Le popolazioni nelle comunità
Relazioni tra gli organismi
Relazioni intraspecifiche
Relazioni tra sessi Colonialità
Gregarismo Territorialità
Competizione intraspecifica
Competizione (nicchie contigue) Predazione-erbivoria
Parassitismo
Parassitoidismo
Antibiosi-allelopatia Commensalismo
Inquilinismo
Simbiosi facoltativa Simbiosi obbligata
Relazioni interspecifiche
Analisi delle interazioni tra le specie
PREDAZIONE
Un predatore è un organismo che utilizza altri organismi vivi come fonte di energia e nel far questo rimuove individui dalla popolazione delle prede.
Predazione estesa all’erbivoria e ai parassitoidi (imenotteri)
La predazione rappresenta il fattore di controllo della popolazione predata e della struttura di comunità
Il prelievo nelle comunità in equilibrio si limita a percentuali comprese tra il 3 e il 10% nella popolazione predata
Es
• Lupo alce
• Lupo pecora Dall (stadi giovanili e finali)
• Leone gnu (8% della produzione netta)
Esperimento di rimozione di un predatore
Stella genere Pisaster – controllo su 16 spp Risultato rimozione x 6 anni
Comunità di 8 specie rappresentata (> gen Mytilus)
chitoni
patelle
bivalvi
I prati-pascoli “storici”rappresentano un esempio
evidente del Principio del raccolto
Il Principio del raccolto in azione
I conigli (Lepus cuniculus) nell’Inghilterra meridionale (Tansley, 1925) e l’invasione della Bromopsis erecta
Le falciature alte e la brucatura bassa dei prati lungo il Tamigi (Baker, 1937)
L’eliminazione dei predatori
DDT nelle piantagioni di palma (Wood, 1971) Afidi-bruchi defolianti-parassitoidi (20 spp)
La guild delle aquile della foresta amazzonica,
mantenendo bassa la popolazione delle
scimmie frugivore,
favorisce la diversità delle specie vegetali
NEGLI ECOSISTEMI IN EQUILIBRIO
La predazione limita le specie di maggior successo del livello trofico inferiore abbassando la loro capacità competitiva e favorendo
l’affermazione di altre specie
La predazione favorisce la diversità (Principio del raccolto)
NEGLI ECOSISTEMI PERTURBATI
La predazione può essere limitante a causa della semplificazione eccessiva della comunità o per la presenza di spp alloctone
EQUAZIONE LOGISTICA APPLICATA AL RAPPORTO TRA POPOLAZIONE PREDE / POPOLAZIONE PREDATORI
dN
1/dt=r
1N
1Accrescimento potenziale della popolazione di prede
dN1/dt=rN1-pN1N2
Le prede vengono eliminate con un tasso che dipende dalla frequenza degli incontri N1N2
e dall’efficienza della ricerca e dell’attacco che si suppone costante p.
L’accrescimento della popolazione di prede in presenza di un predatore sarà:
Il tasso di accrescimento del predatore sarà invece dato da:
dN2/dt=apN1N2-d2N2 a= tasso di trasformazione della preda in biomassa
p= efficienza di ricerca e attacco d2= tasso di mortalità del predatore
Le condizioni di equilibrio si ottengono ponendo le rispettive equazioni di accrescimento di preda e predatore uguali a zero
dN1/dt=0 r1N1 =pN1N2
dN2/dt=0 apN1N2 =d2N2 ossia:
N2 =r1/p che rappresenta il numero massimo di predatori che la popolazione di prede al tasso di crescita r1 è in grado di
sostenere e per il predatore:
N1 =d2/ap che rappresenta il numero minimo di prede
necessario al sostentamento della popolazione di predatori
dN1/dt=rN1-pN1N2
dN2/dt=apN1N2-d2N2
Preda-
Predatore+ Preda+
Predatore+
Preda-
Predatore- Preda+
Predatore-
d2/ap numero delle prede r 1/p numero dei predatori
dN2/dt=0
dN1/dt=0
Dinamica di popolazione di un sistema preda predatore
TEORIA DEL FORAGGIAMENTO OTTIMALE
Moduli di foraggiamento ottimali che danno origine al più alto tasso di assunzione di energia
(scelta dei tempi, dei luoghi, delle parti della preda)
Generalisti:
poco tempo dedicato alla ricerca – costituenti la dieta a bassa redditività
Specialisti:
molto tempo speso per la ricerca- costituenti ad elevata redditività
Scelta dei tempi dei luoghi e delle parti della preda
Predatori generalisti opportunisti
Principali cause di scomparsa dei predatori
Sottrazione di habitat
Effetti ecotossicologici degli inquinanti Overfishing
Caccia e persecuzione
Canis lupus italicus
Panthera tigris altaica
Pandion haliaetus
Circaetus gallicus,
Gypaetus barbatus
Orthetrum cancellatum
Hyla arborea
Androctonus crassicauda
Carabidae:
Cicindela (Lophyridia) littoralis (carabide corridore 8km/h insettivoro polifago)
Numero di specie di coleotteri carabidi presenti nei biomi italiani e (in grigio) frazione relativa alle specie endemiche rinvenibili (Brandmayr et al., 2003, modificato). Il numero di specie è calcolato in base al catalogo topografico di Magistretti (1965), integrato da Vigna Taglianti (1993).
