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C ITTÀ E V ISIR (TT 55) C APITOLO 9. L A TOMBA DI R AMOSE , G OVERNATORE DELLA

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C

APITOLO

9. L

A TOMBA DI

R

AMOSE

, G

OVERNATORE

DELLA

C

ITTÀ E

V

ISIR

(TT 55)

§ 1. Storia della scoperta e delle pubblicazioni1

Tra 1836 e 1844, nel suo lungo viaggio lungo l’Egitto, le Oasi e la Nubia, Prisse d’Avennes visitò la tomba e copiò con grande fedeltà alcuni rilievi, in particolare il trono di Amenhotep IV e i visi degli ambasciatori stranieri raffigurati sulla parete W2.

La tomba viene riscoperta nel febbraio 1879 da H. Stuart Villiers3, il quale, interpretando scorrettamente le note scene della parete W, dove la figura di Amenhotep IV è duplicata ai due lati della porta in due stili artistici diversi, ritenne di aver trovato la prova che Amenhotep IV e Akhenaten fossero due sovrani distinti. Secondo lui, Nefertiti, figlia di Amenhotep IV, avrebbe sposato uno straniero, Akhenaten, e lo avrebbe reso re.

Benché all’epoca si ritenesse già che Amenhotep IV dopo qualche anno di regno avesse cambiato il proprio nome in Khu-en-Aten (come era trascritto all’epoca il nome del sovrano), U. Bouriant dovette difendere questa tesi utilizzando la stessa parete pubblicata da Stuart e compiendo una ricognizione autoptica della tomba4. Nonostante ciò, tornando sull’argomento, Stuart non rivide la propria opinione sulla tomba da lui scoperta, e continuò ad asserire la doppia identità di Amenhotep IV e Akhenaten5. Nello scrivere una “note additionnelle” al

1 PM I 1, 105-111; KAMPP, pp. 262-65.

2 PRISSE D’AVENNES A.C.T.E., Atlas de l’histoire de l’art égyptien, d’après les monuments, depuis

les temps les plus reculés jusqu’à la domination romaine, A. Bertrand, Paris 1878, vol. II, tav. IV

(“Fac-simile d’une esquisse épurée”).

3 STUART WINDSOR VILLIERS H., Nile Gleanings: concernig the Ethnology, History and Art of

ancient Egypt as revealed by Egyptian paintings and bas-reliefs, John Murray, London 1879.

4 BOURIANT U., Le tombeau de Ramsès a Cheikh-Abd-el-Qournah, in Rev. Arch. 43 (1882), pp. 279-284.

5 STUART WINDSOR VILLIERS H., Egypt after the War. Being the narrative of a tour of inspection

(undertaken last autumn) including experiences among the natives, with descriptions of their homes and habits. In which are embodied notices of the latest archaeological discoveries, and a revised account of the funeral canopy of an Egyptian queen, with interesting additions, John

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suo precedente articolo, Bouriant ricalcò l’opportunità di non considerare Amenhotep IV e Akhenaten come due sovrani distinti, forse nemmeno in diretta polemica con Stuart Villiers, il carattere dilettantesco della cui opera poté risparmiarlo dal dibattito scientifico ormai concluso6.

Nel 18837 e nel 18878 K. Piehl pubblicava su ZÄS alcuni dei testi della tomba da lui copiati.

Nel 19089 A. Weigall sgomberò parzialmente la tomba, tuttavia la mancanza di spazio disponibile portò allora gli operai a scaricare i detriti nella camera interna. Operazioni ben più consistenti vennero intraprese solo una quindicina di anni dopo: Sir Robert Mond aveva già lavorato in veste di appassionato mecenate in diverse tombe della necropoli tebana, quando nel 1924, su richiesta delle Autorità egiziane, cercò ed ottenne il supporto scientifico dell’Institute of Archaeology dell’Università di Liverpool e si trovò così a lavorare con W.B. Emery, A.R. Callender, S. Yeivin, R. Engelbach, N. de Garis Davies e altri. La campagna del 1924-2510 venne dedicata allo sgombero dell’avancorte e di quelle parti della tomba ancora sommerse di detriti, compresi quelli lasciati a suo tempo da Weigall. Gli scavi nella sala trasversa permisero la scoperta dello sloping passage che conduce alla camera funeraria, il cui scavo venne demandato alla stagione seguente. Le fotografie pubblicate nel rapporto di scavo permettono di rendersi conto delle condizioni della tomba a quella data e quanto i restauri degli anni successivi abbiano influito sul suo aspetto, sulla sua conservazione e sulla fruibilità da parte del pubblico11.

Nella stagione successiva12, lavorando con fino a quattrocento operai, Mond riaprì il cantiere e in poco più di un mese fu in grado di sgomberare completamente la corte. Gli scavi allo sloping passage liberarono tutti gli

6 BOURIANT U., Le tombeau de Ramsès a Cheikh-Abd-el-Qournah (note additionnelle), in Rec. de

Trav. 6 (1885), pp. 55-56. Davies così descrisse l’opera di Stuart Villiers: “[It] was a strange mixture of intelligent and foolish observation, and his reproductions often contain deliberate falsification, only redeemed by naïve confessions of some at least of his bewildering pranks”,

DAVIES N. DE G., The tomb of the Vizier Ramose, Mond Excavations at Thebes 1, Egypt

Exploration Society, London 1941, p. 6, n. 1. 7 PIEHL K., Varia, in ZÄS 21 (1883), pp. 127-135.

8 PIEHL K., Varia (suite), in ZÄS 25 (1887), pp. 33-45, 116-125. 9 Nel 1904 secondo Davies; Ibidem, p. 6.

10 YEIVIN S., The Mond excavations at Luxor. Season 1924-25. Report on the operations, in Liv.

Ann. 13 (1926), pp. 3-56.

11 Ibidem, tavv. I, V.

12 MOND R. –EMERY W.B., Excavations at Sheikh Abd el Gurneh 1925-26, in Liv. Ann. 14 (1927), pp. 13-34.

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ambienti ipogei e così si poté iniziare il lavoro di restauro, con l’integrazione delle parti di muro mancanti, la ricollocazione dei rilievi sparsi, l’erezione di alcune colonne in mattoni, cemento e metallo13 e, l’anno successivo, la gettata di una soletta dotata di vetrate a cura del Service des Antiquités.

T.E. Peet e W.B. Emery stavano per preparare la pubblicazione della tomba quando nel 1934 il primo venne meno e l’anno successivo il secondo ebbe un incarico governativo che gli impedì di proseguire il lavoro. R. Mond si rivolse quindi a Norman de Garis Davies che nel 1941 fu in grado di pubblicare l’opera, poco prima di morire (il 5 novembre)14.

§ 2. Il proprietario

Ramose deteneva molte e importanti cariche amministrative e sacerdotali: Governatore della Città, Visir, Sovrintendente ai lavori nei grandi monumenti, Sacerdote di Maat e Sovrintendente ai sacerdoti nell’Alto e nel Basso Egitto. Era figlio di Neby, Sovrintendente al bestiame di Amon nel Distretto settentrionale e Sovrintendente al Doppio Granaio di Amon nei nomoi del Delta, e della dama Ipuya, favorita di Hathor. Dalle raffigurazioni di TT 55 sembra che la moglie Merytptah, ornamento regale e cantante di Amon, non gli avesse dato figli.

Dalle cariche di queste persone e delle altre rappresentate nella tomba e discusse più avanti, possiamo concludere con relativa certezza che “Ramose

evidently came from a northern-based, powerfully connected family, which may have had a military origin”15.

In qualità di Visir Ramose lasciò due graffiti al confine meridionale dell’Egitto, a Sehel e a Biggah, che lo ritraggono in adorazione delle divinità locali e del cartiglio di Amenhotep III.

I genitori della nb.t pr Merytptah erano Amenhotep, Intendente capo del re nel nomo menfita, Sovrintendente all’Oro e all’Argento, Capo della festa di tutti

13 Per non oscurare troppo i rilievi vennero escluse dalla ricostruzione le colonne che fiancheggiavano i muri, ritenendo sufficienti a reggere il soffitto un gruppo centrale di dodici colonne. Una tredicesima colonna venne aggiunta da E. Baraize, l’ingegnere che curò la realizzazione del soffitto.

14 DAVIES N. DE G., op. cit.

15 GORDON A., Who was the Southern Vizier during the Last Part of the Reign of Amenhotep III?, in JNES 48 (1989), p. 17.

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gli dei nel nomo menfita, e May, cantante di Amon e favorita della Signora delle Due Terre.

Quando si tratta di individuare le relazioni familiari fra gli individui rappresentati, le iscrizioni sono sempre piuttosto ambigue e, come per il caso di Nebamun e Ipuky (Cfr. Capitolo 7, § 2), anche qui siamo di fronte alla plurivalenza del termine sn, ‘fratello’16. Amenhotep, padre di Merytptah, è raffigurato nella tomba tre volte in due diverse scene di banchetto funebre scolpite nei due registri sovrapposti dell’ala meridionale della parete E: nel registro inferiore egli siede in compagnia della moglie May di fronte a Ramose e a Merytptah e contemporaneamente siede dietro la coppia appena citata, sempre in compagnia della moglie May e della figlia Merytptah, la cui immagine è dunque parimenti duplicata. Sembra che Amenhotep fosse rappresentato nella tomba con una doppia valenza: padre della sposa Merytptah, ma anche in qualche modo legato a Ramose. Nel registro superiore, Amenhotep è ancora rappresentato, ma con la qualifica di sn=f. Ora, poiché è molto difficile accettare l’idea che Ramose avesse sposato la figlia del fratello, sembra ragionevole ritenere, come ha proposto Davies, che qui il termine sn stesse a significare ‘cugino’. Che Amenhotep non sia veramente fratello di Ramose sembra essere confermato da documenti esterni alla TT 55, in cui un Amenhotep con le stesse cariche e la stessa moglie si dice figlio di Heby e Tjutjuya, diversi dunque dai genitori di Ramose (Neby e Ipuya)17.

