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Don Francesco Soddu – Direttore Caritas Italiana Convegno Milano – EXPO- 11 settembre 2015
Conclusioni mattinata 11/9
• La Caritas è organismo pastorale della chiesa, e della chiesa offre il volto della prossimità ai più poveri ed i più vulnerabili
• Ma il mandato di Caritas Italiana è ‘prevalentemente pedagogico’: deve animare le coscienze della comunità cristiana e della comunità civile, affinché il problema della costruzione di una società più giusta e rispettosa della
dignità dell’uomo sia una preoccupazione di tutti
• Nel fare questo, è necessario educarci a cogliere la sofferenza nel volto dei nostri fratelli, ma anche a sviluppare una consapevolezza sulle origini, sui meccanismi e sulle conseguenze dei mali che affliggono il mondo
• A questo imperativo, la Caritas cerca di rispondere nel proprio lavoro di ogni giorno, attraverso la costante ricerca del senso delle azioni concrete che si intraprendono
• Ed anche attraverso un lavoro di ricerca e di diffusione di dati ed
approfondimenti. Quest’anno attraverso la pubblicazione della serie DDT (Dossier Dati e Testimonianze), ed ora attraverso questo volume ‘Cibo di Guerra’
• L’esercizio che abbiamo fatto non è un esercizio puramente teorico; ma è la dimostrazione che è necessario tenere sempre in collegamento la dimensione della teoria e della riflessione con l’azione concreta, sia nell’assistenza ai più poveri e vulnerabili che nella denuncia delle cause degli squilibri e nella proposta di azioni correttive.
• L’analisi dei diversi contesti di intervento evidenzia come anche l’azione
umanitaria è sottoposta a contraddizioni e tensioni: agire non è sempre facile, e comprendere con attenzione le caratteristiche dei vari contesti è un
esercizio imprescindibile se non si vuole che la propria azione, anche bene intenzionata, finisca per avere delle conseguenze inaspettate.
• Ma dalle riflessioni di questa mattinata sembra emergere un elemento di sintesi più generale: la fame e la guerra non sono un evento imprevedibile,
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causato da forze al di fuori del nostro controllo: sono invece il frutto di scelte deliberate, spesso consapevoli dei propri effetti e risultati.
• Il racconto delle persone vittime di guerra, di violenza, di persecuzione, ci restituisce uno spaccato complesso. Questa complessità rischia di spaventarci;
e di renderci facili vittime di una informazione che semplifica; che esprime sentimenti di paura e di difesa; che è in molti casi prodotto della propaganda.
• Ma le nostre riflessioni ci suggeriscono anche che questo non è un esito necessario: infatti è possibile rispondere alle sfide del nostro tempo (ed alla massa di rappresentazioni che ce le pongono di fronte agli occhi in maniera spesso tendenziosa). In primo luogo attraverso l’approfondimento e la
consapevolezza. Ed è questa una delle frontiere più difficili per una Caritas che educa: come rappresentare in maniera corretta ed equilibrata, stimolando un senso critico e un pensiero indipendente, che è il solo mezzo per discriminare quotidianamente nella massa di informazioni che ci è proposta? Occorre formazione anche su questi aspetti.
• Le riflessioni di questa mattina, ma forse ancor più il quotidiano contatto con quanto le Caritas diocesane compiono sui diversi territori assieme ad altri enti ed organismi con i quali si condividono speranze e prospettive, suggeriscono anche che è sempre necessario e possibile trovare una via di impegno diretto:
coinvolgere i giovani, coinvolgere le famiglie, coinvolgere chi lavora nei diversi ambiti in un quotidiano esercizio di civismo e di responsabilità.
• Come ripetutamente sottolinea Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato Si’, il pianeta è la nostra casa comune, ed il destino del genere umano è
intimamente connesso alla sua cura. Costruire la pace, una pace positiva che permetta a ciascuno di vedere la propria dignità rispettata e promossa, è un esercizio faticoso ma necessario. Un esercizio che chiede il contributo di ciascuno di noi.