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Doppia cessione del quinto: quando è possibile il rinnovo?

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Doppia cessione del quinto: quando è possibile il rinnovo?

di Redazione

20 Marzo 2022 – 8:59

Prestito con delega: quando concretamente si può rinnovare?

Allora, iniziamo col dirti che un lavoratore dipendente, volendo, può usufruire di una delega di pagamento rinnovata anche prima della sua naturale ultimo termine e le modalità per richiederla sono pressoché identiche a quelle vigenti per la cessione del quinto.

Ovviamente sussistono delle differenze sostanziali, come il consenso formale da parte dell’azienda, ma si può ben dire che per il resto siano due realtà abbastanza simili, dettaglio che sicuramente può aiutarti a comprendere meglio l’argomento trattato.

Quello che andremo a fare ora è illustrarti in dettaglio come funzioni esattamente il rinnovo del prestito delega, quali modalità segua, gli eventuali fattori ostativi e le conseguenze.

Prima di iniziare, per maggiore completezza d’informazione, ci teniamo a precisare un aspetto basilare per il prosieguo del discorso: la delega di pagamento è anche conosciuta con il nome di doppio quinto dello stipendio a causa delle già citate somiglianze esistenti.

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Rinnovo con doppia cessione: quando è fattibile?

Cominciamo col dire che il prestito delega, esattamente come tutte le altre tipologie di finanziamento, possiede un piano di ammortamento mensile in base a cui l’importo messo a disposizione dovrà essere restituito alla società erogatrice con tanto di interessi tramite comode rate mensili.

Questi piano di ammortamento, laddove tu sia interessato, sappi che sono completamente personalizzabili in base alle tue esigenze e possono variare in un arco temporale di minimo 24 mesi a un massimo di 120 mesi.

E ora la domanda di cui in oggetto, quando è fattibile procedere con il rinnovo?

Essenzialmente l’opportunità di poter avanzare una richiesta di rinnovo è dettata dalla necessità di dover disporre di una liquidità aggiuntiva a quella già preventivata, ma per attuare le proprie intenzioni si può fare domanda:

· Prima che siano trascorsi 60 mesi dal piano originariamente stanziato

· Dopo che siano trascorsi 60 mesi dal piano originariamente stanziato

Come puoi facilmente supporre, ciascuna delle suddette opzioni presenta dei specifici prerequisiti da rispettare come ora ti andremo a spiegare.

Rinnovo per prestito con piano di 60 mesi

Nella prima delle sue soluzioni proposte, abbiamo visto come sia possibile richiedere il rinnovo del prestito delega, purché il suo piano d’ammortamento abbia una durata pari o inferiore ai 60 mesi, cioè 5 anni.

Se ti dovessi trovare in una situazione simile, sappi che l’espletamento del rinnovo viene concesso senza alcun tipo di problema o restrizione, tuttavia il beneficiario sarà tenuto a prolungare il piano d’ammortamento attualmente vigente sino al suo massimo, cioè 120 mesi.

Ovviamente la concessione del rinnovo da parte della società erogatrice c’è, ma in cambio di qualcosa, in questo caso la durata del piano stesso.

Potrà sembrarti un’ovvietà riportarlo, tuttavia per fornirti un quadro generale di questa soluzione il più esaustivo possibile non si può tralasciare alcun dettaglio: affinché l’istituto di credito possa darti il via libera per usufruire del rinnovo, è essenziale che siano a quel momento i tuoi pagamenti precedenti siano stati sempre precisi e rigorosi.

Ti ribadiamo ancora una volta, infine, come la delega di pagamento si basi su una modalità funzionale di cessione dei due quinti dello stipendio e che il rimborso dell’importo viene garantito dal tuo datore di lavoro, colui che concretamente si interfaccerà con l’ente di credito per l’estinzione del prestito.

Rinnovo del prestito delega dopo i 60 mesi

Nella seconda soluzione prospettata, invece, la domanda di rinnovo del prestito delega viene avanzata in caso il piano di ammortamento abbia una durata superiore ai 60 mesi, cioè 5 anni.

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In questo specifico caso quali sono le modalità operative? Si applicano le stesse metodologie già illustrate nel paragrafo precedente?

Domande legittime a cui ora ti risponderemo chiaramente.

Dunque, in caso di rinnovo delega dopo i 60 mesi, l’iter procedurale richiesto è leggermente più complesso.

L’istituto di credito, infatti, accorderà la concessione del rinnovo solo se siano già trascorsi i due quinti del piano originariamente stanziato, grosso modo il suo 40% in termini temporali.

Se questa indicazione temporale è stata rispettata e il richiedente risulta essere in regola con tutti i pagamenti, allora l’ente erogatrice non avrà nulla da ridire e propenderà per la concessione del rinnovo senza alcun problema.

La differenza principale rispetto alla soluzione precedente si riscontra sicuramente nelle mensilità trascorse e rimanenti.

Ovvio come un rinnovo concesso dopo 60 mesi abbia un’importanza differente rispetto a un altro concesso entro il suddetto limite e non deve quindi stupirti che l’istituto di credito cerchi di attestare l’affidabilità del richiedente.

