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INTRODUZIONE
Oggetto di questo elaborato è l’analisi della ceramica d’impasto grezzo rinvenuta in una zona specifica dei quartieri industriali di Populonia, ovvero il cortile all’aperto D, nell’Edificio A.
La prima parte (capitolo I), preliminare allo studio vero e proprio, comprende un inquadramento generale del sito e la storia degli scavi, dalle prime esplorazioni fino agli interventi più recenti del nuovo millennio: Nella parte centrale (capitolo II) è presentato il catalogo dei frammenti studiati, frutto di un lavoro di selezione del materiale e di successiva catalogazione dello stesso. Come è noto, la seriazione tipologica della ceramica comune reca con sé una serie di problematiche, dovute soprattutto al fatto che essa è una classe diacronica, caratterizzata da una certa fissità morfologica e stilistica: le variazioni tipologiche risultano più rallentate e discontinue e perciò difficili da monitorare, poiché la produzione è poco suscettibile alle mode ed agli influssi; inoltre la minore caratterizzazione a livello decorativo dei vasi non facilita certo l’individuazione di un
andamento evolutivo. Trattandosi di materiale esclusivamente
frammentario, l’individuazione di tipi e sottotipi si è basata esclusivamente
sull’osservazione delle caratteristiche morfologiche delle parti
diagnostiche. Necessariamente sono state escluse le pareti, non certo per una qualche forma di “discriminazione” estetica, ma perché essi sono frammenti “muti”: per completezza però esse sono state conteggiate, per poter avere almeno un’idea della quantità di ceramica grezza recuperata. Il successivo capitolo III è dedicato esclusivamente a quei frammenti studiati non solo per le loro caratteristiche morfologiche ma anche per le loro decorazioni.
Una breve appendice riporta il catalogo degli impasti, frutto delle sole osservazioni macroscopiche effettuate sui frammenti.
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Nelle conclusioni si è cercato infine di dare una certa organicità ai dati acquisiti, cercando, tramite essi, di ricostruire come fosse effettivamente utilizzato questo ambiente. A tal proposito così scrive Andrea Carandini: “Il manufatto per eccellenza ‹‹normale›› (l’oggetto di uso comune) ed il
manufatto per eccellenza ‹‹cerimoniale›› (il prodotto artistico) sono le facce opposte di una stessa medaglia, cariche ambedue di uno stesso seppur diverso valore di rappresentatività socio- economica”1 .