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RASSEGNA TECNICA

La ''Rassegna tecnica, vuole essere una libera tribuna di idee e, se del caso, saranno graditi chiarimenti in contradittorio; pertanto le opinioni ed i giudizi espressi negli articoli e nelle rubri- che fisse non impegnano in alcun modo la Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino

DA PAGINA 73 A PAGINA 173 SONO RACCOLTE NOTIZIE SULL'ATTIVITÀ DI INGEGNERI E ARCHITETTI DEL SEI E SETTECENTO IN PIEMONTE

Specializzazioni e vita nel Sei e Settecento

professionale Piemonte

ID

CARLO BRAYDA, LAURA COLI e DARIO SESIA dopo un'indagine sulla formazione culturale univer- sitaria e la vita professionale presentano un Catalogo di 731 Ingegneri ed Architetti operosi in Piemonte nel Sei e Settecento elencandone cronologicamente le opere d'architettura civile ecclesiastica e militare, la partecipazione a piani urbanistici e l'attività come Trattatisti, Archeologi e Topografi. Il Catalogo, illu- strato da ritratti inediti, è seguito da una Bibliografia annotata ed illustrata dei manoscritti e delle opere tecniche pubblicate a Torino e in altre città nei secoli XVII e XVIII e da un Indice delle località e degli

Edifici monumentali costruiti nello stesso periodo.

SPECIALIZZAZIONI CIVILI E MILITARI

Per tutto il Seicento e buona parte del Settecento non si fece in Piemonte una netta distinzione fra Ingegneri e Architetti; negli atti ufficiali dello Stato sono tal- volta trascritti in uno stesso do- cumento due titoli diversi per la stessa persona, attribuzione indif- {erenziata che si accentua special- mente nei documenti di vita pro- fessionale (perizie, relazioni, let- tere di incarico, pagamenti) con una confusione analoga a quella ancor oggi abituale nel campo delle costruzioni civili.

Poco prima però della metà del Settecento si assiste ad una chia- rificazione dovuta al graduale av- vento di specializzazioni profes- sionali conseguente alla Riforma degli studi universitari ed alla creazione delle Scuole militari Sabaude.

Ai fini di una migliore cono- scenza dell'evoluzione degli studi tecnici in Piemonte esponiamo i dati che abbiamo raccolto nel cor- so delle ricerche effettuate per la

formazione del Catalogo degli ar- tefici dell'architettura barocca piemontese, durante le quali va- gliando i titoli attribuiti a circa 730 fra architetti e ingegneri ci- vili e militari abbiamo constatato che la loro formazione culturale dapprima molto varia ( autodi- datti, praticanti di studi profes- sionali, studenti di Accademie ar- tistiche, dilettanti di architettura che in precedenza erano stati, o continuavano ad essere, sacerdoti, uomini d'armi, avvocati, notai, pittori, agrimensori) fu poi gra- dualmente avviata verso il 1730 ad un indirizzo scientifico univer- sitario.

La prima fase dell'evoluzione degli studi tecnici ebbe inizio con la pubblicazione delle Costituzio- ni Vittorine (20 agosto 1729) e col Regolamento per la Regia Uni- versità· di Torino {2 ottobre 1729) che stabilirono l'obbligo per gli Architetti di sostenere, anche sen- za aver seguito un regolare corso di studi nè fatto un determinato periodo di pratica, un esame di approvazione dato da uno dei Professori di Matematica dell'D-

niversità; una speciale agevolazio- ne fu allora concessa (ma più tardi abolita) agli abitanti di de- terminate regioni che potevano essere esaminati da due esperti nei capoluoghi di Chambéry, Niz- za, Casale Monferrato, Varallo, Alessandria, Valenza, Mortara ed Acqui.

Gli esami di questa prima fase durata un trentennio (1730-1759) sono registrati in due documenti inediti dell'Università torinese:

- il Registro degli esami di Architetti, Misuratori e Mastri de' Conti dal 30 dicembre 1729 al 23 agosto 17 37;

- il Registro degli Architetti, Mastri de' Conti e Misuratori dopo li 29 agosto 1737, che è la data della « Nuova Regia Patente di Regolamento per tutti gli Esa- mi della Regia Università degli Studi e di quelli altresì da seguire nelle Provincie )) ;

dai quali abbiamo desunto la se- guente tabella dei titoli Universi- tari registrati nell'ordine in cui

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compaiono per la prima volta sia isolati che conglobati ad altri:

ARCHITETTO CIVILE 27 GE AIO 1730 (Carlo Antonio CASTELLI!

INGEGNERE O SIA ARCHITETTO CIVILE 14 APRILE 1730 (Giuseppe CASTELLI) ARCHITETTO O SIA I GEG ERE 'CIVILE 18 APRILE 1730 (G. B. MORONDI) I GEGNERE E ARCHITETTO 4 DICEMBRE 1730 (Carlo Maria CASTELLI) ARCHITETTO CIVILE E MILITARE E I GEGNERE 29 GEN AIO 1733 (F. A.

GARELLA)

ARCHITETTO MILITARE 30 MARZO 1733 (G. A. BELLI) INGEGNERE 30 MARZO 1733 (P. F. DE GIOAN I)

ARCHITETTO PUBBLICO 19 LUGLIO 1735 (E. A. DE GIOANNI)

ARCHITETTO CIVILE E ARCHITETTO IDRAULICO 31 LUGLIO 1743 (G. T.

MO TE che risulta approvato civile ma respinto come idraulico) ARCHITETTO IDRAULICO 12 APRILE 1747 (G. T. MO TE)

balla Tab ella si rileva dappri- ma un'esplicita e forse acciden- tale parità di titoli di ingegnere ed architetto non più ripetuta nei Registri ma anzi nettamente diffe- renziata; si vede inoltre che l 'U- niversità approvava anche archi- tetti militari (ma non ingegneri militari per i quali erano state isti- tuite apposite cuole), che la spe- cializzazione idraulica è l'ultima a comparire; il titolo di

« archi-

tetto pubblico » che nella Tabel- la compare una sola volta è, nei Registri, rarissimo.

I Registri dell'ultimo quaran- tennio del Settecento (forse smar- riti o distrutti per eventi bellici) ci avrebbero permesso di conosce-

Fig. l - Esperienze idrauliche.

re la seconda fase dell'evoluzione de. gli studi tecnici in Piemonte avvenuta dopo la pubblicazione del -

Manifesto-dèl-Magistratodel- la Riforma riguardante gli studi, esami, ed esercizi rispettivamente degli Agrimensori, Misuratori, Architetti civili e idraulici in data del 9 marzo 1762 per cui gli ar-

chitetti dovettero seguire regolari corsi di Architettura e Matema- tica prima di essere ammessi a sostenere esclusivamente presso l'Università di Torino un duplice esame finale scritto e verbale.

Un'eccezione fu fatta due anni dopo per ragioni pratiche riguar- danti la Sardegna: presso l'Uni- versità di

Cagliari fu infatti co-

(clal Michelotti)

stituita nel 1764 la Sezione delle Geometrie ed Arti ricostituita poi nel 1777 col Manifesto che stabilì la Classe di Matematica e le Re- gole per gli esami degli Architetti civili, Mi uratori e Agrimensori.

