• Non ci sono risultati.

Biografia agiata famiglia borghese Poetica 2

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Biografia agiata famiglia borghese Poetica 2"

Copied!
9
0
0

Testo completo

(1)

Eugenio

Montale

(2)

1 Sommario

Analisi “Non chiederci la parola” ... 4

Spesso il male di vivere ho incontrato ... 4

Analisi “Spesso il male di vivere ho incontrato” ... 4

Meriggiare pallido e assorto ... 5

Analisi “Mereggiare pallido e assorto” ... 5

Forse un mattino ... 6

Analisi “Forse un mattino” ... 6

Cigola la carrucola del pozzo ... 6

Analisi “Cigola la carrucola del pozzo” ... 7

Le occasioni ... 7

La casa dei doganieri ... 7

Analisi “La casa dei doganieri” ... 8

(3)

2

Biografia

Eugenio Montale nasce a Genova nel 1896 da un`agiata famiglia borghese. Pur

frequentando scuole tecniche, Montale coltiva interessi letterari,studia musica e canto e presto si dedica completamente alla poesia e alla letteratura.Tornato a Genova dopo la guerra, durante la quale e` stato ufficiale al fronte, frequenta gli ambienti letterari e conosce fra gli altri Italo Svevo, di cui apprezza, per primo in Italia, l`opera e lo stile. Nel 1925

pubblica il suo primo libro di versi, "Ossi di seppia", e si trasferisce a Firenze, dove collabora a importanti riviste letterarie. Nel 1929 e` nominato direttore della biblioteca del Gabinetto Visseux di Firenze, ma nel 1938 perde il posto per il suo impegno antifascista e vive grazie a collaborazioni editoriali e traduzioni di testi letterari.

La sua seconda raccolta, pubblicata nel 1939 col titolo "Le occasioni", lo conferma

esponente di spicco della nuova poesia italiana. Dopo la guerra Montale lascia la poesia e si dedica di più alla narrativa e al giornalismo, collaborando al "Corriere della Sera". Nel 1956 pubblica “La bufera”. Durante il periodo del boom economico e la società di massa Montale assiste a un periodo di assenza poetica, ovvero con la poesia non riesce ad esprimersi. Nel 1975 riceve il premio Nobel per la letteratura.

Muore a Milano, dove si era trasferito da oltre vent'anni, nel 1981.

Poetica

La poesia di Montale è di carattere esistenziale, cioè riguarda la vita umana, quindi non si riferisce ad un periodo storico definito. È una poesia di tipo introspettivo.

Il suo carattere è influenzato dal “male di vivere”, cioè dalla disarmonia (maladjustment) con la realtà, che percepisce da sempre. Montale non nega che il fascismo, la guerra e la guerra civile lo abbiano influenzato negativamente, ma dice che aveva ragioni di infelicità che andavano anche oltre a questi fenomeni.

La sua prima raccolta, “Ossi di seppia”, si intitola così perché queste ossa, le conchiglie di certi molluschi inaridite, sono sballottate qua e là dalla corrente e rappresentano il male di vivere e la condizione umana in crisi. La prima poesia di questa raccolta, “Non chiederci la parola”, rappresenta la sua dichiarazione di poetica.La poesia è in negativo: non ha nessuna verità o certezza da rivelare, ma si limita a registrare la profonda angoscia del poeta, la sua

“disarmonia” con il mondo, il suo “male di vivere”, appunto, che trova espressione

utilizzando correlativi oggettivi, cioè utilizza oggetti concreti e reali per esprimere sentimenti e sensazioni astratte.Montale non vuole e non può darci la formula risolutiva; nessuna certezza positiva, ma solo “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. L’unico atteggiamento che si può prendere è quello dell’indifferenza, del distacco dai problemi umani, evitando di lasciarsi coinvolgere.

(4)

3

Nel discorso al ricevimento del premio Nobel nel 1975 Montale critica la società di massa e parla del suo momento di vuoto poetico. L’inutile, ovvero ciò che non ha fini economici o pratici, come la letteratura che viene usata per piacere e per riflettere, viene mercificato, ovvero il tempo libero è trasformato in questione economica, in un affare, quindi per esempio si scrive per arricchirsi. La società e la comunicazione di massa eliminano la solitudine e la riflessione, eliminano l’individualità dell’uomo. Montale pone una critica a quell’arte mercificata che non offre spunti di riflessione e parla della “morte della poesia”, cioè che la poesia è morta perché i poeti pensano solo al successo e ai fini economici della scrittura, trasformando la poesia in un fenomeno solo acustico e visivo. Questo tipo di poesia è priva di contenuto, è vuota, ed è fatta solo per colpire perché deve avere successo, non offre spazio alla meditazione. Montale però rifiuta le accuse di solipsismo, che la sua poesia sia l’unica vera e che sia privata, ma l’arte deve essere per tutti e per nessuno, non deve essere uno sfogo personale ma far riflettere, al contrario dell’arte-spettacolo che ha solo lo scopo di impressionare e tenere occupata la mente. In questo modo la poesia non è morta, ma sopravvive anche nella nostra società se intesa come poesia che non ha come scopo la produzione di opere per il guadagno economico ma quello di rappresentare un’epoca, sorgendo quasi per miracolo e che rifiuta il fine pratico ed economico. La vera arte deve uscire dai canoni della società di massa ed essere frutto di solitudine e