Un secondo Amenhotep, raffigurato in posizione preminente davanti alla coppia dei defunti nel registro superiore e in compagnia di una moglie raffigurata in scala molto minore seduta al suo fianco su un piccolo sgabello, detiene in parte le stesse cariche del famoso Amenhotep figlio di Hapu, grande favorito di

16 Cfr. REVEZ J., The Metaphorical Use of the Kinship Term sn “Brother”, in JARCE 40 (2003), pp. 123-131; ROBINS G., The Relationship Specified by Egyptian Kinship Terms of the Middle and

New Kingdoms, in CdE 54 (1979), pp. 197-217, dove assieme alla traduzione ‘fratello’ vengono

proposte quelle di ‘cognato’, ‘zio materno’, ‘figlio del fratello’, ‘figlio della sorella’, ‘rivale’ e ‘pari’.

17 HAYES W.C., A writing-palette of the Chief Steward Amenḥotpe and some notes on its owner, in JEA 24 (1938), pp. 9-24. La tomba di Amenhotep venne scoperta a Saqqara da G. Nizzoli e J. Anastasi, rispettivamente console austriaco e console svedese in Egitto, negli anni Venti del XIX secolo e gli oggetti che essi vi trovarono pervennero poi al Museo di Leiden, alle collezioni del Granduca di Toscana Leopoldo II, al console britannico H. Salt e al console francese B. Drovetti. Non a caso l’epoca è detta “dei consoli”. Se l’identificazione proposta da A. Mekhitarian è corretta, Heby, figlio di Senmose, possedeva una tomba nella necropoli tebana; cfr. MEKHITARIAN

A., La Destruction systématique des tombes thébains, in AA.VV., Mélanges offerts à Jean

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Amenhotep III e deificato poi in Età successiva18. Nessun grado di parentela viene chiaramente indicato e una lacuna nel testo che lo riguarda impedisce di collocarlo con precisione nella famiglia. Dal fatto che fosse posizionato fra Ramose e il primo Amenhotep, già “cugino” del Visir, Davies dedusse che in qualche modo anch’egli fosse un sn, da intendersi nel senso di ‘cugino’. Difficile a dirsi e, benché determinare il grado di parentela fra il figlio di Hapu e Ramose permetterebbe di capire meglio le relazioni familiari dei due potenti uomini al servizio di Amenhotep III, non è necessario indicare a tutti costi quale vincolo di sangue legasse i due. L’albero genealogico proposto da Davies è il seguente:

Figura 1. Albero genealogico di Ramose secondo N. de G. Davies

Nella medesima porzione della parete orientale vengono citate altre persone senza indicarne il grado di parentela. Si tratta di May, Sovrintendente ai cavalli del Signore delle Due Terre, e sua moglie Urel, la favorita di Mut, di Keshy e di altre cinque persone le cui iscrizioni identificative sono andate perdute, ma di una delle quali sono rimasti i titoli di sacerdote-iunmutef e sacerdote-sem.

Lo schema successivo permette di visualizzare la parete in questione e le persone ivi rappresentate:

18 Primo compagno fra i compagni, Amministratore dell’Alto e del Basso Egitto, Sovrintendente alle reclute, funzionario alla testa del popolo.

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Figura 2. Parete E, ala meridionale: il banchetto funebre di Ramose. In colore evidenziati i partecipanti discussi nel testo

Amenhotep e Maya ebbero, oltre a Merytptah, un altro figlio di nome Ipy, Flabellifero alla destra del re, Scriba reale e Intendente capo nel nomo menfita, succedendo perciò in quest’ultima carica al padre. Un uomo dallo stesso nome possiede una tomba ad el-Amarna (AT 10).

§ 3. Architettura delle camere interne e dell’ipogeo (tav. XVI)

La tomba si trova nella necropoli di Sheikh Abd el-Qurna sud, in posizione quasi centrale nel settore occidentale. Originariamente, una scalinata di venticinque gradini19, con al centro il tipico scivolo utilizzato per far scorrere il sarcofago, conduce ad una corte di forma irregolare. In presenza di alcune tombe precedenti situate a maggiore altezza, si rinunciò a scavare il lato S della corte e a darle così l’aspetto approssimativo di un rettangolo.

Secondo la rappresentazione che della tomba stessa viene fatta nelle pitture della sala trasversa, la facciata probabilmente piatta e sormontata da una cornice a

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gola egizia doveva essere ornata di una tripla fila di coni funerari, alcuni dei quali rinvenuti durante l’indagine archeologica20.

Dalla porta di accesso si entra nella sala trasversa (tav. XVIIa), sensibilmente più bassa, scendendo quattro gradini rozzamente tagliati nella roccia. La sala trasversa è larga circa 26 metri (si noti: come la corte aperta della tomba di Kheruef) e profonda 15 m. Il soffitto della sala trasversa era originariamente sorretto da una selva di trentadue colonne papiriformi. Esse avevano tutte il fusto liscio e probabilmente è errata la ricostruzione di Emery delle sei colonne della navata centrale con fusto scanalato: le altre due colonne della stessa navata, conservate in originale per una discreta altezza, hanno infatti il fusto liscio. La ricostruzione venne effettuata sulla base di numerosi frammenti di colonne scanalate trovati nelle operazioni di sgombero: essi tuttavia sono della misura delle colonne della camera più interna, effettivamente a fusto scanalato. Se esteticamente le colonne a fusto liscio non sono migliori delle altre, esse sono sicuramente più solide. Evidentemente, dubbi sulla resistenza del soffitto dovettero affiorare già al tempo della costruzione. Le proporzioni di queste colonne sono le stesse di quelle scolpite nelle tombe di el-Amarna. Tre pareti su quattro vennero decorate in tecniche diverse (rilievo, pittura o entrambi) e in tempi diversi.

Oltre la sala trasversa si accede ad un ampio corridoio, il cui soffitto è sorretto da quattro coppie di colonne scanalate. Le stesse proporzioni si riscontrano nelle colonne della sala trasversa della tomba di Ay ad el-Amarna (AT 25), con la sola differenza che, mentre le colonne tebane hanno otto scanalature, quelle amarniane ne hanno solo quattro. I muri di questa camera sono ben scavati e lisciati, tuttavia nessuna decorazione o preparazione per essa venne mai effettuata.

Il santuario dal soffitto ribassato, che si apre in fondo al corridoio ipostilo, presenta sulle pareti le tracce di tre diversi gruppi statuari da ricavare direttamente nella roccia, ma mai portati a termine.

Nell’angolo di S-W, a quasi metà della parete meridionale della sala trasversa, si trova la rampa dello sloping passage, che scende in direzione N-W

20 DAVIES NINA DE G., Some representations in tombs from the Theban Necropolis, in JEA 24 (1938), pp. 27, 36; sui coni funerari cfr. YEIVIN S., The Mond excavations at Luxor season

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addentrandosi nella parete occidentale con una inclinazione iniziale di 37°. A una quindicina di metri circa dall’inizio, essa gira curvandosi dolcemente verso E e dopo essere scesa per un’altra decina di metri, gira bruscamente verso N-N-W e di nuovo verso E per altri 5 m. Da qui si entra in una camera quadrata, fornita di quattro pilastri e orientata secondo i punti cardinali. Nell’angolo di S-E, sulla parete meridionale, si apre una piccola camera; nella parete orientale si aprono due camere, una nell’angolo N-E, l’altra al centro. Quest’ultima camera conduce ad una seconda stanza non finita.

Degli undici pozzi disseminati per la tomba, tutti sembrano intrusivi tranne i due ai lati della seconda porta.

In Età successiva, quando il soffitto della sala trasversa era già crollato distruggendo buona parte delle colonne, qualcuno riutilizzò, adattandola, la tomba. La navata centrale venne attraversata da un doppio muro di mattoni crudi, in alcuni casi eretto direttamente sopra i detriti del crollo. Le sei colonne della navata centrale (quelle restaurate, sbagliando, da Emery) vennero completamente tagliate, mentre la coppia finale venne integrata con una sovrastruttura in mattoni crudi, a realizzare una sorta di portico, tale da diventare il vero ingresso della tomba. Il nuovo proprietario di TT 55 coprì lo spessore del primo passaggio, e i suoi rilievi, con intonaco colorato. Anche il muro realizzato nel cortile con mattoni della stessa misura venne probabilmente eretto da lui. A quel livello vennero tagliate nella corte altre tre tombe, una sicuramente databile all’Età ramesside (TT 331).

§ 4. Programma decorativo

La decorazione della tomba non è terminata e solo la sala trasversa venne parzialmente coperta di rilievi e di pitture. Il fatto che anche il santuario e le camere sepolcrali al livello ipogeo non siano terminate indica che al momento dell’abbandono si stava lavorando contemporaneamente nei tre ambienti.

