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Troglodita Tribe GLI ANIMALI NEI LIBRI PER BAMBINI. noterelle ad uso dell attivismo

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Troglodita Tribe

GLI ANIMALI NEI LIBRI PER BAMBINI

noterelle ad uso dell’attivismo

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IL FASCINO DEI LIBRI PER BAMBINI

Facciamo libelli creativi da anni e, da anni, siamo attivisti per la Liberazione Animale.

E’ del tutto normale, quindi, tutte le volte che entriamo in una libreria, avvicinarci al reparto dei libri per bambini. Ne veniamo irresistibilmente attratti dopo pochi minuti visto che, già dalle copertine colorate e spesso in grande formato, immancabilmente spuntano gli animali.

Gli animali, nei libri per bambini, sono una presenza costante e importante e quindi, nel prendere tra le mani questi volumi sempre più curati, creativi e originali, cerchiamo subito di comprendere se la loro rappresentazione si sia, in qualche modo evoluta.

Li guardiamo con occhi diversi questi libri e, quasi sempre, arriviamo a smascherare evidenti tracce di specismo che si concretizzano, nonostante le sfavillanti novità, attraverso le solite vecchie dinamiche.

L’idea di pubblicare queste note, quindi, nasce proprio dal voler condividere il difficile rapporto che abbiamo con i libri per bambini, da questa attrazione verso un tipo di editoria sempre in crescita, sempre in fermento, sempre in continua innovazione e, contemporaneamente, dalla cocente delusione per le storie, le immagini, i simboli che incontriamo, ancora inossidabilmente connessi allo sfruttamento animale, al loro svilimento a merce, come a quella costante umanizzazione che li nega e li cancella sin dalle prime pagine di vita di chi comincia leggere.

Il nostro approccio, quindi, non è tanto quello degli esperti che esaminano l’evolversi della letteratura infantile, ma più verosimilmente, quello degli attivisti che osservano il fenomeno dal

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punto di vista della Liberazione.

C’è poi un dato particolarmente significativo che permette, senza tante spiegazioni, di farsi un’idea concreta sull’importanza della letteratura per l’infanzia: su 100 libri acquistati nel nostro paese ben 22 sono volumi con testi e immagini studiate per i bambini e i giovanissimi. Nel corso degli ultimi anni l’incremento del settore è il più elevato in assoluto.

E così, mentre l’impegno e l’attenzione di chi si occupa della questione animale sono monopolizzati dai libri di ricette vegan che invadono gli scaffali delle librerie, le bambine e i bambini continuano a crescere con le avventure di animali che incarnano le solite simbologie gerarchiche, che li banalizzano, li cancellano, li trasformano.

Sarà estremamente facile, quindi, dopo aver preparato il terreno in questo modo, proseguire l’opera con le ben note pubblicità di mucche felici e maialini sorridenti. Sarà estremamente facile proporle e propinarle senza destare quello stupore e quel raccapriccio che sarebbe normale provare di fronte ad un tale spettacolo.

Questa continuità tra la rappresentazione animale nei libri per l’infanzia e la pubblicità non deve stupire più di tanto, basti pensare che, nei primi, troviamo papere che preparano la torta con le uova, o topi che tengono cani al guinzaglio e, subito, possiamo renderci conto dello straordinario impatto emotivo che possono avere nelle menti di individui che ancora si stanno formando..

Ma per farsi un’idea un po’ più precisa sulla portata del fenomeno forniamo giusto qualche dato.

Il personaggio più apprezzato nella letteratura per bambini è certamente Geronimo Stilton, un topo fotoreporter che ha venduto,

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solo in Italia, circa 30 milioni di copie, segue la famosissima Peppa Pig, una maialina nata sulla tv inglese e ripresa dall’editoria italiana che, con le sue avventure, ha superato gli 8 milioni di copie. In ultimo citiamo la Pimpa, una cagnolina a pois con 3,3 milioni di copie vendute.

Un topo, una cagnolina e una maialina sono, incontrastati, ai vertici della rappresentazione animale nei libri per l’infanzia. Animali che hanno subito drasticamente quello che potremmo definire uno

“human washing” che ha cancellando del tutto le loro fondamentali caratteristiche.

