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L EFFETTO DELLA PANDEMIA SULLA VIOLENZA DI GENERE

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Academic year: 2022

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24 novembre 2021

L’EFFETTO DELLA PANDEMIA SULLA VIOLENZA DI GENERE

Anni 2020-2021

La pandemia Covid-19 e le misure adottate per il contenimento della sua diffusione (ad esempio il confinamento tra le mura domestiche), così come il dispiegarsi delle conseguenze socio-economiche della crisi innescata dall’emergenza sanitaria, possono aver accentuato il rischio di comportamenti violenti. Molti studiosi e stakeholder hanno parlato di una emergenza nella emergenza, mentre UN WOMEN - l'Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne – la definisce una emergenza-ombra legata alla pandemia (shadow pandemic) o una crisi nascosta (shadow crisis). Alle difficoltà delle donne che subiscono la violenza vanno affiancate, inoltre, le criticità presentate per i minori che vivono nelle situazioni di violenza e le difficoltà amplificate per i gruppi di popolazione particolarmente vulnerabili, come le donne straniere e con disabilità, o appartenenti a realtà sociali ed economiche svantaggiate.

Sono diversi gli scenari possibili: dall’aumento delle vittime della violenza (i nuovi casi), alla recrudescenza della violenza preesistente alla pandemia (la maggiore gravità), all’aumento delle sole richieste di aiuto per violenze insorte in precedenza. Scenari, questi, che possono essere anche compresenti e diversamente interrelati.

Per misurare la violenza contro le donne, soprattutto l’ampia parte sommersa vissuta nel quotidiano delle mura domestiche, e come questa si sia modificata a seguito della pandemia, è fondamentale avere dati tratti direttamente dalle indagini sulla popolazione. A tale scopo l’Istat condurrà nella primavera del 2022 una nuova edizione dell’Indagine sulla “sicurezza delle donne”1, prevista dall’Accordo con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.

Il monitoraggio corrente dell’evoluzione del fenomeno è un obiettivo prioritario dell’Accordo tra i due Enti che prevede la messa a disposizione di un quadro informativo integrato sulla violenza contro le donne in Italia attraverso il Sistema informativo dedicato2. Tale Sistema, che deriva dal Piano Nazionale contro la violenza sulle donne, utilizza tutte le fonti disponibili per disegnare un quadro, il più possibile dettagliato e tempestivo, in grado di consentire agli organi di governo e a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel contrasto alla violenza di genere di monitorare i diversi aspetti del fenomeno e combatterlo con mezzi adeguati al fine di raggiungere gli obiettivi della Convenzione di Istanbul.

In questo report si fornisce una lettura della violenza di genere negli anni della pandemia3, grazie all’utilizzo dei dati inediti provenienti dalla Rilevazione sulle utenti dei Centri antiviolenza (CAV), che l’Istat ha condotto per la prima volta nel 20204, dalle chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità istituito dal Dipartimento per le pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio, e dai dati su denunce alle Forze di Polizia e omicidi, di fonte Ministero dell’Interno. Queste fonti consentono di valutare alcuni aspetti rilevanti della risposta del sistema della protezione e del contrasto della violenza di genere al tempo della pandemia5.

1 Le edizioni precedenti sono state effettuate nel 2006 e nel 2014, anche queste in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità.

2 https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne

3 Questo approccio viene raccomandato anche dalla Conferenza degli Statistici europei (Conference of European Statisticians (CES) Steering Group on Gender Statistics nelle linee guida predisposte da UNECE and UNWOMEN per la misurazione della violenza di genere durante la pandemia (Measuring the impact of the Covid-19 pandemic on women and men - Measuring the impact of the Covid-19 pandemic on women and men - UNECE Statswiki)

4 La rilevazione è stata condotta insieme alle Regioni e le Associazioni dei Centri antiviolenza, nell’ambito dell’Accordo del 2017 con il Dipartimento delle Pari Opportunità

5Nella speciale sezione covid-19, del sistema informativo sulla violenza contro le donne (raggiungibile all’indirizzo https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/) sono diffusi altri risultati che fanno il punto sull’emergenza generata dall’epidemia di coronavirus, rispetto alle richieste di aiuto al 1522 nel 2020 e la risposta dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio per le donne maltrattate, nei primi 5 mesi della pandemia.

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Sintesi dei principali risultati

Dalla rilevazione sull’Utenza dei Centri antiviolenza

 Sono oltre 15 mila le donne che nel 2020 hanno iniziato il percorso personalizzato di uscita dalla violenza presso i Centri antiviolenza che aderiscono all’Intesa Stato Regioni6.

 Più del 90% delle donne, circa 13.700, si è rivolta a un CAV per la prima volta proprio nel 2020.

 Il 5,6% di queste ha iniziato il percorso di uscita dalla violenza a marzo e il 15% lo ha fatto tra aprile e maggio, superando le restrizioni previste a causa dell’emergenza sanitaria. Gli interventi in emergenza sono stati infatti più frequenti in questi tre mesi.

 Considerando i casi in cui è presente l’informazione sulla durata della violenza (circa 10.400), emerge che per il 74,2% delle donne, circa 7.700, la violenza non è nata con la pandemia ma pre-esisteva: il 40,6% delle donne subisce violenza da più di 5 anni, il 33,6% da 1 a 5 anni.

