I
<o
RACCOLTI
NELLA QUALE SI CONTENGONO
LE O S S ZRVJtZ IONI SULLA FEBBRE VI PRIGIONE O D' OSPEML%
DEL SIGNOR
K V N T E K*
E
»
LA GENUINA RICETTA
.«* •..r*DELLA
20X.VSBE m JAMES
PUBBLICATA DALL' AUTORE.
NAPOLI.
m..1798
.Digiti*ed by
I
j
/
x*x;
i
OSSERVAZIONI
t^
SULLA F E 8 I
RE DI PRIGIONE O D* OSPEDALE
• *
. «
del Sigtier
GIOVANNI HUNTER. M. D,
(j)M
; :::AvAl
avverme nelmefediFebbraio177^
diofservare due febbri in cafa di
akuni
poveri che 10 vifitava, lequali ai loro fintomi rafsomigliavano a quella malattia eh*io chiamofebbredi prigioneo
di spe- daleMi
parve cofa fmgolare che quella malattia doveliecompariredopo
tre mefi•• A*$-f* » V.. di
*
/•*.».
\ .*
, - , .
j >-. «
—
1»rn-mm 1M, il,—'m
(1) Lette nel collegiadeiMedicidiLondra*
j
DigitizedbyGoogle
«li una Cagionefredda'. Vogliofo pertanto di fapere daqual) circoftanzeciòdipendef*
fenon
ho
trascurato veruna occafìonedi cEsereattènto ih limilicali.A
quello fi#ne devo dire che trovai diffidente
nume-
ro di fomiglianti malati, e Sembrava che la febbre incominciafse intutti nella
me-
defima maniera,e chefofseprodotta dalle irtefsecagioni.Una
povera famigliacom-
porta dimarito, moglie ed unoo
più fi.- glialloggiava in
un
picciolo appartamento chenon oltre pafsava dodicio
quattordici piediin lunghezza enon più inlarghez- za. Il lóro foftentamento fi appoggiava all*indurtria, ed al giornaliero travaglio del marito, ilquale con difficoltà, guada- gnavatantoda poterfi procacciare ilvitto, che baftafsepel loromantenimento,inabii lùatoefsertdodi provederfi vcfti firfficien- ti,e bartanticombuftibili per opporfiali*inclemenza della ftagione,
Volendo
efsi adunque difenderà dalla fredda invernata, ledevano, illoro appartamento ferrato efat- tamehte. efcludendo con ogni arteV
ari§efterna.
Non
detterolungotempo
inque*fta fituazioneche»l’aria fi viziò talmente' daalterare la loro Salute, e vi pjodufse unafcjjbpe in
ua
Soggetto di;qpcJJ^
ré*
fabile famiglia* prima la febbre
non
érk molto violentama
generalmente s’ini*inentava gradatamente: e la malattia di tino dellafamigli* eratini ragione dipiù.
per efcludere accuratamente
V ani
frefea; ed èiraanche
un
altromotivo
che in tem-po
digiornovi fofseuna gran patte della famiglia nell’appartamento, méntre poltrer ammalato
v*erano gli afsiffentiyPoco dopò
ilpiimó
un fecondo fuàfsalitOdalla febbre/ein pochigiorni tatti là fami- glia'forfè fi)intaccatauno dopo P
altrò dàlia medèfjma malattia«.Ioho
Veduto foefso quattromalati diunii famiglia nell’iltefsò
tempo,
e qualche voltigiacentine!iHedefimo letto.
La
febbrefaceva fa fui com
parfa più predò o piò tardifecondò che ladàgìone fi trovava d^efseré pièt.-o fileno inclemente* fecondochè lafamigliai erapiti0 meno
numecofa4 fecondochèera*fio bene
ò male
providi di abiti i di letti tdi combudibili4 e fecondochè il loro appartaméntoera: piùò meno
divato.La
lentezza con cuiappariva quella febbre * la grande perdita di forze, la celerità del pollo con poca durelia epienezza4 i tre- móridelle
membra
, elepetetbìe0
ma?, ghie brune fulla pelle, acui-fipuò
ag* 'A 1
giuri-- •>(-*
x.