Questi personaggi, ovviamente, non stanno creando orizzonti fantastici e straordinari, non stanno amplificando le innumerevoli opportunità della fantasia che induce a future e complesse interpretazioni del mondo, ma più semplicemente, stanno cancellando la naturale attrazione che i giovanissimi lettori hanno nei confronti degli animali. La stanno cancellando nel modo più bieco e ingiusto perché, al loro posto, inseriscono degli esseri umani travestiti da animali.

COSA E’ SUCCESSO NEL FRATTEMPO?

Se oggi pensiamo allo sfruttamento animale, se pensiamo al fatto che gli animali vengano usati, rinchiusi, uccisi per i nostri bisogni come per il nostro divertimento, possiamo infastidirci, possiamo lottare per portare alla luce questa eclatante ingiustizia nella speranza di dare vita ad un movimento di Liberazione, possiamo vagheggiare un lontano futuro in cui queste ingiustizie saranno superate, ma una cosa è certa, tutte le volte che ci pensiamo, tutte le

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volte che il mondo animale ci appare ben posizionato sul classico e millenario gradino più in basso, siamo perfettamente consapevoli che tutto questo, nelle nostre società, è normale, scontato, ovvio.

Siamo talmente abituati a questo scenario gerarchico e gerarchizzante, ne siamo talmente sommersi da avere l’impressione che sia sempre stato così e che, verosimilmente, al di là di ogni utopica speranza, sarà sempre così.

Eppure c’è stato un tempo, proprio durante la nostra stessa vita, in cui tutto questo non era affatto normale e scontato.

C’è stato un tempo in cui gli animali li guardavamo affascinati, in cui ne eravamo profondamente attratti, in cui riuscivamo a percepire con facilità estrema il loro potente richiamo, la loro leggera vicinanza, il loro essere i nostri simili. Si trattava di una familiarità e una confidenza che non avevamo alcun bisogno di analizzare e cercare di comprendere o di giustificare perché era parte di noi.

Dall’infanzia ad oggi, questo sentire spontaneo, nella gran maggioranza dei casi è andato sbiadendo, evaporando insieme alla necessità di crescere e di adattarci al mondo.

Ma che cosa è successo nel frattempo?

I metodi che la nostra società utilizza per cancellare, occultare e negare la nostra stessa animalità (che è poi il motivo basilare di questa irresistibile attrazione: noi siamo animali e siamo semplicemente e intensamente attratti dai nostri simili) sono molteplici, ma principalmente devono cominciare ad essere efficaci il più presto possibile.

Il fatto che i bambini e le bambine non possano fare a meno degli animali è risaputo e riconosciuto, è un fatto con il quale qualsiasi adulto deve fare i conti.

Durante l’infanzia, infatti, finché questa profonda intimità è ancora

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aperta e irresistibile, in un modo o nell’altro, gli animali sono e continuano ad essere protagonisti, una presenza costante che non può in alcun modo essere messa in discussione.

Li troviamo nei vestitini, nei tovagliolini, nella stragrande maggioranza degli oggetti che circondano i bambini, li ritroviamo nei cartoni animati, nei regali, nei giochi, nei quadretti, sulle stoviglie, sugli spazzolini. Ma li troviamo immancabilmente sui libri, sui primi libri che i piccoli prendono tra le mani, i primi veri abbecedari della vita, i primi strumenti che spiegano e raccontano il mondo, ma anche i mondi fantastici.

I libri dei bambini sono grandi e fatti per lo più di immagini, sono robusti e colorati, sono oggetti le cui pagine diventano porte che si aprono in una continua esperienza fantastica.

I primi libri, in effetti, sono soprattutto i primi viaggi in braccio alla mamma, sono anche i primi passi al di fuori della realtà ordinaria, quelli che formeranno le nostre fantasie, il nostro immaginario, il modo con cui percepiremo il mondo, il modo in cui costruiremo le nostre speranze, i nostri desideri e tutti quei parametri che formeranno ciò che potremmo definire “la grammatica” della nostra esistenza.

