Codice Fiscale 93076450381
Tel.: 0532.218211 - Fax: 0532.211402 E-mail: [email protected]
44121 Ferrara - Via Borgo dei Leoni, 28
File:
Aggiornamenti:
Elab.:
Elab. n°
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Pos. arch.
Oggetto dell'elaborato:
Data:
Scala:
GRUPPO DI PROGETTAZIONE
Sezione territoriale Basso Ferrarese Centro Operativo Reparto Territoriale di BandoEsercizi 2018-2024
Interventi alle opere di bonifica per contrastare il fenomeno della subsidenza
Riassetto idraulico e recupero funzionalità del canale Veraglio
in Comune di Portomaggiore Progetto preliminare
(Dott. Ing. Valeria Chierici) IL PROGETTISTA
I COLLABORATORI TECNICI Ing. Dario Bernardi
Studio preliminare ambientale
RELAZIONE AMBIENTALE
3.1
15/4/2019
CUP: J95B18001440002
Allegato alla delibera di Consiglio Unione Valli e Delizie n. 2 del 18.02.2020 “APPROVAZIONE variante 2° POC comune di Portomaggiore – Recupero funzionalità canale VERAGLIO”
COPIA CONFORME ai sensi dell’art.23, comma 1 del D.Lgs. n.82/2005 dell’originale sottoscritto con firma digitale e memorizzato digitalmente su banca dati dell’Unione dei Comuni Valli e Delizie (FE).
Il Segretario Generale D.ssa Rita Crivellari
Allegato alla delibera di Consiglio Unione Valli e Delizie n. 2 del 18.02.2020 “APPROVAZIONE variante 2° POC comune di Portomaggiore – Recupero funzionalità canale VERAGLIO”
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Il Segretario Generale D.ssa Rita Crivellari
INDICE
1. PREMESSA ... 3
2. OBIETTIVI E FINALITÀ DELL’OPERA - DESCRIZIONE ... 3
Quadro di Riferimento Programmatico ... 5
3. COMPATIBILITA’ CON I PIANI VIGENTI ... 5
3.1 Pianificazione a livello sovraregionale e regionale ... 6
PTPR Piano territoriale paesaggistico regionale ... 6
3.2 Pianificazione a livello provinciale ... 8
PTCP Ferrara... 8
3.3 Pianificazione a livello comunale ... 10
3.3.1 PRG di Portomaggiore (Unione dei Comuni Valle e Delizie) ... 10
3.3.2 PSC di Portomaggiore (Unione dei Comuni Valle e Delizie) ... 11
3.4 Piani di settore... 13
3.4.1 PTA Piano Tutela delle acque ... 13
3.4.2 PAI Piano Assetto Idrogeologico del Fiume Po ... 13
3.4.3 D.lgs 42/2004 Codice dei Beni culturali e del Paesaggio ... 14
3.4.4 Confronto con la Rete Natura 2000 (art. 6 direttiva “Habitat”) ... 14
3.4.5 PIAE Piano per le Attività Estrattive della Provincia di Ferrara e PAE Portomaggiore ... 15
3.5 Coerenza delle opere con i piani territoriali ... 15
Quadro di riferimento Progettuale ... 16
4. EFFETTI DELL’INTERVENTO SULLE COMPONENTI AMBIENTALI ... 16
4.1 Descrizione dell’intervento in progetto ... 16
4.2 Dimensionamento idraulico ... 17
4.3 Gestione del cantiere ... 18
4.3.1 Individuazione dei principali impatti ambientali in fase di cantiere ... 19
4.3.2 Interferenze del cantiere con le reti tecnologiche esistenti ... 20
4.3.3 Mitigazioni per la fase di cantiere ... 21
4.4 Fase di esercizio ... 22
4.4.1 Individuazione degli impatti in fase di esercizio ... 22
Quadro di riferimento Ambientale ... 24
5. COMPONENTI AMBIENTALI... 24
5.1 Componente Atmosfera ... 24
5.1.1 Stato del clima ... 24
5.1.2 Stato attuale della qualità dell’aria... 25
5.1.3 Interferenza sulla componente atmosfera ... 29
5.2 Componente acque superficiali ... 30
5.2.1 Stato attuale della qualità delle acque superficiali e interferenza dell’intervento 31 5.3 Componente acque sotterranee ... 32
5.3.1 Interferenza sulle acque sotterranee ... 34
5.4 Componente suolo sottosuolo ... 34
5.4.1 Normativa di riferimento ... 34
5.4.2 Inquadramento geografico ... 34
5.4.3 Aspetti dell’area ... 35
5.4.4 Inquadramento geologico e geomorfologico dell’area di studio ... 36
5.4.5 Geologia di progetto... 38
1
5.4.6 Pedologia del territorio ... 38
5.4.8 Uso del suolo ... 43
5.4.9 Sismicità dell’area ... 44
5.4.10 Riduzione del rischio sismico ... 45
5.4.11 Subsidenza nel territorio ... 45
5.4.12 Interferenze sulla componente suolo e sottosuolo ... 48
5.4.12.1 Interferenza del cantiere sulla componente suolo e sottosuolo ... 48
5.4.12.2 Interferenze durante la fase di esercizio delle opere sulla componente suolo e sottosuolo ... 49
5.5 Componente Rumore ... 50
5.5.1 Rumore per la fase di cantiere ... 50
5.5.2 Rumore per la fase di esercizio ... 51
5.6 Componente Paesaggio ... 51
5.6.1 Interferenza sul paesaggio ... 52
5.7 Componente Flora, Fauna ed Ecosistemi ... 52
5.7.1 Interferenza delle opere sulla componente flora, fauna ed ecosistemi ... 53
5.8 Stima degli impatti ... 53
5.8.1 Matrice degli impatti ... 54
6. Scelta della soluzione progettuale e del sito ... 57
7. Misure di mitigazione degli impatti ... 58
7.1 Misure di monitoraggio degli impatti ... 58
8. Normativa di riferimento ... 58
Bibliografia ... 58
2
1. PREMESSA
Il progetto del Riassetto idraulico e recupero funzionalità del canale Veraglio in Comune di Portomaggiore nasce dall’esigenza di recuperare l’efficienza del canale consorziale ad uso promiscuo Veraglio, oggi compromessa dai numerosi tratti tombinati che sottopassano il tronco urbano del corso d’acqua. Il progetto prevede la realizzazione di un by-pass idraulico che aggiri il centro abitato di Portomaggiore nell’area agricola sud-occidentale.
Fig. 1.1 – L’immagine da satellite scaricata da Google Earth, riprende il territorio interessato dall’intervento. Sono evidenziati il tracciato attuale del canale in giallo e quello di progetto in rosso.
2. OBIETTIVI E FINALITÀ DELL’OPERA - DESCRIZIONE
Come già accennato la principale finalità dell’intervento è quella di restituire funzionalità idraulica sia in fase di scolo che in stagione irrigua al canale Veraglio, migliorando anche le dotazioni a disposizione dei terreni attraversati dal nuovo tracciato.
Il progetto si prefigge la realizzazione di un nuovo tracciato per il canale Veraglio, al fine di poter dismettere il lungo tronco che oggi corre tombinato sotto l’abitato di Portomaggiore: questo tratto è sorto nel tempo in maniera disordinata e non sempre controllata e risulta oggi pressoché abbandonato a causa della difficoltà di raggiungerne i vari spezzoni, se non addirittura individuarli, per garantirne la necessaria manutenzione; molti dei tombinamenti risultano quindi oggi ostruiti o comunque di sezione insufficiente alle portate idrauliche effettive e sono talora coinvolti in episodi di instabilità strutturale che danneggiano le opere e infrastrutture sovrastanti. La prima
LEGENDA
Manufatti di attraversamento Tombinamenti in progetto
3
conseguenza di questa situazione è senza dubbio la scarsa efficienza idraulica che genera allagamenti a monte in fase di scolo e una scarsa efficacia dal punto di vista irriguo.