La parete N è completamente spoglia; al contrario, la parete E è completamente finita (fatta eccezione per poche colonne di geroglifici), mente le pareti S e W sono ampiamente incomplete. Il soffitto, dai frammenti che se ne sono conservati, doveva essere dipinto e coperto delle stereotipe iscrizioni con il nome del defunto e i suoi titoli.

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§ 4.1. L’ingresso e il portale d’accesso al corridoio

La decorazione del portale di ingresso, fortemente danneggiato, può essere restaurato così: quattro rappresentazioni di Ramose, due volte sulle due estremità dell’architrave inginocchiato in preghiera e due volte nel registro inferiore delle spalle, seduto in alta uniforme (la tunica sorretta da due passanti dietro il collo, il bastone lungo e lo scettro sekhem). I testi sono quasi completamente andati perduti. La cornice interna del portale è anch’essa andata largamente perduta, conservandosi solo parzialmente le formule ḥtp dỉ nswt indirizzate a Ra-Horakhty, Anubi e Hathor.

La decorazione del secondo portale è assai simile: Ramose è raffigurato quattro volte; in questo caso, sull’architrave egli è ritratto in piedi, sempre in atto di adorazione, i frammenti della decorazione centrale inducono a credere che vi fossero rappresentati il disco solare dell’Horo di Behdet e il cartiglio di Amenhotep IV (?) circondato dai simboli della regalità e dei Due Regni. Sulle spalle della porta le consuete formule ḥtp dỉ nswt dedicate Geb (lato S) e a Thot, Maat e Anubi (lato N).

I due muri del passaggio che conducono alla sala trasversa sono decorati con le usuali rappresentazioni del defunto nell’atto di entrare ed uscire dalla tomba: nello spessore meridionale Ramose e Merytptah rivolgono due separate preghiere alla divinità solare mattutina; nello spessore settentrionale la figura di Merytpah è omessa, perché coperta dalla porta aperta, e il rilievo è inciso per essere maggiormente visibile all’ombra del battente; il testo che accompagna la figura di Ramose è troppo frammentario per ricavarne un senso.

§ 4.2. La parete orientale

La parete orientale è divisa in tre zone piuttosto omogenee: nel settore settentrionale vi sono scene di offerte rituali, consacrazioni e purificazioni; nel settore centrale, ai due lati della porta di ingresso, vi sono scene di offerta agli dei; nel settore meridionale il già menzionato banchetto funebre. Ecco uno schema della decorazione della parete orientale:

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Figura 3. Rappresentazione schematica delle decorazioni della parete E

Al lato meridionale dell’ingresso Ramose compie offerte indirizzandosi ad Amon-Ra, Ra-Horakhty, Atum e Kheper. Dietro di lui, disposti su due file, vi sono sei funzionari, uno dei quali è identificabile, grazie all’iscrizione superstite, nello scriba Iry. Al di sotto vi è una fila di sei assistenti cultuali, preceduti da una scena di sacrificio bovino, effettuato da tre macellai; davanti ad essi, in direzione della porta, tre uomini cantano battendo le mani: “Lodi in cielo, canti nella

Grande Casa, giubilo nella corte! Le Due Terre di Horo acclamano Amon sul grande trono quando splende come Amon-Ra, signore del cielo (?). Possa prolungare gli anni di Nebmaatra, dotato di vita. Possa garantire durata di vita, partecipazione all’eternità, e i suoi anni assommati in centinaia di migliaia. O Governatore e Visir Ramose! Il tuo signore, Amon-Ra, ti ricompensa nella tua residenza di vita. Tutti gli dei dell’Ovest gioiscono a causa tua, nel fatto che hai compiuto un’offerta rituale ad Amon-Ra-Horakhty; ad Amon, signore di Heliopolis; al suo occhio, alla sua mano, al suo corpo; ad Osiri-Khentamentiu; ad Hathor, reggente della necropoli; ad Anubi, signore di Ta-Djeser; e a tutti gli dei dell’Oltretomba”.

Al lato settentrionale la scena è duplicata con alcune varianti. Qui Ramose, che reca in mano un incensiere, recita delle preghiere all’indirizzo di Amon-Ra, Anubi e Hathor (fra i nomi che si sono conservati nel testo lacunoso). Dietro di lui compare Merytptah, che indirizza una breve preghiera agli dei, seguita da nove portatori di offerte disposti su tre registri sovrapposti (tav. XVIIb); uno dei funzionari è Bakenamon, Intendente del Visir. Al di sotto nove portatori di offerte si dirigono verso due macellai intenti a sporzionare un bue sacrificato.

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L’ala meridionale è riservata, su due registri sovrapposti, alle scene di banchetto funebre. Se ne è già parlato, basterà qui ricordare che i partecipanti alla festa sono: Ramose e la moglie Merytptah, i genitori di Merytptah Amenhotep e May, i genitori di Ramose Neby e Ipuya, altri parenti non meglio identificati quali un secondo Amenhotep (figlio di Hapu?), May e la moglie Urel, un tale Keshy e altri sei commensali le cui iscrizioni identificative sono andate perdute. È notevole notare come Ramose, nei panni del sacerdote addetto alla consacrazione del pasto, non sia ritratto in piedi con i paramenti propri del servizio, ma compia il gesto rituale comodamente seduto, pur essendo vestito in alta uniforme di Visir. Alcuni piccoli dettagli impreziosiscono la composizione: l’oca domestica di Ramose si aggira sotto la sua sedia, un gatto gioca con un uccellino sotto la sedia di May (madre di Merytptah); è invece probabilmente superfluo insistere sulla finezza dei rilievi, sulla dolcezza dei visi, sul paziente gioco di intrecci realizzato nella realizzazione delle singole parrucche, che rendono quelli della tomba di Ramose fra i rilievi più belli della necropoli tebana e che devono aver tenuto occupati gli scultori per molto tempo21.

L’ala settentrionale si mostra leggermente più composita, quadruplicando in scene diverse un unico tema della “ritualità”. Subito a fianco della scena di offerte divine descritta poco sopra, nel registro superiore Ramose e Merytptah sono rappresentati seduti di fronte a tre sacerdotesse di Hathor (membri della famiglia o personale templare?) che recano nelle mani collane menat e sistri e che indirizzano le loro parole al Visir: “O Governatore e Visir, Ramose! Per il tuo ka,

i sistri e le menat di Amon, Signore dei troni delle Due Terre: ricevili, tenuti alle tue narici! Il tuo Signore Amon ti favorisce e tu sarai al suo fianco per milioni (di anni). Egli assicura per te vita nel suo seguito. Egli rinnova il respiro per le tue narici. Tu sei durevole come il cielo: tu sei fermo e vivi, tu rinnovi la tua freschezza giovanile come l’acqua è fresca. Tu e il tuo ka siete puri, il Nilo che esce da Osiri. Tu sei amico degli dei dell’Orizzonte; non morirai mai”.

Al di sotto di questa scena vi è la “Purificazione dell’Osiri Ramose nella

sua abitazione occidentale” (tav. XVIIIa-b). Davies ritiene che si tratti di una vera

e propria cerimonia effettuata sul corpo di Ramose stesso, che, in piedi su una

21 “No one can visit the tomb of Ramose (no. 55) without expressing his wonder at the great beauty

of the reliefs and the tenderness of the lines and the unlimited skill of the sculptor”, FAKHRY A., A

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lastra come se fosse in bagno, viene bagnato con acqua lustrale da due sacerdoti, il lettore-sem e il lettore-semer, con l’ausilio dei vasi desheret e nemset. Tuttavia, Ramose non è in nudità, come ci si aspetterebbe, ma anzi vestito dei propri abiti migliori, adornato da un collare d’oro con l’amuleto del cuore e con in mano il lungo bastone del comando e un geroglifico simbolo del natron. Due sacerdoti

imy-is e il Cancelliere degli dei cantano nel frattempo appropriati inni. Non c’è

dubbio che si tratti qui di un rituale condotto su una statua di Ramose, forse in un’operazione della complessa cerimonia di apertura della bocca (i riti finali della IV sequenza individuata da Assmann, cfr. Cap. 6, §. 1.4).

Nell’angolo settentrionale della parete, nel registro superiore, Ramose è seduto in compagnia di Merytptah e dei genitori Neby e Ipuya: la cerimonia è quella della consegna degli olî sacri, che sono portati da quattordici officianti abbigliati con una sorta di stola e rappresentati su due file sovrapposte. Si tratta di “unguento di profumo festivo” (sṯỉ-ḥb), olio ḥknw, olio sfṯ, trucco per gli occhi, gomma tỉ-šps22, olio ỉbr, gomma nḥAcs, olio mḏt, olio ṯwA, olio nỉḫnm, grasso cnḏỉ,

unguento ḥsqt, unguento per imbalsamazione, erbe profumate. Si tratta di una chiara allusione ai riti di imbalsamazione del corpo, come parte dei testi lascerebbe intuire. Anche la purificazione di Ramose (statua o corpo che sia), con acqua e natron, potrebbe alludere al trattamento del corpo durante la mummificazione.