Ma gli animali che troviamo in questi libri non sono mai dei veri animali, non sono mai quegli esseri che ci attraevano irresistibilmente. Sono animali che portano vestiti, occhiali, cappelli, sono animali che guidano automobili, animali che rappresentano doti, vizi, caratteristiche tipicamente umane. Oppure sono gli animali della fattoria, felici di essere sfruttati e ridotti a merce.

Degli animali veri, in tutti questi libri, resta solo un vago ricordo che, con un astuto ribaltamento, verrà lentamente e inesorabilmente trasformato, umanizzato e allontanato dal nostro mondo.

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Ripercorrere quindi la presenza degli animali nel mondo dei libri per l’infanzia diviene importante e basilare se desideriamo capire che cosa è successo, nel frattempo, al nostro immaginario legato al mondo animale, se desideriamo capire come si sia costruita dentro di noi quella “normalità” che, da esseri meravigliosamente simili, li ha inquadrati e disposti inesorabilmente su un gradino molto più basso, proprio su quel gradino dove si mettono le merci, gli oggetti, gli individui sacrificabili, utilizzabili per un presunto bene più grande.

O ancora, e più semplicemente, dove si mettono gli oggetti da coccolare, spupazzare, acquistare, collezionare, ingabbiare e abbandonare quando hanno esaurito la loro funzione consolatoria.

Ma anche quegli individui che, inquadrati come “piccoli umani”, utilizziamo per colmare le nostre carenze di affetto, il nostro desiderio di eroismo, la nostra vena salvifica, la nostra furia sanitaria.

Sono tantissime le “variazioni sul tema” e questo fatto mostra con estrema chiarezza che nel nostro immaginario gli animali assumo simboli e significati molto variabili, ma, quasi mai, sono semplicemente animali, ovvero individui terrestri con i quali condividiamo questo pianeta.

Ma ripercorre la presenza animale nel mondo dei libri dell’infanzia è anche un modo per mostrare queste complesse e devastanti realtà, per indagare sulle felici eccezioni del passato e sui cambiamenti in atto nel presente.

Perché è davvero basilare, urgente e indispensabile lavorare con impegno ad un diverso modo di rappresentarli, e proporlo soprattutto a chi ancora non è stato condizionato e manipolato dai precetti specisti che ordinano e dispongono le esistenze di tutti e tutte.

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UNA LETTERATURA GIOVANE

Quando si pensa alle storie di animali del passato, è facile che venga in mente Esopo.

Esopo è stato uno scrittore greco antico vissuto tra il 600 e il 500 A.C.

Le sue storie hanno avuto una grandissima influenza sulla cultura occidentale ed è considerato l’iniziatore della favola in forma scritta.

Le sue sono opere brevi il cui soggetto è un animale che viene

“personificato”, utilizzato cioè per rappresentare vizi e virtù umani. Il lupo, l’agnello, la volpe, la civetta, la tartaruga, la cicala, la formica vengono tutti ridotti ad espedienti letterari, sono tutti concepiti per servire e piegarsi al vero e più importante personaggio umano.

Gli animali di Esopo, quindi, non esistono come soggetti, ma sono ridotti a maschere, ad abiti. L’accenno ci serve proprio per comprendere meglio quanto, sin dall’inizio del concetto stesso di favola, si sia radicata l’usurpazione dei corpi animali, la loro reificazione, il loro sfruttamento.

Le favole di Esopo, infatti, saranno poi riprese nel primo secolo dopo Cristo dal poeta latino Fedro che ne determinerà la grande popolarità per tutto il Medioevo e anche durante il Rinascimento.

Nel 1600, all’alba della nascita del libro come oggetto popolare, anche il poeta francese Jean de La Fontaine rinnoverà e riprenderà Esopo portandolo nuovamente al successo.

In ogni caso occorre sottolineare che i libri destinati ai più piccoli sono un fenomeno relativamente recente perché l’infanzia stessa, fino a tre secoli or sono, non veniva neppure presa in considerazione, non aveva alcuna riconoscibilità sociale. I bambini e le bambine erano semplicemente adulti in miniatura.

Come ovvia conseguenza non era certo possibile immaginare un

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genere letterario studiato apposta per loro.