predatori
• Mammiferi 119 (50)
• Uccelli 500 (200)
• Rettili 48 (48)
• Anfibi 39 (39)
• Carabidi oltre 2000
Predatori olfattivo-tattile Predatori visivi - cinetici Zoospermofagi
Spermofagi escusivi
Polifagi Oligofagi
Elicofagi Mirmicofagi
Larve di lepidottero Collemboli
Anellidi
Scarites laevigatus, scaritino alobionte tipico della battigia marina e più o meno legato a sabbie fini, dove preda soprattutto
crostacei. L’esemplare fotografato sta insidiando un Isopode del genere Tylos.
Siagona europaea
Sensilli
Chimici Tattili Cinetici
Igrorecezione
PREDAZIONE E ADATTAMENTO
Predatori e prede hanno evoluto adattamenti spesso molto complessi:
predazione più efficiente
riduzione della probabilità di cattura Macrorisposte :
Aumento della produzione di individui Investimenti in meccanismi di difesa
TEORIA DELLA DIFESA OTTIMALE
1. Gli organismi meno difesi hanno una fitness più alta in assenza di nemici
2. Nelle piante le difese chimiche sono assegnate nei tessuti in maniera proporzionale al rischio di
sfruttamento (foglie, frutti, semi)
Reazioni attive alla predazione
•Fuga
•Emissioni di suoni, feci, urine, secrezioni cutanee, aculei
•Allelopatia antibiosi
•Tanatosi (tetano muscolare con o senza reazioni accessorie)
•Colorazioni flash
CRIPTISMO
Presenza in una specie di particolari caratteristiche
morfologiche o comportamentali che rendono difficilmente individuabile da parte dei predatori
•Omocromia omomorfia
•Inganno dell’ombra
•Colorazioni disruptive
•Mascheramento
•Melanismo industriale
Un esemplare di Choeradolis perfettamente criptico
su foglie di cui imita anche le nervature !!
Il ragno-granchio Misumena vatia si
presenta giallo o bianco a seconda dei fiori sui quali sosta, rispettivamente
emettendo o riassorbendo una particolare secrezione giallastra.
Molte farfalle tropicali dei generi Kallima, Anaea e
Doleschallia, presentano le ali differentemente colorate sulla superficie dorsale e ventrale Molto caratteristici sono i
cosiddetti Insetti stecco
(Bacillus spp)., appartenenti all'ordine dei Fasmidi, che
possiedono una forma ed una colorazione sorprendentemente simili a quella di ramoscelli e possono presentare, anche
nell'ambito della stessa specie, variazioni cromatiche a seconda della pianta sulla quale vivono.
Macchie oculari sulla faccia inferiore delle ali della farfalla Caligo
prometheus
Macchie oculari nel saturnide
sudamericano Automeris memusae
Biston betularia
(forma chiara e scura)
APOSEMATISMO
Le prede potenziali che abbiano acquisito una qualche forma di difesa contro i predatori (es. incommestibilità, pericolosità)
traggono vantaggio dall’avvertirli di tali difese con segnali appropriati quali colorazioni vistose e contrastanti.