. .fungere
lanaturacòntagiofa dilla- malati.tia, non lafciano verun dubbio cK’ efsa
non
fofse dellamedefima natura di quella malattia che cornunamento fi chiama feb- brediprigione odispedale *Quella malat- tia tal qualecompare nelleprigioni e ne- glifpedali è Hata ben defcritta dal Sig, .Gio.Princle
(i); ed altri autori ci lianno informato diquelledi navedi bor-do
,delle affollate navi- di carico, edelle galere.*ma
non trovo che fi .fia parlato delmodo
con cui efsa fi produce nellefa- miglie de’poveri nellegrandi città duran- ter
inverno, il chefi può imputare all*opinionegeneralmente» ricevuta della natu-r ra putrida della malattia, al.cui sviluppo, fi fuppone che ilfreddo fia contrario: ed egli è pur troppo ben etìnofeturo, quaL^
potere abbiano i ricevuti pregiudizi a fe-
gno
di farci.fprezzare o fcon.volgeré. le nofire ofservazioni che accadono fott*oc- chio._ , , ; .
;y
;Nell’inverno dell*1779., e
1780
fio avutooccafione di eftenderc la mia fpe- rienza fu quefip- l'oggetto;,e lofteflo-m’ac- cad-.>*1 -i kU1
w
f - * ‘
(0
Malattied’armata p.3.cap,7*Otgitizedby
)C
7 K
faAé% nelleinvernate del 1783* 1784. e!
*785. Kc’ due'ùltimi inverni peròrtófih<y Veduto i malati negli appartamenti,
'ne*
quali incominciò la malattia,
ma
bensì tieirinfermeria della parrocchia diMary
«#ione.
Ora
èfporrò brevemente il rifuitato dellemie
'òfservaiioni che riguardinoIn produzione della malattia, la naturacotw tagiofa delmiasma
da cui proviene, edimezzi
migliori di impedirne gli effetti. l,
Nòn ho mai
vedutoquellafebbre in»nànzi limere di Novembre', efon dfpa*>
i-crè chefiaben tarol’ofsèrvslrla cosi pefr
tèmpo
. Fre^uehtetnente incomincia Arei-fi*Natalejè lì
Aumenta
durante il mefedi óennajo
e di Febbrejo. Se il mefe diMarzo
e di Aprile fohocaldi, efsa fifa’meno
frequente:ma
fe fono freddi'd*or*«fidarlo cdntlntia
còme
ne*meliprecedentia*e quella fi fu lacircoflanza dei•due ulti*
ih! invcrhi, che furono rigidi piti dell*
ufato.
Quando
la (lagiòne incomincia %' fìrfì talda, effà fcompate gradatamentema
però quelli che ne foho*Intaccatihanno
la febbrepiti violenta. Ilmiasma quando
unavolta ha incotftirtciato a prò»durfi, fidiffónde pofcia coll*infezione
f e
inquello>
modo
occorrono diquando
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li...,...*^L-
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'X-;quand» ,ca'G di quelle (ebbri nc’meli di
*foggj<!;fc
#. ói^ò>
r ‘ .!]* ,> iNeLconfiderare. Tellenfione ed ilno- tvc
<frH;infezione, iopoti fono inclinato qd attribuire aqjieftacagionp lafebbre di tutti Quealìrjche fi fono»;ammalati inuna
up)iglifj 90poril,pri/iw^imperocchéelsi fruofiatipep.tutto queltemp^
cfpofU al- laraeiefiqi^ ariai
^viziatav
chr
produceva la prioria-febbre..,t^H\i(lefso mqcÌorquan»
dq una
povera donna vaa ritrovare alcu*dft(ipOlg .ylem*
«n m
ala11f^
ed
èmtac*^fiTefs^pure della, ileCsa malattia r e di' fl§i dirupi ^e.’fuoi figli, io
imo
attribuir^la n^lfttiafdatamente af qontagio efsendoj qftafje /ua-famìglia yifsutv prèviamente' a^Haymfidffii«ia
ffgpcie dì^r>a'viziata,', che
i{i origine--produceva la febbre. Se fiec- gjtfqino ,qqejpaU y nequali ria. contagione^
s^ip^oqfra poi miasma, avventura di
jjjìi,tt$ezzcy.formatotravè^H^«£e:,(»malat-
tia in,fe ftefla _è.molato ppfjpc*^ontagiofa^
di;quelk>
;
che %
(Iqra^comunemente
.fup^polla.. Ne’xaft.più pericotolì» ch’io no*
^uto M
^qnijjdf’quay
.tdrop^-fataii,ove gjiamorali
;trpyandob- inmigliori,circo- Ì&PZC: appartamenti1putiti ecT~
:olì,
giammai non
n.ù occorfe d4ofser«va-
DìgitizedbyGoogle
[
.