Le caratteristiche salienti del progetto, l’esame delle possibili alternative e l’analisi costi-benefici si trovano nella relazione tecnica sintetica allegata al presente documento.
Nel seguito si illustrano invece i contenuti ambientali volti a identificare i possibili impatti negativi dell’opera, facendo riferimento ai tradizionali quadri di riferimento programmatico, progettuale e ambientale, al fine di localizzare in maniera adeguata l’intervento ed evidenziare la sensibilità ambientale dei siti individuati per la sua realizzazione.
4
Quadro di Riferimento Programmatico 3. COMPATIBILITA’ CON I PIANI VIGENTI
Il quadro di riferimento programmatico per lo Studio di Impatto Ambientale, (come storicamente previsto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 377/88) fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l’opera di progetto e gli strumenti di programmazione e pianificazione territoriale e settoriale e consente quindi un’idonea localizzazione del progetto ai sensi dell’Allegato V alla parte II del D. Lgs 152/2006 e s.m.i..
In particolare comprende la descrizione del progetto in relazione allo stato di attuazione degli strumenti pianificatori di settore e territoriali, la coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti pianificatori, l’attualità e le motivazioni delle eventuali modifiche apportate rispetto all’originaria concezione del progetto.
Sono stati analizzati i diversi strumenti di pianificazione vigenti e di seguito verranno riportati i tratti significativi di ogni strumento.
All’interno del Quadro di riferimento Programmatico si terrà conto dei seguenti atti di programmazione e di pianificazione:
• Piani territoriali e paesistici (PTPR, PTCP Ferrara);
• Strumenti urbanistici locali (PRG e PSC Comune di Portomaggiore);
• Piani nazionali, regionali e provinciali di settore (PAI, PTA Piano Tutela delle Acque, D.lgs 42/2004 Codice dei Beni culturali e del Paesaggio);
• Pianificazione per la salvaguardia e la gestione ambientale (Rete Natura2000);
• REP (Rete Ecologica Provinciale)
Programmazione - pianificazione regionale
Programmazione - pianificazione
l
Programmazione - pianificazione locale
Gestione del territorio Socio - economia Salvaguardia e
risanamento ambientale
Salvaguardia e
risanamento ambientale
Zonizzazione Acustica Strumenti di
Pianificazione
Gestione del territorio
PRG e PSC del Comune di Ferrara
Zonizzazione Acustica dei Comuni
PTCP Provincia Ferrara PIAE
Aria, Acqua, Difesa suolo e idrogeologica (PAI Po e PSAI Reno), Rumore; Ecosistemi (Rete Natura 2000),
Piano tutela e
risanamento qualità aria PTR Regione Emilia Romagna
REP Rete Ecologica Provinciale
5
3.1 Pianificazione a livello sovraregionale e regionale PTPR Piano territoriale paesaggistico regionale
Il Piano è lo strumento attraverso cui la Regione tutela e valorizza l’identità paesaggistica e culturale del territorio, cioè le caratteristiche peculiari delle zone e gli aspetti di cui è necessario salvaguardare i caratteri strutturanti e nei quali è riconoscibile un valore paesaggistico, naturalistico, geomorfologico, storico-archeologico, storico-artistico o storico-testimoniale. Il Piano stabilisce limitazioni alle attività di trasformazione e d’uso del territorio attraverso indirizzi, direttive e prescrizioni che devono essere rispettate dai piani provinciali, comunali e di settore, che vedremo in seguito espresse nel PTCP della Provincia di Ferrara e nel PRG e PSC del Comune di Portomaggiore.
Il territorio interessato dall’opera rientra all’interno delle Unità di Paesaggio n. 5 delle Bonifiche Estensi.
Comuni
interessati Integralmente: Bondeno, Ferrara, Masi Torello, Reggiolo, Vigarano Mainarda Parzialmente: Argenta, Boretto, Cadelbosco, Campagnola E., Concordia,
Copparo, Finale Emilia, Formignana, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Migliarino, Mirabello, Mirandola, Novellara, Novi di Modena, Ostellato, Poggiorenatico, Portomaggiore, Ro, Rolo, S. Felice S.P., S. Possidonio, Tresigallo, Voghiera
Provincie
interessate Ferrara, Modena, Reggio Emilia Inquadramento
territoriale Superficie territoriale
(KmQ) 1.611,04
Abitanti residenti
(tot.) 300.126
Densità (ab/kmq) 186,29 Distribuzione
della popolazione Centri 246.264 (82%)
Nuclei 203 (0%)
Sparsa 53.659 (18%)
Temperatura media/annua (C°)
13,4
Precipitazione media/annua (mm)
664
Uso del suolo (ha) Sup. agricola 156.411 (97,09%)
Sup. boscata -
Sup. urbanizzata 3.884 (2,41%) Aree marginali -
Altri 803 (0,50%)
Altimetria s.l.m. < 0 4.659 (2,89%) 6
(per superfici in
ha) 0 ÷ 40 156.445 (97,11%)
40 ÷ 600 -
600 ÷ 1200 -
> 1200 -
Capacità d’uso (per superfici in ha)
Suoli con poche
limitazioni 30.607
Suoli con talune
limitazioni 88.646
Suoli con intense
limitazioni 32.269
Suoli con limitazioni
molto forti -
Suoli con limitazioni ineliminabili - Suoli inadatti alla
coltivazione -
Suoli con limitazioni molto intense - Suoli inadatti a
qualsiasi tipo di produzione
8.385
Clivometria (per superfici in ha)
Superfici occupate da
fosse 29.616
Superfici con
pendenze > 35% - Geologia Classe litologica
prevalente Suoli argillosi Superficie in ha 157.300 Stato di fatto
della
strumentazione urbanistica
Comuni privi di strumento o con P.d.F.
5 (16%)
Comuni con P.R.G.
approvato ante L.R.
47/78
5 (16%)
Comuni con P.R.G.
approvato post L.R. . 47/78 e ante D.M.
21/9/84
9 (31%)
Comuni con P.R.G.
approvato post D.M.
21/9/84
11 (37%)
Vincoli esistenti • Vincolo paesistico
• Vincolo militare
7
• Zone umide
• Oasi di protezione della fauna Componenti
del paesaggio ed elementi caratterizzanti
Elementi fisici • Parte più antica del Delta del Po
• Piano di divagazione a paleoalvei del Po fra cui si inseriscono depressioni bonificate dal medioevo al rinascimento
• Dossi di pianura
Elementi biologici • Fauna della pianura prevalentemente nei coltivi alternati a scarsi incolti
• Lungo l'asta fluviale del Po è presente la fauna degli ambienti umidi, palustri e fluviali
Elementi antropici • Chiaviche, botti e manufatti storici
• Presenza di colture a frutteto sui terreni a bonifica e di colture da legno: pioppeti
• Insediamenti di dosso che si sviluppano prevalentemente sulle direttrici Bondeno - Ferrara - Consandolo e Ferrara - Migliaro
Invarianti del paesaggio
• Chiaviche e manufatti storici legati alla bonifica e al sistema di scolo delle acque
• Testimonianze di agricoltura storica rinascimentale
• dossi Beni culturali
di particolare interesse
Beni culturali di interesse biologico - geologico
-
Beni culturali di interesse socio – testimoniale
• Centro storico di Ferrara e Bondeno, Chiaviche rinascimentali, Rocca di Reggiolo e Delizie Estensi, Rocca Possente di Stellata, Botte Bentivoglio e Botte Napoleonica
• Siti archeologici lungo i dossi Programmazione Programma e progetti
esistenti
• FIO ’84 Progetto del Po disinquinamento idrico
• FIO ’83: Progetto di recupero Mura di Ferrara
3.2 Pianificazione a livello provinciale PTCP Ferrara
L’area si trova tra le unità di paesaggio n.6 “della Gronda”.