 La risposta dei CAV è stata efficiente: al 12,6% delle donne è stato offerto il servizio di pronto intervento e messa in sicurezza, al 14,2% il percorso di allontanamento dalle situazioni della violenza e al 18% il sostegno per l’autonomia. Per rispondere ai bisogni delle donne, i servizi maggiormente offerti dai Centri nel 2020 sono stati l’ascolto (97,1%) e l’accoglienza (82,8%).

Dalle chiamate al “1522”

 Nei primi nove mesi del 2021 le richieste di aiuto al “1522” delle vittime tramite chiamata telefonica o via chat sono state 12.305 (15.708 nel 2020 e 8.647 nel 2019).

 I dati evidenziano che le misure restrittive alla mobilità, adottate per il contenimento della pandemia, hanno amplificato nelle donne la paura per la propria incolumità. Nei primi nove mesi del 2020 si è osservato, infatti, un aumento delle segnalazioni di violenza in cui la vittima si è sentita in pericolo di vita per sé o per i propri cari (3.583 contro 2.663 nel 2019). Al contrario, la riduzione delle restrizioni negli stessi mesi del 2021 ha portato a una diminuzione delle segnalazioni di violenza in cui la vittima percepiva pericolo imminente (2.457 nel 2021).

 L’allentamento delle misure restrittive per la pandemia ha avuto anche un effetto selettivo sulle violenze segnalate al 1522. Infatti, sono diminuite, rispetto allo stesso periodo del 2020, le segnalazioni per violenze subite da partner (da 58,6 a 53,4%) e aumentate quelle subite da ex-partner e da altri familiari o altri autori esterni alla famiglia.

 La diffusa campagna di sensibilizzazione, messa in atto per non far sentire sole le donne vittime di violenza durante la pandemia, ha portato anche all’emersione nel corso del 2021 di violenze meno gravi rispetto a quelle intercettate dal 1522 nel 2020.

Dalla rilevazione delle denunce alle Forze dell’ordine e il database sugli omicidi

Dai dati delle Forze di polizia emerge un forte calo delle denunce per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale nei mesi del lockdown e un nuovo aumento nei mesi successivi. La diminuzione delle denunce di maltrattamento è soprattutto legata al maggiore controllo attuato da parte dei partner e dei familiari conviventi, conseguente al confinamento in casa.

 Le misure restrittive contro la pandemia hanno sottolineato le differenze della violenza contro gli uomini e le donne. Le donne sono uccise sempre di più tra le mura domestiche, da partner e parenti, e quindi non hanno tratto giovamento dall’indicazione di restare a casa. Gli uomini sono invece uccisi in prevalenza da persone che non conoscono, da conoscenti e nell’ambito della criminalità organizzata.

 La punta dell’iceberg della violenza, gli omicidi, è comunque stabile nel tempo per le donne (che vengono uccise con armi da taglio, da fuoco, armi improprie e, più frequentemente degli uomini, con le percosse o in altri modi, come l’asfissia e lo strangolamento).

6 In base all’Intesa Stato, Regioni e Province Autonome del 2014, i Centri antiviolenza sono “strutture in cui sono accolte – a titolo gratuito – le donne di tutte le età e i loro figli minorenni, le quali hanno subìto violenza, indipendentemente dal luogo di residenza”.

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3 In crescita gli Interventi in emergenza dei Centri anti violenza nei mesi del lockdown

Sono più di 15 mila le donne che nel corso del 2020 hanno iniziato un percorso personalizzato di uscita dalla violenza nei Centri7 (CAV). Per il 19,9% (più di tremila) si è trattato di un intervento in emergenza, modalità in aumento nei mesi di marzo, aprile, maggio, quando si sono registrate le percentuali più alte di interventi in urgenza, rispettivamente pari a 21,6%, 22,9%, 21,2%.

Le donne che hanno deciso di intraprendere un percorso di uscita della violenza nel corso del 2020 appartengono, anche se in misura diversificata, a tutte le fasce di età. Il 29,4% ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni, il 26,9% tra i 30 e 39, il 18,8% ha meno di 30 anni, il 16,9% tra i 50 e i 59 anni. Il 72% ha la cittadinanza italiana e il 59% ha il domicilio nella stessa provincia dove è collocato il centro.

In oltre il 70% dei casi la situazione di violenza non è nata con la pandemia. Considerando solo i casi (circa 10.400) in cui è presente l’informazione sulla durata della violenza8, la quota di donne che hanno subito violenza da più di un anno è pari al 74,2%; nell’8,4% dei casi invece la violenza è recente, essendo iniziata da meno di sei mesi, e nel 14,2% è sopraggiunta da 6 mesi a un anno.

La storia di violenza vede nove donne su 10 segnalare di aver subito violenza psicologica, il 67% violenza fisica e il 49% minacce, il 38% violenza economica. I racconti descrivono il perpetrarsi di più tipologie di violenze: sono solo il 16,3% quelle che hanno subito un unico tipo di violenza mentre il 10,5% ne ha subite più di quattro. Le associazioni più frequenti tra i diversi tipi di violenza sono: violenza fisica e violenza psicologica (13,5%); violenza fisica insieme a minacce, violenza psicologica ed economica (11,1%); violenza fisica con minacce e violenza psicologica (11%).