Per le vicende degli studi tecnici in Sardegna rinviamo a quanto è

stato scritto da Cavallari-Murat

che ne ha trattato nella biografia del Viana, architetto sabaudo in Sardegna.

Delle prove finali d'esame presso l'Univer ità di Torino cono ciamo i temi dei progetti che abbiamo dedotto da un inedito manoscritto del Vernazza conservato presso l'Accademia delle Scienze di To- rino (Mss. 1017) intitolato << Ca- talogo degli Architetti approvati in Torino dai 15 luglio 1732 ai 28 gennaio 1809, di mano del Ba- rone Giuseppe Vernazza>>.

l

temi elencati riguardano ar- gomenti svariati quali:

- per gli Architetti Civili

parrocchia di villaggio con casa per il parroco, chiese, tem- pli, conventi, arco trionfale, fon- tane, porta di città, palazzo reale, ospedale, palazzo di giustizia, carceri, granaio pubblico, teatro, ponte, pianta di città commer- ciante ...

-

per gli Architetti Militari

città fortificata su un fiume, su un'isola, cittadella, magazzino di armi ...

-

per gli Architetti idraulici

canali di nav,igazione, d'irriga- zione, acquedotti, a ciugamento di paludi, ripari alle corrosioni di un fiume, macchine per elevazio- ne d'acqua a ruote o a mezzo del fuoco.

Circa gli esami verbali

rife~ia­

mo dalle Patenti pubblicate dal Grossi nella << Pratica dell'E ti- matore >> (1790) che il Misuratore doveva e sere

« riconosciuto abile

e capace a saper misurare terreni, fieni, fabbriche civili e rustiche >>

mentre l'Architetto civile dove a

<< far constare di avere seriamente atteso nella Regia Università ai cor i di tudio di Geometria pe- culativa, e pratica, e di meccanica e, durante l'e ame avanti la clas-

e dei Signori Matematici dare per mezzo del propostogli di egno

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distinte prove di abilità e attezza e

perizia nelle regole dell'Archi-

tettura civile e sue dipendenze >>.

Ricordiamo i nomi di alcuni in-

segnanti univer itari: per 22 anni, dal 1730 al 1752, fu Professore di Matematiche il P. Giulio Accetta degli Eremitani di Sant'Agostino che compare come esaminatore nei citati Registri; nel 1754 la Matematica era insegnata da F. D.

Michelotti e la Geometria dal Re- velli; il Michelotti diede notevole impulso allo tudio dell'Idraulica fa

cendo co truire nel 1763 per le

esperienze il Castello Idraulico alla cascina Parella.

Per quanto riguarda gli Stu-

d

enti risulta dai Registri che gli

es

aminandi erano annualmente pochi imi, da uno a sette all'an- no, con un'eccezione di 16 archi- tetti approvati nel 1733 allorchè in un sol giorno furono << paten- tati per architetti 10 giovani per

grazia del Magistrato stante il

aggio da loro dato di apere dis-

segnare qualunque fabbrica si ci-

ile che militare nell' Academia di Matematica avutasi avanti il Ma-

gistrato

uddetto li 28 giugno 1733

))

.

Complessivamente gli Architetti

ed Ingegneri approvati dall'Uni- ver ità di Torino nel Settecento

furono 358 per tutte le specializ-

zazioni con una media di circa 5

all'anno. Dalla consultazione

delle Guide di Torino e degli Al- manacchi Reali non sono emerse ulteriori indicazioni di pecializ- zazione e pertanto si deve rite- nere

unico il titolo di << Ingegnere

Meccanico >> trovato una sola vol- ta

n

ella R. Patente 11 dicembre 1787

relativa a G. P. Mattey In-

gegnere

nelle Fabbriche di S.A.,

e pure

unico quello di

cc

Architet-

to meccanico )) attribuito a G. P.

Marazio vivente ad Ivrea nel 1796.

Per gli Architetti Accademici (Juvarra, Sacchetti, Vittone e pochi altri piemonte i che studia- rono a

Roma) la formazione cul-

turale ebbe indirizzo essenzial- mente artistico; l'argomento fu ampiamente

trattato dall'Olivero

nei «Brevi cenni sui rapporti tra la Reale A

ccademia di San Luca

in Roma

e l'arte

in

Piemonte>>

accademia alla quale era stata ag- gregata

fin dal 1675 la Congrega-

zione od Università dei Pittori, Scultori ed Architetti istituita in T orino dalla Reggente Cristina di Francia.

Circa le pecializzazioni milita- ri os erviamo che l'usuale gene- rica dizione << ingegnere milita-

Fig. 2 - Castello idraulico alla cascina Parella.

re >> assun e nello Stato Sabaudo un carattere ufficiale nel primo decennio del '700; infatti per tut- to il Seicento gli ingegneri che i pezionavano le fortificazioni alle dipeu.denze del Primo Ingegnere non avevano gradi nè disciplina militari. ei documenti ufficiali compaiono svariate qualifiche:

<< ... nostro Architetto e Ingegne- re il Capitano Ascanio Vittozzi >>

<< ... conte Carlo Castellamonte, Primo Ingegnere, Sopraintenden- te alle Fortezze >> << ... Conte Amedeo Castellamonte... Inge- gnere ... Con igliere di Stato e So- vrintendente generale delle Fab- briche e Fortificazioni >> << Mauri- zio Antonio Valperga nostro con- igliere e primo ingegnere >> << Ba- rone Andrea Valperga ingegnere ordinario di S.A.R. >> <<Avvocato Antonio Bertola, ingegnere >>.

Il Bertola da cui dipesero gli ingegneri addetti alle fortificazio- ni nell'A edio di Torino nel 1706, ebbe oltanto nel 1708 la nomina a Primo Architetto civile e Militare (Patente 22 settembre 1708) e olamente nel 1711 gli In- gegneri, me si alle dipendenze della Azienda di Artiglieria Fab- briche e Fortificazioni, vennero chiamati

« Ingegneri Militari >>.

el 1726, passati a far parte del- l' Artiglieria, ebbero gradi e disci- plina militari finché nel 1752, se- para ti dali' Artiglieria, formarono il Corpo degli Ingegneri di S. M.

denominato poi dal 1755

Corpo Reale degli Ingegneri.

(dal Michelotti)

Una specializzazione particola- re fu quella degli INGEGNERI To- POGRAFI IStituita nel 1738; in precedenza

il

rilievo del territo- rio e la delimitazione dei confini di Stato erano stati affidati ad in- gegneri specializzati come il Boet- to, il Borgonio, F. Gallo ed altri minori finchè, con l'accresciuta importanza dello Stato, Carlo Emanuele III istituì il Corpo de- gli Ingegneri Topografi sotto la guida del Primo Ingegnere Ber- tola. Composto dapprima da 4 in- gegneri (G. G. Cantù, F. D. Mi- chelotti, C. A. Rana, Sottis) e poi da 7 il Corpo comprendeva anche degli a istenti e dei disegnatori;

l'Archivio delle carte topogra-

Fig. 3 - Torino: costruzione della • città nuo-

va •· (Museo civico)

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Fig. 4 - Canocchiale, disegno di Agliaudo di Tavigliano. (Bibl. Naz. Torino)

fiche e dei rami aveva come Di- rettore un Ingegnere o un Archi- tetto. Complessivamente nel Set- tecento fecero parte del Corpo 31 Ingegneri topografi.