Unità di paesaggio n.6 “della Gronda”
Corrisponde a grandi linee col comune di Portomaggiore e col nucleo centrale del comune di Argenta, comprende inoltre alcune porzioni del comune di Ostellato, Migliaro e Migliarino.
I caratteri di questa unità di paesaggio compresa tra la n.5 -terre vecchie- e la n.7 -le valli- costituisce la mediazione esatta dei caratteri di esse. Sfuma infatti la trama delle terre più antiche nella trama delle zone di più recente bonifica.
Caratteri storico morfologici e sociali
8
Questa unità di paesaggio tende ad identificarsi con i due centri di medie dimensioni esistenti al suo interno: Portomaggiore ed Argenta. In particolare Portomaggiore ... ” rappresenta il nucleo gravitazionale principale dell’area: fulcro centrifugo di una viabilità radiocentrica che si dirige verso i dossi perimetrici; punto gerarchico di una trama labirintica del tessuto insediativo agricolo, proprio come Copparo nell’ambito del polesine di Ferrara.” (dal P.T.I. 1990). Argenta a sua volta, che fu caposaldo difensivo sull’antico Po di Primaro, in eterno conflitto egemonico col centro di Portomaggiore, appare ugualmente legata funzionalmente e morfologicamente sia con questa U.P. sia con quella delle valli del Reno, che ricordiamo oggi sfrutta il vecchio alveo del Primaro, opportunamente rettificato in alcuni punti.
Caratteri fisici ed insediativi
L’unità di paesaggio di cui stiamo trattando è, abbiamo visto, vasta e composita; essa si pone geograficamente a “corona” ad ovest delle ex valli del Mantello e del Mezzano.
“In lento progresso di tempo, anche le terre nuove, o di bonifica, tendono ad assumere gradualmente le caratteristiche delle terre vecchie, e sfumano a poco a poco le reciproche differenze. Il confine tra le une e le altre non è quindi una linea, ma piuttosto una fascia che lentamente si sposta, mentre il terreno migliora. Questa stessa fascia presenta un decorso assai irregolare, perché lembi di terreni più bassi si insinuano variamente tra gli altri (...) Il piano è bene alberato, con frequenti filari di olmi, di pioppi, di salici, e con numerosi frutteti, che conferiscono una impronta vivace alla pingue pianura, celebre per la coltivazione della canapa”. (M. Ortolani, La casa rurale nella pianura emiliana -1953).
Il P.R.G. di Portomaggiore adottato nel 1991 individua già le unità di paesaggio di rango comunale, riconducendole ai due ambiti principali: l’ambito delle bonifiche ferraresi e l’ambito delle bonifiche estensi . “Questa distinzione si basa sulle differenze evidenti che derivano dalla struttura del territorio e dalla sua storia passata. La Bonifica Ferrarese si è attuata nel corso degli ultimi 100 anni ed è caratterizzata dal sollevamento meccanico delle acque dei bacini in esse compresi. Le Bonifiche Estensi sono state attuate nel XV e XVI secolo e sono caratterizzate da opere di bonifica finalizzate all’incremento dell’efficacia della rete idraulica in quanto lo scolo avveniva per gravità”
(Relazione al P.R.G. di Portomaggiore 1991). All’interno dell’ambito delle bonifiche Estensi ricade la porzione di territorio più rilevante per estensione e per la varietà di situazioni presenti, in essa infatti si concentra la quasi totalità del sistema insediativo.
Emergono in quest’area alcuni alvei e paleoalvei degni di particolare tutela : il Padovetere, ove si colloca la delizia del Verginese, ed il paleoalveo del Sandolo, antico ramo del Po di Volano che ha dato origine ai centri di Runco, Quartiere, Portorotta e Ripapersico, ove sono ancora evidenti i segni di divagazioni fluviali e degli argini naturali.
Dal punto di vista tipologico predominano qui gli “elementi separati o allineati” nella parte occidentale della U.P. mentre verso est, negli ambiti di bonifica di inizio secolo sono maggiormente presenti le unità edilizie ad elementi giustapposti. Nella zona a nord di Filo di Argenta è presente un vasto bacino urbanizzato dall’Ente Delta Padano.
Principali elementi specifici da tutelare a) Strade storiche:
• tracciato della provinciale per Comacchio;
• tracciato della statale 16;
• tracciato della provinciale Argenta-Filo-Longastrino.
b) Strade panoramiche:
• tracciati soprargine lungo il paleoalveo del Po di Primaro e del Reno;
• argine Pioppa;
c) Dossi principali:
• paleoalveo del Padovetere evidentissimo nella zona del Verginese;
• paleoalveo del Po di Primaro; altri dossi secondari:
9
• Portomaggiore - Oasi di Bando;
• Consandolo- Bando; Argine del Mantello;
• paleoalveo del Sandolo;
d) Rete idrografica principale:
• fossa Bolognese;
• fossa Sabbiosola.
e) Zone agricole pianificate:
• bacini di bonifica fine-ottocenteschi, primo-novecenteschi di corona al Mezzano.
g) Parchi:
• non sono presenti in questa U.P. aree vincolate ai sensi dell’art.19 del P.T.P.R..
h) Siti e paesaggi degni di tutela:
• paleoalveo del Primaro;
• tratti della strada provinciale Voghiera-Portomaggiore;
• paleoalveo del Sandolo;
(cfr. P.R.G. di Portomaggiore) Non sono al momento comprese dal P.T.P.R. nell’art.17, anche se alcune (Primaro e Sandolo) sono individuate a seguito di osservazione al Paesistico da parte della Amministrazione Comunale quali ”aree studio” (art.32 - P.T.P.R.)
Norme del Piano
Lo Scolo Bolognese, con la sua fascia di rispetto, si configura come zona di particolare interesse paesaggistico ambientale (Art. 19 delle Norme di Attuazione del Piano) e aree caratterizzate da dossi o dune di rilevanza storico-culturale e paesaggistica (Art. 20a); vale quindi la dicitura delle norme di attuazione del piano: “fermo restando l’obbligo di adeguamento delle tecniche di progettazione e realizzazione delle opere alle indicazioni contenute negli elaborati allegati alle presenti Norme e dedicati alla realizzazione della Rete Ecologica Provinciale (Abaco degli interventi), parte integrante del presente Piano, nonché alle caratteristiche distintive delle singole Unità di Paesaggio, sono comunque consentiti:
c. la realizzazione di infrastrutture di difesa del suolo, di canalizzazioni, di difesa idraulica e simili, nonché le attività di esercizio e di manutenzione delle stesse”.