PROSPETTO 1. DONNE CHE HANNO INIZIATO IL PERCORSO PERSONALIZZATO DI USCITA DALLA VIOLENZA PER TIPOLOGIA DI VIOLENZA SUBITA PRIMA DI RICORRERE AL CENTRO.Anno 2020, valori percentuali

Violenza fisica 66,9

Minaccia 49,0

Violenza psicologica 89,3

Violenza economica 37,8

Stalking 20,8

Stupro 9,0

Altra violenza sessuale 12,7

Altre forme presenti nella Convenzione di Istanbul: 2,1

- Matrimonio forzato o precoce 1,4

- Mutilazioni genitali femminili 0,1

- Aborto forzato 0,7

- Sterilizzazione forzata 0,0

Fonte: Istat, Rilevazione sull’Utenza dei Centri antiviolenza

Nel 59,8% dei casi l’autore della violenza è il partner convivente, nel 23% un ex partner, nel 9,5% un altro familiare o parente; le violenze subite fuori dall’ambito familiare e di coppia costituiscono solamente il restante 7,7%. Se si considerano le tre combinazioni di violenza analizzate precedentemente, l’autore è quasi esclusivamente il partner (attuale o ex): per la violenza fisica e quella psicologica le percentuali raggiungono l’86% (68% da partner attuale e 18% da ex partner); per la violenza fisica insieme alle minacce, alla violenza psicologica e a quella economica l’89% (75% da partner attuale e 14% da ex partner); per la violenza fisica con le minacce e la violenza psicologica l’87% (70% da partner attuale e 17% da ex partner).

Forte la risposta dei Centri antiviolenza durante la pandemia

Nonostante la pandemia, i CAV sono riusciti a rispondere alle richieste di aiuto delle donne. Proprio nel mese di marzo 2020 si riscontrano le percentuali maggiori di erogazione dei servizi che caratterizzano la fase iniziale della presa in carico: ascolto, accompagnamento nel percorso di allontanamento dalla violenza, pronto intervento e messa in sicurezza fisica, sostegno all’autonomia e alla ricerca del lavoro, supporto per cercare un alloggio e orientamento ad altri servizi offerti dalla rete dei Centri.

7 I CAV che hanno partecipato all’indagine sono 270 su 365, con un tasso di risposta del 74%.

8 I dati diffusi sono provvisori. Non tutti i quesiti presenti nel questionario sono obbligatori e la loro compilazione dipende dalla narrazione della donna. Alcune informazioni più di dettaglio saranno disponibili successivamente.

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4 PROSPETTO 2. DONNE CHE HANNO INIZIATO IL PERCORSO PERSONALIZZATO DI USCITA DALLA VIOLENZA PER TIPOLOGIA DI SERVIZIO USUFRUITO E MESE DI INIZIO DEL PERCORSO. Anno 2020, valori percentuali

Tipo di servizio Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

Ascolto 97,9 97,0 98,0 98,2 96,9 96,9 96,4 96,7 96,8 95,7 96,4 97,1

Accoglienza 84,1 84,4 81,1 78,0 79,2 82,7 83,1 84,2 85,1 83,0 79,6 79,6

Supporto e consulenza

psicologica 54,0 50,6 48,6 45,9 47,1 50,2 47,2 48,6 47,2 46,5 41,6 45,6

Supporto al percorso giudiziario e

consulenza legale 54,8 50,0 44,3 44,7 44,1 48,5 42,6 46,0 45,6 46,9 44,4 40,7

Orientamento e accompagnamento ad altri servizi della rete territoriale

39,4 39,6 41,9 40,9 37,9 38,2 36,7 38,8 33,2 35,9 34,0 34,4

Sostegno

all'autonomia 24,0 17,9 21,3 18,1 18,4 18,7 17,6 16,4 15,0 15,7 14,5 15,4

Percorso di allontanamento della

donna 17,1 15,7 19,5 14,4 13,8 14,4 13,5 13,2 12,6 12,3 10,6 11,5

Pronto

intervento/messa in

sicurezza fisica 13,2 11,5 13,1 11,9 11,5 13,9 12,8 13,0 12,1 11,8 9,2 11,4

Orientamento

lavorativo 16,7 13,8 19,1 15,0 10,4 13,5 11,7 11,7 11,2 10,6 8,4 8,4

Sostegno alla

genitorialità 15,6 11,5 12,8 8,7 8,7 11,7 9,9 8,4 9,4 8,5 8,3 7,1

Supporto e consulenza

alloggiativa 12,1 10,6 13,7 10,0 8,1 10,0 7,8 8,3 7,4 7,2 6,5 6,2

Supporto per i figli

minorenni 13,8 9,4 13,3 8,9 7,0 9,6 8,8 7,9 8,1 8,0 6,4 4,8

Mediazione

linguistica-culturale 3,4 2,6 3,6 2,2 3,0 3,4 3,2 2,6 2,8 3,0 3,8 2,1

Altri servizi rivolti a donne straniere, rifugiate e richiedenti asilo

2,6 2,1 2,0 1,8 2,5 2,7 2,0 2,4 2,1 2,2 1,8 1,3

Fonte: Istat, Rilevazione sull’Utenza dei Centri antiviolenza

Percorso di uscita dalla violenza concluso nel 2020 da 2 donne su 10

La lunghezza del percorso individuale di uscita della violenza dipende non solo dalla capacità di risposta dei Centri ai bisogni della donna, ma anche da una molteplicità di fattori prevalentemente collegati alla storia personale e individuale della donna e dal contesto sociale e culturale nel quale è inserita. Tra le 15 mila donne che hanno iniziato il percorso nel 2020, una donna su 5 ha raggiunto nel corso dell’anno gli obiettivi individuali che si erano posti con il centro, il 40% prosegue il cammino di uscita dalla violenza anche nell’anno successivo mentre il 27% delle donne (quelle con storie più critiche e caratterizzate da un maggior numero di tipologie di violenze) ha abbandonato o sospeso il percorso.