-XrJL „
tVìrt ua cfempio, eh* e(fi svelsero infet- tati quelli che loro {lavano vicini: né anche quando ì*
ammalato,
era marita- to,e cheh
mogliedormivi
nello fteflo ietto unao più notti dopo cheera inco- minciata iafebbre. In uno fptdaleo
in Una faìa in cuivi fieno de*malatiprefi da queftafebbre, purché fiano ben ventilati;, .quelli die fono affetti da altre infermità
quantunquenella medefima fala
, pure di
rado ne fono intaccati. Dai; che appari- fee, non efservi tanta facilità nel corpb folo d’afsorbireil contagio, purché 1'aria
non
Ha rinchiufa.La
maniera peggiorecon
cui il veleno fipofsa applicare feià- brami dieflcre pervia degli addobbarhen-(oggetti uno
dopo
dati allo 'pedale dallo fteflo appartamen- toi iqualifembra che abbiano ricevuto
ì*infezione dai lenzuoìi
o
dagli addobbi del letto; ecoteIH caligeneralmente fono ipeggiori.(
Non
fi fa ancora4ual cangiamento (offra faria prima che quéfio veleno fjà prodotto;imperocché qudntunque leulti-
me
fcopcrte ci abbiano inftruiti di raolfeA
s *uo-DigitizedbyGoogle
^
rK r°
)(nuove
Ipeclediarie, alcunedelle qual! fit*116 fatali
/
tuttavia nlfsuna diefse produce effetti fórttigfiantr a quella fpecie delta quale palliamo;nL
yariafifsa concentratead
ufi Certo grido',* diflruggeJ
immedifamentt
lavitfcj.rroàquando
è* diluitar efiaè
dèi tutto innocente. Nelle miniere,ovel’aria Tovente è tnefcólata.coll*aria infiammabi- le, e con*quella"chechiama#
aria flogi- fiicata,quegli uomini chfr vi fono impie- gatinon
vanno' foggettr a* veruna5 febbrecne ^ aria Itena noirUàdi.molto*cangia^
fa',
ma
piuttoflo; fopraedarfeata del vàpo;- Vfe proveniente darcolpa, è dai.{jolmoniy‘il qualeforma’il veleno.
La
‘facilitico»
cui quello velénoaderifee ai panni',il che
è
una proprietà:de’vapori*,umidi, fembrìi che confermi:'quanto arfserifeonò.° ? 1Egli,è flato.ftippofla'chfc* il;Veleno
provenga
dalla'
piitrefaziòne'i ‘é thèjpinr confegueìiza produca* nnà*fpecié*«di malati tia putrida.
Ma
io credo chearqueflo terwmine
vi attacchiamo un* idèa’vaga cmal
definita.Se
haq'uàlcfiefi’ghificàto^eglideve cfTere"ché ifvelenoproduce nfel*corpo' vi- ventei rafcidéfimi cangiamentivche
acca*i *
<jfo-
lle
.
X'UjX/
etanoall» materiaanimale morta.quatto è
in
juno fiatodi putrefazione.Che
s’intcn-'
da
quello,-apparirà dai raziocinj.c dalle"conleguenze ufatein un cafo ed applicate
'
all'altro.