ASPETTI DI VITA PROFES- SIONALE

Da notizie biografiche e da do- cumenti di lavoro (perizie, rela- zioni, note di spese) si può de- durre che, salvo modesti episodi di rivalità personali, la vita pro- Iessionale degli Architetti del Sei e Settecento si svolse in Piemonte relativamente serena, pur attra- verso non poche difficoltà deri- vanti dalle condizioni generali dell'epoca aggravate dalla parti- colare situazione geografica della regione pedemontana.

Anche nei brevi periodi di pace e di floridezza economica il ritmo dei lavori era infatti ostacolato da difficili comunicazioni, per cui occorreva un'intera giornata per effettuare un sopraluogo in pia- nura a poche miglia di distanza e qualche giorno di viaggio per visitare lavori in regioni montuo-

se, dalla mancanza di un'indu- stria edilizia, per cui l'impianto di un cantiere doveva e sere pre- ceduto da una laboriosa ricerca dei materiali a cominciare dal le- gname per le grandi travature di tetti e olai fino alla legna da ar- dere nelle fornaci da laterizi.

Que te venivano impiantate di volta in volta sempre in pros i- mità dei cantieri onde evitare inutili trasporti; analoghe diffi- coltà u istevano per calce pietre e marmi ed altri materiali e tratti lavorati e trasportati con metodi artigianali.

La co truzione di un palazzo o di una chiesa richiedeva molti anni di lavoro sia per la tradizio- nale so pensione durante i quat- tro-cinque mesi invernali, sia per necessità di assestamento e di lento prosciugamento delle grandi masse murarie, sia infine per la necessaria attesa prima del di- sarmo delle volte e delle cupole in laterizio. Si ricuperava parte del tempo perduto prolungando gli orari di lavoro nella buona stagione e riducendo le festività a poche ricorrenze solenni, come si rileva da molti documenti sti- lati in giorni ora considerati fe- stivi e di riposo.

Una gran quantità di tempo si spendeva per i disegni che richie- devano un'eccezionale abilità ma- nuale sia per la sempre accurata presentazione sia per sopperire a difettose qualità degli strumenti tecnici e del materiale di cancel- leria. In qualche trattato di Ar- chitettura civile e militare e in alcuni manuali didattici sono de- scritti e illustrati gli strumenti e dettate norme minuziose per la buona riu cita del disegno e della coloritura ad acquerello: l'inchio- stro si preparava stemperando in acqua pura i bastoncini o tavo- lette di inchiostro di China (o delle contraffazioni olandesi o france i), i colori in polvere si scioglievano in acqua di gomma ricavata da resina indiana. I co- lori più u ati erano il nero fumo di ra a, minio, bistro, indaco, verde di vescica, verde d'lris, blu di Prussia; le tre tinte convenzio- nali nero giallo rosso adottate per distinguere le murature da con- servare o demolire o costruire differivano però a seconda che si trattava di disegni d'architettura

civile o militare. Avvertiamo an- cora che i tre colori convenzio- nali suddetti avevano allora signi- ficato diver o da quello che fu poi uniformemente adottato nei secoli seguenti.

Nel Seicento si usavano carte bianche o colorate con fuliggine, nel Settecento carta bianca che era disponibile in sette formati (corri pondenti in centimetri al formato minimo 32,5 x 43 e mas- simo 65 x 95) che costringevano l' arehitetto a concentrare in un sol foglio la maggior quantità pos- sibile di particolari in scala ri- dotta. Esisteva pure una carta sot- tile tra parente tipo carta velina adoperata per copiare disegni di paesaggio o di figure, che veniva resa più tra parente con applica- zioni di vernice chiara essicativa o, meglio ancora, di olio di tere- bentina di Venezia, dato che la vernice allargava il tratto ad in- chiostro e rendeva fragile la carta che si spezzava nel ricalco a matita.

Altri metodi per ottenere copie dei disegni erano praticamente dei rifacimenti dell'originale : quelli di piccolo formato erano copiati per trasparenza su carta normale mediante il telaio a ve- tro, i grandi formati venivano ri- prodotti perforando il disegno originale col punteruolo a spillo e unendo poi a matita e ad in- chiostro i vari punti ottenuti sul foglio della copia. Durante que- ste operazioni i fogli erano riu- niti da pinze di rame ad anelli scorrevoli o fissati al tavolo con spilli gialli da pizzo. Un sistema molto preciso ma assai lungo con- sisteva nella quadrettatura del- l' originale e del foglio di copia e nel riportare col compasso le distanze dei vari punti; un me- todo rapido ma impreciso con i- teva nel ricalcare l'originale con una punta metallica interponendo fra originale e copia un foglio an- nerito colla matita; infine per i disegni complessi erano adottate varie combinazioni dei metodi descritti.

Nel '600 era usuale la matita di pietra nera o sanguigna che es-

icandosi facilmente doveva es- sere continuamente umettata o bagnata prima dell'uso; nel '700 la matita nera con mina di piom- bo era di ponibile in due qualità

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Fig. 5 - Torino: bastioni del Giardino Reale.

con tre gradazioni di durezza, in ogni caso però le linee dovevano essere tracciate con mano sempre molto leggera per poterle cancel- lare con la mollìca di pane raf- fermo.

Per il disegno ad inchiostro si usava essenzialmente la penna da scrittura che si consumava co ì facilmente da richiedere una provvista individuale di 200-300 penne, tutte ricavate dalle punte dell'ala destra, non dure per faci- litarne il taglio e ben stagionate.

Le penne di corvo erano prefe- rite per il disegno di paesaggio e quelle di cigno per le incornicia- ture o riquadri dei disegni.

Esistevano compassi di rame alla tedesca con punte cambiabili per inchiostro e matita, compassi di proporzione, rapportatori di corno o di rame, ingegno e com- binazioni di porta matite con punteruoli e punte da ricalco; ol- tre alle righe normali si usavano la squadra a T ed il pantografo, tutti costruiti da ebanisti con le- gni esotici o scelti con particolari accorgimenti fra quelli nostrali;

le tavolette da disegno erano com- po te da strati a fibre contrappo-

ste per compen arne la tendenza all'incurvamento.