Delega non rinnovata: le motivazioni

Esistono specifiche casistiche in base alle quali la domanda di rinnovo della delega può non essere concessa da una società finanziaria o un istituto di credito.

Ma quali sono? Il diniego può essere aggirato in qualche modo dall’utente? L’eventuale rifiuto è temporaneo o no?

Scopriamolo.

Allora, le motivazioni principali che possono spingere un determinato ente a non concedere il rinnovo della delega sono essenzialmente quattro:

· Volontà aziendale

· Età avanzata in ottica di pensione

· Subentro pignoramenti

· Azienda non assumibile Vediamole in dettaglio.

Volontà aziendale

Nel prestito delega, secondo il sito Chescelta.it , il consenso formale dell’azienda svolge un ruolo basilare senza cui sarà impossibile avanzare la domanda di rinnovo e sperare in un esisto positivo della stessa.

Secondo l’attuale normativa, infatti, volendo l’azienda può anche rifiutarsi considerando la

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natura discrezionale della delega e ciò è proprio una delle più gradi differenze che puoi riscontrare con la classica cessione del quinto.

Non solo, il rifiuto può essere avanzato anche se in precedenza il parere era esattamente opposto.

Nel caso, ad esempio, l’amministrazione di un’azienda per ragioni del tutto personali decida di non rinnovare l’erogazione del doppio quinto, pur avendola già permessa in passato, l’utente non potrà far nulla e il suo margine di operatività sarà ridotto ai minimi termini.

Da un punto di vista squisitamente statistico questo è il caso che tende a presentarsi con maggiore frequenza.

Età avanzata in ottica pensione

Un’ulteriore enorme differenza funzionale tra la cessione del quinto standard e il prestito delega è che la prima è conseguibile anche da parte dei pensionati, la seconda no.

Ecco allora come per un eventuale dipendente che si trovi prossimo alla pensione sarà davvero difficile, o per meglio dire impossibile, ottenere un rinnovo della delega.

Sarà ovviamente libero di presentare la propria domanda, ma nessun istituto bancario o società finanziaria gli concederà mai la disponibilità di attuazione.

Ti ricordiamo, infatti, che il prestito delega è riservato esclusivamente ai lavoratori dipendenti sia essi pubblici sia privati indipendentemente dal loro settore lavorativo.

Subentro pignoramenti

A livello teorico la presenza di pignoramenti sullo stipendio, la segnalazione di protesti o l’iscrizione nel registro dei cattivi pagatori non rappresentano delle discriminanti tali da impedire la concessione della delega di pagamento, tuttavia le cose cambiano quanto il suddetto pignoramento viene attuato nel bel mezzo del periodo in cui si sta beneficiando del finanziamento.

In quel caso, infatti, la possibilità di ottenere un rinnovo del prestito delega sono decisamente ridotte al minimo e dovrai quindi porre particolare attenzione a questo piccolo ma significativo dettaglio.

Per chiarezza d’informazione ti ricordiamo anche come la limitazione massima delle trattenute in busta paga non può essere superiore al 40% della retribuzione calcolata al netto del lavoratore. La percentuale appena fornita sale invece al 50% ne caso di dipendenti impiegati nel settore pubblico.

Azienda non assumibile

Quando la compagnia di assicurazione, dopo approfondite analisi, decide di bollare l’azienda come non assumibile, allora il discorso relativo al rinnovo della delega inizia ad assumere dinamiche decisamente complesse.

Dunque, la delega di pagamento, esattamente come la tradizionale cessione del quinto, richiede una copertura assicurativa obbligatoria sul credito, ma prima che possa essere

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ufficializzata la compagnia valuta con perizia e attenzione gli standard minimi aziendali così da pronunciarsi in un senso o nell’altro.

Nello specifico sono i bilanci e l’affidabilità sia patrimoniale sia finanziaria dell’azienda gli aspetti maggiormente attenzionati dalla compagnia assicurativa.

Laddove anche solo uno dei suddetti parametri risulta insufficiente per raggiungere uno standard qualitativo minimo, ecco che il prestito delega non potrà più essere concesso o rifiutato.

I parametri di valutazione

Affinché un’azienda si possa considerare non assumibile, l’analisi dei parametri valutativi passa attraverso:

· Capitale sociale

· Tipologia di azienda

· Disponibilità di cassa integrazione

· Il settore su cui concretamente opera

· Il totale dei dipendenti

· Le tempistiche e le modalità di assunzione

· Presenza di eventuali sinistri in essere con compagnia assicurativa terza

· TFR accantonato

· Studio dei bilanci per determinare l’andamento di mercato degli ultimi anni

Sebbene si trattino di parametri oseremo dire quasi sacri, su molti di essi esiste un ampio spettro di discrezionalità che la compagnia assicurativa può gestire in modo autonomo.

Bisogna infatti ricordare che se per voci come la tipologia aziendale e il settore operativo è relativamente facile appurarle, per altre sono troppi i fattori in gioco che vengono chiamati in causa e risulterebbe controproducente sia per l’azienda sia per la compagnia assicurativa bollare il tutto con un responso definitivo

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