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UdineEconomia Ź Maggio 2014
L’internazionalizzazione è un veicolo per nuovi posti di lavoro. Tra i settori in crescita spiccano quelli del
Made in Italy LAVORO
destine ha toccato il 23,5%, il 9,8% in quella 25-34 anni. Que- sti dati confermano come per i giovani il ridursi di occasioni occupazionali si traduca in una maggiore diffi coltà di ingresso e permanenza nel mercato del lavoro. Pur nel contesto della crisi, stanno emergendo segna-
li importanti per un nuovo oriz- zonte di crescita occupazionale che raccontano di nuove impre- se, nuovi settori e nuove pro- fessioni.
Le imprese che nel 2013 hanno creato nuova occupazio- ne ‒ spiega il direttore scientifi - co di Fondazione Nord Est, Ste- fano Micelli - sono in particolare quelle che operano con i mer- cati internazionali. L internazio- nalizzazione diventa, così, vei- colo per la creazione di nuovi posti di lavoro che saranno ri- volti a nuovi profi li professio- nali qualifi cati. Tra i settori in crescita spiccano quelli del Ma- de in Italy: la concia, l orefi ce- ria, la meccanica strumentale, il design. Un altro comparto in crescita è quello dell agroindu- stria, in cui il caso del vino rap- presenta l emblema della capa- cità di far crescere il valore dei prodotti realizzati creando così anche nuove opportunità di oc- cupazione qualifi cata . diaoccupazione. Per individuare
una strada praticabile, secondo la Fondazione è utile guardare alle politiche regionali adottate in Europa. Se la Catalogna, co- me il Nord Est italiano, continua a perdere occupati, altre come Baden Württemberg e Bayern reggono e, anzi, pur con un co- sto della manodopera alto au- mentano il numero di lavoratori.
Purtroppo, da alcuni anni il Nord Est non è più sinonimo di dinamiche in positivo. Anzi, uno sguardo ai dati di lungo perio- do riferiti al mercato del lavoro rivela che questo territorio sta vivendo la fase forse più critica del suo periodo recente: nella fa- scia detà 15-24 anni, ad esem- pio, la disoccupazione giovanile nel complesso delle regioni nor-
del lavoro
L’UNIVERSITÀ
L’apertura
del Career Center
La novità
A
pertura al mercato, regolamentazione e promozione, attuazio- ne e riforme del diritto dell U- nione, riduzione della spesa pubblica, promozione degli investimenti,riduzione del de- bito e buon funzionamento del mercato:sono state le propo- ste presentate dai futuri giuri- sti per la crescita dell Italia nel giorno della festa dell Unione Europea all Ateneo degli Stu- di di Udine. Un primo concre- to passo per trasferire ciò che hanno appreso durante il pe- riodo di studi, applicarlo alla realtà e proporre un nuovo di- segno di legge per il rilancio dell economia del Paese. Ma qual è la fotografi a del mer- cato del lavoro oggi in Italia?Quali gli sbocchi professionali per i giovani? Quali le misure che dovrebbero essere varate per incentivare l occupazione?
Per Martina Poles e Valentina Bertoli, studentessedell Ateneo friulano: In Italia c è scarso collegamento tra il mondo del lavoro e quello dell istruzione.
È necessario pertanto trovare dei metodi innovativi didatti- ci, puntare su periodi organici durante il periodo degli studi o post laurea in PA e imprese, con stage formativi . Proprio per favorire i giovani nell in-
gresso del mondo del lavoro, l Ateneo di Udine è in procin- to di far partire con un nuovo ambizioso progetto. Secondo Marco Sartor, delegato al Job Placement dell Università di Udine: «Apriremo un Career
Center che opererà interna- zionalmente per off rire ai no- stri ragazzi importanti oppor- tunità lavorative in prestigiosi contesti. Il progetto del tutto
innovativo per l Italia è soste- nuto dalla Fondazione CRUP e da importanti realtà industria- li». Per Marina Pittini del Grup- po Pittini: Stiamo aspettando i dettagli del Piano Garanzia Giovani da parte dell Assesso- re regionale al Lavoro. Riten- go che uno strumento molto valido per permettere ai gio- vani di formarsi in azienda si- ano le work experience, spero vengano riproposte. Il disegno di legge sull apprendistato ha migliorato la possibilità di ave- re in azienda personale a tem- po determinato, in un periodo dove è necessaria una certa fl essibilità». Secondo la Prof.
ssa Marina Brollo, direttrice del Dipartimento di Sc. Giuri- diche dell Università degli Stu- di di Udine: «Il mercato del la- voro italiano deve aff rontare la sfi da non solo della gran- de crisi e della globalizzazio- ne ma anche delle trasforma- zioni sull organizzazione del lavoro conseguenti alla rivo- luzione digitale. Proprio per questo è necessario non solo cambiare verso, come si pro- pone nel Jobs act, ma anche una strategia e una politica del lavoro diff erente che permet- ta di coltivare tradizione e in- novazione».