Degli studi professionali sappia- mo quasi nulla per il Seicento e abbiamo notizie limitate ai mag- giori architetti per il Settecento:

Juvarra dimorava in alcune stan- ze del palazzo dell'Università e l'Alfieri alloggiava contiguamente al Teatro Regio ma nessun con- temporaneo ci descrisse il loro ambiente di lavoro; per contro abbiamo una diffusissima descri- zione dello studio del Vittone at- traverso l'Inventario notarile fat- to redigere da tre nipoti eredi dell'archi tetto improvvisamente deceduto per accidente apoplet- tico. Lo studio, ito al pian ter- reno del palazzo del marchese di Ormea (in via Arsenale, ora Ban- ca d'Italia), si componeva di una camera divisa in due con stibio accessibile da una portina verso strada e comunicante con l'ap- partamento superiore. Conteneva numerosi libri di matematica, ar- chitettura, ingegneria, molte co- pie dei Trattati del Vittone, i di- segni custoditi in nove casse e i seguenti oggetti: quattro tubi di tola per trasportare i disegni in

(B. Belotto - Galleria Sabauda)

viaggio, tavoli e tavolette da di- segno, un compa so di legno e uno d'argento ed altri nove com- passi, uno stucchio di lnatema- tica (

?),

una bussola d'ottone con calamita, un canocchiale porta- tile in forma di canna con pomo di cocco, un canocchiale grande in cinque pezzi e un altro piccolo, un livello di tola coi suoi vetri e custodia pure di tola e bastone, una misura di mezzo trahucco di noce in quattro pezzi, carta da disegno. In tale modesto ambien- te di un vecchio palazzo nobi- liare, disegnato dal Castellamonte un secolo prima, operò lunga- mente con molti suoi collabora- tori uno dei più stimati architetti e trattatisti torinesi, che traeva dalla sua professione cospicui me- ritati compensi.

Conosciamo pure, attraverso la pubblicazione fattane dal Rodol- fo, quali fossero le spese di stu- dio del Vittone, i rapporti eco- nomici con i suoi Collaboratori e come sia avvenuta la liquida- zione dei pagamenti sospesi in seguito all'improvvisa morte del- l'architetto.

Aggiungiamo che nel Settecen-

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to i compensi per i periti nelle cau e giudiziarie erano regola- mentati da vari provvedimenti quali la « Tas a degli Ingegneri, Architetti, Mi uratori, Agrimen- sori, et altri, che dovranno servir d'Esperti nelle rispettive cau~e, ove sarà necessario )) pubblicati nel 1723 e nel 1729 e « Dei di- ritti dovuti agli Ingegneri, Archi- tetti, Misuratori, ed Agrimenso- ri )) pubblicati nel 1740 e nel 1770.

Per quanto riguarda gli Ono- rari degli Architetti, Misuratori, ed Estimatori alla fine del Sette- cento si possono desumere ampie informazioni dalla « Pratica del- l'Estimatore ... )) pubblicata dal Gro i nel 1790 che contiene pure tante prezio e notizie sulle mer- cedi e gli orari degli operai, le analisi e gli elenchi dei prezzi delle opere edilizie, i prezzi d'e- stimo per case palazzi apparta- menti e botteghe di città nonchè per i beni di campagna.

L'attività profe sionale dei Pie- montesi non si esplicò soltanto nel campo delle costruzioni civili e militari, ma ebbe anche altre manife tazioni meno note e cioè

Fig. 6 - Disegno a penna dai ms. delle Scuole di Artiglieria e Fortificazione.

(propr. I. eli Robilant)

l'attività letteraria tecnico-artisti- ca e la passione per l'archeologia.

Una ventina di autori con circa trenta opere a stampa trattò di architettura civile e militare, acu-

Fig. 7 - Pantografo del sec. XVIII.

tica, archeologia, astronomia, e- timo, geografia, geometria teori- ca e pratica, idraulica, matema- tica, metallurgia. Molte opere ri- masero manoscritte, ma la mag- gior parte fu stampata a Torino ed anche a Milano, Napoli, Ve- nezia e Lugano; di e se diremo in eguito nella Bibliografia anno- tata. Ricordiamo qui soltanto fra i Trattati ti militari i nomi di Guarini, A. M. Valperga, G. L.

Nicolis di Robilant, C. A. Rana,

~ fra quelli civili: Agliaudo di Tavigliano, Beria, Borra, A. di Castellamonte, Galletto, Grossi, Guarini, Guerrino, Magnocavalli, Ma azza di Valdandona, B. S.

icoli di Robilant, Piacenza.

Rana e Vittone.

el quadro generale del rinno- vato interesse europeo per i mo- numenti greci e romani operaro- no anche i nostri partecipando a studi e ricerche archeologiche in Italia e all'estero, sia per inizia- tiva individuale che per incarichi di tudio i italiani o tranieri.

Una vera attività archeologica ebbe inizio soltanto a metà del Settecento, ma è doveroso ricor- dare che già alla fine del Sei- cento l'ingegnere A. Bertola ave-

va ottenuto da Vittorio Amedeo II la conservazione del principale monumento romano to:r:inese, la Porta Palatina che nel 1699 era stata chiusa e sostituita, a poca

distanza verso ponente, dalla Porta Vittoria.

Narra infatti

il

Cibrario (Storia di Torino, vol. II) che «si trattò allora nei consigli del Duca eli demolire la Porta Palatina colle sue Torri, ma il Bertola si op- pose mostrando l'importanza di quella mirabile struttura così che il Duca meglio consigliato la ri- spettò )) e ciò ri ulta da un'anno- tazione manoscritta del Bertola stesso su un esemplare dell'Ar- chitettura del Busca che gli ap- parteneva.

Nel 1750 fu stampata a Torino l'opera « L'Arco antico di Susa descritto e di egnato dall'Archi- tetto Paol' Antonio Massazza )) che contiene pure una lettera del 23 aprile 1750 inviata da Tarascona al conte Giampier Agliaudo di Tavigliano nella quale il Massaz- za descrive l'Arco e

il

Mausoleo di San Remì in Provenza.

Più importante fu in quegli anni l'opera di G. B. Borra cui accenna il Paroletti e sulla quale abbiamo maggiori notizie dall'ar- cheologo ingle e Robert W ood {1717-1771) che visitò Palmira nel 1751 e ne diede l'illustrazione scientifica in « The Ruins of Pal-

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myra )) stampata a Londra nel 1753. Il W ood non nomina espres-

amente il Borra che fu l'archi- tetto e il topografo della pedi- zione, ma nella prefazione alla traduzione postuma della ua ope-

(XXXVII.)

LETTERA DELL'AUTORE

Al SIGNOR CONl:E

GIAMPIER. AGLIAUDO

DI TAVIGLIANO

]momo a/f Arco , ed al Maufo/eo , di San J?.!mì in Pr()t)m{a.

Fig. 8 - Lettera di P. A. Massazza.

(Bibl. Civica Tol"ino)

ra stampata a Parigi nel 1819 col titolo « Les Ruines de Palmyre, autrement dite Tedmor au dé- sert )) lasciò ampie informazioni sul lavoro dell'architetto piemon- tese durante il suo viaggio nel ba- cino del Mediterraneo. arra in- fatti il W ood che due ricchi viag- giatori il Bouverie e il Dawkins, che avevano più volte visitato l'Italia, lo invitarono a parteci- pare ad una spedizione nei luo- ghi più notevoli dell'antichità mediterranea e che i tre per o- naggi i trovarono d'accordo sul fatto che non avrebbero potuto fare a meno « d'un quatrième, qui était en Italie, et dont nous connaissions l'habilité en qualité d'architecte et de leveur de plans.

ou lui écrivimes en conséquen- ce, et l' arretames pour e tre de notre voyage. Les plans qu'il a levé ont convaincu tou ceux qui le ont vus, que nous ne pouvion employer personne plus propre à notre entreprise )). L'incontro del Borra con gli archeologi stranie- ri avvenne a Roma ove durante l'inverno approfondirono gli stu- di di storia antica e della geo- grafia dei luoghi da vi itare, in primavera poi i imbarcarono a

~apoli u un va celio noleggiato a Londra e fornito di una celta biblioteca, di « strumenti di ma- tematica )), e di convenienti doni per i Turchi di distinzione. Visi- tarono le isole dell'Arcipelago,

parte della Grecia, le coste euro- pee e a iatiche dell'Ellesponto, Propontide e Bo foro fino al Mar ero; penetrarono poi in A ia Minore, Siria, Fenicia, Palestina ed Egitto. Pur non tra curando gli aspetti moderni dei paesi vi i- tati approfondirono talmente le ricerche sull'antichità che «quand nous avons cru que l'aspect du pays était le meilleur commen- taire qu'on put avoir d'un ancien auteur, nous en avons fai t tirer le pian. ou nous ommes amu-

és sur-tout à faire des cartes de géographie pour le auteurs poé- tiques, et nou avons pa sé quinze jours avec beaucoup de plai ir à faire une carte de la plaine du Scamandre, tenant Homère à la ma1n )).

