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scadenza trimestrale in modo che i lettori lo considerino un appuntamento regolare. Questo brano può contenere parole.

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Academic year: 2022

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Questo brano può contenere 175 -225 parole.

Lo scopo di un notiziario è forni- re informazioni specializzate a un pubblico specifico. Questo tipo di pubblicazione consente infatti di pubblicizzare un pro- dotto o servizio, nonché fare conoscere la propria organizza- zione al pubblico.

Determinare innanzitutto il tipo di lettori, ad esempio dipendenti o persone interessate all'acqui- sto del prodotto o alla richiesta di un particolare servizio.

È possibile creare un elenco di indirizzi utilizzando moduli di risposta o iscrizione e biglietti da visita raccolti in occasione di fiere o altri eventi. Questo tipo di elenchi di indirizzi può essere acquistato presso aziende spe- cializzate.

In Publisher sono disponibili numerosi stili di notiziario adat- tabili alle più diverse esigenze.

Definire infine la quantità di tempo e denaro che si desidera investire nella realizzazione del notiziario. Questi fattori consen- tono di determinare la frequenza di pubblicazione e la lunghezza del notiziario. È consigliabile pubblicare il notiziario almeno a

scadenza trimestrale in modo che i lettori lo considerino un appuntamento regolare.

T i t o l o b r a n o p r i n c i p a l e

T i t o l o b r a n o s e c o n d a r i o

Questo brano può contenere 75- 125 parole.

Il titolo è un elemento importan- te del notiziario e deve essere valutato con attenzione.

Deve infatti rappresentare in modo conciso il contenuto del brano e attirare l'attenzione dei lettori. Creare il titolo prima di scrivere il testo. In questo modo sarà possibile avere un punto di riferimento durante la stesura del brano.

In definitiva, il titolo deve essere incisivo e breve.

Nome società

D a t a

S o m m a r i o :

B r a n o i n t e r n o 2

B r a n o i n t e r n o 2

B r a n o i n t e r n o 2

B r a n o i n t e r n o 3

B r a n o i n t e r n o 4

B r a n o i n t e r n o 5

B r a n o i n t e r n o 6

Didascalia dell'immagine o della fotografia

N o t i z i e d i r i l i e - v o :

Notizia 1

Notizia 2

Notizia 3

Notizia 4

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La necessità di una sana, trasparente e solida comunicazione è fondamentale per trasmettere un messaggio inequivocabile e rassicurante. Gli italiani, per cultura, credono a quello che sentono; se qualcu- no la spara grossa per apparire, e ci sono folli che suggeriscono idee di complotti- smo e dietrologia nelle scelte, le cose si amplificano e ci vogliono energie infati- cabili per demolire e recuperare il terreno contaminato da una

comunicazione falsa- ta. Questa prospettiva è vitale sia da punto di vista nazionale che internazionale.

Analizziamo le voci sull’origine del CO- VID-19. La Cina per

il momento pone in serie difficoltà un controllo internazionale atto a verificare l’origine e la diffusione del primo foco- laio al mondo, ufficialmente registrato a Wuhan. Vuole recuperare una immagine credibile a livello mondiale, lasciandosi alle spalle quella di Paese untore e lascia partire una campagna di (dis) informazione indicando che il virus possa essere originato da clusters europei. Sen- za dubbio ci vorranno anni, infatti (semmai le Amministrazioni permette- ranno l’accesso ai dati) per determinare l’origine e diffusione del virus. Però la geo-politica ha le sue ragioni e addossare

la colpa agli altri, è lo sport preferito da molti Paesi, che così non si assumono le proprie responsabilità.

La disinformazione e le fake news così im- perano!

Attualmente a livello comunitario, le mag- giori organizzazioni non governative ed elementi del Parlamento Europeo hanno intrapreso una serie di battaglie e questioni parlamentari sulle origini del virus e sulle eventuali azioni da intraprendere. Queste chiedono la chiusura dei cosiddetti wet-markets nei Paesi asiatici poiché indicati come possibile causa e centri di diffusione del COVID-19. Sicura- mente, questi mercati cinesi all’aper- to, dove per cultura vengono com- mercializzati alimenti in condizioni sanitarie precarie ed insufficienti, non sono gli unici al mondo e possono essere paragonati a situazioni presenti in tutto il sud-est asiatico ed in America centrale e del sud; ma quest’ultimi non sono sotto accusa…

L’Europa, in ogni caso, è protetta da un sistema di controllo all’importazione di animali vivi e di prodotti di origine anima- le. C’è qualcuno che conosce le regole d’importazione in Europa?