Cosi
la putrefazione procede più rapidamentecella fiagione calda, ohe nel- la fredda; e perciò egli è fiatofuppofioche
la ftagion fredda dovette opporli allo sviluppo delle-malattie putride»Ma
iIJfreddo
non
previene ]a prefrpte malattia* al contrarioper un certoriguardo efsadi-viene
una cagione. S’egli è pcrmefso di dichiarare quello foggetto più oltre con ciò che avviene, ne'climi caldi„ dove
fi credecheil calore grandementepromova
lo sviluppo delle malattie putride, potrei' farofservare, chenelloj'pazio di due annie
piùchemi
trattenni nellaGiammaica
,
pop
vidimai
un efempio dì «na febbre nolòcomiale,quantunquegli Spedali mili- tarifoflerosi lovente popolati,
come
lo fo-no
gli Spedalid’Europa.
Il calore ferve diprefervativo a quella'malattia,come
il freddo ferve a svilupparla.. Inun
clima caldo, tanta è la cura che fi prende per procurare inognitempo
una completa venw filazionerche fi puòdire*chela gentevi- ltàcolàquafi ad alia.aperta*;"j/àiroppofi-, . ..
X
».»K
: . ..te, i! freddoeffend© lì
motivo
per cui s*imprigiona 1*aria, efifa dhoriginealmia-sma
contagiofo* e così opponendoli diai»metralrpentealle opinioni generalmenteri- cevute
? viè maggiorpericolo di produrre quella malattia inun paefe freddo, c in un?fredda ftagiopc dell*anno, chein
una
calda.
Gli effetti del
miasma
fopra lamac-
chinaumana
fono diminuiti dall'abitoy lo che fuccede parimenti con altre follarne•velenofe,
come
1*oppio» e gli (piriti ar- denti- Se leaffilienti foventefilottraggò-no
dalla febbre nellefale popolatee
cor- rotte degli (pedali, fi dev? attribuire-a?
ue(ìa forza di abito
; efj deveaffegnare ifteffa cagioneper ilpiegare
come
quelli. dhe vivono inun’ aria contagipfa,vengano affiditi lentamente dallafebbre,econ mi-
« nor violenza e pericolo di quelli che fi
efpongono perazzardo al
miasma
conta- giofo. Quest’abito di refiftereal fuccenna- tomiasma
ha luogo fidamente entro certi limiti; imperciocchéquando ilnumero
de- gli ammalatiaffollati affieme è confidere- vole, e fitrafeura una debita ventilazione,i*-il velenoè talmente«faltato , che fuperft la forzadell’abito anchepelle affittentide-
"
•
.
DigitizedbyGóogtó
I .
1
I
I
gli fpedali; è quando efses
ammalano,
la lebbre è violenrifsimà.Ho
però efservato il poteredelia macchina arefidere airaiae*ma
eracosì notabile,' che dava, percosà .dire, una nuova forma allamalattia. li Sig.Princle
(i), ne diede*di ciòua
piccolocennoiUna
per fona che vivaefpo*(la ad unJaria contagiofa, diviene deboia
«d irritabile, è inquieta nel'tonno, la lingua èbianca fui mattino, figuafta l’ap*
petito, ed ilpiù piccolo efercizio di cor»
po
leaccelera li pollo,e larende fianca.Rimarrà in quellofiato per fettimane in»
tiere fenza verunattacco precifo difebbre*
pure
un
altro chericeva ilmiasma
dalei, farlrimprovvifamente afsalito da una vio»lenta malattia. Io indino a credere, che quefio fiail
modo
con cui i prigionieri, condotti in una cortepopolata, di fpefso produconole piùterribiliconfequenze collo fpargereilmiasma
attaccatoai loro abiti,
Quello
miasma
sìinfidiofo nel fu»attaccò, e così formidabile ue* fuoi prò»
grefsi,è in ogni cafo, per quanto io
ha
veduto, facilmenteSoggiogato e dissipato.*i«*
£i) Diseases of thèArrayg,098.edic. ?»
: . l
DigitizedbyGoogle
imperocché mfsuna cofa è piti necefsari»
ideila ventilazione, per cui
è
diffufo, e refeinattivo. Ne'piccioliappartamentidei poveri; non è difficile procurare una fuf- .fidente ventilazionegiacché leporte e le fìneflre
hanno
tale proporzione alla gran-, dezzadella fìanza, che aprendone-,una fi porifica immantipepti l’aria.