Copiarono i cnzwni, a porta- rono marmi tutte le volte che po- terono farlo « ce qui était très difficile, et quelque fois impos-

ible à cau e de l'avarice et de la super tltiOn des habitants )), acquistarono manoscritti dai Ma- roniti di Siria, ma ciò che attirò la loro principale attenzione fu l'architettura. Rilevarono monu- menti e condussero cavi in Lidia

J

onia e Caria; visitarono Atene senza rilevarne i monumenti per- ché vi trovarono due pittori in- glesi già occupati con successo a misurare tutta l'architettura del- la città. ono tante l'improvvisa morte del Bouverie i recarono a

Fig. 9 -Archeologi nell'Anfiteatro di Po!Jenzo.

Palmira i cui rilievi furono illu- trati, nella citata edizione fran- ce e del 1819, in 57 tavole.

Restano in Piemonte alcune re- miniscenze dei viaggi del Borra in Oriente e cioè la cuspide del campanile della chiesa di Santa Croce a Torino e le cupole dei due padiglioni simmetrici alla facciata del Ca tello di Racco- nigi.

Altro archeologo fu l'ingegnere e architetto Filippo Ca telli che dopo il 1757, anno in cui stu- diava a Roma, si recò per com- missione di un Principe romano agli scavi di Ercolano e Pompei alle tendo disegni e bozzetti di particolari architettonici e cul- ture, pecialmente del Teatro di Ercolano.

Per ultimo ricordiamo l'archi- tetto C. Randoni che eseguì i ri- lievi dei monumenti romani di Pol1enzo illustrando con tredici inci ioni, tutte firmate e per la maggior parte datate 1807, la pubblicazione del Franchi Pont che aveva iniziato le sue e pio- razioni archeologiche nel 1790.

Le tavole del Randoni raffigurano l'Anfiteatro, il Teatro, il Tempio di Bacco, quello di Diana, il Foro, l'Acquedotto ed un Sepolcro. In una veduta dell'Anfiteatro sono raffigurati i componenti la pedi- zione Giuseppe Franchi Pont, Fi- lippo Grimaldi e l'architetto Ran- cloni col suo aiutante.

(Memorie Ace. Scienze Torino)

ATTI E RASSEGNA TECNICA DELLA SOCIETA INGEGNERI E ARCHITETTI IN TORINO - NUOVA SERIE - A. 17 - . 3 - MARZO 1963

79

(5)

ISTITUZIONI DI SORVEGLIAN- ZA E REALIZZAZIONI UR- BA ISTICHE

Le costruzioni, specialmentQ quelle della capitale, erano sog- gette alla sorveglianza di varie i tituzioni sovrane: il IO marzo I62I fu stabilito il

Magistrato delle Fabbriche per dirigere le

costruzioni dipendenti dal patri- monio ducale e per sovrintendere a quelle private. Fra i titolati del consiglio, che i adunava ogni set- timana a palazzo ducale, ricor- diamo il Conte di Sanfront, Carlo di Castellamonte, l'ingegnere Car- lo Vanelli e l'ingegnere capitano P. M. De Marchi.

Delle costruzioni private si oc- cupò pure il

Consiglio delle Fab- briche e Fortificazioni da cui di-

pendeva l'Azienda delle Fabbri- che e Fortificazioni che dal I705 al I733 fu unita all'Azienda del- l'Artiglieria. Le due Aziende ven- nero poi separate e furono nuova- mente riunite nel I797.

L'i tituzione pm importante per l'edilizia privata torinese fu quella del

Congresso degli Edili

stabilito da Vittorio Amedeo III con Ro Viglietto del I6 luglio I773 indirizzato al Devincenti, che in altri documenti po teriori (R. Viglietti, lettere delle Segre- terie di Stato e di Guerra, verbali di adunanze) fu anche denomi- nato

Congresso di Architettura

oppure

Consiglio degli Edili. La

sua attività si esplicò ininterrotta- mente per 25 anni fino al IO mag- gio I798 e riprese poi soltanto nel I8I5; formato in ongme dal Comm. Devincenti, dagli archi- tetti icolis di Robilant, Dellala di Beinasco, Rana e Martinez, ne fecero successivamente parte, in sostituzione dei componenti dece- duti, il Michelotti (dal I777),

il

Barberis (dal I779), il Castelli (dal I788), il Cav. Nicolis di Ro- bilant nominato Capo del Con- gre o nel I788, ed il Piacenza (dal I788).

Il Congresso esaminava quanto pote se interessare l'e teriore buon ordine delle fabbriche, l'al- lineamento e l'ampiezza delle contrade o altre opere pubbliche e si occupò di molti argomenti

diversi quali: la scelta dell'ubica- zione della uova Torre della Città, i progetti per l'illuminazio- ne di gala per le nozze nel 1775 del Principe di Piemonte, i pro- getti per l'Università di Cagliari, il progetto di ampliamento del R

o

Castello (Palazzo Madama), l'ubicazione in località adatte delle arti e delle fabbriche in- gombranti o fastidiose (Piccapie- tre, Marmorai, Ma tri di grosse- ria, Fabbricanti di carrozze, Fab- briche di cera e di cevo), le pro- poste di mezzi atti a ridurre i co ti delle costruzioni e facilitare il trasporto dei materiali anche per via acquea.

el I776 il Congresso vista la neces ità di tener copia dei dise- gni per vantaggio del R

0

Servizio e del pubblico ne incaricò l' ar- chitetto C. Bo io cui si aggiunsero poi gli architetti

I.

Gavuzzi e C. Vergnasco.

Circa la uova Torre della Cit- tà di cui dovette occupàrsi il Con- gresso esistono nell'Archivio co- munale di Torino 2I progetti del- la fine del Settecento ed altri due del sec. XIX; com'è noto l'antica Torre comunale iniziata verso il I375, rifatta in parte e decorata nel I666 con progetti del Lan- franchi per la parte terminale, impediva l'allineamento delle ase di Via Doragrossa prescritto dal R

o Editto del I736 porgendo

per un trabucco dal nuovo alli-

·

neamento. Dopo mezzo secolo la Città predispo e la co truzione di una nuova Torre all'angolo delle attuali vie Milano e Corte d' Ap- pello ponendone la prima pietra nel I786 e costruendone il basa- mento in ru tico fino all'altezza del cornicione del palazzo civico.