Analogamente lo stesso corso d’acqua si configura come corridoio ecologico secondario nell’ambito della REP (Art. 27-quater). Le norme di attuazione del piano prevedono in questi siti:
“Fatta eccezione per la rete dei canali di bonifica, quando i corridoi ecologici corrispondo ad un corso d’acqua o lo comprendono (inteso come alveo, fascia di tutela e/o fascia di pertinenza), tutti gli interventi di gestione e di manutenzione ordinari e straordinari che riguardano tali ambiti dovranno essere svolti prestando attenzione al loro ruolo ecologico, in sinergia con i progetti di attuazione della REP”.
3.3 Pianificazione a livello comunale
3.3.1 PRG di Portomaggiore (Unione dei Comuni Valle e Delizie)
Il tracciato in progetto si sviluppa in territorio rurale, benché costeggi e in brevissima parte si sviluppi in un’area segnalata come ambito di nuovo insediamento o nuovi ambiti specializzati per attività produttive.
Si tiene tuttavia conto dei limiti di rispetto stradale e della presenza di maceri.
A livello comunale lo Scolo Bolognese risulta vincolato nella fascia di 150 m prevista per i corsi d’acqua soggetti a tutela ai sensi dell’art. 142 del D.Lgs n. 42/2004, per cui andrà richiesta l’autorizzazione paesaggistica.
10
Fig. 2 – Carta del territorio rurale allegata al 2° Piano Operativo Comunale di Portomaggiore (2017-2022).
3.3.2 PSC di Portomaggiore (Unione dei Comuni Valle e Delizie) Analoga identificazione compare anche sul PSC in forma associata:
Fig. 3 – Estratto del PSC di Portomaggiore: Ricognizione dei vincoli paesaggistici 11
Fig. 4 – Estratto del PSC di Portomaggiore: Sistema dei vincoli e tutele e ambiti normativi
Fig. 5 – Estratto del PSC di Portomaggiore: Zonizzazione acustica del territorio comunale
________________________________________________________________________________
*Il comparto ASP2, non essendo ancora compreso in alcun POC, mantiene per il momento le caratteristiche previgenti di terreno agricolo non edificabile
Ipotesi di espansione per ambiti specializzati di attività produttive* Torrenti e corsi d’acqua e relative sponde per m 150 (art. 142 D.Lgs 42/2004)
12
3.4 Piani di settore
3.4.1 PTA Piano Tutela delle acque
Il Piano di Tutela delle Acque predisposto dalla Regione Emilia-Romagna è stato adottato con deliberazione n. 633 del 22 dicembre 2004 del Consiglio Regionale.
I principali obiettivi individuati dal Piano sono: attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;
conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed adeguate protezioni di quelle destinate a particolari utilizzazioni; perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili; mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate.
Il progetto non influenzerà in maniera sensibile le attuali condizioni dei corpi idrici; va comunque osservato l’effetto positivo di qualunque intervento mirato, come questo, a una migliore gestione delle acque superficiali.
3.4.2 PAI Piano Assetto Idrogeologico del Fiume Po
L’entrata in vigore del Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico, in seguito brevemente denominato PAI è stato adottato con Deliberazione del Comitato Istituzionale n. 18 del 26 aprile 2001.
L’ambito territoriale di riferimento del PAI è costituito dal bacino idrografico del fiume Po, chiuso all’incile del Po di Goro, con esclusione quindi del territorio del Delta del Po.
L’area interessata dall’intervento risulta in fascia C del Piano
Area di inondazione per piena catastrofica (Fascia C) costituita dalla porzione di territorio esterna alla precedente Fascia B, che può essere interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi di quella di riferimento. Si assume come riferimento la massima piena storica registrata, se corrisponde a un tempo di ritorno superiore a 200 anni o, in assenza di essa, la piena di ritorno a 500 anni. Per i corsi d'acqua non arginati la delimitazione dell'area soggetta ad inondazione viene eseguita con gli stessi criteri adottati per la fascia B, tenendo conto delle aree con presenza di forme fluviali fossili. Per i corsi d'acqua arginati l'area è delimitata unicamente nei tratti in cui lo rendano possibile gli elementi morfologici disponibili.
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Fig. 6 – Estratti cartografici del PAI Po
Per l’area di intervento (fascia C, rischio di esondazione moderato) sono comunque ammessi gli interventi di regimazione delle acque superficiali e il Piano demanda agli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica già citati la regolamentazione di attività consentite, limiti e divieti.
3.4.3 D.lgs 42/2004 Codice dei Beni culturali e del Paesaggio
Nel territorio oggetto di intervento viene segnalata quale area sottoposta a vincolo ai sensi del D.lgs 42/2004 la fascia di rispetto relativa allo Scolo Bolognese, come già segnalato. Si provvederà ad acquisire la necessaria autorizzazione paesaggistica in fase di progettazione definitiva.
Il PTCP non segnala aree di particolare interesse archeologico nella zona dell’intervento, ma sono comunque in corso gli approfondimenti necessari per la gestione delle eventuali preesistenze.
3.4.4 Confronto con la Rete Natura 2000 (art. 6 direttiva “Habitat”)
Rete Natura 2000 trae origine dalla Direttiva dell’Unione Europea n. 43 del 1992 denominata
"Habitat" finalizzata alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell'Unione stessa e, in particolare, alla tutela di una serie di habitat e di specie animali e vegetali particolarmente rari indicati nei relativi Allegati I e II.
L’area interessata dall’intervento non rientra in alcuna zona SIC o ZPS (Zone di Protezione Speciale), come illustrato nella figura seguente.
Pertanto si può escludere qualsiasi incidenza sul sito della Rete Natura 2000.
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Fig. 7 – Mappa interattiva del sito regionale per la Rete Natura 2000. In rosso l’area di intervento.
3.4.5 PIAE Piano per le Attività Estrattive della Provincia di Ferrara e PAE Portomaggiore
Il Piano per le Attività Estrattive del Comune di Portomaggiore, in conformità con quanto previsto dal PIAE della Provincia di Ferrara, esclude dall’applicazione del Piano stesso, all’art. 9, la commercializzazione di materiale inerte risultante da attività di scavo effettuato dagli Enti competenti (AIPO - Consorzi di Bonifica - Autorità di Bacino – ecc.) e destinato alle opere di difesa idraulica.
3.5 Coerenza delle opere con i piani territoriali
Tipo di Piano Coerente Non coerente Richiesta di variante al Piano
PTPR x
PTCP x
PRG/PSC x Necessarie procedure
per apposizione vincolo preordinato all’esproprio.
Necessaria richiesta di autorizzazione
paesaggistica
PAI x
PTA x
Rete Natura 2000/REP x D.lgs 42/2004 x
PIAE/PAE x
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Quadro di riferimento Progettuale
4. EFFETTI DELL’INTERVENTO SULLE COMPONENTI AMBIENTALI
L’appalto ha per oggetto la realizzazione del nuovo tracciato dello scolo consorziale Veraglio, ovvero la costruzione di un nuovo canale che, a partire dall’esistente in corrispondenza della SP68 via provinciale per Consandolo, aggiri il centro abitato di Portomaggiore, per arrivare allo Scolo Bolognese poco a monte dell’attuale sbocco. Questo consentirà la completa dismissione del vecchio tracciato tombinato sotto la zona urbana, sia per la funzione di scolo che per quella irrigua.
Al fine di mantenere efficiente l’uso promiscuo del canale, in corrispondenza del nuovo sbocco verrà realizzato un piccolo impianto di approvigionamento irriguo che andrà a sostituire quello attuale.
Nel complesso verrà espropriata un’area di circa 2 ettari, lungo la fascia di terreno occupata dal condotto e verrà istituita una servitù di marezzana lungo i cigli per il passaggio dei mezzi di manutenzione.