Nel 2021 in calo le chiamate al 1522

Nei primi tre trimestri del 2021 sono state 12.305 le richieste di aiuto al “1522” (tramite le telefonate o la chat)9. Confrontando i primi tre trimestri del 2020 con i primi 3 del 2021 emergono differenze interessanti proprio sulla gravità della violenza. Rispetto al 2020, infatti, sono diminuite le situazioni in cui la vittima si è sentita in pericolo di vita (dal 34,2% del 2020 al 28,6% del 2021), ha avuto paura di morire a causa della violenza (dal 4,5% al 2,9%) o ha temuto per l'incolumità dei propri cari (dal 4,8% all’1,4%). Al contrario sono aumentate le segnalazioni di violenze di minore gravità. Tra le conseguenze della violenza sono indicati con più frequenza, nel 2021, gli stati di ansia (dal 18,5% al 23,8%) e il sentirsi molestate ma non in pericolo (dal 6,9% al 16,8%).

Con l’allentamento delle misure più restrittive per il contenimento della pandemia è visibile l’aumento delle richieste di aiuto al 1522 per violenze da parte di autori non conviventi con la vittima. Rispetto allo stesso periodo del 2020, nei primi nove mesi del 2021 risultano in aumento le violenze da ex partner (da 15,2 a 17,1%) e da figure esterne all’ambito familiare (da 7,4 a 11,3%) mentre diminuiscono le chiamate per violenze

9 Questi numeri si riferiscono a segnalazioni di casi violenza anche non direttamente segnalati dalla vittima. In circa il 90% dei casi si tratta di primi contatti con il 1522.

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5 da parte dei partner con cui la vittima vive (da 58,6 a 53,4%) e restano stabili quelle da parte di genitori e altri parenti. Al contrario, nel 2020 si era registrato un aumento delle richieste di aiuto per violenze da parte di familiari e parenti rispetto all’anno precedente.

Nel 2020 meno denunce per stalking, maltrattamento e violenza sessuale

L’andamento dei “reati spia”10 della violenza di genere (maltrattamento, stalking e violenza sessuale) denunciati alle Forze di polizia è decrescente tra gennaio 2019 e aprile 2021. Al di là delle oscillazioni di carattere stagionale, ciò è evidenziato sia nei valori assoluti sia considerando l’incidenza degli stessi reati sulla popolazione. L’effetto delle misure restrittive è stato molto contenuto rispetto alla maggior parte degli altri delitti denunciati, in quanto i reati spia si verificano in misura pressoché esclusiva (per i maltrattamenti verso familiari o conviventi o, fatto non trascurabile, per lo stalking e le violenze sessuali) proprio all’interno delle mura domestiche.

Il reato di maltrattamenti verso familiari e conviventi ha come presupposto l’appartenenza di entrambi i soggetti - autore e parte lesa - alla stessa famiglia11. Nel mese di marzo 2020, in pieno lockdown, si registra un minimo relativo nelle denunce, molto probabilmente collegato alla forzata e prolungata condivisione degli spazi abitativi imposta dall’emergenza sanitaria. La lenta ripresa ad aprile 2020 precede il recupero delle denunce dei mesi successivi di maggio-agosto. La diminuzione delle denunce è legata a diversi fattori, in primis al maggiore controllo della donna da parte di partner e familiari, ma anche alla difficoltà a entrare in contatto con soggetti esterni alla famiglia per il timore della pandemia. In generale, le denunce mostrano una stagionalità che vede un aumento di casi in estate e una loro diminuzione in corrispondenza di dicembre, verosimilmente per le festività natalizie, per poi riprendere a gennaio. Questo dato è ancora più marcato tra novembre 2020 e dicembre 2020, probabilmente in corrispondenza dei lockdown locali attivati dal governo nell’ultima parte dell’anno.

FIGURA 1. MALTRATTAMENTI DENUNCIATI VERSO FAMILIARI E CONVIVENTI.Periodo gennaio 2019-aprile 2021 (valori assoluti e linea di tendenza per il 2020) (a)

Fonte: Ministero dell’interno-Direzione Centrale della Polizia Criminale

(a) Dati di fonte operativa non consolidati, i valori possono variare in caso di estrazioni successive.

Nello stesso periodo di marzo-maggio 2020 sono invece aumentate le chiamate di intervento alle sale operative delle Questure: +8,3% nel primo quadrimestre 2020, con 12.579 richieste di aiuto tra gennaio e aprile 2020, rispetto alle 11.610 degli stessi mesi del 2019.

10 In assenza di una definizione di violenza di genere nelle statistiche giudiziarie e della polizia, il Ministero dell’Interno ha adottato il termine “reati spia” per identificare delle situazioni legate a questo fenomeno (per una definizione più precisa si rimanda al Glossario).

Una migliore approssimazione della definizione di violenza di genere nell’ambito dei reati sarebbe raggiungibile con l’inserimento della rilevazione della relazione tra la vittima e l’autore delle violenze.