Un gruppo di ei progetti com- prende i di egni datati I786-I788 di P. Bonvicini, M. Quarini, Via- na, L. Barberis, C. Randoni e di un anonimo. Si esaminò in que- gli anni l'opportunità di mcan- care per il progetto anche gli

ar- chitetti esteri, si diedero norme

costruttive, fu emesso un parere circa gli ornati (F. Castelli), e circa le modalità di costruzione (C. A. Rana); furono redatti altri progetti da A. Spagnolini (I787), C. A. Rana, G. Formiglia, Conte

del Verde, Balestrero, L. Giay e tre anonimi (tutti del I788) e da P. Battalia (I790). essuno di que ti progetti fu eseguito; la vec- chia Torre fu abbattuta nel I80I ed in quell'anno il Bonsignore allestì altri disegni, ripresi poi ancora nel I824 sempre però senza esito.

Accenniamo per ultimo all'atti- vità degli urbanisti realizzatori dei provvedimenti sovrani per lo

viluppo della capitale.

Ascanio Vittozzi nel I584 alle-

stì per incarico di Carlo Emanue- le I il disegno uniforme per i pa- lazzi a portici da eriger i sui nuo- vi allineamenti della Piazza Ca- stello allora limitata alla parte ad ovest di Palazzo Madama. Con Patenti I6 giugno I606 fu con- cesso

gratuitamente il terreno ai

proprietari di ca e che intende- vano ampliarle nei luoghi desi- gnati con l'obbligo, in caso con- trario, di venderle a chi inten- desse costruire. Per accelerare la formazione della piazza, Carlo Emanuele I fece costruire nel I608, in occasione dei matrimoni di due sue figlie, un giro di por- tici con terrazza che nel I6I2 donò ai proprietari delle case re- trostanti,

« con carico, però, ad essi possidenti et patroni di far fabbricare essa parte ognuno sì et come li tocca per la detta dirit- tura, cioè sopra li portici due stanze o siano piani l'uno sopra l'altro e sottoterra ancora, con le finestre, poggioli et ornamenti che saranno designati et ordinati dal- l'ingegnere nostro Capitano Asca- nio V ittozzi, conformi a quali, e non altrimenti, havranno da reg- gersi detti proprietari e da ese- guire questo da ognuno di essi così come gli spetterà fra sei anni avvenire, lasciando però li por- tici nello stato di pubblica co- modità nel quale di presente si trovano, e non altrimenti, nè in altro modo )) .

Piazza Castello successivamente ampliata i completò poi nella sua fisonomia architettonica soltanto verso la metà del Settecento con le costruzioni

dell'Alfieri.

Per collegare Piazza Castello con il progettato ampliamento della città verso sud Carlo Ema-

80

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l

nuele I fece aprire nel I6I5 la

Via Nuova (ora Via Roma), per

la quale il Vittozzi aveva disegna- to le facciate delle case. Il dise- gno malamente adattato ad edi- fici preesistenti non bene allineati e disformi nell'altezza dei piani portò ad un mediocre risultato architettonico di cui non restò traccia dopo la ricostruzione di via Roma nel I933.

In Piazza San Giovanni gli edi- fici di fronte al Duomo furono progettati da C. Castellamonte con disegno uniforme e Carlo Ema- nuele I concesse ampi privilegi con donazione nel I622 di un sito e delle colonne di marmo per i portici. Queste colonne furono poi per ragioni statiche incorpo- rate dentro pilastri in muratura;

gli edifici di fronte al Duomo fu- rono demoliti nel I935.

La prima pietra della

Città nuova, cioè dell'ingrandimento di

Torino verso ud, fu po ta il 7 di- cembre I620 e l'anno seguente Carlo Emanuele I fece ampie con- ces ioni di privilegi ed esenzioni a coloro che intendevano fabbri- carvi secondo

il disegno di C. Ca- stellamonte.

Con un primo provvedimento (I2 agosto I62I) in cui era fatto obbligo ai proprietari di terreni di fabbricarli o rimetterli ad altri a giusto prezzo, furono concessi:

-

il

privil~gio

di naturalità per tutti i fore tieri che faranno fabbricare e per i loro discenden- ti che abiteranno negli Stati;

- l'esenzione dal carico della nuova milizia fino alla terza ge- nerazione;

-

l'inibizione da molestie per-

sonali per debiti nel tempo di

fabbricazione;

-

l'esenzione dali' obbligo di prendere la matricola per i Mer- canti, Artigiani e Rivenditori che tene sero bottega, a condizione d'essere abilitati dai Sindaci e Consoli di ca d un'arte;

-

il tra porto del mercato dei grani dalle vicinanze della chiesa di San Tommaso alla Piazza di San Carlo;

-

l'esenzione per 25 anni da registrazione e contribuzioni sul- le case della città nuova;

-

la grazia di ogni contravven- zione;

- il salvacondotto perpetuo e irrevocabile per i banditi da Stati forestieri non convinti di lesa maestà;

-

l' esten ione delle esenzioni e privilegi anche alle case già co-

truite da non oltre tre anni;

-

la facoltà di tenere macello pubblico.

Con un secondo provvedimento (25 ottobre I62I) furono concesse facilitazioni per le fornaci di la- terizi da farsi nella città nuova ed impartite disposizioni per la va- lutazione dei terreni « secondo il

vero reddito loro e come valevano avanti si cominciasse la detta Cit- tà Nuova, non volendo che detta fabbrica habbi augumentato il loro valore )>.

Malgrado tante facilitazioni la costruzione procedette a rilento e in modo disordinato tanto da ri- chiedere un energico intervento della Reggente Madama Reale Cristina che, con un Comanda- mento dell'8 aprile I646, ordinò di metter mano a fabbricare entro 4 giorni dalla pubblicazione, di ultimare le costruzioni entro due anni sotto pena della privazione dei terreni da rimetter i subito ad altri, di costruire con continuità ugli allineamenti, di intonacare ed imbiancare entro 6 me i le fac- ciate rustiche.

La

Piazza San Carlo fu pro-

gettata da

C. Castellamonte nel

I637 a collegamento fra la città antica e la nuova con disegno uni- forme per i palazzi circostanti.

Iniziata sotto la reggenza di Ma- dama Reale Cristina di Francia con varie cQncessioni di terreni a partire dal I638 fu poi comple- tata nel I7l8 con la facciata del Juvarra per la chiesa di S. Cri-

tina e nel secolo XIX per quella di S. Carlo; ora è alterata nei lati minori demoliti e ricostruiti du- rante il rifacimento di via Roma ultimato nel I937.

Nel I646 Madama Reale, ma- nifestando l'intenzione di prose- guire l'ingrandimento della città verso il Po conforme al disegno fatto fare da Carlo Emanuele I, comandò di fabbricare ivi le case secondo le prescrizioni e gli or- dini di

A. Castellamonte e degli

ingegneri

Morello e Valperga. La

prima pietra venne posta il 23 ot- tobre I673; le prescrizioni archi- tettoniche contenute nell'Editto della Reggente Maria Giovanna Battista (I6 dicembre I675) auto- rizzavano i costruttori a

« far le

fabbriche con gli ornamenti che loro piacerà ... di altezza almeno di tre piani )) salvo le case di via Po e di Piazza Carlina che dove- vano essere di altezza uniforme con i portici e gli ornamenti pre- scritti. Successivamente nel I678 furono autorizzate anche case di due piani con muri di cinta verso strada a condizione che le case fossero costruite almeno negli an- goli delle vie e i muri alternati

<'On case.