L’intervento non è ulteriormente divisibile in stralci funzionali.
4.1 Descrizione dell’intervento in progetto
I lavori comprendono:
♦ Scavo del nuovo canale con sezione in terra di forma trapezia, larghezza di fondo variabile da 2 m a 2,30 m, inclinazione delle sponde pari a 2/3, pendenza del fondo pari a circa 40 cm/km;
♦ Costruzione del ponte sottopassante la SP68 via provinciale per Consandolo mediante tubazione prefabbricata idonea a sopportare carichi di I categoria in c.a. di sezione circolare con diametro interno di 1.000 mm;
♦ Costruzione dei tombinamenti necessari a superare le aree in prossimità di civili abitazioni e a garantire la continuità delle aree agricole attraversate, mediante posa di scatolari prefabbricati in c.a. di dimensioni interne 1.000x800 mm;
♦ Costruzione del sottopasso della SP68 (nuovi tronchi e svincolo) mediante tubazione prefabbricata idonea a sopportare carichi di I categoria in c.a. di sezione circolare con diametro interno di 1.500 mm;
♦ Costruzione dei tombinamenti necessari a ripristinare i passaggi e collegamenti oggi esistenti, mediante posa di scatolari prefabbricati in c.a. di dimensioni interne 1.500x1.500
♦ Costruzione del sottopasso della SP3 delle Anime mediante tubazione prefabbricata idonea mm;
a sopportare carichi di I categoria in c.a. di sezione circolare con diametro interno di 1.800
♦ Costruzione dei tombinamenti necessari a superare le aree in prossimità di civili abitazioni mm;
e a garantire la continuità delle aree agricole attraversate, mediante posa di scatolari prefabbricati in c.a. di dimensioni interne 2.000x1.250 mm;
♦ Realizzazione della nuova presa irrigua presso lo sbocco nello Scolo Bolognese, con impianto di sollevamento o briglia con soglia tracimabile;
♦ Dismissione dell’impianto esistente e del tratto di canale tombinato sotto l’abitato di Portomaggiore.
La costruzione del nuovo canale rende necessaria l’acquisizione per esproprio delle aree occupate in via permanente e l’istituzione della servitù di marezzana lungo i cigli. Sarà inserita nelle
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procedure di esproprio anche un’area adiacente allo sbocco, quale piazzola di servizio al nuovo impianto, nonché una fascia della larghezza di 4 m in corrispondenza dei tombinamenti.
4.2 Dimensionamento idraulico
Per il dimensionamento idraulico è stato fatto riferimento a un evento di pioggia di progetto rappresentato da uno ietogramma Chicago con picco a 0.4 del tempo totale, con tempo di ritorno pari a 50 anni:
Fig. 8 – Ietogramma di progetto
L’idrogramma conseguente sul bacino considerato dà una portata massima alla sezione di chiusura pari a 4,5 mc/s, come da rappresentazione sotto riportata:
Fig. 9 – Idrogramma di progetto alla sezione di chiusura
Ne consegue il dimensionamento delle sezioni già illustrato.
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4.3 Gestione del cantiere
Ubicazione del cantiere Nei pressi di Portomaggiore tra gli abitati di Ripapersico e Portorotta
Durata lavori 18 mesi
Superficie Circa 2 ha
Uso del suolo Prevalentemente agricolo
Natura dell’opera Opere di scavo, movimentazione terra, realizzazione opere in c.a. in opera e prefabbricate
Tutto ciò che riguarda l’organizzazione del cantiere e i possibili rischi nelle varie fasi lavorative e di gestione delle opere verrà preso in considerazione all’interno del Piano di Sicurezza e Coordinamento e del Fascicolo Tecnico di manutenzione, nonché nel Piano di Valutazione dei rischi del Consorzio.
In generale le tecniche adottate per l’esecuzione dei lavori saranno quelle tradizionali per lo scavo e per la realizzazione di manufatti in c.a., prefabbricati e in opera. Presumibilmente si ricorrerà alla tecnica spingitubo per gli attraversamenti delle strade provinciali, soprattutto quando interessate da sottoservizi interferenti.
Uno degli aspetti più rilevanti dal punto di vista ambientale è senza dubbio la movimentazione dei volumi di terra, che risulta di circa 16.000 mc. La gestione del terreno scavato, come normalmente si fa per lavori di questo genere, consiste nella destinazione dei volumi ad aree il più possibile compatibili con un limitato impatto ambientale: il volume proveniente dagli scavi a sezione obbligata eseguiti per la realizzazione dei manufatti viene in parte riutilizzato per il rinterro completo degli stessi e per il resto viene destinato per quanto possibile allo stendimento su aree limitrofe, in accordo con i proprietari e compatibilmente con la natura dei terreni e con le destinazioni d’uso delle aree, al fine di migliorare le condizioni di scolo delle pertinenze idrauliche del comparto; l’ulteriore parte eccedente viene destinata al riutilizzo in zone pertinenti (ripristino alvei, rilevati arginali, ecc.). Il volume derivante dallo scavo del canale verrà destinato ad aree comprese entro il territorio consorziale, approvate dalla Direzione Lavori, quali aree demaniali o consorziali dove il terreno verrà stoccato per l’utilizzo presso altri cantieri, terreni da regolarizzare in accordo con i proprietari e gestori, ecc. oppure verrà utilizzato, ove possibile, per altre opere idrauliche o infrastrutturali, in accordo con gli enti gestori o ancora destinato per quanto possibile allo stendimento su aree limitrofe, in accordo con i proprietari e compatibilmente con la natura dei terreni e con le destinazioni d’uso delle aree.
Per la realizzazione del nuovo canale, nella fase di esecuzione non si riscontrano problemi legati allo smaltimento del materiale di espurgo di condotti di bonifica, in quanto si va a intaccare solo terreno vergine; si procederà comunque a una valutazione della qualità dei materiali, per individuarne le possibili destinazioni. Per la manutenzione futura, qualora si rendesse necessario un lavoro di ripristino delle sezioni, si procederà alle usuali analisi di verifica della qualità del materiale da movimentare.
Tutte le valutazioni del caso saranno contenute in un’apposita relazione sulla gestione delle terre che farà parte integrante del progetto esecutivo e ne subirà quindi il medesimo iter di approvazione.
Per quanto riguarda gli impatti ambientali legati a rumore ed emissioni atmosferiche, si tratta di impatti trascurabili connessi all’utilizzo dei macchinari necessari alla ordinaria manutenzione dei canali e all’esecuzione dei lavori (escavatori, camion, autobetoniera,…).
Per concludere, riguardo al regime di proprietà delle aree interessate dall’intervento, questo sarà necessariamente modificato poiché verranno costituite aree demaniali in corrispondenza delle
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zone destinate al nuovo canale, con i vincoli connessi (v. edificabilità soggetta a concessione entro 10 m dal ciglio e la necessità di marezzane libere larghe 4 m, per il passaggio dei mezzi di manutenzione). Nei tratti di canale che correranno paralleli alla SP68, verrà espropriata l’intera fascia compresa tra il ciglio più lontano e l’attuale confine catastale di pertinenza della strada.
4.3.1 Individuazione dei principali impatti ambientali in fase di cantiere
Prima della valutazione vera e propria degli impatti ambientali che si produrranno durante la fase di cantiere dell’opera, si è proceduto a individuare quali tipologie di impatti sono da considerarsi significative, mettendo a confronto le azioni che verranno svolte durante la costruzione con le componenti ambientali che potranno esserne influenzate.