In effetti, i primi libri per bambini sono semplicemente libri scritti per gli adulti e accorciati e adattati per l’infanzia.

E’ solo nel 1600 che il libro, con l’invenzione della stampa, comincia a diffondersi a livello popolare. Sono i cosiddetti chap-man a portarli nelle case della gente cercando di venderli porta a porta.

Si tratta di libricini di 16 o 32 pagine non rilegati (appunto chiamati chap-book) che riportano testi della tradizione orale, rimaneggiamenti dei romanzi medievali, ma anche ninne nanne e filastrocche.

In questa fase, quindi, i libri per bambini e quelli per adulti non hanno una chiara linea di demarcazione. I grandi successi destinati agli adulti come Robinson Crusoe di Daniel Defoe o i Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift, vengono accorciati e adattati in modo da appassionare i più piccoli.

Occorre considerare che in questo periodo storico la lettura conserva ancora i tratti della tradizione orale e avviene molto spesso ad alta voce nelle case come nelle osterie. Quindi è naturale che i bambini ascoltino e si entusiasmino per le storie lette dagli adulti.

Per avere una produzione regolare e chiaramente destinata ai bambini occorrerà aspettare la seconda metà del 1700. In questa fase la letteratura per l'infanzia assume chiari intenti moralisitici e pedagocici. I libri non sono pensati per divertire o far scoprire nuovi mondi, ma esclusivamente per educare, per preparare i piccoli agli ideali e ai doveri che dovranno rispettare per diventare adulti.

Le stesse filastrocche assolvono a questo compito, perché la parola si stacca finalmente dal puro suono delle ninne nanne per diventare significato. In questa fase, soprattutto in Inghilterra, vengono stampati e illustrati libretti a basso costo con carta pregiata che

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contengono storie brevi e filastrocche. Nascono anche i sillabari con copertina in cartoncino e i colori sono ancora realizzati manualmente.

Nel 1800 parte la produzione dei capolavori di oggi. Le fiabe dei Grimm e la storia popolare tedesca (Hansel e Grethel, Cappuccetto Rosso, Biancaneve e i sette nani). Ed è qui che troviamo tutti i vari luoghi comuni che caratterizzano gli animali a partire, appunto, dal memorabile lupo cattivo.

Nel 1851, dal lupo cattivo, si passa alla ben più temibile e violenta balena di Herman Melville: Moby Dick, un animale che viene trasformato in un vero e proprio simbolo demoniaco e distruttivo.

Moby Dick è invincibile e imprendibile a tal punto che, sebbene arpionata, porterà negli abissi la nave che la stava cacciando con tutto il suo equipaggio. Ben lungi dall’evocare un’improbabile riscossa animale contro l’ingiustizia, La grande bestia diviene terrificante e malvagia, un espediente letterario su cui scaricare l’angoscia della modernità alle porte.

La nascita dell’infanzia vista come specifico e particolare stadio della vita, e non più esclusivamente come una miniaturizzazione dell’adulto, nasce probabilmente con Rousseau e con la riflessione del rapporto umano/natura.

Questo fatto riveste una particolare importanza e si proietta sui primi libri per bambini dell’epoca vittoriana. Nasce, in questo modo, un progetto didattico su basi ecologiche, un vero e proprio messaggio ambientalista per bambini che verrà ripreso verso la fine dell’800 tra Inghilterra e Stati Uniti.

La diffusione di questi libri è ispirata proprio dalle prime associazioni che si occupano della salvaguardia dei parchi naturali e degli animali selvatici. Gli autori sono fortemente influenzati da questa nuova

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sensibilità che si ritrova, ad esempio, nel “Libro della Jungla” di Kipling.

In questo nuovo contesto, pur trovando animali a tratti ancora umanizzati, animali selvatici che ballano con gonnellini di liane, è importante notare la nascita di nuovi modelli: le ambientazioni legate alla natura incontaminata e alle foreste selvagge, veri e proprio paradisi su cui fantasticare e non necessariamente da conquistare e domare. Anche il salvataggio del cucciolo d’uomo da parte di animali selvatici, all’epoca, un forte dibattito sulla civilizzazione.