Per l'ingrandimento progettato dal

]uvarra verso Porta Susina

non furono emanati provvedimen- ti speciali a favore dei costruttori nè imposti vincoli architettonici.

A partire dal I729 si procedette in Torino al

rettilineamento di

varie strade della città antica con criteri diversi secondo i casi: fu impo ta l'architettura unitaria del

]uvarra all'ultimo tratto della

Contrada di Porta Palazzo (Via Milano) con portici verso la piaz- za, mentre per la contrada di Do- ragrossa (via Garibaldi) l'Editto del 27 giugno I736, pur riferen- dosi al tipo di case esposto pub- blicamente nell'Ufficio del Vica- riato della Città, dispose che

«

ec- cettuatone l'allineamento e l'u- guaglianza dell'altezza ivi pre- scritti, potrà ciascuno nel rima- nente fabbricare a suo piacimen-

to

>>;

infine nel I756 si ebbe il

progetto

dell'Alfieri per Piazza

delle Erbe e la contrada dei Pa- nierai (Piazza e via Palazzo di Città) che fu l'ultima realizzazio- ne urbanistica torinese del Sette- cento a carattere architettonico unitario.

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81

(6)

CATALOGO DEGLI INGEGNE RI E D ARCHITETTI OPEROSI IN PIEMONTE NEL SEI E SETTECENTO

Adamino Antonio Breganzona (Svizzera) 16 .. - 16 ..

Ingegnere. Elencato nei verbali della Compagnia di S. Anna di Torino nel 1636 tra gli « homini virtuosi e capomastri che servono come ingegneri ».

1630-37 Torino - Vecchio palazzo Reale, lavori diversi.

Agliaudo Ignazio conte Gian Pietro Baroni di Tavigliano Pinerolo 1705 - Torino 28 giugno 1769 .MODELLO

DELLA CHIES~ Ul lo. fiLlrPo

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O. FILIPPO IVVAil

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A S. S. Il. M.

CARLO EMANUELE

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Coo• L•••••• •• Se••• ••~

Architetto. Continuatore in Piemonte delle opere del Juvarra. Autore del Modello della chiesa di S. Filippo (Torino 1758) e di varie rac- colte di disegni: Disegni del conte di Tavigliano, atlante di 7l tavole, quasi tutte fir- mate « Gio. Pietro Baroni di Tavigliano, alias Ignazio Agliaudo »; Disegni di Ba- roni di Tavigliano, 115 dise- gni firmati; Abbozzi diversi del conte di Tavigliano, 60 disegni; Disegni del conte di Tavigliano, 84 tavole di fab- bricati civili; Sant'Andrea a Cieri ed altri, 39 tavole di chiese ed arredi sacri.

1721 Torino - Chiesa della SS. Trinità, lavori per la decorazione interna progettata dal Juvarra.

17 36 Torino - Chiesa di S. Teresa, lavori per la cappella di S. Giuseppe su disegno di Juvarra.

1737 Torino - Illuminazione della Vigna della Regina per le nozze di Carlo Emanuele III.

17 41 Torino - Convento dei Carmelitani (ora Collegio N azio- nale) scalone principale.

1759 Torino - Chiesa della SS. Trinità, sacrestia.

17. . Torino - Palazzo dei marchesi Gozani di San Giorgio (via Bogino Il).

17. . Torino - Vigna della Regina, rifacimento.

17. . Torino - Chiesa di S. Filippo, lavori per i marmi della facciata secondo il progetto del Juvarra.

17. . Torino - Chiesa del Carmine, cantoria, organo e bus- sola secondo il progetto del Juvarra.

17.. Torino - Palazzo dei conti Pastoris, riforma (piazza S. Carlo 162).

17. . Torino - Santuario della Consolata, progetto per la cappella di S. V alerico.

17. . Torino - Palazzo del conte di Tavigliano (via Bo- gino 31).

Albanis Beaumont Giovanni Francesco

Chambéry 17 . . - 18 ..

Architetto Civile approvato dalla R. Università di Torino il 30 aprile 1783 con pre entazione di un progetto di chiesa (ms. Vernazza, Ace. Scienze Torino).

Alfieri Benedetto dei conti di Cortemilia

Roma 1700 - Torino 9 dicembre 1767

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Avvocato, poi Primo Ar- chitetto Civile di S.M. con Pat. lO giugno 1739. Studiò a Roma e a Torino ove si addottorò in Legge, esercitò l'avvocatura in Asti, sempre coltivando da autodidatta lo studio dell'architettura. Inca- ricato, dopo la morte del Juvarra, di ricostruire il Tea- tro Regio di Torino fu inviato con il conte di Robilant a visitare i principali teatri di Europa.

1730 Asti - Palazzo Maz- zetti di Frinco, rifa- cimento.

1730 Casale Monf - Chiesa di S. Pietro Apostolo.

1730-33 Alessandria - Palazzo del marchese Ghilini (ora Prefettura).

1736-40 Torino - Teatro Regio.

1736-40 Torino - Palazzo Chiablese.

1739 Torino - Palazzo delle Segreterie di Stato (ora Prefet- tura).

17 40 Asti - Palazzo dei conti Gabuti di Bestagno (ora Ci- vica Galleria d'Arte), sistemazione e restauro.

17 40 Varallo Sesia - Consigli e disegni per l'altare maggiore tribuna e balaustra del Santuario del Sacro Monte.

1740-67 Torino - Palazzo Isnardi di Caraglio (ora dell'Acca- demia Filarmonica) (piazza S. Carlo 183), lavori di trasformazione interna e facciata verso via Lagrange fatti con G. B. BoRRA.

1741-48 Torino - Palazzo per il nuovo Real Senato (ora Corte d'Appello), costruzione dell'ala sud.

1743 Torino - Palazzo dei marchesi Falletti di Barolo, de- corazioni interne (via Orfane 7).

17 45 Chambéry - Progetto di ricostruzione del Castello.

17 45-4 7 Torino - Chiesa di S. Maria del Monte o Monte dei Cappuccini, altari laterali.

1748 Asti - Palazzo Alfieri, rifacimento.

17 48 Torino - Palazzo per il conte Carlo Francesco Morozzo della Rocca (distrutto), lavori di decorazione.

17 49 Piovà Massaia - Chi e a parrocchiale di S. Giorgio, ultimata nel 1774 e campanile costruito nel 1779.

1749-52 Torino - Istituto della Provvidenza (ora Esattoria Comunale) (via Arcivescovado ang. XX Settembre).

17 50 Torino - Palazzo Turinetti di Cambiano, decorazione interna (piazza S. Carlo 197).

17 51 Lanzo Torinese - Eremo, ampliamento della chiesa.

1752 Mondovì - Parere favorevole sul progetto di F. GALLO per il Duomo.

17 52 Torino - Costruzione del teatro del principe di Cari- gnano (distrutto da incendio nel1782), (v. G. B. BORRA).