Va comunque ricordato che le pressioni ambientali durante la fase di cantiere hanno sempre un carattere transitorio e quindi – in generale – non hanno effetti irreversibili sull’ambiente circostante.
Nel caso in esame, si è individuato che gli impatti ambientali più significativi durante la costruzione sono attribuibili alle emissioni in atmosfera e alla produzione di rumore da parte dei mezzi di trasporto e di lavoro e all’intercettazione della falda superficiale dovuta alla attività di scavo.
Gli impatti sull’atmosfera sono dovuti alle emissioni di polvere e di gas inquinanti per effetto prevalente dei mezzi di trasporto e di lavoro.
Un altro fattore legato alla fase di cantiere è dovuto alla movimentazione di terra e al trasporto di materiale dai mezzi dal e per il cantiere e la diffusione di polveri.
La produzione di polveri in un cantiere è di difficile quantificazione, essa è dovuta essenzialmente ai movimenti di terra e al traffico veicolare pesante. Per tutta la fase di costruzione del sito e dell’opera, il cantiere può produrre fanghiglia nel periodo invernale e polveri nel periodo estivo che inevitabilmente si riverseranno in funzione dei venti prevalenti, con un impatto trascurabile sull’aree agricole vicine. La polvere stradale sollevata dai mezzi pesanti può essere ridotta al minimo grazie alla buona manutenzione delle strade.
Per ridurre al minimo la dispersione di polvere dai cumuli di materiale di scavo si possono nel periodo estivo tener bagnati i cumuli stessi.
Per quanto riguarda l’impatto dovuto alla produzione di rumore in fase di costruzione, va notato che le sorgenti sono le stesse considerate per l’inquinamento atmosferico.
Per quanto riguarda le eventuali modifiche indotte alla viabilità, si ribadisce che esse saranno temporanee.
L’inquinamento acustico in fase di costruzione è dovuto essenzialmente al funzionamento delle macchine operatrici (movimento terra, autocarri, ecc.), la tabella seguente elaborata dalla U.S Environmental Protection Agency (EPA) fornisce alcuni esempi di rumorosità in relazione alle diverse fasi cantiere e a diverse tipologie di costruzione. Nel cantiere non sono previste lavorazioni notturne, le attività si svolgono nelle normali ore lavorative dei giorni feriali.
Tabella 1. Livelli di rumore in dBA nel luogo di costruzione
Attività (1) (2) (3) (4)
I II I II I II I II
Sgombero terreno 83 83 84 84 84 83 84 84
Scavo 88 75 89 79 99 71 88 78
Fondazioni 81 81 78 78 77 77 88 88
Costruzione 81 65 87 75 84 72 79 78
Finiture 88 72 89 75 89 74 84 84
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(1): Case di abitazione;
(2): Costruzione di uffici, alberghi, ospedali, scuole, ecc.;
(3): Installazioni industriali, autorimesse, supermercati, stazioni di servizio;
(4): Lavori pubblici, strade, autostrade, fognature, trincee;
I: tutte le macchine in azione;
II: in azione solo le macchine indispensabili.
Il rispetto dei limiti di pressione sonora, è previsto dal DPCM 1/3/1991 e successive modifiche, per le abitazioni presenti e le aree adiacenti alla strada, possono essere considerate, appartenenti alla III classe (aree di tipo misto) con limite diurno pari a 60 dBA e limite notturno pari a 50 dBA, come confermato dalla cartografia di zonizzazione acustica comunale.
Per l’ambiente esterno anche se sono possibili misure mitigatrici, legate alla minore rumorosità delle moderne attrezzature, non è possibile eliminare la presenza di rumori.
La temporaneità dell’impatto, rende il disagio provocato dalle operazioni di cantiere di entità trascurabile, tale da poter sostenere che non vi sono da rilevare condizioni di criticità ambientale dal punto di vista dell’inquinamento acustico. Si procederà comunque alla richiesta di autorizzazione in deroga per il rumore ai sensi della DGR 45/02 e regolamento comunale per la fase di cantiere.
Per quanto riguarda l’attività di scavo e la sua interferenza con la quota di falda, non si prevede di alterare la situazione attuale per quanto riguarda lo scavo del nuovo canale (già oggi rientra nella normalità del territorio che la falda venga drenata dai canali di bonifica nei periodi umidi e alimentata grazie agli alti livelli irrigui nei periodi secchi); durante la realizzazione dei manufatti si provvederà a isolare gli scavi in modo da tenere asciutte le aree di lavoro e i piani di posa.
Trattandosi di manufatti di limitate dimensioni si ritiene in prima battuta sufficiente l’utilizzo di pompe di aggottamento, con invio dell’acqua pompata all’attuale rete di scolo superficiale.
L’occupazione di spazi per il cantiere, con la presenza di materiali e attrezzature, il movimento delle macchine operatrici, i lavori di scavo e riempimento, concorrono solitamente a generare un quadro di degrado paesaggistico. Le aree in cui ci troviamo confinano con aree agricole e non prettamente di civili abitazioni, fatta salva la presenza di alcune case nelle vicinanze del tracciato;
pertanto anche se per pochi ricettori, la fase di presenza del cantiere risulta evidente, ma rimane pur sempre temporanea.
4.3.2 Interferenze del cantiere con le reti tecnologiche esistenti
Durante la fase progettuale sono stati fatti sopralluoghi ed è stata condotta un’indagine preliminare sul catalogo più aggiornato a disposizione del Consorzio relativamente alle reti di servizi esistenti. Ne è emerso che in corrispondenza del tracciato pensato per il nuovo canale insistono tre linee elettriche aeree, una di alta e due di media tensione. Per tutte le linee si adotteranno tutte le misure necessarie ad operare in sicurezza durante la realizzazione delle opere; in particolare il tracciato è stato disegnato in modo da non interferire con i tralicci dell’alta tensione, mentre si prevede di richiedere lo spostamento di n. 3 pali della media tensione.
Nel seguito si riporta l’estratto della mappa relativa alle interferenze:
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Fig. 10 – Estratto di mappa sulle interferenze: in giallo le linee ad alta tensione, in viola media tensione.
4.3.3 Mitigazioni per la fase di cantiere
Adottando alcune misure precauzionali idonee a mitigare i disturbi si può ritenere che la fase di cantiere abbia un impatto trascurabile. Le misure comprendono:
1. accorgimenti logistico operativi: posizionare le infrastrutture cantieristiche in aree di minore “accessibilità” visiva;
2. movimentazione dei mezzi di trasporto delle terre con utilizzo di accorgimenti idonei ad evitare la dispersione del pulviscolo (bagnatura dei cumuli), i cassoni per il trasporto degli inerti dovranno essere ricoperti con teloni o umidificati opportunamente;
3. reti di canalizzazione: canalizzazione e raccolta delle acque dai servizi igienici, delle acque piovane e delle acque proveniente dalla attività di scavo.
4. regolamenti gestionali: accorgimenti e dispositivi antinquinamento per mezzi di cantiere (sistemi insonorizzati, serbatoi a tenuta, ecc.); regolamenti di sicurezza volti a prevenire i rischi di incidente;
5. durante le attività di cantiere dovranno comunque essere messi in atto tutti gli accorgimenti utili al contenimento delle emissioni sonore sia mediante l'impiego delle più idonee attrezzature operanti in conformità alle direttive CE in materia di emissione acustica ambientale, sia mediante una adeguata organizzazione delle singole attività, sia mediante la eventualmente necessaria realizzazione di misure di mitigazione temporanee (come ad esempio barriere mobili o rilevati temporanei o altro), al fine di garantire il rispetto dei valori limite vigenti in prossimità di tutti i ricettori presenti durante le fasi di cantiere previste e nei i periodi di loro attività.