Nel registro inferiore Ramose e Merytptah siedono in compagnia di Amenhotep e May (si noti l’alternanza genitori di lui al registro superiore e genitori di lei al registro inferiore). Davanti a loro tre sacerdoti-lettori, due padri del dio, un cancelliere degli dei e altri tre officianti sono impegnati in precisi atti rituali. Segue il prete-uab di Maat Pawahi, paludato della pelle di leopardo, che celebra il rituale di consacrazione del banchetto rituale in veste di

sacerdote-iunmutef, mentre il tavolo è rappresentato stracolmo di offerte e un’infinita lista le

elenca tutte.

§ 4.3. La parete meridionale

22 Su questa “droga” preziosissima, le cui virtù vennero cantate nel Mondo antico dai Babilonesi ai Greci e ai Romani, cfr. VIKENTIEV V., Le silphium et le rite du renouvellement de la vigueur, in

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La parete meridionale è decorata a rilievo o a pittura e per una piccola porzione con entrambe le tecniche; ciò ha alimentato il dibattito su quale sia stato l’ordine di esecuzione della decorazione nella tomba, utile a provare o meno l’esistenza di una coreggenza fra Amenhotep III e Amenhotep IV. Se ne discuterà nei dettagli al §. 6.

Il tema scelto qui è inconsueto per una sala trasversa; secondo le regole ricavate dalla consuetudine ed enumerate nel Capitolo 6, ci aspetteremo solo scene legate alla vita del defunto e non di argomento funerario. La stessa scelta di collocare nella parete orientale appena esaminata temi come la purificazione rituale del defunto, il banchetto funebre e la ricezione delle offerte funebri è abbastanza insolita.

La scena del funerale culmina nell’angolo S-W con la figura della Dea dell’Ovest, in piedi e rappresentata con tutti i suoi emblemi. Davanti a lei, procedendo da E verso W su due registri sovrapposti, il corteo funebre, così diviso: nella parte superiore la processione con la mummia, in quella inferiore i portatori di corredo e le lamentatrici. Entrambe le processioni si arrestano di fronte ad una rappresentazione stilizzata della tomba23 e vanno intese come procedenti affiancate. Alle spalle della dea, a significare la felice conclusione dei riti di interramento e la piena giustificazione dei due defunti, appare il baldacchino di Osiri, dove la divinità, assistita da Isi e da Horo (o Anubi), riceve la coppia, che indirizza al dio i suoi omaggi in una sorta di confessione negativa24.

Nel registro superiore vi sono un gruppo di sacerdoti intenti a celebrare gli ultimi riti davanti alla mummia (nel registro inferiore): c’è una donna nella parte di Isi o Nephti, tre padri del dio, un sacerdote-lettore nella cui bocca viene messa la spiegazione della scena25. Due gruppi di quattro uomini rappresentano la popolazione, nell’atto di esultare e di cantare: “(Lode) in cielo, canti sulla terra e

giubilo nel mondo sotterraneo. La tua fama è esaltata come il cielo, i tuoi monumenti sono sicuri, o Ramose”. Due gruppi di quattro buoi e quattro

giovenche trascinano il sarcofago (ma le corde sono omesse), affiancati da un uomo che cosparge il cammino di latte; un sacerdote-lettore completamente

23 Nel registro superiore, una facciata rettangolare è divisa in bande verdi e blu verticali in alto e orizzontali in basso; nel registro inferiore, una facciata bianca trapezoidale, con un grosso portale, una tripla fila di coni funerari e una cornice a gola egizia sulla sommità. Cfr. DAVIES NINA DE G.,

op. cit., pp. 27, 36, dove viene dato conto però solo della seconda rappresentazione.

24 DAVIES N. de G., op. cit., p. 21. 25 Ibidem, p. 23.

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cancellato dalla censura amarniana compie incensazioni da un turibolo. Segue la figura del teknu, su una slitta trainata da quattro uomini, accovacciato e coperto da un telo nero, tale che nemmeno sembrerebbe un essere umano. Si tratta di un attore recitante la parte del servo che anticamente veniva sacrificato per seguire la sorte del padrone. Altri quattro uomini tirano la slitta con la barca e la bara del defunto, coperta da uno scrigno decorato a pilastri djed e nodi di Isi e decorata da statue di legno di Isi e Nephti. Compaiono nei pressi della bara un sacerdote di Sokar e due attrici ad impersonificare le dee. Subito dopo il feretro seguono tre uomini, probabilmente i parenti più stretti. Altri quattro uomini portano una slitta simile alla precedente, ma più piccola, probabilmente con i vasi canopi. Chiudono il corteo quattro uomini: il Primo, il Secondo, il Terzo e il Quarto Profeta di Amon, quest’ultimo chiamato Sa[amun] o Sa[mut]26.

Nel registro inferiore, eretti davanti alla tomba, vi sono i due sarcofagi dei coniugi, dipinti di giallo con bande rosse. Il sacerdote-sem versa dell’acqua da quattro giare di fronte al primo sarcofago; davanti a lui gli strumenti del rito funebre e dietro un sacerdote-lettore che recita le formule appropriate. Dietro di loro è impilata una grande quantità di cibo e bevande, incensate da un

sacerdote-sem, cancellato dalla censura amarniana. Assiste alla scena un gruppo di ventisette

donne, ritratte in diverse attitudini, ma esprimenti tutte grande dolore: chi si batte il petto, chi si cosparge la testa di sabbia, altre muovono in alto le braccia. Tredici uomini con basti sulle spalle (il primo dei quali è identificato nel sacerdote-lettore giornaliero, Hesen[amon]) rappresentano i portatori di offerte funebri: recano pane, acqua e mazzi di fiori. Segue un’altra ventina di donne, in atto di sconsolato dolore, girate indietro verso la slitta funebre (raffigurata nel registro superiore). Il corredo è recato da sedici uomini: essi hanno scatole di ushabty, giare di unguenti, sedie, oggetti da scriba, sandali, un flabello e un letto. Dietro di loro, un uomo chiamato Mahu reca una pelle e una scatola, seguito da altri sei uomini con giare di vino sulle spalle e da un settimo con uccelli e fiori: fra tutti costoro le iscrizioni identificano Hesybakenef e Tjanefer, servitori del Visir; Qenemsau e suo figlio Amen[…], barbieri; Hesqebptah e Tjanefer, figli di [Mut]huy, servitori del Visir; Pehefemnefer, servitore di Ramose e macellaio; Men, servitore di Ramose; Thutmosi, scriba del bestiame. Seguono sedici uomini ben vestiti: è una

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delegazione che rappresenta la burocrazia, inviati del Re oppure sottoposti di Ramose al visirato. Alcuni alzano il braccio per salutare il morto, ma, poiché alla lunga il gesto risulta faticoso, si aiutano con l’altro braccio. Essi sono il Viceré di Kush27, l’Araldo capo del Re, il Supremo Sovrintendente al Tesoro, il Secondo araldo del Signore delle Due Terre; seguono genericamente dei “compagni”, dei “funzionari del Palazzo” e dei “funzionari della città”.

Al di sotto di questi due registri dedicati al tema del funerale, nella sola porzione di muro al di sopra della rampa dello sloping passage, gli scultori presero a realizzare altre quattro raffigurazioni di Ramose davanti alla tomba. Nel primo pannello Ramose avanza verso una stele falsa-porta, preceduto da due sacerdoti; nel secondo pannello la scena si ripete verso un portale, portando offerte di acqua e cibo; nel terzo e nel quarto pannello Ramose sembra stare davanti a una porta. Se si tratti delle porte della sua tomba o dell’Aldilà in genere (si ricordi che siamo sopra lo sloping passage), non è dato saperlo, e l’incompiutezza della scena, come la mancanza di testo, non è d’aiuto. Di certo Ramose è qui raffigurato in abiti visirali, con cono di grasso profumato sulla testa e ricchi collari addosso. Le tracce di linee guida rosse e nere, come nelle raffigurazioni sulla parete adiacente (parete W), sembrano connettere questi rilievi e quelli: si tratta dunque di una rappresentazione simbolica della carriera di Ramose, fino a presentarlo come Visir davanti al Re, come suggerisce Davies? Sembrerebbe improbabile, dato che altrove Ramose non ha particolari pudori nel farsi rappresentare come Visir in alta uniforme e che in tutti e quattro questi pannelli Ramose indossa già la medesima divisa del Visir.

§ 4.4. La parete occidentale

La parete occidentale, assieme a quella meridionale, è la più interessante ai fini di questa ricerca e la più dibattuta all’interno della questione della coreggenza. Secondo il modello delle tombe tebane dell’epoca, già visto al Capitolo 6, § 1.3, la parete occidentale della sala trasversa venne dedicata alla rappresentazione del sovrano regnante. Bisogna dire che qui il criterio di visibilità adottato nelle altre sepolture per evidenziare la figura del re è vanificato dalla presenza delle

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numerose colonne. La forza della tradizione, in questo caso, impedì la scelta di una posizione più consona.

Nella porzione meridionale di questo muro, subito a lato del portale che conduce al corridoio, vi la rappresentazione del baldacchino reale, sotto cui siede in maestà Amenhotep IV (tav. XVIIIc) affiancato da Maat, sua sorella nella paternità di Ra. Il cartiglio del re, benché intaccato dalla damnatio memoriae, permette di leggervi il nomen di Amenhotep Netjer-heqa-Uaset. Davanti al re il Disco solare, che ospita un ureo dalla lunga coda e proteso in avanti ad offrire alle narici del re un geroglifico ankh appeso al collo. La dea Maat, espressione di un concetto molto caro alla teologia amarniana, sostituisce qui la rappresentazione della Regina Madre Tiy (come nella tomba di Kheruef) o della Grande Sposa Reale Nefertiti (come in questa stessa parete, ala N).