In America si sviluppa anche la letteratura d’avventura, mentre in Francia “Ventimila Leghe sotto i Mari” darà il via al filone fantascientifico.

In Italia, con Pinocchio di Collodi, pubblicato a puntate nel 1883 sul Giornale per Bambini, gli intenti pedagogici restano fondamentali e anche la trasformazione del bambino in asino, il grillo parlante e altri animali ci mostrano il loro classico utilizzo come ricettacolo di simbologie umane.

Nei primi del 1900 la letteratura per l’infanzia incomincia ad esprimersi mostrando il suo carattere ludico. Negli anni ‘30 nascono i grandi fumetti. Il francese Tin tin, Topolino e Paperino. Animali radicalmente umanizzati che contengono, sin dall’inizio, gli aspetti più demenziali tipici delle moderne pubblicità: papere che cucinano torte con uova di gallina o topi che portano al guinzaglio cani.

LA FATTORIA FELICE

Una delle caratteristiche basilari dei libri per bambini che trattano in modo specifico gli animali si basa sul vecchio mito della fattoria

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felice. In questi libri troviamo contadini sorridenti e simpatiche donne con grandi fazzoletti in testa che trascorrono la loro vita insieme agli animali. Le equazioni sono fornite sin dall’inizio: mucca

= latte, gallina = uova, maialini = prosciutto...

Questi libri sono dei veri e propri abbecedari che formano un immaginario dove l’animale in questione non è nient’altro che il fornitore di un prodotto, oppure un’entità predestinata a diventare inevitabilmente un prodotto.

Evitando accuratamente di mostrare e spiegare ciò che avviene davvero agli animali della fattoria, tralasciando che al suo interno non esistono animali anziani perché vengono macellati prima di poterlo diventare, sfuggendo alle dovute spiegazioni in merito alla reale indole dei suoi internati, alle loro naturali necessità e caratteristiche etologiche, si costruisce, nel corso degli anni, la folle idea che mucche, galline, conigli, pecore, cavalli, maiali…siano nati per servire noi umani, che non lo facciano perché rinchiusi e costretti, ma proprio perché questo è il loro compito, il motivo essenziale per cui sono venuti al mondo.

Proprio mentre è ancora attiva quella feconda attrazione nei confronti degli animali continuamente richiesta attraverso la loro rappresentazione, attrazione che renderebbe inaccettabile e incomprensibile la violenza del loro sfruttamento, si comincia a fornire, proprio attraverso i libri, una versione dei fatti completamente diversa, una sorta di manipolazione indispensabile per accettare il cinismo della realtà che attende dietro l’angolo.

Pare esagerato affermare che anche le persone adulte abbiano conservato questa distorsione, ma la diffusione così capillare del mito legato alla fattoria felice è proprio la dimostrazione chiara e inequivocabile di come i libri destinati ai bambini abbiano un effetto

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dirompente.

In effetti, anche divenuti adulti, non sarà facile smantellare un mito appreso sin dall’infanzia, non sarà facile disfarsi di un tale condizionamento continuamente rinforzato da spot pubblicitari sui prodotti della fattoria. In pratica la seconda puntata di quegli stessi libri.

PUPAZZI UMANOIDI E ANIMALI PARLANTI

Quando gli animali diventano personaggi di racconti e romanzi, molto difficilmente vengono considerati dei veri animali. E’ come se subissero una radicale trasformazione che li rimodella e li ricostruisce sulla base dei luoghi comuni necessari ad accettare la superiorità umana, a porre l’attenzione sul fatto che sono solo le nostre caratteristiche a costituire qualcosa di eroico, intelligente, piacevole, appagante.

In questo caso, contrariamente al mito della fattoria felice, gli animali non vengono utilizzati neppure per costruire la parodia di loro stessi.

Vengono semplicemente svuotati della loro essenza diventando scatole all’interno delle quali è possibile inserire ciò che più si preferisce.

Per i bambini molti piccoli diventano una sorta di giocattolo da coccolare, vestire, accudire e spesso, anche sulle pagine dei libri, assumono fattezze umanoidi.