accumulazione di sentimenti.

Poesie Ossi di seppia Non chiederci la parola

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco

lo dichiari e risplenda come un croco perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti:

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

(5)

4

Analisi “Non chiederci la parola”

La poesia inizia con un “tu” generico come se fosse nel mezzo di una conversazione con il lettore. Montale si distacca dal concetto di poeta vate, cioè un poeta portatore di certezze, e dal poeta veggente che percepisce la realtà e la mostra agli altri uomini : ci dice che i poeti non possono dare risposte o dire come fare. La poesia non è consolatoria, non dà indicazioni su come risolvere i problemi ma mostra soltanto la realtà così com’è. La poesia è quindi di natura oggettiva ed è al negativo, ovvero dice soltanto ciò che non è (“ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”). Si può notare l’uso dei correlativi oggettivi.

Spesso il male di vivere ho incontrato

Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato

Analisi “Spesso il male di vivere ho incontrato”

Il rivo strozzato rappresenta un impedimento, la foglia riarsa la sofferenza e il cavallo stramazzato la morte, è un climax ascendente. Montale utilizza questi correlativi oggettivi per rappresentare il “male di vivere”. Questa poesia si ispira al “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” di Leopardi, col concetto della Natura onnipotente e causa della sofferenza universale, per uomini, animali e piante.

Nella seconda parte della poesia il bene è rappresentato come assenza di dolore che deriva dalla “divina indifferenza”, ovvero dalla distanza dai problemi umani, come la nuvola e il falco alto levato che sono distanti dalla vita dell’uomo. Nella parte finale prevale la vocale

“a” aperta che rende i versi chiari e distesi e indica l’indifferenza e il distacco. L’indifferenza rappresenta proprio il distacco dalle cose, non è un atteggiamento egoistico e di superiorità ma di accettazione della realtà, senza lasciarsi coinvolgere sentimentalmente.

(6)

5

Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto,

ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano

a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi

di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio

in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Analisi “Mereggiare pallido e assorto”

Il poeta, in un assolato meriggio estivo, di fronte ad un paesaggio arido e scabro che

percepisce uditivamente e visivamente giunge, meditando sul significato della vita umana, a percepire l’assurdità della vita e alla consapevolezza di una desolata solitudine dove vivere non è altro che un insensato procedere lungo un muro invalicabile perché ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Il paesaggio ligure è rappresentato come arido e assolato, in modo negativo.

Le formiche simboleggiano l’uomo che lavora in modo instancabile ma inutile. Il poeta riconosce che esiste una realtà di sofferenza e che analizzandola lui rimane solo, mentre gli uomini conformisti non si chiedono nulla. Il muro è il correlativo oggettivo dell’impossibilità di passare si collega a “L’infinito” di Leopardi, nel quale la siepe impedisce al poeta di vedere oltre, perciò si è costretti a immaginarlo, ma a differenza di ciò questo muro ha sopra dei cocci di bottiglia che invece impediscono di vedere una possibilità di salvezza. Ci sono molti verbi all’infinito e l’io è spersonalizzato: l’osservazione della realtà diventa universale.

(7)

6

Forse un mattino

Forse un mattino andando in un'aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:

il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto alberi case colli per l'inganno consueto.

Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Analisi “Forse un mattino”

La poesia ha un atteggiamento interlocutorio, sembra che il poeta stia parlando con qualcuno. Il senso della realtà sta nel nulla e il poeta rimane solo perché gli altri, gli uomini conformisti, non si voltano, non vedono il senso della realtà. Il poeta non può condividere quello che ha visto con nessuno perchè gli altri non potrebbero capire e invece si illudono che la realtà abbia un altro senso.