Ai piedi del trono vi una figura di Ramose recante un’elaborata insegna divina: è un’asta con una testa di ariete coronata dal diadema atef, protetto da cinque urei, e con una rappresentazione del sovrano in piedi al di sotto; segue una seconda figura di Ramose nell’atto di porgere qualcosa, che i testi identificano come un mazzo di fiori. Le colonne di geroglifici tutte al di sopra recano un testo molto interessante, in quanto fornisce un indizio datante, cioè l’epiteto di Ra-Horakhty: “Detto dal Governatore e Visir, Ramose: «Per il tuo ka, un mazzo di

fiori di tuo padre [Amon-Ra, Signore] dei Troni delle Due Terre, che presiede in Karnak. Possa egli lodarti, amarti e prolungare la tua vita. Possa [egli] dare […] [sul] grande [trono]. Possa egli rovesciare i tuoi nemici in morte [ed in vita], mentre tu sei fermamente collocato sul trono di Horo, signore dei viventi. Tutta la vita e la prosperità siano a te, tutta la salute sia a te, come tuo padre Ra quotidianamente». Detto dalla Bocca di Nekhen, il Primo Profeta di Maat, il Governatore e Visir Ramose: «Per il tuo ka, un mazzo di fiori di tuo padre, Ra-Horakhty vivente, che gioisce all’orizzonte nel suo nome di luce che è nell’Aten. Possa egli lodarti, amarti e prolungare la tua vita e concederti milioni di anni e di giubilei, tutte le terre sotto i tuoi sandali. Possa egli rovesciare i tuoi nemici in morte ed in vita. Possa tutta la gioia essere a te, tutta la salute a te, tutta la vita a te, mentre tu sei fermamente collocato sul trono di Ra per sempre, eternamente»”.

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La terza figura presenta un’altra asta originariamente decorata con una testa di Mut, come i testi inducono a credere28; in questo caso il Visir reca un mazzo di fiori e del fogliame. La quarta rappresentazione di Ramose reca, oltre a papiri e foglie, un’asta con la raffigurazione di Khonsu: una testa di falco coronata dal Disco con al di sotto una figurina del re in piedi, come nel primo emblema.

Poiché le figure non sono terminate, l’analisi delle raffigurazioni fornisce preziose informazioni sulle tecniche di esecuzione dei rilievi: lo scultore procedeva da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto, seguendo un contorno tracciato in inchiostro nero su una quadrettatura rossa.

Nell’ala settentrionale, subito a lato della porta che conduce al corridoio, è una rappresentazione di Amenhotep IV che avrebbe dovuto essere esattamente speculare alla precedente, ma che qui disattende completamente ogni aspettativa sia per la composizione sia per lo stile. Il sovrano non è più ieraticamente e immobilmente seduto sul trono, ma protende in avanti il corpo da una Finestra delle Apparizioni (tav. XVIIId), accompagnato dalla Grande Sposa Reale Nefertiti, nel gesto di premiare il proprio fedele funzionario che sarà un leit motiv delle tombe amarniane. Come già detto, anche questa parete non è finita29.

Alle spalle della coppia, quindi all’interno del Palazzo, vi sono quattro registri di attendenti: due uomini della scorta (scšA), due Sovrintendenti all’Harem

Reale, tre Custodi delle donne, e due gruppi di donne capitanate da un flabellifero, secondo Davies al servizio della regina, a mio avviso da identificarsi più come donne della Corte, forse le sorelle del re o della regina (tav. XIXa). La Finestra è decorata con i segni araldici dell’Egitto, i nomi del re e le figure di prigionieri sottomessi. Un’iscrizione accanto ai cartigli del Disco precisa “che è nel

Gem-pa-Aten nel Per-Gem-pa-Aten” (il riferimento è al tempio tebano di Ra-Horakhty, cfr.

Capitolo 1, § 5.1). L’abito della regina appare qui per la prima volta nell’iconografia reale, mentre era usuale precedentemente per le altre donne egiziane.

“[Detto dal] Re dell’Alto Egitto, vivente nella verità, Signore [delle Due Terre, Amenhotep-netjer-heqa-Uaset], dotato di vita, al principe, il Governatore e

28 DAVIES N. de G., op. cit., p. 29.

29 Divertente, ma non condivisibile, N. Reeves: “The tomb was, in any case, never completed –

perhaps because the workforce has been transferred to more pressing works either locally or at the new capital, Akhetaten […]; perhaps because Ramose died – of shock”; REEVES C.N.,

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Visir, Ramose: «[…]gli affari di cui ti incarico, i consigli (?)[…] uno che guida (?) gli eventi […] che io ho comandato. Tutto ciò che è esistito nel [tempo?] prima (?) del tuo (?) giorno (?)[…] più che […] (dei) re fin dai tempi del dio. È una prescrizione (?)[…]»”.

Davanti alla finestra, nel registro inferiore, Ramose è inchinato, nell’atto di rispondere al sovrano: “La Bocca [di Nekhen] […] il Governatore e Visir,

Ramose. Egli dice: «Possa [l’] Aten [fare] secondo quanto tu hai comandato […] i tuoi monumenti saranno durevoli come il cielo e la tua vita lunga come [quella] dell’Aten in essi. Possano i tuoi monumenti crescere come la crescita del cielo. Tu sei unico, uno che […] con i suoi progetti. Le montagne presentano a te ciò che hanno tenuto nascosto; poiché la tua voce forte colpisce i loro cuori come fa con i cuori degli uomini, ti obbediscono come fanno gli uomini»”. Dietro di lui una

rappresentazione dello stesso Ramose si volge in direzione opposta, a comunicare ai funzionari presenti la volontà del re: l’edificazione dei santuari tebani a Ra-Horakhty. Lo fronteggiano due alti funzionari, seguiti da una schiera di nove egiziani, tutti inchinati. Seguono otto ambasciatori stranieri (tav. XIXb), elegantemente vestiti e con le caratteristiche etniche eccellentemente tratteggiate. Non si tratta di schiavi, poiché sono liberi da ceppi e dal controllo dei militari, ma evidentemente del corpo diplomatico accreditato presso la Corte tebana. Vi sono africani neri, libici ed asiatici. Essi alzano le braccia in segno di saluto, ma non sono inchinati in avanti come i sudditi egiziani.

Ancora oltre Ramose è effigiato nell’atto di scambiare omaggi verbali con quattro rappresentanti del clero, che gli porgono mazzi di fiori dando le spalle a un alto pilone con portale, affiancato da una raffigurazione in miniatura del Tempio, sormontato dal Disco raggiato che passa attraverso l’architrave spezzato. Nel registro superiore, sempre di fronte alla Finestra delle Apparizioni, Ramose è colto nell’atto di rendere omaggio al sovrano; qui l’artista usa un metodo cinematografico, in quanto sovrappone due figure di Ramose: la prima inginocchiata con le braccia in alto, la seconda prostrata a baciare la terra, con una gamba piegata e l’altra stesa dietro di sé. La didascalia commenta: “Rendere

omaggio; adorare”. Il breve discorso di Ramose: “Il Principe, Compagno Unico, Governatore e Visir, Ramose: adorare il dio buono rendere omaggio al Signore delle Due Terre. Egli dice: «Tu sei sorto, o Neferkheperura Uaenra! Tu sei giunto

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come tuo padre, l’Aten vivente. Possa egli garantirti eternità come re (?) e vita senza fine come felice sovrano»”.

Una terza figura di Ramose è ritratta in piedi, mentre viene letteralmente caricata d’oro da due servi, che dispongono profumi e piatti d’oro in sua presenza e allacciano collari al collo e sulle braccia.

Carico d’oro e preceduto da sette servi che recano i doni del faraone, Ramose si rivolge ad una nutrita folla di gente che lo acclama con mazzi di fiori in mano.

Ecco uno schema del programma decorativo della parete occidentale:

Figura 4. Rappresentazione schematica delle decorazioni della parete E

§ 4.5. Tecniche decorative e cancellazioni

La tecnica prevalente nella decorazione della tomba di Ramose è il rilievo; la maggior parte delle superfici scolpite non sono dipinte; tuttavia, poiché una piccola parte dei rilievi sono stati dipinti, si deve ritenere che tutta la tomba avrebbe dovuto esserlo: “The almost complete absence of colour from the reliefs

as we have them should not lead us to suppose that they were not intended to be painted in accordance with the usual practice”30. L’effetto moderno e affascinante dei rilievi lasciati senza colore, tranne che per il disegno degli occhi in nero, non deve ingannare: probabilmente lo scriba dei contorni aveva tracciato le linee guida per la mano di un artista più esperto, data la delicatezza del lavoro31. Lo schema seguente, una visione spaccata della tomba, permette di chiarire i livelli di intervento:

30 DAVIES N. de G., op. cit., p. 10.

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Figura 5. Visione spaccata della tomba con evidenziate le tecniche decorative, lo stato di avanzamento e la direzione dei lavori

La parete orientale venne completamente realizzata a rilievo, tranne che per poche colonne di geroglifici alla sua estremità settentrionale. Questa piccola incompletezza dovrebbe darci l’indicazione della direzione dei lavori per questa porzione di parete, cioè dalla porta (dall’angolo meridionale?) verso N. La mancanza degli occhi a rilievo è un altro indice di incompletezza, seppur piccola.