Con il crescere dei bambini gli animali si adattano e possono essere rimodellati in diversi modi. Possono diventare degli umani dalle fattezze animali. Topi, cani, maiali, cavalli che camminano in posizione eretta, parlano, fumano, guidano l’automobile, lavano i piatti.

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Quando gli animali restano animali a tutti gli effetti, invece, devono immancabilmente ricalcare i luoghi comuni sui quali viene costruito un immaginario funzionale al loro essere inferiori, gregari, oppure ottimi servitori delle cause umane, oppure, quando è necessario, cattivi e mostruosi.

In ogni caso vengono utilizzati sempre e solo per far risaltare la presenza umana. Diventano il ricettacolo di numerose simbologie dove l’umano resta sempre il soggetto. L’atto di picchiare e maltrattare un cane, ad esempio, non viene mai inquadrato dalla parte del cane, per rappresentare il cane e ciò che capita durante la sua vita, ma esclusivamente per raccontare la cattiveria umana.

L’essenza dell’animale, quindi, viene semplicemente usata come espediente funzionale ad una narrazione che nulla o poco ha a che fare con loro. Difficilmente viene raccontata la loro socialità, il loro modo di comunicare e interagire con noi.

Nella letteratura per l’infanzia, però, ci sono anche animali eroici, che potrebbero essere considerati soggetti a tutto tondo, personaggi positivi che potrebbero mostrare il mondo animale nel suo aspetto reale.

In realtà questi animali, più sviluppano la loro figura eroica e più si umanizzano dimostrando come, per essere valorosi e coraggiosi sia indispensabile avvicinarsi sempre di più a caratteristiche e comportamenti tipicamente umani. L’eroismo, l’abnegazione, la fedeltà all’umano, la capacità di sacrificarsi per i suoi interessi diventano gli elementi fondanti che permettono al personaggio animale di elevarsi.

“Gli manca solo la parola”, infatti, è la tipica sentenza che inquadra un animale quasi perfetto proprio perché si avvicina sempre di più all’umano.

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Molto spesso, poi, nei libri per l’infanzia, questa parola, agli animali, viene data. Racconti e romanzi con animali che parlano sono numerosi e permettono di rinforzare l’idea che l’unico linguaggio possibile sia il nostro. Tutto il resto, tutto il mondo comunicativo animale che determinerebbe narrazioni completamente differenti, viene dimenticato o lasciato in margine.

L’ammissione sottesa è sempre la stessa: noi possiamo raccontare gli animali solo quando parlano il nostro linguaggio, diventano interessanti ai fini narrativi quando si comportano esattamente come farebbero i nostri eroi umani perché, in caso contrario, non esistono, sono parte di una dimensione talmente in basso da non poter neppure essere presa in considerazione.

DUE FELICI ECCEZIONI

In questo desolante panorama in cui la rappresentazione degli animali è falsata, annullata e ridotta a mero strumento, esistono però delle felici eccezioni, anche nel passato dei classici della letteratura per ragazzi.

Una di queste è certamente Buck, il cane inventato da Jack London nel suo celebre romanzo “Il richiamo della Foresta”.

Buck, un incrocio tra un Collie e un San Bernardo, pur essendo un eroe positivo, si discosta platealmente dai canoni del classico cane che si sacrifica per gli interessi umani. In realtà, proprio questi interessi, saranno gli ostacoli più difficili che dovrà superare per conquistare la libertà. Buck nasce negli agi, come un placido e bonario cagnolone di casa, ma non viene mai umanizzato e, nel suo lungo e difficile percorso, diventerà un cane che ringhia, morde, all’occorrenza uccide e, soprattutto, un cane che, rientrato nel mondo selvatico riesce a recuperare le sue vere caratteristiche

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etologiche, unendosi ad un branco, abbandonando anche gli affetti umani che lo tenevano legato alla civiltà.

Un cane vero insomma!

Altra intrigante eccezione la troviamo proprio nel mondo delle favole con “I musicanti di Brema” dei fratelli Grimm. Contrariamente alla tradizione classica di questo genere letterario, infatti, un cane, un gatto, un asino e un gallo, animali che vivevano in diverse fattorie e dovevano essere abbattuti perché vecchi e quindi ormai inutili per le esigenze umane, si uniscono per avere la loro rivincita. Vogliono andare a Brema a suonare, a fare dei concerti. Vogliono una musica differente da quella a cui sono stati abituati e costretti per tutta la loro vita trascorsa all’insegna dello sfruttamento e della sofferenza.