Ma
quello*.vantaggionon fiottienecosifacilmente ne’, piùgrandi appartamenti,
come
pelle fale deglifpedali, lo che proviene principal-.mente
dai pregiudizi edalla pocaattenzio-.nedi quelli ai qualifono affidate.
Quan»
(do però fipoffa avere una completa ven- tilazione, la febbrecefsa di propagarfie fe rimane ancora qualche pericoloa infe- zione iembra che dipenda dai lenzuoli,
e
dagli addobbi del letto, In quantoalle fummigaziopi, parmi che fiano principale Ihenteutili per promovere unacircolazione nell’aria; J-*aceto, ch’io ho efpenmentato più volte, difsipa l'odore cattivo della ftanza, lenzappporfialmiasma.!
fanciul- li tono (oggetti aquellamalattiacome
glj«dulti,e jn efsi frequentemente«incomìn-
«ia con convplfioni fomiglianti a quelle -*he precedono ilvajuolo.
Non ho
©(ser- vato «he la feomparfa delle petcchic»o
del-/
delle macchie: brune..fulle cute alleggiente feroi.fintomi nè la loto feoroparfa ec*
ùiffegnó di
un
termine favorevole.Ho
Veduta
rifiabilirfi due malati iri.cui«k
pe- tecchieeranodel pii»;profondo, colorptd>-pareo laimalattiaJoventefu,fatale.do-
ve
lacutenonfera fiatai;IcoìoBata -ni I primi pafsi.che fidovevano farepér curare lafebbre* erano di rimaverecTarj«
imprigionata.,e viziata
Z
5 di.indurreuna
fuflfuiente ventilazione* e di«.cangiare al- tresì-fé erapofsibile i lenzuoli ofetidai malatoDopa
quelle precauzioni fi pre- ferìvevaun
blando vomitorio almalato*
Oppure fi purgava»coi mezzi'jufualmentfc
•preferitti ?c di poi glifi ordinava,làLcor*
feccia. Si preferìveVanb due
onciedi
de- cozióney a cui fifaggiungevano venti:p trenta granì della'polvere* da qpretìderfi ogni dueo
tre ore ,.£elo ftomacó; potevofortetiere la medecina;..Fraunadofe efai- trtT gli fi davano pochicuchiarj' di(gualche leggiero’nutrimento,.
come
farebbe pana#*.#faediacqua
d'orzo*brodo
lungo fdirtpok fafìri> e cofefimili;t
fi aggfodgCv*dtfVino
all#panarao
al; fagò,-.ofii davaima-
{celatocoll’acqua,ofegnatementequ?sdó
il ftalato eramolto debole#«fi
trovava-ifihc'DigitizedbyGoogle
•
.
X
»<*K
-ilvino
boa
accrefeeva la tendenza che vi poteva efsere al delirio*
Se
il corpoera cortipafodurantela malattia, gli lìpro- curava una (caricaogni giorno Conuneli*fiere.Se lacorteccia produceva una dia- rea, fi aggiungevano a ciafeuna dofe
due o
tre gocciedi tintura tebaica,finché cef- iafae. 11 primo fegno de*buoni effetti di^uefio
metodo
curativo, erail polfo ebe incominciavaa farli più lento.Quello ac- cadevain certi cafi inventiquattro,otreo- lafei ore
dopo
aver incominciato a dare la corteccia:ma
piùcomunemente
in qua- rantottoore, nelqualtempo
fiamminiv
firavada un onciafinoadun’onciaemez~
20 dRpotvere. 11polfo pofeia incominci»- va a diminuire di frequenza, gradatamen- te fifaceva piùlenta, finché diveniva al fuo fiato naturale, e l’ammalato fi rifta- biliva tortoin falute..,
Con
quella pràtica difei caficinqueavevanoun
efito felice per non dire una maggiore proporzione.