COVID-19: gli aspetti internazionali di una pandemia

di Nicoletta Murru e Andrea Dionisi*

i controlli CITES che impediscono alle frontiere l’ingresso di animali e prodotti di origine animale protetti

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Solo pochissimi animali vivi (cavalli e pesci ornamentali) e prodotti di origine animale (spesso con l’obbligo di tratta- mento termico) sono autorizzati ad entra- re nella UE. Non dimentichiamo che so- no quasi 300 i border controll posts alle frontiere della UE, debitamente deputati al controllo veterinario su animali vivi e prodotti di origine animale provenienti da Paesi extra-Europei. Un sistema d’eccel- lenza invidiato dal mondo intero.

Ma questo non basta a calmare la carica dei 101 personaggi in cerca di visibilità!

Non dimentichiamo inoltre i controlli CITES che impediscono alle frontiere l’ingresso di animali e prodotti di origine animale protetti (es. molte specie esoti- che: pipistrelli, pangolini, serpenti ed al- tri animali sospettati di essere origine del virus).

Il traffico illegale esiste comunque, ma i prodotti introdotti illegalmente sono so- prattutto quelli di alto valore economico (es. avorio, pelli di rettili, sostanze pre- sunte afrodisiache) ed esposti ad elevate sanzioni.

D’altro canto, pero, ogni Paese è sovrano per quello che accade nel suo territorio e nessuno può impedire ad un altro paese di chiudere mercati, fiere o simili situa- zioni come quelli imputati alla diffusione del virus!

Ciononostante, i rapporti tra la UE e i Paesi asiatici ‘presunti untori’ del virus

sono costanti ed indirizzati alla collabora- zione nel campo sanitario, volta a miglio- rare le condizioni igienico-sanitarie non ideali. Miglioramenti ce ne sono stati e ce ne saranno. In ogni caso questi Paesi stan- no investendo ingenti risorse economiche per risolvere la questione dei mercati (milioni di euro che equivalgono a monta- gne di soldi per quei paesi).

Dimenticavamo: avete mai visto circolare pangolini, pipistrelli o serpenti in Italia o in Europa provenienti dai mercati asiatici?

Avvisateci se ne vedete, potremmo anche noi riconsiderare le cose!!!!!

*Ex-dirigente veterinario del Ministero Salute - Rapporti Internazionali

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La pandemia ha costretto molti governi nell’ultimo anno ad affrontare, per la pri- ma volta nella storia, processi decisionali lineari, a tratti granitici, per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Tutto questo ha quindi cancellato i confini nazionali e obbligato scienza, società civile e mondo politico a lavorare insieme. In pratica mettendo in crisi il populismo e i movi- menti o le vittorie della ‘pancia’, linfa vitale di negazionisti e complottisti.

Negli ultimi anni le istituzioni democrati- che e i sistemi sani-

tari vivevano uno stato di salute piutto- sto fragile e la pan- demia li ha obbligati a una prova di rior- ganizzazione sinergi- ca molto forte. Si è finalmente capito che in ruoli chiave,

soprattutto di fronte alla diffusione delle malattie infettive su scala globale, devo- no esserci persone competenti in grado di prendere decisioni serie, rapide ed effica- ci. Ancora di più in questa campagna vaccinale.

A tal proposito, cosa c’è in uno dei vacci- ni che salverà il mondo? Niente di quello che da mesi professano i complottisti. Per cui nel vaccino Pfizer (e a breve in quello Moderna) niente 5G o microchip, ma più semplicemente saccarosio, cloruro di po- tassio e pochi altri eccipienti (molti dei quali servono ad agevolare l’ingresso dell’Rna nelle cellule ospiti). Ma soprat- tutto nel vaccino ci sono liposomi che contengono, e una volta entrati nell’orga- nismo liberano, l’Rna messaggero

(quindi nessun virus completo). A quel punto l'Rna messaggero genera la produ- zione di alcune proteine antigeniche (le proteine Spike presenti sulla superficie del virus). L’organismo riconosce come estra- nee queste proteine e innesca una risposta immunitaria nei loro confronti che esita nella produzione di anticorpi neutralizzan- ti. L’unico svantaggio dei vaccini a Rna è rappresentato dai costi e dalla loro fragilità (per questo vanno conservati a -80°C), mentre i vantaggi, come per i più noti e più diffusi vaccini a Dna, sono l’ingegnerizza- zione e proprio la mancanza di ef- fetti collaterali.

Una piccola quo- ta di no-vax ov- viamente resiste- rà ancora, anche di fronte alle evi- denze scientifiche, ma solo perché il tasso di mortalità del coronavirus non è quello di malattie infettive peggiori, come l’Ebola. In quel caso, statene certi, i no-vax sarebbero i primi a in- ginocchiarsi fuori a un pronto soccor- so per essere vaccinati.