La parete meridionale è iniziata a rilievo sui due registri; mentre il registro inferiore finisce pressappoco con l’inizio dello sloping passage, il rilievo del registro superiore termina prima, a circa un quarto della lunghezza totale, alla raffigurazione della Dea dell’Occidente in attesa del corteo funebre. Da qui verso E la scena continua a pittura32, che è stata però stesa sulla stessa parte a rilievo. In questa sezione ci si rende conto come il colore annulli del tutto l’effetto del rilievo, che è davvero indistinguibile dalla parte a pittura semplice33. La metà inferiore della parete, da circa metà verso l’angolo di S-E è senza decorazione.

La parete W è ampiamente non terminata su entrambi i lati del passaggio al corridoio. I lavori procedettero dal centro verso le estremità meridionale e settentrionale, ma in tempi diversi. Questa parete, trascurando ovviamente la parete N, è la più incompleta, in quanto il rilievo venne scolpito solo in quasi la metà delle scene, mentre delle restanti ci rimane lo schizzo ad inchiostro nero e, in

32 Tuttavia, secondo Davies, “with no detrimental haste”; DAVIES N. DE G., op. cit., p. 10.

33 La ricognizione autoptica permette di vedere questa caratteristica, che è stata peraltro notata a suo tempo dallo stesso DAVIES N. DE G., op. cit., p. 10, n. 1.

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qualche caso, la quadrettatura rossa; ampie porzioni del muro, inoltre, sono completamente bianche.

C’è da chiedersi se l’esecuzione dei rilievi in stile amarniano sia cominciata subito dopo l’interruzione dei lavori ai rilievi in stile tradizionale. Il passaggio dall’arte tradizionale a quella nuova sembrerebbe troppo brusco: è vero che qui i rilievi sono in uno stile amarniano diremmo non del tutto maturo, la figura del re e della regina si distinguono leggermente dal canone successivo (non va dimenticato che l’alto rilievo verrà abbandonato in favore del rilievo incavato su intonaco), ma manca del tutto una fase di sperimentazione: la nuova arte sembra nascere preconfezionata e perfettamente definita34. Questo cambiamento brusco, a mio avviso, è difficilmente spiegabile. Un periodo di pausa e di prova di circa un anno potrebbe essere stato sufficiente: nel frattempo il re aveva dato l’avvio ai lavori nei santuari tebani dedicati a Ra-Horakhty, di cui si fa cenno nei testi della premiazione di Ramose. Evidentemente il Visir, nella sua carica di Sovrintendente ai lavori nei grandi monumenti, fu incaricato della supervisione delle strutture descritte, nella decorazione delle quali gli artisti crearono il nuovo stile. Al § 7 di questo stesso capitolo, la discussione sulla datazione della tomba permette di concedere questo periodo di un anno fra l’esecuzione dei rilievi meridionali e quella dei rilievi settentrionali. Siccome l’arte è un’emanazione diretta del Palazzo e in particolare per Amenhotep IV abbiamo testimonianza diretta di come il re avesse dettato le nuove regole ai suoi artisti, è sensato pensare che tutti i lavori in stile tradizionale commissionati o controllati dalla Corte siano stati bloccati nel momento in cui il re stava formulando i nuovi canoni e in attesa della loro “promulgazione”.

La tomba conobbe due tipi di versi di damnatio memoriae, come la maggior parte dei monumenti tebani dell’epoca: la censura amarniana e la reazione restauratrice dei monarchi che succedettero ad Akhenaten. La prima interessò il nome di Amon, il plurale nṯr.w35, l’avvoltoio di Mut e l’oca di Amon, le figure dei sacerdoti-sem, ma non il sacerdote-iunmutef. È interessante notare come in qualche caso le parti interessate da cancellazioni siano imbrattate di

34 L’unica evidenza di una “sperimentazione” è l’uso di un rilievo più profondo rispetto al resto della scena per la raffigurazione del seguito reale alle spalle della Finestra delle Apparizioni. 35 Solo nel caso in cui fosse scritto con la triplicazione del segno nṯr, in particolare sembra quando connesso all’epiteto di Amon di “Re degli dei”, ma lasciato intatto se scritto coi tre trattini del plurale.

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colore rosso, come indicazione per gli scalpellini da parte degli scribi inviati da Akhenaten.

Alla fine dell’esperienza amarniana le distruzioni vennero restaurate con intonaco o ri-incidendo la parete di roccia. Le figure di Akhenaten e Nefertiti vennero martellate, così i loro nomi e quelli dell’Aten, ma non la figura del Disco. Ramose non venne toccato da nessuna delle due censure: evidentemente compiacque il giovane sovrano nelle sue decisioni, ma non venne poi ritenuto troppo coinvolto nella nuova dottrina una volta morto Amenhotep IV. Il suo nome e quello dei componenti del suo seguito o della sua famiglia non sono attestati ad el-Amarna. La tomba di un tale Ramose (AT 11) è di dimensioni troppo modeste perché sia stata scavata per il nostro Visir; si noti inoltre che l’uomo in questione detiene tutt’altre cariche (Scriba delle reclute, Generale del Signore delle Due Terre, Scriba Reale, Intendente della Casa di Nebmaatra) e che ad el-Amarna è attestato un altro Visir (Nakhtpaaten36).

§ 5. Quale Visir?

Uno stimolante articolo di A. Gordon del 198937 propone di identificare Ramose nel Visir del Basso Egitto e Amenhotep nel Visir dell’Alto Egitto, contrariamente a quanto ritenuto finora dagli studiosi. In effetti, alla scoperta della tomba di Amenhotep – un grosso mausoleo nei pressi della tomba di Kheruef con la più grande sala trasversa mai realizzata nella XVIII dinastia – la presenza funeraria a Tebe dei due Visir deve rimettere in discussione l’attribuzione degli incarichi. Prima di esporre le ragioni di Gordon, occorre notare due cose importanti: 1. la tomba di Amenhotep non è ancora stata scavata, per cui non sappiamo nulla né sul programma decorativo né sulla sua eventuale sepoltura; 2. non siamo abbastanza informati sulla prosopografia del tempo per redigere una lista completa dei Visir del Nord e del Sud nei regni di Amenhotep III e Amenhotep IV. Ora, F. Martin Valentin propone una successione di questo tipo:

Visir del Basso Egitto Visir dell’Alto Egitto

Thutmosi, fino all’anno X Ptahmose, fino all’anno XXVIII

36 Proprietario di una bella casa nel quartiere meridionale di Akhetaten e della tomba AT 12, cfr. Capitolo 4, § 3.12.

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Amenhotep, fino all’anno XXXVII Ramose, XXVIII-V di Akhenaten Aper-El, XXXVII-? di Akhenaten Nakhtpaaten, dall’anno V di Akhenaten

In questa lista, tuttavia, manca il visir Huy, citato chiaramente nella lettera EA 71 e attestato nelle etichette di giara da Malqata38. In diverse missive diplomatiche inviate a Corte da Ribadda, principe di Biblo, viene citato anche un funzionario di nome Amanappa (chiaramente la versione traslitterata accadica di Amenhotep), che, pur non venendo mai indicato come pa-sí-t[e] (corrispondente all’egiziano pA ṯAty), potrebbe essere il nostro Amenhotep, magari in un momento della sua carriera prima di diventare Visir. Forse la citazione del Visir in una lettera diplomatica potrebbe stare ad indicare che parte della politica estera era competenza del suo Ufficio; per ragioni di vicinanza geografica, si tratterebbe del Visir del Nord. Secondo queste brevi considerazioni, che meriterebbero un maggiore approfondimento, Huy andrebbe inserito, nella lista sopra citata, fra Thutmosi e Amenhotep.

Esiste una seconda possibilità, ossia che Amenhotep e Huy siano la stessa persona: è assai frequente il caso in cui Huy sia diminutivo di Amenhotep (lo stesso intendente a Menfi e cugino di Ramose, ma anche il Vicerè di Kush sotto Amenhotep IV e Tutankhamon, per fare solo due esempi). Questo Visir Huy offre tre giare nell’anno [XXX] e quindi è contemporaneo di Ramose39.

In ogni caso, se postulassimo Ramose come Visir del Nord, sapendo che egli era già assurto a questa carica al tempo del primo giubileo di Amenhotep III (dai rilievi del Tempio di Soleb40 e dai sigilli di giara di Malqata), quindi nell’anno XXX e che visse almeno fino al IV anno di regno di Amenhotep IV, ci scontreremmo col fatto che per quegli anni un Visir del Nord c’era già. È assai probabile, infatti, che il Visir Aper-El, la cui tomba è stata discussa nel Capitolo 4 (§ 6.1 e passim), fosse già in servizio sotto Amenhotep III (lo provano il corredo e la decorazione ampiamente datata al regno di Amenhotep III), ma è noto che morì durante il regno di Amenhotep IV. Ramose non potrebbe essere il Visir del Nord negli stessi anni in cui questa carica venne ricoperta da Aper-El.

38 LIVERANI M. (A CURA DI), Le lettere di el-Amarna. 1. Le lettere dei “Piccoli Re”, Paideia, Brescia 1998, p. 187, n. 77; HAYES W.C., Inscriptions from the Palace of Amenhotep III, in JNES 10 (1951), pp. 82-104, figg. 17-23.