Grazie all’aposematismo le prede vengono riconosciute come
inappetibili o rischiose dai predatori che evitano di nutrirsene
Acanthurus sohal
MIMETISMO
IMITAZIONE A SCOPO PROTETTIVO O AGGRESSIVO DI UN ORGANISMO DA PARTE DI UN ALTRO
Il sistema mimetico comprende:
1. Un modello che funge da emettitore di segnali
2. Un mimo che trae vantaggio dall’imitazione del modello
Talora la somiglianza tra specie è di tipo funzionale e non mimetica (convergenza adattativa)
MIMETISMO
Mimetismo batesiano
Imitazione di un modello inappetibile da parte di mimi appetibili anche filogeneticamente lontani
Mimetismo mülleriano
Viene imitato il segnale aposematico insieme all’effetto difensivo ad esso associato
Mimetismo intraspecifico
Possibilità all’interno di una specie di possedere al tempo stesso modelli e mimi (incommestibilità variabile dipendente da tossine alimentari)
Mimetismo mertensiano
Complesso sistema evolutivo caratteristico dei serpenti corallo (Elapsidi e Colubridi)
1. Modello ancestrale di serpente corallo con morso doloroso ma non mortale 2. Evoluzione verso la predazione più efficiente
3. Evoluzione verso il modello batesiano
MIMETISMO MERTENSIANO
Nei serpenti corallo esiste un complesso mimetico batesiano-
mulleriano che comprende 75 specie appartenenti a due famiglie : i colubridi (scarsamente o per niente velenoso) e gli elapsidi (da
moderatamente velenosi a fortemente velenosi).
In questo complesso di specie probabilmente ha funzionato da
modello il gruppo degli elapsidi moderatamente velenosi nei quali il morso (per un predatore) è estremamente velenoso ma non mortale.
Da una parte la selezione ha favorito l’aumento della velenosità delle tossine dall’altra parte ha favorito lo sviluppo di mimi mulleriani e
batesiani
Il fenomeno peculiare dei serpenti corallo è detto MIMETISMO MERTENSIANO
COEVOLUZIONE
La coevoluzione è uno dei modi di evolvere della comunità (interazioni evolutive tra organismi in cui lo scambio di informazione genetica è minimo o inesistente
La coevoluzione si realizza tra due gruppi principali di organismi strettamente correlati ecologicamente
quali: piante-erbivori, organismi-simbionti, parassiti-
ospiti e comporta interazioni reciproche selettive
1. Nel corso dell’evoluzione piante e organismi animali possono produrre composti chimici non necessari per i normali percorsi metabolici e non tossici per l’organismo
2. Se queste sostanze casualmente risultano “repellenti” per i
consumatori o i predatori la mutazione può essere selezionata e diventare una caratteristica della specie
3. A loro volta i consumatori possono produrre mutazioni biochimiche per l’effetto tossico o repellente
Con il tempo il processo seleziona le due specie interagenti e le pone in una nuova zona adattativa che risulta isolata e protetta dalla competizione ordinaria aumentando la diversità complessiva della comunità
Es: Passiflora-bruco
Coevoluzione 1
Soluzione Passiflora tossine alcaloidi
Soluzione bruco enzimi detossificanti
Coevoluzione 2
Soluzione Passiflora ciglia uncinate (tricomi) Soluzione bruco secrezione setosa
Specializzazione nella difesa+ specializzazione nell’attacco
Interazione esclusiva che emargina i competitori
•La specializzazione è alla base della diversità
•La specializzazione porta ad una perdita della fitness ed all’occupazione di nicchie che le perturbazioni
ambientali possono rendere critiche
Il serpente giarrettiera (Thamnophis elegans) resiste alla
tretradotossine dell’anfibio
Taricha granulosa
La tetrodotossina (TTX) è una potente neurotossina, un veleno molto più potente del cianuro
Coevoluzione formiche/semi
Equilibrio nel Fynbos (Chaparral Sud Africano)
Mirmecoria dei semi forniti di ELAIOSOMI (strutture carnose eduli) Dopo la raccolta ed il consumo dei soli elaiosomi si hanno in
funzione delle spp due possibilità 1. Eiezione in cumuli esterni
(incubatoio naturale delle plantule) 2. Eliminazione in camere
sotterranee (fuoco dipendenti) L’invasione di una sp di formica argentina sta mettendo a rischio
L’esistenza della sp Mimetes cucullatus
Yucca shidigera vs Tegeticula Relazione obbligatoria (unico impollinatore)
La farfalla depone le uova nell’ovario del fiore di Yucca e le larve si
nutriranno dei semi
Se la farfalla depone un n di uova troppo alto il fiore abortisce
Acacia cornigera vs Pseudomyrmex sp
A. Cornigera priva di glicosidi cianogenici (allelopatici) ma con grandi spine cave e”corpi di cibo” proteico che danno cibo alle formiche
Pseudomyrmex pattuglia la pianta intera e lo spazio di suolo sotto la
chioma ed impedisce a
qualunque erbivoro di avvicinarsi
COEVOLUZIONE SPECIFICA
Risultato di affinamenti evolutivi che portano all’interdipendenza delle due specie coevolute
COEVOLUZIONE DIFFUSA
Interi gruppi di spp (guild coevolution) evolvono meccanismi comuni di sfruttamento (predazione, erbivoria, parassitismo, parassitoidismo) di alcune spp o addirittura di singole spp.