JLa trovai piùutile negli appartamentide?
poveri, che nello Spedale: perchèinque-
lliè più difficiledi purificarel’aria, che negli:appartamenti de’ poveri
; imperocché nel
1784
avendo avuto particolare atten*aioof che alcune fide deli’infermeria,di Afe*
DigitizedbyGoogll
é
Mi*f
fottefofseraben ventilate,ho
ritrai vato die quella pratica ciufcivaquivi puroa
meraviglia- Seilpalfononi
facevapiii«lentanella fpario di tre giorni da <he era incominciato adare la corteccia,nott-
hd
offerVato che quefta medicina foppri*méffe fa febbre quantunque Jì cghtinuafsa;
per divedi giorni
/
perché la malattia**foftraendofialle di leiforze, proleguiva-il}
fuo ufualeperiodo.*'
ma
intali cafiMlonhotmai
veduta verunacattiva confeguenzadal-, la cortecciayeccettuato, chequando
face**va
male alloPomata
fproduceva naule» 0*leggierivomiti-•Qualchevolta il
.pblfo fi-
diminùiva di otto
o
dieci- battute inusi;irrihbta
dopa
il terzo giorno che1 fi era preferìtrala corteccia'fcome
fe la febbre volelfe feomparireved
allora diveniva zibnatia\ od
anche riprendevadinuovo
»«ji la malattia faceva ilTuo corfoordinario**Eglièda ofiervare che fonovi poche latri e’febrili , inr cui ilpolfo fia di
hna
celèritlkcosi uniforme
come
irr qu<ffalek»*/fcredopoché fiè' benrpronunziatavQuando-- la corteccianon produceva il fuo eletto,,
n6ò ho
ofiervatocheglialtri; ritrtedj^hc
»ippiegana ufaaltdenteY fbffernr capaci, di,
«frettareilprOgwfea»dlquei!» malattia»»li- gia*
DigitizedbyGoogle
4
pfatto’clicdi pot
ho
fegttitoera quello' «io^- checomunemente
fi coftuma per foftenere ti forte del malato col nutrimento e Jcoi cordiali, nell’ammimftraziooe de’quali firichiedeva grande cura e grande afsiduiti dalla parte degli infervienti» Il vinocr», àt cordiale piti grata e piu efficace.
A*
ametddo di cura menzionato
ho
aggiunta fffequeAri volte unadecozione di corti ce,»Bella dofé di dnc onci* ogni tre©'quattro-' ore,
meramente
col difegno.dì voler fo- llenerele forze.Quantunque
i fuoi effetti fofsero inquellomodo
pococortfideftvoli purehd'veduto diverfe volte, farfi tutti irfintomi pii» forti col volerlo tralafciare.
> Allorché certi fintomi particolariera-*,
co
vSolerfti facevauopo in tal cafo va-} .
riare il
metodo
di cura. Se !’ammalata
età molto inquieto, e tormentato dà con-- tinua voglia di cangiare di pofizione,la-polvere di Iamesalla,dofe di quattro ocin-- qaé'gramifc ripetutaogni quattro ore io-/
ventfe alleggeriva quelli affannofi fintomi coll’indurre una
a
pii» feeriche, oppure eccitandotm
fudore«Dopo
ciò ioprole- gaiva a darela corteccia1 fenon
erafiata,
da prima efperimctitata • Se l’inquietudine»
era
meno
coofiderevolo,, ciònon
pertanto**>
- laDigitizedbyGoogli
. -
X,w-x
r,
la cortecciaera preferì tfa, e fi ordinavano cinquegranidella polvere di Ianissdapren- derli foltanto alla fera due medicine pre- scritte infieme convenivano molta bene.Se il doloredi capoert violentò, un yefct- Cante applicato fra lefpalle rarevolte
m
art- cava di guarirlo.Se ìmalati erano J)iole^(lati dalla to"sé, lo che fuccedevafrequen- temente pelfréddo della ffagione, gli
R
applicava un véfcic.ànrèaldono
ò fui pet- to con grande alleggiamento,
Se fi eccet- tuino queffi due fintomi, non vidimal
qualche benedà
vefcicanti,come
farebbe,di abbreviare la febbre, dìalzare c folte*
nere le forzedel malato.
Si deveofserv arey chequànfuricpue la febbre nelle angùfie cafe de’poveri noti giunga allo ftefso grado di violenza
còme
-,Utile prigioni, e negli Spedali,pure ladi- ffrazione da lei prodotta nella fpetiéùtiia- nV“deve éisere molto piu grarfde poiché cfsa fi diffonde cosr àmpiamente frà Una cìafse di gente,fi cuì nugìero è In
mag-*
gì or proporzione’diqueifo dìtutti gli abi- tanti.