Giada Marangone
Il progetto unico in
Italia opererà
internazionalmente per offrire ai ragazzi importanti opportunità lavorative in prestigiosi contesti
L’INTERVISTA
“Ecco i settori che tireranno la ripresa”
Emmanuele Massagli, presidente di Adapt
C
reare lavoro? Non un obiettivo da poter concre- tizzare a tavolino, serve la ripresa. Ma, nell attesa, l Italia «è molto indietro» sul fronte del- la conoscenza dei settori che meglio si adatteranno al perio- do post-crisi. Lo aff erma, in un quadro di previsioni molto rea- listiche, un esperto in ricerca in diritto delle relazioni di lavoro, Emmanuele Massagli, presiden- te di Adapt, l associazione fon- data nel 2000 da Marco Biagi.Come e dove creare lavoro do- po la crisi?
I posti di lavoro non si creano a tavolino. Per la creazione ve- ra e propria non c è altra cura che la ripresa dell economia, che comporta nuove commesse per le imprese e quindi esigenza di personale. E perciò necessaria una rifl essione sui settori che presumibilmente tireranno la ripresa occupazionale. In que- sta attività, che si potrebbe de- fi nire di conoscenza e di preven- zione, l Italia è molto indietro.
Quali saranno questi settori?
Alcune ricerche individuano nei servizi alla persona, nel ma- nifatturiero complesso, dove è discriminante la qualità dell in- tervento umano, nell arredo casa di fascia alta, nell abbigliamen- to di lusso e nel settore alimen- tare i più vocati all espansione occupazionale.
Siamo al punto più basso sul fronte della disoccupazione o non abbiamo ancora visto il fondo?
Probabilmente non abbiamo an- cora visto il fondo. Bisogna au- gurarsi che il recentissimo de- creto Poletti, da qualche giorno trasformato in legge, abbia, co- me si augura il governo, positi- vi eff etti di breve periodo. Ma anche così fosse, non credo sa- rebbe comunque capace di con- trastare la minore occupazione che solitamente ogni momen- to di ripresa economica si por- ta dietro. Non dimentichiamo, infine, che il grande piano di Garanzia Giovani è una grande operazione di attivazione delle persone, che ha lo scopo di tor- nare a fare ricercare lavoro ai circa 2.600.000 Neet italiani (inattivi). Così fosse, la disoccu- pazione under 29 inevitabilmen- te crescerebbe, poiché statisti- camente si calcola proprio sul numero degli attivi.
Come si collocano su questo fronte l Italia e il Nordest?
La situazione del Nordest è certamente migliore di quel- la del Centro e Sud Italia, ma non è una novità. Certamente, laddove sono più concentrate le imprese, inevitabilmente so- no stati di più i posti di lavori persi. E accaduto cosi anche in Lombardia, Veneto e Friuli Ve- nezia Giulia.
Quali settori faticheranno di più nel nostro territorio?
I settori più a rischio sono quelli che solitamente si rivolgo- no solo al mercato interno o che competono anche internazional- mente con strategie di prezzo più che di qualità del prodotto.
Soff rono quindi i settori tradizio- nali dell industria manifatturiera (semilavorati, siderurgia, mecca- nica non elettronica), l industria del bianco, la piccola agricoltu- ra, l abbigliamento e il calzatu- riero di massa .
Che cosa insegna il caso Elec- trolux?
Che relazioni industriali coo- perative e non ideologiche so- no ancora capaci di trovare so- luzioni, per quanto temporanee.
In questo caso si sono riusciti a difendere i posti di lavoro e, vi- ste le dimensioni dell impresa, è certamente un bene. Ma ulti- mamente si tratta di un lieto fi - ne raro. Questo caso ci confer- ma che ciò che le istituzioni e i sindacati dovrebbero iniziare a difendere di più è la possibilità di un lavoro dignitoso prima an- cora che uno specifi co posto di lavoro. Casi come questi devo- no essere un occasione per cam- biare le politiche attive e passive del territorio e nazionali, altri- menti si rinviano i problemi so- lo di qualche anno.
Siamo in un epoca il cui l agri- coltura può tornare ad avere uno spazio privilegiato nell e- conomia?
I dati ci dicono che le profes- sioni agricole e in particolare la coltivazione diretta, la gestio- ne di piccole e medie imprese agricole quindi, sono tornati di grande interesse per la popo- lazione più giovane. Si tratta spesso di una scelta cosciente determinata da un progressivo ritorno ai valori della natura, della tradizione, dell artigianali- tà. E quindi un segnale positivo.
Certo, d altro canto questo rin- novato movimento deve essere orientato alle tecniche moder- ne, alle produzioni di qualità e di prezzo medio-alto, all export se possibile, altrimenti non resi- sterà all impatto con la concor- renza internazionale, tutt altro che debole.
Marco Ballico