11Il maltrattamento verso familiari e conviventi include anche le convivenze more-uxorio e le persone abitualmente conviventi a diverso titolo. Il maltrattamento può essere aggravato se causa una lesione non voluta. Può, inoltre, essere commesso anche da persone esterne al contesto familiare, cui la parte lesa è affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l'esercizio di una professione o di un'arte.

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6 La forzata permanenza presso la propria abitazione ha avuto certamente un impatto - ancorché parziale - sulle denunce per atti persecutori12, dal momento che lo stalking spesso si manifesta con il continuo tentativo di entrare in contatto diretto con la donna, la richiesta ripetuta di appuntamenti, l’essere aspettate fuori casa o fuori dal posto di lavoro, l’essere seguite o spiate, da parte soprattutto di ex partner13, ma anche di altri autori esterni alla famiglia. Le denunce nel periodo marzo-aprile 2020 si sono mantenute, infatti, su livelli inferiori di circa il 20% rispetto al precedente mese di febbraio, per poi riguadagnare più che abbondantemente le quote pregresse (+50% circa tra aprile e maggio 2020). Le curve relative agli anni 2019 e 2020 sono in buona parte sovrapponibili se si eccettuano i mesi del lockdown. Analogamente, i primi mesi del 2021 mostrano un andamento simile a quello dell’anno 2019.

FIGURA 2. ATTI PERSECUTORI DENUNCIATI (STALKING). Periodo gennaio 2019-aprile 2021 (valori assoluti e linea di tendenza per il 2020) (a)

Fonte: Ministero dell’interno-Direzione Centrale della Polizia Criminale

(a) Dati di fonte operativa non consolidati, i valori possono variare in caso di estrazioni successive

Nel caso delle violenze sessuali, il periodo di lockdown coincide con una diminuzione chiaramente visibile, limitata ai soli mesi di marzo e aprile 2020, che non trova analogie negli anni adiacenti.

FIGURA 3. VIOLENZE SESSUALI DENUNCIATE.Periodo gennaio 2019-aprile 2021 (valori assoluti e linea di tendenza per il 2020) (a)

Fonte: Ministero dell’interno-Direzione Centrale della Polizia Criminale

(a) Dati di fonte operativa non consolidati, i valori possono variare in caso di estrazioni successive

12 Lo stalking è caratterizzato da minacce o molestie reiterate che provocano un perdurante stato di ansia o paura nella vittima, e può essere commesso anche senza la presenza fisica dell’autore con più mezzi, compresi quelli informatici e telematici.

13 Un approfondimento sullo stalking è reperibile nei dati dell’indagine sulla Sicurezza delle donne 2014, https://www.istat.it/it/archivio/5348

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7 Primi mesi del 2021: sempre in calo gli omicidi di uomini, stabili quelli delle donne

La diminuzione generalizzata degli omicidi volontari consumati ha riguardato in misura decisamente maggiore il genere maschile, che ha beneficiato negli ultimi venti anni della forte contrazione dei livelli di vittimizzazione e degli omicidi da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, le cui vittime sono quasi esclusivamente uomini.

Negli ultimi anni, mentre il numero di vittime maschi è invariabilmente sceso di anno in anno quello delle donne ha avuto un andamento molto più lento, registrando episodicamente anche degli aumenti, seppure di poche unità, da un anno al successivo. Il rapporto tra i sessi delle vittime dell’anno 2020, di 170 uomini per 116 donne, è il più basso mai registrato, ed equivale a tre uomini ogni 2 donne, mentre solo tre anni prima, nel 2017, l’incidenza degli omicidi con vittime maschili era esattamente doppia rispetto a quella delle vittime al femminile (2 uomini, 1 donna). Le vittime di omicidio sono state circa 1,6 per 100mila maschi e 0,6 per 100mila femmine nel 2002 contro 0,6 e 0,4 nel 2020. A livello territoriale, nel 2020 il tasso di omicidi delle donne è diminuito nelle Isole rispetto all’anno precedente, per effetto del calo degli omicidi da partner, mentre è aumentato nel Nord-ovest, a causa degli incrementi nei tassi di omicidi da partner (o ex partner) e da parenti.

FIGURA 4. VITTIME DI OMICIDIO VOLONTARIO PER GENERE. Anni 2002-2020 (valori per centomila abitanti) (a)

Fonte: Ministero dell'interno.

(a) I dati sulle vittime sono estratti dal database degli omicidi del Ministero dell’Interno (DCPC). Trattandosi di un dato utilizzato a fini operativi, esso è suscettibile di modifiche che possono emergere in estrazioni successive.

La casa è un ambiente sicuro soltanto per gli uomini

La maggior parte delle donne (77,6%) nel 2020 è stata uccisa da un partner o da un parente (dato stabile nel tempo), ma nei mesi di marzo e aprile 2020 questa percentuale ha raggiunto rispettivamente il 90,9% e l’85,7%. Inoltre, sempre in questi mesi, la metà delle vittime è stata uccisa per mano di un parente, presentando analogie con i dati delle richieste di aiuto al 1522, in cui è emerso l’aumento delle violenze da parte dei familiari.

Anche nel mese di novembre 2020, con l’acuirsi della pandemia, le donne uccise in ambito familiare da parenti sono state il 40%, quelle da partner il 60%.