Vi
fono pochifumimalati, pcr'<juah'«; lo ho potuto fapere, che abbiano accelsa*afgrandi Spedali di
Londra
J il",che^ prò-.Labilmente vuoili«ftnbùire aci$* ihsBotr , JO
r
-^
7«i7T
.rv
T-vu
igì
. )('io)( .
• .
JSrconcedecheifh fòlgiòtnò dcllifettima*
ila peramméttere gli ammalati. Innanzi eh*elfi pofsonaprocurarfiuna riccónianda- zione, e chevenga il giornoflabilito, it
inalar?fta meglio
o
peggio afegnó danon
poterli movereé
fors’ancheérdi giim
or- lo* £lft peròfono portati icfgrannumera
•He
caféparrocchiali, nelfe quali accade$requéntemente, durantei niefr freddi,che la febbre faflr cosi acuta,
è
diviene cosi fatale»come
nelle piìrpopolate prigioni,
Spedali,
o
basimenti.Sarebbe da' défidè- rarfiche il Sig.HowXrD uomo
sipi'eh<£d’umanità,
nellefué utili ricerche„fullò flatodegli sventuratiè
mlferabill abitanti<ji quello paefe unifarrìentè alle prigioni ,
ed
.agli fpedali avefsecomprefo le cafe'par- rocchiali fégnatamentè nelle grandi Città 2Melle
fuerifleffioni’fullafebbre delfé pri- gionidice, dfefserfi feriiprèoffervatcr re- gnare effa néllérnoflre'prigioni piìidin'àhtè' l’inverno che iiitempo
d’diale; il che produconolafebhfénegli appartamenti de*poveri. Imperocché1 i prigiònìéti efséndo
malamente
vcfliti,ma
ricanti dicombùRi-
bili. ed avellatiafficmé, cercano di ga«
rantirfidalle i/Sgipriedelfréddocoll’chiu- derel
rarii aperta. Intal
mòdo
èbbéòri- gis.1
> .
DigitizedbyGoogld
. )/ *1
H.
gtnela malattiache
dominò
nell*inventa del 1781., 1784.nelleprigioni di Matti*/ione,cGloucèfter.
Da
quellocheho
riservato fulla feb«?ty-e.delle prigioni, facendo,
un
confronto coirtrigìiori trattati fulla pelle, fono in.cjjnat9 apenfare, che
non
vi fono fodè fondamenti perammettere f
analogiachi
generalmente fi fupponeelidere finaquelledue
malattie,Ma
il voler ragionare ft»quello {oggetto dietroleconghretjurc$1pò*
do
caroleendo,una di.«quellemalattie9
non
puòejTerc. còfa ìHrqttiva* ed egli è
da Ramare,
che cimanchino
Tempre inquell*Vitti;S'me*zi diavernemigliori, notizie.
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Genuina ricètta delia polvere ", di
Iames
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,, Il Sig.
Monr 8
parlando nella fu*chimica della polvere di
Iames
dà. la Se- guentericetta>'aflicurando cheefsaè ftaf»copiata dagli Archivj dellaCancelleria nel*
quale 1’^yeva deporta il Dott.
Iames
, proteftando fotte giuramento che elsa è1*Veti,
non
avendoegliottenuto leflettere patenti dello smercio efclufivo di quella polvere fe non in conseguenzadi quella di*chiaraiipndr* Prendete, dice egli , anti-
monio
calcinateloa un fuoco forre in un vafe di terra piatto non verniciato.Ag-
giungete a più riprele una quantità ballan»te d’olio animale, edel fuo fale ben di*
ftemmato. Fatelo polcia bollire per lungo
tempo
nelnrro
fufo,* lepararo il nitro dalla polvere, dilciogliendolo nell’acqua._ Riflette il Sig.Monrò
che moltih*Mo
creduto che la polvere diIames
fofce
un
rimedio certo contro la febbre ,e che
CO
Esf.Deh
3Biblioteca FisicatfEuropadipugnate
Hirq»0 XV.
pag- P*fta l79$
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