Qui la simbologia utilizzata cambia radicalmente, gli animali uniranno le loro forze e intelligenze e, senza alcun aiuto umano, riusciranno a superare i tanti ostacoli per sfuggire al loro destino già scritto.

SOLO UNA MONETINA

Basta poco, basta un attimo, basta una monetina e il bimbo può salire in groppa al cavallino che comincia a muoversi ritmicamente mentre una musica suadente culla l’atmosfera idilliaca.

E tutti questi cavallini sono posizionati ovunque: nei centri commerciali, fuori dai supermercati, nei luna park, nelle piazze e nei parcheggi. Stanno lì, fermi, disponibili, quieti.

Attendono solo la monetina e poi sarà possibile cavalcarli.

Sono lì apposta, sono stati inventati proprio per questo motivo.

E' così che, nella mente del bambino, si forma l'immagine del cavallo, l'archetipo del cavallo come animale-strumento che deve essere

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cavalcato, perché quello è il senso a lui assegnato, il suo compito e la sua aspirazione.

Quando il bambino avrà la possibilità di vedere un vero cavallo, l’associazione sarà immediata, irresistibile, potente, talmente potente da rendere estremamente complesso riuscire a spiegare tutta la catena di tremende, violente e traumatizzanti ingiustizie insite in quel gesto esplicito di sopraffazione.

Ma questi cavallini, cagnolini, coniglietti, maialini, asinelli sono anche e soprattutto sui libri per bambini. E tutti questi simboli finiscono per neutralizzare con facilità anche i più intensi sforzi di sensibilizzazione e di attivismo che si incontreranno nel corso della vita adulta.

Il fatto è che non ce ne preoccupiamo abbastanza.

Soprattutto chi scrive e inventa storie dovrebbe sempre porre attenzione alle identità animali, a come le usa, a come sta, spesso, abdicando tristemente agli stereotipi che ha subito sin dalle prime righe lette durante l’infanzia. Chi scrive ha una responsabilità enorme, anche se, spesso, si pubblicano storie senza por pensiero alcuno su come, effettivamente, si stia partecipando attivamente ad un condizionamento globale che crea gerarchie, che costruisce le categorie dell’inferiore e del superiore, proprio quelle categorie che rinforzeranno il concetto di dominio, l’accettazione inevitabile dell’ingiustizia.

Ma anche chi acquista, regala, usa questi libri dovrebbe porre particolare attenzione.

Il fatto di leggere un libro ai bambini, giustamente inquadrato in un contesto giocoso, viene vissuto quasi sempre con estrema superficialità, senza porre la minima analisi critica nei confronti della storia che si sta leggendo.

I libri per bambini non sono tutti uguali.

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Oggi più che mai, di fronte ad un’offerta sempre più ricca, variegata e originale occorre scegliere e diffondere le storie che raccontano gli animali in modo nuovo e onesto.

In fondo, l’attivismo per la Liberazione Animale dovrebbe preoccuparsi proprio di questo, dovrebbe operare attivamente e assiduamente affinché quegli scenari di sfruttamento, di annullamento e di banalizzazione proposti alle giovanissime generazioni vengano finalmente considerati obsoleti.

Perché se si lamenta sempre di più una forte difficoltà nella sensibilizzazione e nel boicottaggio delle dominanti normalità orrende in cui anneghiamo, questo non è certo dovuto ad una mancanza di empatia o da una presunta inferiorità etica e morale del nostro prossimo, ma più verosimilmente, ad un continuo e inarrestabile perpetuarsi delle narrazioni che raccontano, mitizzano, cantano e diffondono senza tregua e sin dall'infanzia quelle stesse orrende normalità.

In altre parole: non basta dichiarare a gran voce che lo scenario è ingiusto per rifiutarlo davvero, occorre disegnarne, incoraggiarne e diffonderne uno nuovo, perché solo così quello vecchio potrà essere finalmente e definitivamente smascherato e abbandonato.

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