FIGURA 5. VITTIME DI OMICIDIO VOLONTARIO PER GENERE E MESE DI ACCADIMENTO DEL REATO. Anno 2020, valori assoluti

Fonte: Ministero dell'interno.

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8 Omicidio, un fenomeno diverso per uomini e donne

Nel 2020 il 57,7% delle donne è stata uccisa all’interno della relazione di coppia e il 25,9% nell’ambito delle relazioni parentali. Al contrario, gli uomini sono di rado vittime della partner (praticamente mai delle ex) e la modalità più ricorrente è quella dell’autore sconosciuto alla vittima (45,3%), cui andrebbe ragionevolmente aggiunta una quota preponderante di autori non identificati (per le vittime di sesso maschile il 15,3% mentre per gli omicidi di donne sono stati identificati tutti gli autori). Seguono, in ordine di frequenza, i parenti diversi dalla partner e le persone con le quali esisteva un semplice rapporto di conoscenza. Negli anni sono diminuite le morti di uomini da autori sconosciuti (dallo 0,65 per 100mila uomini del 2005 allo 0,27 del 2020) e i delitti di omicidio per cui non è stato identificato l’autore (dallo 0,77 per 100mila uomini del 2005 allo 0,09 del 2020).

Gli uomini, inoltre, vengono uccisi in misura maggiore delle donne per liti, futili motivi, rancori personali, per motivi economici o perché coinvolti nelle dinamiche delle rapine e il traffico di stupefacenti. Al contrario le donne, oltre alle liti e ai futili motivi, vengono uccise anche per motivi passionali.

FIGURA 6. VITTIME DI OMICIDIO VOLONTARIO PER RELAZIONE CON L'AUTORE.Anno 2020 (valori percentuali sul totale) (a)

Fonte: Ministero dell'interno.

(a) I dati sulle vittime sono estratti dal database degli omicidi del Ministero dell’Interno (DCPC). Trattandosi di un dato utilizzato a fini operativi, esso è suscettibile di modifiche che possono emergere in estrazioni successive.

b) Marito/moglie, convivente, fidanzato/a.

Come per il 2019, si è voluto stimare il numero di femminicidi14 nel 2020 seguendo gli standard internazionali15. Analizzando insieme la relazione tra la vittima e l’autore, il movente e l’ambito dell’omicidio, così come rilevati nel database dedicato agli omicidi del Ministero dell’Interno, risulta che nel 2020 i femminicidi, secondo questa definizione, sono stati 106 (quasi 9 al mese) su 116 rilevati in totale. Dei 10 non considerati tra i femminicidi, 5 sono omicidi di donne imputabili a motivazioni economiche o a reati di rapina o all’ambito degli stupefacenti (3 da conoscente e 2 da sconosciuto) e 5 sono omicidi commessi da sconosciuti che non presentano un motivo riconducibile all’omicidio di genere né alla vulnerabilità della vittima.

Delle 116 vittime donne, il 34,5% è stata uccisa con un’arma da taglio, il 25,9% con un'arma da fuoco, ben il 12,9% con percosse e il solo uso delle mani, l’8,6% con arma impropria mentre il 18,1% è stata uccisa in altri modi, ad esempio per asfissia e strangolamento e in pochi casi per avvelenamento. La percentuale di donne uccise da armi da fuoco aumenta, però, se l’autore è il partner attuale o precedente (32,8%). Dati, questi, che sono stabili nel tempo.

Al contrario gli uomini vengono uccisi nel 42,4% dei casi con armi da fuoco (72 casi su 170) e nel 33,5% con armi da taglio.

14 Tra le variabili essenziali per identificare gli omicidi vi sono le caratteristiche della vittima e dell'autore, la loro relazione, la motivazione di genere dell'omicidio, la precedente storia di violenza domestica e le precedenti sanzioni avute dell'autore, il contesto e il modus operandi. in cui si è verificato l'omicidio. Per maggiori informazioni si rimanda al report Istat del 5 febbraio 2021 (https://www.istat.it/it/files//2021/02/Report-Vittime-omicidio_2019.pdf).

15 Per monitorare i femminicidi, lo European Institute for Gender Equality (EIGE), United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women (UNWOMEN) e United Nations Office on Drug and Crime (UNODC) hanno proposto un Sistema per la loro individuazione e classificazione.

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9 PROSPETTO 3. VITTIME DI OMICIDIO VOLONTARIO PER MEZZO UTILIZZATO, SESSO E NAZIONALITÀ,VITTIME IN AMBITO AFFETTIVO PER MEZZO UTILIZZATO E SESSO.Anno 2020 (valori assoluti e percentuali)

Mezzo utilizzato

Arma da fuoco

Arma da taglio

Corpo contundente, arma Impropria

Lesioni,

percosse Altro Totale

FEMMINE In totale

Totale (v.a.) 30 40 10 15 21 116

Totale (%) 25,9 34,5 8,6 12,9 18,1 100,0

Nel solo ambito familiare (partner o ex, parenti):

Totale (v.a.) 27 36 7 10 17 97

Totale (%) 27,8 37,1 7,2 10,3 17,5 100,0

Da partner o ex

Totale (v.a.) 22 21 5 9 10 67

Totale (%) 32,8 31,3 7,5 13,4 14,9 100,0

MASCHI In totale

Totale (v.a.) 72 57 12 11 18 170

Totale (%) 42,4 33,5 7,1 6,5 10,6 100,0

Nel solo ambito familiare (partner o ex, parenti):