La scoperta o l'intuizione del "nulla", del "vuoto", è considerata dal poeta positiva (un

"miracolo" come lo definisce) perché corrisponde a prendere coscienza anche di ciò che gli si contrappone ovvero dell'apparente realtà delle cose ("l’inganno consueto"). Dopo quest’attimo di folgorazione torneranno nuovamente a profilarsi le cose consuete della realtà, "alberi case colli”, ma il poeta sa che si tratta di una realtà apparente,

rappresentazioni fittizie, come le immagini di un film proiettate "s'uno schermo", che però inganna tutti coloro che non si pongono interrogativi esistenziali e metafisici. Ormai il poeta, dopo la miracolosa esperienza, non può più tornare alla condizione abituale ma illusoria degli "uomini che non si voltano", ed egli portando dentro di sé questa consapevolezza sarà obbligato alla solitudine e al silenzio ("me n'andrò zitto"), impossibilitato a svelare una realtà troppo terribile per essere accettata dagli uomini.

Cigola la carrucola del pozzo

Cigola la carrucola del pozzo, l’acqua sale alla luce e vi si fonde.

Trema un ricordo nel ricolmo secchio,

(8)

7

nel puro cerchio un’immagine ride.

Accosto il volto a evanescenti labbri:

si deforma il passato, si fa vecchio, appartiene ad un altro…

Ah che già stride

la ruota, ti ridona all’atro fondo, visione, una distanza ci divide.

Analisi “Cigola la carrucola del pozzo”

Il tema della poesia è il ricordo che forse può salvare l’uomo dalla vita. Ma il ricordo non può farlo perchè il passato si deforma, scompare e lascia tornare l’uomo alla realtà (“l’atro fondo”). La possibilità di salvezza è rappresentata dal secchio mentre l’impossibilità di ciò è la carrucola che stride.

Il significato recondito è quindi l’illusorietà della realtà dove anche il ricordo è un evento effimero che si deforma e svanisce ripiombando nel fondo del nostro inconscio.

Le occasioni

La casa dei doganieri

Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:

desolata t’attende dalla sera in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri

e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto:

la bussola va impazzita all’avventura e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana la casa e in cima al tetto la banderuola

affumicata gira senza pietà.

(9)

8

Ne tengo un capo; ma tu resti sola né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende rara la luce della petroliera!

Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende ...)

Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

Analisi “La casa dei doganieri”

Il tema di questa poesia è il mondo interiore, i ricordi e le tappe della vita di un uomo, anche se l’uomo non può salvarsi dalla crisi in questo modo. Non sono presenti gli elementi della natura oppressiva ma il paesaggio lascia comunque un senso di inquietudine e incertezza. La casa dei doganieri rappresenta il confine tra passato e presente. Il componimento nasce dal ricordo dell’incontro con una giovane,al quale nelle prime strofe si rivolge, che rimane tuttavia indeterminato e assume essenzialmente un significato simbolico tanto che è del tutto superfluo conoscerne le circostanze reali. Il vento simboleggia lo scorrere del tempo che passa veloce e porta con sé tutto il resto, anche i ricordi. La bussola che gira impazzita è simbolo del disorientamento, così come la bandiera che gira senza pietà, senza una

direzione precisa. L’abbandono al ricordo è sempre più difficile, la petroliera che indica la possibilità di salvezza non è raggiungibile. Il poeta è solo, smarrito e neanche i ricordi riescono a fargli superare la crisi, anzi gliela fanno conoscere ed accettare. La letteratura è utilizzata come analisi della crisi.

Riferimenti

Documenti correlati

La maggior parte dei programmi di reclutamento esterno di lavoratori terminò a fine degli anni Sessanta e inizio degli anni Settanta, in larga misura, perché si

Ma vediamo ora come, secondo una prospettiva tipicamente vedica, che traspone l’analisi del rituale alla lingua, la suddivisione concreta del fuo- co corrisponda alla suddivisione

La figura della madre viene vista, non solo come dispensatrice di consigli (vedi: “Ma la voce di mia madre / Che geme piano / Canzoni della mia infanzia / Consiglia al

Percorso poetico lungo e complesso; vive in prima persona, da intellettuale, poeta, saggista, cittadino, tutti i movimenti letterari (ma anche avvenimenti politici, dittature e

- Cerchiamo di chiarire meglio questo punto; il poeta cerca la donna lontana (è fuggita da Firenze soprattutto a causa guerra e persecuzioni - è americana ed ebrea) in oggetti

The first section of the statement highlights the joint action of the two governments in the United Nations Millennium Development Goals (MDGs) initiative, the

La tecnica della versificazione epigrafica è poi messa in rilievo da Paolo Cugusi nel suo contributo sull’impiego degli acrostici nelle pro- vince d’Africa (a esse lo studioso