39 HAYES W.C., Inscriptions, op. cit., p. 100, nr. 103 e 185.

40 È un errore, inoltre, asserire che il compagno di Ramose nel visirato, rappresentato sui rilievi di questo tempio, sia Amenhotep, perché l’iscrizione che gli si riferisce non ne riporta il nome.

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Le argomentazioni di Gordon sono le seguenti. Ramose ha un nome proprio nettamente settentrionale, mentre Amenhotep è decisamente meridionale. Anche la famiglia di Ramose presenta personaggi con nomi settentrionali (la moglie Merytptah) e, soprattutto, con incarichi nella regione del Delta (il cugino/suocero Amenhotep). Detto questo, notando che fra i parenti di Ramose vi sono ben due Amenhotep, non è matematico che un funzionario settentrionale debba ricoprire cariche nel Nord del Paese.

In secondo luogo, Gordon nota come la tomba di Amenhotep abbia una sala trasversa più grande di quella di Ramose e come la tomba di quest’ultimo non venne mai utilizzata, poiché lo sloping passage venne trovato riempito di schegge di calcare derivate dai lavori di scavo. Si converrà che un cenotafio, una falsa tomba con la sola funzione di promozione sociale del defunto e di pietà religiosa verso gli dèi, non necessita di una camera sepolcrale, mentre la tomba di Ramose possiede ambienti ipogei che si sviluppano per una lunghezza di circa 60 metri. In queste strutture ipogee, inoltre, sono stati trovati i resti di sepolture più tarde, il che non nega la possibilità di una sepoltura ai tempi della XVIII dinastia, benché nulla sia emerso41. Non è necessario che una delle due tombe sia per forza un cenotafio, in quanto entrambi i Visir possono aver scelto di essere sepolti a Sud, ovunque avessero esercitato le proprie funzioni.

Il personaggio di Amenhotep mostra particolari somiglianze con Kheruef: le loro tombe sono vicine fra loro e vicine a quella di Amenemhat detto Surer, un altro funzionario meridionale di grande potere. D. O’Connor ha inoltre stabilito che funzionari dalle simili prerogative scelgono spesso di farsi seppellire vicini. Come Kheruef, Amenhotep viaggiò per tutto l’Egitto, probabilmente in connessione con i giubilei di Amenhotep III: ha edificato santuari per Amenhotep III a Gebel el-Silsileh42 e possiede due statue a Bubastis43, una probabilmente eretta in occasione di lavori connessi al giubileo, l’altra ottenuta al passaggio verso la Siria-Palestina come commissario (anche se la maggioranza degli studiosi

41 La tomba di Kheruef (TT 192) mostra invece chiaramente i segni di un mancato utilizzo: l’accesso allo sloping passage venne in quel caso sigillato dal crollo del soffitto e gli ambienti ipogei non hanno restituito il minimo reperto di carattere funerario, limitandosi a frammenti di lampade.

42 LEGRAIN G., Notes d’inspection, in ASAE 4 (1903), p. 198.

43 NAVILLE E., Bubastis, Egypt Exploration Fund Memoirs VIII, London 1891, pp. 31-33, tavv. XIII, XXXVE-F.

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ritiene che fu Huy e non Amenhotep a compiere quel viaggio, o comunque ad essere il Visir citato nella lettera EA 71, sempre che non siano la stessa persona).

Ancora, nei rilievi del tempio di Soleb, Ramose è rappresentato dietro un altro Visir, il cui nome non è conservato, nella posizione di solito attribuita al Visir settentrionale. Tuttavia, la posizione è quella nel caso in cui il funzionario si trovi di fronte al re, mentre qui i due camminano precedendo il sovrano, forse affiancati fra loro. In ogni caso Ramose è il più vicino al re e quello privilegiato con l’iscrizione del proprio nome.

Infine, nella Stele della Donazione del tempio funerario di Amenhotep figlio di Hapu il Visir menzionato all’anno XXXI di Amenhotep III è Amenhotep e non Ramose; ma va precisato che il documento è un apocrifo di XX o XXI Dinastia.

§ 6. Evidenze di una coreggenza lunga?

Per i sostenitori della coreggenza lunga, come già accennato nel Capitolo 1, § 3.1, anche la tomba di Ramose rappresenta una prova significativa. In effetti, a differenza della tomba di Kheruef, “le cas de la chapelle thébaine de ce grand

fonctionnaire est plus complexe”44.

La prova più schiacciante della coreggenza, secondo Aldred45 e i suoi sostenitori, è la rappresentazione di Samut nella posizione di Quarto Profeta di Amon nel corteo funebre di Ramose, sulla parete meridionale della sala trasversa. Poiché questa parete inizia a rilievo, ma è finita a sola pittura, Aldred ritenne che, essendo sopraggiunta improvvisa la morte di Ramose, gli scultori interruppero il proprio lavoro e i pittori si concentrarono sulla scena del funerale, la cui rappresentazione era talmente importante da non poter esser omessa. Se la scena del funerale è l’ultima, la scena di Amenhotep IV che riceve il bouquet di Ra-Horakhty da Ramose e la scena di premiazione dalla Finestra delle Apparizioni vennero realizzate prima. La chiave di volta del sistema è il fatto che Samut ebbe un avanzamento di carriera già verso l’anno XXXIV di Amenhotep III, ottenendo

44 GABOLDE M., D’Akhenaton à Toutânkhamon, Université Lumière-Lyon 2, Institut d'Archéologie et d'Histoire de l'Antiquité, Lyon 1998, p. 70.

45 ALDRED C., Two Theban Notables during the later Reign of Amenophis III, in JNES 18 (1959), pp. 113-120.

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la carica di Secondo Profeta di Amon46. Ciò costituirebbe un terminus ante quem per la parete dipinta e, essendo questa l’ultima parete decorata, per l’intera tomba.

A questa ricostruzione dei fatti, M. Gabolde oppose l’osservazione che l’unica parte della tomba effettivamente non finita (a colore o a rilievo) è la parete occidentale, quella, cioè, con le effigi di Amenhotep IV e con i disegni ad inchiostro non ancora scolpiti: essa deve essere perciò l’ultima ad essere eseguita47. È una osservazione corretta, ma non stringente. Alla morte di Ramose, mentre gli scalpellini portavano il più avanti possibile i rilievi sulla parete W, i pittori potevano completare la decorazione della parete S, in modo che Ramose potesse essere sepolto in una tomba provvista di questa scena finita.

Più convincente la seconda argomentazione che una volta adottato lo stile amarniano gli artisti di Akhenaten non tornarono più sui propri passi fino alla morte del re: in questo senso sarebbe una forte anomalia la parete dipinta in stile tradizionale dopo la scena della Finestra delle Apparizioni, che tra l’altro adotta una diversa griglia di proporzioni. Bisogna sempre ricordare che la decorazione delle tombe dei funzionari (tanto più di funzionari così importanti) era sempre sotto il controllo del Palazzo.

Resta il fatto che la tecnica a pittura ha un vantaggio innegabile: essere più rapida ad eseguirsi. Perché, se la tomba fino all’ultimo venne decorata a rilievo, si decise di dipingere la parete meridionale?

È possibile ritenere che il disegno preparatorio in inchiostro nero della scena del funerale sia stato eseguito quando Samut era effettivamente Quarto Profeta; la morte improvvisa di Ramose avrebbe spinto i decoratori a dipingere le scene invece di scolpirle e, nella fretta generale, nessuno avrebbe aggiornato l’iscrizione né tanto meno lo stile. Proponiamo questa ricostruzione: 1. poco dopo il primo giubileo Amenhotep III concesse a Ramose una tomba (anno XXXI); 2. un paio di anni vennero spesi per realizzare la profonda corte e la sala ipostila (anno XXXIII); 3. poco prima dell’avanzamento di carriera di Samut vennero tracciati i contorni ad inchiostro nero delle pareti S e E; 4. i lavori iniziarono su due fronti a partire dalla porta di ingresso sulla parete E e vennero conclusi verso

46 Cfr. ALDRED C., op. cit., passim. 47 Ibidem, pp. 70-73.

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l’anno XXXVII48; 5. si prese a scolpire la parete S sul registro inferiore (ma con grossi ritardi a causa dei lavori nel settore ipogeo: lo sloping passage occupa metà della parete); 6. Amenhotep III morì (XXXVIII), interruzione dei lavori; 7. Amenhotep IV riconfermò Ramose (I); 8. il re gli concesse di continuare i lavori alla propria tomba (si comincia la parete W: Amenhotep IV e Maat; si continua sulla parete S: il registro superiore?) (II-III); 9. Amenhotep IV fonda i templi tebani di Ra-Horakhty e introduce un nuovo stile artistico: interruzione dei lavori; 10. circa un anno dopo, elaborato compiutamente lo stile, introdotta la figura del Disco raggiato e il doppio cartiglio divino, i lavori ripresero sulla parete W (si completò a colore la scena del funerale sulla parete S – data la sua importanza – ma anche per la fretta di iniziare i rilievi nel nuovo stile); 11. nel V anno Ramose morì e i lavori furono del tutto abbandonati.

Critiche possono essere avanzate riguardo all’identificazione e alla carriera di Sa[mut], il cui nome è ricavato dall’integrazione di una lacuna. Il nome è sicuramente teoforo, poiché si serve dell’anteposizione onorifica, e il nome del dio fu sicuramente inviso ai censuratori amarniani, in quanto la lacuna è intenzionale: quindi o Mut o Amon o Khonsu49.