Possono così nascere caratteri definiti PREADATTAMENTI
COEVOLUZIONE “ESCAPE AND RADIATE”
Una volta “inventato” un sistema di difesa o di sfruttamento (preadattamento) la sp può trovare facilmente nicchie libere da sfruttare a seguito della dispersione
Le associazioni fra due popolazioni di specie che producono effetti positivi sono molto diffuse e
probabilmente importanti tanto quanto la competizione, il parassitismo ecc,
per determinare la natura delle comunità.le interazioni positive possono essere opportunamente classificate secondo la seguente successione evolutiva:
commensalismo;
protocooperazione,
mutualismo-simbiosi
COMMENSALISMO
Vantaggio univoco
sfuttamento di parte della nicchia
PROTOCOOPERAZIONE
Vantaggio reciproco senza dipendenza parte della nicchia in comune
MUTUALISMO e SIMBIOSI
Vantaggio e interdipendenza fusione funzionale di due specie associazione mutualistica specifica
Nicchia esclusiva di sfruttamento della risorsa Trofico – difensivo - dispersivo
Ambiente marino
Organismi unicellulari fotosintetici Zooclorelle (loroficee)
Zoocianelle (cianoficee)
Zooxantelle (protozoi, dinoflagellati)
In simbiosi con Protozoi
Cnidari,ctenofori Platelminti
molluschi Poriferi
Ambiente terreste batteri xilofagi
Funghi
Batteri azotofissatori Alghe verdi
In simbiosi con
Artropodi Vertebrati
Piante vascolari
Piante con noduli radicali Funghi
Predazione e parassitismo possono non rappresentare coazioni negative in maniera univoca
Anche la popolazione predata o parassitata riceve un vantaggio (compressione della nicchia realizzata)
PARASSITISMO
Associazione antagonistica specifica
Convergenza evolutiva di tutti i phyla parassiti:
•Sviluppo del digerente
•Aumento della fertilità
•Ermafroditismo
•Riduzione degli apparati (nervoso, muscolare, senso,locomotorio)
1. Generale equilibrio del sistema ospite-parassita
2. Tendenza ad esplosioni parassitiche in ecosistemi perturbati o per intrusioni accidentali
Le popolazioni nei gradienti
•Distribuzione delle popolazioni lungo un gradiente o asse ambientale
•Le popolazioni spesso sono ordinate in un continuum che presenta forma a campana
•Più ripido è il gradiente, maggiore è la velocità di transizione delle specie
Ecotono= distinzione tra due o più comunità diverse
Effetto margine= aumento della diversità nell’ambito dell’ecotono
ECOTONO
Area di confine o transizione tra due tipologie di ambienti Sono presenti dov’è attivo un gradiente ambientale che può operare per gradualità, salti o risposte multiple
Controllati da fattori esogeni ed endogeni presentano proprietà Emergenti, soprattutto l’elevata biodiversità
La complessità e la diversificazione favoriscono gli ecotoni che a loro volta contribuiscono al mantenimento della struttura e della complessità
In un ecotono è visibile il gradiente di concentrazione degli elementi
ma non è visibile il confine tra il sistema ed un altro e le definizioni sono arbitrarie
A B C D
Ambiente prediletto da animali, che possono aver bisogno di due habitat adiacenti, e quindi possono trovarsi solo nell’ecotono e non nelle comunità adiacenti.
EFFETTO MARGINE
Margine forestale: creato dall’uomo
piante coltivate in radura tagliate se nei sistemi forestali.
+ margini ⇒> diversità
+ margini ⇒habitat + piccoli ⇒< diversità
L’aumento della diversità dell’ecotono non è fenomeno universale.
Es.gli alberi al limite superiore del bosco
Le comunità nei gradienti
Le comunità non sono unità discrete, separate da transizioni brusche nella composizione di spp
Le spp tendono a distribuirsi su gradienti ecologici di condizioni indipendentemente dalle distribuzioni di altre spp
In natura la modalità più diffusa è la COMUNITA’ APERTA dove
esistono più FORZANTI ECOLOGICI che determinano poli di attrazione delle spp (umidità, nutrienti, microelementi) indicatrici o delle spp che determinano la STRUTTURA del sistema-
Le spp delle comunità si sostituiscono e si organizzano in funzione di parametri complessi.