Il trionfo dei vaccini a Rna nell’anno nero dei no-vax

di Sante Roperto

nel vaccino Pfizer (e a breve in quello Moderna) niente 5G o microchip, ma più semplicemente saccarosio, cloruro di potassio e pochi altri eccipienti

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Ovunque si parla canapa, ai più viene subito in mente la marijuana! Ovvero la Cannabis indica L., le cui foglie conten- gono alti tenori (1-3%) di delta-9- tetraidrocannabinolo (THC), molecola dai ben noti effetti psicoattivi con la qua- le la pianta si protegge da animali e inset- ti. Ma non esiste solo la Cannabis indica!

Dopo la classificazione di Linneo nel 1750, i botanici hanno individuato altre cultivar. Tra queste la sativa, spesso erro- neamente associata alla indica, dalla qua- le, oltre alla morfologia (più alta, rami allungati, foglie stret-

te), si differenzia per livelli di THC molto più bassi (0.2-0.3%).

La Cannabis sativa, tra le colture domesti- che più antiche, era ampiamente diffusa in Italia per i suoi usi polivalenti: tessuti resistenti, cordame,

carta, olio per l’illuminazione. Tra i van- taggi agronomici, l’attitudine di crescere su suoli difficili da coltivare e la capacità di migliorare le condizioni del terreno.

Nel secolo scorso la coltivazione della canapa è drasticamente diminuita: dal 1940 al 1970 la produzione è passata da 109.200 a 1.080 tonnellate! Perché? Tra i principali motivi l’erronea affinità con la Cannabis indica che dal 1930 non si può coltivare in Europa e Nord America per dei danni fisici, mentali e sociali che cau- sa. Fortunatamente, negli ultimi anni, sono state chiarite le differenze tra le due cultivar e l’interesse verso la Cannabis sativa è enormemente cresciuto (95% in più di superfice coltivata negli ultimi 10 anni!). I vantaggi della sua coltivazione e lavorazione sono diventati così evidenti che in Italia se ne incentiva la coltivazio-

ne (Legge n° 242 del 2 dicembre 2016). In particolar modo, ha trovato ampio spazio la produzione alimentare per ottenere fari- na e olio considerati fonti di acidi grassi ω3 e ω6, amminoacidi essenziali, fibre ali- mentari e composti bioattivi.

Oggi la Cannabis sativa (contenuto massi- mo di THC: 0.2%) è inserita anche nel Ca- talogo Comunitario delle materie prime per mangimi destinati agli animali nelle sue diverse forme: panello, olio, farina, fibra, pianta intera (Reg UE 1017/2017).

Iniziano così a com- parire progetti di ri- cerca e pubblicazioni scientifiche mi- rate a valutare la possibilità di impiego della canapa, e dei suoi coprodotti, nelle diete per animali da com- pagnia e da reddito. Infatti, il rappor- to EFSA del 2015 (European Food Safety Authority) riporta come im- probabile un problema per la salute dell’uomo dovuto all’esposizione a THC attraverso il consumo di latte e prodotti lattiero-caseari, derivanti da animali alimentati con mangimi contenenti canapa.

La Cannabis sativa deve pertanto essere considerata una valida risorsa per il nostro Paese, ma solo una corretta informazione sulle sue peculiarità potrà consentirne la giusta valorizzazione.

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Canapa ad uso zootecnico: perché l’erba agli animali fa bene!

di Alessandro Vastolo e Serena Calabrò

La Cannabis sativa, tra le colture domestiche più antiche, era ampiamente diffusa in Italia per i suoi usi polivalenti

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“...aprì una porta, entrammo in una gran- de stanza nitida, lucida, dal pavimento di linoleum azzurro. Lungo le pareti erano allineate l'una a fianco dell'altra, come i letti di una clinica per bambini, strane culle in forma di violoncello: in ognuna di quelle culle era disteso sul dorso un cane dal ventre aperto, o dal cranio spac- cato, o dal petto spalancato…”

“Ancora oggi la vivisezione è praticata in tutto il mondo, perfino nell'Unione Euro- pea, quindi anche in

Italia. Non solo i ma- cachi di Torino, ma tanti altri animali so- no costretti a soffe- renze taciute in nome della ricerca scientifi- ca”.

L’incipit è grande letteratura! “La pelle”

di Curzio Malaparte,

un libro di inaudita bellezza, romanzo neorealista, da riportare alla scrittura cor- rosiva cara a Céline. Il successivo capo- verso è tratto da un post su Facebook di una fantomatica associazione animalista (LEIDAA) ed è paradigmatico di ciò che oggi definiamo fake news, ovvero notizie false diffuse con il deliberato intento di creare scandalo attraverso i mezzi di in- formazione. Parlare ancora di vivisezione nel 2021 è come parlare di rapine in ban- ca in un corso di microeconomia.