Ecco una dimostrazione di come tutte e tre le integrazioni possono essere adatte:

48 I convitati a banchetto sono “i miei fratelli che sono nella necropoli”, quindi sono tutti già deceduti; Amenhotep figlio di Hapu era vivo almeno nell’anno XXXIV per il secondo giubileo di Amenhotep III: il rilievo non può essere stato iniziato prima dell’anno XXXV. Cfr. REDFORD D.,

The Identity of the High-priest of Amun at the Beginning of Akhenaten’s Reign, in JAOS 83

(1963), pp. 240-41.

49 Su otto apparizioni del nome Samut (esclusa quella nella TT 55): quattro volte è senza anticipazione onorifica, quattro volte con anticipazione; quattro volte Mut ha un flagello e quattro volte ne è sprovvista; parallelamente, quattro volte possiede il complememto fonetico “t”, quattro volte non lo possiede; sette volte il nome Amon nel titolo è sprovvisto di determinativo, una volta ne è provvisto; cfr. LEGRAIN G., Répertoire généalogique et onomastique du Musée du Caire, Société Anonyme des Arts Graphiques, Genève 1908, p. 157; BORCHARDT L., Catalogue Général

des Antiquités Égyptiennes du Musée du Caire, nos 1-1294. Statuen und statuetten von königen und

privatleuten in Museum von Kairo, Reichsdruckerei, Berlin 1934, vol. III, p. 161; vol. IV, p. 60;

(28)

Figura 6. Elaborazione grafica dell’iscrizione all’angolo in alto a sinistra della scena sulla parete S. Possibili integrazioni del nome del Quarto Profeta di Amon: A. Saamon; B. Samut; C. Sakhonsu.

In bianco le tracce di geroglifici rimaste al di fuori della lacuna

Riguardo alla carriera di Samut, ciò che in realtà noi sappiamo dalle etichette di giara di Malqata è che nell’anno XXXIV l’incarico di Grande Veggente, detenuto fino ad allora dal Secondo Profeta di Amon Anen, passò ad Amenemhat, Terzo Profeta di Amon. Aldred ritiene che, poiché la carica di Grande Veggente poteva essere ricoperta da uno qualsiasi dei quattro Profeti di Amon, non è necessario ritenere che Amenemhat fosse stato elevato di grado. Giacché invece Samut non reclama mai il titolo di Grande Veggente, è probabile che, scavalcando il collega, abbia ottenuto lui stesso il posto di Anen. Alcuni problemi: 1. Anen potrebbe aver ottenuto altre cariche, rinunciando a quella di Grande Veggente, ma non a quella di Secondo Profeta; 2. non è certo che la carica di Grande Veggente in questione fosse quella detenuta dal clero tebano e non quella del clero eliopolitano e che, quindi, Amenemhat Grande Veggente delle etichette di Malqata non sia lo stesso Amenemhat Terzo Profeta; 3. Wilkinson, a differenza di Champollion, lesse per due volte nella tomba (ora perduta) di Samut il titolo di Terzo Profeta di Amon: questo consentirebbe una più regolare successione di Amenemhat ad Anen e di Samut ad Amenemhat stesso. I quattro sacerdoti erano in carica almeno dall’anno XX, da molto tempo cioè: è possibile che la loro morte sia avvenuta in tempi brevi e che quindi Samut sia asceso alla carica di Secondo Profeta poco dopo nello stesso regno di Amenhotep III.

Per suffragare la tesi della coreggenza, F. Martin Valentin aggiunge che la morte di Amenhotep figlio di Hapu, rappresentato in questa tomba, costituisce un

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Amenhotep III50. Innanzitutto, bisognerebbe ridiscutere la figura di Amenhotep figlio di Hapu, che nella tomba di Ramose non ha: 1. alcun legame familiare dichiarato; 2. nessuna specificazione del patronimico; 3. nessuna indicazione del nome della consorte. L’unico elemento che favorisce l’identificazione, effettuata a suo tempo da Davies, è la carica di “Scriba delle reclute” propria del figlio di Hapu, che però nella tomba di Ramose è più precisamente “Sovrintendente alle reclute”, e non è possibile stabilire piena identità fra le due cariche51. In secondo luogo, anche se si trattasse qui della figura di Amenhotep figlio di Hapu, l’epiteto di “Giusto di voce” renderebbe ragione della sua morte. Se questo epiteto fosse mancato, saremmo di fronte ad Amenhotep di Hapu vivo, e quindi l’immagine risalirebbe a prima dell’anno XXXI, ma avendolo qui, dichiaratamente defunto, la stessa immagine può risalire a qualsiasi data dopo l’anno XXXI.

Un’ultima freccia nella faretra dei sostenitori della coreggenza è costituita dal fatto che Ramose sembra sparire dopo l’anno XXX di Amenhotep III. In particolar modo vengono citate le già nominate etichette di giara provenienti da Malqata. Bisogna chiedersi che valore ha una prova in negativo: non trovare un oggetto vuol dire che quell’oggetto non è mai stato creato? La massima cautela si impone, tanto più che non esistono etichette di giara attribuibili ad un Visir dopo l’anno XXX: vuol dire che il Visir (chiunque fosse) non inviò alcun dono al proprio re per il secondo ed il terzo giubileo? Le solenni celebrazioni avvennero a Tebe: possibile che il Governatore della Città le ignorasse quando vi partecipavano funzionari lontani come il Governatore di Tjebu o funzionari di basso rango come il Comandante della guarnigione Ineny (ỉmy-r ỉwcyt) o il

mandriano Menena?

§ 7. La datazione della tomba

Escludendo l’eventualità della coreggenza, alcuni elementi permettono di datare la decorazione della tomba di Ramose con una certa precisione.

50 Così secondo Martin Valentin; Hayes, invece, lo crede ancora in vita nell’anno XXXIV, quando offrì ad Amenhotep III per il suo secondo giubileo ben dieci giare di vino, grasso e carne; HAYES

W.C., Inscriptions, op. cit., p. 100.

51 “Amenhotpé A […] presents another problem. When we consider his final title ‘overseer of

recruits’, his facial appearance, the high rank the few surviving titles betray, and the prominence given to him, there is good ground for belief that we have here that romantic figure, Amenhotpé, son of Hapu, designated, even in Ptolemaic times, ‘scribe of recruits’”, DAVIES N. DE G., op. cit.,

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Innanzitutto, la citazione del nome di Amenhotep III nel testo a ridosso dell’ingresso, nell’ala meridionale della parete E, indica che l’inizio dei lavori, e quindi la concessione di una sepoltura, avvenne già sotto questo sovrano, probabilmente in occasione del primo giubileo. È un errore perciò datare la tomba al solo regno di Amenhotep IV (Baikie, Porter-Moss, Manniche).

Le due sezioni della parete occidentale non rappresentano soltanto l’evoluzione dello stile artistico, si direbbe qui estremamente brusca, ma testimoniano diversi passi della dottrina e della politica amarniana. Nella parete meridionale Amenhotep IV è accompagnato dalla dea Maat. Evidentemente il sovrano non era ancora sposato, perché il fatto che Ramose fosse sacerdote di Maat non è una ragione sufficiente perché la dea debba qui sostituire la Grande Sposa Reale. Nella scena di premiazione della tomba di Kheruef (ala meridionale del portico W) Amenhotep III è accompagnato da Hathor, ma dietro la dea vi è anche Tiy. Si propone questa ricostruzione: mentre Kheruef desiderava includere Tiy nel proprio programma iconografico, in quanto Intendente al servizio della Grande Sposa Reale, Ramose non ritenne necessario ritrarla qui col giovane re e, in mancanza di una moglie, scelse Maat, che ben si accordava con la propria carica sacerdotale e con la tendenza solare del nuovo sovrano.

In secondo luogo, la rappresentazione di Ra-Horakhty è semplicemente quella di un Disco dotato di ureo. Se però non è ancora stata introdotta l’iconografia del Disco raggiato, l’epiteto del dio ha già qui connotati innovativi (egli è “cnḫ Rc-Ḥr-Aḫ.ty ḥcỉ m Aḫt m rn=f m šw n.ty m ’Itn”). Incrociamo i tre dati

di cronologia relativa, secondo la tabella elaborata sulla base delle considerazioni del Capitolo 1 (§ 2) e tav. 1:

Comparsa del I nome didattico entro l’anno III

Comparsa della regina entro l’anno III

Comparsa del cartiglio divino entro la prima parte dell’anno IV

Censura ad Amon entro la seconda parte dell’anno V

Questa parte della parete deve essere stata decorata necessariamente nell’anno III, poiché la comparsa del I nome didattico fa da terminus post quem e la comparsa della regina da terminus ante quem.

Nella sezione settentrionale della parete, a ridosso della porta, si ha il sovrano e la regina nello stile amarniano; il nome del re è ancora Amenhotep e

Figura

Figura 1. Albero genealogico di Ramose secondo N. de G. Davies
Figura 2. Parete E, ala meridionale: il banchetto funebre di Ramose. In colore evidenziati i  partecipanti discussi nel testo
Figura 3. Rappresentazione schematica delle decorazioni della parete E
Figura 4. Rappresentazione schematica delle decorazioni della parete E
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