82

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1753 Novara - Chiesa di San Gaudenzio, campanile ultimato nel 1786.

1753 Torino - Chiesa del Corpus Domini, decorazione mar- morea dell'interno.

1753 Venaria - Chiesa parrocchiale di Santa Maria (attr.

probabile).

1756 Carignano - Progetto per la chiesa parrocchiale dei SS. Giovanni Battista e Remigio, costruita dall757 al 1767, ( dis. in archivio com. di Carignano).

1756 Milano - Palazzo Sormani.

1756 Torino - Progetto per le fabbriche di piazza delle Erbe e via dei Panierai (ora piazza e via Palazzo di Città).

Le case furono costruite nel 1758.

1757 Cavallermaggiore - Chiesa di S. Teresa dei Carmelitani.

1758 Torino - Ampliamento del Palazzo di Città.

1760 Vercelli - Cattedrale di Sant'Eusebio, atrio e altare del Beato Amedeo IX.

1761 Vercelli - Progetto di allee sui bastioni.

1762 Asti - Seminario Vescovile.

1762 Torino - Chiesa del Carmine, altare maggiore (rifatto dal BIRAGO DI BORGARO).

1764 Casale Monf - Duomo, cappella di S. Evasio.

1764 S. Marzano Oliveto - Chiesa parrocchiale di S. Marziano.

17. . Asti - Palazzo Municipale, facciata.

17 . . Asti - Orfanotrofio femminile.

17. . Asti - Palazzo Cotti-Ceres.

17. . Asti - Palazzo Amico di Castellalfero.

17. . Asti - Restauro del palazzo Ponte di Lombriasco (non completamente eseguito) .

17. . Asti - Coro del monastero di S. Bernardino, (distrutto).

17 . . Asti - Campanile della chiesa di S. Anna.

17.. Carignano - Casa Bona (attribuzione).

17. . Casale Monf - Palazzo dei marche i Magnocavallo Mossi.

17. . Ginevra - Chiesa di S. Pietro, facciata.

17. . Nizza Monf. -Chiesa di S. Giovanni Battista, co truita nel 1780 (v. NICOLIS di ROBILANT).

17.. S. Martino Alfieri - Castello.

17.. Savigliano - Chiesa dei Carmelitani (attrib. probabile).

17. . Stupinigi - Palazzina di Caccia, ampliamento e mo- difiche esterne (attrib. probabile).

17. . Stupinigi - Chiesa parrocchiale della Visitazione, deco- razione interna (attrib. probabile).

17. . Superga - Disegni per gli scaffali in due sale della biblioteca della Basilica.

17.. Torino - Palazzo Piossasco di Rivalba (via Cavour 13), costruito dal 1779 al 1781.

17. . Torino - Palazzo Reale, lavori di decorazione tra cui notevoli la galleria Beaumont e la galleria Daniel.

17. . Torino - Progetto per ornare e rivestire di pietra la facciata del palazzo Reale.

17. . Torino - Palazzo dei conti Giannazzo di Pamparato, restauro (piazza S. Carlo 196).

17.. Torino - Palazzo Solaro della Chiesa, restauro (via San Domenico Il).

17. . Torino - Palazzo dei conti Asinari di San Marzano, decorazioni (via M. Vittoria 4).

17.. Torino - Palazzo d'Agliano, facciata.

17. . Torino - Cavallerizza Reale.

17. . Torino - Progetto per il nuovo Duomo.

17. . Torino - Progetti di ampliamento di palazzo Madama e del collegamento con la galleria Beaumont.

17. . Torino - Progetto di riparazione di due case in prin- cipio di Contrada di Po.

17. . Torino - Progetti per il Pavaglione di chiu ura della piazzetta Reale.

17. . Torino - Eremo dei Camaldolesi, altare maggiore della chiesa.

17.. Varallo - Chiesa di M. . As unta al Sacro Monte, scurolo (attribuzione).

17. . Venaria - Ricostruzione della piazza dell'Annunziata.

17. . Venaria - Ampliamento del Regio Palazzo.

17.. Vercelli - Monastero dei Cistercensi presso l'Abbazia di S. Andrea.

17. . Vercelli - Progetto per l'Ospedale di S. Andrea (non eseguito).

17. . Vercelli - Progetto per il monastero di S. Andrea (non eseguito).

Aliberti Carlo Filippo Architetto.

Asti 17 . . - 1777

1764 Torino - Disegno per la facciata della chiesa di Santa Teresa.

17. . Torino - Lavori a palazzo Reale.

17. . Torino - Disegni dei mobili della biblioteca del palazzo del marchese Falletti di Barolo.

Amico Giovanni Cherasco 17 .. - 18 ..

Architetto Civile approvato dalla R. Università di Torino il 22 marzo 1760 con presentazione di un progetto di chiesa (ms. Vernazza, Ace. Scienze Torino).

Am.ico di Castellaiiero conte... 17 .. - 17 ..

Architetto di giardini; studiò in Francia sulle tracce del Le Notre.

1748 Margarita - Progetto in 22 disegni per il giardino del castello del conte Vittorio Amedeo Solaro della Mar- gherita.

17. . Torino - Opere di trasformazione del giardino del Pa- lazzo Reale.

Amoretti Filippo Oneglia 17 .. - 17 ..

Ingegnere topografo di S.M., nominato con R. Patenti del 10 luglio 1777 (A.S.T. Sez. Riunite). Elencato nell'Almanacco Reale del 1780, 1781, 1783 e 1786.

1773 Castelvecchio S. Maria Maggiore (Imperia) - Ponte sul torrente Impero.

Amoretti Gaetano Architetto.

16 .. - 17 ..

1739 Oneglia - Chiesa di S. Giovanni Battista.

Angelino Stefano Cavour 17 .. - 18 ..

Architetto Civile approvato dalla R. Università di Torino lì Il luglio 1781 con presentazione di un progetto di tempio antico (ms. Vernazza, Ace. Scienze Torino).

Angiono cav. Gioanni Agrippino Ferdinando

Torino l l giugno 1744 - l . . . Architetto Civile e Misuratore approvato dalla R. Univer- sità di Torino il 28 novembre 1767 con presentazione di un progetto di chiesa (ms. Vernazza, Ace. Scienze Torino). Elen- cato nella Guida del Derossi fra gli Architetti e Misuratori torine i ed abitanti in Torino nel 1781.

Anselmi Gioanni Francesco Boccioleto 17 . . - 18 ..

Architetto Civile approvato dalla R. Università di Torino il 26 settembre 1771 con presentazione di un progetto di chiesa (ms. Vernazza, Ace. Scienze Torino). Elencato nel Pal- maverde Almanacco Piemontese degli anni 1816 al 1821.

An ermetti Giuseppe Maria Mondovì 17 .• - 18 ..

Architetto Civile approvato dalla R. Università di Torino il 30 maggio 1792 con presentazione di un progetto della chiesa di S. Agostino (ms. Vernazza, Ace. Scienze Torino).

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La Scuola, considerato che tutti gli alunni saranno accolti nelle classi, nel rispetto delle regole del distanziamento sociale, ha adottato il Piano della Didattica Digitale