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6. Da ultimo per il ripristino delle aree di cantiere, varrà inizialmente realizzato uno scotico del terreno, per poi riutilizzare il terreno vegetale proveniente dallo scotico stesso, che si avrà cura di accumulare, separatamente dalle altre tipologie di materiale, in spessori adeguati e di provvedere alla sua manutenzione per evitarne la morte biologica.
4.4 Fase di esercizio
Una volta realizzato l’intervento, lo stato dei luoghi non cambierà in maniera significativa: l’area dove verrà realizzato il nuovo canale è già ricca di canali di bonifica, anche di rilevanza storica; i manufatti previsti in progetto non avranno un grande impatto sul paesaggio, trattandosi di opere per lo più interrate.
Per quanto riguarda i canali ricettori, la situazione rimarrà pressoché inalterata, salvo il fato che verrà ripristinata l’efficienza di scolo del Veraglio e si tornerà quindi a scolare l’intera portata ricadente sul territorio servito, salvaguardandolo da ristagni e allagamenti.
Analogamente i comparti agricoli del distretto irriguo potranno usufruire appieno della disponibilità garantita dall’impianto di sollevamento.
L’intervento avrà quindi di fatto principalmente un impatto positivo sul territorio.
Gli impatti più significativi saranno legati al nuovo impianto irriguo che genererà rumore in un’area oggi rurale e dal lieve aumento di portata prelevata, al fine di servire un’area agricola più ampia.
4.4.1 Individuazione degli impatti in fase di esercizio
La presa irrigua verrà spostata più a monte rispetto alla posizione attuale, generando un diverso impatto sonoro sul comparto, qualora richiedesse un impianto di sollevamento.
Fig. 11 – Estratto dicarta di zonizzazione del Comune di Portomaggiore.
Nell’eventualità dell’impianto di sollevamento, verranno sicuramente utilizzate pompe sommergibili di ultima generazione, dotate di sistemi per l’abbattimento del rumore, e installate all’interno di un pozzetto chiuso in c.a. che ne attutirà ulteriormente l’effetto nei confronti dei recettori più vicini. Comunque l’azione sarà in parte compensata dall’abbandono del precedente impianto, posto in un’area molto più densamente abitata.
Vecchio impianto
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I recettori più sensibili nelle vicinanze si trovano in un’area con limiti di rumore più alti rispetto alle zone residenziali, in quanto posti in prossimità della strada provinciale ed entro le fasce di pertinenza della ferrovia.
L’altro impatto legato alla presenza delle opere in progetto riguarda la diversa regimazione delle acque: il nuovo tracciato raccoglierà in stagione invernale anche acque da comparti che oggi scolano direttamente nello Scolo Bolognese tramite un sistema di fossi; domani questi apporti verranno raccolti dal by-pass in progetto e convogliati allo stesso attuale collettore, senza quindi sostanziali modifiche. Analogo discorso va fatto per la fase irrigua, durante la quale l’intero comparto sarà servito dal nuovo impianto: l’aumento di portata disponibile non modificherà di fatto la dotazione del comparto, ma ne sposterà semplicemente il punto di prelievo, garantendo una migliore gestione della risorsa idrica. Per quanto riguarda la zona urbana sotto cui scorre l’attuale tracciato del condotto, le sue fognature sono già isolate dal canale di bonifica che verrà dismesso e quindi non subiranno alcuna variazione.
Dal punto di vista urbanistico è stata fatta la scelta di realizzare il nuovo condotto lungo gli attuali confini catastali e, in corrispondenza della SP68, correrà in adiacenza alla strada, al fine di non tagliare fondi agricoli oggi unitari. E’ comunque cura del progetto individuare una posizione del canale congrua con la fascia di rispetto prevista dal codice della strada (per gli scavi mantenere una distanza dal ciglio fosso pari almeno alla profondità dello scavo e comunque non inferiore a 3 m) e comunque adeguata al passaggio dei mezzi di servizio e che dia garanzia contro possibili movimenti franosi che possano arrivare a interessare il rilevato stradale.
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Quadro di riferimento Ambientale 5. COMPONENTI AMBIENTALI
5.1 Componente Atmosfera
5.1.1 Stato del clima
Sotto il profilo ambientale, il territorio si inquadra nel comparto climatico dell’Alto Adriatico e può essere suddiviso in una zona costiera, che dal mare si estende per una trentina di chilometri nell’entroterra, e da una zona padana posta più ad occidente.
Le aree della provincia di Ferrara in base alla classificazione tematica su base termica hanno un clima temperato freddo, con estati calde, inverni rigidi, elevata escursione termica estiva.
L’area in esame rientra nella zona cosiddetta Padana caratterizzata da un clima pseudo- continentale che prende consistenza attraverso una progressiva attenuazione dell’intensità del vento ed un graduale aumento dell’amplitudine termica, mentre la distribuzione delle precipitazioni nell’area provinciale è alquanto irregolare.
L’aspetto di continentalizzazione del clima in questo comparto è legato soprattutto alla mancanza di attiva ventilazione (e quindi di rimescolamento verticale dell’aria). Il clima della zona padana assume pertanto condizioni ambientali meno miti rispetto alla zona costiera.
I prolungati periodi di ristagno dell’aria per mancanza di ventilazione, la maggiore escursione termica giornaliera alla quale si devono valori più marcati delle temperature estreme, le condizioni di gelo notturno nei mesi invernali per presenza di inversioni termiche verticali al suolo (alle quali si associano elevati valori di umidità relativa e formazioni nebbiose), e l’intenso riscaldamento dei suoli nei mesi estivi con conseguenti disagevoli condizioni di afa sono gli aspetti più caratteristici del clima nell’area di pianura ormai lontana dal mare, e non più mitigabile dalle correnti di brezza marina.
Va infine notato come nel clima padano, alla notevole amplitudine termica annua, favorita dalla scarsa azione del vento, si aggiungano elevati valori di umidità dell’aria che derivano dalle inversioni termiche invernali e dall’intensa evaporazione estiva (favorita dalla presenza di riserve di umidità lungo l’asta del Po e nelle bonifiche). Tale evaporazione risulta confinata in uno spessore atmosferico limitato per frequente presenza di subsidenza anticiclonica.
I seguenti grafici riportano indicazioni sugli andamenti delle temperature e delle precipitazioni negli ultimi 30 anni per la zona oggetto di intervento:
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5.1.2 Stato attuale della qualità dell’aria
Per quanto riguarda le valutazioni sullo stato attuale della qualità dell’aria si fa riferimento al più recente “Rapporto annuale sulla qualità dell’aria della provincia di Ferrara”, redatto dalla sezione provinciale di ARPA Emila Romagna sulla base dei dati relativi all’anno 2017. La normativa di riferimento è rappresentata dai seguenti atti: D. Lgs. 13 agosto 2010, n. 155 Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria, ambiente e per un’aria più pulita in Europa e ss.
mm. ii. (D.Lgs. n° 250/2012); DIRETTIVA 2008/50/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 21 maggio 2008 relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa; DIRETTIVA 2015/1480 DELLA COMMISSIONE del 28 agosto 2015 che modifica vari allegati delle direttive 2004/107/CE e 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio recanti le disposizioni relative ai metodi di riferimento, alla convalida dei dati e all'ubicazione dei punti di campionamento per la valutazione della qualità dell'aria ambiente; DECRETO 26 gennaio 2017 Attuazione della direttiva (UE) 2015/1480 del 28 agosto 2015, che modifica taluni allegati delle direttive 2004/107/CE e 2008/50/CE nelle parti relative ai metodi di riferimento, alla convalida dei dati e all'ubicazione dei punti di campionamento per la valutazione della qualità dell'aria ambiente.