Totale (v.a.) 8 10 17 5 4 44

Totale (%) 18,2 22,7 38,6 11,4 9,1 100,0

Da partner o ex

Totale (v.a.) 2 2 0 0 1 5

Totale (%) 40,0 40,0 0,0 0,0 20,0 100,0

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10

GLOSSARIO

1522: è il numero verde messo a disposizione dal DPO – PdCM per sostenere e aiutare le vittime di violenza di genere e stalking, in linea con quanto definito all’interno della Convenzione di Istanbul. È gratuito, garantisce l’anonimato e copre diverse forme di violenza per 24 ore al giorno e in 4 lingue diverse oltre l’Italiano (Inglese, francese, arabo e spagnolo). Questa helpline fornisce informazioni di primo soccorso in caso di emergenza o indicazioni utili sui servizi e i Centri antiviolenza attivi a livello territoriale cui le vittime di violenza, o altri utenti possono rivolgersi. Il database relativo ai servizi ai quali rivolgersi viene costantemente aggiornato dalle Amministrazioni Regionali e dalle Associazioni attive sui territori: dal momento dell’attivazione di un nuovo Centro o servizio o sportello vengono infatti fornite tutte le indicazioni in merito ad indirizzi e modalità di erogazione dei servizi che consentono alle operatrici del 1522 di fornire indicazioni aggiornate e tempestive.

Donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza: le donne che hanno iniziato un percorso individualizzato di uscita dalla violenza, con la predisposizione di un progetto specifico.

Percorso di allontanamento: si intende la serie di azioni e interventi finalizzati all'uscita dalla coabitazione con il maltrattante.

Reati spia: Per “reati spia” si intendono in questo contesto i delitti legati a un fenomeno criminoso, o che possono essere precursori di un successivo e ulteriore comportamento criminoso. Nel caso della violenza contro le donne sono oggetto di particolare osservazione le violenze sessuali, gli atti persecutori (o stalking), e i maltrattamenti contro familiari e conviventi. Tutti questi delitti sono fortemente caratterizzati da un esercizio patologico di forme di violenza e possesso, in cui la vittima è quasi esclusivamente la donna. L’interesse si focalizza principalmente sugli andamenti, e non sull’ammontare dei c.d. reati spia, essendo anch’essi delitti che vengono accertati in piccola parte.

Ripartizioni geografiche costituiscono una suddivisione geografica del territorio e sono così articolate:

Nord-ovest: comprende Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria

Nord-est: comprende Trentino-Alto Adige (Bolzano-Bozen, Trento), Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia- Romagna

Centro: comprende Toscana, Umbria, Marche, Lazio

Sud: comprende Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria Isole: comprendono Sicilia, Sardegna

Servizi di pronto intervento: si intende l'attività del CAV nel caso di reperimento in urgenza di sistemazione della donna in struttura diversa dalla Casa rifugio.

Violenza assistita: violenza a cui assiste un minore.

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NOTA METODOLOGICA

Indagine 1522

Il 1522 è il numero di pubblica utilità messo a disposizione dal DPO – PdCM per sostenere e aiutare le vittime di violenza di genere e stalking, le informazioni fornite durante la telefonata vengono registrate su una piattaforma informatizzata di cui si dispongono i dati a partire dal gennaio 2013. L’analisi del fenomeno della violenza e dello stalking che emerge dalla lettura dei dati del 1522 restituisce uno spaccato utile a comprenderne le dinamiche e le caratteristiche, che si avvicina sorprendentemente al profilo già rilevato dalle indagini campionarie condotte dall’ISTAT sulla stessa tematica.

Al fine di comprendere adeguatamente i dati riportati va chiarito il processo di standardizzazione operato sul data base. I dati sono stati resi confrontabili tra i vari anni dal momento che nelle diverse annualità sono state utilizzate modalità di risposta non omogenee. Questo lavoro di normalizzazione è stato condotto soprattutto per rendere fruibili i dati raccolti che sono disponibili nel datawarehouse accessibile attraverso I.STAT

“violenza sulle donne”. http://dati-violenzadonne.istat.it/

Un’ attenzione specifica va fatta sulla numerosità dei casi: trattandosi di telefonate e non di persone, i numeri e i commenti sono sempre riferiti a questa unità di rilevazione e non alla vittima/persona che si rivolge al servizio. È infatti possibile che la stessa persona possa chiamare diverse volte il numero verde, sia per sé stessa/o sia per altri. Il sistema ad oggi, anche per motivi di privacy, non controlla questa informazione se non attraverso una domanda che viene rivolta a chi chiama, con la quale si chiede se sia la prima volta o meno che l’utente si sia rivolto al numero verde.

Un’ultima considerazione va necessariamente fatta al fine di guidare nella corretta lettura delle informazioni riportate che è strettamente connessa a quanto appena indicato: il fatto che il dataset sia costituito da telefonate comporta un numero di valori mancanti molto elevato e variabile. Spesso le telefonate si interrompono prima della conclusione del colloquio e in, molti casi, non si riescono ad imputare tali valori mancanti alla volontà di non rispondere o all’interruzione della telefonata. Di questo si è tenuto conto nel processo di elaborazione del dato che esclude i “valori mancanti” dovuti alle cadute delle telefonate dai calcoli percentuali.