La beta-diversità è la misura della dipendenza delle spp dai parametri ambientali e dalla distribuzione di altre spp
I parametri ambientali e la interdipendenza delle spp creano relazioni complesse che depongono a favore del modello di COMUNITA’ APERTA
Le comunità chiuse sono unità ecologiche naturali con confini distinti. I confini sono regioni di rapida sostituzione di spp lungo il gradiente
Nelle comunità aperte le spp sono distribuite casualmente l’una rispetto all’altra
ECOTONO 1° TIPO
La discontinuità tra associazioni di piante e animali si presenta a volte come un confine fisico netto (es: ambiente acquatico/terrestre, gradiente altitudinale ripido)
ECOTONO 2° TIPO
La discontinuità accompagna la variazione delle forme di
accrescimento che dominano l’habitat (es: transizione tra prateria e foresta, cambiamenti climatici graduali)
Esempio di un continuum di spp lungo un gradiente da secco a umido
GRADIENTE SPECIFICO
CRITICITA’ DEGLI AMBIENTI DI TRANSIZIONE
IL SISTEMA COSTIERO
LE ZONE UMIDE
LE FASCIE RIPARIALI
LE RADURE ED I PRATI NATURALI
•Apporto sedimentario fluviale
•Deposizione/rimozione idrodinamismo
•Strutture naturali di riserva (dune)
•Contrasto alla rimozione (praterie sommerse)
IL SISTEMA COSTIERO SABBIOSO
Forte dipendenza dalla circolazione delle acque superficiali
Eutrofizzazione – Salinizzazione – Inquinamento – Interramento Eliminazione fasce ripariali
Consolidamento spondale Filtro meccanico e biologico Habitat - rifugio
Ombreggiamento
Produzione di biomassa
Generale estinzione delle radure naturali Mancanza di sistemi forestali con il ciclo completo del legno
Il tempo
Osservazione sincrona ECOLOGIA 0-1000
Osservazione diacrona PALEOECOLOGIA 1000-100.000
PALEONTOLOGIA 100.000-1.000.000.000
SVILUPPO DELLE COMUNITA’
Successione ecologica
•Sviluppo di un ecosistema attraverso variazioni temporali della struttura in specie e dei processi a livello delle comunità
•Modificazione dell’ambiente fisico dovute alla comunità e di interazioni competitive a livello di popolazione
•L’idea della successione si applica in senso stretto a seguito di una perturbazione di origine naturale o antropica
•I cambiamenti della struttura e della composizione della comunità possono avvenire su scale temporali molto diverse (es successione di comunità di protisti ore-giorni; comunità planctonica giorni-settimane; foresta anni-
secoli)
Successione autogena= variazioni nella comunità determinate da co-azioni interne
Successione allogena = intervento di forze esterne
Successione primaria
Colonizzazione di un ambiente biologicamente vergine
Successione secondaria
Ricostruzione di un ecosistema precedentemente formato
Sere
Sequenze di comunità che si sostituiscono una dopo l’altra Stadi serali, stadi di sviluppo o stadi pionieri
Comunità di transizione
Climax
Sistema finale stabile, persistente in base all’intensità di fattori perturbanti ed alla capacità di resistenza/resilienza
Successione autotrofa Produzione>Respirazione Successione eterotrofa Produzione<Respirazione
MONOCLIMAX E POLICLIMAX
Stadi fissi e ricorrenti (cronosere) fino al raggiungimento di uno stadio finale stabile
Ordine preordinato (ontogenesi ecologica) (Clements, 1916)
Evoluzioni parallele con tempi e modi diversi di realizzare comunità Simili in condizioni prossime alla stabilità (disturbo intermedio)
La successione non può essere considerata un disegno preordinato nell’ambito di un super-organismo ma un processo che dipende in parte dal caso, in parte dalle influenze allogene, in parte dalla natura dei componenti abiotici
TEORIA DEL CLIMAX COME CONFIGURAZIONE
Esiste una configurazione (pattern) regionale di cmunità climax aperte la cui composizione in una qualsiasi località dipende dalle particolari condizioni ambientali in quel punto
LA SUCCESSIONE LINEARE
Durante la successione lineare il rapporto tra biomassa e produzione aumenta (B/P), il rapporto tra produzione e respirazione diminuisce (P/R) fin quando:
1. Per unità di energia viene mantenuto il valore massimo di biomassa e/o di informazione genetica
2. La produttività netta tende a zero
Taglio a raso 1 anno
Successione Secondaria Foresta di
Quercus - Carpinus
7 anni
15 anni
30 anni
95 anni
150 anni
Glovacinski 1975
Previsioni dell’andamento di una successione autogena
Energetica
1. Aumento della biomassa
2. Aumento della produzione primaria lorda 3. Diminuzione della produzione netta
4. Aumento della respirazione
5. Tendenza all’unità del rapporto P/R
Struttura delle specie e delle comunità
1. Variazione della composizione in specie(ricambio floristico e faunistico)
2. Aumento della diversità- ricchezza 3. Aumento della diversità-omogeneità 4. R-strategia sostituita dalla K-strategia 5. Cicli biologici più lunghi e complessi
6. Aumento della grandezza degli organismi e/o propaguli
7. Aumento delle interazioni complesse (es. mutualismo simbiontico)
Riciclizzazione dei nutrienti
1. Chiusura progressiva dei cicli degli elementi
2. Aumento del tempo di turnover degli elementi essenziali 3. Aumento dell’indice di ciclizzazione
4. Aumento ritenzione e conservazione dei nutrienti
IPOTESI DELLO SVILUPPO ECOSISTEMICO
• Modificazione dell’ambiente fisico operata dalla comunità Modello “facilitativo”
le specie degli stadi serali iniziali modificano le condizioni ambientali e preparano le nicchie per gli invasori successivi
• Interazioni come competizione (esclusione) e coesistenza (tolleranza) tra le popolazioni componenti
Modello da inibizione
in cui le prime specie resistono all’invasione e persistono finchè non vengono sostituite per competizione
La successione è guidata da tre modelli di coazione
La facilitazione
più cospicua negli stadi precoci della successione primaria L’inibizione
caratteristica più comune della successione secondaria e si può esprimere in termini di priorità (casualità) conferendo dominanza competitiva al primo arrivato
La tolleranza
Modello transitorio di coesistenza negli stadi precoci e giovanili, oppure persistente in quelli finali per equilibrio competitivo
Glacier Bay national park
SUCCESSIONE LINEARE – modello Glacier Bay (Alaska)
100 km di substrato vergine in 300 anni 1°stadio 0-30 anni
Cianobatteri, alghe, muschi, epatiche, salici nani e Dryas dummondii (N fiss)
2° stadio 30 – 50 anni
Dryas sp come specie dominante insieme a Ontano e Picea
Dopo l’arricchimento di N da parte di Dryas viene favorito l’Ontano che risulta migliore nella competizione
3° stadio oltre 50 anni
inizio della comunità di conifere a seguito del processo facilitativo sul suolo e della competizione per la luce
SUCCESSIONE CICLICA
Avviene in ambienti sottoposti a disturbo (es zona intertidale)
Schema successionale teorico:
Ipotesi:
A dipende da B B dipende da C C dipende da A
ACB-
ACB
A-C-B-
A+C+B+
AC-B-
A+CB AC+B
A-CB
SUCCESSIONE CICLICA
Coste rocciose Atlantico settentrionale
Patelle +++
Patelle ++ balani+
Balani ++ patelle +
Balani ++ patelle - Fucus +
Fucus ++ balani + Nucella + Patelle + Patelle ++ Balani –
Nucella – balani -
Successione ciclica del sistema
Tappeto del fouling
-patelle-balani-fucus-nucella
SUCCESSIONE XERARCA
Guidata dal “secco”
Sviluppo della comunità a partire da substrati aridi e secchi (es le dune)
Studi basati sulla storia successionale delle dune del Michigan
Stadi pionieri delle dune – pioppi/pini
Quercia nera
Faggio/acero
SUCCESSIONE IDRARCA
Guidata dall’”umido”
Sviluppo ecosistemico a partire da zone invase dall’acqua Evoluzione naturale di alcuni sistemi come ad esempio
•Lagune
•Stagni costieri
•Laghi e fiumi
•Stagni torbosi
Questa successione non sempre porta a comunità tipiche del climax climatico circostante essendo pesante il condizionamento della struttura del suolo (es drenaggio, pH ecc)
MODELLO SUCCESSIONALE DELLE TRE STRATEGIE
•STRATEGIE RUDERALI
•STRATEGIE COMPETITIVE
•STRATEGIE TOLLERANTI LO STRESS COMPETITIVO
A B C