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Fino a fine 2007 la rete di monitoraggio presente nella Regione Emilia-Romagna era così costituita:
88 stazioni di rilevamento degli inquinanti, 11 laboratori mobili della Pubblica Amministrazione e 11 stazioni delle reti private. Da allora ARPA ha proceduto a un lavoro di ristrutturazione della rete di monitoraggio della qualità dell’aria che, per la Provincia di Ferrara, ha come base la zonizzazione del territorio, cioè la suddivisione in aree caratterizzate da livelli di inquinamento che si presumono omogenei in base alle misure già disponibili, alla densità di popolazione e alla conoscenza delle fonti di inquinamento nel territorio. La priorità, nella localizzazione delle stazioni, è stata data alle zone in cui le criticità appaiono maggiori.
A partire dal 2011, la Regione Emilia-Romagna ha attuato un processo di riorganizzazione delle modalità di gestione della qualità dell’aria approvando un nuova zonizzazione del territorio e la configurazione della rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria adeguata alla nuova zonizzazione.
Valutando le aree che risultano meteorologicamente omogenee sono state individuate in particolare tre zone: la Pianura Ovest, la Pianura Est e l’Area Appenninica, a cui si aggiunge l’agglomerato di Bologna.
Ad oggi la rete di monitoraggio della Provincia di Ferrara è così costituita:
Fig. 12 – Localizzazione delle stazioni di misura.
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Per l’intervento si fa riferimento alla stazione di Ostellato (eventualmente con il contributo di Gherardi), ovvero di una zona rurale:
Fig. 13 – Stazione di misura di riferimento.
Nei seguenti grafici si riportano i risultati dei monitoraggi del 2017, anno particolarmente sfavorevole per la qualità dell’aria, a causa del clima eccezionalmente secco e caldo, per alcune sostanze significative:
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Le criticità maggiori si possono rilevare presso le centraline del Comune di Ferrara e sono strettamente collegate al traffico urbano. Nei comparti rurali i problemi nascono principalmente nei mesi estivi, quando il clima influenza in maniera significativa la concentrazione di alcuni inquinanti quali l’ozono.
5.1.3 Interferenza sulla componente atmosfera
Relativamente al caso in esame, l’unico impatto negativo che si potrà avere sulla qualità dell’aria sarà quello legato alla fase di cantiere che sarà contenuta nel tempo e mai concentrata a lungo in uno stesso punto, poiché si tratta di un intervento lineare nello spazio e non puntuale. In fase di esercizio non si prevede alcun impatto sulla qualità dell’aria: le operazioni di manutenzione ordinaria saranno assolutamente confrontabili con l’attuale situazione legata all’utilizzo di mezzi.
Fase di cantiere
Le attività principali di cantiere producono una serie di interferenze ambientali sulla qualità dell’aria legate al sollevamento di polveri e particolato e all’incremento dell’inquinamento atmosferico in seguito alle emissioni dei motori e delle macchine operatrici.
L’aumento della polverosità determinato dallo stoccaggio di materiali sciolti potrà essere mitigato e reso non significativo adottando adeguati provvedimenti nell’organizzazione dei lavori e avendo la cautela di mantenere umidi gli accumuli di materiali inerti polverosi.
Di intensità maggiore possono essere gli effetti indotti dalla polverosità prodotta durante il trasporto dei materiali lungo le strade. Il problema peculiare di questa attività è infatti la polverosità diffusa dal transito dei mezzi pesanti provenienti dalla zona di cantiere o lì diretti, che disperdono nell’atmosfera un’ingente quantità di particelle dai pneumatici sporchi di fango e dal carico. Anche in questo caso sono previste delle misure di mitigazione per i mezzi, attraverso l’utilizzo di autocarri con teloni di copertura del carico e inoltre nel cantiere è sempre prevista un’area di lavaggio mezzi in entrata e/o in uscita.
In ogni caso la maggior parte del terreno di risulta degli scavi verrà steso a campagna o utilizzato a rinterro dei manufatti e non sarà quindi oggetto di trasporto, o comunque verrà trasportato all’interno del cantiere lungo le fasce di marezzana adiacenti ai canali.
Fase di esercizio
La nuova sistemazione della rete di scolo delle acque meteoriche nella zona interessata dall’intervento non comporterà alcun tipo di impatto sulla qualità dell’aria sia a scala locale che di area vasta.
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5.2 Componente acque superficiali
La normativa di riferimento sulla classificazione dei corpi idrici è la seguente:
- La Direttiva Quadro 2000/60/CE è stata recepita in Italia con l’emanazione del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante “Norme in materia ambientale”.
- Al D.Lgs. 152/2006 sono seguiti i principali relativi decreti attuativi per le acque superficiali:
Decreto Tipizzazione D.M. 131/2008 - Regolamento recante “i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione corpi idrici, analisi delle pressioni)”;
Decreto Monitoraggio D.M. 56/2009 - Regolamento recante “i criteri tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici e l´identificazione delle condizioni di riferimento per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell´articolo 75, comma 3, del decreto legislativo medesimo";
Decreto Classificazione D.M 260/2010 - Regolamento recante “i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell´articolo 75, comma 3, del decreto legislativo medesimo".
Il sistema di classificazione dei corpi idrici secondo la Direttiva Quadro 2000/60/CE prevede uno schema di questo tipo:
Per i corpi idrici superficiali è previsto che lo "stato ambientale", espressione complessiva dello stato del corpo idrico, derivi dalla valutazione attribuita allo "stato ecologico" e allo "stato chimico" del corpo idrico.
Lo “stato ecologico” è espressione della qualità della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici associati alle acque superficiali.
Alla sua definizione concorrono:
elementi biologici (macrobenthos, fitobenthos, macrofite e fauna ittica);
elementi idromorfologici, a sostegno degli elementi biologici;
elementi fisico-chimici e chimici, a sostegno degli elementi biologici.
Gli elementi fisico-chimici e chimici a sostegno comprendono i parametri fisico-chimici di base e sostanze inquinanti la cui lista, con i relativi Standard di Qualità Ambientale (SQA), è definita a livello di singolo Stato membro sulla base della rilevanza per il proprio territorio (Tab.1/B-DM
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260/10). Nella definizione dello stato ecologico la valutazione degli elementi biologici diventa dominante e le altre tipologie di elementi (fisico-chimici, chimici e idromorfologici) vengono considerati a sostegno.
Per la definizione dello “stato chimico” è stata predisposta a livello comunitario una lista di 33(+8) sostanze pericolose inquinanti indicate come prioritarie con i relativi Standard di Qualità Ambientale (SQA).
5.2.1 Stato attuale della qualità delle acque superficiali e interferenza dell’intervento
Nell’ambito del progetto si fa riferimento allo Scolo Bolognese, principale collettore di scolo della zona, nonché principale fonte di approvvigionamento idrico a scopi irrigui.
Nella seguente tabella è illustrata la sintesi dei dati raccolti nell’ambito della Valutazione dello Stato dei corpi idrici fluviali della Regione Emilia-Romagna (quadriennio 2010-2013).
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