesi prima sulle stesse pagine avevamo letto altro: sospetti, una cultura della diffidenza e del dietrismo che aveva definito le stesse organizzazioni, gli stessi sforzi con ben altre parole. Questo fa male al nostro Paese perché suscita quella paura che è il vero demone del nostro tempo.

Non dimentichiamo che l’attacco al mondo del fare e del fare bene, è iniziato tempo fa, con l’attacco a chi si occupa di adozioni e di bambini abbandonati, si è poi rivolto alla ONG del mare creando sul nulla un clima deleterio nel Paese, e ha steso un velo di coscienza cattiva su tutto il mondo del volontariato e della

cooperazione. Qeusto fa male a tutti, rende il nostro Paese più piccolo, misero, cattivo. Non certo l’Italia alla quale sappiamo tu credi.

Certo, c’è grande diversità fra noi. Facciamo cose diverse con stili diversi. Ma tutti siamo convinti che occuparsi del mondo -in particolare del mondo povero- è il modo migliore per occuparsi dell’Italia, per farla grande, più sicura, più influente, più giusta. Noi pensiamo che non ci sia più differenza tra noi e loro. Lo voglio dire con le parole della nostra costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Noi allarghiamo questo concetto oltre le nostre frontiere, perchè sappiamo che se tu non vai verso gli altri sono gli altri che verranno verso di te. EÈ una legge indiscutibile della storia umana ma anche dell’economia. Noi vediamo anche nelle nostre imprese un attore di questo sforzo.

Davanti alle grandi sfide umane e social-politiche che ci stanno davanti, sogniamo un’Italia matura, forte e serena, che non si spaventa ma agisce. Ecco: qui non c’è paura, signor presidente, qui c’è voglia di futuro che coinvolge le generazioni, che rispetta le frontiere ma che non le sente tracciate con i coltelli.

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Noi siamo italiani e ci teniamo alla nostra identità. Ma allo stesso tempo ci domandiamo ogni giorno: si possono umanizzare gli inferni di questo mondo? I nostri e i loro? Noi crediamo di sì -penso alla Libia in particolare oggi- e alla politica non chiediamo certo di portarci il paradiso (come tante promesse elettorali fuorvianti fanno in questi giorni) ma almeno di aiutarci e darci gli strumenti per entrare negli inferni di questo mondo, per umanizzarli, portando valori e creando valore. Lavoro, impresa, aiuto, tirare sù, liberare, curare, insegnare: questo per noi è un tutto che non vogliamo vedere diviso.

Personalmente -terminando questi due anni di impegno alla cooperazione- posso dire: con la Comunità di Sant'Egidio per trent’anni sono stato nei luoghi più improbabili per parlare con gente improbabile allo scopo di convincerli che la pace fosse la strada migliore, che era anche il loro interesse. Ho imparato che nel cuore di ogni uomo, anche del più violento, c’è sempre la scintilla del bene che può riaccendere la luce nel buio. Tale convinzione non è "buonismo" ma ragionevolezza politica, è fiducia nella volontà umana. Infatti la guerra e il male sono sempre una scelta umana e quindi anche il bene lo è. Non esiste ostacolo oggettivo che possa intralciare la volontà umana, che è sempre più forte.

Questa volontà è rappresentata qui oggi e a te la consegnamo.

Mario Giro -Vice Ministro degli Esteri- 25-01-2018 discorso di chiusura_CONFERENZA NAZIONALE DELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO

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