L'Indagine sull’Utenza dei Centri antiviolenza

Le informazioni rilasciate in questo report sono state rilevate nella prima indagine sull’Utenza dei Centri antiviolenza, prevista dal Programma statistico nazionale 2017-2019 – Aggiornamento 2018-2019 (codice IST-02733).

Questa indagine è una rilevazione i cui dati si riferiscono alle donne che hanno iniziato il percorso di uscita dalla violenza nel 2020. Alcune informazioni richieste fanno riferimento alla situazione della donna all’inizio del percorso di uscita dalla violenza, altre all’intero anno 2020 e alcune alla specifica data del 31/12/2020. Il sistema di rilevazione è aperto tutto l’anno; la rilevazione del 2020 è stata chiusa il 31 dicembre 2020 ma i questionari potevano essere trasmessi all’Istat fino al 28 febbraio 2021.

La rilevazione è finalizzata:

1) a fornire una rappresentazione a livello nazionale delle caratteristiche delle utenti dei centri antiviolenza pubblici e privati e delle forme di violenza che subiscono e quelle degli autori della violenza;

2) a descrivere i bisogni delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza e le risposte fornite dai centri a quei bisogni con il supporto della rete territoriale antiviolenza;

3) a rappresentare i possibili percorsi intrapresi di uscita dalla violenza;

4) ad identificare i fattori di rischio.

L’Istat ha concordato con il gruppo Politiche sociali del Cisis tre modalità di organizzazione della rilevazione in oggetto:

1) Modalità 1 - la Regione ha raccolto le informazioni richieste per tutti i Centri di sua pertinenza tramite gli Uffici di statistica, utilizzando i propri sistemi informativi e garantendo la completezza e la qualità dei dati raccolti, provvedendo a rilasciare i dati secondo le specifiche dettate dal tracciato record concordato con Istat.

2) Modalità 2 - la Regione ha collaborato, attraverso gli Uffici di statistica, alla rilevazione ISTAT, provvedendo alla raccolta dati presso i Centri, garantendo la completezza e la qualità dei dati rilevati. L’Istat ha messo a disposizione dell’Ufficio di Statistica della Regione il materiale necessario per lo svolgimento della rilevazione.

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12 3) Modalità 3 - la Regione ha scelto di demandare all’Istat il ruolo di organizzatore e conduttore della rilevazione; quindi, l’Istat si è occupato dell’intero processo dell’indagine.

Il quadro informativo completo sul tema della violenza di genere è disponibile sul sito web https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne

La rilevazione della delittuosità

La statistica della delittuosità fornisce a partire dal 1955 informazioni che riguardano i delitti e le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria, e dal 2007 per le caratteristiche degli autori e delle vittime dei reati, ed è una fonte imprescindibile per la conoscenza del fenomeno criminale.

Questa rilevazione (i dati del Sistema di Indagine della Polizia - SDI) permette di rispondere alla sempre più ampia domanda di informazione statistica, soprattutto a livello internazionale, rende possibile il monitoraggio del fenomeno della criminalità in generale, e dei suoi attori principali, cioè degli autori dei reati, e delle vittime.

Altresì importante l’analisi del territorio che presenta un interesse sempre crescente, basti pensare al sistema di indicatori per lo sviluppo territoriale che utilizza i dati delle statistiche di polizia al fine di stabilire politiche regionali.

I dati rilevati si riferiscono alle fattispecie delittuose consumate e tentate, e alle notizie a esse connesse (alcune caratteristiche di vittime e autori, circostanze), nonché ad alcuni elementi riguardanti l’attività di controllo (identificazione di persone e automezzi, eccetera). Le Forze di polizia operanti sul territorio nazionale (inclusa DIA, Polizia Municipale, Polizia Provinciale e Guardia Costiera), provvedono a registrarle nello SDI (acronimo di Sistema Di Indagine). Tale sistema informatizzato, nato a scopo prevalentemente investigativo, consente di monitorare l'andamento dei delitti, sia di quelli tradizionali sia di quelli emergenti. Più in particolare, i dati sono relativi alle denunce/querele dei reati pervenute alle Forze dell’ordine da parte dei cittadini o emersi grazie all’azione investigativa delle Forze di Polizia.

Riferimento normativo: Circ. Amm.va 558/C/D. 3/2-1888/900(165) del 6/11/2003 del Ministero dell’Interno (atto programmatico).

Rilevazione: Numero dei delitti denunciati all'Autorità giudiziaria dalle Forze di polizia (codice Programma Statistico Nazionale: INT-00062) - Titolare: Ministero dell’interno.

Rielaborazione: Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria (codice Programma Statistico Nazionale: IST-01002) - Titolare: Istat.

La rilevazione sugli omicidi

Per gli omicidi, la Direzione centrale della Polizia criminale del Ministero Interno ha istituito una banca dati dedicata, dal 2002, che consente di conoscere anche il movente presunto, distinguere tra gli omicidi di criminalità comune e organizzata, e soprattutto di studiare, per gli omicidi di cui si conosce l’autore, la relazione tra quest’ultimo e la vittima dell’omicidio, permettendo così di conoscere quante donne sono uccise da partner o da parenti, o quanti uomini sono uccisi da sconosciuti, e così via.

Trattandosi di dati utilizzati a fini operativi, essi sono suscettibili di modifiche che possono emergere in estrazioni successive.

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