Non sono animalista, ma amo e frequento gli animali: non è la stessa cosa!

Ritengo importante chiarire in maniera definitiva lo stato dell’arte sull’utilizzo degli animali a fini scientifici in Italia (e di conseguenza nell’EU). Tale utilizzo è

disciplinato dal D.Lgs.vo 26/14 (attuativo della direttiva CE 63/2010, entrata in vigo- re il 9 novembre 2010 ed applicata nell’UE dal 1 gennaio 2013). Il decreto, probabil- mente il più restrittivo al mondo, sostituen- do la precedente normativa, ha introdotto un articolato sistema di controllo per chi intende porre in essere attività di speri- mentazione animale nel rispetto di requisi- ti, limiti e condizioni stabiliti in ciascuna fase di utilizzazione degli stessi. Il princi-

pio ispiratore, come enunciato dall’art.1, riguarda la protezione degli animali, l’indi- rizzo verso le procedure di so- stituzione e ridu- zione, la tutela del loro benesse- re, la limitazione di dolore, soffe- renza, stress e danni derivanti dagli esperimenti. Nel decreto si definisco- no misure destinate a proteggere gli animali utilizzati per fini scientifici, soprattutto nel settore della ricerca di base o applicata, ed in particolare per la produzione di medicinali.

Definisce, inoltre, misure di protezione per gli animali utilizzati a fini educativi. Il de- creto si applica a tutti gli animali vertebrati vivi non umani, nonché ad alcuni inverte- brati che provano l’esperienza del dolore (seppie, calamari e polpi). L’uso di primati non umani per la sperimentazione è sog- getto a restrizioni e il ricorso a scimmie antropomorfe (scimpanzé, bonobo, gorilla e oranghi) è vietato.

Non si uccidono così anche i ...topi!

di Paolo De Girolamo

risulta evidente che oggi, oltre che per motivi etici, pensare ancora alla vivisezione sia una evidente ‘bufala scientifica’.

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Gli allevatori, i fornitori e gli utilizzatori, e i rispettivi stabilimenti, devono essere autorizzati dall’autorità competente (Ministero della Salute) e registrati pres- so la stessa. Gli stabilimenti autorizzati devono disporre di impianti ed attrezza- ture adeguati alle specie ospitate e devo- no tenere dei registri contenenti una serie di informazioni (es. provenienza ed uti- lizzo degli animali). Inoltre, negli stabili- menti autorizzati all’utilizzo di tali spe- cie, ciascun cane, gatto o primate non umano deve avere un fascicolo personale contenente informazioni utili sulla situa- zione riproduttiva, veterinaria e sociale dell’animale in questione e sui progetti nei quali è utilizzato. L’autorità compe- tente procede all’ispezione periodica di tutti gli allevatori, fornitori e utilizzatori, compresi i loro stabilimenti, al fine di verificare la conformità ai requisiti della suddetta direttiva. Ciò detto, risulta evi- dente che oggi, oltre che per motivi etici, pensare ancora alla vivisezione sia una evidente ‘bufala scientifica’.

Non può mancare un veloce riferimento al COVID ed alle ricerche precliniche sugli animali che hanno portato alla pos- sibilità in fase III di sperimentare i vacci- ni direttamente sull’uomo.

Per semplicità riporto quanto scritto dalla Pfizer (https://www.pfizer.com/news/

press-release/press-release-detail/pfizer- and-biontech-announce-data-preclinical-

studies-mrna):

“Immunization of non-human primates (Rhesus macaques) with BNT162b2, a nu- cleoside-modified messenger RNA (modRNA) candidate that expresses the SARS-CoV-2 spike glycoprotein, resulted in strong anti-viral effects against an infec- tious SARS-CoV-2 challenge”.

“BNT162b2 immunization prevented lung infection in 100% of the SARS-CoV-2 challenged Rhesus macaques, with no viral RNA detected in the lower respiratory tract of immunized and challenged ani- mals. The BNT162b2 vaccination also cleared the nose of detectable viral RNA in 100% of the SARS-CoV-2 challenged Rhesus macaques within 3 days after the infection”.

“The BNT162b2 vaccine candidate in- duced SARS-CoV-2 neutralizing antibod- ies in Rhesus macaques, pseudovirus neu- tralizing antibodies in mice, and strong, antigen-specific CD4+ and CD8+ T cells in mice and macaques”.

C’è da aggiungere altro?

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